La vera storia di AURORA (lo specchio)

di
genere
etero

Ho passato il fine settimana ripensando all’incontro del sabato mattina con Aurora.
Chi se lo sarebbe mai immaginato che quel visino da santarellina nascondesse una porca simile.
Non riesco a vederla per giorni: le sue finestre sono sempre chiuse.
Esco sempre presto per incontrarla, ma lei non si vede.
Vorrei chiamarla, ma, paradossalmente, non ho il suo numero.
Una sera, mentre guardo distrattamente la tv semisdraiato nudo sul divano, mi riaffiorano le sensazioni forti e le immagini erotiche del sabato precedente. Il mio cazzo ha un fremito e poi un piccolo sussulto: fantasticando su un bel sessantanove con Aurora, in preda ad una eccitazione crescente, mi faccio una bella sega, degna di tale nome sognando di leccare gli umori della sua fica mentre le vengo in bocca di nuovo.
Smanio dalla voglia di rivederla e rimetterle le mani sul culo tondo e robusto.
Passano i giorni finché, la mattina della domenica successiva, la vedo mentre annaffia le piante sul balcone. Ha la pelle abbronzata: ecco dov’era, al mare!
Indossa dei pantaloncini leggermente sformati e una canottiera leggera. Intravedo le mammelle grosse e mi accorgo solo ora che la guardo con più attenzione che, senza reggiseno, ha le tette un po’ calanti, non proprio sode, tutt’altro. Ricadono un po’ sul torace, ma sono sempre voluminose.
Sono leggermente deluso, ma le cosce abbronzate mi distraggono.
Istintivamente, la chiamo con una voce forse troppo squillante.
Le mi saluta sorridendo e, a gesti, mi fa capire di raggiungerla nel pomeriggio (finalmente!).
Mi infilo sotto la doccia col l’uccello barzotto e i pensieri poco galanti da adolescente sulle tette mosce e sul sedere ampio.
Mi rado attentamente, controllando bene di avere il viso perfettamente liscio.
Dopo aver mangiato un po’ di frutta comincio a cazzeggiare e attendo il più possibile per non fare la figura dell’assatanato dicendomi che è meglio farla aspettare.
Qualunque cosa cerchi di fare per ingannare il tempo è inutile: ho la mente piena di pensieri e le palle gonfie.
Alla fine, roso dall’impazienza, mi infilo jeans e maglietta e mi catapulto fuori.
Suono il campanello giù al portone: la luce del videocitofono si accende e la serratura scatta dopo poco.
Non ho nemmeno la pazienza di aspettare l’ascensore e salgo le scale a balzi.
La porta di casa è socchiusa: si sente una musica pop venire da dentro.
Entro chiedendo permesso mentre sento dall’altra stanza la sua voce che mi invita ad aspettare un minuto (ancora aspettare!).
Mi sedio sul divano, inquieto, e guardo le foto incorniciate di lei col gatto.
La musica mi distrae.
Finalmente appare dalla porta vestita da ufficio cioè camicetta di seta bianca e gonnellina stretta.
Resto per una frazione di secondo interdetto: la mattina l’avevo vista vestita “comoda” ed ora mi si presenta pronta per uscire? Vestita da ufficio? Non ha i capelli raccolti, ma sciolti, lunghi sulle spalle. Il trucco è diverso, più ampio e marcato con l’eyeliner generoso ed un rossetto rosso fuoco che le esalta la forma deliziosa delle labbra turgide.
C’è un altro dettaglio che non avevo colto immediatamente, ma che ora attira la mia attenzione: invece del solito tacco basso, Aurora indossa delle scarpe col tacco alto, arrapantissime.
Facendo una lenta giravolta, mi chiede se mi piacciono i suoi acquisti, fatti in una boutique al mare.
La guardo e penso che i suoi acquisti mi interessino poco. Squadrandola da capo a piedi, le dico che la camicetta attillata le fascia bene il seno e lo mette bene in mostra senza ostentarlo troppo e che la gonna stretta è troppo lunga per i miei gusti, ma che per l’ufficio è perfetta.
Mentre le parlo lei si è voltata a guardarsi in un grande specchio: da dove sono le vedo la schiena e, a figura intera, la sua immagine riflessa nello specchio. Posa le mani sui fianchi ruotando un po’ a destra e un po’ a sinistra per poi girarsi e guardare come le sta sul sedere la gonna mentre si accarezza le natiche lisciando il tessuto verso il basso.
