La prima volta in macchina
di
Isapel
genere
esibizionismo
Io e la mia ragazza, avevamo 18/19 anni non potevamo avere rapporti sessuali molto facilmente.
Sua madre la teneva sotto controllo con molta frequenza, per assicurarsi che non facessimo "cosacce".
La sola alternativa che avevamo era il sesso anale, che - un po' per mancanza di meglio, un po' per abitudine, a una certa - lei gradiva specialmente, oltre a reciproco sesso orale.
Una sera, dopo che ci eravamo già lasciati, in amicizia, anche a causa della madre, mi telefonò per chiedermi un passaggio per tornare a casa, delle sue amiche le avevano tirato pacco fuori da un locale, ma non poteva rientrare a casa, si vergognava perché in teoria avrebbe dovuto star fuori tutta sera, e dormire da amiche.
Andai a prenderla e le chiesi cosa volesse fare, mi disse: Non so, andiamo a casa tua?
Io mi dissi d'accordo, vivevo solo con mia madre, che dormiva già, per cui forse nemmeno ci avrebbe notati.
Decisi però di fermarmi in uno spiazzo in parte alla strada, a qualche km da casa, nota zona di guardoni (abitavo in campagna), cosa che lei ignorava.
Le proposi di coccolarci un po' come ai vecchi tempi, in fondo erano passati pochi mesi dall'ultima volta. Mi aspettavo uno schiaffo, non arrivò, scese dalla macchina è salì dietro, dove la raggiunsi (dopo aver chiuso gli sportelli).
Volli subito premiarla con una leccata di figa molto vorace, aveva il pelo incolto delle ragazze giovani e naïve.
La sentivo bagnarsi, era mia, quando si eccitava davvero, niente la tratteneva.
Cominciò a gemere sempre di più, io avevo il viso imbrattato del suo sugo.
A quel punto la feci salire a cavalcioni su di me, aveva solo una gonnella, le mutandine erano volate da un po'.
Cercai l'ano con le dita, pulsava.
Si contraeva e rilassava con forza, al ritmo dei suoi ansiti.
Cominciai a spingere con il medio, che entrò quasi subito, così a secco, con lei che gemeva sottovoce: Spingi di più, spingi di più!
Non mi feci pregare, feci entrare una alla volta, le prime quattro dita, facendole il conto.
Era la prima volta che le stavano nel culo tutte insieme, prima eravamo arrivati a due.
- Hai un preservativo? Chiese
- cazzo, no, li avevo finiti senza ricomprarli.
- Fa niente, per questa volta, dai dammelo.
La accontentai.
Cavalcava il cazzo come posseduta, l'abitacolo della macchina rimbalzava a destra e sinistra.
Fu allora che scorsi a pochi metri, un signore che riconobbi in un abitante della fattoria vicina, che ci osservava nascosto da un cespuglio.
Non dissi nulla, ero certo che lei si sarebbe spaventata a morte, così continuai a sfondarla senza pietà e senza fare cenno al nostro Guardone.
Dopo un po' ero pronto a sborrare, ma lei non voleva macchiarsi il vestito quindi scese di cavallo e, tenendo distanza, mi segò con la sua consueta timidezza.
Io però ero molto infoiato, dopo poco la pregai di darmi un piede, mi piaceva venirle fra le dita.
Tolse il sandalo e mi appoggiò il piedino da ballerina sulla coscia, in meno di un minuto le avevo glassato il dorso con una schizzata densa e calda.
Prese un fazzoletto e si pulí, rapida, io mi ricomposi e la portai a casa mia.
Non sono più tornato in quella piazzola, ma spero che il nostro osservatore discreto abbia raccolto il fazzolettino che lasciai appoggiato sopra una cabinetta enel.
Sua madre la teneva sotto controllo con molta frequenza, per assicurarsi che non facessimo "cosacce".
La sola alternativa che avevamo era il sesso anale, che - un po' per mancanza di meglio, un po' per abitudine, a una certa - lei gradiva specialmente, oltre a reciproco sesso orale.
Una sera, dopo che ci eravamo già lasciati, in amicizia, anche a causa della madre, mi telefonò per chiedermi un passaggio per tornare a casa, delle sue amiche le avevano tirato pacco fuori da un locale, ma non poteva rientrare a casa, si vergognava perché in teoria avrebbe dovuto star fuori tutta sera, e dormire da amiche.
Andai a prenderla e le chiesi cosa volesse fare, mi disse: Non so, andiamo a casa tua?
Io mi dissi d'accordo, vivevo solo con mia madre, che dormiva già, per cui forse nemmeno ci avrebbe notati.
Decisi però di fermarmi in uno spiazzo in parte alla strada, a qualche km da casa, nota zona di guardoni (abitavo in campagna), cosa che lei ignorava.
Le proposi di coccolarci un po' come ai vecchi tempi, in fondo erano passati pochi mesi dall'ultima volta. Mi aspettavo uno schiaffo, non arrivò, scese dalla macchina è salì dietro, dove la raggiunsi (dopo aver chiuso gli sportelli).
Volli subito premiarla con una leccata di figa molto vorace, aveva il pelo incolto delle ragazze giovani e naïve.
La sentivo bagnarsi, era mia, quando si eccitava davvero, niente la tratteneva.
Cominciò a gemere sempre di più, io avevo il viso imbrattato del suo sugo.
A quel punto la feci salire a cavalcioni su di me, aveva solo una gonnella, le mutandine erano volate da un po'.
Cercai l'ano con le dita, pulsava.
Si contraeva e rilassava con forza, al ritmo dei suoi ansiti.
Cominciai a spingere con il medio, che entrò quasi subito, così a secco, con lei che gemeva sottovoce: Spingi di più, spingi di più!
Non mi feci pregare, feci entrare una alla volta, le prime quattro dita, facendole il conto.
Era la prima volta che le stavano nel culo tutte insieme, prima eravamo arrivati a due.
- Hai un preservativo? Chiese
- cazzo, no, li avevo finiti senza ricomprarli.
- Fa niente, per questa volta, dai dammelo.
La accontentai.
Cavalcava il cazzo come posseduta, l'abitacolo della macchina rimbalzava a destra e sinistra.
Fu allora che scorsi a pochi metri, un signore che riconobbi in un abitante della fattoria vicina, che ci osservava nascosto da un cespuglio.
Non dissi nulla, ero certo che lei si sarebbe spaventata a morte, così continuai a sfondarla senza pietà e senza fare cenno al nostro Guardone.
Dopo un po' ero pronto a sborrare, ma lei non voleva macchiarsi il vestito quindi scese di cavallo e, tenendo distanza, mi segò con la sua consueta timidezza.
Io però ero molto infoiato, dopo poco la pregai di darmi un piede, mi piaceva venirle fra le dita.
Tolse il sandalo e mi appoggiò il piedino da ballerina sulla coscia, in meno di un minuto le avevo glassato il dorso con una schizzata densa e calda.
Prese un fazzoletto e si pulí, rapida, io mi ricomposi e la portai a casa mia.
Non sono più tornato in quella piazzola, ma spero che il nostro osservatore discreto abbia raccolto il fazzolettino che lasciai appoggiato sopra una cabinetta enel.
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