21 anni

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21 anni

21 anni, finalmente, un’età molto importante per una ragazza, beh anche per un ragazzo, penso, io a 21 anni sono entrata in possesso di un’altra parte del patrimonio lasciato dai miei genitori, a 25 sarei entrata in possesso dell’ultima parte, devo dire che, comunque, già adesso sono più che sufficienti a permettermi una vita più che agiata, ero seguita da uno studio che si occupava anche delle mie tasse, persone che avevano già lavorato per papà e per il nonno e, che ora, lavoravano per me, almeno in parte.
Questo mi permette di vivere senza dover lavorare, sono molto fortunata ma non dimentico quelli meno fortunati di me, il 20% dei miei utili vengono devoluti ad enti e comunità che assistono quelli meno fortunati, mi sembrava giusto così e così verrà fatto sempre.
Io non faccio programmi, la mia vita si basa sul fatto che mi faccio sempre i fatti miei e mai quelli degli altri, vivo la vita come viene, non sbandiero la mia quasi ricchezza, non mi interessano le differenze di classe o di razza, io non do fastidio a nessuno e non voglio che nessuno dia fastidio a me.
Mi piace vivere alla giornata, non faccio mai programmi, cerco il piacere, mi piace andare in discoteca e ballare, farmi scopare nel bagno di una discoteca? Certo, farmi rimorchiare in un bar? Se mi va, fare sesso con più uomini? Sempre se mi va, non sopporto la violenza, il dolore? A volte fa parte del piacere, la droga? MAI, la mia droga è il sesso, direte con chiunque? No, solo con chi mi va e quando mi va, farmi trattare da puttana? A volte si, mi eccita, a volte no.
Mi piace essere notata, guardata, ammirata, desiderata, sono un po’ esibizionista? Si, direi di si, corro dei rischi? Non ci penso, però può capitare anche se cerco di evitarlo ma a volte mi eccita, adoro le situazioni intriganti.
Ora dopo questa lunga premessa posso raccontarVi un episodio, forse quello più eclatante che mi accadde quell’anno e, devo dire anche molto piacevole per me, non fu una cosa che si risolve in poche ore ma andò avanti per qualche giorno con mio sommo piacere.
In quegli anni non c’era l’immigrazione incontrollata che c’è adesso e le comunità di stranieri, a parte quella cinese a Milano, non erano particolarmente numerose, gli uomini di colore marocchini, algerini, tunisini o altro erano , comunque, regolari nel nostro Paese, c’era poi la credenza che i neri avessero una virilità più, come dire …… evidente dei bianchi, in effetti quello che mi capitò lo confermò, almeno in parte.
Avevo deciso di cambiare aspetto alla mia casetta, avevo fatto togliere la moquette e posare un bel parquet in legno massello, però ora mi ci volevano dei tappeti, ho sempre amato i tappeti orientali, anche con un arredamento moderno come il mio quindi guardai sulle pagine gialle per trovare qualche rivenditore che avesse quello che cercavo e ne trovai diversi, il mattino dopo, con il mio bigliettino con gli indirizzi, dopo essermi vestita in modo abbastanza comodo per potermi muovere liberamente presi la mia spyder e cominciai il giro, cominciai da uno in zona navigli ma nulla di particolare, poi arrivai vicino all’arena, anche lì delusione, il terzo era in zona washington, ma non era un negozio, direi più un magazzino al piano seminterrato, era molto grande e c’erano pile di tappeti aperti uno sopra l’altro, altri arrotolati e c’era anche una zona dove immagino facessero riparazioni perché c’era qualche tappeto piegato ed alcune sedie molto basse, comunque già per entrare dovetti scendere una scala e suonare ad un videocitofono e poi venni accolta da un signore straniero bianco che però parlava in italiano molto bene che aveva addosso una specie di caftano, gli dissi cosa cercavo e lui mi disse di girare liberamente nel magazzino e di guardare quello che volevo, poi di chiamarlo in ufficio, dove si ritirò, per qualsiasi cosa e, così feci, ci volle quasi un ora ma trovai un bel tappeto per la mia camera da letto, e due per il soggiorno, uno per il tavolo ed uno per la zona conversazione, allora andai in ufficio a chiamare il proprietario, glieli feci vedere, contrattammo il prezzo, pagai e gli diedi l’indirizzo per la consegna poi me ne andai.
