Gotico irreversibile

di
genere
etero

I
"Questo è un quadro di Gerolamo Steppopicchio. Fu dipinto durante un'orgia in una notte di plenilunio" Ardito Cosimo osserva il quadro indicato. Occupa un'intera parete della grande camera da letto, è alto tre metri e largo un metro e venti, con una cornice opulenta a sbalzi dorati e ghirigori svolazzanti
Raffigura una massa di corpi nudi, maschili e femminili, ammassati gli uni sugli altri come in una bolgia infernale, attorno alla figura di un uomo dalla testa di capra, nudo anch’egli, che osserva quel carnaio "Naturalmente una visione distorta come la interpretava lui"
"Era un satanista?" chiede Ardito
"A discapito di quello che dipingeva, era completamente ateo" alza la mano nell'aria "Semplicemente, gli andava di dipingere così"
"Un tipo estroso" commenta Ardito. Del resto, anche il resto della casa non è meno estrosa. Appena Ardito Cosimo è giunto alla grande villa in fondo alla strada che sale verso la collina, ha capito che il vecchio proprietario era una persona bislacca. Alto cancello in ferro battuto con colonna di metallo su cui si contorcono strani rampicanti. Sulla sommità corvi ad ali spiegate che hanno sotto gli artigli, corpi nudi ghermiti da essi. Poi, un gigantesco leone ruggente che tiene tra le fauci il corpo di una giovane donna. E, sulla sinistra, un orso in nero metallo che ghermisce un uomo. Per di più, come nelle migliori tradizioni, un tappeto di nebbia lattiginosa che serpeggia attraverso di esso e stende le sue spire attorno agli alberi e quelle sculture di dubbio gusto. "Benvenuti ad Arkham" aveva mormorato passando per il cancello. Arkham, non la prigione dei folli criminali di Gotham City. Ma Arkham, la visionaria dalla mente di HP Lovecraft
Lungo la strada, tra un albero e l’altro, c’erano stature invase da edera, che raffiguravano nudi femminili, forse driadi o ninfe dei boschi. La villa, enorme, appare in fondo al viale, sontuosa e cupa, su due piani, con le finestre strette e il tetto adorno di gargoyle.
Ardito Cosimo si era fermato a contemplare quella sontuosa opera architettonica, indugiando sulla fontana in pietra adorna di cherubini, dai falli oblunghi, intendi a pisciare un licore giallastro, simile a piscio, nella vasca sottostante “Sono in un incubo” aveva commentato Cosimo
Rumore di zoccoli alle sue spalle. Al galoppo. Cosimo si era girato e si era visto, materializzarsi nella nebbia, un cavallo dal bianco manto. E.. l’occhio cadde sulla fronte del cavallo: al centro della fronte spiccava un corno. "Un unicorno?" stentava a credere a quello che vedeva. Forse che era impazzito? Forse che davvero aveva raggiunto una dimensione onirica tale da?..
E dietro l'unicorno in fuga, su un cavallo dal nero manto, sopraggiunse una giovane donna dai lunghi capelli biondi e l'incarnato pallido che, come una novella lady Godiva, cavalcava a pelo l'animale ed impugnava una balestra "Per gli Dei ma, dove sono capitato?"
“Signor Ardito?” una voce alle sue spalle lo aveva fatto sussultare. Dietro di lui, in cima alla scalinata che portava alla porta d’ingresso della villa, un bizzarro personaggio che sembra uscito da un quadro del settecento “Cosimo Ardito?”
“E voi siete il signor Bario Stralucchi?”
Aveva fatto un leggero inchino “Per servirla, prego, si accomodi” e mentre si stava accingendo a seguire l’invito, nell’aria, pesante e lamentoso, il nitrito di dolore di un cavallo. Un brivido che gli attraversava l’anima e faceva stridere le ossa “Buon Dio”
“Lady Mariana ha colpito nel segno anche questa volta” aveva commentato l’uomo
“Dava la caccia ad un.. unicorno?”
“Oh sì” alza le spalle con noncuranza “Ogni tanto, per diletto, lady Marianna va’ a caccia. Ce ne sono troppi nella proprietà”

Opulenza dopo opulenza, erano arrivati davanti all’osceno quadro dipinto dal vecchio proprietario della villa. Cosimo ne era ripudiato ed attratto allo stesso modo. Se si fissava a guardare quella massa di corpi, sembrava quasi che prendessero vita. Come ipnotizzato, Cosimo osserva corpi nudi sodomizzare ed essere sodomizzati, fellatio maschili e femminili, donne lascive a gambe aperte che vengono stuprate “Signor Ardito” la voce di Bario Stralucchi lo riporta alla realtà
“Mi scusi, questo quadro ha un effetto strano sulla mia mente”
“Ah, non si preoccupi. Non è il primo che si lascia catturare dalla sua visione” sorride l’uomo “Venga. Gradisce una tazza di tè?”
“Grazie, volentieri”

