La cena di fine corso

di
genere
esibizionismo

Alla cena di fine corso eravamo la dozzina di studenti, frequentanti la classe di musicologia al termine della sessione di esami, con alcuni professori, per salutare il termine dell'anno accademico.
Io mi ero separato da poco, dalla mia giovane moglie (27 anni io, 32 lei) ed attraversavo un momento convulso di patimento e necessità di sfogo.

Al tavolo capitai seduto accanto a una compagna con cui avevo interagito parecchio nel corso degli anni, senza però mai entrare molto in confidenza. Io, del resto, ero sposato e lei impegnata.
Parlando, seppi che anche lei era in un momento di cattive acque col fidanzato, per cui potremmo confidare le rispettive pene d'amore a qualcuno in sintonia con il reciproco stato d'animo.

Al termine della cena, mi offrii di accompagnarla a casa (era venuta in autobus, ma a quell'ora tarda ne giravano pochi).
Accettò.
Quando fummo a pochi isolati da casa dei suoi genitori, mi fece fermare e chiese: fumi mezza canna con me?
Io non avevo quasi mai fumato, ma sentii una scossa dentro che mi fece accettare, sperando che servisse a darmi uno stimolo nuovo.

Lei era una ragazza di 23 anni, sul metro e 60, molto in carne, ma soprattutto con due tettone esagerate (mi disse di portare la 9).

Accese la cannetta e me la porse, feci un tiro e nel restituirla mi sorprese con la domanda più insperata: Ti piacciono le mie tette?
- Altroché...posso? Allungai una mano.
- accomodati
La sensazione era di una boccia da bowling fatta di margarina. Soffice, calda.
- certo che potresti farmene leccare una...
- va bene, se vuoi.
Disse alzando il maglione di lana dal petto così abbondante.
Non avevo mai visto dal vivo una tetta così grabde. Mi ci gettai a capofitto.
Leccavo e ciucciavo quel pane di burro con voracità.
Il capezzolo prese a indurire sempre di più (e non solo quello) finche prese la consistenza di una grossa fragola.

Ero travolto dalle pulsioni, le dissi: - peccato non avere un preservativo, se no ti scoperei qui in macchina.
- andiamo a prenderli, c'è una farmacia qui vicino.
Detto fatto, in un lampo fummo di nuovo in macchina, al riparo di alcuni alberi e un muro di cinta, ma con il parabrezza rivolto alla strada.
Sui sedili dietro lei aveva estratto anche l'altra poppa e mi ero occupato di slinguarla tanto quanto la prima.
Lei cominciava a reagire eccitandosi sempre più, teneva una mano stretta sul monte di Venere, sfregando forte sopra i collant.
- che ne diresti di prenderlo in bocca? Chiesi, dopo che avevo già estratto il mio cazzo, menandolo di brutto.
- va bene, ma aspetta.
Si protese e mi ficcò la lingua in bocca.
Sapeva di fumo, di birra (a cena avevamo bevuto, ma non troppo) e fremeva.
Le presi delicatamente i capelli e la diressi verso il basso, la punta del mio pisello era gonfia, lei si sputò su una mano e lo prese in bocca dopo averlo sbavato.
Non volevo venire in fretta, così le chiesi di fermarsi e prenderlo in mezzo a quelle boe di burro che aveva davanti.
Mi fece una spagnola memorabile, non mi è più capitata un'esperienza simile, in fatto di tette.
A quel punto era ora di fare sul serio, misi il gommino e mettendola a pecora cominciai a pompare col cazzo dentro la sua figa stretta ma carnosa come due bistecche.
Sbattevo le palle contro il suo culone, schiaffeggiandola talvolta.
Ero fuori di me, stavo per sborrare e glielo dissi, mi chiese di uscire nonostante il preserve, e dovetti finire segandomi mentre lei mi copriva la faccia con le sue tettone enormi.
- scusa, ma la sborra non mi piace...
- figurati. Risposi.

scritto il
2022-07-11
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