"Quarantena" and coffee
di
Rot43
genere
prime esperienze
- 24 ore alla fine dell’isolamento (Il mattino)
Al risveglio Laura non è al mio fianco, si sarà sicuramente svegliata prima e fiondata in cucina per consumare una colazione rigenerante dopo i bagordi della serata di ieri. Distendo le membra soddisfatto del sonno ristoratore che ha attutito i postumi di ieri sera anche se percepisco un pelo di nausea. In bagno l’acqua fredda mi ridesta e nuovamente messo a nuovo mi reco in cucina per fare colazione. In sala da pranzo saluto la compagnia e prendo posto a tavola dove un caffè fumante si sprigiona dalla moka. Verso nella tazzina la mia dose mentre Remo mi porge cortesemente uno dei croissant sfornati qualche minuto prima da Marie. Laura sembra essersi ripresa dalla sbronza, è dall’altra parte del tavolo, e comunica con Marie e il suo compagno seduta con le ginocchia sulla sedia. Al mio arrivo tra loro scimmiotta un bacio da lontano mentre Sergio mi introduce nel discorso mettendomi al corrente dell’ultima chiamata ricevuta:
S:- Oggi si spera sia il nostro ultimo giorno di quarantena e ho da poco sentito il distretto sanitario locale. Mi hanno riferito che domani nel pomeriggio ci aspettano per il tampone.
Con la bocca ancora piena dal boccone dell’ottimo croissant rispondo ottimista incrociando le dita in aria. Intanto fuori il tempo non promette nulla di buono e delle nubi bigie, favorite dallo sferzare del vento pare si stiano raccogliendo minacciose profetizzando una giornata da passare in casa al calduccio. Il croissant è eccezionale, perciò interrompo Laura nella sua chiacchierata e chiedo se per caso ce ne fossero ancora, Marie, senza proferire parola, indica la teglia sotto al forno su cui ancora ce ne sono adagiati due. Non me lo faccio ripetere e mi fiondo verso il delizioso tesoro. E’ ancora caldo mordo e lo degusto con gli occhi chiusi, ma sono costretto ad aprirli subito appena ne vengo depredato. Qualcuno me lo ha strappato dalle mani e quando apro gli occhi mi accorgo che la predona di turno è Marie. Simpaticamente, dopo averne morso un pezzo, me lo rende nuovamente dimezzato elargendomi un sorriso malizioso prima di riprendere nuovamente posto affianco a Laura. Non replico ma questo mi basta per capire che rispetto a ieri sera, anche lei come Laura, pare nuovamente recuperata. Continuo a ingurgitare questa delizia osservando i quattro, ora si è aggiunto anche Remo al dialogo, finché non vengono interrotti da una violenta e improvvisa folata di vento che si abbatte sulla baita facendo oscillare addirittura la vetrata della cucina e facendo sobbalzare un po’ tutti.
S: Bene! Ci aspetta un tempo di merda per l’ultimo dell’anno e quindi addio alle attese di mettere il naso fuori da casa, mi sa che oggi passeremo anche la mattinata qui dentro.
A Sergio fece subito eco Laura:
L:- Poco male, a me non dispiace. Oggi non ho voglia di fare proprio niente, voglio solo cazzeggiare e non pensare al test di domani.
M:- Ah brava! Sono d’accordo con te.
