Ondata di caldo

di
genere
gay

Prima parte

La mia libidine aumentava mentre la temperatura volava in alto...

I meteorologi avevano avuto ragione per una volta, pensai guardando dalla finestra della mia camera d’albergo il cielo blu ed il mare. Avevano predetto un'onda di caldo per l'intero fine settimana. Prendendoli in parola avevo pensato di andato al mare a cercare sole, sabbia e, lo speravo, sesso.

Non avevo un particolare luogo in mente ma volevo evitare la folla; raggiunsi un piccolo paese che sembrava perfetto per me e fui fortunato di trovare l'ultima stanza disponibile nel solo grande albergo.

Dopo il sonno di una buona notte, tutto ciò che volevo era andare su una spiaggia e prendere del sole. Prima feci una doccia e, dopo essermi asciugato, verificai il mio corpo nello specchio della camera da letto. Non mi dispiaceva quello che vedevo. Niente male per un ragazzo ormai sulla trentina, pensai guardando il mio torso liscio e muscoloso.

La mia mano accarezzò il mio cazzo per un po’ finché non si gonfiò fino a quasi 25 centimetri. Le palle rase erano dolenti e desideravano depositare il loro succo d’amore profondamente nel buco del culo di qualche giovane ragazzo.

Mi vestii indossando pantaloncini bianchi ed una maglietta. Era l'uniforme che avevo usato spesso per attirare sia ragazzi gay che etero. Dopo avere ficcato un grande asciugamano e crema solare in una borsa a tracolla, mi sono diretto verso il mare. Era davvero un posto molto quieto. La spiaggia era pressoché vuota nonostante il tempo insolitamente caldo. Mi sedetti su una panca e mi guardai intorno. Presto io vidi un giovane che camminava verso me con indosso solamente in un paio di pantaloncini succinti. Aveva il corpo di un sedicenne ma, quando venne più vicino, vidi l’ombra della barba sul suo mento e ho compreso che dopo tutto non doveva essere un minorenne.

“Mai stato qui prima, signore?” mi ha chiesto amichevolmente.

“No, è la prima volta,” risposi.

“Abbiamo delle belle piccole baie qui intorno,” proseguì il ragazzo, “ma sono accessibili solo con la barca. Vuole assumermi per qualche ora?”

Ho sorriso alla sua offerta, non è facile per un ragazzo guadagnarsi da vivere in un posto così quieto.

“Probabilmente mi perderei se andassi fuori da solo,” risposi.

“Non si preoccupi, la porterò io. Otterrà una fantastica abbronzatura se rimarrà sull'acqua per un'ora o più.”

So riconoscere quando sono messo in un angolo.

Dopo aver preso gli accordi per il viaggio, chiesi al ragazzo dove potevo trovare delle bevande non alcoliche da portare in barca.

“Ci penso io” disse il giovane, corse al negozio e ritornò con un contenitore refrigerante pieno di Coca cola e ghiaccio.

“Mi potrebbe aiutare a spingere la barca in acqua?” mi chiese e spingemmo finché non si mise a galleggiare.

Mi disse che si chiamava Diego e dal pacco che vedevo nei pantaloncini doveva essere ben dotato.

“Lieto di servirla, Aldo” disse dopo che mi fui presentato e mi diede la mano afferrandola con forza. Il mio cazzo cominciò ad irrigidirsi un po’ nei pantaloncini quando la sua mano tenne la mia per un po’ più del normale.

In breve eravamo seduti nella barca, Diego allontanò la barca dalla costa, lasciò cadere e poi avviò il motore. Quindi governò verso il largo. Quando fummo ad un chilometro mi girai a guardare a spiaggia. Una sequenza di dune dorate separava la spiaggia dal mare, la vista era molto bella.

Poi diego girò la barca e governò lungo la linea di costa verso nord.

“Là è dove vivo,” disse indicando un cottage bianco e grazioso ai limiti della zona costruita. “Riesco a vedere che mia madre sta stendendo il bucato.”
Lo studiai da vicino. Era un bel giovane fusto con capelli neri e ricci, una mascella quadrata e la bocca larga. E che bel culo aveva il ragazzo. Qualcosa mi spingeva a tirargli giù i pantaloncini e fare l'amore con lui là ma poi riuscii a controllarmi, dovevo essere sicuro che lui mi voleva come io volevo lui.