Due giorni dopo vennero due ragazzi, beh non ero in grado di stabilirne l’età, erano neri ma neri sul serio, e mi portarono i tappeti che, molto gentilmente posizionarono secondo le mie istruzioni, diedi loro una mancia ed uscirono, mentre guardavo ammirata i miei tappeti nuovi suonò di nuovo il citofono, erano ancora loro
- Signorina scusa
Non parlavano bene italiano come il loro titolare
- Furgone no va, possiamo telefonare?
Gli indicai il telefono e chiamarono, immagino il loro padrone, non capii nulla perché parlavano la loro lingua, poi abbassarono la cornetta
- Avete risolto?
- Si signorina grazie adesso arriva
- Volete aspettare qui? Bere qualcosa>?
- Grazie acqua si.
Mentre aspettavamo mi raccontarono, almeno così capii che erano del Marocco come il loro titolare e che erano a Milano da qualche mese, incuriosita gli chiesi come mai il loro titolare era bianco e loro…neri, mi spiegarono che provenivano da una zona diversa e che il loro paese era ai confini del deserto mentre il loro titolare era della capitale. Mi raccontarono che a Milano c’era una comunità abbastanza numerosa di marocchini e che loro, con altri, vivevano vicino al naviglio, in una palazzina con diversi appartamenti dove abitavano tutti marocchini con un cortile dove si riunivano per pregare e festeggiare tutti insieme, erano mussulmani e la settimana successiva ci sarebbe stata una festa di matrimonio, mi dissero anche che da loro una festa nuziale durava anche una settimana, beh sapevano divertirsi, pensai, poi citofonarono di nuovo, era arrivato un loro collega con dei cavi, fecero partire il furgone ma, prima di andarsene mi diedero l’indirizzo di casa loro e mi invitarono a vedere la loro festa, poi ci salutammo e se ne andarono.
Andai alla biblioteca sormani per leggere qualcosa sul Marocco e sulle loro abitudini, oltre che civili anche religiose, giusto per non andare impreparata. Avevo deciso di fare un salto a dare un’occhiata alla festa, giusto per curiosità e per fare qualcosa di diverso, ci andai il lunedì nel tardo pomeriggio, siccome mi ero informata ero ben coperta perché non volevo offenderli, indossai la mia biancheria, un paio di pantaloni larghi di seta nera, allora si usavano dei completi tipo pijamas, con una fascia sempre nera larga in vita, una camicetta sempre nera e di seta un po’ trasparente ma con sopra una giacca in tinta che, comunque, copriva le mie trasparenze ed una sciarpa che utilizzai per coprirmi la testa a mo’ di turbante che, comunque mi copriva la testa lasciando fuori solo la grossa treccia bionda con la quale avevo acconciato i miei capelli ed una stola sempre di seta nera su una spalla, indossai poi delle babbucce dorate, parcheggiata la macchina, era già il tramonto, entrai al civico che i ragazzi mi avevano indicato, all’ingresso un uomo mi disse che c’era una festa privata e non potevo entrare, allora gli dissi che mi avevano invitato jussuf ed ahmed, penso si scrivessero così i loro nomi ed allora mi disse di aspettare e, dopo un po’ arrivarono, anche loro avevano addosso una tunica tipo caftano, entrando nel cortile vidi che si trattava di una casa ringhiera, ce n’erano tante a Milano, ai balconi tanti panni stesi ma non ad asciugare, sembravano più che altro teli colorati, pensai fosse per la festa, nel cortile due tende, una più piccola ed una molto grande però con le pareti libere ed un sacco di cuscini per terra sopra dei tappeti che coprivano il cemento del cortile, i ragazzi mi dissero di coprire anche la treccia ed usai la stola che avevo sulla spalla, non volevo offendere nessuno, mi spiegarono che gli uomini mangiano separati dalle donne, che cosa strana, pensavo che in una famiglia si mangiasse tutti insieme, comunque dissi loro che ero venuta solo per dare un occhiata, allora mi dissero di salire al primo piano, dalla balconata avrei potuto assistere e le donne mi avrebbero dato da bere e mangiare. Salii con loro che mi presentarono un paio di donne e poi scesero.
