La vera storia di SARA (l’ufficio)

di
genere
etero

Dopo il meraviglioso fine settimana passato a scopare come pazzi, Sara si presenta in ufficio con un vestitino corto, giallo senza maniche che fa risaltare il colore della sua pelle.
La saluto con lo sguardo e lei mi risponde con una minima increspatura delle belle labbra carnose.
Cammina fiera sui suoi tacchi altissimi e ancheggia dondolando le sue belle chiappe sode.
Che bella visione, per un lunedì mattina, le sue cosce ben definite che si muovono sotto il bordo del vestito.
Al solo ripensarla a pecorina mentre si sollazza con mio uccello, mi monta una libidine spaventosa.
Devo assolutamente toccarla subito.
Approfitto ancora una volta dell’ascensore, ma non riusciamo a essere soli.
Mi cresce la voglia guardandole il rossetto vermiglio dello stesso colore dello smalto delle unghie delle mani e dei piedi.
E se … la portassi in archivio?
La scusa più banale basta per farla scendere nell’interrato che è stato da poco ristrutturato e adibito ad archivio.
Tutto il piano è occupato da scaffalature immense disposte ordinatamente a gruppi in corridoio paralleli. Le luci sono a rilevatore di presenza e si accendono in sequenza al passaggio delle persone, spegnendosi di conseguenza dietro le spalle di chi transita.
In fondo all’enorme vano delle scaffalature, esattamente sul lato apposto dell’ascensore, si trova una saletta con due tavoli di consultazione e quattro sedie.
Sara arriva all’ascensore e mi sorride divertita. Appena le porte si chiudono mi porge la bocca sollevando il viso verso il mio: ha un rossetto color “sesso sfrenato” che farebbe risvegliare un morto.
Ho già l’uccello in fibrillazione al tocco della sua lingua sulla mia.
Finalmente soli; le mie dita scivolano sulle sue chiappe dure: non vedo l’ora di infilarmi sotto il vestitino giallo.
Arrivati nell’interrato le porte dell’ascensore si aprono sul pianerottolo illuminati, ma il resto dell’ambiente è buio. Fatti i primi passi si accende la prima plafoniera, seguita dalla seconda sotto la quale transitiamo, così fino alla saletta entrando nella quale ci troviamo nuovamente al buio, quando l’ultima lampada si spegne dietro di noi. Ridiamo.
Premo l’interruttore accanto alla porta e si accendono le due lampade da tavolo con la calotta di vetro, creando una bella luce diffusa, molto più calda delle plafoniere dei corridoi.
Sara è una bambolina perfetta: truccata è molto sexy ed il colore della sua pelle risalta accanto al giallo del vestito. I glutei sollevano la gonna in modo impressionante e le gambe abbondantemente scoperte si muovono inquiete facendo sobbalzare il bordo del vestito. I sandali con il plateau ed il tacco sottile sono come una ciliegina sulla torta. Con un balzo ed una mezza piroetta si siede sulla scrivania e mi fa cenno di avvicinarmi a lei. Appena mi avvicino allarga le cosce e abbracciandomi mi tira a sé, posizionandomi tra le gambe che mi stringono i fianchi.
Mi lecca il collo con lunghe passate di lingua ed io mi eccito immediatamente. Lei appena seduta sul bordo della scrivania, preme il suo pube sul mio uccello che si gonfia rapidamente.
Le tengo la testa tra le mani e la bacio con decisione mentre lei si struscia sul mio cazzo ormai abbastanza eretto da opporre resistenza.
Lei mi infila la lingua in bocca con forza e mi avviluppa la lingua con piccoli risucchi stringendomi a se e spingendo il suo sesso sul mio: abbiamo entrambi una gran voglia di scopare.
Le carezzo le ginocchia e scorro sulle gambe infilandomi sotto il vestitino corto, scivolando sulle cosce che si dischiudono per consentirmi di carezzarle l’interno.
Ha la pelle di velluto e la lingua infuocata. Il cazzo mi pulsa mentre mi abbasso e le lecco le cosce frementi.
Lei solleva le gambe e me le appoggia sulle spalle sdraiandosi di schiena sulla scrivania.
Io continuo a baciarle e leccarle le cosce carezzandole; sollevo il vestito e le scopro l’inguine e poi l’addome muscoloso che le accarezzo con entrambe le mani mentre affondo il naso sul tessuto di pizzo del suo intimo nero. Ha un odore misto di tessuto fresco e di fica eccitata che mi fa eccitare. Le lecco l’attaccatura delle cosce accanto alla vulva fragrante mi accorgo che non porta delle mutande ma un body con gli automatici sotto l’inguine (d’ora in poi in ufficio porterà solo quelli). Li faccio scattare ad uno ad uno con la punta della lingua e non appena le libero la passera mi infilo tra le labbra con la lingua e le lecco quella fichina saporita facendola sospirare. Le mie mani non smettono di carezzarle gli addominali e le cosce facendole scorrere brividi di piacere che si diramano su tutta la pelle.
Le infilo la lingua dentro e poi la sostituisco con un dito che ne esplora l’interno mentre le succhio il clitoride e le labbra prominenti.
Il tocco del mio dito, accoppiato alla lingua impertinente, la fa godere sempre più velocemente e, di pari passo, mi fa intostare l’uccello sempre di più.
I suoi sospiri sono sempre più profondi, il profumo della sua passera è sempre più intenso ed il mio dito sempre meno adeguato alla dilatazione della sua fighetta tanto che ne infilo anche un altro, subito apprezzato con un mugolio di apprezzamento.
