Viaggio a Roma
di
Kiki88
genere
saffico
Ho una coppia di amici inglesi che da anni mi stressano per visitare Roma.
Ben inteso, io adoro la città eterna ma ho una vita incasinata e per riuscire a dedicare a loro un weekend devo fare i salti mortali.
Una mattina mi appare però su FB una notizia: "L'omosessualità femminile nel cinema.
Conduce il dibattito C.D.G. (una nota opinionista TV) Sabato 15, ore 17 al Circolo Mario
Mieli in via Efeso".
Strabuzzo gli occhi rileggendolo ad alta voce e realizzando che
si tratta del prossimo weekend. Chiamo John dicendogli che sabato mattina si parte per Roma. Lui farfuglia qualcosa del tipo che aveva romesso a sua moglie un weekend nel loro cottage in campagna, lo zittisco subito ricordandogli il martellamento che mi fa da quando ci conosciamo sul voler fare un viaggio a Roma..e aggiungo "parlane con Pamela e partiamo io te e lei." Lo sento bisbigliare con sua oglie per poi rispondermi.."Ok Val, Pam è entusiasta dell'idea".
Sabato mattina vado a prenderli all'aeroporto di Genova e dopo due ore siamo tutti e tre sul volo per la Capitale.
Un'ora di volo e siamo su Roma. Appena atterrati e ritirati i pochi bagagli usciamo alla ricerca di un taxi, ne prendiamo uno e via verso il centro. Durante il tragitto parliamo delle bellezze che andremo a vedere ma la bellezza che ho io in testa è un'altra e prima o poi dovrò trovare le parole per dire ai miei due amici che nel pomeriggio li lascerò per un'oretta. Arriviamo nei pressi della pensione dove abbiamo prenotato una singola e una matrimoniale. Posiamo borse e borsoni e usciamo subito per goderci la Capitale e soprattutto il suo sole.
Sono quasi le 14 e ci aggiriamo alla ricerca di un posto dove
mangiare. Un piccolo buffet con panini strepitosi cattura la nostra attenzione. E' davanti ad un panino e ad una birra che dico loro di aver letto appena arrivati di un convegno sul cinema lesbico a cui mi piacerebbe assistere, e che comunque ci vedremmo una volta terminato. "nessun problema Val, io e Pam ci godremo Romacome due fidanzatini mentre non ci sei". Passeggiamo ancora un po' per le vie della città eterna, dopodichè verso le 16 li saluto, e torno da sola in albergo. Via le sneakers da passeggio,via jeans e tshirt. Apro il borsone e tiro fuori la ma gonna di cotone a stampe fiorite, una camicetta bianca e il mio paio di sandali bassi con cinturini neri e zirconi brillanti. Un filo di trucco e sono pronta.
Chiedo alla reception di chiamarmi un taxi che arriva in 5 minuti.
Scendo dal taxi proprio di fronte all'ingresso del Circolo, un piccolo gruppo di persone, prevalentemente donne, staziona di fronte all'ingresso.
Entro nel locale cercando la sala dove si svolgerà questo dibattito e un'insegna me la fa trovare subito. Non è molto grande, una cinquantina di sedie di fronte al lungo tavolo dietro al quale si siederanno coloro che animeranno il tema. Una decina di persone già sedute tra il pubblico e quasi tutta vuota la prima fila di posti. Non mi sembra vero e, assicuratami che non si tratti di posti riservati, ne occupo uno. Mi guardo intorno per cercare di scorgerla tra le persone che piano piano stanno entrando in sala...quando ad un tratto, mentre il mio sguardo è rivolto verso l'entrata, sento due voci provenire da un piccolo corridoio dietro il tavolo. E' lei che chiacchiera con quella che credo sia una delle relatrici. Alza lo sguardo per vedere chi c'è in sala e osa poi il suo sguardo su di me. Mi sorride facendomi un cenno del capo come a salutarmi. Le sorrido a mia volta facendole "ciao" con una mano e con il cuore a mille per quell'emozione inaspettata..
A sala ormai piena entrano altre due donne che completano il gruppo di relatrici. A turno iniziano a sviluppare tesi, a citare titoli di film a tema saffico soffermandosi sui contesti storici e sulle difficoltà che si avevano fino a prima degli anni '80 nel trattare un argomento così scomodo e contro corrente. Ma dopo un po' perdo la concentrazione su quello che dicono e ho gli occhi solo per lei che, ancora silenziosa, osserva e annuisce a ciò che dicono le sue interlocutrici. Osserva poi la gente in sala ed incrocia il mio sguardo. Non smetto di guardarla.
Lei distoglie per un attimo i suoi occhi dai miei per poi tornare a
guardarmi. Le sorrido e risponde al mio sorriso con il suo. E' come se una scossa mi attraversasse mente, cuore e anima.
Dal suo viso la mia attenzione è poi catturata dai suoi sandali rossi con zeppa . Le voci del dibattito sono ormai solo un rumore di sottofondo tanto la mia concentrazione è altrove. Corre dai suoi piedi e torna ai suoi occhi, che immancabilmente fissano i miei. E' poi suo l'intervento successivo. Parla della differenza che c'è quando l'amore tra donne in un film è trattato da registi uomini rispetto a registe donne, dove secondo lei il tema è visto e sviluppato in tono voyeuristico. Parla al pubblico in sala ma il suo sguardo si posa quasi sempre su di me, quasi ci fossimo solo io e lei e questa cosa mi intriga come non mai. Una volta terminato il suo intervento mi sta er scappare un applauso che subito reprimo. Lei nota il gesto delle mie mani che si bloccano e mi sorride ancora scuotendo la testa divertita.
