Una botta e via

di
genere
gay

Cartello “Area di sosta a 500metri”, proseguo.
Cartello “Area di sosta a 250 metri”, metto la feccia e mi sposto a destra, rallentando.
Cartello con freccia a destra e scritta “Area di sosta”, seguo la freccia e freno . Mi fermo.
Sul piazzale piuttosto ampio ci sono già in sosta una vettura ed un camion.
Dalla sbirciata approssimativa che ho già dato, pare che non ci siano occupanti nell'abitacolo della vettura.
Scendo, chiudo la mia macchina, passo vicina all'altra in sosta ed ho la conferma: dentro non c'è nessuno.
Pure la cabina del camion sembra non occupata da persone.
Conosco quest'area di sosta, mi ci fermo tutte le volte che passo. Quasi sempre si rimedia qualcosa.
Visti i veicoli senza persone posso immaginare che oltre gli arbusti di pitosforo ed oleandri che formano una specie di recinzione esterna alla piazzola, qualcuno sta già consumando.
Conosco i varchi per oltrepassare i cespugli, oltre i quali di solito si consumano rapporti occasionali. Lo dimostrano i troppi fazzolettini di carta abbandonati sull'erba molto calpestata e, a volte, anche qualche preservativo usato e lasciato a vista.
Sono contento, dopo aver superato i cespugli, di non vedere nessuno. Quel posto, l'immediato oltre siepe, è veramente ripugnante per colpa degli incivili che lasciano le cose che ho già detto.
Però io so bene, per esserci già stato molte volte, che c'è la possibilità di scendere il piccolo pendio con arbusti che ancora devono crescere, piantati per un futuro boschetto, e raggiungere la canaletta in cemento per la raccolta delle acque reflue. Pochi lo sanno, ancora meno scendono fin laggiù nella canala, sporca, sì, ma di erbe secche e terriccio, non di rifiuti abbandonati da persone ineducate.
Sono certo che l'automobilista ed il camionista sono laggiù. Scendo, non per spiarli ma sperando di potermi aggregare.
Delusione: non c'è nessuno.
Eppure non credo che i due automezzi siano stati abbandonati in sosta su una piazzola dell'autostrada, i conducenti devono per forza essere nascosti dentro quest'area limitata anche da un recinto in filo spinato poco oltre la canaletta di cemento.
Non so se essere deluso per non aver trovato nessuno o contento perché il posto che a me piace, che considero un poco mio, è ancora libero. Se rimorchio qualcuno ci possiamo appartare nel “mio” posto.
Per rimorchiare però devo tornare su, al piazzale asfaltato. E' quello che faccio. Torno sulla piazzola.
Arrivo nel momento in cui si aprono le portiere del camion, da ambo i lati. Da quello di sinistra, lato di guida scende un uomo-macigno: non alto ma robusto, peloso e sudato. Mi guarda quasi con aria di sfida. Sfacciatamente sistema la camicia nei pantaloni, richiude la patta, si palpa i testicoli e risale sul camion. Dalla portiera opposta è sceso un ragazzo giovane, meno di trent'anni, magrolino e ...oserei dire “delicato” d'aspetto. Di certo non avvezzo né a lavori fisici né ad esercizi in palestra, forse uno studente, un impiegato, qualcosa del genere.
Né l'uno, né l'altro rappresenta il mio tipo ideale, ma io non è che cerco mister universo tanto alla fine, per chi come me cerca solo avventure “mordi e fuggi” quel che conta è incontrare uno che ci sta a divertirsi un poco. Questi due certamente si sono già divertiti tra loro e non credo che siano interessati a me.
Spero solo che se ne vadano al più presto perché conto in qualche nuovo arrivo. Non si combina se si è in troppi, in questo luogo.
Son ben contento quindi sentire rombare il motore del camion anche se ci mette davvero tanto a muoversi, ma finalmente va,.. va,... sì, va via.
