La vera storia di LUDOVICA (il microbikini)

di
genere
etero

La mia vacanza in Sardegna sta per finire. Sono rimasto solo perché ieri il padre del mio amico di viaggio Federico non si è sentito bene e lui è dovuto partire prima.
Il villaggio è accogliente, con le case basse e ben inserite nel paesaggio ed ha una spiaggia di sabbia fine con un mare di cristallo. I mari della Sardegna sono favolosi.
Ludovica è in vacanza con delle amiche ed è sicuramente la più bella delle tre, soprattutto per i suoi occhi di brace più neri della notte, ma non solo: pur non essendo alta possiede il dono delle proporzioni perfette che le conferiscono una fisicità di una bellezza equilibrata.
Porta sempre dei microbikini dai colori fosforescenti: giallo, arancione, fucsia o rosso che risaltano sul colore della sua pelle. Il fatto che siano di dimensioni ridotte esaltano le forme del suo corpo e le conferiscono un’aria sexy e disinvolta.
La osservavo nei giorni scorsi mentre Federico l’annoiava con discorsi spesso pallosi. Le piace stare sdraiata sempre di pancia per potersi togliere il reggiseno (piccolissimo) del bikini e abbronzare la schiena in modo uniforme.
Ha un’abbronzatura scura e densa come solo le ragazze more raggiungono.
Ha un culetto accentuato che sprizza allegria come se volesse uscire da quel microperizoma. Lei lo oscilla maliziosamente e mi accorgo che mi sta fissando: beccato! Lei succhia la cannuccia della sua Coca. Sono in dubbio se lo stia facendo per arraparmi o no.
A Federico piaceva molto Ludovica ed io sono stato ben alla larga, ignorandola, ma ora Federico è partito ed il campo è libero.
Le amiche bruttine di Ludovica hanno imbroccato due tedeschi di bocca buona e sono andate con loro per una gita col barcone. Così in spiaggia restiamo Ludovica ed io. Per la prima volta Ludovica si gira e si sdraia sulla schiena lasciando i bella vista le tettine che scopro essere perfettamente abbronzate (ma quando l’ha preso il sole sulle tette?). Ha i capezzoli scurissimi e poco accentuati che stanno d’incanto su quelle tette mignon. Mi sta crescendo un’erezione poco opportuna e propongo una nuotata. Mi alzo, mi avvio e mi tuffo nel sollievo di un mare fresco. Solo quando riemergo e guardo verso di lei, Ludovica si alza e, sempre con il seno nudo, viene verso di me, ma lentamente in modo che possa guardarla. Cammina pianissimo anche quando entra nell’acqua fredda che le fa venire i brividi e rizzare i capezzoli. La vista di lei abbronzata che si muove così piano con i capelli neri sciolti sulle spalle, le tette vicine, i capezzoli duri ed il perizoma piccolissimo, mi scuotono dentro. Il colpo da maestro però è il ripensamento: Ludovica si gira e si avvia lentissimamente alle sdraio per regalarmi le movenze del suo culo compatto e armonioso che oscilla per risalire sulla spiaggia. Se non fosse per la strisciolina di tessuto rosso del perizoma parrebbe completamente nuda. Vorrei lanciarmi all’inseguimento, ma lei afferra le maschere e torna verso di me dicendo che potremmo andare a “guardare i pesciolini”.
In acqua rallento l’andatura e la lascio andare davanti a me. Mentre nuota a rana le guardo il culo, ipnotizzato dalle cosce abbronzate che si aprono e mi mostrano il costume rosso che fisso come un toro invalvolato. Il perizoma è ben infilato tra le chiappe e tira un po’, per cui si vede il tessuto infilarsi tra le labbra della figa. Vorrei quasi avvicinarmi per trovare l’attimo giusto ed infilarmi tra le cosce con il viso e baciarle quella fichetta appena coperta. Forse mi legge nel pensiero, si ferma e si volta: ha i capezzoli eretti e le tette nude che fluttuano nell’acqua che chiedono di essere afferrate e tenute strette. Ha la pelle d’oca che fa rabbrividire di desiderio anche me, ma, purtroppo, con mia grande delusione, ha freddo e vuole uscire dall’acqua.
