Capitolo 3/B. Quinto sabato.
di
Laras
genere
dominazione
Nella telefonata successiva al bocchino del sabato, Adelmo chiede conferma dell’incontro successivo e, se possibile, di cenare con il suo amico da noi. Luigi conferma che li aspetta nella (ormai mia) mansarda dalle 17 in poi. Per sicurezza ha chiamato una badante per mia mamma, in modo che io possa eventualmente dormire fuori.
Per tutta la settimana rifaccio mille volte l’esercizio del ripensare e, finalmente, il venerdì mi rassegno a quanto stanno per farmi.
Adelmo arriva alle 17, puntualissimo, non vuol perdere un minuto.
Apre Luigi, con un gran sorriso. Io sono dietro di lui, nuda, in ginocchio, con solo un reggicalze bianco ornato da fiorellini rosa e un paio di decolleté rosa a tacco alto.
Sono rossa per un po’ di legittima vergogna, ma proprio contenta di vederlo, almeno inizialmente, da solo.
Entra, saluta Luigi e io, senza riuscire a controllarmi, sorrido di gioia.
A. “Come ti permetti tu? Lo sai che mi devi dare del lei! Viso a terra e bocca a sfiorare il pavimento, adesso: in punizione! E resta così finché non ti chiamiamo”.
Non mi spavento, ormai lo conosco, so che non vuole farmi del male e gli voglio già un po’ bene: ubbidisco e resto zitta.
A. con un tono fintamente severo: “Se non impari chi siamo per te, non ti daremo più il permesso di leccare la mano, cagnolina!”.
Il sorriso sul mio visino riappare subito, spuntando da sotto. Ma non mi muovo. Spero tanto di piacergli: col culetto nudo in alto, incorniciato dai fiorellini rosa del reggicalze!
Adelmo chiede di vedere con calma tutta la mia nuova casa. Luigi è di famiglia ricca, e mi ha regalato molto più di un pied-à-terre: sono praticamente come 12 appartamenti, su tre piani più mansarda, più un immenso parco. E non manca nulla, dall’aria condizionata al materasso ad acqua. Arredata in modo moderno e funzionale, ma con molto gusto, ha molti armadi a specchio alle pareti che fan sembrare gli ambienti molto grandi.
La zona della mansarda (dove gli ho fatto il bocchino il sabato precedente) è genialmente divisa da una serie di pareti mobili di laccato bianco, alte quasi due metri. Quando le pareti vengono aperte rendono la mansarda un’unica stanza di circa 100 mq. Quando, invece, vengono chiuse il locale è diviso in un angolo cottura, una camera, studio e un’ampia sala. Particolare interessante: il bagno ha una grande porta a vetri e la Jacuzzi.
A. “Se vorrai, sfrutteremo questa splendida villa per giocarci a più non posso”. Una pausa e poi… “Comincio?”, chiede a Luigi.
L. “Sì, si, dai”.
A. “Ti coinvolgo io, se è il caso, ok?”, continua.
L. “D’accordo, fai tu”.
Si accomodano su due eleganti poltrone.
A. “M…. subito qui! Ho sete!”, mi chiama a voce alta.
Mi alzo svelta e sgambetto velocemente, dopo nemmeno 10 secondi sono in ginocchio davanti a loro.
Emozionata, ma contenta di giocare, faccio sentire la mia vocina da bimba buona:
“I signori desiderano una coca, una birra? c’è anche qualcosa di più forte…”.
Per tutta risposta, Adelmo dice distrattamente:
“Le scarpe, ho male ai piedi, presto”.
Ho un attimo di esitazione, uno sguardo insicuro a Luigi per cercare conferme… e sono già intenta a togliergli le scarpe e massaggiargli i piedi.
Adelmo aspetta qualche minuto e poi… “Brava, ora vieni vicino e fammi sentire se i tuoi esercizi di questa settimana li hai fatti bene”.
Allunga delicatamente la mano tra le mie cosce: “E’ bagnata” dice rivolto a Luigi. “E’ merito tuo, non suo, bravo”, aggiunge.
