Segretaria Sottomessa - 7
di
CaraBella
genere
dominazione
La mattina successiva mi sveglio fradicia. Ho voglia di infilarmi il plug nel culo e di sentirlo dentro di me mentre cammino. Per inserirlo me lo passo sulla figa bagnata di umori, il miglior lubrificante che esiste. Me lo infilo ed è della misura perfetta, non troppo grande da farmi male, abbastanza grande da sentire che mi stimola e mi allarga il buchetto, che è vergine ma non del tutto. C'è una pietra a tipo diamante che rimane visibile con il plug infilato. A vedere il mio culo allo specchio con questa immagine mi sento una vera maiala. Quasi che vorrei anche qualcosa da inserire nella figa per farcirla per bene.
Mi vesto con una camicia rosa scollata, senza reggiseno, una gonna corta e un paio di autoreggenti nere. La gonna non è oscena ma abbastanza corta da lasciare intravedere, in certi momenti, l'assenza di intimo e la presenza del giocattolino infilato su per il culo.
Nel tragitto per andare allo studio sono imbarazzata tanto sono eccitata. Sento i miei umori colare sulle gambe e arrivare alle calze. Ho come l'impressione che tutti notino la mia eccitazione, anche se chiaramente è solo la mia immaginazione. Fatto sta che fatico a stare seduta tanto vorrei mugolare di piacere. Quando mi alzo mi rendo conto che ho bagnato il sedile. Me ne vado veloce.
Entro in ascensore e trovo Enrico. Siamo solo noi due e non appena le porte si chiudono mi sbatte contro la parete, mi alza la gonna, infila veloce due dita dentro. "Buongiorno puttana. Vedo che anche oggi ti confermi una cagna in calore". Inizia a masturbarmi veloce e forte, mi fa quasi male ma sono così bagnata che in realtà godo solo, mugolando e squittendo di lasciarmi andare.
"Si troia, ti mollo se mi implori"
"La prego signore, mi lasci"
"Non ho capito, cosa devo lasciare?"
"Signore lasci andare questa piccola troia, la scongiuro"
Enrico si stacca, e mi tira uno schiaffo con la mano umida dei miei umori
"che bella puttana che sei"
Si aprono le porte ed entriamo in ufficio. Prima di separarci ci tiene ancora ad insultarmi, sottovoce. Io lo guardo negli occhi mentre mi dice che sono una troia, mi lecco le labbra, mi giro di spalle e me ne vado alla scrivania.
Arriva anche l'altra segretaria, arriva anche Antonio, inizia la giornata.
Non passa molto che Antonio mi chiama nel suo ufficio. Entro nella stanza con il fiato corto.
"Buongiorno Valentina"
"Buongiorno Padrone"
Mi guarda sorridendo. "Hai fatto quello che ti ho chiesto?"
"Sissignore. Vuole vederlo?"
"Si"
Mi volto e mi tiro su la gonna rivelando il gioiello infilato nel culo.
"mmm brava la mia bambina" Antonio mi accarezza le natiche con le sue mani rugose. Prende in mano il diamantino e inizia a girarmi il plug dentro il buco. Io godo e colo ancora di più. "A quanto pare ti piace proprio prenderlo dappertutto. Ti ecciti così tanto per un piccolo plug, figurati con il mio cazzo quanto godresti."
"Signore solo l'idea del suo cazzo che mi scopa mi fa impazzire"
"lo so piccola troia, lo so" inizia a tirarlo fuori e a rimetterlo dentro sogghignando ad ogni mio mugolio di piacere.
A un certo punto me lo toglie e non lo rinfila. Ne prende fuori un altro identico ma più grosso dal cassetto, e me lo inizia a infilare dentro. Questo fa più male ma è vero che l'altro mi aveva già aperta abbastanza e iniziavo a non sentirlo più. Questo invece è impossibile non sentirlo. Finisce per infilarmelo tutto. Il diamante è ancora più grosso e si vede di più.