E' volata via un'ora senza che sia riuscita a seguirne che pochi
sprazzi questo dibattito e, giunti alla fine, i relatori passano
ai ringraziamenti e ai saluti. Mi alzo e insieme al resto del
pubblico mi avvio verso l'uscita. Mi fermo a fumare una sigaretta appena fuori l'ingresso mentre le ultime persone lasciano il locale, quando ad un tratto sento la sua inconfondibile voce a nemmeno un metro da me: "ma davvero mi sarei meritata un applauso per quello che ho detto?".
Mi volto e la vedo ridere mentre mi guarda. Avvampo per l'emozione e le rispondo: "si, in quel momento ti avrei applaudita, ma non solo per quello che hai detto".
Si accende anche lei una sigaretta e torna a guardarmi: "così però mi rendi curiosa..ho voglia di un caffè, lo prendiamo insieme?".
Mi si illuminano cuore e sorriso. Mi presento e lei, mettendo un braccio sotto il mio, mi indica il bar di fronte. Ci affrettiamo per attraversare la strada e raggiungere uno dei tavolini del dehors.
Ordiniamo due caffè e iniziamo a chiacchierare, e lei, sentendo
il mio accento del nord mi chiede: "di dove sei Valeria?"
"Sono di Genova, e sono a Roma per un weekend con una coppia di amici che ho lasciato un po' liberi di godersi la città eterna come due innamorati devono fare la prima volta che la visitano".
Proprio mentre li nomino mi squilla il telefono. E' John che
mi chiede se il convegno è finito e a che ora potremo vederci.
"Si John, il convegno è finito ma ho incontrato un'amica che
non vedevo da tempo e con cui sto prendendo un caffè e credo
mi attarderò ancora un po' ".
"Ok Val, io e Pam abbiamo conosciuto una coppia di italiani
che parlano inglese e ci stanno portando in posti meravigliosi"
Felice di sapere che se la stanno passando bene lo saluto dicendogli che ci sentiremo più tardi.
Lei senza mai smettere di guardarmi durante la telefonata mi
sorride: "l'essere definita tua amica di vecchia data è una
delle più adorabili bugie che abbia mai sentito, oltre farmi
sentire lusingata dal fatto che questa dolce frottola mi fa
capire che tu voglia passare ancora qualche ora con me"
Annuisco con il più radioso dei sorrisi e pensando tra me e me
che, se solo immaginasse che il mio viaggio l'ho pianificato
nella speranza di incontrarla, mi avrebbe preso per una stalker..
"Senti Valeria, io ho bisogno di fare un salto a casa e cambiarmi
queste scarpe che sul ciottolato di queste strade mi stanno
mandando sotto stress le caviglie". Nel dirmelo mi mostra i
sandali rossi per poi gettare uno sguardo sui miei.
"Ecco, dovrei prendere l'abitudine di mettere sandali
bassi come i tuoi, che tra l'altro esaltano la bellezza
dei piedi anche più dei tacchi alti".
A quelle parole sulla bellezza dei piedi ho un sussulto ma
lo tengo per me. Paghiamo e sempre sottobraccio come fossimo davvero amiche di lunga data, ci incamminiamo verso casa sua.
Mi fa entrare pregandomi di mettermi comoda sul divano del soggiorno mentre lei va a cambiarsi le scarpe. "Aspetta" le dico.."hai ancora le caviglie doloranti?"..."da morire Valeria". La invito a sedersi sull'altro lato del divano e a stendere le sue gambe sulle mie. Appoggia la testa sul bracciolo e mi sorride. Le sfilo via lentamente uno dei sandali posandolo a terra...le sfilo via poi l'altro mentre il cuore mi batte come un tamburo impazzito. Prendo dalla borsa il telefonino e lo spengo.
Ho i suoi piedi nudi sulle ginocchia e noto solo ora che ha le
unghie smaltate color madreperla come le mie. Allungandole un mio piede glielo faccio notare e mi risponde: "Anche tu come me pensi che non sia necessario uno smalto rosso per evidenziare la bellezza dei piedi." La guardo e non posso fare a meno di pensare che è la seconda volta che mette l'accento sulla bellezza dei piedi.
Prendo tra le mani una delle sue estremità, ne accarezzo il dorso
per poi iniziare a fare leggere pressioni con le dita sotto la pianta e poi vicino alle dita, dove il piede sopporta il peso di chi, come lei, indossa quasi sempre scarpe a tacco 12 .
Passo poi all'altro piede mentre lei ad occhi socchiusi mi dice: "hai un tocco meraviglioso e starei delle ore con i miei piedi tra le tue mani"...le rispondo solo di rilassarsi e lo fa al punto che sembra assopirsi. Le faccio un piccolo grattino sotto le piante senza che questo causi da parte sua una benchè minima reazione. Prendo coraggio e mi porto uno dei suoi piedi al viso..glielo solletico con la punta del naso e inizio a baciarne ognuna delle dita sporcandole leggermente di rossetto.
Ho il terrore che si svegli ma allo stesso tempo sono come sotto incantesimo e sulla via del paradiso. A quei timidi baci faccio seguire piccoli tocchi della mia lingua sulle dita e tra ognuna di esse fino a lasciarle fili della mia saliva. Poso dolcemente il suo piede sulle mie ginocchia e mi prendo cura dell'altro..faccio scorrere lentamente la punta del mio naso dal tallone fin alle dita inebriandomi dell'odore erotico e così intimo che emana...sento il desiderio salirmi al cervello mentre la osservo per assicurarmi che sia addormentata. Di nuovo mi soffermo sulle dita stando attenta questa volta, anche se a fatica, a non ricoprigliele di saliva.
