Storia di un matrimonio (ep. 9) – Vendetta in tre atti

di
genere
feticismo

Guardammo entrambi i fogli. Eravamo li dà un ora. Ora era tutto finito. Tutti quegli anni rovinati da quelle insignificanti parole scritte. Accenno ad andarmene.
“Fermati” - Mia moglie mi guardava fissa negli occhi - “Ora tocca a te”
“Per cosa?” - in quel momento volevo solo tornare a casa, mi sentivo svuotato.
“Io sono stata sincera, ora tocca a te”
“Non ho niente da dire, lo sai bene quello che è successo”
“Ho diritto di sapere tutto, sapere perché mi hai fatto questo”
Mi risedetti - “Da dove vuoi che inizi”.
“Da dove vuoi tu, basta che mi dici la verità e così potremmo lasciare la nostra storia alle spalle”.

Già, da dove inizio, non è facile essere sinceri, non è facile confessare le proprie debolezze. Forse è meglio che inizi dalla fine. Visto che è il modo più facile.

Atto I – Nella mia fine, il mio inizio: Quel giorno che mi hai trovato con Francesca, stavo esaudendo una mia fantasia, fare sesso con una donna incinta e in quel periodo lei era al settimo mese. Come ovviamente sai.
Quella mattina mi aveva chiamato ed era nervosa. Suo marito non la toccava da un mese e sentiva nascere in lei l'astinenza. Da quando la sua pancia si stava sviluppando e aveva questa assurda idea di non fare male al bambino. Quindi dovevo andare a casa sua e rimediare al suo posto, anche perché era colpa mia.
Detto questo, aspettai che tu andassi a lezione e la raggiunsi. Tanto suo marito era andato al bar a guardare la partita.
Da quando mi avevi tradito, questa era la terza volta che avrei fatto sesso con lei. Anche se in realtà ci vedevamo spesso a parlare e sparlare di te e di suo marito.
Mi stava aspettando con ansia sulla porta. Neppure il tempo di salutare, che mi ritrovai senza pantaloni e con la sua bocca vogliosa sopra il mio cazzo. Sembrava una vampira affamata di sangue. Il mio cazzo si drizzò immediatamente.
Mi sentivo usato, provai almeno a salutarla - “Ciao anche a ...” - mi infilò due dita in bocca - “Zitto coglione fai il tuo dovere”.
Si levò le mutandine in un amen. Appoggiò le gambe sui braccioli della poltrona. Sembrava pronta per partorire. Mi urlò di fotterla.
Il suo sguardo mi spaventava e arrapava nello stesso momento. Con qualche difficoltà infilai il mio pene. Lei mi strinse attorno a se con le gambe. Continuava a offendermi a dirmi che ero uno stronzo, che non ero capace di scoparla. Sentivo il suo pancione premere contro la mia pancia.
“Dai, stronzo vieni dentro, tanto non puoi fare altri danni” - non ci baciammo, non ci sfiorammo, fu solo sesso. E poi disse la frase che cambiò tutto, quella che tu sentisti appena arrivata.
“Vienimi dentro come quando mi hai messo incinta, sborra su tuo figlio lurido bastardo”.

“E secondo te mi serve sapere la cronaca di quella scopata” - Mia moglie mi afferrò il bavero - “Voglio sapere come ti è saltato in mente di mettere incinta la mia migliore amica.

Atto II – la storia si espande: Aveva ragione, ma avevo bisogno di perdere tempo, dire la verità era triste pure per me. Ok torniamo indietro di cinque mesi. Trovai Francesca fuori dal mio lavoro. Notai subito che era strana. Salii in macchina.Guidò per una mezz'oretta senza aprire bocca e ci ritrovammo in un boschetto isolato. Fermò la macchina. Teneva le mani sul volante, poi di getto mi slacciò la cintura. Abbassò la zip, accolse il mio pene moscio nella mano, lo scappellò. Tutto questo guardandomi negli occhi. Mi baciò. Il mio pene si indurì grazie alla sua sega. Sapevo che mi stava nascondendo qualcosa e io stavo aspettando la rivelazione. Mi ordinò di toccargli le sue enormi tette. Scese con la faccia e inglobò il mio pene nella bocca. Raggiunse la base della mia asta. Strinse il tronco tra le labbra e torno in superficie lentamente, molto lentamente. Ripeté quel gesto per diverse volte. Adoravo i suoi pompini. I miei testicoli si ritirarono, la mia prostata si contrasse. Lei si spostò ed eiettai sul cruscotto. Mi passò un fazzoletto, mi ripulii. Una volta risistemato, mi trovai un test di gravidanza sulle mie gambe. Era incinta. Ero felice per lei, ma poi arrivò la doccia fredda che mi terrorizzò, anche se me lo aspettavo - “Il figlio è tuo”.

“Mi prendi per il culo, ti ho chiesto di dirmi la verità e tu mi racconti di un pompino, sei un lurido bastardo” - Mi diede una sberla.