Non sono ancora fradicia, ma già un po’ eccitata: divento rossa e abbasso gli occhi.
Certo, mi sono esercitata, ma più per togliermi la paura di dover fare quello che avrebbe voluto lo sconosciuto che – non dovevo saperlo! – sarebbe arrivato di lì a poco.
Tacciono entrambi, sono abbastanza tesi, ma sicuramente per motivi opposti.
A. “Fammi vedere quanto ami il tuo futuro marito: vai tra le sue gambe, prendigli l’uccello in bocca e stai ferma e buona, senza fare altro. Devi solo tenere l’uccello in bocca ed essere contenta di farti vedere”.
Non faccio fatica. Loro due si mettono a chiacchierare come se fosse una situazione normalissima. Luigi però ha l’erezione dopo poco. Ha il pene più piccolo di Adelmo, riesco ad accoglierlo tutto facilmente, fino a sentire i pelacci contro il mio nasino.
Mentre glielo tengo in bocca, Adelmo si fa aggiornare sugli esercizi fatti, su eventuali difficoltà… chiede persino a Luigi se ha qualche consiglio e idea.
L. “Per quanto ne capisco, mi sembra che vada tutto bene. È stata addirittura più calda a letto: di solito viene almeno due volte ma, da giovedì, ho perso il conto: viene appena la penetro… durante il rapporto, sembra in orgasmo continuo, non sono sicuro però. Comunque, è diventata ancora più calda, questo è sicuro!”.
Ridono allegri, io rossa come un pomodoro maturo…. Ma lusingata per i complimenti del mio fidanzato.
A. “La cosa importante è che L. sembra sempre più naturalmente predisposta a essere sottomessa. Brava L., brava… adesso vediamo se sei capace di far vedere a Luigi quanto mi sei devota. Su, vieni qui e fai la stessa cosa a me”.
Un attimo di indecisione, cerco conferma negli occhi di Luigi scoprendoli in piena euforia da eccitazione. Poi, lentissimamente, vado dall’altro.
A. “Coraggio, su, guarda come piacerà al tuo ragazzo…”. La mano di Luigi è scivolata verso il suo uccello.
Invece, a me sembra di trascinare un pesante macigno… ma arrivo a destinazione: mentre Luigi a cominciato ad accarezzarselo delicatamente, il bel pene di Adelmo si adagia tra le mie labbra.
Scopro che mi piace provare vergogna… e anche Adelmo, che si sforza di far finta di nulla, gode della situazione tremendamente eccitante.
Parlano un po’ del campionato appena iniziato e del tempo, io succhio ma cerco di distrarmi per calmarmi e ci riesco… e il rossore si attenua.
Dolcemente umiliata, resto nuda a quattro zampe, in mostra per loro, con il viso tra le forti gambe di Adelmo, il suo uccello tutto in bocca e la testolina appoggiata al suo interno coscia. Mentre chiacchierano mi accarezza teneramente i lunghi capelli castano chiari. Gradisco moltissimo e sorrido.
A. “Visto che L. impara velocissimamente, ho pensato che la lezione di questa sera debba introdurre una pratica nuova e.… più birichina, diciamo”.
L. “Ottima idea!”. Luigi lo spalleggia, mentre io sto buona a cuccia, sempre col suo uccello in bocca.
A. “Sì, sembra buona anche a me”, continua. “Siccome L. è stata brava penso sia giusto che si diverta e.… si faccia corteggiare un po’, da qualche bel ragazzo o signore”, azzarda.
L. È giusto, se lo merita. Forse merita anche qualcos’altro… qualcosa di grosso e duro…”. Si aiutano l’un l’altro, Luigi lo sta imbeccando.