Riappoggio il suo piede sulle mie ginocchia iniziando di nuovo a massaggiarli alternativamente e con la stessa delicatezza che userei per due fiori..le loro dita come petali. Sono così incantata che nemmeno mi accorgo dei suoi occhi aperti e del suo sorriso. Si alza in piedi e mi porge una mano affinchè la segua..entriamo nella sua camera da letto e mettendosi di fronte a me inizia a sbottonarmi la camicettta per poi sorridermi ed accarezzarmi il viso. "Non mi sono persa nemmeno un minuto di quello che mi hai fatto sul divano"...mi slaccia la gonna dopo avermi sfilato la camicetta e mi fa sedere sul letto..si china per slacciarmi i sandali e nel farlo le sue mani accarezzano le piante dei miei piedi.
Ci sdraiamo l'una accanto all'altra senza dirci una parola...sono i
nostri occhi e le nostre mani a sostituire ogni parola..sono le sue
labbra che mi baciano la fronte, il naso e gli angoli della mia bocca a comunicare con me..è una delle sue mani che scivola sotto l'elastico delle mie mutandine a dirmi del desiderio che ha di me...gioca con il ciuffo dei miei peli pubici già umidi per poi fermarsi sulle labbra del mio fiore...è solo in quel momento che uniamo le nostre bocche nel primo e lunghissimo dei nostri baci..le nostre lingue che si sfiorano per poi intrecciarsi, come a sondare attraverso esse, l'una l'anima dll'altra. C'è solo il rumore de nostri respiri e quello degli schiocchi dei nostri baci a rompere il silenzio di quella stanza. Lascio a mia volta libera una delle mie mani di scivolare sotto il bordo delle sue mutandine e trovandola già umida come me..entrambe iniziamo a roteare lentamente le nostre dita intorno ai clitoridi facendo si che al rumore dei respiri e dei baci si aggiungano quelli dei gemiti dovuti alle prime onde di piacere. Si stacca solo un attimo dalle mie labbra e mi guarda. Ha gli occhi lucidi, l'abbraccio e me la stringo sul cuore. Siamo però ormai due corde di violino e tramite le nostre dita raggiungiamo quasi insieme il più travolgente degli orgasmi. Rimaniamo poi abbracciate accarezzandoci il viso, i capelli per poi intrecciare le nostre dita. "Quando riparti angelo mio?"
"Abbiamo il volo alle 19 , ma fosse per me non partirei più".
E' una fatica enorme lasciare il suo abbraccio ma entrambe decidiamo di rivestirci. Sono quasi le 21 e mi dice che in un'ora dovrebbero rientrare suo marito e i suoi tre figli e che non c'è alcuna fretta he io vada, che anzi sarebbe felice di presentarmeli. Le rispondo che farebbe piacere anche a me conoscerli ma che la coppia dei miei amici mi avrà data per dispersa. Scoppiamo a ridere entrambe per poi scambiarci il numero di telefono. Ci abbracciamo e ci diamo un lungo e dolcissimo bacio. Non smettiamo di guardarci nemmeno quando inizio a scendere i primi gradini che mi porteranno all'uscita del portone del palazzo. Mi avvio lungo la strada ma non resisto dal buttare uno sguardo verso la sua finestra. E lei è li, con il suo sorriso e con la sua mano che si tocca il cuore. Le soffio un bacio per poi riprendere il cammino.
Apro la borsa e accendo il cellulare: 11 chiamate senza risposta e 5 messaggi da John.
Lo chiamo: "John sto arrivando, dove siete? Campo dè Fiori dalla statua...Ok vi raggiungo".
Li raggiungo a piedi, per oggi ai tassinari romani ho già dato
troppi soldi. Venti minuti a passeggio da sola in questa tiepida
serata romana e sorrido da sola come una scema quando il mio pensiero torna a lei, alla sua voce, ai suoi baci e al suo odore.
Arrivo finalmente nella piazza e mi dirigo verso la statua di
Giordano Bruno dove li vedo tra il resto della folla. Mi vedono
e mi vengono ad abbracciare: "ciao straniera" mi dice Pam, per
poi aggiungere: "hai un viso talmente radioso che illumineresti
da sola questa piazza, cosa ti è successo?".
Propongo loro di andare a sederci e mangiare qualcosa perchè ho una fame che mi divora.
Una volta seduti e con i loro occhi interrogativi addosso inizio
ad accennare a quello che mi è accaduto: "Ho passato un pomeriggio meraviglioso ma sono nei guai". I loro sorrisi alla parola "guai" si spengono di colpo:
"Credo di essermi innamorata"..mi guardano straniati come se fossi una marziana:
"E' meraviglioso...ma perchè saresti nei guai?" Li osservo pronta a scrutarne le espressioni: "è sposata, e ha tre figli". A John vanno quasi di traverso le noccioline che nel frattempo ci avevano servito. "Val una madre di di tre bambini..dimenticatela ti prego.." aggiunge ancora mezzo strozzato.
"Non sono più bambini da un pezzo John...il più piccolo ha 16 anni, gli altri due sono maggiorenni e lei ha quasi il doppio dei miei anni".