"Torna a lavorare Valentina." dice dandomi una sculacciata forte sul sedere. "Ti richiamo tra un po'". Ovviamente ubbidisco.
Passa molto poco che esce invece lui dal suo ufficio e si avvicina a me e fa cadere di proposito la sua penna sotto la scrivania. "Oh che sbadato" esclama "Me la potresti raccogliere, Valentina?"
Io sbianco. Non c'è modo che io raccolga quella penna senza che Laura, l'altra segretaria, possa vedere cosa c'è infilato nel mio culo. E ovviamente Antonio lo sa.
Respiro a fondo e, avendo capito che la sua intenzione era proprio quella di umiliarmi, mi chino per raccoglierla esponendo il mio culetto agli occhi di Laura, raccolgo la penna, gliela porgo. I suoi occhi trasudano di lussuria. E io altrettanto, vedendolo così eccitato di avermi esposta.
Mi volto a vedere la faccia di Laura, ma lei distoglie subito lo sguardo tutta arrossata. Mi sembra evidente però, che oltre l'imbarazzo, ci sia anche dell'eccitazione. E allora non riesco a trattenermi e, lentamente, le chiedo "C'è qualcos'altro da raccogliere per terra?". Lei esita a rispondermi. Le leggo indecisione e incredulità. Forse non è sicura di quello che ha visto, o forse lo ha visto per bene e vorrebbe vederlo di nuovo. Fa una risata nervosa. "No non credo". Allora prendo in mano la sua spillatrice e la faccio cadere. "Ops" dico ironicamente. Mi torno a piegare, questa volta indugiando di più, fingendo di non riuscire a prenderla al primo colpo. Le offro la visuale del mio culo, completamente scoperto, riempito di quel plug non tanto più piccolo. Mi alzo, le porgo la spillatrice raccolta. "Ecco qua, quando vuoi". Poi mi volto verso Antonio. Lui è estasiato ed evidentemente eccitato. Mi guarda soddisfatto e famelico. Passa una manciata di secondi che Laura si alza per andare in bagno. "Sicuramente a masturbarsi" penso.
Non appena si allontana, Antonio mi dice perentorio "Torna nel mio ufficio, cagna".
Lo seguo e non appena entro lui mi afferra, mi spinge per terra, mi tira fuori le tette e mi infila il suo cazzo di marmo in gola. Inizia a scoparmela.
"Sei una puttana esibizionista. Non solo succhiacazzi quindi, ma una vera troia da esposizione. Sei stata favolosa, così dovresti essere. Sempre esposta per la troia che sei davvero. Tutti dovrebbero sapere quanto sei immensamente maiala"
Io succhio famelica il suo cazzo e mi lascio fottere la gola.
"Vuoi il mio cazzo in figa troia?
Io a momenti piango dall'eccitazione. Con il suo cazzo ancora in bocca annuisco entusiasta.
Lui mi scansa e mi butta per terra, si siede sul divano poco distante.
"spogliati e gattona fino a qui"
Ubbidisco
"Puoi impalarti sul mio cazzo, ma attenzione. Per solo cinque secondi."
Non me lo faccio ripetere e eccitata mi siedo su di lui, lasciando esposto ai suoi occhi il mio culo culo pieno.
Prendo in mano il suo cazzo duro e bagnato della mia saliva. Tremo dall'eccitazione, ho finalmente il permesso del mio padrone per essere scopata dal suo cazzo. Lo infilo piano nella mia figa fradicia e lo faccio andare fino in fondo. Quasi non respiro più. Lo sapevo che era grosso, ma insieme anche al plug mi sento subito pienissima. Ma la mia figa è completamente in fiamme e sento che se la sfiorassi esploderebbe in un orgasmo. E così succede, faccio su e giù due volte sfegandomi la clitoride ed esplodo nell’orgasmo più grande che io abbia mai avuto. Continuo a fare su e giù perchè sto godendo come non mai nella vita quando il padrone mi caccia via. "Solo 5 secondi ho detto puttana".