Rispose Marie lanciandole uno sguardo languido che mia moglie colse con complicità o solidarietà. Il motivo per cui poco fa tutti discutevano riguardava la scelta di allestire una stanza per la serata, alla fine la preferenza dell’ambiente cadde sul bellissimo salone, nonché l’ambiente più grande, provvisto di un camino e dunque si decise che questi avrebbe dato sede all’evento per festeggiare il nostro ultimo dell’anno. Visto il tempo incerto Sergio abbandonò il tavolo annunciando che sarebbe andato a prendere un po’ di legna dalla rimessa prima che sopraggiungesse la tempesta. Mi offro di accompagnarlo, ma lui premuroso mi dice che non c’è bisogno perché in rimessa ha una carriola e che si aiuterà con quella per il trasporto. Uscito Sergio rimaniamo in quattro e mentre Marie e Laura conversano sul menù da proporre a Sergio per la cena, distendo la mano per prendere il pacco di sigarette di mia moglie riposto sul tavolo, ma a Marie non sfugge l’azione e più lesta mi anticipa prendendo la confezione e senza degnarmi di uno sguardo ne sfila una e l’accende stringendo il pacco tra le mani. Dopo una paio di boccate porge la paglia accesa nella mia direzione tutto ciò senza distogliere gli occhi da mia moglie che continua a discutere con lei senza dare peso a quanto stesse avvenendo. Sfilo la sigaretta dalle sue dita e fumo in silenzio mentre rifletto senza comprendere pienamente il motivo per cui Laura permetta questo strano affiatamento. Va bene dopo tutto quello che vi ho raccontato ormai una mezza idea ce l’ho anche io , ma cazzo sono sempre suo marito, un po’ di rispetto! Che la risposta sia nelle parole con cui mi ha abbandonato ieri notte?
“A quanto pare, al momento, sei in vantaggio tu ma non preoccuparti, capisco e ti perdono, ma sappi che recupererò.”
Mentre le osservo inventare sempre più complici il menù per stasera, Remo raggiunge la sua camera per una doccia. Rimango in compagnia delle fanciulle che continuano a comunicare tra loro, ma mi sento un po’di troppo e finita la cicca le saluto e ritorno in camera. Faccio una doccia e una volta sotto l’acqua l’immagine di qualche giorno fa in segheria, di Laura china tra le cosce di Marie, si manifesta. Bhe! Forse in tutta onestà è più corretto dire che non se n’è mai andata, comunque con quel tarlo non riesco a esimermi dal farmi una sega. L’acqua scorre sul mio corpo mentre delicatamente mi sfioro il cazzo e penso ai loro corpi avvinghiati, nudi, procaci e madidi di sudore. La mia mente viaggia e vola in quella stanza spoglia e fredda riscaldata solo dalle loro urla compiute. Mi abbandono e celebro la scena con trasporto, forse troppo perché non odo Laura aprire la porta esterna della camera e di conseguenza non la scorgo nemmeno fare capolino oltre l’uscio del bagno che negligentemente avevo solo accostato. Ci metto un po’ prima di percepire la sua presenza e quando accade è tardi. Imbarazzato mi scosto di lato per sottrarre alla sua vista la chiara erezione e con vistoso impaccio proferisco:
:- Oh ciao, cazzo! Scusa non ti ho sentita entrare…
Non pare minimamente turbata e si posiziona con la schiena contro la parete centrale. La visione la mette a proprio agio e porta il pollice sulle labbra. Poi con aria mite replica:
L:- Voglio guardarti farlo. Continua!
Ho il cazzo inturgidito e lei in questa veste singolare e interessata non aiuta di certo a smorzare il mio turbamento. Il suo sguardo ingurgita i miei occhi e l’emotività mi fornisce solo una replica stupida e confusa:
:-Ma no dai!
Decisa e risoluta lascia la parete e avanza verso di me distesa ma pretenziosa di conoscere la motivazione di tale difficoltà. Si dispone a pochi passi da me. Fissa il cazzo in erezione e pronta allarga la mano destra impugnando con decisione l’organo di carne eretto. L’acqua scorre e le bagna la manica del pigiama ma non sembra importarle tanto perché avviluppato il cazzo all’interno del palmo serrato mi assoggetta ad un’energica sega. I suoi occhi chiari seguono curiosi il ritmo di quella piacevole frizione mentre dischiuse le sue labbra, rigonfie, si inumidiscono vogliose. Istintivamente allungo le mani sul petto alla ricerca dei suoi floridi seni nascosti sotto la maglia pesante del pigiama, ma rapida si smarca dalla presa e con indisponente fermezza scuote il capo emettendo un negato, quanto irritante:
“Ah- Ah- Ah”
Famelico e bramoso reclamo la ragione di questo diniego strabuzzando gli occhi ma la sua replica, muta quanto il mio dissenso, si limita ad una stretta ancor più vigorosa sul corpo del pene. Avvertito il mio stupore con prodigalità accosta le sue labbra schiuse al mio orecchio destro e bisbiglia troncando l’esagerata lussuria silenziosa creatasi attorno:
L: Sei un porco! Dimmi, a cosa stavi pensando prima che arrivassi? Eeeh!
