Ho visto mamma 2
di
Isapel
genere
voyeur
Rincasando dal lavoro, quel sabato sera, ebbi una sorpresa:
La tavola era apparecchiata per 4 persone.
La collega di mia mamma, che avevo spesso degnato della mia fantasia di ventenne, avrebbe cenato con noi.
Viveva a una mezz'ora di macchina da noi, e spesso veniva a trovare mamma per discutere di lavoro, cosmetici e serate musicali a cui partecipavano spesso.
Quel sabato avremmo cenato insieme, dunque, io speravo proprio che Lorena - così si chiamava - si sarebbe messa in tiro da serata informale ma gagliarda, come a me sembrava giusto e adatto per una quarantenne separata (anche questo le univa molto) con un figlio e una figlia - anche lei appassionata di musica - di famiglia borghese e cittadina, con alcuni dei miei status symbol preferiti, che avevo mutuato dalla pornografia più stereotipata:
Capelli perfetti, viso e pelle leggermente abbronzata un po' tutto l'anno (le lampade andavano ancora di moda), gioielli a non finire, che tintinnavano ad ogni suo gesto e le davano una colonna sonora personale stile fata coi campanellini.
Un tatuaggio discreto su una spalla, testimone di una qualche ribellione giovanile da rampolla di buona famiglia progressista, abiti ed accessori di gran classe, abbinati con la scienza di chi è abituata a frequentare ambienti di livello, cavigliera portata a destra (avrei imparato in seguito il significato implicito di quel semplice monile), scarpe da infarto, anche le più informali, specie in estate, dimostravano il suo gusto, le possibilità economiche, ma anche dei piedi a cui avrei volentieri consacrato tutte le mie diottrie...
Verso le 20, Lorena fu alla nostra soglia, elegante, profumata e tintinnante. Si accomodò e, come sempre, si accede una sigaretta di quelle sottili. Faceva compagnia a mia madre, mentre il suo compagno finiva di preparare la cena.
Io salutai la nostra ospite e mi accomodai, mangiavo con gli occhi la sua figura così carica di erotismo latente e forse involontario.
Forse il termine MILF veniva coniato in quegli anni, ma di certo lei ne sarebbe stata una perfetta rappresentazione vivente.
Sorvolo sui dettagli del pasto che fu allegro e ciarliero, mamma e Lorena tenevano viva la conversazione.
Mi congedai dopo poco, per l'impellenza di consolidare gli impulsi alimentati dalla nostra ospite, in quella che avevo prevista come una sega notevole.
Mi accingevo a chiudermi la porta alle spalle, quando il convivente di mia madre mi chiamò dal corridoio, pregandomi di procurare da un armadio nella mia stanza l'occorrente per preparare un letto in più.
- come mai? Gli chiesi.
- tua mamma ha proposto a Lorena di dormire da noi, tanto domattina non avranno impegni e i suoi figli sono col padre.
- quale letto devo preparare?
Domanda retorica, dato che l'unico utile, oltre il divano, era quello di mio fratello Marco, che però in quel periodo era aggregato come percussionista ad una nota orchestra sinfonica.
- ma scusa, vuoi dire che lei dormirà in camera con me? Chiesi simulando platealmente uno stupore che conteneva solo eccitazione e incredulità, dato che, se così fosse stato, non avrei chiuso occhio tutta notte, e probabilmente mi sarei incenerito il cazzo a furia di seghe su Lorena a mezzo metro da me, dormiente.
- no no, ci dormirò io, lei starà in camera con mamma.
Il mio cuore saltò un battito (che rintoccò nel mio glande). Mamma e quella figona da guerra nello stesso letto. A causa dei miei ormoni, temevo che non sarei morto da vecchio, avanti di questo passo mi avrebbe preso un colpo.
- ah ok, va bene. Dissimulai il misto di euforia per la situazione, delusione per l'occasione mancata, l'eccitazione di fondo.