Cado a terra tremante.
Non posso crederci.
Ho finalmente goduto con il cazzo del mio padrone. Mi ha esibita, mi ha umiliata, io mi sono esibita e umiliata, e questo mi ha fatto guadagnare cinque secondi del suo cazzo. Mi rendo conto che non ho mai provato una tale soddisfazione. Mai. E solo per aver goduto di pochi secondi di cazzo.
Antonio non mi lascia il tempo di riprendermi. Mi prende per i capelli e mi spinge la testa sul suo cazzo, soffocandomi. Scarica subito un litro di sborra in gola, direttamente nell’esofago. Mi strattona via subito e mi lascia tossire per terra.
Ci metto un po’ a ritornare in me stessa. Sono devastata dal piacere. Faccio fatica a parlare.
Antonio invece si rimette il cazzo dentro e rimane in silenzio a guardarmi. Lui seduto sul divano. Io per terra nuda.
Io silenzio si rompe dopo quella che a me sembra un’eternità.
“Brava la mia bambina troia”. Il suo tono è calmo, lussurioso, quasi minaccioso. “Stai diventando quello che nessuna è mai riuscita a fare. Una vera troia al mio servizio.”
Lo guardo. Dal basso della mia nudità, dei miei 25 anni stesi a terra. E i suoi quasi sessanta seduti vestiti eleganti sul divano. Il potere che ha su di me. Lavorativo, sessuale. Così totalizzante.
“Lei è il mio capo. Il mio padrone. Il mio signore.” Sussurro tremando. “Non posso più fare a meno di questo nella mia vita. La mia felicità dipende da un suo ordine.”
Lo dico e lo intendo. Perché è vero. Ogni cosa ormai è condizionata dalle sue parole. Lui lo sa.
“È così, puttana.”
Si alza e va a sedersi alla scrivania.
“Rivestiti e torna a lavorare. Non toglierti il plug.”
Ubbidisco, anche se a fatica dato che non ho più forze.
“Domani ho dei clienti importanti. Dovrai scoparli tutti. Sono tre. Dovrai farlo con il culo pieno del plug.
Devi essere estremamente provocante. A loro piacciono le maiale che vogliono godere.”
Annuisco. “Si signore, se questo la compiace lo farò”
Mi vesto con una camicia rosa scollata, senza reggiseno, una gonna corta e un paio di autoreggenti nere. La gonna non è oscena ma abbastanza corta da lasciare intravedere, in certi momenti, l'assenza di intimo e la presenza del giocattolino infilato su per il culo.
Nel tragitto per andare allo studio sono imbarazzata tanto sono eccitata. Sento i miei umori colare sulle gambe e arrivare alle calze. Ho come l'impressione che tutti notino la mia eccitazione, anche se chiaramente è solo la mia immaginazione. Fatto sta che fatico a stare seduta tanto vorrei mugolare di piacere. Quando mi alzo mi rendo conto che ho bagnato il sedile. Me ne vado veloce.
Entro in ascensore e trovo Enrico. Siamo solo noi due e non appena le porte si chiudono mi sbatte contro la parete, mi alza la gonna, infila veloce due dita dentro. "Buongiorno puttana. Vedo che anche oggi ti confermi una cagna in calore". Inizia a masturbarmi veloce e forte, mi fa quasi male ma sono così bagnata che in realtà godo solo, mugolando e squittendo di lasciarmi andare.
"Si troia, ti mollo se mi implori"
"La prego signore, mi lasci"
"Non ho capito, cosa devo lasciare?"
"Signore lasci andare questa piccola troia, la scongiuro"
Enrico si stacca, e mi tira uno schiaffo con la mano umida dei miei umori
"che bella puttana che sei"
Si aprono le porte ed entriamo in ufficio. Prima di separarci ci tiene ancora ad insultarmi, sottovoce. Io lo guardo negli occhi mentre mi dice che sono una troia, mi lecco le labbra, mi giro di spalle e me ne vado alla scrivania.