La sua lingua si intrufola nel mio orecchio e imburra il padiglione di saliva per poi declinare lungo la gota destra e continuare l’opera di erogazione sul resto del volto. Il sapore della pelle, l’odore della sua saliva e il suo respiro ansimante mi attizza:
Cristo! Sono sempre stato affascinato da lei, ma questa novella Laura mi sorprende piacevolmente e mi arrapa esageratamente.
Avverto nel suo interrogativo curiosità ma non dubbi, perciò non l’assecondo preferendo non rispondere a ciò che, in realtà, conosco e immagino ora voglia sentirsi dire. Continua a scappellarmi risoluta e il suo sguardo ora si pone davanti alla mia visuale, obbligandomi al panorama del suo visino intriso di turpe e vogliosa arsura. Ci fissiamo temporaneamente mentre la sua mano continua ad armeggiare ardimentosa pochi centimetri appena sotto il mio addome. Subitamente avverto svogliata la sua mano sinistra carezzarmi la nuca, percepisco i polpastrelli traversare adagio la schiena fino a rotolare dolcemente nella zona lombare. L’incrocio dei nostri sguardi continua e il suo immorale aspetto mi toglie il respiro. Concentrata appura che ho un bel cazzo e il suo articolarlo mi causa un irrefrenabile sussulto:
L:- Che bell’uccellone tumido!
Chiosa. Il suo vocabolario volgare e la sua voce soffocata mi distraggono, la soglia d’attenzione si abbassa permettendo così alle sue morbide dita di vagliare nuove intersezioni carnali. Avverto i morbidi polpastrelli sinistri sprofondare per poi innalzarsi tra la zona perianale e ne intuisco la finalità. Mi ridesto dal torpore e le blocco il polso della mano ardita, di conseguenza lei fa la stessa cosa con il suo polso lì sotto. In questo stallo, senza distogliere il suo sguardo dal mio, autorevole e perversa annuncia minacciosa:
L:- Vuoi che mi fermi?
:-Assolutamente no!
Paga del mio responso, feroce continua:
L:- Allora molla la presa. Porco!
Mollo la presa e la punta del suo indice raggiungere l’uscio del mio ano. Prima di spingersi oltre mi fissa soddisfatta della sua gestione, sa perfettamente che il mio candido pertugio si offrirà alle insidie dei suoi sconci impulsi e quindi concitata rimarca al mio orecchio la sua eloquente destinazione:
L:- Hai visto come sono brava? Sono abbastanza troia da riuscire a violarti persino il buco del culo!
Poggio la schiena contro la vetrata della doccia mentre lei continua imperterrita ed energica nella sua operazione. Più il suo dito mi penetra e più la sua voce si fa ansante, ora ha bisogno di contatto anche lei, lo intendo e con le mani libere le agguanto i seni e glieli palpeggio con vigore, questa volta lei si avvicina con il busto per farseli strizzare per bene.
L:- Siiiii, ghermiscili con foga!!
Alle mie tastate lei replica accrescendo il moto della mano impegnata in basso, le sussurro flebilmente di ridurre la foga perché non ho ancora voglia di venire. Lei comprende e attenua il movimento, ma accelera l’azione dietro compiendo quello che si era prestabilita: il suo indice deflora le mie carni e viene inghiottito lentamente nel buco nero. Con leggera sofferenza e fastidio le comunico che il suo indice dentro è gradito. Controbatte sicura:
L:- Lo so!