Atto III – L'inizio della fine: Aveva ragione stavo perdendo tempo. Ora dirò tutta la verità. È iniziato tutto una domenica mattina. Stavo girando per la camera, in cerca delle mutande di ricambio. Mentre guardavo nei cassetti, sentii uno strano strillo. Proveniva dal PC, l'avevi lasciato acceso. Era arrivata una mail. In un primo momento avevo deciso di lasciar perdere, ma incuriosito la lessi. Era da parte di questa Vanessa. Era quella che hai appena stracciato. Capii che mi avevi tradito e che avevi fatto sesso anche con suo marito. Lo sai che non sono geloso, ma era la prima volta che mi mentivi. Quindi mi diressi a casa dell'unica persona al mondo che ti conoscesse meglio di me. Francesca.
Ero fuori di me. Mi presentai a casa sua senza essere invitato. Fui brusco e maleducato, non la salutai neppure. Iniziai a tartassarla di domande. Chi è Vanessa? Chi è Leonardo?. Solo allora notai il suo volto triste. Capii dai suoi occhi rossi che aveva pianto. Davanti a se c'era un foglio. Mi dimenticai di te e le domandai cosa avesse e le chiesi spiegazioni.
Mi porse quel documento medico e lo lessi. C'era una miriade di parole. C'erano due cose evidenti. Primo che non era incinta e secondo, tramite alcuni studi, la loro possibilità di avere figli era quasi nulla.
“Potremmo adottarlo” - furono le prima parole che uscirono dalla sua bocca - “Ma, posso sembrare egoista, io voglio un figlio mio. Lo voglio sentire crescere dentro di me” - per la prima volta mi guardò in faccia - “Stiamo, sto pensando all'inseminazione, ma lui ha dei dubbi e poi costa molto”.
In quel momento pensai a te e a quanto eravate diverse su questo argomento.
Tornò in se e mi spiegò chi erano i due che eri andata a trovare e che anni fa erano stati i tuoi amanti segreti. Non credeva che li avresti rivisti.
Non so perché la vidi cambiare. Le era venuto in mente qualcosa. Iniziò a parlare male di te. Era la prima volta che lo facevo. So che mi amate. Poi con un colpo di teatro mi mostrò le foto che aveva trovato sotto l'intimo di sua madre. Quelle che ti ho fatto vedere qualche minuto fa.
Si sedette accanto a me e mi disse che dovevo vendicarmi in qualche modo. Occhio per occhio, cazzo per cazzo, figa per figa. Insomma ci siamo capiti. Prese la mia mano destra. La esaminò per qualche secondo poi se la pose sopra il suo petto. Sentivo il suo cuore battere. Pensavo al fatto che mi avevi tradito. Mi slacciò la corda della tuta e penetro dentro, mi afferrò il cazzo con la sua mano fredda. Mi indurii in un attimo. Me lo accarezzò dolcemente. Con un rapito gesto mi levò i pantaloni della tuta e rimasi nudo con il cazzo eretto. Con quei gesti si era stipulato il nostro contratto silenzioso: io avrei tradito mia moglie con la sua migliore amica e lei avrebbe avuto un figlio.
La baciai. Le morsi le labbra. La chiamai puttana. Lei non protestò. Le nostre labbra si sovrapposero. La sua mano soppesò i miei testicoli, come se stesse scegliendo il suo figlio futuro.
Francesca si leccò le dita, le passò sulla sua vagina per umidificarla. Accavallò le gambe sopra di me. Scese lentamente verso il mio cazzo e se lo mise dentro. Come era successo diverse volte, ma questa volta era diverso. Mia moglie non c'era e lo scopo finale era cambiato.
Sentivo il mio pene scorrere dentro di lei, i suoi seni accarezzarmi il viso. Mi abbracciò e danzò sopra di me. Vedevo i suoi capezzoli premere contro il tessuto della maglietta. Conosci il suo seno, è stupendo anche coperto, ma lo volevo toccare, leccare, possedere. La spogliai e ammirai quel petto abbronzato. Lo succhiai.
La tua amica si annodò i capelli, quel trucco gli l'hai insegnato tu.
Mi baciò e mi sussurrò di compiere il mio scopo e si alzò. Appoggiò la testa al tappeto e il suo sedere svettò davanti a me, a quanto pare quella posizione aiutava la fecondazione.
Sembrava che la sua vagina mi parlasse. Mi richiedeva. La penetrai e la scopai con in testa l'immagine di te posseduta da quell'uomo. Spinsi con forza. La sculacciai. Stavo raggiungendo il limite, stavo per orgasmare e il mio liquido seminale si sarebbe cosparso dentro di lei. Non sono mai venuto dentro di lei. Era nei nostri patti, ma questa volta le sborrai dentro ogni goccia che avevo in corpo. A quanto pare e come ti ho raccontato. Fu buona la prima.

Ora sai la verità, almeno la mia verità. E ora che abbiamo firmato, lo posso ammettere, non possiamo essere più sposati. Dai portiamo questi dannati documenti in comune. Ora mi sento più sereno e vedo anche te.
scritto il
2022-12-18
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