La serata finì fra molte tazze di caffè, tè, il limoncello portato da Lorena, chiacchiere e battute.
Vennero gli ultimi preparativi per la notte, Lorena accettò un pigiama di fortuna, assemblato con una maglia di mia madre, e dei pantaloncini leggeri. Le sue gambe erano uno spettacolo, per non dire dei piedi. Avevo una predilezione per i piedi, delle mie amiche, di mamma, nei siti porno, e Lorena con la sua cavigliera e l'anello al terzo dito del piede destro mi garantiva materiale mnemonico per devastare le mie scorte di spermatozoi.
A forza dai sarei rimasto sterile, pensai.
Mia mamma aveva il suo solito pigiama di foggia vagamente orientale, azzurro e fucsia.
Ci salutammo e congedammo tutti.
Con quel babbeo in camera con me, non potevo certo dare sfogo alle mie pulsioni, dovevo ripiegare sul bagno, soluzione che non amavo, perché se ci rimanevo più di 5 minuti, temevo di dare ardito ad insinuazioni sulla mia pratica autoerotica. C'è da dire che mamma mi aveva già quasi beccato un paio di volte, e per un pelo non ero venuto proprio in quel momento.
I piedi, la bocca, le mani e il seno di Lorena furono di ispirazione per la mia eiaculazione, terminata la quale, rientrai in camera per trovare lui che già russava come un contrsbbasso.
Nel buio della stanza, filtrata dallo spicchio di porta che avevo lasciata accostata una lama di luce, proveniente dalla camera delle donne.
Avrei dato un piede per poter sbirciare mamma e l'amica nel letto insieme, ma il citrullo che dormiva accanto a me rendeva tutto molto più delicato e pericoloso, se si fosse svegliato per qualche motivo.
Mi coricai frastornato e un poco deluso.
Avevo dormito forse due o tre ore, quando fui risvegliato da un fenomeno che conoscevo già, e che mi fece uscire del tutto dal sonno residuo in un lampo.
Il letto di mamma faceva un certo rumorino quando opportunamente sollecitato; vale dire quando mamma e il suo cicisbeo ci davano dentro, solitamente con mamma sopra di lui stile cowboy, o impegnati in una pecorina, o con mamma dedita al risucchio del suo membro robusto.
Fui subito attratto dai rumori attenuati dalla porta della mia camera, chiusa. Strano, pensai, io non chiudo mai del tutto. Poi mi accorsi che il ronzio del russare di lui era sparito.
Mi voltai e constatai che il suo letto era proprio vuoto.
Il cuore in gola.
Se lui era di là, ma anche Lorena e e mamma, c'era una possibilità di assistere ad un fenomeno nuovo e sensazionale.
Avevo imparato ad aprire la porta senza fare rumore, per cui potei scivolare fuori dalla soglia senza essere udito, ammesso che nella camera di fronte potessero mai accorgersene.
Che fare, la porta era accostata, non chiusa, ma insufficiente ad avere una buona visione d'insieme di ciò che speravo e temevo.
Optai nuovamente per il bagno, il quale aveva un finestrino che, per motivi ignoti, dava sulla camera di mamma.
Avrei dovuto salire sul coperchio del wc senza fare casino, ma in qualche modo ce la feci.
Il cuore era inarrestabile e spingeva a tutta forza il sangue verso il mio cazzo.
Dal finestrino accedevo ad uno spettacolo incredibile.
Loro tre, mamma, Lorena e il babbeo stavano scopando. Insieme.
Mamma era nuda, del tutto, il seno ancora sodo, la figa mai rasata stesa a pancia in su, impegnata a succhiare l'uccello di lui, come già l'avevo spiata molte volte, ma stavolta, col viso tuffato nel suo cespuglio di lussuria c'era lei. Lorena. Dopo mia madre, la porca più porca che pensavo avrei mai visto.
Si succhiarono e leccarono per qualche minuto, poi mamma fu messa da lui a pecora, con Lorena impegnata a leccarle il seno, baciarle il collo e la bocca.