Presto quell’ incomodo cede il posto ad un corroborante piacere, il corpo del mio uccello si dilata e il glande diventa un fungo. Il mio cazzo ha raggiunto dimensioni notevoli e anche Laura ne è quasi sorpresa. Il suo indice piantato nel culo vaga pienamente avanti e indietro e nel suo movimento non ha nulla da invidiare alle percezioni che mi sta regalando la mano destra che scorre sull’asta con altrettanto vigore. Esausta si inginocchia per favorire meglio le manovre, ma deve arrendersi perché pochi istanti dopo mi ritrovo a rantolare e spargere seme nella doccia e sulla sua mano. Soddisfatta mi bacia sulla guancia e con delicatezza tira fuori il suo indice dal mio pertugio infiammato. Terminata la delicata operazione di recupero la trascino con veemenza sotto la doccia e ci carezziamo e consumiamo di baci con una passione che credevo sopita. A nessuno di noi interessa del pigiama che inevitabilmente si lava con noi . Libero i suoi enormi capezzoli da sotto quella maglia ormai annaffiata e per forza di cose anche il pantalone gettandoli via. Ho un'altra volta il cazzo in tiro, lei si china e lo ospita tra le labbra lambendo le gocce di sperma che gravitano ancora sulla mia cappella gonfia per poi farla sparire compiutamente all’interno della bocca fino a toccare parte delle palle e mandandomi nuovamente in estasi. Dopo aver alternato lubrificazioni a caldi e durevoli avviluppamenti coperti si rialza e in punta di piedi si avvicina alla mia bocca per baciarmi mentre impugna nuovamente il cazzo nella sua mano, mi chino verso di lei e ringalluzzito dalla sega srotolo la lingua nella sua bocca. Il sapore del mio cazzo aleggia in tutta la sua bocca ed è un piacere annusarne e leccarne la natura che ne viene fuori. La premo contro la parete e faccio scivolare le mie dita all’interno delle sue mutande, l’unico indumento rimastole addosso, massaggio la sua fica e mi rendo conto che è un lago. Docile sussurra vogliosa:
:-Ho la fica in fiamme!!!
La disarciono degli slip, lei alza un piede per liberarsene e una volta affrancata si volta e si assicura al muro cosciente di ciò che dovrà affrontare. Lesta divarica le gambe e inarca leggermente il busto in avanti in attesa di essere penetrata. Mi appiglio ai suoi fianchi e con ardore incanalo il cazzo tra le sue labbra bagnate e calde, che mi permettono di scivolare in profondità sin dai primi affondi facendole nutrire tutta la mascolina virilità. I selvaggi movimenti dentro di lei sono barbaramente permessi dai suoi stessi fluidi che ormai hanno lubrificato l’ingresso e infatti il cazzo ora scorre come un treno dentro di lei sollazzato e rinvigorito dalla consistenza delle sue morbide tette che impattano costantemente contro la parete bagnata mentre la sottopongo a robuste scariche di reni. Lo stantuffo è causa di una lubrificazione acuta e le sferzate diventano più aggressive tanto da convincerla ad abbandonare l’idea di reprimere i gemiti e di abbandonarsi alla più bieca cupidigia. I suoi gemiti così distinti e osceni, il rumore del mio addome che impatta sui suoi glutei inumiditi mi regala un violento appagamento. Scopro che alla “nuova” Laura piace il turpiloquio e idolatro questo suo essere sboccata, tra un’oscenità e l’altra finalmente odo uscire dalla sua bocca un orgasmo profondo e sfiancante che la placa, così come placa anche il sottoscritto dopo qualche istante quando le ultime gocce di sperma infarciscono la sua fica grondante. Sobrio e con ancora il cazzo moscio nella sua fessa, mi avvinghio a lei e mite la porto giù con me sul piatto doccia per abbracciarla di spalle mentre l’acqua scorre e lava i nostri corpi intrisi di umori. L’odore della sua pelle e quella carica erotica esibita non mi danno tregua e nonostante tutto continuo a impastarle le tette e baciarle le guance. Sfinita si abbandona con la schiena su di me e compiaciuta esclama liberatoria:
L:- Che bella scopata!