"E quindi cosa intendi fare mia folle amica?" Mi chiede Pamela.
"So solo che la rivedrò. Non so quando e dove ma sappiamo entrambe che ci rivedremo".
Mi raccontano della loro bellissima giornata facendomi l'elenco
di ogni bellezza e di ogni posto storico che hanno visitato e li
guardo felice di sapere che nonostante la mia assenza si siano
divertiti.
E' quasi mezzanotte e tutti e tre decidiamo di tornare alla pensione anche perchè siamo cotti dalla giornata piena di emozioni.
Nel corridoio ci salutiamo entrando nelle rispettive stanze.
Mi spoglio e vado a farmi una doccia. Sotto l'acqua calda
ripenso a questa giornata incredibile. L'ho cercata, l'ho
trovata, l'ho perfino baciata dove ho sempre sognato di
baciarla ed ora ce l'ho ficcata in testa che mi rimbalza
come una pallina di gomma. Esco, mi asciugo e mi sdraio
sul letto. Il cellulare accanto a me. Lo prendo in mano
e mi metto l'auricolare per ascoltare un po' di musica
su youtube. Tra i brani preferiti mi appare "Tennessee Waltz"
cantata da Patti Page, una delle canzoni che più adoro.
La riascolto e darei l'anima per avarla qui e ballare
questa canzone allacciata a lei. Ma posso comunque fargliela
ascoltare. Cerco il suo numero e le mando il link con un sms.
Dopo 5 minuti mi risponde: "canzone meravigliosa, ma qui nessuno ruba l'innamorato a nessun altro, capita invece di trovarne alcuni in modo inaspettato ed è quello che mi è accaduto oggi con te angelo mio".
Ed un cuoricino a chiudere il messaggio. Sorrido, ho gli occhi lucidi e mi metto sotto le lenzuola cercando di addormentarmi con lei nella testa.
Alle 9 del giorno dopo sento Pam bussarmi alla porta: "Val io
e John andiamo giù in sala pranzo a fare colazione, ti aspettiamo
li". Ancora mezza addormentata riesco a biascicare: "ok Pam".
Mi vesto e una volta prese le borse mi chiudo la porta alle
spalle e li raggiungo.
Seduti al tavolo li vedo già abbuffarsi da perfetti anglosassoni
con uova fritte e bacon e con una caraffa di spremuta di arance.
Io da buona italiana ordino cappuccino e cornetto caldo.
Pianifichiamo la giornata che abbiamo davanti, ci alziamo e
andiamo a saldare il conto alla reception chiedendo se gentilmente possono custodirci i trolley e le borse più ingombranti che passeremo a prendere nel pomeriggio.
Usciamo e una Roma assolata è pronta a farci vivere la nostra
seconda e ultima giornata. La giriamo in ogni angolo del centro
per tutta la mattinata mentre io tra tutta la folla che incrociamo
cerco il suo viso. Intorno alle 17 decidiamo di tornare alla pensione per prendere i bagagli e da li un taxi per l'aeroporto.
Alle 18 arriviamo e andiamo a fare il check-in per poi andare ad
aspettare la chiamata del volo in sala d'aspetto. Mentre stiamo
chiacchierando mi arriva un suo sms: "sono qui, alza lo sguardo".
Spalanco gl occhi cercandola tra il via vai di gente e finalmente
la vedo..ferma in piedi all'entrata della sala d'aspetto. Scatto
in piedi e la raggiungo per abbracciarla. Ci stringiamo come solo
due innamorate possono fare sussurrandoci parole dolcissime.
Terminato il nostro abbraccio la prendo per mano per presentarla a John e Pam mentre due persone la avvicinano per chiederle un autografo e un selfie. John in un orecchio mi chiede se sia un'attrice famosa. Lei, afferrando la domanda si volta e ridendo gli risponde in perfetto inglese: "no, è che ogni tanto mi chiamano a dire la mia in tv".
Mi chiede di seguirla in una saletta privata e così
faccio non prima che lei si congedi dai miei amici con un
abbraccio.
Una volta chiusa nella saletta con lei mi porge un
sacchetto di plastica. Una scatola di scarpe all'interno.
La apro e all'interno ci sono i sandali rossi che indossava
il giorno che l'ho incontrata e che con l'emozione in gola
le avevo sfilato: "sono sicura che ti aiuteranno a non
dimenticarti di me"..le sorrido e mi sollevo una manica del
mio giacchino per sganciare il braccialetto d'argento con
la "V" come ciondolo...mi chino verso le sue caviglie e
lei si sfila una delle sue dècolletè nere appoggiando
il suo piede sul mio ginocchio...le aggancio il braccialetto
intorno alla caviglia ma una volta fissato non lo ritrae..la guardo
dal basso e la vedo sorridere facendomi cenno di "si" con la testa.
Avvicino allora il mio viso al dorso del suo piede e inizio a coprirglielo di piccoli baci mentre le mie dita le accarezzano la pianta..mi soffermo a baciarle ognuna delle sue dita..ma proprio in quell'istante arriva l'annuncio del volo per Genova.
Le infilo la scarpa, mi alzo e i nostri visi sono l'uno
di fronte all'altro per quella che sappiamo entrambe non
sarà un'ultima volta. Ci lasciamo abbandonare ad un lunghissimo bacio, quasi a volerci riempire il cuore e l'anima l'una dell'altra prima di separarci. Usciamo dalla saletta e ci lasciamo con il più luminoso dei sorrisi.