Dopo un po’ cominciai a sentire un certo trambusto, musica, tamburi e flauti e uomini che ballavano mentre le donne dai balconi battevano le mani, ne vidi diverse con le mani decorate con l’hennè, era abbastanza assordante come musica ma nessuno dalle case intorno sembrava lamentarsi, mi offrirono da mangiare ma rifiutai, però bevvi, doveva essere the ma mi sembrò un po’ forte, non c’era alcool dentro era proprio l’infusione, però dopo il terzo bicchiere mi sentivo bene e mi misi anch’io a battere le mani, poi vidi le donne scendere con dei vassoi e portarli sotto la tenda grande dove una ventina di uomini stavano seduti sui cuscini, la musica continuava e le donne si ritirarono di nuovo alcune nelle case ed altre ancora sui balconi, una di queste mi si avvicinò e le chiesi dove trovare un bagno, allora mi portò in una casa che mi disse essere quella dei miei ospiti, in sala, pensai fosse quella, c’erano tappeti e cuscini per terra, dopo essere andata in bagno mi sedetti un po’ lì perché in casa la musica si sentiva un po’ meno e cominciavano a farmi male le orecchie con quel frastuono, c’era anche quello che sembrava una bottiglia, poi scoprii che era un narghilè per fumare, mai fumato in vita mia, stetti lì una mezz’ora poi mi alzai per tornare fuori a vedere e per salutare ed andarmene, lo dissi ad una delle ragazze che dal balcone chiamò i ragazzi e poi mi accompagnò di nuovo in casa dicendomi che sarebbero arrivati subito, mi risedetti sui cuscini fino a che arrivarono
- Scusate ragazzi, adesso vado così voi continuate la festa, cosè quello?
E indicai, alzandomi, la bottiglia di prima, mi spiegarono loro che era un narghilè per fumare
- Ah io non ho mai fumato
Si guardarono e poi mi dissero
- Allora tu deve provare signorina
Ed uno dei due si mise ad armeggiare vicino al narghilè che quando fu pronto si sedettero anche loro e mi fecero vedere come fare, poi mi porsero uno dei bocchini collegati alla bottiglia ed aspirai la prima boccata tossendo, risero e allora continuai, un po’ tossivo un po’ fumavo, dopo un po’ non tossivo più, mi sentivo la testa un po’ leggera però mi girava leggermente ma continuai a fumare
- Signorina a te piace?
- Si mi piace, che tabacco è?
- Oh niente una miscela
Mentre uno dei due me lo diceva guardava l’altro che fece una smorfia, io mi sentivo davvero bene non credevo che il fumo facesse quell’effetto, avrei cominciato prima, anche loro fumavano e la stanza si stava abbastanza riempendo di fumo, solo una forte sensazione di caldo, avevo già tolto la stola dalla testa e avevo tolto la giacca di seta senza pensare alle trasparenze della mia camicetta, sentivo davvero caldo, poi dovetti sdraiarmi, la testa mi girava ma non mollai il narghilè avevo gli occhi chiusi, li aprivo ogni tanto, anche i due ragazzi dovevano avere caldo perché si stavano sfilando le tuniche e anche loro si sdraiarono continuando a fumare, che bella sensazione.