A. “Sì, lo merita senza forse, ma credo che sia ancora un passo un po’ lungo per lei” dice, forse per provocarmi.
L. “Dici? Dai, dai proviamo, vedrai che farà la brava… solo che… insomma…”
A. “C’è qualche problema?”, chiede Adelmo, facendo il finto tonto.
L. “Insomma… credo che lei sarebbe più contenta se potesse farsi vedere da me, ecco”. Luigi ha fatto la sua mossa.
Mi sento osservata, di certo vogliono capire se sono pronta per farmi penetrare da altri. E io sono ridiventata di un rosso-viola, spostando alternativamente lo sguardo da Luigi ad Adelmo. Ma non mi ribello, mi sono preparata tutta la settimana e so cosa si aspettano da me.
A. “Facciamo così: chiamo un mio amico e vediamo… se non ce la fa, proveremo un’altra volta”, dice Adelmo, fintamente conciliante: in realtà è chiaro che, sapendomi fragile e fifona, non vogliono forzarmi.
L. “Oh, cazzo… ma a me piacerebbe tantissimo!”. Luigi è contrariato.
A. “Dai, vediamo come si metteranno le cose, vedrai che la tua futura sposina ce la metterà tutta per farci piacere”
È chiaro: vuole attenuare la tensione e prepararmi per l’arrivo del suo amico.
A. “Intanto, se non ti dispiace, le diamo il «brava» che si è meritata per i miglioramenti di questa settimana”.
Glielo sento gonfio e rigidissimo, in gola. Restando sulla poltrona, mi scosta il viso dalla coscia, mi alza e, sorridendo mi fa sedere sul suo uccello, col viso rivolto verso il mio fidanzato. Mi lascio guidare, entra senza fatica: ero prontissima.
Lo ripeto; essere timida e insicura, non vuol dire essere frigida: miagolo a voce bassa, come faccio sempre. Vedendomi, Luigi si alza di scatto, mi pone il sesso davanti al viso e, guardandomi negli occhi, mi dice un: “Ti amo”. Quando Luigi mi spinge il sesso in bocca, tremo leggermente, miagolo a lungo e pianto senza volere le unghiette sulle cosce di Adelmo: ho avuto subito un bell’orgasmo.
Cerco di muovermi poco, vorrei lo facesse Adelmo, non voglio sembrare una vogliosa. Ma mi piace stare così, tanto tanto. L’uccellino di Luigi entra completamente e senza fatica nella mia bocca: dopo appena due movimenti, mi esplode in gola con un “Aaaahhhh…!”.
Mando giù tutto senza togliere il pene dalla bocca e, purtroppo perdo il controllo per il piacere: prendo a muovermi restando seduta su Adelmo.
Lui mi accarezza le tettine e le gambe velate dalle calze, io cerco di distrarmi, lui vuole portarmi ancora all’estasi. Continuo a tenere il pene ormai moscio del mio fidanzato in bocca muovendomi lentamente e continuando a mugolare. Passano 3-4 minuti, Luigi è ipnotizzato da quello che vede ma non si muove.
Adelmo sposta una mano da davanti a dietro, insinuandola tra il mio sedere e il suo pube, mentre con l’altra continua a coccolarmi prima una e poi l’altra tettina. Si insinua un po’ sotto di me, fino a sfiorarmi il fiorellino posteriore. Dopo qualche carezza, spinge delicatamente un dito dentro al mio culetto: ho un secondo orgasmo… prende a muoversi anche lui, facendomi sobbalzare su sé stesso.
Approfittando del mio momento di passione, mentre mi sbatte in profondità, dice: “Dai, chiamo un nuovo amico per te”.
Resto un attimo paralizzata, ma ha scelto il momento giusto e mi ero preparata:
A. “Anche lui sarà un tuo padrone. Cerca di fare la brava e non preoccuparti: è una bravissima persona. Se non te la senti lo capiremo e si fermerà. Non ti costringerò ad essere sua schiava se non vuoi”.
Con lo sguardo sognante per i colpi che prendo, abbasso gli occhi: è un sì. Mi ha convinta e tranquillizzata. Si rilassa anche lui e si lascia andare, riempiendomi tutta di cremina.