La cucina è l’unica zona normale della villa, con mobili troppo moderni che vanno in contrasto con l’arte barocca del resto della casa. “Prefernze?”
“Tè nero, grazie” annuisce Cosimo
Poi, le stranezze ricominciano. La giovane Marianna, rispettosa della lady Godiva menzionata prima, entra nella cucina, con i soli stivali ai piedi e completamente nuda. Cosimo si sente in imbarazzo e distoglie lo sguardo per rispetto ma, la giovane non se ne cura e si avvicina al bricco del tè, salutando l’ospite “Oh, non fate caso a me. Non mi formalizzo se un uomo mi vede nuda”
Non bella, pensa Cosimo, ha un che di mascolino nella linea della mascella. Fisico un po’ flaccido, ma non grasso, con un paio di rotolini sulla pancia. Il fondoschiena sembra buono, liscio e solido e il seno, sembra fatto di burro. Cosimo non insiste con lo sguardo ma l’ha già visionata tutta, anche là, dove le grandi labbra hanno un folto ciuffo aggrovigliato. Capelli lunghi e ricci, arruffati, occhi stretti a fessura, il cui colore manda un guizzo verde acciaio “Io.. non mi scandalizzo” replica Cosimo
Lei sorride “Bene, allora non le dispiacerà accompagnarmi”
“Affatto”
“Ti spiace, fratellino?”
Ah, sono fratelli “No, affatto”

E’ strano, avere una creatura dalla pelle colore della luna, affiancata. Sono in giardino, sotto un pergolato di rose. Il vialetto arriva fino ad una colossale statua che raffigura un angelo con le ali spiegate “Allora, che idea si è fatto di villa Ward?”
“Sinceramente, non capisco perché il mio prozio me l’abbia voluto dare in gestione”
“Perché è il suo unico erede”
“Ha un’atmosfera opprimente. Come riuscite a vivere qui?”
“MM, nella realtà, io ci dormo poco qui in villa. Mi crea un po’ di angoscia. Dopo il bosco c’è una casetta più piccola. La abito”
“E suo fratello?”
“Lui dorme sopra la casa della servitù”
“Non posso fare a meno di chiederle..”
“Vuole sapere dell’Unicorno?” fa cenno con la testa “Venga”
Si fa seguire verso una zona del bosco e imbocca un sentiero. Passano vicino ad una colossale quercia, oltrepassano un ponticello di legno sotto cui scorre un torrentello di acqua chiarissima. Lei si ferma “Adesso si dovrebbe togliere i vestiti”
Lui la guarda stupito “Come?”
“Oh, tranquillo, non ho intenzione di abusare di lei” ride “Ma, è necessario per percepire al meglio quello che sto per mostrargli”
Cosimo, non sa il perché, supera la sua pudicizia e comincia a spogliarsi sotto gli occhi attenti della ragazza “Tutto?”
“Troppo pudico?”
Lui non risponde, si levo le mutande e le ammucchia vicino agli altri vestiti. Nudo, i piedi che toccano l’erba del sottobosco. Leggera aria che soffia e gli accarezza la pelle. Fragranze di terra, di erba appena tagliata, di frutti e.. cos’è quell’odore che non riesce a collocare?
Marianna gli stringe una mano e lo guida ancora più dentro il sottobosco “Si dice che, il dio Pan intrattenesse le ninfe con il suo magico flauto. E che le ammaliava per poi possederle. Mio fratello le ha fatto vedere il quadro?”
“Sì, direi di dubbio gusto”
“Dipende dai punti di vista” macchie colorate di fori li circondano. Il vento si trasforma in una litania musicale, sembra un flauto. Giungono in una radura, dominata da un lago che sembra cristallo e sormontato da una gigantesca quercia “Velanidia” sussurra lei. E’ così vicina che..la testa prende a girargli, profumo di biancospino, di more selvatiche e di qualcos’altro “La grande quercia” ride “Come la tua” allunga una mano e gli sfiora il membro eretto. Cosimo non sa spiegarselo ma, rimane lì a farsi accarezzare, vicino a quella strana bellezza dalla pelle di luna, cacciatrice di unicorni.
E di unicorni ne arrivano, al cospetto della quercia, a brucare l’erba, a strusciarsi gli uni contro gli altri “E’ incredibile” dice Cosimo. E lei si è liberata degli stivali e della sua balestra e ha condotto per mano Cosimo in un tratto di zona d’erba “Non voglio abusare di te ma, voglio che tu faccia l’amore con me” lo fa sdraiare sull’erba e poi si fa impalare dal suo grande sesso. Lei soffoca un urlo di piacere. Comincia a dimenare i fianchi, si muove sinuosa, gli accarezza il petto, si lascia riempire del suo biancore. Ma non smette e continua a muoversi, più frenetica, mentre le unghie graffiano il petto e lui geme ma non smette.
E lui le afferra quei seni così burrosi, stringendoglieli, pizzicando i capezzoli, anelando la sua fragranza, le sue labbra.. le sue labbra..
Lei che si accascia accanto a lui, rimanendo con gli occhi chiusi. Lui con il sesso ormai floscio, con lo sperma che bagna la pelle e l’erba sottostante
“E’ un sogno” dice lui
“Ti aspettavamo da tanto tempo, mio Signore”
Strane figure si materializzano attorno a lui. Figure femminili e maschili, nude, dalla pelle diafana, le orecchie leggermente a punta. Sono attorno a lui, quasi in adorazione
“Chi sono loro?”
“Loro sono la tua eredità, padrone”
“Padrone di cosa?”
“padrone di tutto” lo bacia, lascia che lui l’ami ancora…
Un pensiero scivola fuori dal corpo e della mente di Cosimo..
“Sì, sono a casa…”
di
scritto il
2022-08-11
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