L’s story. Capitolo 5. Aprite o sfondiamo la porta!
di
Laras
genere
dominazione
“Bam, bam, bam! Aprite o sfondiamo la porta!”.
Dormo per terra, nuda con collarino e coda da gatta nel sedere, su un tappeto, accanto al letto dove dorme Luigi.
Sono passate forse un paio d’ore dal rientro, dopo la serata “all’università”, e sento battere forte al portone della villa: mi alzo, mezza assonata infilo i sabot, con tacco a spillo di 7cm, ed esco raggiungendo il centro del 2° piano, da dove si vede l’ingresso.
“Bam, bam, bam! Aprite o sfondiamo la porta!”.
Qualcuno ha superato l’alto muro di cinta, attraversato il parco, e ora batte per entrare. Scendo di corsa lo scalone e grido senza aprire:
“Chi è? Cosa volete?”.
“Guardia di Finanza! Apra subito!”
“Ma... ma sono in deshabillé… io... io…”
“Abbiamo un mandato di arresto e uno di perquisizione! apra immediatamente!”.
Mi faccio forza, ho paura delle forze dell’ordine, ma apro… restando dietro il portone.
“Signorina, ecco il mandato. La villa è circondata. Dobbiamo entrare!”
“Ma… cioè... io sono praticamente sono nuda… mi vergogno!”.
Niente da fare, spingono il portone e 6 agenti armati con mitragliette entrano in casa.
Mi addosso alla parete, testa china, con una manina copro il mio piccolo seno, con l’altra la patata. Collare e coda visibilissimi.
Gli agenti restano senza parole per qualche secondo, sento i loro occhi percorrere ogni millimetro del mio corpo nudo in mostra per loro… sono tutti alti e forti. Poi:
“Ci... ci dispiace… non potevamo immaginare… cerchiamo il dott. Luigi Cuccoli, sappiamo che è qui”.
Resto col capo chino, con la mia vocina da bimba, spiego:
“E’ il mio fidanzato, dorme di sopra, nella grande camera al primo piano, in fondo a sinistra, ma… ci deve essere un errore… è un uomo buono…”.
Nessuna risposta: 5 agenti volano al piano di sopra. Quello rimasto mi ammanetta e mi porta al centro dell’ingresso, nuda, in piedi. Resta dietro di me: muoio per l’imbarazzo.
Dopo pochi minuti, vedo Lugi in pigiama e manette, che viene trascinato giù per le scale. Lui:
L.: “Un attimo, lei non c’entra! È la mia fidanzata, dobbiamo sposarci tra pochissimo. Non sa niente delle attività della mia famiglia. Questa villa è sua, non potete espropriarla! Lasciatemi parlare con lei un attimo, vi prego! E un telefono per chiamare una persona che vi spiegherà tutto”.
Viene portato davanti a me, non ho il coraggio di guardarlo: forse sarà felice di trovarmi nuda tra 6 uomini in divisa (e perciò molto attraenti), ma io mi vergogno.
L.: “Pronto? Adelmo? Ho la Guardia di Finanza nella villa di L. Mi hanno ammanettato e detto che sono in arresto come tutti i miei familiari. Riesci a venire subito per salvare almeno L.?””.
Pausa, si sente la voce di Adelmo che dà istruzioni. Poi:
L.: “Sì, te lo passo subito”.
Il cellulare viene dato a quello che sembra il capo della squadra di finanzieri, mette il viva voce.
A.: “Buongiorno, sono il capitano Adelmo Mulattiere, del Comando Legione Carabinieri Romagna. Con chi parlo? Declini ordine e grado, subito”.
Bum! Adelmo un carabiniere! Chi l’avrebbe mai detto. Il capo dei finanzieri risponde mettendosi come sull’attenti. Poi, di nuovo:
A. “Bene, piacere di conoscerla. Desidero verificare il mandato, sarò da voi tra 20 minuti, vi chiedo la gentilezza di lasciar tranquilla la ragazza fino ad allora, è molto sensibile. Nessun problema per la perquisizione della villa, procedete pure. Chiamerò anche l’Avv. Daniele Capoccia, patrocinerà la ragazza. Grazie per la pazienza”.
L’atteggiamento dei militari verso di me cambia: mi lasciano ammanettata ma mi portano in uno dei salottini del piano terra. Sola. Verso Luigi invece, durezza e intransigenza.
Dopo una mezz’oretta la porta si apre ed entra Adelmo con l’ufficiale della Finanza.