Il tipo mingherlino si è appoggiato alla sua vettura, con una gamba ben tesa sulla quale si sostiene, l'altra è solo appoggiata a terra con la punta del piede, accavallata all'altro; le braccia conserte, lo sguardo ostinatamente rivolto verso me.
Non ne ha avuto abbastanza dal camionista? Vuole anche me? Io non ho problemi! Gli vado vicino, gli passo davanti squadrandolo da capo a fondo, fisso più a lungo il suo basso ventre e proseguo verso il passaggio tra gli arbusti dove ero già passato.
Prima di varcarlo mi fermo e mi giro per guardare il tipo. Finalmente si muove e viene pure li verso di me. Passo oltre la siepe e aspetto che mi raggiunga. Lo fa, ma guardandosi attorno arriccia il naso.
Lo farei anch'io nel vedere i segni d'inciviltà lasciati da altri e lo incoraggio con: laggiù è pulito.- e di nuovo scendo fino alla canaletta. Lui mi segue solo con lo sguardo e solo quando mi fermo di nuovo, parte per raggiungermi.
Mi viene vicinissimo, quasi a sfiorarmi, mi guarda negli occhi e non parla. Allungo una mano sulla sua zona inguinale. Direi che al tatto resto deluso, mi aspettavo qualcosa di più voluminoso, più compatto. Mi tocca anche lui, anzi va subito al sodo: tira giù la lampo, introduce la mano, afferra per un attimo il mio membro da sopra i boxer, poi lo lascia per cercare di entrare anche dentro quest'indumento intimo. Lo agevolo slacciandomi la cintura e sbottonando del tutto i pantaloni che scivolano leggermente verso il basso.
Ci pensa lui ad abbassarmeli del tutto, calzoni e boxer. Tocca di nuovo il mio pene, lo fissa, lo accarezza, lo sega. Allungo la mia mano verso il suo inguine, prima si ritrae all'indietro, subito dopo si abbassa davanti a me per leccarmi l'uccello. Evidentemente non vuole attenzioni di un certo tipo, vuole solo farmi un pompino, e come me lo fa...che arte in quello scorrere con la bocca, quel palpeggiare anche le palle, nel sollevare ogni tanto lo sguardo verso l'alto, a cercare ed incrociare il mio...un pompinaro di prim'ordine, non c'è che dire. Non mi costa certo sacrificio lasciarlo fare, anzi. Li facessero tutti così i pompini quelli che incontro andrei in giro con cazzi di scorta. Non molla fino a quando non schizzo, anzi, fino a quando non trangugia e rilecca tutto quello che schizzo. Poi si alza, mi sorride. Gli chiedo: come ti chiami?
Non risponde, mi sorride, fa il gesto di ciao con la mano, si gira e si allontana per risalire tra gli arbusti lungo la china, verso il piazzale.
Il poco tempo di pulirmi con dei fazzolettini (che non butto), rivestirmi per bene e poi risalgo anch'io, portando nella mano i fazzoletti che butterò nel bidone che è sul piazzale. Quando arrivo sul piano asfaltato, il tipo non solo è già in macchina, ma sta già partendo. Neanche un cenno di saluto. Una botta e via.
E' da tanto tempo che non ho un rapporto così sbrigativo e silenzioso.
Un poco ci sto male, però....
...però ci penso:non è forse più onesto fare così che come di solito faccio io?
Io, uomo sposato e con figli già adulti, ho sempre avvertito una vaga attrazione anche verso i maschi, ma solo dopo sposato ho avuto la mia prima esperienza omosessuale, dentro un cinema, quando il tipo che era venuto a sedersi al mio fianco aveva allungato la mano tra le mie cosce ed io l'avevo lasciato fare, sorpreso e stupito, ma anche ..felice di lasciarlo fare. Anche allora non c'erano state parole. A cosa fatta il tipo s'era alzato e allontanato , senza neanche uno ciao.