Si volta, mi bacia e si alza sbatacchiandomi il suo castano monte di venere gocciolante poco sopra il capo. Compiaciuta allunga la sua mano verso di me e mi aiuta a sua volta ad issarmi. Ci laviamo assieme stringendoci forte sotto la doccia finché lei non mi abbandona per recarsi in camera da letto per vestirsi. La raggiungo quando è ormai pronta per raggiungere gli altri, ingordo la bacio ancora. Un peso però mi attanaglia e nel silenzio che accompagna quei baci animaleschi trovo il coraggio di confessare:
I:- Ti devo delle scuse. In questi giorni Marie e io…
L:- So tutto, non ti preoccupare! Anche io del resto ti ho tradito, e giuro di non averlo mai fatto in altre occasioni, ma dal momento in cui te l’ho raccontato mi sono tolta un peso, come anche te del resto, vero?
I:- Si!
L:- Allora non parliamone mai più! E’ successo ci è piaciuto e va bene così. Per me questa settimana è stata particolarmente caotica ma straordinariamente esaltante e oggi, forse, vivremo il nostro ultimo giorno da reclusi e per questo non voglio che sia meno stravagante ed eccezionale rispetto agli ultimi giorni trascorsi. Perciò passiamolo senza farci inutili paranoie e non vietiamoci nulla proprio come abbiamo fatto fino ad adesso. Ok? Io sono sicurissima di una sola cosa, cioè del mio amore per te. Ti amo e voglio solo te al mio fianco, per te è la stessa cosa?
I:- Certo!
Alla mia affermazione un sorriso innamorato le illumina il volto.
L:- Allora rivestiti e non fare tardi. Ti aspetto di là.
Dopo avermi dato un bacio, l’ennesimo, varca la porta chiudendo la porta alle sue spalle.
Al risveglio Laura non è al mio fianco, si sarà sicuramente svegliata prima e fiondata in cucina per consumare una colazione rigenerante dopo i bagordi della serata di ieri. Distendo le membra soddisfatto del sonno ristoratore che ha attutito i postumi di ieri sera anche se percepisco un pelo di nausea. In bagno l’acqua fredda mi ridesta e nuovamente messo a nuovo mi reco in cucina per fare colazione. In sala da pranzo saluto la compagnia e prendo posto a tavola dove un caffè fumante si sprigiona dalla moka. Verso nella tazzina la mia dose mentre Remo mi porge cortesemente uno dei croissant sfornati qualche minuto prima da Marie. Laura sembra essersi ripresa dalla sbronza, è dall’altra parte del tavolo, e comunica con Marie e il suo compagno seduta con le ginocchia sulla sedia. Al mio arrivo tra loro scimmiotta un bacio da lontano mentre Sergio mi introduce nel discorso mettendomi al corrente dell’ultima chiamata ricevuta:
S:- Oggi si spera sia il nostro ultimo giorno di quarantena e ho da poco sentito il distretto sanitario locale. Mi hanno riferito che domani nel pomeriggio ci aspettano per il tampone.
Con la bocca ancora piena dal boccone dell’ottimo croissant rispondo ottimista incrociando le dita in aria. Intanto fuori il tempo non promette nulla di buono e delle nubi bigie, favorite dallo sferzare del vento pare si stiano raccogliendo minacciose profetizzando una giornata da passare in casa al calduccio. Il croissant è eccezionale, perciò interrompo Laura nella sua chiacchierata e chiedo se per caso ce ne fossero ancora, Marie, senza proferire parola, indica la teglia sotto al forno su cui ancora ce ne sono adagiati due. Non me lo faccio ripetere e mi fiondo verso il delizioso tesoro. E’ ancora caldo mordo e lo degusto con gli occhi chiusi, ma sono costretto ad aprirli subito appena ne vengo depredato. Qualcuno me lo ha strappato dalle mani e quando apro gli occhi mi accorgo che la predona di turno è Marie. Simpaticamente, dopo averne morso un pezzo, me lo rende nuovamente dimezzato elargendomi un sorriso malizioso prima di riprendere nuovamente posto affianco a Laura. Non replico ma questo mi basta per capire che rispetto a ieri sera, anche lei come Laura, pare nuovamente recuperata. Continuo a ingurgitare questa delizia osservando i quattro, ora si è aggiunto anche Remo al dialogo, finché non vengono interrotti da una violenta e improvvisa folata di vento che si abbatte sulla baita facendo oscillare addirittura la vetrata della cucina e facendo sobbalzare un po’ tutti.