A. “Alzati e stai un po’ ferma, devi sentire colare lo sperma lungo le cosce: devi capire che è il tuo premio, che lo hai meritato perché mi hai servito bene”.
Mi arriva una sculacciata forte ma affettuosa e continua:
A. “Ora vai di là in bagno, puoi pulirti, ma poi stai al buio, fai l’esercizio di ripensare. Ti chiamo tra un quarto d’ora. Vai, sei stata bravissima: siamo tanto contenti di te e vedrai che al mio amico piacerai e sicuramente sarai degna di servirlo”.
Sono felice dei complimenti: arrossisco e sorrido dolcissima di nuovo, stavolta anche a Luigi. Torno in ginocchio e strisciando vado in bagno… ma lascio la porta socchiusa per sentire
Si sono fatte ormai le 18.00: il suo amico arriverà tra poco e sento che stanno mettendo in ordine.
A. “Luigi, stai sereno, goditi il momento. È davvero brava e il mio amico Daniele è un padrone molto esperto. Gli ho già spiegato un po’ delle qualità di L. È una persona educata e pulita, dall’altro lato è un vero padrone, per tante cose più esperto di me. Quindi non pensare a botte o frustate: lui ti aiuterà molto nel cambiarle il modo di pensare e nel portarla a ubbidire sempre più, a tutto”.
“Ok” dice Luigi a tornando a sorridere. Sento bottiglie: bevono qualcosa.
A. “Pensa: solo un mese prima non avresti neanche lontanamente pensato di poter vedere uno spettacolo come quello appena conclusosi”.
L. “È vero, scusa, è che vorrei ancora vederla tante volte come prima su di te… è una cosa che mi fa impazzire”.
A. “Rifletti! Non è solo bellissima, ma è anche molto portata a servire. Non abbiamo ancora dovuto punirla: le si spiegano i perché e lei si convince. E gode, gode continuamente, forse pian piano avrà orgasmi per qualunque cosa. Vedrai che se la guidiamo e addestriamo con delicatezza, cose come quella di poco fa succederanno ancora tante volte”.
Esco dal bagno. Sono del tutto calma e mi sembra proprio di esser pronta al nuovo gioco: han ragione loro? sono nata per dare piacere agli uomini? mi sto accettando?
Mi ricontrollano: un colpo di spazzola ai capelli, un ritocco al mascara, le calze bianche da cambiare, i denti da lavare, il rossetto di un lievissimo rosa da ripassare.
Adelmo sembra tenere moltissimo a far bella figura con il suo amico: trovo questa cosa strana, sembra una specie di suo superiore. Mi rispiega cose che già sapevo:
A. “Ricorda quel che ti ho insegnato! Sii naturale, è la tua natura che deve apparire! In ginocchio nel salutarlo, leccare la mano, sorridere sempre, non prendere iniziative, fai sempre come ti dice, subito e tutto”.
Il tutto condito con tanti complimenti e palpandomi il culettino sodo, cosa che gradisco ma per cui provo imbarazzo.
Luigi collabora leccandomi ogni tanto i capezzoli, quasi voglia io li abbia turgidi per la presentazione al nuovo amico.
Insomma, mi piace tutto, son tranquilla, annuisco o rispondo “Sì, lo so”.
Adelmo ripete: “Se non ce la fai puoi piangere e chiedere a me di fermare tutto, ok?”
L. “Sì, ok, ma state tranquilli… ora me la sento di provare… non solo perché ho tanto caldo… ma perché mi sento tanto amata da voi quando vi ubbidisco… mi sento realizzata, non so come spiegare… voglio provare a farvi contenti… non farete brutte figure, ce la metterò tutta”.
A. “Brava, sei bellissima sai?”, concluse: “Ora vai in ginocchio davanti alla porta ad aspettarlo e intento fai l’esercizio del ripensare. Manca pochissimo”.