Al caldo, sdraiati sui lettini, chiacchieriamo delle sue amiche e di quanto le sia sembrato noioso Federico.
Io ho ancora le immagini del culo e della fica di lei, appena coperte dal perizoma, piantate nel cervello e faccio leggermente fatica a seguire, tanto che lei mi chiede se la sto ascoltando. Per fortuna mi riprendo e, a fatica, smetto di pensare (e di guardare) il suo culo, per continuare a parlare quasi fino al tramonto.
Ci siamo dati appuntamento in un bel ristorantino dove ci beviamo un ottimo vino bianco freddo che accompagna un delizioso pesce alla griglia.
Ludovica è in pantaloncini corti di jeans e canottiera bianca, con uno zainetto voluminoso in spalla e le infradito di gomma, lasciandomi perplesso sulle intenzioni della serata: avrei sperato di vederla in un bel vestito leggero semitrasparente con vista seno e con i sandaletti leggeri magari col tacco alto. Mentre parliamo la vista del suo seno, libero sotto il tessuto della canottiera, comunque mi tortura. Alla fine, mi calmo e lascio scorrere la cena liberamente.
La notte senza luna non invoglierebbe ad una passeggiata sulla spiaggia, ma fa ancora molto caldo e Ludovica vuole camminare a piedi nudi nella sabbia che è appena un po’ fresca. Camminiamo scalzi fino alla fine della spiaggia parlando dei segni zodiacali. Ludovica tira fuori dallo zaino un telo spesso e quadrato e lo stende sulla sabbia per sdraiarsi e guardare le stelle, Lascia cadere lo zaino e saltella verso i cespugli “per vuotare il serbatoio” (non mi è parsa un’espressione elegante, ma direi che il tono allegro ha sdrammatizzato molto).
Torna e ci sediamo sul grande telo che ci isola perfettamente dalla sabbia.
L’assenza della luna è provvidenziale e ci sembra di toccare le stelle con un dito.
Poco dopo ci troviamo già sdraiati l’uno accanto all’altra lei mi indica a menadito le varie costellazioni. Io ne conosco solo qualcuna e, mentre la sto citando, lei si gira, rotola sopra di me e comincia a baciarmi.
Altro che costellazioni: Ludovica vuole vedere ben altro!
Si sfila la canottiera per poi sfilare anche la mia maglietta e appoggiare il seno sulla mia pelle: che tette calde che ha. Continua a parlarmi nell’orecchio di lei e di cosa le piace farsi fare quando è tutta nuda, come le piace che la carezzino, la lecchino... Come una pentola sul fuoco comincio a scaldarmi e lei senza smettere di passarmi la lingua sull’orecchio tra una frase di sesso e l’altra comincia a carezzarmi il pacco attraverso il tessuto dei jeans: preme e struscia con trasporto. Poi infila la sua piccola mano nei pantaloni e me lo prende con fermezza mentre comincia a baciarmi di nuovo, questa volta con la lingua nella bocca. Ha un sapore di miele e una mano d’oro. Mi masturba dolcemente alternando baci profondi a desideri sussurrati all’orecchio, intercalando lente passate di lingua intorno al collo o sul mento.
Questa piccola troietta sa come eccitarmi. Intanto le accarezzo la schiena nuda, ma ogni volta che tento di carezzarle il seno si sposta delicatamente e me lo impedisce.
Intanto me lo stringe e me lo mena piano, anche se mi è già venuto duro abbastanza da schiacciarci una noce.
Allora si mette in ginocchio e mi sfila piano i calzoni insieme ai boxer con lentezza calcolata. Poi intuisco nel buio che si sta abbassando i pantaloncini e lo slip.
Non vedo che la sua ombra scura e compenso la visione con la memoria ed i ricordi del colore della sua pelle abbronzata.
Entrambi completamente nudi sdraiati l’una sopra l’altro ci baciamo con più impeto di prima. Sento il pube ricciuto sulla coscia che preme piano. Delicatamente la faccio scendere e la faccio sdraiare di schiena per continuare a baciarla mentre le accarezzo il corpo.
