Rocco il mandingo -5-
di
LanA
genere
trio
Turi.
Non ho capito niente!
Per la verità il mio primo pensiero è stato che quel negro ci avesse provato con Carmela, ma poi la spiegazione di lei e la cortese sollecitudine di lui mi hanno tranquillizzato.
In macchina, mentre andiamo a casa, lui riesce a creare un’atmosfera di simpatica allegria.
È evidente che è attratto da mia moglie, ma è normale, lei è bellissima, ma lo dimostra con tatto, non è né invadente né tanto meno le manca di rispetto.
Rimane latente la fastidiosa sensazione che a lei Rocco non sia indifferente, ma accidenti sta sempre in casa, le sto facendo fare una vita di merda, oggi è il suo compleanno…
Senza neanche rendermene completamente conto, rimuovo dalla mia mente tutti i pensieri negativi.
A casa lui si comporta come se lo stessi ospitando in una reggia, tratta Carmela come una regina e con me ha un comportamento aperto, cameratesco.
Accetta un bicchiere di passito delle mie parti come se fosse ambrosia dell’Olimpo.
Insiste perché anche Carmela beva un bicchiere di quel nettare divino.
Ci racconta della sua infanzia, della povertà della sua terra, ma anche della malia di qui posti, della nostalgia che lo assale ogni giorno.
Carmela si beve ogni parola.
Anche io sono commosso dal suo racconto.
Improvvisamente ci fa notare che sono quasi le quattro. Forse è bene che rientri, dice.
Domani è lunedì e forse io devo lavorare, è bene che me ne vada a riposare.
Confermo che domattina lavoro, gli chiedo dove devo accompagnarlo.
No, va a piedi, è troppo tardi, non vuole disturbare.
“Ma dove abiti?” gli chiede Carmela.
“A Roma. Ho un treno alle dieci di domattina.
Me ne vado in stazione a piedi, pian piano” fa lui.
Ovviamente non posso mandarlo solo da Settimo a Torino.
Se lo accompagno ci vogliono due ore tra una cosa e l’altra.
Tanto vale che resti a casa e alle sette lo porto in stazione.
Si schernisce, non vuole disturbare, e poi io non potrei riposare.
Lui inoltre non ha sonno.
È chiaro che ha capito che in casa non abbiamo una stanza per gli ospiti, ma è tanto delicato da non dirlo.
“Puoi restare qui in salotto.
Magari ti guardi un poco di Tv, è sempre più comodo che in stazione.
Se vuoi restiamo a fare due chiacchiere.”
“No. Domani devi lavorare.
Se fosse sabato accetterei volentieri.
È tanto che non scambio due parole con delle persone simpatiche come voi.”
“Ok. Io vado a dormire, ma Carmela non lavora, se ne ha voglia può restare lei a parlare con te.”
Devo essere ammattito.
Mi pento immediatamente di quello che ho detto.
Lui sembra non voler accettare. Insiste per andarsene.
Ad un certo punto guardando negli occhi, e Carmela confessa che il motivo reale che lo induce ad andare via, è solo il timore che io sia geloso, e che in cuor mio non sia contento di lasciarlo solo con mia moglie.
Mi trovo ad insistere. Se no mi offendo.
Carmela e Rocco per un attimo si guardano negli occhi, senza rendersene conto lei si passa la lingua sulle labbra, intuisco che è un inconsapevole indizio di desiderio.
Lui sta dicendo che siamo una coppia in gamba, tra le poche che mature, lealmente unite, che sanno rispettare e mostrare sincera benevolenza per i poveri immigrati come lui.
Sottintende che hanno fiducia l’uno nell’altro.
Lo sguardo che Carmela gli ha rivolto brucia, ha acceso la mia gelosia che divampa nell’anima.
Ma sono orgoglioso, troppo, e con la morte nel cuore, sorridendo ipocritamente, me ne vado a dormire.
CONTINUA ...
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