Raggiungo John e Pam che mi chiedono cosa abbia in quel sacchetto:
"solo un regalo d'amore”
Ben inteso, io adoro la città eterna ma ho una vita incasinata e per riuscire a dedicare a loro un weekend devo fare i salti mortali.
Una mattina mi appare però su FB una notizia: "L'omosessualità femminile nel cinema.
Conduce il dibattito C.D.G. (una nota opinionista TV) Sabato 15, ore 17 al Circolo Mario
Mieli in via Efeso".
Strabuzzo gli occhi rileggendolo ad alta voce e realizzando che
si tratta del prossimo weekend. Chiamo John dicendogli che sabato mattina si parte per Roma. Lui farfuglia qualcosa del tipo che aveva romesso a sua moglie un weekend nel loro cottage in campagna, lo zittisco subito ricordandogli il martellamento che mi fa da quando ci conosciamo sul voler fare un viaggio a Roma..e aggiungo "parlane con Pamela e partiamo io te e lei." Lo sento bisbigliare con sua oglie per poi rispondermi.."Ok Val, Pam è entusiasta dell'idea".
Sabato mattina vado a prenderli all'aeroporto di Genova e dopo due ore siamo tutti e tre sul volo per la Capitale.
Un'ora di volo e siamo su Roma. Appena atterrati e ritirati i pochi bagagli usciamo alla ricerca di un taxi, ne prendiamo uno e via verso il centro. Durante il tragitto parliamo delle bellezze che andremo a vedere ma la bellezza che ho io in testa è un'altra e prima o poi dovrò trovare le parole per dire ai miei due amici che nel pomeriggio li lascerò per un'oretta. Arriviamo nei pressi della pensione dove abbiamo prenotato una singola e una matrimoniale. Posiamo borse e borsoni e usciamo subito per goderci la Capitale e soprattutto il suo sole.
Sono quasi le 14 e ci aggiriamo alla ricerca di un posto dove
mangiare. Un piccolo buffet con panini strepitosi cattura la nostra attenzione. E' davanti ad un panino e ad una birra che dico loro di aver letto appena arrivati di un convegno sul cinema lesbico a cui mi piacerebbe assistere, e che comunque ci vedremmo una volta terminato. "nessun problema Val, io e Pam ci godremo Romacome due fidanzatini mentre non ci sei". Passeggiamo ancora un po' per le vie della città eterna, dopodichè verso le 16 li saluto, e torno da sola in albergo. Via le sneakers da passeggio,via jeans e tshirt. Apro il borsone e tiro fuori la ma gonna di cotone a stampe fiorite, una camicetta bianca e il mio paio di sandali bassi con cinturini neri e zirconi brillanti. Un filo di trucco e sono pronta.
Chiedo alla reception di chiamarmi un taxi che arriva in 5 minuti.
Scendo dal taxi proprio di fronte all'ingresso del Circolo, un piccolo gruppo di persone, prevalentemente donne, staziona di fronte all'ingresso.
Entro nel locale cercando la sala dove si svolgerà questo dibattito e un'insegna me la fa trovare subito. Non è molto grande, una cinquantina di sedie di fronte al lungo tavolo dietro al quale si siederanno coloro che animeranno il tema. Una decina di persone già sedute tra il pubblico e quasi tutta vuota la prima fila di posti. Non mi sembra vero e, assicuratami che non si tratti di posti riservati, ne occupo uno. Mi guardo intorno per cercare di scorgerla tra le persone che piano piano stanno entrando in sala...quando ad un tratto, mentre il mio sguardo è rivolto verso l'entrata, sento due voci provenire da un piccolo corridoio dietro il tavolo. E' lei che chiacchiera con quella che credo sia una delle relatrici. Alza lo sguardo per vedere chi c'è in sala e osa poi il suo sguardo su di me. Mi sorride facendomi un cenno del capo come a salutarmi. Le sorrido a mia volta facendole "ciao" con una mano e con il cuore a mille per quell'emozione inaspettata..
A sala ormai piena entrano altre due donne che completano il gruppo di relatrici. A turno iniziano a sviluppare tesi, a citare titoli di film a tema saffico soffermandosi sui contesti storici e sulle difficoltà che si avevano fino a prima degli anni '80 nel trattare un argomento così scomodo e contro corrente. Ma dopo un po' perdo la concentrazione su quello che dicono e ho gli occhi solo per lei che, ancora silenziosa, osserva e annuisce a ciò che dicono le sue interlocutrici. Osserva poi la gente in sala ed incrocia il mio sguardo. Non smetto di guardarla.
Lei distoglie per un attimo i suoi occhi dai miei per poi tornare a
guardarmi. Le sorrido e risponde al mio sorriso con il suo. E' come se una scossa mi attraversasse mente, cuore e anima.
Dal suo viso la mia attenzione è poi catturata dai suoi sandali rossi con zeppa . Le voci del dibattito sono ormai solo un rumore di sottofondo tanto la mia concentrazione è altrove. Corre dai suoi piedi e torna ai suoi occhi, che immancabilmente fissano i miei. E' poi suo l'intervento successivo. Parla della differenza che c'è quando l'amore tra donne in un film è trattato da registi uomini rispetto a registe donne, dove secondo lei il tema è visto e sviluppato in tono voyeuristico. Parla al pubblico in sala ma il suo sguardo si posa quasi sempre su di me, quasi ci fossimo solo io e lei e questa cosa mi intriga come non mai. Una volta terminato il suo intervento mi sta er scappare un applauso che subito reprimo. Lei nota il gesto delle mie mani che si bloccano e mi sorride ancora scuotendo la testa divertita.