Stava diventando sempre più caldo, mi tolsi la maglietta e mi strofinai la lozione sul torace.
“Le spalle,” disse Diego prendendo la lozione. “Lo lasci fare a me.”

La mia pelle formicolò quando massaggiò la lozione profondamente sulle spalle e poi sulla schiena. Sentii il mio uccello prendere vita. Poi lui mi diede un cappello di paglia per non farmi bruciare il viso.

Alcuni minuti più tardi arrivammo in una piccola baia spettacolosa adagiata tra ripide rupi. La sabbia dorata era intonsa e non c'era anima viva.

“Fermiamoci qui,” dissi.

Girò il timone e portò la barca in secco dopo di che la trascinammo sulla spiaggia.

Allargai il telo da bagno e lui scaricò il contenitore di bibite. Bevemmo due coke rapidamente, poi ci sdraiammo uno accanto all’altro e prendemmo il sole per un tempo. Poi lui di mise a sedere, si tolse la camicia e strofinò l’olio abbronzante sul suo torace liscio. Lo guardai con la coda dell’occhio e sentii che il mio cazzo diventava duro di nuovo.

Prendemmo il sole per circa mezz’ora, poi lui saltò su e si tolse i pantaloncini. Non indossava mutande ed io deglutii alla vista per la prima volta delle sue grazioso e sode natiche nude.

Si rivolse verso di me e mi chiese se volevo nuotare. Il suo uccello molle da quindici centimetri penzolava tra le due palle.

“Sì sarebbe bello” dissi, mi alzai e mi spogliai.

Mi sorrise e diede un’occhiata alla taglia enorme del mio cazzo. Entrammo nell'acqua fresca e nuotammo tranquillamente per un po’.

Quando uscimmo i nostri corpi si asciugarono rapidamente mentre ci dirigevamo verso i nostri asciugamani. Ci sedemmo ed io guardai bramosamente il cazzo ben fatto di diego che cominciava a sorgere. Gli sorrisi, spinsi una mano tra le sue gambe e gli accarezzai le palle; la sua erezione divenne veramente rigida.

“Ti piaccio?” gli chiesi.

Lui accennò col capo, afferrò il mio cazzo eccitato e lo strinse con forza.

Spinsi delicatamente indietro il suo torace finché non si trovò sdraiato sull'asciugamano con le gambe piegate e larghe. Continuai a massaggiagli le palle e gli toccai il buco con l’indice. Attirò a se la mia testa e mi diede un bacio bagnato e molto lungo. Il mio cazzo pulsò ed si agitò per l’eccitazione mentre spingevo la mia lingua profondamente nella sua bocca. Lui la succhiò con forza.

Ci prendemmo l’un l’altro i prepuzi e li muovemmo avanti ed indietro. Diego sospirò di piacere e mi bisbigliò nell’orecchio.

“Posso succhiarti il cazzo?”

“Fai piano” dissi sottovoce “Non voglio eiaculare troppo rapidamente.”

Si chinò su di me e prese gran parte del mio cazzo nella sua bocca, il più che poteva senza soffocare, dopo di che mosse avanti ed indietro la testa finché il mio elmo divenne congestionato e cominciò a pulsare.

“Per favore fottimi,” implorò mettendosi sulle sue mani e sulle ginocchia. Mi inginocchiai dietro di lui, spinsi il mio elmo gonfio nel suo buco e lo sentii strillare di piacere. Non era vergine di sicuro poiché il mio cazzo scivolò facilmente nel suo tubo. Poi, mentre stringeva sulla mia carne, sentii le vene nel mio uccello pulsare.

Lo tolsi quasi tutto dal suo tubo d’amore e poi feci un affondo profondo dentro di lui. Diego gemette estaticamente. Mi fermai per un po’ ed accarezzai le sue belle palle lisce ed il cazzo rigido.

“Fottimi più forte” bisbigliò e cominciai a spingere dentro e fuori di lui con colpi molto lunghi.

“Così va bene?” gli chiesi piano.