Aprendo gli occhi vidi uno dei due alzarsi andare a chiudere la porta, nella nebbia del mio sguardo, lo vedevo di schiena ma mi sembrava fosse nudo aveva la pelle lucida e nera, chiusi gli occhi di nuovo, poi li riaprii, mi sembrava i due ragazzi fossero al mio fianco e stavano slacciandomi la camicetta, richiusi gli occhi, poi li riaprii e mi sembrò di essere completamente nuda sui cuscini, continuai a fumare e richiusi gli occhi, poi tiravo ma non aspiravo più nulla allora li riaprii definitivamente, volevo fumare ancora, al mio fianco i ragazzi seduti e completamente nudi, tirandomi su appoggiando i gomiti intravidi i loro attributi pendergli tra le gambe, strizzai gli occhi, non avevo davvero mai niente del genere, quindi mi lasciai di nuovo andare sui cuscini con gli occhi chiusi, sentivo le loro mani indugiare sul mio corpo, mi accarezzavano delicatamente, le sentivo dovunque non volevo aprire gli occhi, stavano esplorando il mio corpo con le mani, ovunque, anche all’interno delle mie cosce, il mio corpo reagiva, i capezzoli si stavano indurendo, non mi accorsi di mugolare come una gatta e mentre sentivo le loro mani all’interno delle mie cosce le allargai naturalmente, aprii gli occhi all’improvviso sentendomi penetrare da qualcosa di veramente grosso e duro, inarcai la schiena mentre mi infilava quel coso nella mia farfallina, Dio un dolore lancinante, allargai le mie gambe il più possibile, le sue braccia me le tenevano alzate, infilate sotto le mie ginocchia, poi il dolore si fece più lieve ma intermittente, ad ogni affondo una fitta di dolore mista a piacere, le mie mani accarezzavano il suo petto forte e sudato, sembrava non finisse mai, poi rimanendo sempre dentro di me o almeno così mi sembrò, mi fece girare su un fianco continuando il suo lento andirivieni e tenendomi solo una gamba sollevata e ancora continua, non si stanca mai, sono già al secondo orgasmo e lui imperterrito, adesso ci siamo però, ora è velocissimo, un ultimo affondo profondo, mi sta inondando la vagina la sua sborra con i miei umori colano sulle mie cosce ho goduto di nuovo anch’io, ora ho la vista meno annebbiata, sdraiata sui cuscini vedo l’altro, mq quale dei due è jussuf e quale ahmed? Di fronte a me ed ora lo vedo bene il suo membro, leggermente arquato verso destra, decisamente grosso, dalla base alla punta del pene sarà almeno 25/30 cm, il diametro non so, 5 cm ad occhio, addosso mi è rimasto solo la sciarpa a mo’ di turbante, da un bicchiere bevo un po’ di the molto forte e scuro, mi sta toccando le tette, quasi soppesandole, dice qualcosa a quello che mi ha appena scopato ma non li capisco, però ridono, hanno i denti bianchissimi che risaltano molto sull’ebano della pelle, mi prende per una spalla e mi fa girare, mi trovo a pancia in giù con un cuscino sotto di essa, no, non credo proprio, dietro no, non riuscirebbe neppure a far entrare la cappella eppure sono eccitata, quello che mi penetra è un dito, poi sento una lingua che mi lecca proprio il buchino, il dito comincia a roteare, poi continua a leccarmelo e adesso le dita sono due, sempre roteando, una mano tra le mie cosce, quasi a raccoglierne i miei umori e poi le due dita ricominciano e così anche la lingua, adesso non ci sono più le dita sento la sua cappella calda farsi strada finendo di allargare il buchino, adesso c’è riuscito, con una mano arrivo a toccarlo, è durissimo, sembra un paletto di legno ora ho dentro la punta del suo cazzo, non penso riuscirà ad entrare di più ma lui ci prova e un primo colpetto, un centimetro sembra aspetti che la mia carne si abitui all’ospite, io intanto sono sempre più bagnata un altro colpetto, un altro centimetro, penso sia riuscito così ad entrare per almeno metà della lunghezza facendo così, è doloroso comunque, ma non è niente rispetto alle fitte che ho sentito appena ha cominciato a muoversi, poi sempre meno, forse anche perché il suo membro ha cominciato ad essere lubrificato dai miei umori