E' volata via un'ora senza che sia riuscita a seguirne che pochi
sprazzi questo dibattito e, giunti alla fine, i relatori passano
ai ringraziamenti e ai saluti. Mi alzo e insieme al resto del
pubblico mi avvio verso l'uscita. Mi fermo a fumare una sigaretta appena fuori l'ingresso mentre le ultime persone lasciano il locale, quando ad un tratto sento la sua inconfondibile voce a nemmeno un metro da me: "ma davvero mi sarei meritata un applauso per quello che ho detto?".
Mi volto e la vedo ridere mentre mi guarda. Avvampo per l'emozione e le rispondo: "si, in quel momento ti avrei applaudita, ma non solo per quello che hai detto".
Si accende anche lei una sigaretta e torna a guardarmi: "così però mi rendi curiosa..ho voglia di un caffè, lo prendiamo insieme?".
Mi si illuminano cuore e sorriso. Mi presento e lei, mettendo un braccio sotto il mio, mi indica il bar di fronte. Ci affrettiamo per attraversare la strada e raggiungere uno dei tavolini del dehors.
Ordiniamo due caffè e iniziamo a chiacchierare, e lei, sentendo
il mio accento del nord mi chiede: "di dove sei Valeria?"
"Sono di Genova, e sono a Roma per un weekend con una coppia di amici che ho lasciato un po' liberi di godersi la città eterna come due innamorati devono fare la prima volta che la visitano".
Proprio mentre li nomino mi squilla il telefono. E' John che
mi chiede se il convegno è finito e a che ora potremo vederci.
"Si John, il convegno è finito ma ho incontrato un'amica che
non vedevo da tempo e con cui sto prendendo un caffè e credo
mi attarderò ancora un po' ".
"Ok Val, io e Pam abbiamo conosciuto una coppia di italiani
che parlano inglese e ci stanno portando in posti meravigliosi"
Felice di sapere che se la stanno passando bene lo saluto dicendogli che ci sentiremo più tardi.
Lei senza mai smettere di guardarmi durante la telefonata mi
sorride: "l'essere definita tua amica di vecchia data è una
delle più adorabili bugie che abbia mai sentito, oltre farmi
sentire lusingata dal fatto che questa dolce frottola mi fa
capire che tu voglia passare ancora qualche ora con me"
Annuisco con il più radioso dei sorrisi e pensando tra me e me
che, se solo immaginasse che il mio viaggio l'ho pianificato
nella speranza di incontrarla, mi avrebbe preso per una stalker..
"Senti Valeria, io ho bisogno di fare un salto a casa e cambiarmi
queste scarpe che sul ciottolato di queste strade mi stanno
mandando sotto stress le caviglie". Nel dirmelo mi mostra i
sandali rossi per poi gettare uno sguardo sui miei.
"Ecco, dovrei prendere l'abitudine di mettere sandali
bassi come i tuoi, che tra l'altro esaltano la bellezza
dei piedi anche più dei tacchi alti".
A quelle parole sulla bellezza dei piedi ho un sussulto ma
lo tengo per me. Paghiamo e sempre sottobraccio come fossimo davvero amiche di lunga data, ci incamminiamo verso casa sua.
Mi fa entrare pregandomi di mettermi comoda sul divano del soggiorno mentre lei va a cambiarsi le scarpe. "Aspetta" le dico.."hai ancora le caviglie doloranti?"..."da morire Valeria". La invito a sedersi sull'altro lato del divano e a stendere le sue gambe sulle mie. Appoggia la testa sul bracciolo e mi sorride. Le sfilo via lentamente uno dei sandali posandolo a terra...le sfilo via poi l'altro mentre il cuore mi batte come un tamburo impazzito. Prendo dalla borsa il telefonino e lo spengo.
Ho i suoi piedi nudi sulle ginocchia e noto solo ora che ha le
unghie smaltate color madreperla come le mie. Allungandole un mio piede glielo faccio notare e mi risponde: "Anche tu come me pensi che non sia necessario uno smalto rosso per evidenziare la bellezza dei piedi." La guardo e non posso fare a meno di pensare che è la seconda volta che mette l'accento sulla bellezza dei piedi.
Prendo tra le mani una delle sue estremità, ne accarezzo il dorso
per poi iniziare a fare leggere pressioni con le dita sotto la pianta e poi vicino alle dita, dove il piede sopporta il peso di chi, come lei, indossa quasi sempre scarpe a tacco 12 .
Passo poi all'altro piede mentre lei ad occhi socchiusi mi dice: "hai un tocco meraviglioso e starei delle ore con i miei piedi tra le tue mani"...le rispondo solo di rilassarsi e lo fa al punto che sembra assopirsi. Le faccio un piccolo grattino sotto le piante senza che questo causi da parte sua una benchè minima reazione. Prendo coraggio e mi porto uno dei suoi piedi al viso..glielo solletico con la punta del naso e inizio a baciarne ognuna delle dita sporcandole leggermente di rossetto.
Ho il terrore che si svegli ma allo stesso tempo sono come sotto incantesimo e sulla via del paradiso. A quei timidi baci faccio seguire piccoli tocchi della mia lingua sulle dita e tra ognuna di esse fino a lasciarle fili della mia saliva. Poso dolcemente il suo piede sulle mie ginocchia e mi prendo cura dell'altro..faccio scorrere lentamente la punta del mio naso dal tallone fin alle dita inebriandomi dell'odore erotico e così intimo che emana...sento il desiderio salirmi al cervello mentre la osservo per assicurarmi che sia addormentata. Di nuovo mi soffermo sulle dita stando attenta questa volta, anche se a fatica, a non ricoprigliele di saliva.