S: Bene! Ci aspetta un tempo di merda per l’ultimo dell’anno e quindi addio alle attese di mettere il naso fuori da casa, mi sa che oggi passeremo anche la mattinata qui dentro.
A Sergio fece subito eco Laura:
L:- Poco male, a me non dispiace. Oggi non ho voglia di fare proprio niente, voglio solo cazzeggiare e non pensare al test di domani.
M:- Ah brava! Sono d’accordo con te.
Rispose Marie lanciandole uno sguardo languido che mia moglie colse con complicità o solidarietà. Il motivo per cui poco fa tutti discutevano riguardava la scelta di allestire una stanza per la serata, alla fine la preferenza dell’ambiente cadde sul bellissimo salone, nonché l’ambiente più grande, provvisto di un camino e dunque si decise che questi avrebbe dato sede all’evento per festeggiare il nostro ultimo dell’anno. Visto il tempo incerto Sergio abbandonò il tavolo annunciando che sarebbe andato a prendere un po’ di legna dalla rimessa prima che sopraggiungesse la tempesta. Mi offro di accompagnarlo, ma lui premuroso mi dice che non c’è bisogno perché in rimessa ha una carriola e che si aiuterà con quella per il trasporto. Uscito Sergio rimaniamo in quattro e mentre Marie e Laura conversano sul menù da proporre a Sergio per la cena, distendo la mano per prendere il pacco di sigarette di mia moglie riposto sul tavolo, ma a Marie non sfugge l’azione e più lesta mi anticipa prendendo la confezione e senza degnarmi di uno sguardo ne sfila una e l’accende stringendo il pacco tra le mani. Dopo una paio di boccate porge la paglia accesa nella mia direzione tutto ciò senza distogliere gli occhi da mia moglie che continua a discutere con lei senza dare peso a quanto stesse avvenendo. Sfilo la sigaretta dalle sue dita e fumo in silenzio mentre rifletto senza comprendere pienamente il motivo per cui Laura permetta questo strano affiatamento. Va bene dopo tutto quello che vi ho raccontato ormai una mezza idea ce l’ho anche io , ma cazzo sono sempre suo marito, un po’ di rispetto! Che la risposta sia nelle parole con cui mi ha abbandonato ieri notte?
“A quanto pare, al momento, sei in vantaggio tu ma non preoccuparti, capisco e ti perdono, ma sappi che recupererò.”
Mentre le osservo inventare sempre più complici il menù per stasera, Remo raggiunge la sua camera per una doccia. Rimango in compagnia delle fanciulle che continuano a comunicare tra loro, ma mi sento un po’di troppo e finita la cicca le saluto e ritorno in camera. Faccio una doccia e una volta sotto l’acqua l’immagine di qualche giorno fa in segheria, di Laura china tra le cosce di Marie, si manifesta. Bhe! Forse in tutta onestà è più corretto dire che non se n’è mai andata, comunque con quel tarlo non riesco a esimermi dal farmi una sega. L’acqua scorre sul mio corpo mentre delicatamente mi sfioro il cazzo e penso ai loro corpi avvinghiati, nudi, procaci e madidi di sudore. La mia mente viaggia e vola in quella stanza spoglia e fredda riscaldata solo dalle loro urla compiute. Mi abbandono e celebro la scena con trasporto, forse troppo perché non odo Laura aprire la porta esterna della camera e di conseguenza non la scorgo nemmeno fare capolino oltre l’uscio del bagno che negligentemente avevo solo accostato. Ci metto un po’ prima di percepire la sua presenza e quando accade è tardi. Imbarazzato mi scosto di lato per sottrarre alla sua vista la chiara erezione e con vistoso impaccio proferisco:
:- Oh ciao, cazzo! Scusa non ti ho sentita entrare…
Non pare minimamente turbata e si posiziona con la schiena contro la parete centrale. La visione la mette a proprio agio e porta il pollice sulle labbra. Poi con aria mite replica:
L:- Voglio guardarti farlo. Continua!