e successe come per il suo amico, continuava e continuava regolare nel movimento e senza fretta ed io impazzivo per il piacere ed il dolore, mi sembrava di avere nel culetto un pistone in moto perpetuo che ogni tanto allungava la sua corsa, venni per l’ennesima volta e, finalmente, anche lui mi allagò l’intestino, fu come uno schizzo lungo e copioso di brodo caldo. Quando uscì da me sembrò avesse stappato una bottiglia, bevvi dell’altro the e l’altro, che si era rimesso la tunica mi porse un altro bocchino da fumare, poi andò ad aprire la porta perché avevano bussato con insistenza, uscì sul ballatoio e sentii, senza capirle, diverse voci maschili, poi rientrò e disse qualcosa all’altro che si stava rivestendo. Uscirono ed entrò poco dopo una ragazza con un bacile con dell’acqua calda e comincio, con una spugna a lavarmi, poi mi asciugò con un asciugamano e stese, penso un unguento, sulle grandi labbra della mia farfallina e, facendomi girare , anche sulle creste del mio buchino, era un unguento rinfrescante, lenitivo e, devo dire, profumato. Continuai a rimanere semisdraiata sui cuscini a fumare un altro narghilè e a bere the, poi dovetti alzarmi per andare in bagno e vidi un po’ di sangue nel water, così mi lavai di nuovo nel bidet e poi tornai alla mia pipa marocchina. Sentivo ancora la musica della festa, dalla finestra vidi che ormai era buio ma stavo bene, mi sentivo davvero rilassata, dopo poco i due ragazzi entrarono con un tipo più anziano completamente pelato, non feci caso al fatto che ero completamente nuda, adesso non avevo neppure più il mio turbante
- Signorina questo nostro capo comunità lui volere conoscere
Non risposi, stavo fumando
- Buonasera, benvenuta alla nostra festa
Lui parlava molto bene italiano, solo con un leggero accento straniero
- Le piace la nostra festa?
- Si si, molto
Risposi tra una boccata e l’altra
- Bene, benissimo, allora possiamo continuare
- Si si certo
Adesso il fumo stava ricominciando ad avere il suo effetto su di me, le immagini erano nebulose ed ondeggianti, sentivo parlare e ridere, poi qualcuno mi accarezzò passando le mani sui miei seni e scendendo poi fino alle mie cosce, che aprii docilmente mostrando il mio sesso che due dita aprirono ed una verga d’acciaio vi penetrò, mi mancò un attimo il respiro, il cannello della pipa mi sfuggì di mano e sussultai sotto i colpi violenti dell’intruso, aperti gli occhi vidi che era il capo che mi era stato presentato prima, aveva un ghigno sulla faccia mentre mi sbatteva e come sovraprezzo mi pizzicava i capezzoli facendomi male, colpi profondi e violenti ma mi piaceva, eccome se mi piaceva e poi, come i ragazzi sembrava non finire mai, non sapevo quanti orgasmi avevo avuto quella sera, ma l’ultimo fu davvero violento ed urlai forte mentre lui spingeva con gli ultimi colpi prima, anche lui, di riempirmi di sperma che continuò ad uscire dal suo membro anche quando uscì da me colpendo anche il mio seno.
Mi ero completamente ripresa dall’effetto del fumo e del the e, quando la ragazza di prima rientrò ancora a lavarmi ed ungermi con l’unguento le lasciai fare docilmente, poi mi coprì con una coperta e mi lasciò lì a dormire, caddi in un sonno profondo, senza sogni, non so come ma mi svegliai che fuori era ancora buio, seppi poi che, invece era già buio, avevo dormito per 16 ore di fila, la ragazza della sera prima entrò con un vassoio e mi fece mangiare, delle focacce morbide, il solito the e una specie di pappina che però era dolce e buona, le chiesi dei due ragazzi e della festa, mi rispose che stavano continuando, infatti sentivo la musica, e che sarebbe andata a chiamarli.
Stavolta non ero …. Fumata, ero ben lucida, avevo capito che mi avevano fatto fumare apposta del tabacco con qualcosa dentro che mi avrebbe inebetito, mi coprii con la coperta perché non vedevo in giro i miei vestiti e quando arrivarono li apostrofai :
- Bravi, siete riusciti a farmi fare quello che volevate, vi siete divertiti?