Arriva anche l'altra segretaria, arriva anche Antonio, inizia la giornata.
Non passa molto che Antonio mi chiama nel suo ufficio. Entro nella stanza con il fiato corto.
"Buongiorno Valentina"
"Buongiorno Padrone"
Mi guarda sorridendo. "Hai fatto quello che ti ho chiesto?"
"Sissignore. Vuole vederlo?"
"Si"
Mi volto e mi tiro su la gonna rivelando il gioiello infilato nel culo.
"mmm brava la mia bambina" Antonio mi accarezza le natiche con le sue mani rugose. Prende in mano il diamantino e inizia a girarmi il plug dentro il buco. Io godo e colo ancora di più. "A quanto pare ti piace proprio prenderlo dappertutto. Ti ecciti così tanto per un piccolo plug, figurati con il mio cazzo quanto godresti."
"Signore solo l'idea del suo cazzo che mi scopa mi fa impazzire"
"lo so piccola troia, lo so" inizia a tirarlo fuori e a rimetterlo dentro sogghignando ad ogni mio mugolio di piacere.
A un certo punto me lo toglie e non lo rinfila. Ne prende fuori un altro identico ma più grosso dal cassetto, e me lo inizia a infilare dentro. Questo fa più male ma è vero che l'altro mi aveva già aperta abbastanza e iniziavo a non sentirlo più. Questo invece è impossibile non sentirlo. Finisce per infilarmelo tutto. Il diamante è ancora più grosso e si vede di più.
"Torna a lavorare Valentina." dice dandomi una sculacciata forte sul sedere. "Ti richiamo tra un po'". Ovviamente ubbidisco.
Passa molto poco che esce invece lui dal suo ufficio e si avvicina a me e fa cadere di proposito la sua penna sotto la scrivania. "Oh che sbadato" esclama "Me la potresti raccogliere, Valentina?"
Io sbianco. Non c'è modo che io raccolga quella penna senza che Laura, l'altra segretaria, possa vedere cosa c'è infilato nel mio culo. E ovviamente Antonio lo sa.
Respiro a fondo e, avendo capito che la sua intenzione era proprio quella di umiliarmi, mi chino per raccoglierla esponendo il mio culetto agli occhi di Laura, raccolgo la penna, gliela porgo. I suoi occhi trasudano di lussuria. E io altrettanto, vedendolo così eccitato di avermi esposta.
Mi volto a vedere la faccia di Laura, ma lei distoglie subito lo sguardo tutta arrossata. Mi sembra evidente però, che oltre l'imbarazzo, ci sia anche dell'eccitazione. E allora non riesco a trattenermi e, lentamente, le chiedo "C'è qualcos'altro da raccogliere per terra?". Lei esita a rispondermi. Le leggo indecisione e incredulità. Forse non è sicura di quello che ha visto, o forse lo ha visto per bene e vorrebbe vederlo di nuovo. Fa una risata nervosa. "No non credo". Allora prendo in mano la sua spillatrice e la faccio cadere. "Ops" dico ironicamente. Mi torno a piegare, questa volta indugiando di più, fingendo di non riuscire a prenderla al primo colpo. Le offro la visuale del mio culo, completamente scoperto, riempito di quel plug non tanto più piccolo. Mi alzo, le porgo la spillatrice raccolta. "Ecco qua, quando vuoi". Poi mi volto verso Antonio. Lui è estasiato ed evidentemente eccitato. Mi guarda soddisfatto e famelico. Passa una manciata di secondi che Laura si alza per andare in bagno. "Sicuramente a masturbarsi" penso.
Non appena si allontana, Antonio mi dice perentorio "Torna nel mio ufficio, cagna".