A.: “Eccola tenente. Vede? È innocua, è rimasta qui buona, è educata a ubbidire. Confermo che lei non c’entra nulla e non è nemmeno in grado di capire di cosa si occupa il fidanzato e la sua famiglia. Vedrà che lei mi darà ragione al termine della perquisizione della villa e pertinenze. La lascio con lei se desidera interrogarla o… quel che ritiene lei. L.? Giù, in ginocchio ai piedi del tenente. Offriti. Ubbidisci a tutto. Io torno tra mezz’ora, quando arriva Daniele”.
Ubbidisco, impaurita per questa dura situazione e per il mio futuro senza più fidanzato né matrimonio. Ma mi conforta la presenza di Adelmo e l’imminente arrivo di Daniele.
Il tenente è, purtroppo, alto e molto attraente. Non mi sgrida più, mi fa domande con voce gentile. Mi sorride. Io rispondo a monosillabi, dico solo la verità.
Tenente: “Signorina, va bene. Aspetteremo il suo avvocato, ma mi sembra davvero che lei non sappia niente di niente. Un’ultima domanda: il capitano dice che lei deve ubbidirmi? Lei è bellissima, ma … Lo farebbe davvero?”
L., dopo una decina di secondi di totale imbarazzo riesco a bisbigliare: “Io… cioè… sì signore… tutto quello che vorrà”.
A occhi bassi lo sento spostarsi, chiude la porta a chiave. Torna da me.
Un bel membro mi viene offerto davanti al viso, è già eretto. Mi sento di nuovo umiliata, ma è il mio destino e non riesco a guardare negli occhi un uomo così attraente e, ora, anche gentile.
A occhi bassi, riesco solo a schiudere le labbra, leccargli i testicoli e… imbocco il suo sesso eretto e arrogante.
Lecco dall’interno la puntona; quindi, spingo in bocca leccando il tronco. Lui sospira, sento che è chiaramente felice. Spingo ancora, fino all’ingresso della gola. Infine, un respiro profondo e poi… via, spingo dentro: ho i suoi pelacci contro il mio nasino. Succhio, più calma, contenta di piacergli. Dentro... e fuori, per prendere aria. Dentro e fuori… senza smettere di succhiare. Dopo pochissimo sento i classici colpetti di un membro che sta per…
E spruzza, spruzza da matti: conto 7 fiotti di seme, che mando giù senza che ci sia bisogno di discutere.
Lui sospira profondamente, soddisfatto della mia ubbidienza. Toglie il membro dalla mia bocca, il suo tono di voce ora sembra allegro.
Tenente: “Brava. Anzi, bellissima e bravissima. Ora arriverà l’avvocato: le lascio il mio numero di cellulare nel caso che… non si mai”.
Finalmente riesco ad alzare gli occhi: è pure carino. Ricambio il suo sorriso, con uno mio, dolce dolce.
L. “Grazie Tenente. Grazie anche per il suo seme, è stato un onore per me. Ma non decido io chi devo frequentare. Non so nemmeno chi mi guiderà ora che il mio Luigi è stato arrestato. Io... io... ho tanta paura del domani”.
La porta si apre entra Daniele seguito dal mio carabiniere preferito. Mi trovano nuda, in ginocchio davanti al Tenente… che sorride e sembra si lecchi i baffi. Sorridono anche loro: che imbarazzo, mi sa che han capito tutto. Poi Daniele parla con autorità:
D.: “Non avete niente contro la mia assistita. Non c’è mandato di arresto per lei. La perquisizione e ulteriori vostri accertamenti dimostreranno che è del tutto estranea ai fatti. La signorina resta a vostra disposizione a questo domicilio per future indagini, ma scoprirete che non sa nulla. Chiedo pertanto la gentilezza di lasciarla serena, toglierle le manette e non esibirla nuovamente ai suoi sottoposti, perché questo fatto potrebbe comportare un’azione in giudizio contro di voi… lei sa meglio di me per che cosa”.
Tra me e me, penso: ma quanto è bbono Daniele? Ma quanto mi intriga sentirlo parlare così autorevolmente? Speriamo che mi protegga, non solo oggi!
Tenente: “Avvocato, concordo con lei. La lasceremo qui, certo che non possiamo porre sotto sequestro la casa che, al momento, mi pare non contenga nessuna prova a carico dell’indagato ed appartiene a terzi. Grazie per tenere la signorina a disposizione. Contatteremo il suo studio se dovesse esserci bisogno di sentirla. Ora vi lascio soli, appena ultimata la perquisizione di questo grandissimo immobile toglieremo il disturbo”.