Ha il collo esile e sensibile, le tette piccole e morbide che fremono sotto le mie dita leggere. Lei mi stringe il sesso turgido con maestria senza smettere di masturbarmi mentre comincio a carezzarle l’interno delle cosce.
Mi piacerebbe vedere meglio il suo corpo abbronzato, ma nell’oscurità si intravedono solo le forme come ombre indistinte.
Non vedo nulla della donna dai capelli corvini, ma sento che ha peli ricci, folti, compatti che sovrastano una fichetta delicata e succosa. La carezzo con lo stesso ritmo con cui lei mi sta masturbando e le infilo piano un dito dentro. Ludovica ansima mentre col dito scorro lentamente nella fica e con la bocca le succhio piano un capezzolo che da morbido diventa subito più duro; lo mordo pianissimo mentre diventa sempre più duro.
Ricomincia a parlarmi chiedendomi di salire sopra di lei, di metterglielo dento, e di spingerlo ancora, più piano, ecco …
Mi mette la lingua nell’orecchio ed io ho i brividi mentre il mio cazzo la penetra adagio.
Mi abbraccia e mi carezza la schiena dicendomi che le sta piacendo come sente la sua fica piena di me.
Si eccita nel descrivere le sue sensazioni ed io mi eccito ancor di più nel sentire quanto le piace.
Mi dice che lo sente riempirla e le piace sentirlo scivolare dentro di sé mentre lunghi brividi le percorrono la schiena e la mia lingua calda e bagnata le lecca il collo.
Un fiume di parole e sensazioni mi scorre addosso.
Il tempo sembra rallentare assecondando il ritmo docile che imprimo alle mie penetrazioni: un dolce vibrare si impadronisce di me che impercettibilmente accelero il ritmo, ancora e poi ancora fino ad accorgermi che sto spingendo la mia cappella gonfia nella sua fica con un ritmo sostenuto. Lei mi cinge le gambe con le sue e mi afferra le chiappe per tirarmi verso di sé e farmi penetrare più a fondo. “Vieni!” mi sussurra piano, “vienimi dentro!”
Così istigato affondo con vigore il cazzo, pompandola a dovere, sudando per la prestazione. Lei mi serra con le gambe e mi tira dalle chiappe ed io spingo il doppio mentre mi continua a sussurrare di venirle dentro.
Il mio orgasmo le esplode finalmente nella fica allagata, scuotendomi vigorosamente.
Mi bacia languidamente e dopo poco mi lascia sdraiato a riprendermi e lei, a passi veloci, entra in acqua. Il mare è nero per la notte senza luna, ma fa così caldo che non è affatto una cattiva idea.
La raggiungo nell’acqua che è molto più calda di quanto mi sarei immaginato. La raggiungo da dietro e l’abbraccio aderendo con la pancia alla sua schiena. Le carezzo il ventre, i seni morbidi e poi ancora la fichetta ricciuta mentre le bacio il collo. Lei si gira.
Le cingo la vita sottile e la tiro a me per baciarla, Faccio scorrere le mani a coppa sulle sue chiappe che fluttuano nell’acqua mentre lei mi si aggrappa al collo mentre mi bacia a lungo.
La sensazione della pelle accarezzata nel mare è molto piacevole e credo anche molto eccitante non solo per me, ma anche per Ludovica che mi cinge con le gambe si struscia su di me sussurrandomi di nuovo nell’orecchio la voglia che le sta crescendo nel ventre: penso proprio che sia arrivato il momento di uscire dall’acqua e recuperare il tempo perduto dei giorni scorsi.
Ludovica tira fuori dallo zaino un paio di teli di spugna provvidenziali (o era tutto calcolato?).
Si stende pancia a terra ed io le bacio piano i polpacci rinfrescati e salati dall’acqua del mare, Le bacio le cosce mentre le faccio scorrere una mano tra di loro quasi fino in cima, per poi riscendere. Le bacio il sedere ed arrivato a dove si congiungono le chiappe con la vita, comincio a leccarle la schiena lentissimamente e risalire verso le scapole ed il collo. Ho l’uccello che struscia fra le sue chiappe e si ingrossa a vista d’occhio.
