La Brutta (quella vera)

di
genere
incesti

Mia sorella non ha gradito che io abbia raccontato del nostro incesto. Mi ha mandato un file con la sua versione dei fatti, imponendomi di inviarlo tal quale, per la pubblicazione. Premesso che non posso sapere se la redazione accetta o no di pubblicarlo, io ci provo. Ecco la versione di mia sorella.

Salve, sono “Gioia”, definita da mio fratello orrenda più che brutta, nel racconto (La brutta) che ha scritto e inviato a questo sito, per la pubblicazione nella categoria”incesto”.
Leggendo la sua versione verrebbe quasi voglia di candidare il mio fratellino per il premio bontà. Vorrei dare la mia versione.
Circa l'andamento dei fatti riguardanti il mio allontanarmi dagli studi, dal primo lavoro, dalle amiche, eccetera, avrei molte rettifiche da fare rispetto a quello che ha detto mio fratello. Siccome penso che certi dettagli non interessa a nessuno, lascio perdere e vado al nocciolo, al come mi ha portato gradualmente ad essere la sua donna.(..o come io l'ho atteso con pazienza)
A sentir lui tutto sarebbe successo per caso, in un momento particolare e l'episodio sarebbe rimasto unico ed isolato.
Quello che mi fa rabbia è che nulla, di quello che ha scritto, è falso. La questione è che ha esposto i fatti in maniera tale da dipingere me come una povera tapina, rinata a nuova vita grazie al suo “sacrificio”, cioè grazie alla scopata che vi ha poeticamente raccontato, e lui come un generoso eroe.
Adesso ve lo dico io come stavano davvero le cose.
Domineiddio avrà pure sbagliato qualcosa sagomando il mio corpo, ma non mi ha fatto carente di niente altro, anzi, secondo me ha bilanciato le carenze di dote esteriori con eccessi di doti interiori. Non mi riferisco solo alla mia intelligenza (mio fratello mi ha definito secchiona). Oltre quella ho anche la passionalità, la sensualità, l'eros: me li sento ribollire dentro da quando ero ancora bambina.
Dice lui che tutti mi tartassavano, ed è vero che lo facevano proprio tutti. Mia madre non perdeva occasione per ricordarmi che ero un cesso e che, di conseguenza non potevo aspirare ad un uomo normale ma pregare Iddio che qualche vecchio o storpio o comunque un relitto umano mi prendesse...solo per farmi compagnia in vecchiaia (leggete il racconto di mio fratello che ha spiegato meglio di me come stavano le cose).
Io però, anche allora avevo ben vive ed attive tutte le ghiandole ormonali ed avvertivo il desiderio di amare ed essere amata sia sentimentalmente, sia fisicamente. Amore sentimentale zero. Quando nella realtà neppure mia madre mi amava che altro potevo fare se non immedesimarmi nelle eroine dei romanzi rosa?
Maledetti libri, così ben scritti da mettere in subbuglio anche altri ormoni del mio corpo brutto fuori, ma di donna sana dentro. A trenta e passa anni, è inutile girare intorno all'argomento, io avevo voglia di cazzo, tanta voglia... e anche bisogno fisiologico. Senza speranze di poterne avere uno neanche fotografato, perché allora internet non c'era e le riviste pornografiche pubblicavano solo donne, in ogni posa, in ogni particolare, anche a figa allargata con le dita, ma solo donne....che, con tutto il rispetto per le lesbiche, a me non hanno mai interessato.
Lui dice che in quel periodo si limitava a chiedermi che libro stavo leggendo e se mi piaceva. Verissimo! Lo faceva. Ma non ha detto come e quando. Non ha detto che mi si avvicinava quasi sempre subito dopo aver fatto la doccia o essersi raso la barba, o lavato i denti, cioè quando emanava profumi virili e gradevoli. Non ha detto che si avvicinava a me a dorso nudo ( a meno che non fosse inverno e stesse nevicando, nel qual caso indossava la maglietta intima), d'inverno con i pantaloni del pigiama, quelli che hanno la patta senza bottoni e che...mi attizzavano non so dire quanto..., e in altre stagioni addirittura in boxer (prevalentemente) o slip (più di rado).
