Segretaria sottomessa - 4

di
genere
dominazione

Era passata una settimana da quando Antonio mi aveva fatto succhiare il cazzo ai due nuovi clienti. Mi aveva promesso in cambio il suo di cazzo, che mi avrebbe scopata. Ma non era ancora successo.
Da allora la routine era sempre la stessa. Dovevo venire a lavorare senza intimo. A un certo punto mi chiamava e con poche parole mi ordinava di andare sotto la sua scrivania a succhiargli il cazzo. Nel mentre stava al telefono, scriveva mail, ogni tanto riceveva anche qualcuno. Io sempre con la mia bocca incollata al suo cazzo, finché non decideva di venire. Allora mi abbassava la testa giù, facendomelo ingoiare fino alle palle, e mi veniva in gola.
Poi mi congedava, ricordandomi quanto ero puttana e di non masturbarmi.

Non godevo da troppo. Ormai la figa mi faceva male. Ogni giorno mi bagnavo allo sfinimento, e non avevo mai un orgasmo.

Un giorno mi chiama verso metà pomeriggio, come al solito. Mi alzo sospirando e vado verso l’ufficio. Entro, chiudo la porta, lo guardò in attesa di istruzioni.
“Ciao troietta mia”
“Buon pomeriggio signore”
“Ho una buona notizia per te”
Mi coglie di sorpresa, non me lo aspettavo. Lo guardo interrogativa.
“Sai dell’ultima causa vinta vero?” Si che lo sapevo. Era una causa molto grossa che aveva portato il giorno prima grandi festeggiamenti in ufficio.
“Ho deciso che è il caso di festeggiare”
I miei occhi si illuminano. Penso che finalmente potrò godere, potrò essere farcita dal suo cazzo duro.
Lui capisce quello che penso e ride sadico “lo so quello che stai pensando. Spogliati”
Lo faccio subito, rimango presto interamente nuda.
“Siediti sul divano e divarica le gambe, voglio vedere per bene la tua figa aperta.”
Così mi siedo sul divano e porto le gambe in alto, aiutandomi con le braccia. Sono completamente esposta a lui.
“Oggi bella mia cagnetta in calore avrai un cazzo tutto per te” dice mentre mi accarezza piano la figa.
Io sospiro. Non ci credo.
“Non muoverti”
È detto questo apre la porta. Di istinto mi verrebbe da ritrarmi e di coprirmi ma lo blocco subito. Ho pura che qualsiasi sgarro mi impedisca di essere scopata.
Dalla porta entra Enrico. Enrico è uno degli avvocati dipendenti, quello che aveva vinto la causa. Era lui che il giorno prima era stato festeggiato da tutto l’ufficio. Aveva 45 anni, capelli tinti neri e occhi chiari. Un bell’uomo ma mi aveva sempre trattata con grande sufficienza.
Entra e mi guarda. Il suo sguardo potrebbe mangiarmi. È di pura lussuria.
La porta si chiude.

“Ecco caro Erri. Ne parlavamo ieri. È tutta tua”

Io sono molto confusa e il padrone lo capisce.

“Devi sapere cara bella Valentina, che Enrico ieri ha potuto esprimere un desiderio per la causa vinta. Poteva chiedere un aumento e invece mi ha chiesto se ero già arrivato a renderti la mia troia, come faccio ogni tanto con le brave segretarie puttane come te. E quindi eccoti qua. Oggi avrai un cazzo.”

Io ero esterrefatta. Non me lo sarei mai aspettato.
“Ma signore…” dissi
“Hai qualcosa da obiettare puttana?” Mi interrompe Enrico “che c’è? Non vuoi il cazzo? Ma chi prendi in giro? Una come te ha sempre fame di cazzo non è vero?”

Si avvicina.

“Rispondimi. Non sei forse sempre bagnata?”

“Si signore. Ho voglia di cazzo. Ho sempre voglia di cazzo.”

“Lo sapevo lurida troia. Lo sapevo da quando ti ho vista che eri una troia succhiacazzi. Ora implorami per avere il mio.”

Io guardo il mio padrone. Mi osserva accigliato. Si aspetta che io faccia la brava troia ubbidiente.

Guardo Enrico negli occhi.

“Signore, la imploro, la scongiuro. Posso avere il suo cazzo dentro di me?”

Enrico mi guarda ancora più famelico e si tira fuori il cazzo dai pantaloni eleganti.

“Ho bisogno del suo cazzo, ho bisogno di essere riempita” continuo “può farcire questa troia per bene?”

Lui è sudato “si lo sapevo che eri una porca. L’ho sempre saputo. Ora ti do quello che ti meriti. Si vedeva dai tuoi occhi che eri una famelica puttana”

E mentre dice così e trema dall’eccitazione, mi infila senza preavviso il cazzo dentro la figa.
Mi si ferma il respiro.
Non me lo aspettavo ma la mia figa era fradicia. Il suo cazzo turgido entra senza nessun problema.
Non sentivo un cazzo dentro di me da tantissimo. Sono come trafitta, in estasi.