Lei, con la testa ruotata appoggiata sugli avambracci incrociati e poggiati a terra, mugola d’approvazione ad ogni brivido che le percorre la schiena. Scendo lentamente leccandole il centro della schiena fino al sedere e lì premo con decisione la lingua per allargarle le chiappe e leccarle così il buco del culo. Le allarga le gambe e solleva il bacino porgendomi il culo che freme ad ogni colpo di lingua. Le infilo contemporaneamente la lingua nel culo ed un dito delicato nella fica, che già cola desiderio, e la torturo dolcemente con la doppia penetrazione. Mi eccita sentire il culo che si allarga consentendo alla mia lingua di entrare, per poi contrarsi alla sensazione di piacere e stringere la lingua dentro mentre la penetro ora con due dita che le perlustrano la fica per trovare il punto esatto dove le piace di più essere stuzzicata. Intanto la mia asta rigida e tesa sembra non finire mai di ingrandirsi.
Lei geme e spinge il bacino per assecondarmi, fino ad un picco di vibrazioni che suggeriscono una variante: poggiandole le mani sui fianchi la invito a girarsi. Sono inginocchiato tra le sue cosce divaricate e le prendo i seni tra le mani per leccarle i capezzoli inturgiditi: peccato che nel buio della notte non riesca a vederli, perché guardare mi eccita ancor di più.
Li mordicchio piano. Li succhio, prima l’uno e poi l’altro senza tralasciare di leccarli con colpetti di lingua ora duri e poi soffici.
L’uccello duro batte ritmicamente sulla sua passera come un batacchio di campana. Scivolo con la bocca verso la sua pancia e la lecco con mille giravolte scendendo verso il ventre. Lei mi prende delicatamente la testa e me la spinge verso il basso ed io ubbidisco volentieri per arrivare a titillarle il clitoride con la lingua riarsa dal sale, che affondo volentieri negli umori della sua fica allagata per un po’ di ristoro. Percepisco distintamente la frenesia delle vibrazioni della sua fica mentre, insieme ad un ditalino ritmato, le lecco a dovere il clitoride che vibra e pulsa vistosamente. “Vengo, vengo, fammi venire così, sì, così!”: non smette di sussurrare così come aveva fatto quando le sono venuto dentro.
Un fiotto investe le dita nella sua figa allagata ed un picco di contrazione sancisce il suo orgasmo che le squassa il ventre.
Una danza di contrazioni sempre più lente accompagna alla quiete il suo corpo appagato, ma io non ho nessuna intenzione di lasciarla raffreddare troppo ed appoggio la mia cappella pulsante tra le labbra e la spingo con un lento, ma inesorabile affondo che moltiplico in una scopata ritmata. Ludovica riprende l’abbrivio e comincia a godere, sentendo la cappella dura che le scorre nella fica (caldissima!), e ricomincia a parlare, a chiedere: “spingi dai, fammelo sentire bene questo tuo bel cazzo”. Non ho bisogno di troppi incentivi per darle dei colpi profondi e cadenzati che risuonano negli umori della fica con lievi sciabordii ritmati. Come mi prende bene questa fica che continua a parlare ed eccitarmi, incitandomi di scoparla con più foga. Il suo corpo comincia a irrigidirsi in brevi contratture mentre mi cinge le gambe con le sue e mi abbraccia stretto per cadenzare il ritmo veloce come lo vuole. Questa volta so che sta per godere di nuovo e, con un po’ di concentrazione, le spingo il cazzo che pulsa nella fica che stringe all’unisono, pompandola a dovere mentre lei mi lecca l’orecchio e mi sussurra: “Vienimi dentro, ancora, ancora dentro!” … “Vieni dai!”. Focalizzo e, con attenzione, mi concentro per venire nell’istante in cui gode anche lei.
Quelle paroline sussurrate sembrano un comando imperativo ed io, gentile e premuroso, vuoto le palle nella fica vibrante, con quattro schizzi di sperma caldo che si mischia al suo orgasmo copiosamente fluido.
Il giorno dopo Ludovica è partita per Milano.
scritto il
2022-11-22
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