In effetti ridacchiavano mentre mi rispondevano
- Beh pensiamo che ti sia divertita anche tu, o almeno così sembrava
Non mi chiamavano più signorina ed il loro italiano era migliorato di colpo
- Non posso negarlo, ora però vorrei tornare a casa, i miei vestiti?
- Li hanno conservati le donne per non farli rovinare, se vuoi te li facciamo portare ma perché non ti fermi ancora?
- Qualcun altro che vuole divertirsi con me?
Risposi abbastanza bruscamente
- Beh, in effetti qualcuno ci sarebbe
- Ragazzi dai non scherziamo
- Non scherziamo affatto, tutti ti hanno notato quando sei arrivata ed hanno anche parlato con il capo che hai……..conosciuto
- E vorrebbero conoscermi anche loro, immagino?
- Eccome e ti garantiamo che per te sarebbe un esperienza piacevolissima, come abbiamo visto noi due che, anzi ………
- Anzi cosa?
- Ci piacerebbe riprovare
- Ma avete le vostre donne, qui ci sono un sacco di ragazze
- Le donne qui sono tutte impegnate e poi tu sei bionda, bianca, bella e cristiana, per noi è ……. Diverso
- Beh cristiana di religione ma non pratico
- Questo lo pensavamo
- Ma queste mie caratteristiche cosa vi fanno pensare che sia disponibile
- Beh con noi lo sei stata
- Mi avete teso una trappola e mi avete fatto fumare chissà cosa
- Beh se vuoi fumare non c’è problema, se per te è più facile
- Fatemi portare i vestiti adesso
- Va bene, ci vediamo dopo
Arrivarono dopo poco portati da un'altra donna che non conoscevo o, comunque, non ricordavo. Pensavo a quello che avevano detto i ragazzi e a quello che mi piaceva fare, ripensai anche al rapporto che avevo avuto con loro che, per me, era stato più che soddisfacente ed anche quello con il loro capo, però pensai non avrei dovuto farlo perché fumavo ma perché volevo, pensai davvero a lungo, tanto che quando tornarono non avevo neanche toccato i vestiti che mi avevano portato e loro vedendolo mi dissero:
- Allora hai deciso di rimanere, siamo contenti, ti prepariamo una pipa?
- No, nessuna pipa faccio quello che mi va fino a quando mi va è chiaro?
- Si si chiarissimo
- E quanto dura la festa?
- Ancora 5 giorni
- E mi fermo e riposo o me ne vado quando voglio
- Certo, quando vuoi
- E la ragazza di ieri è a mia disposizione nell’altra stanza
- Va bene, sarà a tua disposizione
Questa volta sarei stata io a condurre il gioco, pensai, come mi sbagliavo!
- Mandatemi adesso la ragazza
- Va bene
- Poi potete tornare
- No noi siamo impegnati mandiamo qualcun altro
Primo intoppo, comunque la ragazza arrivò da li a poco, parlava benissimo l’italiano, in effetti era nata qui, come mi disse
- Senti, mettiamo un po’ in ordine questa stanza, usiamo i cuscini per creare una specie di alcova ti va?
- Certo, va bene
- Come ti chiami?
- Adele
- E quanti anni hai Adele?
- 14
- Vai a scuola vero?
- Adesso no, sono fidanzata
- Già fidanzata?
- Si sono promessa da quando avevo 7 anni
- Capito, senti Adele possiamo spegnere quella brutta luce centrale e accendere invece qualche lampada?
Lo fece subito ora era molto più intimo e accogliente, aggiungemmo anche alcune coperte, un paio di dispensatori di incenso e poi le dissi che poteva sistemarsi nell’altra stanza dopo aver avvisato i ragazzi e così fece.
La musica dall’esterno continuava, io ero abbastanza in ansia, entrò un uomo non giovane e abbastanza timoroso, io mi ero adagiata nell’alcova che avevamo ottenuto con Adele e mi ero drappeggiata addosso la coperta, lasciando scoperta una gamba, mi si avvicinò lentamente guardandomi e poi si slacciò la tunica lasciandola cadere per terra, ma le mutande non le portava nessuno?
