La spallina del reggiseno
di
Yuko
genere
saffico
Ridendo ci abbracciamo forte, giriamo, volteggiamo come un vortice di fiabe ed ecco che ci troviamo subito per terra, tutte e due, una sopra all'altra, sulla sabbia fine e argentata di Sormiou.
Quell'ora magica del pomeriggio inoltrato, quando la spiaggia si svuota e il sole disegna ombre lunghe, e la sua forza si riduce a un leggero tepore che scalda, ma non scotta.
Scaglie di mitici animali marini, la rena bianca della baia.
Restiamo così, a guardarci negli occhi, desiderose di fare e desiderose di aspettare, di dilatare il momento, imprimerlo nella mente, scolpirlo in lettere indelebili nel cuore.
Tu, sotto, tra le mie braccia; io china su di te, appoggiata su un gomito nell'umida riva.
Il seno ti si solleva quando respiri, voluttuosamente, come per aspirare anche me, l'odore della mia pelle, tutta la mia essenza e il mio essere qui, adesso, sola e tutta per te.
Il petto ti si solleva e tocca il mio seno, e ogni volta è una scintilla che scatena sensazioni nuove e mi obnubila la mente; ruscelli di desideri convergono in un torrente tra le mie gambe, e una sorgente di sensazioni umide si muove tra i miei genitali, serpeggia, formicola: irresistibile e indescrivibile attesa di un tuo cenno.
Ti guardo e ti contemplo in tacita adorazione di ogni tuo particolare.
Gli occhi, i tuoi occhi. Le tue iridi finemente scolpite, le sopracciglia in cui si attarda qualche pigro raggio di sole, scomponendosi in minuti arcobaleni che mutano con le microscopiche variazioni dell'espressione del tuo volto.
Un poco di sabbia ti è rimasto su uno zigomo ed esalta la tua carnagione mediterranea, le tue sfumature calde, come caliente è ogni linea del tuo corpo, quelle che percepisco con lo sguardo, quelle che avverto come curve piene che spingono contro il mio petto e il mio ventre, quelle che si impongono alle mie dita mentre la mia mano scivola dal tuo ombelico alle tue cosce.
Con un rametto di rosmarino ti stuzzico il naso: tu arricci il musetto, ma il profumo intenso della spezia indomita e selvaggia presto trasforma il solletico in sensazioni cui sei costretta ad arrenderti.
I profumati aghi sfiorano il contorno delle tue labbra.
Tu le muovi, come per volermi baciare, increspi il rosso corallo e con la punta della lingua lambisci l'aspro cespuglio.
L'aroma si impossessa di te penetrandoti nelle narici nei tuoi voluttuosi respiri.
La ruvida carezza si sposta sul mento e precipita sul collo mentre i tuoi incisivi bianchissimi si affacciano in un sorriso di irrefrenabile desiderio erotico.
E rimani in sublime attesa dei miei piccoli tormenti.
Mi fissi negli occhi, fremi di desiderio e ti domandi questi tratti orientali cosa trameranno alla loro prossima mossa su quel tuo corpo che si è concesso, interamente abbandonato alle mie dolci sevizie, in resa incondizionata.
E il mio gioco continua, ma ora si impone dolcezza.
Stempero il rosmarino sotto il tuo olfatto mentre tu ti inebri delle sue essenze e col dito inizio a interessarmi della spallina del tuo costume turchese.
Quel sottile istmo di tessuto elastico che, solo, protegge la nudità della tua spalla, l'incavo dolcemente sinuoso che dal tuo collo si solleva verso il braccio.
Unico baluardo, misero alfiere a difendere quell'ampia regione del tuo profilo che, nuda, è in grado di suscitare ogni ardore, fonte di eccitazione e preludio e orge di sapori, carezze e stimolazioni erotiche che dalle tue ascelle si elevano sulle sommità tonde dei tuoi seni.
Oggetto di desideri e di pensieri, di progetti di assedio, di premesse di gioie e appagamento, la spallina si estende su toniche forme muscolari, si solleva sulla clavicola per dilagare verso il triangolo che copre la tua tonda pienezza.
Seno di donna mediterranea, petto pieno di mujer spagnola celato da un bastione in trama sintetica che difende l'ovale massa appeso a una millimetrica spallina.
Stuzzico l'elastico, lo sollevo e lo tiro tramandando la mia rispettosa curiosità al tuo seno che si alza come al comando di un burattinaio che ne orchestra i fili.
Con i denti tendo la spallina e il tuo seno risponde. Il tuo desiderio è ora vittima dei miei capricci, la tua voglia crescente deve sottostare alla mia volontà bizzarra, che, perversa, prolunga e ritarda il piacere.