Vado davanti all’ingresso, piego prima un ginocchio, e poi l’altro. Metto pianino il viso contro il pavimento e faccio l’esercizio mentale prescritto: è giusto così per me, sono nata per servire, devo ubbidire a tutto, devo ubbidire a tutti…
Luigi mi ammira soddisfatto e strizza l’occhio ad Adelmo.
Continua
Per tutta la settimana rifaccio mille volte l’esercizio del ripensare e, finalmente, il venerdì mi rassegno a quanto stanno per farmi.
Adelmo arriva alle 17, puntualissimo, non vuol perdere un minuto.
Apre Luigi, con un gran sorriso. Io sono dietro di lui, nuda, in ginocchio, con solo un reggicalze bianco ornato da fiorellini rosa e un paio di decolleté rosa a tacco alto.
Sono rossa per un po’ di legittima vergogna, ma proprio contenta di vederlo, almeno inizialmente, da solo.
Entra, saluta Luigi e io, senza riuscire a controllarmi, sorrido di gioia.
A. “Come ti permetti tu? Lo sai che mi devi dare del lei! Viso a terra e bocca a sfiorare il pavimento, adesso: in punizione! E resta così finché non ti chiamiamo”.
Non mi spavento, ormai lo conosco, so che non vuole farmi del male e gli voglio già un po’ bene: ubbidisco e resto zitta.
A. con un tono fintamente severo: “Se non impari chi siamo per te, non ti daremo più il permesso di leccare la mano, cagnolina!”.
Il sorriso sul mio visino riappare subito, spuntando da sotto. Ma non mi muovo. Spero tanto di piacergli: col culetto nudo in alto, incorniciato dai fiorellini rosa del reggicalze!
Adelmo chiede di vedere con calma tutta la mia nuova casa. Luigi è di famiglia ricca, e mi ha regalato molto più di un pied-à-terre: sono praticamente come 12 appartamenti, su tre piani più mansarda, più un immenso parco. E non manca nulla, dall’aria condizionata al materasso ad acqua. Arredata in modo moderno e funzionale, ma con molto gusto, ha molti armadi a specchio alle pareti che fan sembrare gli ambienti molto grandi.
La zona della mansarda (dove gli ho fatto il bocchino il sabato precedente) è genialmente divisa da una serie di pareti mobili di laccato bianco, alte quasi due metri. Quando le pareti vengono aperte rendono la mansarda un’unica stanza di circa 100 mq. Quando, invece, vengono chiuse il locale è diviso in un angolo cottura, una camera, studio e un’ampia sala. Particolare interessante: il bagno ha una grande porta a vetri e la Jacuzzi.
A. “Se vorrai, sfrutteremo questa splendida villa per giocarci a più non posso”. Una pausa e poi… “Comincio?”, chiede a Luigi.
L. “Sì, si, dai”.
A. “Ti coinvolgo io, se è il caso, ok?”, continua.
L. “D’accordo, fai tu”.
Si accomodano su due eleganti poltrone.
A. “M…. subito qui! Ho sete!”, mi chiama a voce alta.
Mi alzo svelta e sgambetto velocemente, dopo nemmeno 10 secondi sono in ginocchio davanti a loro.
Emozionata, ma contenta di giocare, faccio sentire la mia vocina da bimba buona:
“I signori desiderano una coca, una birra? c’è anche qualcosa di più forte…”.
Per tutta risposta, Adelmo dice distrattamente:
“Le scarpe, ho male ai piedi, presto”.
Ho un attimo di esitazione, uno sguardo insicuro a Luigi per cercare conferme… e sono già intenta a togliergli le scarpe e massaggiargli i piedi.
Adelmo aspetta qualche minuto e poi… “Brava, ora vieni vicino e fammi sentire se i tuoi esercizi di questa settimana li hai fatti bene”.
Allunga delicatamente la mano tra le mie cosce: “E’ bagnata” dice rivolto a Luigi. “E’ merito tuo, non suo, bravo”, aggiunge.
Non sono ancora fradicia, ma già un po’ eccitata: divento rossa e abbasso gli occhi.