Seguì un 69 tra le due amiche, con dovizia di dita infilate un po' dappertutto, mentre lui si segava.
Ebbi la sensazione, poi dimostratasi corretta, che in qualche modo fossero accordati in modo da evitare che lui e l'amica di mamma avessero contatti sessuali diretti.
Sembrava che le loro attenzioni dovessero convergere unicamente su quella troia di mia mamma, insomma.
Lui la prese per accomodarsela in modo da fotterle il buco del culo (mamma adora il sesso anale, mi avrebbe detto anni dopo) da sotto, con Lorena che metteva la lingua ovunque fosse possibile, sul corpo di mamma.
Ad un tratto, l'amica si alzò e sussurrò qualcosa che non compresi, avvicnandosi alla borsa, capiente e costosa.
Estrasse il primo strapon che avessi mai visto in vita mia.
Lo inguainò con un preservativo e lo indossò con calma voluttuosa.
A questo punto mamma fu rimessa a pecora, ma stavolta con il culo e la figa lanosa rivolti verso Lorena, che non perse tempo e si diede subito da fare per montarla, mentre lui cercava forse di soffocare mamma con il suo cazzo. Era un cretino, forse, ma abbastanza dotato.
L'ultimo atto, eroico-erotico, fu lo scambio dello strapon fra Lorena e mamma, che indossatolo come fosse consuetudine, fece salire l'amica a cavalcioni, mettendole le mani sul culo. Lui, a conferma del fatto che non poteva o non voleva avere contatti con lei, stava poco discosto menando il suo tremendo pistolone.
Lorena venne con una sbrodolata che scivolò per il corpo del cazzo di gomma, intrise la figa di mamma e inzuppò il lenzuolo.
Lui non tenendosi più, irruppe in una sborrata spasmodica dritto sulla gola di mamma.
"Lesbica del cazzo" la apostrofò quando mamma decise di soppiantarlo, dopo circa due anni, proprio con la sua amica Lorena.
La tavola era apparecchiata per 4 persone.
La collega di mia mamma, che avevo spesso degnato della mia fantasia di ventenne, avrebbe cenato con noi.
Viveva a una mezz'ora di macchina da noi, e spesso veniva a trovare mamma per discutere di lavoro, cosmetici e serate musicali a cui partecipavano spesso.
Quel sabato avremmo cenato insieme, dunque, io speravo proprio che Lorena - così si chiamava - si sarebbe messa in tiro da serata informale ma gagliarda, come a me sembrava giusto e adatto per una quarantenne separata (anche questo le univa molto) con un figlio e una figlia - anche lei appassionata di musica - di famiglia borghese e cittadina, con alcuni dei miei status symbol preferiti, che avevo mutuato dalla pornografia più stereotipata:
Capelli perfetti, viso e pelle leggermente abbronzata un po' tutto l'anno (le lampade andavano ancora di moda), gioielli a non finire, che tintinnavano ad ogni suo gesto e le davano una colonna sonora personale stile fata coi campanellini.
Un tatuaggio discreto su una spalla, testimone di una qualche ribellione giovanile da rampolla di buona famiglia progressista, abiti ed accessori di gran classe, abbinati con la scienza di chi è abituata a frequentare ambienti di livello, cavigliera portata a destra (avrei imparato in seguito il significato implicito di quel semplice monile), scarpe da infarto, anche le più informali, specie in estate, dimostravano il suo gusto, le possibilità economiche, ma anche dei piedi a cui avrei volentieri consacrato tutte le mie diottrie...
Verso le 20, Lorena fu alla nostra soglia, elegante, profumata e tintinnante. Si accomodò e, come sempre, si accede una sigaretta di quelle sottili. Faceva compagnia a mia madre, mentre il suo compagno finiva di preparare la cena.
Io salutai la nostra ospite e mi accomodai, mangiavo con gli occhi la sua figura così carica di erotismo latente e forse involontario.
