La prof si fa suora 2

di
genere
incesti

“Reverenda madre! Reverenda madre!”
Suor Luigina irruppe, senza bussare, nella cella dove la prof Stefanelli, suor Paola, si intratteneva, in ripetizioni orali e non solo, con due ragazzi ospiti del convitto. Come previsto dallo zio Monsignore, la vecchia superiora non aveva retto ai cambiamenti intervenuti e aveva gettato la spugna. Così, suor Paola, non senza qualche intoppo, ne aveva preso il posto.
“Che succede, suor Luigina?” chiese, visibilmente preoccupata, interrompendo il suo impegno.
“Reverenda madre, suo figlio è qui!” proferì d'un fiato la piccola suora.
“E che sarà mai? Mi avrò visto scopare con due uomini contemporaneamente ed anche di più decine di volte. Lo faccia entrare!”
Non ce ne fu bisogno: ero già sulla porta, rimasta spalancata.
“Ciao, mamma!”
“Ciao, tesoro! Vuoi unirti a noi, o preferisci aspettarmi di là?”
“Che domande inutili!” dissi, mentre già cominciavo a spogliarmi, con il cazzo diventato duro alla sola vista del meraviglioso corpo di mia madre, offerto a quei giovani.
Mentre mi unico al loro amplesso, l'altra suora si eclissò, accostando la porta senza chiuderla del tutto, come l'aveva trovata. Mia madre aveva voluto che le porte fossero lasciate sempre in modo tale da consentire che chiunque potesse sbirciare dentro: una regola che valeva per tutte le consorelle.
Mia madre mi accolse con un bacio che sapeva di cazzi: di quei cazzi che non aveva lasciato un solo attimo e che era tornata subito ad infilarsi nel culo ed in bocca, non appena s'era tranquillizzata, rispetto al motivo che aveva messo in agitazione suor Luigina.
“Che bello il cazzo, tesoro! Non mi sazierò mai a sufficienza.”
“Ti capisco, mamma, Anch'io non sarò mai sazio di fica e della tua in particolare.”
Eravamo i soli a parlare: i ragazzi avevano ripreso a darci dentro e gli unici versi che emettevano erano grugniti di piacere, intervallati da respiri profondi. Lasciai che mia madre si impossessasse del mio cazzo e alternasse nella sua bocca il mio e quello di uno dei ragazzi, mentre l'altro continuava a sfondarle il culo, sempre che ci fosse ancora un culo da sfondare. Che bocca! Per quanto abbia sempre provato a descrivere la maestria della genitrice nel dispensare piacere, se non lo avete provato, non potrete mai neanche avvicinarvi ad immaginarlo.
Guardavo i suoi seni, non più sodi come un tempo, ballonzolare, sotto i colpi a tratti violenti che riceveva nel culo e morivo dalla voglia di andare a suggerli. Mi sfilai da lei ed improvvisandomi contorsionista mi infilai sotto di lei, facendo scivolre le mie gambe tra quelle dello studente che la inculava. Non ebbi bisogno di palesare le mie intenzioni: la nostra intesa non necessitava di parole. Prese il mio cazzo e se lo infilò nella fica, quasi buttando fuori l'altro, che, però, tornò subito ad infilzarla. Lasciai che mi cavalcasse e non la fermai quando, dopo una decina di minuti, raggiunsi l'orgasmo, svuotandomi i coglioni dentro di lei. Allora, lei accelerò il ritmo anche con gli altri due, portandoli a venire poco dopo e bevendo tutta la loro sborra. Li salutò con un bacio e li accomiatò.
“Evidentemente, c'è una qualche urgenza, visto che hai voluto finire così presto.” disse, mentre si rivestiva, tralasciando di indossare l'abito ed indossando il solo mantello, che legò in vita col cordone, ed il velo. Ad ogni passo, il suo corpo faceva ampiamente capolino tra lo spacco del mantello.
“Sì, mamma! Lo zio è di là con una persona. Una donna sopra la quarantina che ha chiesto di essere accolta.”
“Capisco! Dovrò riceverla subito. Vuoi esserci?”
“Se non do fastidio!”