Dopo avevo avuto vaghi rimorsi per aver tradito mia moglie e crescente voglia di provare ad avere un rapporto vero con un maschio.
Viaggiando molto per lavoro e pernottando alcune volte fuori casa, non mi mancavano occasioni di tempo libero. Una sera, a molti chilometri dalla famiglia, l'occasione capitò e non fu né silenziosa, né frettolosa, fu semplicemente meravigliosa. Ero stato abbordato nella hall dell'albergo dove alloggiavo da un altro ospite piuttosto simpatico che conversando, conversando, mi propose di farmi vedere un libro raro che era riuscito a trovare quel giorno in un negozietto, libro che aveva nella sua camera.
Io accettai l'invito, il libro non l'ho visto, non credo che esistesse davvero. In compenso passai la notte con lui, nel suo letto e scoprii nei dettagli i piaceri omosessuali.
Da quella volta non ho fatto più incontri così interessanti anche perché...ho paura di averne. Se capitassero, e con il mio lavoro capitano, occasioni propizie per vivere altre serate e o nottate interessanti, le lascio perdere, anzi scappo lontano. Ho paura di prendere qualche sbandata pericolosa.
Però...non sono capace di essere il fedele marito e il padre esemplare che vorrei essere. Ho bisogno di appagare anche le mie tendenze gay dopo quella notte. Lo faccio spesso e sempre viaggiando. Lungo le autostrade, nei bagni degli autogrill, o sulle aree di sosta, si trovano tante occasioni, ma proprio tante...credetemi, ormai sono esperto e conosco anche i posti dove si fa di più e quelli dove si fa di meno. Spesso rimorchio per un rapporto occasionale e poi chi si è visto si è visto. Però, tranne la prima volta al cinema ed oggi, tutte le altre volte almeno due parole con i miei partner le ho scambiate, addirittura un poco da incosciente, dico il mio vero nome, lascio il mio numero di cellulare, mi faccio dare quello degli altri, come se cercassi seconde opportunità che non ci sono mai state. Sulle autostrade credo sia impossibile rincontrarsi due volte con la stessa persona.
Questa volta è andata così, in modo celere, silenzioso e, oserei dire “unilaterale”. Quasi, quasi meglio così. A che serve scambiarsi nomi e numero di telefono se poi non si usano? Solo a perdere tempo inutilmente ed io dovrei essere grato a quel tipo che ho incontrato, perché non mi ha fatto perdere tempo. Oggi infatti non posso fare tardi. In un certo senso sono atteso...indirettamente.
Il vero “atteso” questa sera, a cena, in casa nostra, è il ragazzo di mia figlia. Mia moglie che lo ha già conosciuto non ha fatto altro che decantarlo. Questa sera mia figlia lo porta a cena proprio per farci incontrare e conoscere. Meglio che riprenda subito il mio viaggio, ho ancora tanti chilometri da percorrere, almeno una sessantina. Poi devo passare anche dall'ufficio, spero di non arrivare tardi.
Per fortuna non trovo molto traffico sul tratto che mi rimane, purtroppo trovo degli inghippi in ufficio. Mia moglie mi chiama al telefono per ricordarmi l'appuntamento familiare e decido di lasciare in sospeso alcune piccole questioni di lavoro e andare a casa. Non sono in ritardo, per fortuna. Luigi, il ragazzo di mia figlia, non è ancora arrivato.
-Faccio in tempo a farmi una doccia?- Chiedo
-Se non ci metti due ore, sì- mi dice mia moglie.
Faccio anche la doccia. Mi sto rivestendo quando sento suonare il campanello, aprire la porta, la voce di mia figlia, quella di mia moglie e quella di un uomo. Non può che essere il Luigi che aspettiamo.
Un ultima guardata allo specchio: sono pronto, posso uscire.
Esco, mia figlia mi presenta Luigi:... ho davanti il giovane che mi ha fatto il pompino sull'autostrada.
di
scritto il
2012-09-11
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