Guardando il suo membro mi resi conto che era un po’ eccitato ma non ancora “pronto”, spostai la coperta per farmi vedere meglio e, in effetti ebbe una scossetta ma aveva bisogno di aiuto e, allora gli feci cenno di avvicinarsi e mi inginocchiai, non disse una parola e si avvicinò, impugnai il suo pene, questa volta devo dire nulla di mostruoso ma, un 7, decisi lì x lì che avrei dato un voto ai miei nuovi amici, non li avrei considerate persone ma semplici strumenti di piacere; cominciai a segarlo e a leccarlo sulla punta, teneva le mani sui fianchi e, intanto il suo membro cresceva e si induriva, adesso era pronto, lo presi per mano e lo tirai giù, si accomodò tra le mie gambe e mi penetrò senza sforzo, durò poco più di 5 minuti e si rialzò dopo avermi sborrato sulla pancia, andando via addirittura si inchinò verso di me.
No, così non andava, non avevo neppure goduto, mi era piaciuto di più fargli un pompino che farmi scopare, bisognava cambiare sistema, beh, dopo che la ragazza mi aveva ripulito come le altre volte, non ci fu bisogno che pensassi a dei cambiamenti.
Entrarono due uomini, giovani abbastanza da quello che potevo capire, neri ma non come i due del primo giorno, quando entrarono ero in piedi e mi vennero subito vicino, uno mi prese un seno in mano strizzandolo e disse
- Adesso ci divertiamo , puttana
E mi spinsero contro la mia alcova dove crollai, quasi si strapparono le tuniche e mi vennero subito addosso, uno tirandomi la treccia mi costrinse ad abbassare la testa fino ad arrivare vicino al suo pene, voto 8,
apri la bocca e succhia troia, voi bianche siete brave a fare pompini
l’altro invece mi allargò le gambe e ci ficcò la faccia iniziando a leccarmi e a mordicchiarmi le grandi labbra mentre io feci quello per cui “noi bianche” siamo brave, cominciai dallo scroto e leccai, mordicchiai, succhiai e lo preparai per penetrarmi dove voleva lui, lo avrebbe fatto comunque, il suo amico però, lo anticipò e mi infilò di colpo il suo pene, voto 9, nella mia fessurina facendomi sussultare, mi trattava proprio come una puttana, ed il suo amico che aveva trovato il posto occupato non fu da meno, tirandomi sempre per la mia treccia mi tirò su ed io, restando sempre inchiavardata sul membro del suo amico cambia la mia posizione trovandomi da sotto a sopra, certo anche il suo amico collaborò fermandosi il tempo necessario ma poi ricominciò subito a martellarmi nella figa, ora il mio buchino era disponibile, ci sputò sopra , ci puntò la punta dell’uccello e spinse e spinse e ancora spinse e si, mi fece male, poi tenendo sempre la mia treccia in una mano cominciò a muoversi, all’inizio fece davvero male ma poi….. mi sentivo squassare dai loro colpi, non erano per nulla gentili, anzi, furono abbastanza violenti, non avevano riguardi, i loro colpi violenti e profondi, le loro mani come artigli che strizzavano, stringevano, pizzicavano e i loro denti che mordevano, ed io, intanto, godevo Dio mio, come godevo, orgasmi profondi, sensazioni uniche ed infine quando uscirono da me riempendomi di sborra calda mi sentii quasi defraudata, ma non ci fecero caso e uscendo :
- Tranquilla puttana, ci rivedremo, con te non abbiamo ancora finito
Beh loro forse no ma, io, per quella sera si, avevo finito, lo dissi alla ragazza che mi ripuliva e mi passava l’unguento sui lividi e lei si preoccupò di avvisare i due ragazzi, poi, una volta lavata andai a dormire, ma non nell’alcova bensì nella stessa camera dove era lei.
Mi svegliai all’alba, mi vestii e, praticamente scappai, non andai neppure a casa, andai dai nonni e per una settimana rimasi lì facendo la brava nipotina.
scritto il
2022-11-09
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