“Sì,” disse. “Il tuo cazzo è così bello e caldo.”

Continuai a fotterlo ed a masturbargli il prepuzio finché non sentii il suo caldo sperma sulla mia mano. Allora andai a tutta velocità finché il mio cazzo non cominciò a formicolare e sparai il mio carico profondamente nel suo buco stretto.

Restammo sdraiati uno nelle braccia dell’altro, con le gambe attorcigliate e ci baciammo a lungo.

“Quando hai compreso di essere gay?” gli chiesi.

“Quando ho avuto la prima erezione” rispose.

“Cosa vuoi dire?”

“Ho trovato una rivista gay quando avevo dieci anni,” disse. “Il mio cazzo era già duro quando sono arrivato a pagina due.”

Ridacchiai, gli strinsi l’uccello e lo baciai di nuovo.

Ci vestimmo ed andammo alla barca. La marea era salita e mettemmo in acqua la barca senza sforzo.

“Che grande chiavata” gli dissi mentre navigavamo per tornare alla spiaggia.

“Vuoi che ti renda la chiavata?” mi chiese pieno di speranza.

“Perché no?” risposi baciandolo in bocca.

Dopo avere arenato la barca Diego mi portò nel suo piccolo capannone e chiuse la porta. Una benvenuta brezza fresca soffiava attraverso una finestra aperta.

“Posso fotterti ora?” bisbigliò dopo essersi spogliato.

Guardai il suo caro uccello diritto ed immediatamente sentii che il mio si gonfiava.

“Siediti sulla sedia, io mi sederò sul tuo bastone d’amore.”

Scaricai i miei vestiti sul pavimento e mi misi di fronte a lui col mio cazzo enorme che puntava verso la sua bocca. Lui sospirò, tirò indietro il mio prepuzio e succhiò il mio elmo tenendo le mani sopra le mie cosce.

“Il paradiso,” dissi piano con le mani sulle sue larghe spalle.

Poi mi misi a cavalcioni e mi abbassai sopra lui che puntava il suo cazzo contro il mio buco del sedere ansioso. Ben presto fu totalmente dentro di me, afferrammo i nostri toraci l'un l'altro e ci scambiammo baci bagnati e profondi.

“Sei un vero giovane stallone eccitato,” bisbigliai nel suo orecchio mentre cominciavo ad alzarmi ed abbassarmi sul suo cazzo caldo. Lui baciò il mio torace liscio ed accarezzò il mio cazzo rampante mentre io acceleravo il ritmo finché non sentii il suo cazzo eccitato pulsare dentro di me. Lui gemette mentre il suo corpo rabbrividiva di piacere.

Alla fine mi alzai e gli permisi di ingoiare il mio cazzo vibrante finché la mia sborra non gli riempì la bocca. Ingoiò con forza e continuò a succhiarmi il cazzo mentre io sospiravo di gratitudine.

Pagai il viaggio e lo salutai promettendo che ci saremmo rivisti. Mi sorrise e mi fece un cenno con la mano mentre tornavo al mio albergo per una bella doccia fredda.

Seconda parte

Dopo la sessione sexy mattutina col giovane Diego, ritornai in albergo, feci una doccia fresca e mi cambiai indossando pantaloncini ed una maglietta. Era ora di pranzo e decisi di cercare un bel posto dove mangiare.

Ad alcuni chilometri dall’albergo trovai una piccola locanda vicino ad un torrente. Rallentai, parcheggiai ed entrai.

“Salve” disse il ragazzo dietro il bancone. “È arrivato giusto in tempo, chiudiamo tra mezz’ora.”

Gli sorrisi.

“Lavoriamo principalmente di sera,” spiegò il giovanotto. “Non vale la pena di tenere aperto di giorno.”

“È ancora possibile avere qualche cosa da mangiare?” chiesi.

“Un hamburger, patatine ed un'insalata potrebbe andare bene?” mi disse versandomi una birra fresca.

“Se non le dispiace” dissi prima di iniziare a centellinare lentamente la birra.

Dieci minuti più tardi il giovanotto ritornò col cibo e lo posò sul tavolo. Era molto sexy e lo guardai da vicino mentre mi serviva. Aveva occhi marrone scuro, capelli scuri e ciglia nere e lunghe.