Certo, mi sono esercitata, ma più per togliermi la paura di dover fare quello che avrebbe voluto lo sconosciuto che – non dovevo saperlo! – sarebbe arrivato di lì a poco.
Tacciono entrambi, sono abbastanza tesi, ma sicuramente per motivi opposti.
A. “Fammi vedere quanto ami il tuo futuro marito: vai tra le sue gambe, prendigli l’uccello in bocca e stai ferma e buona, senza fare altro. Devi solo tenere l’uccello in bocca ed essere contenta di farti vedere”.
Non faccio fatica. Loro due si mettono a chiacchierare come se fosse una situazione normalissima. Luigi però ha l’erezione dopo poco. Ha il pene più piccolo di Adelmo, riesco ad accoglierlo tutto facilmente, fino a sentire i pelacci contro il mio nasino.
Mentre glielo tengo in bocca, Adelmo si fa aggiornare sugli esercizi fatti, su eventuali difficoltà… chiede persino a Luigi se ha qualche consiglio e idea.
L. “Per quanto ne capisco, mi sembra che vada tutto bene. È stata addirittura più calda a letto: di solito viene almeno due volte ma, da giovedì, ho perso il conto: viene appena la penetro… durante il rapporto, sembra in orgasmo continuo, non sono sicuro però. Comunque, è diventata ancora più calda, questo è sicuro!”.
Ridono allegri, io rossa come un pomodoro maturo…. Ma lusingata per i complimenti del mio fidanzato.
A. “La cosa importante è che L. sembra sempre più naturalmente predisposta a essere sottomessa. Brava L., brava… adesso vediamo se sei capace di far vedere a Luigi quanto mi sei devota. Su, vieni qui e fai la stessa cosa a me”.
Un attimo di indecisione, cerco conferma negli occhi di Luigi scoprendoli in piena euforia da eccitazione. Poi, lentissimamente, vado dall’altro.
A. “Coraggio, su, guarda come piacerà al tuo ragazzo…”. La mano di Luigi è scivolata verso il suo uccello.
Invece, a me sembra di trascinare un pesante macigno… ma arrivo a destinazione: mentre Luigi a cominciato ad accarezzarselo delicatamente, il bel pene di Adelmo si adagia tra le mie labbra.
Scopro che mi piace provare vergogna… e anche Adelmo, che si sforza di far finta di nulla, gode della situazione tremendamente eccitante.
Parlano un po’ del campionato appena iniziato e del tempo, io succhio ma cerco di distrarmi per calmarmi e ci riesco… e il rossore si attenua.
Dolcemente umiliata, resto nuda a quattro zampe, in mostra per loro, con il viso tra le forti gambe di Adelmo, il suo uccello tutto in bocca e la testolina appoggiata al suo interno coscia. Mentre chiacchierano mi accarezza teneramente i lunghi capelli castano chiari. Gradisco moltissimo e sorrido.
A. “Visto che L. impara velocissimamente, ho pensato che la lezione di questa sera debba introdurre una pratica nuova e.… più birichina, diciamo”.
L. “Ottima idea!”. Luigi lo spalleggia, mentre io sto buona a cuccia, sempre col suo uccello in bocca.
A. “Sì, sembra buona anche a me”, continua. “Siccome L. è stata brava penso sia giusto che si diverta e.… si faccia corteggiare un po’, da qualche bel ragazzo o signore”, azzarda.
L. È giusto, se lo merita. Forse merita anche qualcos’altro… qualcosa di grosso e duro…”. Si aiutano l’un l’altro, Luigi lo sta imbeccando.
A. “Sì, lo merita senza forse, ma credo che sia ancora un passo un po’ lungo per lei” dice, forse per provocarmi.
L. “Dici? Dai, dai proviamo, vedrai che farà la brava… solo che… insomma…”
A. “C’è qualche problema?”, chiede Adelmo, facendo il finto tonto.
L. “Insomma… credo che lei sarebbe più contenta se potesse farsi vedere da me, ecco”. Luigi ha fatto la sua mossa.
Mi sento osservata, di certo vogliono capire se sono pronta per farmi penetrare da altri. E io sono ridiventata di un rosso-viola, spostando alternativamente lo sguardo da Luigi ad Adelmo. Ma non mi ribello, mi sono preparata tutta la settimana e so cosa si aspettano da me.