Afferro la spallina, la innalzo e la lascio ricadere di colpo. La tua mammella vibra e si assesta, ma il capezzolo si dilata e si gonfia, spinge sotto il tessuto e svela il tuo ardore.
Il mio dito ora è sotto la spallina, ne segue i profili, si avvicina al tuo seno che, sollevato il velo che lo protegge, mi appare nella sua perfezione, con quel capezzolo impettito che si erge, disturbato dalla mia incessante persecuzione e che reclama i miei baci, le mie dita, la mia lingua.
La spallina si sposta, migra sotto i miei comandi fino a scivolare oltre la spalla, il tuo tondo deltoide.
Il tuo corpo vibra di palpabile eccitazione mentre osservi in silenzio l'opera delle mie impietose dita.
La spalla ora si espone nuda.
Nessuna asperità si oppone alla carezza che dal tuo orecchio accenno con la punta del dito fino al tuo braccio.
Come in un lento passo di danza la coppa del reggiseno si abbassa, ma la tua nudità ancora non si libera, in strenua resistenza, anche se una generosa rotondità inizia a sorgere come una luna piena sui mari che si affacciano sulle coste della Valencia.
La spalla è senza veli e la via per raggiungere il tuo seno caldo e morbido non ha più alcun ostacolo.
Il capezzolo implora le mie attenzioni, eppure ancora indugio sulla tua spalla senza più difese.
La sfioro con la punta del naso, inverto il percorso accarezzandola con le mie labbra, con la lingua punteggio di saliva il tuo tiepido velluto mentre apprezzo brividi di piacere.
Ti mordicchio accennando a piccoli graffi che ti infliggo con gli incisivi per scolpire il mio nome fra le tue sensazioni più intime e bagnate.
Il tuo seno sussulta, il capezzolo indifeso si mostra e si nasconde e io mi sciolgo sul profumo del velo delle tue cellule abbronzate, sulla sella tra l'orecchio e il tuo braccio.
Mi ci cullo, vi costruisco la mia dimora.
Solo una carezza sul tuo slip, la sensazione di bagnato sui polpastrelli. Annuso le dita per inebriarmi del tuo odore di donna eccitata, poi infilo le stesse dita sotto il tuo reggiseno, approdo al tuo capezzolo teso e sensibile e insieme attraversiamo il confine nel giardino dell'Eden.
Quell'ora magica del pomeriggio inoltrato, quando la spiaggia si svuota e il sole disegna ombre lunghe, e la sua forza si riduce a un leggero tepore che scalda, ma non scotta.
Scaglie di mitici animali marini, la rena bianca della baia.
Restiamo così, a guardarci negli occhi, desiderose di fare e desiderose di aspettare, di dilatare il momento, imprimerlo nella mente, scolpirlo in lettere indelebili nel cuore.
Tu, sotto, tra le mie braccia; io china su di te, appoggiata su un gomito nell'umida riva.
Il seno ti si solleva quando respiri, voluttuosamente, come per aspirare anche me, l'odore della mia pelle, tutta la mia essenza e il mio essere qui, adesso, sola e tutta per te.
Il petto ti si solleva e tocca il mio seno, e ogni volta è una scintilla che scatena sensazioni nuove e mi obnubila la mente; ruscelli di desideri convergono in un torrente tra le mie gambe, e una sorgente di sensazioni umide si muove tra i miei genitali, serpeggia, formicola: irresistibile e indescrivibile attesa di un tuo cenno.
Ti guardo e ti contemplo in tacita adorazione di ogni tuo particolare.
Gli occhi, i tuoi occhi. Le tue iridi finemente scolpite, le sopracciglia in cui si attarda qualche pigro raggio di sole, scomponendosi in minuti arcobaleni che mutano con le microscopiche variazioni dell'espressione del tuo volto.
Un poco di sabbia ti è rimasto su uno zigomo ed esalta la tua carnagione mediterranea, le tue sfumature calde, come caliente è ogni linea del tuo corpo, quelle che percepisco con lo sguardo, quelle che avverto come curve piene che spingono contro il mio petto e il mio ventre, quelle che si impongono alle mie dita mentre la mia mano scivola dal tuo ombelico alle tue cosce.
Con un rametto di rosmarino ti stuzzico il naso: tu arricci il musetto, ma il profumo intenso della spezia indomita e selvaggia presto trasforma il solletico in sensazioni cui sei costretta ad arrenderti.
I profumati aghi sfiorano il contorno delle tue labbra.