“Mi chiamo Aldo” dissi.

“Io sono Gianni,” rispose, “il vero nome sarebbe Giovanni ma solamente mia Mamma mi chiama così” spiegò e lui mi lanciò un sorriso amichevole. “Mi chiami se ha bisogno di qualche cosa. Io devo cominciare a chiudere.”

Chiuse la porta e poi cominciò a pulire il banco. Io mi occupai del pasto ma era difficile togliere gli occhi da Gianni. Quando ebbi finito venne da me a prendere il piatto.

“Grazie,” dissi guardando il suo bel viso. “Era molto buono.”

Gianni sorrise e mi fece l'occhiolino, io gli ritornai l'occhiolino. Sparecchiò ed andò in cucina. Un minuto più tardi ritornò al banco.

“Gradirebbe un'altra birra?” chiese.

“Non mi dispiacerebbe, se lei ha tempo.”

“Le dispiace se mi unisco a lei?” chiese con un altro ammicco.

“Ne sarei felicissimo” risposi tornando a fare l'occhiolino.

Versò due birre per noi ed uscì dal banco per venire alla mia tavola.

Ingoiai forte quando vidi Gianni avvicinarsi con le birre in mano. Era completamente nudo sotto la vita ed il suo cazzo da venticinque centimetri come minimo dondolava avanti ed indietro tra le palle.

“Fa molto caldo,” disse sedendosi vicino a me e togliendosi la camicia.

Sentii il mio cazzo indurirsi mentre guardavo il suo bel corpo. Il suo cazzo cominciò a salire e presto puntò in fuori dal cespuglio di peli pubici neri. Mise le sue braccio intorno a me, mi baciò sulla bocca e mi succhiò il collo con passione.

Io gli strinsi il cazzo ormai duro come un attizzatoio e carezzai dolcemente le palle che pendevano.

“Andiamo di sopra,” bisbigliò e mi condusse nella sua camera da letto dove io mi spogliai e mostrai il mio cazzo enorme circondato da un folto boschetto di biondi peli pubici.

Ci baciammo dolcemente l'un l'altro con le mani sui cazzi duri. Il mio corpo rabbrividì quando la sua lingua morbida e scivolosa raggiunse il fondo della mia gola. Poi ci succhiammo l'un l'altro il collo.

“Succhiamoci un po’ il cazzo” suggerii, ci sdraiammo nella posizione del sessantanove e prendemmo l'un l'altro i nostri uccelli in bocca.

“Ti voglio fottere, Gianni” ben presto gli sussurrai disperatamente.

Lui rotolò sulla schiena ed aprì le gambe mentre io mi inginocchiavo di fronte a lui. Tirai le sue natiche sopra le mie cosce e guidai il mio cazzo caldo nel suo buco stretto. Lui rispose allacciando le sue gambe sulle mie spalle ed io cominciai a muovermi avanti ed indietro ad un ritmo veloce.

Lui ansò e gemette di delizia mentre lo fottevo vigorosamente e gli menavo l’uccello duro finché non sentii la mia mano appiccicoao per la sua sborra, dopo di che lo chiavai furiosamente finché non venni.

Crollammo ansanti uno sull’altro abbracciandoci e baciandoci dopo di che sonnecchiammo per un po’ accoccolati insieme.

Saltai su quando sentii qualcuno in fondo alle scale.

“Non preoccuparti,” disse Gianni. “È solamente un mio amico dal villaggio, viene da me il pomeriggio se non è occupato sulla spiaggia.”

Sorrisi tra di me quando sentii il visitatore che saliva i gradini.

“Vi dispiace se mi unisco a voi, ragazzi?” disse Diego fermo davanti alla porta col cazzo in mano.

Stava per diventare un pomeriggio indimenticabile, pensai tra di me.

Diego si spogliò, venne di fianco a me sul letto e la sua mano afferrò il mio cazzo eccitato. Gianni si rivolse a me e mi diede un bacio bagnato ed amoroso mentre Diego mi masturbava.