A. “Facciamo così: chiamo un mio amico e vediamo… se non ce la fa, proveremo un’altra volta”, dice Adelmo, fintamente conciliante: in realtà è chiaro che, sapendomi fragile e fifona, non vogliono forzarmi.
L. “Oh, cazzo… ma a me piacerebbe tantissimo!”. Luigi è contrariato.
A. “Dai, vediamo come si metteranno le cose, vedrai che la tua futura sposina ce la metterà tutta per farci piacere”
È chiaro: vuole attenuare la tensione e prepararmi per l’arrivo del suo amico.
A. “Intanto, se non ti dispiace, le diamo il «brava» che si è meritata per i miglioramenti di questa settimana”.
Glielo sento gonfio e rigidissimo, in gola. Restando sulla poltrona, mi scosta il viso dalla coscia, mi alza e, sorridendo mi fa sedere sul suo uccello, col viso rivolto verso il mio fidanzato. Mi lascio guidare, entra senza fatica: ero prontissima.
Lo ripeto; essere timida e insicura, non vuol dire essere frigida: miagolo a voce bassa, come faccio sempre. Vedendomi, Luigi si alza di scatto, mi pone il sesso davanti al viso e, guardandomi negli occhi, mi dice un: “Ti amo”. Quando Luigi mi spinge il sesso in bocca, tremo leggermente, miagolo a lungo e pianto senza volere le unghiette sulle cosce di Adelmo: ho avuto subito un bell’orgasmo.
Cerco di muovermi poco, vorrei lo facesse Adelmo, non voglio sembrare una vogliosa. Ma mi piace stare così, tanto tanto. L’uccellino di Luigi entra completamente e senza fatica nella mia bocca: dopo appena due movimenti, mi esplode in gola con un “Aaaahhhh…!”.
Mando giù tutto senza togliere il pene dalla bocca e, purtroppo perdo il controllo per il piacere: prendo a muovermi restando seduta su Adelmo.
Lui mi accarezza le tettine e le gambe velate dalle calze, io cerco di distrarmi, lui vuole portarmi ancora all’estasi. Continuo a tenere il pene ormai moscio del mio fidanzato in bocca muovendomi lentamente e continuando a mugolare. Passano 3-4 minuti, Luigi è ipnotizzato da quello che vede ma non si muove.
Adelmo sposta una mano da davanti a dietro, insinuandola tra il mio sedere e il suo pube, mentre con l’altra continua a coccolarmi prima una e poi l’altra tettina. Si insinua un po’ sotto di me, fino a sfiorarmi il fiorellino posteriore. Dopo qualche carezza, spinge delicatamente un dito dentro al mio culetto: ho un secondo orgasmo… prende a muoversi anche lui, facendomi sobbalzare su sé stesso.
Approfittando del mio momento di passione, mentre mi sbatte in profondità, dice: “Dai, chiamo un nuovo amico per te”.
Resto un attimo paralizzata, ma ha scelto il momento giusto e mi ero preparata:
A. “Anche lui sarà un tuo padrone. Cerca di fare la brava e non preoccuparti: è una bravissima persona. Se non te la senti lo capiremo e si fermerà. Non ti costringerò ad essere sua schiava se non vuoi”.
Con lo sguardo sognante per i colpi che prendo, abbasso gli occhi: è un sì. Mi ha convinta e tranquillizzata. Si rilassa anche lui e si lascia andare, riempiendomi tutta di cremina.
A. “Alzati e stai un po’ ferma, devi sentire colare lo sperma lungo le cosce: devi capire che è il tuo premio, che lo hai meritato perché mi hai servito bene”.