Tu le muovi, come per volermi baciare, increspi il rosso corallo e con la punta della lingua lambisci l'aspro cespuglio.
L'aroma si impossessa di te penetrandoti nelle narici nei tuoi voluttuosi respiri.
La ruvida carezza si sposta sul mento e precipita sul collo mentre i tuoi incisivi bianchissimi si affacciano in un sorriso di irrefrenabile desiderio erotico.
E rimani in sublime attesa dei miei piccoli tormenti.
Mi fissi negli occhi, fremi di desiderio e ti domandi questi tratti orientali cosa trameranno alla loro prossima mossa su quel tuo corpo che si è concesso, interamente abbandonato alle mie dolci sevizie, in resa incondizionata.
E il mio gioco continua, ma ora si impone dolcezza.
Stempero il rosmarino sotto il tuo olfatto mentre tu ti inebri delle sue essenze e col dito inizio a interessarmi della spallina del tuo costume turchese.
Quel sottile istmo di tessuto elastico che, solo, protegge la nudità della tua spalla, l'incavo dolcemente sinuoso che dal tuo collo si solleva verso il braccio.
Unico baluardo, misero alfiere a difendere quell'ampia regione del tuo profilo che, nuda, è in grado di suscitare ogni ardore, fonte di eccitazione e preludio e orge di sapori, carezze e stimolazioni erotiche che dalle tue ascelle si elevano sulle sommità tonde dei tuoi seni.
Oggetto di desideri e di pensieri, di progetti di assedio, di premesse di gioie e appagamento, la spallina si estende su toniche forme muscolari, si solleva sulla clavicola per dilagare verso il triangolo che copre la tua tonda pienezza.
Seno di donna mediterranea, petto pieno di mujer spagnola celato da un bastione in trama sintetica che difende l'ovale massa appeso a una millimetrica spallina.
Stuzzico l'elastico, lo sollevo e lo tiro tramandando la mia rispettosa curiosità al tuo seno che si alza come al comando di un burattinaio che ne orchestra i fili.
Con i denti tendo la spallina e il tuo seno risponde. Il tuo desiderio è ora vittima dei miei capricci, la tua voglia crescente deve sottostare alla mia volontà bizzarra, che, perversa, prolunga e ritarda il piacere.
Afferro la spallina, la innalzo e la lascio ricadere di colpo. La tua mammella vibra e si assesta, ma il capezzolo si dilata e si gonfia, spinge sotto il tessuto e svela il tuo ardore.
Il mio dito ora è sotto la spallina, ne segue i profili, si avvicina al tuo seno che, sollevato il velo che lo protegge, mi appare nella sua perfezione, con quel capezzolo impettito che si erge, disturbato dalla mia incessante persecuzione e che reclama i miei baci, le mie dita, la mia lingua.
La spallina si sposta, migra sotto i miei comandi fino a scivolare oltre la spalla, il tuo tondo deltoide.
Il tuo corpo vibra di palpabile eccitazione mentre osservi in silenzio l'opera delle mie impietose dita.
La spalla ora si espone nuda.
Nessuna asperità si oppone alla carezza che dal tuo orecchio accenno con la punta del dito fino al tuo braccio.
Come in un lento passo di danza la coppa del reggiseno si abbassa, ma la tua nudità ancora non si libera, in strenua resistenza, anche se una generosa rotondità inizia a sorgere come una luna piena sui mari che si affacciano sulle coste della Valencia.
La spalla è senza veli e la via per raggiungere il tuo seno caldo e morbido non ha più alcun ostacolo.
Il capezzolo implora le mie attenzioni, eppure ancora indugio sulla tua spalla senza più difese.
La sfioro con la punta del naso, inverto il percorso accarezzandola con le mie labbra, con la lingua punteggio di saliva il tuo tiepido velluto mentre apprezzo brividi di piacere.
Ti mordicchio accennando a piccoli graffi che ti infliggo con gli incisivi per scolpire il mio nome fra le tue sensazioni più intime e bagnate.
Il tuo seno sussulta, il capezzolo indifeso si mostra e si nasconde e io mi sciolgo sul profumo del velo delle tue cellule abbronzate, sulla sella tra l'orecchio e il tuo braccio.
Mi ci cullo, vi costruisco la mia dimora.
Solo una carezza sul tuo slip, la sensazione di bagnato sui polpastrelli. Annuso le dita per inebriarmi del tuo odore di donna eccitata, poi infilo le stesse dita sotto il tuo reggiseno, approdo al tuo capezzolo teso e sensibile e insieme attraversiamo il confine nel giardino dell'Eden.
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