Ridendo le dico che mi interesserebbe di più vedere cos’ha sotto…
Solleva lo sguardo su di me mordendosi il turgido labbro inferiore. Comincia allora a dondolarsi un po’ al ritmo di musica: balla.
I suoi sono passi leggeri e sembra proprio più leggera di quanto non sembri da ferma.
Balla bene, con disinvoltura: si vede che le piace molto.
Scuote i capelli mentre si sbottona i polsini; poi guarda verso il basso mentre comincia a sbottonarsi la camicetta.
Si gira dandomi le spalle ed io assaporo la vista del suo sedere ancheggiante. Intanto però guardo anche lo specchio dove si vede il suo seno apparire dalla camicetta che scivola via. L’abbronzatura della sua pelle è esaltata dal reggiseno di pizzo bianco che, oltretutto, le disegna il seno magnificamente dandogli una forma perfetta tanto da farmi dimenticare la vista del mattino.
Aurora abbassa piano la lampo della gonna e, con movenze da spogliarellista, fa scivolare lentamente anche la gonna chinandosi piano in avanti, mostrandomi nella sua ampia magnificenza le sue chiappe abbronzate.
Ha delle mutande di pizzo molto elaborate che, insieme al reggiseno, sembrano molto costose ed assolutamente assai eleganti.
Sono sbalordito dallo striptease a cui sto assistendo e ugualmente arrapato dalla splendida lingerie bianca sulla pelle abbronzata. Con i tacchi alti la sua postura è lievemente diversa dal solito: i polpacci sono più gonfi, ma i muscoli delle cosce sembrano più lunghi, e, soprattutto, le chiappe sono più sollevate e rotonde esaltate dalla schiena più inarcata che slancia anche il seno verso l’alto. L’uccello comincia a diventarmi duro.
Già sarebbe una visione perfetta così, ma in più Aurora ha ridotto drasticamente l’ampiezza dei suoi movimenti e sposta solo i piedi a destra e sinistra in un ballo lento. Con le mani ha cominciato a carezzarsi il corpo
partendo dalle tette, avvicinandole l’una all’altra, scivolando poi sul torace, sui fianchi e sul culo senza tralasciare l’interno delle cosce ed il ventre.
Guardarla da dietro e riflessa anche nello specchio è eccitante da morire. Lei si guarda mentre si accarezza e mi lancia saltuarie occhiate libidinose nello specchio.
Le scarpe col tacco e la lingerie bianca sono un’accoppiata micidiale su quel corpo abbronzato, tutto curve che balla allo specchio: ho il cazzo che mi gonfia inverosimilmente la patta dei pantaloni.
Dalla tasca tiro fuori i preservativi e li appoggio di lato dove trovarli al momento giusto, ma Aurora sorride e mi dice che non ce n’è bisogno perché prende la pillola: (WOW!!!)
Mi chiede con un’aria torbida se voglio rimanere lì seduto solo a guardarla oppure se ho intenzione di spogliarmi anch’io e ballare un po’ con lei.
In un lampo sono completamente nudo, il cazzo proteso verso quella donna così inaspettatamente figa e sensuale. Mi accosto dietro di lei cingendole la vita e appoggiando delicatamente il mio uccello tra le chiappe. Le palme delle mie mani la carezzano, duplicando le sue carezze, Il seno e la pancia, ma si fanno subito più audaci come il fine settimana precedente. Oggi però le mutande glie le tolgo completamente accovacciandomi e sfilandole dalle caviglie. Lei ha smesso di ballare. Si appoggia con entrambe le mani allo specchio chinandosi in avanti e, inarcando la schiena, fa sporgere il suo bel culo grande verso di me.
Mi inginocchio e, a mani piene, le afferro le chiappe sode e abbondanti col segno nell’abbronzature di un costume da bagno alla brasiliana. Le impasto e le bacio, le plasmo e le divarico piano per far scorrere la mia lingua tra loro e raggiungere il buco del culo fremente.
Lo lecco con gusto, ci giro intorno, scivolo verso la fica appena schiusa. Lei divarica le gambe per fare spazio al mio volto che si insinua verso la sua vulva profumata. Le mie guance lisce le carezzano l’interno delle cosce vellutate mentre con la lingua le ricamo il clitoride con perizia. Lo frusto con piccoli colpetti di punta per poi lisciarlo a lingua larga. Mi infilo repentinamente nella fica per poi tornare sul clitoride con una folle danza di movimenti ora delicati ore rapidi. Ha appoggiato anche il viso e il seno allo specchio e, dai mugolii che emette, sento che le piace quello che le sto facendo.