lo studio era immerso in una luce rossastra, proiettata, attraverso la finestra, da un magnifico sole che calava sopra la campagna circostante. Suor Rita bussò ed attese che mia madre la invitasse ad entrare.
“Reverenda madre, la signora Emma chiede di parlare!”
dietro di lei, una signora dalle belle fattezze, leggermente in carne, ma con un seno veramente prosperoso ed un culo pronunciato entrò, assumendo un tono dimesso, attendendo che mia madre parlasse.
“Buonasera! Lei, quindi, vorrebbe prendere i voti!”
“Sì, madre!”
“Devo, prima, chiederle se mio figlio può rimanere, o preferisce che esca!”
A quelle parole, la donna trasalii, lanciandomi uno sguardo. Avevamo raggiunto il convento insieme, con lo zio, ma avevo evitato di rivelarle la natura del mio rapporto con la superiora di quel convento, così era rimasta spiazzata da quella rivelazione.
“Non ho alcun problema a che resti, madre!”
“Bene! Lo preferisco!” disse mia madre, abbandonando il suo posto dietro la scrivania e appressandosi alla donna, che rimaneva ritta di fronte a lei. Strabuzzò di nuovo gli occhi, alla vista dell'informalità dell'abito di mia madre ed ancora di più del suo corpo. Ma ritrovò subito l'aplomb.
“Se sei qui, sorella... mi permetti di chiamarti così, vero?” continuò senza attendere risposta “Se sei qui, mio cognato ha valutato in confessione la tua propensione ad accettare le difficoltà che la tua scelta comporta. Ma ha anche valutato la tua propensione a vivere in maniera diversa il nostro ministero. Tuttavia, è mio dovere chiederti se hai paura delle difficoltà che ti accingi ad affrontare. Tu sei a conoscenza dei voti che pronuncerai e che ti impegneranno in una vita di rinunce e di servizio. Ritieni di essere pronta?
“Sarò sincera, madre! Sarebbe stato mio desiderio prendere i voti molti anni fa.”
“Ma...”
“Ho sempre voluto dedicare la mia vita a fare del bene, ma quel che mi ha frenato è stato il mio rapporto coi piaceri della carne.”
“Quindi noin sei vergine...”
“No, madre!”
“Continua!” la sollecitò mia madre.
“Non devo dire molto, ancora. Spesso mi sono abbandonata alla lussuria... per me è stato un richiamo cui non sapevo dire di no. E credo che ancora ora rappresenti il maggiore ostacolo.”
Mia madre le fece una carezza.
“Purtroppo, qui siamo molto attente a dare il massimo. Come saprai, mandiamo avanti un convitto che è, al tempo, un impegno ed una fonte di sostegno per reggere il convento. Ma siamo anche impegnate ad aiutare la comunità locale, attraverso servizi di doposcuola gratuito, di babysittering sempre gratuito e, all'occorrenza, anche di assistenza ai malati ed ai bisognosi. È una missione che ci vede impegnate tanto, oserei dire moltissimo. Spesso, la sera, siamo distrutte. Ma... Mio cognato, il monsignore, a fronte di questo gravoso impegno, ha ritenuto opportuno sollevarci dall'obbligo dell'osservanza del voto di castità. Naturalmente è un aspetto che conserviamo segreto nei confronti di tutti. E questo è un ulteriore voto che dovrai rispettare, se accetti di rimanere.”
Mentre mia madre parlava, lentamente il volto della donna si rasserenava, fino a volgere in un aperto sorriso. Era evidente che la notizia di poter coronare il suo sogno, senza rinunciare ai piaceri della carne, fosse una splendida notizia.
“Vuoi rimanere?” la incalzò mia madre.
Lei trattenne il più possibile l'entusiasmo, quando pronunciò il suo sì.
“Allora, indosserai questo! Sarà il tuo abito fino a che non avrai preso i voti e potrai considerarti una suora. Puoi indossarlo, se vuoi.”
La donna prese il vestito, meravigliandosi. Guardò mia madre, poi guardò me e, senza dir nulla, tolse i jeans che indossava e la felpa. Con gli occhi, chiese a mia madre se il perizoma fosse un problema, ricevendo un sorriso benevolo come risposta. Quindi infilò l'abito datole da mia madre.
“Forse è un po' corto madre!”
In effetti, l'abito non arrivava a coprire totalmente i glutei, scoprendoli quasi completamente ad ogni movimento.
“Dici? Tu cosa ne pensi?” chiese il mio parere.
“Credo che le stia perfettamente e sono convinto che anche i ragazzi lo troveranno giusto. Non vorrai mica che debbano spiarti per vederti il culo?”
Mi rispose con un sorriso ed io, con fare sicuro, abbassai la zip e tirai fuori il cazzo.
“Serviti pure, sorella! Mio figlio è una garanzia.£
La donna si avvicinò e, inginocchiatasi, prese in bocca il mio cazzo. Era davvero esperta!
di
scritto il
2022-04-21
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