Mi arriva una sculacciata forte ma affettuosa e continua:
A. “Ora vai di là in bagno, puoi pulirti, ma poi stai al buio, fai l’esercizio di ripensare. Ti chiamo tra un quarto d’ora. Vai, sei stata bravissima: siamo tanto contenti di te e vedrai che al mio amico piacerai e sicuramente sarai degna di servirlo”.
Sono felice dei complimenti: arrossisco e sorrido dolcissima di nuovo, stavolta anche a Luigi. Torno in ginocchio e strisciando vado in bagno… ma lascio la porta socchiusa per sentire
Si sono fatte ormai le 18.00: il suo amico arriverà tra poco e sento che stanno mettendo in ordine.
A. “Luigi, stai sereno, goditi il momento. È davvero brava e il mio amico Daniele è un padrone molto esperto. Gli ho già spiegato un po’ delle qualità di L. È una persona educata e pulita, dall’altro lato è un vero padrone, per tante cose più esperto di me. Quindi non pensare a botte o frustate: lui ti aiuterà molto nel cambiarle il modo di pensare e nel portarla a ubbidire sempre più, a tutto”.
“Ok” dice Luigi a tornando a sorridere. Sento bottiglie: bevono qualcosa.
A. “Pensa: solo un mese prima non avresti neanche lontanamente pensato di poter vedere uno spettacolo come quello appena conclusosi”.
L. “È vero, scusa, è che vorrei ancora vederla tante volte come prima su di te… è una cosa che mi fa impazzire”.
A. “Rifletti! Non è solo bellissima, ma è anche molto portata a servire. Non abbiamo ancora dovuto punirla: le si spiegano i perché e lei si convince. E gode, gode continuamente, forse pian piano avrà orgasmi per qualunque cosa. Vedrai che se la guidiamo e addestriamo con delicatezza, cose come quella di poco fa succederanno ancora tante volte”.
Esco dal bagno. Sono del tutto calma e mi sembra proprio di esser pronta al nuovo gioco: han ragione loro? sono nata per dare piacere agli uomini? mi sto accettando?
Mi ricontrollano: un colpo di spazzola ai capelli, un ritocco al mascara, le calze bianche da cambiare, i denti da lavare, il rossetto di un lievissimo rosa da ripassare.
Adelmo sembra tenere moltissimo a far bella figura con il suo amico: trovo questa cosa strana, sembra una specie di suo superiore. Mi rispiega cose che già sapevo:
A. “Ricorda quel che ti ho insegnato! Sii naturale, è la tua natura che deve apparire! In ginocchio nel salutarlo, leccare la mano, sorridere sempre, non prendere iniziative, fai sempre come ti dice, subito e tutto”.
Il tutto condito con tanti complimenti e palpandomi il culettino sodo, cosa che gradisco ma per cui provo imbarazzo.
Luigi collabora leccandomi ogni tanto i capezzoli, quasi voglia io li abbia turgidi per la presentazione al nuovo amico.
Insomma, mi piace tutto, son tranquilla, annuisco o rispondo “Sì, lo so”.
Adelmo ripete: “Se non ce la fai puoi piangere e chiedere a me di fermare tutto, ok?”
L. “Sì, ok, ma state tranquilli… ora me la sento di provare… non solo perché ho tanto caldo… ma perché mi sento tanto amata da voi quando vi ubbidisco… mi sento realizzata, non so come spiegare… voglio provare a farvi contenti… non farete brutte figure, ce la metterò tutta”.
A. “Brava, sei bellissima sai?”, concluse: “Ora vai in ginocchio davanti alla porta ad aspettarlo e intento fai l’esercizio del ripensare. Manca pochissimo”.
Vado davanti all’ingresso, piego prima un ginocchio, e poi l’altro. Metto pianino il viso contro il pavimento e faccio l’esercizio mentale prescritto: è giusto così per me, sono nata per servire, devo ubbidire a tutto, devo ubbidire a tutti…
Luigi mi ammira soddisfatto e strizza l’occhio ad Adelmo.
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