Ho il cazzo inturgidito e lei in questa veste singolare e interessata non aiuta di certo a smorzare il mio turbamento. Il suo sguardo ingurgita i miei occhi e l’emotività mi fornisce solo una replica stupida e confusa:
:-Ma no dai!
Decisa e risoluta lascia la parete e avanza verso di me distesa ma pretenziosa di conoscere la motivazione di tale difficoltà. Si dispone a pochi passi da me. Fissa il cazzo in erezione e pronta allarga la mano destra impugnando con decisione l’organo di carne eretto. L’acqua scorre e le bagna la manica del pigiama ma non sembra importarle tanto perché avviluppato il cazzo all’interno del palmo serrato mi assoggetta ad un’energica sega. I suoi occhi chiari seguono curiosi il ritmo di quella piacevole frizione mentre dischiuse le sue labbra, rigonfie, si inumidiscono vogliose. Istintivamente allungo le mani sul petto alla ricerca dei suoi floridi seni nascosti sotto la maglia pesante del pigiama, ma rapida si smarca dalla presa e con indisponente fermezza scuote il capo emettendo un negato, quanto irritante:
“Ah- Ah- Ah”
Famelico e bramoso reclamo la ragione di questo diniego strabuzzando gli occhi ma la sua replica, muta quanto il mio dissenso, si limita ad una stretta ancor più vigorosa sul corpo del pene. Avvertito il mio stupore con prodigalità accosta le sue labbra schiuse al mio orecchio destro e bisbiglia troncando l’esagerata lussuria silenziosa creatasi attorno:
L: Sei un porco! Dimmi, a cosa stavi pensando prima che arrivassi? Eeeh!
La sua lingua si intrufola nel mio orecchio e imburra il padiglione di saliva per poi declinare lungo la gota destra e continuare l’opera di erogazione sul resto del volto. Il sapore della pelle, l’odore della sua saliva e il suo respiro ansimante mi attizza:
Cristo! Sono sempre stato affascinato da lei, ma questa novella Laura mi sorprende piacevolmente e mi arrapa esageratamente.
Avverto nel suo interrogativo curiosità ma non dubbi, perciò non l’assecondo preferendo non rispondere a ciò che, in realtà, conosco e immagino ora voglia sentirsi dire. Continua a scappellarmi risoluta e il suo sguardo ora si pone davanti alla mia visuale, obbligandomi al panorama del suo visino intriso di turpe e vogliosa arsura. Ci fissiamo temporaneamente mentre la sua mano continua ad armeggiare ardimentosa pochi centimetri appena sotto il mio addome. Subitamente avverto svogliata la sua mano sinistra carezzarmi la nuca, percepisco i polpastrelli traversare adagio la schiena fino a rotolare dolcemente nella zona lombare. L’incrocio dei nostri sguardi continua e il suo immorale aspetto mi toglie il respiro. Concentrata appura che ho un bel cazzo e il suo articolarlo mi causa un irrefrenabile sussulto:
L:- Che bell’uccellone tumido!
Chiosa. Il suo vocabolario volgare e la sua voce soffocata mi distraggono, la soglia d’attenzione si abbassa permettendo così alle sue morbide dita di vagliare nuove intersezioni carnali. Avverto i morbidi polpastrelli sinistri sprofondare per poi innalzarsi tra la zona perianale e ne intuisco la finalità. Mi ridesto dal torpore e le blocco il polso della mano ardita, di conseguenza lei fa la stessa cosa con il suo polso lì sotto. In questo stallo, senza distogliere il suo sguardo dal mio, autorevole e perversa annuncia minacciosa:
L:- Vuoi che mi fermi?
