Le brave mamme; io e Fabrizio

di
genere
incesti

Quando, 5 anni fa, era successo la prima volta con mio figlio Fabrizio, ero distrutta, anzi devastata dai sensi di colpa. Quello che mi faceva più male, che mi faceva sentire più sporca era il fatto che mi fosse piaciuto. Avevo goduto come con mio marito non era mai successo, mio figlio era stato un amante passionale: continuava a ripetermi, mentre facevamo l'amore, ti amo, mamma. Avevo pensato seriamente di rivolgermi ad uno psicologo, ma mi era mancato il coraggio. Tanto, pensavo, è stata la debolezza di un momento e non accadrà più. E, invece, era successo di nuovo e mio figlio non aveva dovuto insistere neanche tanto. Avevo, allora, cercato soccorso lì dove ormai lo cercano tutti: internet. Mi sono iscritta ad una chat, sperando di trovare qualche madre che stesse vivendo il mio stesso tormento. Non fu facile, non potendo dire al primo che capitava quale fosse il mio problema, ma dopo alcuni mesi Pettirosso 64 capii cosa cercavo.
“Entra nella stanza Donne di cuori!” mi disse “Per essere accettata, digita la password BRAVAMAMMACONTE!”
Nel frattempo, scopare con Fabrizio aveva perso il carattere dell'eccezionalità, per diventare una piacevole consuetudine, che lasciava dietro di sé sempre quei sensi di colpa.
La stanza della chat mi ha aiutato moltissimo: erano tutte madri che avevano vissuto o vivevano ancora l'esperienza dell'incesto; ne parlavano senza tabù, come qualcosa di naturale. Non nascondevano di aver avuto momenti di ripensamento o di sensi di colpa, ma tutte si dichiaravano felici di averli superati e di aver vissuto anche quel tanto vituperato aspetto dell'amore filiale.
Chattavamo, per lo più, in modo privato, sopo aver fatto conoscenza nella stanza. Fu così che scoprimmo che 5 di noi abitavano nella stessa cittadina. Alquanto singolare, pensai. O forse l'incesto non è poi così poco praticato?
Luana, una donna che aveva pressapoco la mia età, mi invitò per un caffè: abitava sol pochi isolati da casa mia. Era una donna sicura di sé ed era piacevole parlare con lei: le nostre telefonate duravano sempre tanto e dopo ognuna di queste mi sentivo meglio anche io. Chiusi la telefonata, quel giorno, che mi era venuta una voglia che mi faceva sentire bagnata tra le cosce senza toccarmi. Raggiunsi Fabrizio in camera sua: era steso sul letto, armeggiava con la tastiera del suo smartphone.
“Tu mi trascuri!” lo affrontai, a braccia conserte.
“In che senso, mamma?”
“Sei tornato e non mi hai abbracciata, non mi hai baciata, non mi hai...”
Osservai la sua testa protendersi in avanti, come volesse spingermi a concludere quella frase, che ancora faticavo a completare.
“Non mi hai scopata, mamma! Si dice: non mi hai scopata! Ho hai paura di dire che vuoi essere scopata da me, che non sono io ad approfittarne, ma che lo vogliamo tutti e due?”
“Mettila come vuoi, ma ora ne ho bisogno!”
“Ne hai bisogno? Abbiamo scopato appena ieri, mamma! Vuoi dire che anche tu mi desideri sempre?”
“Sì!” bisbigliai.
“Non ho sentito!” mi provocò lui ed io, senza più rispondere mi gettai su di lui, facendo precipitare la sua testa sul cuscino. Lo baciai, forzando le labbra che tentava, con non tanta convinzione, di tenere serrate. Si sciolse in un attimo, palesando tutto il desiderio che provava per me. Solo allora parlai.
“Ho bisogno che mi scopi, ho bisogno che mi ami, ho bisogno di te come mio uomo!”
Per lui fu come una frustata: le sue mani divennero voraci almeno quanto la sua bocca. Mi stringeva tra le sue braccia come solo un innamorato sa fare ed io mi fondevo al suo corpo, cercando di liberarmi dei vestiti, che sentivo essere di troppo in quel momento, come in ogni altro momento mi trovassi da sola con lui.
Mi spinse da parte, inducendomi a mettermi alla pecorina: le sue braccia si strinsero intornio alle mie ginocchia, mentre la sua testa affondava tra le mie natiche e la sua lingua affondava nel solco e trastullava la mia rosellina, con sempre più audacia.
“Hai intenzione di incularmi?” chiesi.
“Puoi giurarci! Hai qualcosa in contrario?”
“Assolutamente nulla! Anzi voglio che mi spacchi il culo, che mi lasci una caverna come sai fare tu!”
“Vedrai che non resterai delusa. Ma ora lasciami leccartelo: lo sai che mi piace, che mi fa impazzire!”
“Lecca tutto il tempo che vuoi: non è quello a mancarci!”
Godevo anch'io della sua lingua e pregustavo il momento in cui mi avrebbe sodomizzata con la sua vigoria e senza alcun riguardo per il mi ruolo di mamma. A lui piaceva così: gli piaceva sentire il mio grido di sincero dolore, nel momento in cui forzava il mio sfintere e gli piaceva guardare il mio volto rigato da una lacrima, prima che il dolore lasciasse il posto al piacere. Era l'unico momento in cui era violento: poi diventava un agnellino, cui piaceva coccolarmi e ricevere in cambio le mie. Gli piaceva accarezzarmi i seni, più che morderli. Leccarmi la fica, piuttosto che fistarmela con il braccio. Ero io a volte a chiederglielo, quando mi scattava la fantasia di accogliere due cazzi contemporaneamente nella mia vagina.
Fabrizio mi faceva sentire tutto il suo amore, a suon di cazzo: era instancabile. Ogni volta che facevo sesso con lui, perdevo il conto degli orgasmi che provavo. Ma quel giorno diede il meglio di sé: senza chiedermi nulla si approfitto di tutto il mio corpo, portandomi alle soglie del paradiso: riuscivo solo di tanto in tanto a dare una pausa ai miei gemiti di lussuria per sussurrargli che lo amavo e che non potevo fare a meno di lui.
“Di me o dl mio cazzo, mamma?”
“Di... entrambi...! Fottimi,,, ancora,,, senza,, chiamarmi,,, mamma.”
“No, invece! È tanto bello chiamarti mamma, sapendo che ti sto scopando come una puttana. Perché sei una puttana, vero?”
“Sì! La tua puttana, amore!”
“Ed ora ingoia tutto, Troia!”
Era arrivato anche il suo momento ed io non lo avrei mai deluso. In ginocchio, di frontr a lui, ricevetti come una benedizione i violenti getti di sborra che riversò sul mio volto, tenendo la bocca ben spalancata, in modo da poter ricevere direttamente in gola quanto pià possibile del suo dolce seme.
Per la prima volta, non mi rivestì subito, ma mi stesi con lui sul letto, nudi entrambi, a ricoprire di carezze i nostri corpi e di baci le nostre bocche.

di
scritto il
2022-11-30
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