Mentre tengo allargato le chiappe abbronzate ricomincio a leccarle il culo, che vibra ad ogni tocco.
Ora appoggio la punta e la spingo dura dentro il buco, inculandola ritmicamente con la lingua. Il sapore della sua fica misto a quello del suo culo mi fa schizzare a mille la libidine. Lei spinge indietro il bacino chiedendo sempre di più, ma la mia lingua non è lunga come la sua e di più non posso entrare. L’eccitazione mi ha fatto venire un cazzo granitico e la situazione è matura per usarlo. Mi alzo con le mani sui suoi fianchi e le appoggio la cappella tra le labbra fradice pronto a scoparmi questa donna così eccitata. Percepisco sul glande il calore della sua pelle madida e faccio fatica a trattenermi da spingerglielo di colpo dentro la fica bagnata. Tergiverso tanto che è lei invece che spinge il bacino indietro facendosi penetrare completamente con un gemito di soddisfazione.
Che gran troia questa ragazza! Comincio a scoparla con forza, ogni spinta fino in fondo, ogni volta tirandola per i fianchi verso di me facendo battere il ventre sul culo con un ritmo sostenuto. Con la guancia poggiata allo specchio le si deformano lievemente le labbra. Lo specchio si appanna allo stesso ritmo dei suoi respiri e, come l’altra volta, tiene la bocca aperta e lascia colare abbondanti rivoli di saliva densa che scivolano sullo specchio, che le scendono dal mento sulla gola per poi infilarsi tra le tette carnose. La fica che è un mare di umori e la bocca che strabocca saliva da tutte le parti, sento il cazzo che pompa freneticamente.
Le strizzo le chiappe con energia e spingo forte perché le piace e ci provo gusto a sentire il cazzo infilato dentro fino in fondo ad ogni spinta e, mentre non me lo aspettavo, la sento scuotersi in un orgasmo possente che le allaga la fica e la fa gemere forte. Con un movimento del bacino repentino e preciso, in avanti e indietro, e abbassandosi di poco piegando le gambe, si sfila il cazzo dalla figa e se lo infila dritto nel culo stretto. Sono ancora una volta senza parole: devo liberare la mia mente dall’Aurora santerellina e consolidare l’immagine di un’Aurora lussuriosa che d’imperio si sta facendo inculare con la stessa foga con cui l’ho scopata finora.
Il culo accogliente si serra subito sul mio uccello voglioso e, mentre resto immobile, scorre avanti e indietro con un ritmo svelto a suo piacimento: è lei che lo spinge verso di me cercando nuovamente il piacere.
Vedere l’asta piantata nel suo culo così saldamente mi eccita moltissimo e la guardo scorrere dentro e fuori, lucida e pulsante accalappiata da uno sfintere grosso e compatto, un anello di carne fremente. Geme molto forte all’unisono con i miei movimenti che sono, anche stavolta, affondi senza limite alcuno: semplici e brutali, maledettamente efficaci.
Non mi sono accorto che si sta masturbando con la mano, fintanto che non percepisco sul cazzo le sue dita immerse a fondo nella fica che si muovevano all’unisono con il mio cazzo nel culo: dentro, fino in fondo, e poi fuori, dentro e fuori. Ho l’eccitazione a mille! Godo solo al pensiero di lei che si infila le dita nella fica rovente mentre la sto inculando di brutto. Le prendo le dita dell’altra mano e comincio a succhiarle e leccarle mentre geme.
Il suo secondo orgasmo non tarda a venire quando le afferro di nuovo saldamente le chiappe dure ed aumento sempre più il ritmo fino a farlo diventare frenetico spingendo tanto che più in fondo di così non si può.
Caldi umori di piacere le colano dalla fica fin dentro le scarpe col tacco alto mentre il mio sperma le riempie il culo vibrante. Si gira lentamente verso di me e mi infila la lingua grondante saliva in bocca baciandomi forte con ardore premendo le labbra soffici sulle mie.
Aurora mi guarda negli occhi e mi dice che si trasferirà tra una settimana, perché… si sposa!
scritto il
2022-11-22
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