Credo che il mio sospiro di sollievo si sia sentito a chilometri di distanza. Intuisco che, purtroppo, non rivedrò Luigi per molto tempo.
Mi han tolto le manette e, appena la porta di chiude, volo ai piedi di Daniele e Adelmo. Inginocchiata, nuda, con il mio nuovo collare e la coda da gattina, lecco il dorso delle loro mani, con la vocina che trema dico:
“Io... io vi ringrazio… aiutatemi, vi supplico: farò tutto quello che volete. Non so cosa fare ora... sono sola e sapete che non ho l’intelligenza necessaria per sopravvivere in questo mondo... vi supplico…”.
D.: “Calmati, hai un padrone: c’è ancora Adelmo, cui sei stata affidata dalla prima volta. Se continuerai il tuo percorso avrai aiuto e tanti nuovi amici. Amici importanti e gentili, che vorranno il tuo bene”. Scoppio in lacrime di gioia. Mi prostro davanti a loro e li ringrazio con la voce rotta dal pianto e il cuore che batte forte. Bacio i loro testicoli da sopra i calzoni.
D.: “Calma, schiava! Pensa al collare che porti da poche ore: è il segno che ora appartieni, che non sei sola. Ora seguiremo un piano che ho abbozzato mentre venivo qui. Mi serviranno 2-3 giorni per completarlo. Tra poco tornerai a casa con tua mamma. Da qui prenderai solo alcuni dei vestiti che ti ha comprato Luigi, non devi allarmare tua mamma. Domani andrai a scuola, come se non fosse successo nulla. Ma qualcosa dovrà cambiare, in vista del piano”.
L.: “Farò quello che mi direte. Lo sapete come sono, ce la metterò tutta per ubbidirvi sempre e a tutto. Io… io… credo di amarvi”.
D.: “Brava. Domani, a scuola, indosserai i leggings più trasparenti che hai. Si devono intravedere figa e culo. Un po’ di tacco. Una felpa aderente ma lunga, che ti copra il sedere. Solo quando incrocerai i ragazzi della Quinta A alzerai la felpa, mostrerai le tue intimità e sorriderai. Ho già informazioni sui loro genitori. Ma ti è proibito ubbidire a loro fino a quando il piano non sarà definito e pronto. Se non riesci a dir loro di no, scappa in classe tua. Per ora non c’è altro: vatti a vestire in modo sobrio che ti porto a casa”.
Continua.
Dormo per terra, nuda con collarino e coda da gatta nel sedere, su un tappeto, accanto al letto dove dorme Luigi.
Sono passate forse un paio d’ore dal rientro, dopo la serata “all’università”, e sento battere forte al portone della villa: mi alzo, mezza assonata infilo i sabot, con tacco a spillo di 7cm, ed esco raggiungendo il centro del 2° piano, da dove si vede l’ingresso.
“Bam, bam, bam! Aprite o sfondiamo la porta!”.
Qualcuno ha superato l’alto muro di cinta, attraversato il parco, e ora batte per entrare. Scendo di corsa lo scalone e grido senza aprire:
“Chi è? Cosa volete?”.
“Guardia di Finanza! Apra subito!”
“Ma... ma sono in deshabillé… io... io…”
“Abbiamo un mandato di arresto e uno di perquisizione! apra immediatamente!”.
Mi faccio forza, ho paura delle forze dell’ordine, ma apro… restando dietro il portone.
“Signorina, ecco il mandato. La villa è circondata. Dobbiamo entrare!”
“Ma… cioè... io sono praticamente sono nuda… mi vergogno!”.
Niente da fare, spingono il portone e 6 agenti armati con mitragliette entrano in casa.
Mi addosso alla parete, testa china, con una manina copro il mio piccolo seno, con l’altra la patata. Collare e coda visibilissimi.
Gli agenti restano senza parole per qualche secondo, sento i loro occhi percorrere ogni millimetro del mio corpo nudo in mostra per loro… sono tutti alti e forti. Poi:
“Ci... ci dispiace… non potevamo immaginare… cerchiamo il dott. Luigi Cuccoli, sappiamo che è qui”.
Resto col capo chino, con la mia vocina da bimba, spiego:
“E’ il mio fidanzato, dorme di sopra, nella grande camera al primo piano, in fondo a sinistra, ma… ci deve essere un errore… è un uomo buono…”.
Nessuna risposta: 5 agenti volano al piano di sopra. Quello rimasto mi ammanetta e mi porta al centro dell’ingresso, nuda, in piedi. Resta dietro di me: muoio per l’imbarazzo.