Riappoggio il suo piede sulle mie ginocchia iniziando di nuovo a massaggiarli alternativamente e con la stessa delicatezza che userei per due fiori..le loro dita come petali. Sono così incantata che nemmeno mi accorgo dei suoi occhi aperti e del suo sorriso. Si alza in piedi e mi porge una mano affinchè la segua..entriamo nella sua camera da letto e mettendosi di fronte a me inizia a sbottonarmi la camicettta per poi sorridermi ed accarezzarmi il viso. "Non mi sono persa nemmeno un minuto di quello che mi hai fatto sul divano"...mi slaccia la gonna dopo avermi sfilato la camicetta e mi fa sedere sul letto..si china per slacciarmi i sandali e nel farlo le sue mani accarezzano le piante dei miei piedi.
Ci sdraiamo l'una accanto all'altra senza dirci una parola...sono i
nostri occhi e le nostre mani a sostituire ogni parola..sono le sue
labbra che mi baciano la fronte, il naso e gli angoli della mia bocca a comunicare con me..è una delle sue mani che scivola sotto l'elastico delle mie mutandine a dirmi del desiderio che ha di me...gioca con il ciuffo dei miei peli pubici già umidi per poi fermarsi sulle labbra del mio fiore...è solo in quel momento che uniamo le nostre bocche nel primo e lunghissimo dei nostri baci..le nostre lingue che si sfiorano per poi intrecciarsi, come a sondare attraverso esse, l'una l'anima dll'altra. C'è solo il rumore de nostri respiri e quello degli schiocchi dei nostri baci a rompere il silenzio di quella stanza. Lascio a mia volta libera una delle mie mani di scivolare sotto il bordo delle sue mutandine e trovandola già umida come me..entrambe iniziamo a roteare lentamente le nostre dita intorno ai clitoridi facendo si che al rumore dei respiri e dei baci si aggiungano quelli dei gemiti dovuti alle prime onde di piacere. Si stacca solo un attimo dalle mie labbra e mi guarda. Ha gli occhi lucidi, l'abbraccio e me la stringo sul cuore. Siamo però ormai due corde di violino e tramite le nostre dita raggiungiamo quasi insieme il più travolgente degli orgasmi. Rimaniamo poi abbracciate accarezzandoci il viso, i capelli per poi intrecciare le nostre dita. "Quando riparti angelo mio?"
"Abbiamo il volo alle 19 , ma fosse per me non partirei più".
E' una fatica enorme lasciare il suo abbraccio ma entrambe decidiamo di rivestirci. Sono quasi le 21 e mi dice che in un'ora dovrebbero rientrare suo marito e i suoi tre figli e che non c'è alcuna fretta he io vada, che anzi sarebbe felice di presentarmeli. Le rispondo che farebbe piacere anche a me conoscerli ma che la coppia dei miei amici mi avrà data per dispersa. Scoppiamo a ridere entrambe per poi scambiarci il numero di telefono. Ci abbracciamo e ci diamo un lungo e dolcissimo bacio. Non smettiamo di guardarci nemmeno quando inizio a scendere i primi gradini che mi porteranno all'uscita del portone del palazzo. Mi avvio lungo la strada ma non resisto dal buttare uno sguardo verso la sua finestra. E lei è li, con il suo sorriso e con la sua mano che si tocca il cuore. Le soffio un bacio per poi riprendere il cammino.
Apro la borsa e accendo il cellulare: 11 chiamate senza risposta e 5 messaggi da John.
Lo chiamo: "John sto arrivando, dove siete? Campo dè Fiori dalla statua...Ok vi raggiungo".
Li raggiungo a piedi, per oggi ai tassinari romani ho già dato
troppi soldi. Venti minuti a passeggio da sola in questa tiepida
serata romana e sorrido da sola come una scema quando il mio pensiero torna a lei, alla sua voce, ai suoi baci e al suo odore.
Arrivo finalmente nella piazza e mi dirigo verso la statua di
Giordano Bruno dove li vedo tra il resto della folla. Mi vedono
e mi vengono ad abbracciare: "ciao straniera" mi dice Pam, per
poi aggiungere: "hai un viso talmente radioso che illumineresti
da sola questa piazza, cosa ti è successo?".
Propongo loro di andare a sederci e mangiare qualcosa perchè ho una fame che mi divora.
Una volta seduti e con i loro occhi interrogativi addosso inizio
ad accennare a quello che mi è accaduto: "Ho passato un pomeriggio meraviglioso ma sono nei guai". I loro sorrisi alla parola "guai" si spengono di colpo:
"Credo di essermi innamorata"..mi guardano straniati come se fossi una marziana:
"E' meraviglioso...ma perchè saresti nei guai?" Li osservo pronta a scrutarne le espressioni: "è sposata, e ha tre figli". A John vanno quasi di traverso le noccioline che nel frattempo ci avevano servito. "Val una madre di di tre bambini..dimenticatela ti prego.." aggiunge ancora mezzo strozzato.
"Non sono più bambini da un pezzo John...il più piccolo ha 16 anni, gli altri due sono maggiorenni e lei ha quasi il doppio dei miei anni".
"E quindi cosa intendi fare mia folle amica?" Mi chiede Pamela.