“Fottimi di nuovo” bisbigliò Gianni nel mio orecchio. “Voglio ancora il tuo cazzo nel mio buco.”

Mi entusiasmai al pensiero della mia carne di nuovo dentro di lui. Si mise sulle mani e sulle ginocchia ed il mio cazzo fece un affondo nel suo posteriore.

Diego si inginocchiò e succhiò l'uccello di Gianni. Il mio cazzo stava scoppiando ad eiaculare ed io fottevo come uno stallone dentro e fuori del tubo d’amore caldo di Gianni. Lui strillò di piacere quando il suo sperma riempì la bocca di Diego. Lo tenni fermamente per le anche e feci un affondo dentro e fuori di lui con colpi profondi finché il mio cazzo non cominciò a formicolare e poi sprizzò. Continuai a chiamarlo sino a che il mio cazzo non fu svuotato.

Mi sdraiai sul pavimento ed aprii le gambe per Diego. Lui era ispirato, non ero mai stato chiavato così aggressivamente. Misi le gambe intorno alla sua vita mentre il suo cazzo mi pugnalava dentro e fuori. L'uccello di Gianni era di nuovo eccitato, si inginocchiò dietro alla mia testa e lo spinse profondamente nella mia bocca. Io lo succhiai avidamente.

Il cazzo di Gianni presto sborrò nella mia bocca ed io ingoiai il suo caldo, salato sperma. Poi il mio cazzo sparò molti sprizzi di sperma nell'aria colpendo il viso ed il torace di Diego. Lui continuò a fottere finché il suo cazzo non esplose dentro di me mentre Gianni succhiava il mio uccello sino ad asciugarlo. Dopo di ciò ci mettemmo insieme a letto in un groviglio di braccia, gambe ed uccelli appiccicosi e ci facemmo un pisolino ben guadagnato.

Terza parte

Quella sera era tiepida e tutto quello che avevo bisogno di indossare era un paio di pantaloncini ed una maglietta. Mangiai da affamato in albergo e tornai alla locanda circa alle nove. Era sabato sera ed il posto era affollato. Diego e Gianni stavano al bar.

La maggior parte della folla era formata da ventenni, un buon dieci anni più giovani di me. Ma erano molto amichevoli e mi sono divertito a chiacchierare con loro. Se ne andarono circa a mezzanotte e Diego cominciò a chiudere solo dopo che fu arrivato il poliziotto del paese.

Era un ragazzo estremamente bello di circa venticinque anni. Mi cominciai ad eccitare mentre lui chiacchierava con Gianni. Era alto con spalle larghe, pensai che stava veramente bene nella sua camicia estiva azzurra e col berretto da poliziotto. Gianni gli versò una birra e sparì nel retro arra con diego per lavare sugli occhiali.

“Le dispiace se mi unisco a lei?” mi disse avvicinandosi alla mia tavola.

“No naturalmente,” risposi completamente preso dalla sua voce baritonale.

Si sedette accanto a me e mi disse di chiamarsi Roberto. Io mi presentai e ci stringemmo la mano. Aveva una presenza virile e soda che ha spedito un brivido di eccitazione attraverso il mio corpo. Mi sorrise mentre lo guardavo negli occhi blu e profondi. Il mio cazzo ora al calor rosso per lui.

“Ho appena finito il mio turno,” mi disse. “Vengo spesso da Gianni dopo che ha chiuso, è un vero amico.”

Gettai uno sguardo al suo inguine ed io vidi una protuberanza enorme nei suoi pantaloni. Lo eccitavo? mi chiesi.

Lui lesse nei miei pensieri, sorrise e mi fece l'occhiolino mentre si apriva la patta, si prendeva il cazzo rampante e me lo mostrava. Era lungo 25 centimetri e diritto con un rosso elmo bagnato in parte nascosto dal prepuzio. Inspirai forte a quella vista.

“Sei un bel ragazzo,” mi disse piano. “Non ne vedo così tutti i giorni.”

Era irresistibile ed io mi piegai e gli succhiai l'uccello massiccio mentre la sua mano scivolava sui miei pantaloncini finché non trovò la mia carne rigida.