Lo seguo e non appena entro lui mi afferra, mi spinge per terra, mi tira fuori le tette e mi infila il suo cazzo di marmo in gola. Inizia a scoparmela.
"Sei una puttana esibizionista. Non solo succhiacazzi quindi, ma una vera troia da esposizione. Sei stata favolosa, così dovresti essere. Sempre esposta per la troia che sei davvero. Tutti dovrebbero sapere quanto sei immensamente maiala"
Io succhio famelica il suo cazzo e mi lascio fottere la gola.
"Vuoi il mio cazzo in figa troia?
Io a momenti piango dall'eccitazione. Con il suo cazzo ancora in bocca annuisco entusiasta.
Lui mi scansa e mi butta per terra, si siede sul divano poco distante.
"spogliati e gattona fino a qui"
Ubbidisco
"Puoi impalarti sul mio cazzo, ma attenzione. Per solo cinque secondi."
Non me lo faccio ripetere e eccitata mi siedo su di lui, lasciando esposto ai suoi occhi il mio culo culo pieno.
Prendo in mano il suo cazzo duro e bagnato della mia saliva. Tremo dall'eccitazione, ho finalmente il permesso del mio padrone per essere scopata dal suo cazzo. Lo infilo piano nella mia figa fradicia e lo faccio andare fino in fondo. Quasi non respiro più. Lo sapevo che era grosso, ma insieme anche al plug mi sento subito pienissima. Ma la mia figa è completamente in fiamme e sento che se la sfiorassi esploderebbe in un orgasmo. E così succede, faccio su e giù due volte sfegandomi la clitoride ed esplodo nell’orgasmo più grande che io abbia mai avuto. Continuo a fare su e giù perchè sto godendo come non mai nella vita quando il padrone mi caccia via. "Solo 5 secondi ho detto puttana".
Cado a terra tremante.
Non posso crederci.
Ho finalmente goduto con il cazzo del mio padrone. Mi ha esibita, mi ha umiliata, io mi sono esibita e umiliata, e questo mi ha fatto guadagnare cinque secondi del suo cazzo. Mi rendo conto che non ho mai provato una tale soddisfazione. Mai. E solo per aver goduto di pochi secondi di cazzo.
Antonio non mi lascia il tempo di riprendermi. Mi prende per i capelli e mi spinge la testa sul suo cazzo, soffocandomi. Scarica subito un litro di sborra in gola, direttamente nell’esofago. Mi strattona via subito e mi lascia tossire per terra.
Ci metto un po’ a ritornare in me stessa. Sono devastata dal piacere. Faccio fatica a parlare.
Antonio invece si rimette il cazzo dentro e rimane in silenzio a guardarmi. Lui seduto sul divano. Io per terra nuda.
Io silenzio si rompe dopo quella che a me sembra un’eternità.
“Brava la mia bambina troia”. Il suo tono è calmo, lussurioso, quasi minaccioso. “Stai diventando quello che nessuna è mai riuscita a fare. Una vera troia al mio servizio.”
Lo guardo. Dal basso della mia nudità, dei miei 25 anni stesi a terra. E i suoi quasi sessanta seduti vestiti eleganti sul divano. Il potere che ha su di me. Lavorativo, sessuale. Così totalizzante.
“Lei è il mio capo. Il mio padrone. Il mio signore.” Sussurro tremando. “Non posso più fare a meno di questo nella mia vita. La mia felicità dipende da un suo ordine.”
Lo dico e lo intendo. Perché è vero. Ogni cosa ormai è condizionata dalle sue parole. Lui lo sa.
“È così, puttana.”
Si alza e va a sedersi alla scrivania.
“Rivestiti e torna a lavorare. Non toglierti il plug.”
Ubbidisco, anche se a fatica dato che non ho più forze.
“Domani ho dei clienti importanti. Dovrai scoparli tutti. Sono tre. Dovrai farlo con il culo pieno del plug.
Devi essere estremamente provocante. A loro piacciono le maiale che vogliono godere.”
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