"So solo che la rivedrò. Non so quando e dove ma sappiamo entrambe che ci rivedremo".
Mi raccontano della loro bellissima giornata facendomi l'elenco
di ogni bellezza e di ogni posto storico che hanno visitato e li
guardo felice di sapere che nonostante la mia assenza si siano
divertiti.
E' quasi mezzanotte e tutti e tre decidiamo di tornare alla pensione anche perchè siamo cotti dalla giornata piena di emozioni.
Nel corridoio ci salutiamo entrando nelle rispettive stanze.
Mi spoglio e vado a farmi una doccia. Sotto l'acqua calda
ripenso a questa giornata incredibile. L'ho cercata, l'ho
trovata, l'ho perfino baciata dove ho sempre sognato di
baciarla ed ora ce l'ho ficcata in testa che mi rimbalza
come una pallina di gomma. Esco, mi asciugo e mi sdraio
sul letto. Il cellulare accanto a me. Lo prendo in mano
e mi metto l'auricolare per ascoltare un po' di musica
su youtube. Tra i brani preferiti mi appare "Tennessee Waltz"
cantata da Patti Page, una delle canzoni che più adoro.
La riascolto e darei l'anima per avarla qui e ballare
questa canzone allacciata a lei. Ma posso comunque fargliela
ascoltare. Cerco il suo numero e le mando il link con un sms.
Dopo 5 minuti mi risponde: "canzone meravigliosa, ma qui nessuno ruba l'innamorato a nessun altro, capita invece di trovarne alcuni in modo inaspettato ed è quello che mi è accaduto oggi con te angelo mio".
Ed un cuoricino a chiudere il messaggio. Sorrido, ho gli occhi lucidi e mi metto sotto le lenzuola cercando di addormentarmi con lei nella testa.
Alle 9 del giorno dopo sento Pam bussarmi alla porta: "Val io
e John andiamo giù in sala pranzo a fare colazione, ti aspettiamo
li". Ancora mezza addormentata riesco a biascicare: "ok Pam".
Mi vesto e una volta prese le borse mi chiudo la porta alle
spalle e li raggiungo.
Seduti al tavolo li vedo già abbuffarsi da perfetti anglosassoni
con uova fritte e bacon e con una caraffa di spremuta di arance.
Io da buona italiana ordino cappuccino e cornetto caldo.
Pianifichiamo la giornata che abbiamo davanti, ci alziamo e
andiamo a saldare il conto alla reception chiedendo se gentilmente possono custodirci i trolley e le borse più ingombranti che passeremo a prendere nel pomeriggio.
Usciamo e una Roma assolata è pronta a farci vivere la nostra
seconda e ultima giornata. La giriamo in ogni angolo del centro
per tutta la mattinata mentre io tra tutta la folla che incrociamo
cerco il suo viso. Intorno alle 17 decidiamo di tornare alla pensione per prendere i bagagli e da li un taxi per l'aeroporto.
Alle 18 arriviamo e andiamo a fare il check-in per poi andare ad
aspettare la chiamata del volo in sala d'aspetto. Mentre stiamo
chiacchierando mi arriva un suo sms: "sono qui, alza lo sguardo".
Spalanco gl occhi cercandola tra il via vai di gente e finalmente
la vedo..ferma in piedi all'entrata della sala d'aspetto. Scatto
in piedi e la raggiungo per abbracciarla. Ci stringiamo come solo
due innamorate possono fare sussurrandoci parole dolcissime.
Terminato il nostro abbraccio la prendo per mano per presentarla a John e Pam mentre due persone la avvicinano per chiederle un autografo e un selfie. John in un orecchio mi chiede se sia un'attrice famosa. Lei, afferrando la domanda si volta e ridendo gli risponde in perfetto inglese: "no, è che ogni tanto mi chiamano a dire la mia in tv".
Mi chiede di seguirla in una saletta privata e così
faccio non prima che lei si congedi dai miei amici con un
abbraccio.
Una volta chiusa nella saletta con lei mi porge un
sacchetto di plastica. Una scatola di scarpe all'interno.
La apro e all'interno ci sono i sandali rossi che indossava
il giorno che l'ho incontrata e che con l'emozione in gola
le avevo sfilato: "sono sicura che ti aiuteranno a non
dimenticarti di me"..le sorrido e mi sollevo una manica del
mio giacchino per sganciare il braccialetto d'argento con
la "V" come ciondolo...mi chino verso le sue caviglie e
lei si sfila una delle sue dècolletè nere appoggiando
il suo piede sul mio ginocchio...le aggancio il braccialetto
intorno alla caviglia ma una volta fissato non lo ritrae..la guardo
dal basso e la vedo sorridere facendomi cenno di "si" con la testa.
Avvicino allora il mio viso al dorso del suo piede e inizio a coprirglielo di piccoli baci mentre le mie dita le accarezzano la pianta..mi soffermo a baciarle ognuna delle sue dita..ma proprio in quell'istante arriva l'annuncio del volo per Genova.
Le infilo la scarpa, mi alzo e i nostri visi sono l'uno
di fronte all'altro per quella che sappiamo entrambe non
sarà un'ultima volta. Ci lasciamo abbandonare ad un lunghissimo bacio, quasi a volerci riempire il cuore e l'anima l'una dell'altra prima di separarci. Usciamo dalla saletta e ci lasciamo con il più luminoso dei sorrisi.
Raggiungo John e Pam che mi chiedono cosa abbia in quel sacchetto:
"solo un regalo d'amore”
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