Anche se Sara apprezza parecchio il modo in cui la sto facendo godere, io ho i pantaloni troppo tesi per continuare così: mi sollevo e mi slaccio la cintura e i pantaloni per poi lasciarli scivolare giù alle caviglie. Il boxer lo devo accompagnare scavallando l’uccello eretto.
Sollevo le gambe di Sara verso l’alto e le appoggio sulle mie spalle leccandole le caviglie poco sopra i sandali
Le tengo le cosce mentre le scivolo dentro riempiendole la fica col mio cazzo che sembra una clava.
Comincio a scoparla velocemente, come se mi rincorressero. Il suo accenno di stupore svanisce immediatamente e accoglie il ritmo incalzante con piacere.
Mi piace questo ritmo veloce, ma la posizione non è delle mie preferite soprattutto perché il vestito non mi consente di vederle le tette nude. Quando mi sento eccitato a tal punto da rischiare di venire, mi distacco e con un pizzico di innocente rudezza, la sollevo per le braccia e la faccio girare per poi spingerla dolcemente ad appoggiare la pancia, sulla scivania, non prima di averle sfilato il vestito dalla testa, come una lunga canottiera, seguito dal body nero.
Ora è completamente nuda, con i tacchi altissimi appoggiati a terra, le gambe leggermente divaricate ed il suo culo meraviglioso offerto alla mia vista subito sotto la schiena muscolosa ed il caschetto nero brillante: il cazzo mi batte in testa!
Appoggio le mie avide mani sui fianchi e la penetro con un piacere immenso ricominciando a scoparla con fervore e passione, godendo tanto nel guardarle le chiappe granitiche e sode e, ancor di più, nel toccargliele con tutte due le mani aperte.
Imprimere la giusta pressione per divaricarle e guardarle il buco del culo rosa scuro, mi eccita terribilmente.
Gli affondi repentini la fanno gemere di più facendomi eccitare di più: più spingo, più Sara geme, più io mi eccito.
Le lecco la schiena, le plasmo le chiappe dure, le stringo e infilo il cazzo con decisione fino alla radice godendo di questa meravigliosa accoglienza.
Sara respira forte: le si solleva la cassa toracica e quando aumento il ritmo solleva le spalle inarcando la schiena e facendomi arrapare ancor di più.
Un carico di sperma da novanta le inonda la fica con schizzi potenti mentre vengo ansimando e arpionando con le dita le sue chiappe con foga: mi sembra di non smettere di sborrarle dentro mentre continuo a stantuffarle la fica bollente che mi risucchia la cappella pulsante.
Con piccole grida liberatorie le appioppo gli ultimi colpi che tendono quasi a sollevarla, facendole sobbalzare il culo ed è proprio allora che lei mi afferra entrambi i polsi e comincia a venire gemendo e ansando, emettendo brevi grida sonore che accompagno con poderosi colpi di reni, sollevandola col cazzo ancora duro e teso.
Con il culo sempre ben serrato tra le mani, le dono le ultime gocce spremute dalle palle.
Il culo le vibra ed i capelli si scuotono mentre l’orgasmo, dopo esserle esploso nel ventre, le attraversa tutto il corpo fin dentro il cervello facendola squirtare con tre schizzi poderosi diretti a terra: che bella sorpresa.
Giorno dopo giorno la visita all’archivio è d’obbligo.
Il suo fidanzato siciliano mi preoccupa sempre meno e non importa se non va frequentemente in Sicilia.
Ormai Sara in ufficio porta solo minigonne. D’inverno, sotto le gonne al ginocchio, porta esclusivamente calze autoreggenti, il che ci consente di fare le nostre “sveltine dell’archivio” (così le abbiamo soprannominate) con libertà assoluta.
Sara è una vera bomba: adora queste visite all’archivio ed io adoro lei.
Adoro quando porta una gonna scura, stretta che sembra possa esplodere da un momento all’altro sotto la pressione delle chiappe esuberanti. La abbina a diverse camicie sotto le quali porta dei bei reggiseni di pizzo a balconcino che le fanno sembrare le tette più grandi.
Come un rito scendiamo in archivio e ci dedichiamo a soddisfare le nostre voglie. Slacciarle il body è affare di pochi secondi e mi basta sollevarle quella gonna stretta per farmi venire un cazzo duro quanto le sue chiappe.
Scoparla a pecorina appoggiata alla scrivania è la cosa più eccitante che in quell’ufficio mi sia mai capitata.
Sara non aspetta altro che farsi trombare così. Qualche volta si tiene con le sue mani le chiappe divaricate sapendo quanto mi piace guardarla. Quando invece mi vede un po’ in difficoltà (raga capita a tutti) fa una cosa meravigliosa: si libera della gonna e si china a novanta gradi per cominciare a succhiarmelo con certosina pazienza sapendo che guardarle il culo è la cosa più afrodisiaca che conosca. Lei ruota la testa di lato e mi guarda mentre fa scivolare la cappella dentro la sua bocca attraverso le labbra carnose e mi porge il culo per toccarlo.
Io la guardo riconoscente negli occhi neri e la osservo leccarmi la cappella prima di succhiarmelo con passione. Allora allungo la mano e le sfioro i glutei rotondi e lisci con carezze larghe e lente; poi le slaccio il body e le infilo quasi senza aspettare il dito nella fica che trovo sempre abbondantemente già bagnata: evidentemente non mi eccito solo io quando me lo succhia.
Percepire il calore della sua passerina umida sul dito mi scuote subito i lombi e, oggi, sditalinandola, le vengo in bocca con immensa goduria. Sara accoglie il mio piacere e deglutisce con dedizione, lasciandomi la cappella linda e lucida: è perplessa per non essere venuta a sua volta, ma sa che domani, non la deluderò.
scritto il
2022-11-22
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