Lui ha detto che per il suo non interferire con gli sproni io forse un poco di bene gli volevo. Più che volergli bene avrei voluto il suo pene, ma non certo perché lui non interferiva con degli sproni a non isolarmi, ma perché... beh... a me, mi ha descritto tutta la mia bruttezza con dovizie di particolari, ma di lui ha detto solo che aveva ventuno anni. Non ha detto però che era alto 1,78, bello come il Davide di Michelangelo, con dei pettorali ampi, forti, possenti, le braccia forti di muscoli e impreziosite da erotichissime vene che correvano in superficie, a partire da poco più in basso dei gomiti, fin sui dorsi delle mani... e che mani! Strette, con le dita lunghe, ma non di quelle che sembrano graciline come le dita di certe pianisti, no, dita che al solo vederle pensavi: se quelle stringono sgretolano.
Dice che gli raccontavo la trama di romanzi. Certo, per trattenerlo il più a lungo possibile vicino a me, sperando che si aprisse prima o poi quella fessura (patta) senza bottoni, del pigiama o dei boxer.
Dice che mi ha fatto un complimento per un mio vestito non nero e che gli avrei dato un bacetto. Il vestito me lo ricordo, il suo complimento pure, sul bacetto ci credo ma non me lo ricordo. Se ci fu, non fu per gratitudine, forse perché neanche di fronte allo scollatissimo vestito aveva notato la mia femminilità (infatti lui si ricorda il colore, non l'ampia scollatura) ed è probabile che per stuzzicarlo io gli abbia dato anche un bacetto, ma lui....niente.
Gli altri uomini stavano altrove e se mi guardavano era per schernirmi, lui invece era in casa, girava seminudo, mi parlava, mi si metteva vicino, ...ed io ero brutta si, ma stracarica di voglie che lui non vedeva. Non si è mai accorto di quante volte ho guardato dal buco della serratura mentre lui era in bagno per vederlo pisciare, né mai ha sospettato di quanto avrei voluto reggerglielo io, con la mia mano quel pisellone, specie quando, sul finire, lo sgrullava con due o tre colpi...oh che desiderio di farglielo io quel lavoretto...
Invece a me toccava, e non mi dispiaceva di certo, prendere le sue mutande (e tutta la sua biancheria), quand'era l'ora di lavarla. Quante annusate con profonde aspirazioni ho fatto sulle sue mutande da lavare, quante volte le ho girate alla rovescio per passare proprio l'angolo dove era stato il suo cazzo, sulla mia figa. Quanti ditalini mi sono fatta annusando e baciando le sue mutande da lavare. Questo lui non lo dice. Non se ne accorgeva. Lui andava a cercare di rimorchiare le puttanelle insieme ai suoi amici e non si accorgeva di me.
Neanche quella sera quando entrò nella mia stanza per la prima volta di notte (lui dice che stavo leggendo un libro) in realtà mi stavo masturbando pensando proprio a lui, Non era il libro che avevo cercato di nascondere, ma un panno bianco, tenuto in mano per asciugarmi quando mi sarei bagnata. Dice che ha visto una strana luce nei miei occhi quando mi ha detto “Copriti, anche se tu si mia sorella, io sono pur sempre un uomo”. Sfido io che l'ho guardato con occhi carichi di non so cosa, forse di aspettativa, di illusione che finalmente mi avrebbe trombata, invece, lo ha detto pure lui, niente. Neanche quella sera.
E' vero che prese l'abitudine di passare nella mia stanza ma solo per chiacchierare, stronzo! Fino a che non ce l'ho fatta più e...ho reclamato . Lui dice che ho pianto. Sì, ma non di amarezza. Il mio fu un pianto liberatorio, ero riuscita a dirgli che avevo voglia di cazzo anch'io.