Forse il termine MILF veniva coniato in quegli anni, ma di certo lei ne sarebbe stata una perfetta rappresentazione vivente.
Sorvolo sui dettagli del pasto che fu allegro e ciarliero, mamma e Lorena tenevano viva la conversazione.
Mi congedai dopo poco, per l'impellenza di consolidare gli impulsi alimentati dalla nostra ospite, in quella che avevo prevista come una sega notevole.
Mi accingevo a chiudermi la porta alle spalle, quando il convivente di mia madre mi chiamò dal corridoio, pregandomi di procurare da un armadio nella mia stanza l'occorrente per preparare un letto in più.
- come mai? Gli chiesi.
- tua mamma ha proposto a Lorena di dormire da noi, tanto domattina non avranno impegni e i suoi figli sono col padre.
- quale letto devo preparare?
Domanda retorica, dato che l'unico utile, oltre il divano, era quello di mio fratello Marco, che però in quel periodo era aggregato come percussionista ad una nota orchestra sinfonica.
- ma scusa, vuoi dire che lei dormirà in camera con me? Chiesi simulando platealmente uno stupore che conteneva solo eccitazione e incredulità, dato che, se così fosse stato, non avrei chiuso occhio tutta notte, e probabilmente mi sarei incenerito il cazzo a furia di seghe su Lorena a mezzo metro da me, dormiente.
- no no, ci dormirò io, lei starà in camera con mamma.
Il mio cuore saltò un battito (che rintoccò nel mio glande). Mamma e quella figona da guerra nello stesso letto. A causa dei miei ormoni, temevo che non sarei morto da vecchio, avanti di questo passo mi avrebbe preso un colpo.
- ah ok, va bene. Dissimulai il misto di euforia per la situazione, delusione per l'occasione mancata, l'eccitazione di fondo.
La serata finì fra molte tazze di caffè, tè, il limoncello portato da Lorena, chiacchiere e battute.
Vennero gli ultimi preparativi per la notte, Lorena accettò un pigiama di fortuna, assemblato con una maglia di mia madre, e dei pantaloncini leggeri. Le sue gambe erano uno spettacolo, per non dire dei piedi. Avevo una predilezione per i piedi, delle mie amiche, di mamma, nei siti porno, e Lorena con la sua cavigliera e l'anello al terzo dito del piede destro mi garantiva materiale mnemonico per devastare le mie scorte di spermatozoi.
A forza dai sarei rimasto sterile, pensai.
Mia mamma aveva il suo solito pigiama di foggia vagamente orientale, azzurro e fucsia.
Ci salutammo e congedammo tutti.
Con quel babbeo in camera con me, non potevo certo dare sfogo alle mie pulsioni, dovevo ripiegare sul bagno, soluzione che non amavo, perché se ci rimanevo più di 5 minuti, temevo di dare ardito ad insinuazioni sulla mia pratica autoerotica. C'è da dire che mamma mi aveva già quasi beccato un paio di volte, e per un pelo non ero venuto proprio in quel momento.
I piedi, la bocca, le mani e il seno di Lorena furono di ispirazione per la mia eiaculazione, terminata la quale, rientrai in camera per trovare lui che già russava come un contrsbbasso.
Nel buio della stanza, filtrata dallo spicchio di porta che avevo lasciata accostata una lama di luce, proveniente dalla camera delle donne.
Avrei dato un piede per poter sbirciare mamma e l'amica nel letto insieme, ma il citrullo che dormiva accanto a me rendeva tutto molto più delicato e pericoloso, se si fosse svegliato per qualche motivo.
Mi coricai frastornato e un poco deluso.
Avevo dormito forse due o tre ore, quando fui risvegliato da un fenomeno che conoscevo già, e che mi fece uscire del tutto dal sonno residuo in un lampo.