Inizia a scoparmi affannato. Era eccitatissimo. Mentre mi scopa mi tiene per la gola e continua a ripetere “prendilo brutta Troia, lo so che vuoi il mio cazzo, prendilo puttana, prendi quello che ti meriti”.
Io lo guardò negli occhi e finalmente godo di avere la figa riempita da un bel cazzo duro. Vengo in pochi secondi. Non perché Enrico sia bravo a scopare, ma perché dopo giorni di eccitazione il mio corpo non ne poteva più. Esplode.
Vengo urlando, non godevo così tanto da mai. Il mio corpo si scuote.
La sensazione dura poco perché Enrico tappa la mia bocca mentre urlo di piacere.
“Che fai puttana, vuoi far sapere a tutto l’ufficio che godi come una Troia? Devi stare zitta e farti scopare”
È rosso in viso. Da come mi scopa con foga è evidente che mi desiderava da molto tempo. Non mi piace come scopa ma il suo cazzo è grande e mi eccita come mi sta usando. Come il mio padrone mi sta usando, come se fossi un premio da mettere in palio.
Ad Enrico piace umiliarmi, mentre mi scopa forte continua a insultarmi.
“Sei una lurida vacca, dietro quel faccino sei la più porca delle puttane”
Io ansimo e tirò fuori la lingua, come una cagna.

Si sfila, mi prende di peso e mi gira a 90. Lo ficca di nuovo dentro e inizia a sculacciarmi forte.
“Puttana, puttana, puttana” ripete mentre mi schiaffeggia.
Continuò ad ansimare e mentre mi prende da dietro, vengo una seconda volta. Lui torna a tapparmi la bocca, mi infila le mani in bocca e mi afferra per le guance, tenendomi la bocca aperta. Mi tira e continua a scopare.

“Ti vengo dentro cagna”
E subito dopo mi riempie la figa con il suo seme.

Si sfila e si va a sedere per riprendere fiato. In tutto questo non si era nemmeno spogliato. Aveva semplicemente abbassato i pantaloni. Io invece rimango a carponi sul divano, nuda con tutte le natiche arrossate dagli schiaffi e il viso cosparso di saliva.

Antonio si avvicina. Ha il cellulare fuori. Mi scatta una foto e la manda ad Enrico.
“Foto ricordo” dice ridacchiando.

Enrico ha ripreso fiato, torna vicino a me e mi porge il suo cazzo da pulire. “Lecca troia”. Io ubbidisco.

Mentre lo lecco da ogni traccia di sborra, Enrico guarda Antonio. “Non può essere l’unica volta che la scopo. Vero?”
Antonio ride “vediamo. Lei è mia e decido io come usarla, chi può scoparla. Tu comportati bene e la prossima volta te la faccio portare a casa tua”

Enrico mi allontana la testa dal suo cazzo e si ricompone. Mi guarda e mi sputa in viso. “Ti scopo presto, lurida cagna” e se ne va dalla stanza.

Io guardo il mio padrone, non riesco a muovermi. Lui si avvicina. “Se stata brava Valentina” dice accarezzandomi la spalla “era tempo che voleva sfondarti, e non tutte sono in grado di assecondare la foga di Enrico”
Sentendo i complimenti tiro un sospiro di sollievo. Sono stata brava.
“Per questo non ti punirò. Sei venuta due volte, ti avevo detto che potevi prendere il cazzo non che potervi venire. Ma per stavolta passi. Ora rivestiti”

Mi alzo, mi ripulisco e mi rivesto. Torno al lavoro, diligente. Anche se faccio fatica a stare seduta.

Alla fine della giornata sono stravolta e non vedo l’ora di arrivare a casa per farmi una doccia.
Esco dall’ufficio e faccio per prendere la metro. Mentre aspetto che arrivi, sento una persona che mi strattona e mi spinge dietro l’angolo. Non faccio in tempo ad urlare che mi sta tappando la bocca, per evitare grida. È Enrico lo riconosco subito. Lo guardò stranita e spaventata. Mi attacca al muro e mentre mi tappa la bocca con una mano, con l’altra scende sotto la gonna trovando subito il mio sesso scoperto dalla mancanza di intimo, come su volere del padrone.

“Era da tempo che non arrivava una segretaria troia come te. Che non solo è bella, ma è proprio Troia.”

Mi spinge un dito dentro, sussulto.

“Lo so che sei sua, ma se ti tocco non è scoparti no?”

Muove il dito dentro veloce, inizio a bagnarmi.

“Ti volevo fottere da quando sei arrivata, le mie aspettative non sono state deluse”

Secondo dito dentro, ora sono proprio bagnata.

“Volevo che tu sapessi che mi segherò sulla tua foto, anche stasera”

Muove le due dita, veloci, rudi. Gemo sotto la sua mano che ancora tappa la mia bocca.

“Sei la mia troia preferita d’ora in poi”

Mi tocca sempre più veloce finché non esplodo nel terzo orgasmo della giornata. È devastante. Schizzo ovunque, quasi che avessi rovesciato dell’acqua.
Mi lascia e mi accascio. Si pulisce la mano sui miei capelli.

“A domani puttana”
scritto il
2022-08-06
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