Dopo pochi minuti, vedo Lugi in pigiama e manette, che viene trascinato giù per le scale. Lui:
L.: “Un attimo, lei non c’entra! È la mia fidanzata, dobbiamo sposarci tra pochissimo. Non sa niente delle attività della mia famiglia. Questa villa è sua, non potete espropriarla! Lasciatemi parlare con lei un attimo, vi prego! E un telefono per chiamare una persona che vi spiegherà tutto”.
Viene portato davanti a me, non ho il coraggio di guardarlo: forse sarà felice di trovarmi nuda tra 6 uomini in divisa (e perciò molto attraenti), ma io mi vergogno.
L.: “Pronto? Adelmo? Ho la Guardia di Finanza nella villa di L. Mi hanno ammanettato e detto che sono in arresto come tutti i miei familiari. Riesci a venire subito per salvare almeno L.?””.
Pausa, si sente la voce di Adelmo che dà istruzioni. Poi:
L.: “Sì, te lo passo subito”.
Il cellulare viene dato a quello che sembra il capo della squadra di finanzieri, mette il viva voce.
A.: “Buongiorno, sono il capitano Adelmo Mulattiere, del Comando Legione Carabinieri Romagna. Con chi parlo? Declini ordine e grado, subito”.
Bum! Adelmo un carabiniere! Chi l’avrebbe mai detto. Il capo dei finanzieri risponde mettendosi come sull’attenti. Poi, di nuovo:
A. “Bene, piacere di conoscerla. Desidero verificare il mandato, sarò da voi tra 20 minuti, vi chiedo la gentilezza di lasciar tranquilla la ragazza fino ad allora, è molto sensibile. Nessun problema per la perquisizione della villa, procedete pure. Chiamerò anche l’Avv. Daniele Capoccia, patrocinerà la ragazza. Grazie per la pazienza”.
L’atteggiamento dei militari verso di me cambia: mi lasciano ammanettata ma mi portano in uno dei salottini del piano terra. Sola. Verso Luigi invece, durezza e intransigenza.
Dopo una mezz’oretta la porta si apre ed entra Adelmo con l’ufficiale della Finanza.
A.: “Eccola tenente. Vede? È innocua, è rimasta qui buona, è educata a ubbidire. Confermo che lei non c’entra nulla e non è nemmeno in grado di capire di cosa si occupa il fidanzato e la sua famiglia. Vedrà che lei mi darà ragione al termine della perquisizione della villa e pertinenze. La lascio con lei se desidera interrogarla o… quel che ritiene lei. L.? Giù, in ginocchio ai piedi del tenente. Offriti. Ubbidisci a tutto. Io torno tra mezz’ora, quando arriva Daniele”.
Ubbidisco, impaurita per questa dura situazione e per il mio futuro senza più fidanzato né matrimonio. Ma mi conforta la presenza di Adelmo e l’imminente arrivo di Daniele.
Il tenente è, purtroppo, alto e molto attraente. Non mi sgrida più, mi fa domande con voce gentile. Mi sorride. Io rispondo a monosillabi, dico solo la verità.
Tenente: “Signorina, va bene. Aspetteremo il suo avvocato, ma mi sembra davvero che lei non sappia niente di niente. Un’ultima domanda: il capitano dice che lei deve ubbidirmi? Lei è bellissima, ma … Lo farebbe davvero?”
L., dopo una decina di secondi di totale imbarazzo riesco a bisbigliare: “Io… cioè… sì signore… tutto quello che vorrà”.
A occhi bassi lo sento spostarsi, chiude la porta a chiave. Torna da me.
Un bel membro mi viene offerto davanti al viso, è già eretto. Mi sento di nuovo umiliata, ma è il mio destino e non riesco a guardare negli occhi un uomo così attraente e, ora, anche gentile.
A occhi bassi, riesco solo a schiudere le labbra, leccargli i testicoli e… imbocco il suo sesso eretto e arrogante.
Lecco dall’interno la puntona; quindi, spingo in bocca leccando il tronco. Lui sospira, sento che è chiaramente felice. Spingo ancora, fino all’ingresso della gola. Infine, un respiro profondo e poi… via, spingo dentro: ho i suoi pelacci contro il mio nasino. Succhio, più calma, contenta di piacergli. Dentro... e fuori, per prendere aria. Dentro e fuori… senza smettere di succhiare. Dopo pochissimo sento i classici colpetti di un membro che sta per…
E spruzza, spruzza da matti: conto 7 fiotti di seme, che mando giù senza che ci sia bisogno di discutere.