Il letto di mamma faceva un certo rumorino quando opportunamente sollecitato; vale dire quando mamma e il suo cicisbeo ci davano dentro, solitamente con mamma sopra di lui stile cowboy, o impegnati in una pecorina, o con mamma dedita al risucchio del suo membro robusto.
Fui subito attratto dai rumori attenuati dalla porta della mia camera, chiusa. Strano, pensai, io non chiudo mai del tutto. Poi mi accorsi che il ronzio del russare di lui era sparito.
Mi voltai e constatai che il suo letto era proprio vuoto.
Il cuore in gola.
Se lui era di là, ma anche Lorena e e mamma, c'era una possibilità di assistere ad un fenomeno nuovo e sensazionale.
Avevo imparato ad aprire la porta senza fare rumore, per cui potei scivolare fuori dalla soglia senza essere udito, ammesso che nella camera di fronte potessero mai accorgersene.
Che fare, la porta era accostata, non chiusa, ma insufficiente ad avere una buona visione d'insieme di ciò che speravo e temevo.
Optai nuovamente per il bagno, il quale aveva un finestrino che, per motivi ignoti, dava sulla camera di mamma.
Avrei dovuto salire sul coperchio del wc senza fare casino, ma in qualche modo ce la feci.
Il cuore era inarrestabile e spingeva a tutta forza il sangue verso il mio cazzo.
Dal finestrino accedevo ad uno spettacolo incredibile.
Loro tre, mamma, Lorena e il babbeo stavano scopando. Insieme.
Mamma era nuda, del tutto, il seno ancora sodo, la figa mai rasata stesa a pancia in su, impegnata a succhiare l'uccello di lui, come già l'avevo spiata molte volte, ma stavolta, col viso tuffato nel suo cespuglio di lussuria c'era lei. Lorena. Dopo mia madre, la porca più porca che pensavo avrei mai visto.
Si succhiarono e leccarono per qualche minuto, poi mamma fu messa da lui a pecora, con Lorena impegnata a leccarle il seno, baciarle il collo e la bocca.
Seguì un 69 tra le due amiche, con dovizia di dita infilate un po' dappertutto, mentre lui si segava.
Ebbi la sensazione, poi dimostratasi corretta, che in qualche modo fossero accordati in modo da evitare che lui e l'amica di mamma avessero contatti sessuali diretti.
Sembrava che le loro attenzioni dovessero convergere unicamente su quella troia di mia mamma, insomma.
Lui la prese per accomodarsela in modo da fotterle il buco del culo (mamma adora il sesso anale, mi avrebbe detto anni dopo) da sotto, con Lorena che metteva la lingua ovunque fosse possibile, sul corpo di mamma.
Ad un tratto, l'amica si alzò e sussurrò qualcosa che non compresi, avvicnandosi alla borsa, capiente e costosa.
Estrasse il primo strapon che avessi mai visto in vita mia.
Lo inguainò con un preservativo e lo indossò con calma voluttuosa.
A questo punto mamma fu rimessa a pecora, ma stavolta con il culo e la figa lanosa rivolti verso Lorena, che non perse tempo e si diede subito da fare per montarla, mentre lui cercava forse di soffocare mamma con il suo cazzo. Era un cretino, forse, ma abbastanza dotato.
L'ultimo atto, eroico-erotico, fu lo scambio dello strapon fra Lorena e mamma, che indossatolo come fosse consuetudine, fece salire l'amica a cavalcioni, mettendole le mani sul culo. Lui, a conferma del fatto che non poteva o non voleva avere contatti con lei, stava poco discosto menando il suo tremendo pistolone.
Lorena venne con una sbrodolata che scivolò per il corpo del cazzo di gomma, intrise la figa di mamma e inzuppò il lenzuolo.
Lui non tenendosi più, irruppe in una sborrata spasmodica dritto sulla gola di mamma.
"Lesbica del cazzo" la apostrofò quando mamma decise di soppiantarlo, dopo circa due anni, proprio con la sua amica Lorena.
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