Si alzò, calciò via le scarpe e si tirò via pantaloncini e mutande. Rimase di fronte a me con indossi camicia e berretto e spinse di nuovo il suo uccello gustoso nella mia bocca. Lo succhiai finché non fu prossimo all'eiaculazione, poi mi alzai, mi tirai via i pantaloncini e lui si inginocchiò e succhiò il mio uccello palpitante.

“Devi fottermi!” gli gridai.

Mi misi su mani e ginocchia e lui spinse completamente la sua carne dentro di me. Gemetti di piacere mentre lui mi chiavava come non ero mai stato chiavato prima.

Un flash balenò da dietro il bancone, alzai lo sguardo e vidi Gianni che mi stava fotografando mentre Roberto mi fotteva. Diego era dietro di lui. Erano ambedue nudi e si avvicinarono. Diego si inginocchiò di fronte a me e succhiò il mio cazzo caldo, Gianni conficcò il suo uccello nella mia bocca mentre il cazzo di Bob sprizzava e vibrava dentro di me.

Il mio uccello esplose il suo sperma nella bocca di Diego poco prima che il cazzo di Gianni riempisse la mia bocca di sborra. Il mio cazzo tornò a sprizzare mentre Roberto continuava a pugnalare la sua carne dentro di me. Io ero in paradiso.

Mi sedetti sulla panca vicino a Roberto e ci baciammo concupiscentemente. Sbottonai la sua camicia e lui la fece scivolare via così che potessi vedere completamente il suo corpo nudo. Era una vista magnifica. I suoi capezzoli ed il cazzo erano circondati da masse di peli neri.

“Sei ben fatto,” bisbigliò nel mio orecchio.

“Posso chiavarti?” gli mormorai succhiandogli un capezzolo.

“Non ne posso più di avere la tua carne dentro di me,” rispose senza esitazione.

I nostri cazzi erano di nuovo rigidi e Gianni e Diego li succhiarono mentre Bob ed io ci baciavamo ed abbracciavamo.

I ragazzi sparecchiarono una lunga tavola, Bob mi mise in testa il suo berretto e si sdraiò sul tavolo con le gambe sulle mie spalle. Fui entusiasta quando il mio cazzo scivolò nel suo buco stretto. Lo tenni per le cosce sue e mi mossi dentro e fuori di lui mentre Gianni scattava delle fotografie.

Gli sorrisi mentre lo fottevo lentamente e gli masturbavo l'uccello enorme. Mi sorrise e mi resi conto che mi stavo innamorando di lui. Poi cominciai a perdere il controllo, accelerai pazzamente il mio ritmo e lo chiavai con le palle che colpivano le sue natiche.

Strillò di piacere e sparò il suo sperma sul mio viso; poi il mio cazzo pulsò e sprizzò dentro di lui. Capii che eravamo fatti l'uno per l'altro.

Ci vestimmo l'un l'altro e Roberto mi offrì di andare al suo cottage vicino alla spiaggia ed al mio albergo. Era la prima volta che guidavo con la scorta della polizia. Parlammo di noi per la maggior parte della notte come fanno gli innamorati e poi, era quasi l'alba, andammo a letto insieme e facemmo un amore erotico e lento.

Alcuni giorni più tardi trovai le foto che Gianni aveva fatto ed una lettera di Roberto. Mi diceva che era innamorato e mi chiedeva di andare al suo cottage per il fine settimana seguente. C'era il suo numero di telefono per permettermi di rispondergli.

Guardai le foto di noi che facevamo l'amore e compresi che ero pazzo di lui. Composi il suo numero e fui emozionato nel sentire il suono della sua voce.

“Sono così contento che tu abbia chiamato,” disse con la sua voce virile. “Non posso smettere di pensare a te.”

“È lo stesso per me,” dissi. “Sarò di nuovo con te venerdì sera.”

Sentii un sospiro di sollievo, mi spedì un bacio per telefono e mormorò qualche cosa a a proposito di quanto il suo corpo sentiva la mancanza del mio.

“Cosa vuol dire?” bisbigliai.

“Vuol dire che ti amo,” rispose piano.

“Lascia perdere venerdì,” mi trovai a dire dopo una breve pausa. “Sarò da te stasera.
di
scritto il
2012-07-03
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