Dice che quella notte facemmo sesso in modo fantastico. Confermo e aggiungo, in modo completo, perché dopo troppi anni di attesa non ebbi la forza di rimandare niente ad un'altra volta. Certo che mi feci scopare, ma in quante posizioni diverse, dalla più banale posizione missionaria, al più di una posizione da kama sutra, e volli assaggiare anche i piaceri orali. La sua leccata ad ampio raggio, dalla figa al culetto e le sue intrusioni di lingua tra le grandi e piccole labbra, non le ho mai scordate (stiamo parlando di diciotto anni fa).
Lui, nel suo racconto (andate a rileggerlo per verificare) tra le righe si fa quasi vanto di essere stato con me solo quella volta.
Stronzo! Possibile che in quasi due decenni non ha ancora capito che nessuno mi ha mai umiliata più di lui? Dopo sì, che ho sofferto, quando...non c'è stato più nulla tra noi. Che dovevo pensare se non che gli avevo fatto tanto schifo, nonostante la luce senta, da non volermi mai più? Che senso ha avuto smettere dopo che avevamo cominciato? Una o mille volte ormai, secondo me non faceva differenza, se ci fosse piaciuto. Il fatto che non venne più in camera mia mi fece pensare che io gli avevo fatto schifo. Altro che gratitudine , odio ho provato per lui. Brutto imbecille.
Ma che si fa così? Me lo aveva fatto bramare per mesi, mesi e mesi quel suo cazzo, finalmente me lo aveva fatto assaggiare, non gli ho nascosto che mi era piaciuto moltissimo. Avevo letto tante volte sui libri che la prima volta non è mai un granché per una donna, che il bello viene dalla seconda volta in poi. Io che avevo goduto già moltissimo in quella prima esperienza, mi aspettavo livelli eccelsi, sublimi, infiniti, nei giorni successivi, invece niente..., neanche più le chiacchierate notturne come in precedenza. Come potevo non sentirmi offesa ed umiliata, come potevo non pensare di avergli fatto schifo per la mia bruttezza?
Nel suo racconto, dopo essersi dipinto bello, si è anche fatto una bella cornice parlando in un certo modo di Adelmo.
Ancora una volta ha descritto fatti veri in maniera sbagliata. E' vero, verissimo, che io ho detto ad Adelmo di non essere più vergine, appena lui mi ha detto la verità del perché mi sposava (badante dei suoi figli) Ma non è vero che l'ho detto per onestà intellettuale, al contrario, proprio per chiarire bene le mie intenzioni: non sono una serva a basso costo, sono una donna. Le tue figlie ci sono e te le accudisco, ma io pure ci sono e tu mi scopi. “Io non sono vergine” significava”non sono stata ad aspettare te, per togliere le sane e normali voglie che ho, perchè io le voglie le ho e le voglio soddisfare”.
Non credo, come pensa mio fratello che io mi sia riferito a quella nostra notte in particolare. Certo, altri uomini non ne avevo avuti, la mia “non bellezza” (come eufemisticamente ha scritto mio fratello) li ha tenuti tutti alla larga ma io....beh, gente, quando si assaggia il cazzo non se ne può più fare a meno se non a rischio di impazzire. Io non sono impazzita. Dovreste arrivarci da soli a capire come ho fatto. Chiarito che non ero riuscita a procurarmi né vibratori, né peni in lattice, secondo voi?
L'orto-fruttivendolo dal quale mi servivo credo si sia chiesto come mai comprassi tanti ortaggi. Vi assicuro che ce n'è uno fantastico. Non è la banana, non è la zucchina (troppo fragili) sono le fantastiche melanzane lunghe, quelle nere, morbide al tatto e resistenti all'introduzione....
Capito fratello vanitoso? Ora che sai la mia versione forse sarai meno orgoglioso. Quante scopate ti sei perso.
Io ho recuperato, Adelmo non mi ha delusa. Tu sì... tranne quella sera. Quella si. È stata anche per me la migliore scopata della mia vita.
Firmato “Gioia”

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Che botta ragazzi! Mi sa che delle donne io non ho ancora capito niente. Ciao.Joword


di
scritto il
2012-09-04
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