Lui sospira profondamente, soddisfatto della mia ubbidienza. Toglie il membro dalla mia bocca, il suo tono di voce ora sembra allegro.
Tenente: “Brava. Anzi, bellissima e bravissima. Ora arriverà l’avvocato: le lascio il mio numero di cellulare nel caso che… non si mai”.
Finalmente riesco ad alzare gli occhi: è pure carino. Ricambio il suo sorriso, con uno mio, dolce dolce.
L. “Grazie Tenente. Grazie anche per il suo seme, è stato un onore per me. Ma non decido io chi devo frequentare. Non so nemmeno chi mi guiderà ora che il mio Luigi è stato arrestato. Io... io... ho tanta paura del domani”.
La porta si apre entra Daniele seguito dal mio carabiniere preferito. Mi trovano nuda, in ginocchio davanti al Tenente… che sorride e sembra si lecchi i baffi. Sorridono anche loro: che imbarazzo, mi sa che han capito tutto. Poi Daniele parla con autorità:
D.: “Non avete niente contro la mia assistita. Non c’è mandato di arresto per lei. La perquisizione e ulteriori vostri accertamenti dimostreranno che è del tutto estranea ai fatti. La signorina resta a vostra disposizione a questo domicilio per future indagini, ma scoprirete che non sa nulla. Chiedo pertanto la gentilezza di lasciarla serena, toglierle le manette e non esibirla nuovamente ai suoi sottoposti, perché questo fatto potrebbe comportare un’azione in giudizio contro di voi… lei sa meglio di me per che cosa”.
Tra me e me, penso: ma quanto è bbono Daniele? Ma quanto mi intriga sentirlo parlare così autorevolmente? Speriamo che mi protegga, non solo oggi!
Tenente: “Avvocato, concordo con lei. La lasceremo qui, certo che non possiamo porre sotto sequestro la casa che, al momento, mi pare non contenga nessuna prova a carico dell’indagato ed appartiene a terzi. Grazie per tenere la signorina a disposizione. Contatteremo il suo studio se dovesse esserci bisogno di sentirla. Ora vi lascio soli, appena ultimata la perquisizione di questo grandissimo immobile toglieremo il disturbo”.
Credo che il mio sospiro di sollievo si sia sentito a chilometri di distanza. Intuisco che, purtroppo, non rivedrò Luigi per molto tempo.
Mi han tolto le manette e, appena la porta di chiude, volo ai piedi di Daniele e Adelmo. Inginocchiata, nuda, con il mio nuovo collare e la coda da gattina, lecco il dorso delle loro mani, con la vocina che trema dico:
“Io... io vi ringrazio… aiutatemi, vi supplico: farò tutto quello che volete. Non so cosa fare ora... sono sola e sapete che non ho l’intelligenza necessaria per sopravvivere in questo mondo... vi supplico…”.
D.: “Calmati, hai un padrone: c’è ancora Adelmo, cui sei stata affidata dalla prima volta. Se continuerai il tuo percorso avrai aiuto e tanti nuovi amici. Amici importanti e gentili, che vorranno il tuo bene”. Scoppio in lacrime di gioia. Mi prostro davanti a loro e li ringrazio con la voce rotta dal pianto e il cuore che batte forte. Bacio i loro testicoli da sopra i calzoni.
D.: “Calma, schiava! Pensa al collare che porti da poche ore: è il segno che ora appartieni, che non sei sola. Ora seguiremo un piano che ho abbozzato mentre venivo qui. Mi serviranno 2-3 giorni per completarlo. Tra poco tornerai a casa con tua mamma. Da qui prenderai solo alcuni dei vestiti che ti ha comprato Luigi, non devi allarmare tua mamma. Domani andrai a scuola, come se non fosse successo nulla. Ma qualcosa dovrà cambiare, in vista del piano”.
L.: “Farò quello che mi direte. Lo sapete come sono, ce la metterò tutta per ubbidirvi sempre e a tutto. Io… io… credo di amarvi”.
D.: “Brava. Domani, a scuola, indosserai i leggings più trasparenti che hai. Si devono intravedere figa e culo. Un po’ di tacco. Una felpa aderente ma lunga, che ti copra il sedere. Solo quando incrocerai i ragazzi della Quinta A alzerai la felpa, mostrerai le tue intimità e sorriderai. Ho già informazioni sui loro genitori. Ma ti è proibito ubbidire a loro fino a quando il piano non sarà definito e pronto. Se non riesci a dir loro di no, scappa in classe tua. Per ora non c’è altro: vatti a vestire in modo sobrio che ti porto a casa”.
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