:-Assolutamente no!
Paga del mio responso, feroce continua:
L:- Allora molla la presa. Porco!
Mollo la presa e la punta del suo indice raggiungere l’uscio del mio ano. Prima di spingersi oltre mi fissa soddisfatta della sua gestione, sa perfettamente che il mio candido pertugio si offrirà alle insidie dei suoi sconci impulsi e quindi concitata rimarca al mio orecchio la sua eloquente destinazione:
L:- Hai visto come sono brava? Sono abbastanza troia da riuscire a violarti persino il buco del culo!
Poggio la schiena contro la vetrata della doccia mentre lei continua imperterrita ed energica nella sua operazione. Più il suo dito mi penetra e più la sua voce si fa ansante, ora ha bisogno di contatto anche lei, lo intendo e con le mani libere le agguanto i seni e glieli palpeggio con vigore, questa volta lei si avvicina con il busto per farseli strizzare per bene.
L:- Siiiii, ghermiscili con foga!!
Alle mie tastate lei replica accrescendo il moto della mano impegnata in basso, le sussurro flebilmente di ridurre la foga perché non ho ancora voglia di venire. Lei comprende e attenua il movimento, ma accelera l’azione dietro compiendo quello che si era prestabilita: il suo indice deflora le mie carni e viene inghiottito lentamente nel buco nero. Con leggera sofferenza e fastidio le comunico che il suo indice dentro è gradito. Controbatte sicura:
L:- Lo so!
Presto quell’ incomodo cede il posto ad un corroborante piacere, il corpo del mio uccello si dilata e il glande diventa un fungo. Il mio cazzo ha raggiunto dimensioni notevoli e anche Laura ne è quasi sorpresa. Il suo indice piantato nel culo vaga pienamente avanti e indietro e nel suo movimento non ha nulla da invidiare alle percezioni che mi sta regalando la mano destra che scorre sull’asta con altrettanto vigore. Esausta si inginocchia per favorire meglio le manovre, ma deve arrendersi perché pochi istanti dopo mi ritrovo a rantolare e spargere seme nella doccia e sulla sua mano. Soddisfatta mi bacia sulla guancia e con delicatezza tira fuori il suo indice dal mio pertugio infiammato. Terminata la delicata operazione di recupero la trascino con veemenza sotto la doccia e ci carezziamo e consumiamo di baci con una passione che credevo sopita. A nessuno di noi interessa del pigiama che inevitabilmente si lava con noi . Libero i suoi enormi capezzoli da sotto quella maglia ormai annaffiata e per forza di cose anche il pantalone gettandoli via. Ho un'altra volta il cazzo in tiro, lei si china e lo ospita tra le labbra lambendo le gocce di sperma che gravitano ancora sulla mia cappella gonfia per poi farla sparire compiutamente all’interno della bocca fino a toccare parte delle palle e mandandomi nuovamente in estasi. Dopo aver alternato lubrificazioni a caldi e durevoli avviluppamenti coperti si rialza e in punta di piedi si avvicina alla mia bocca per baciarmi mentre impugna nuovamente il cazzo nella sua mano, mi chino verso di lei e ringalluzzito dalla sega srotolo la lingua nella sua bocca. Il sapore del mio cazzo aleggia in tutta la sua bocca ed è un piacere annusarne e leccarne la natura che ne viene fuori. La premo contro la parete e faccio scivolare le mie dita all’interno delle sue mutande, l’unico indumento rimastole addosso, massaggio la sua fica e mi rendo conto che è un lago. Docile sussurra vogliosa:
:-Ho la fica in fiamme!!!
La disarciono degli slip, lei alza un piede per liberarsene e una volta affrancata si volta e si assicura al muro cosciente di ciò che dovrà affrontare. Lesta divarica le gambe e inarca leggermente il busto in avanti in attesa di essere penetrata. Mi appiglio ai suoi fianchi e con ardore incanalo il cazzo tra le sue labbra bagnate e calde, che mi permettono di scivolare in profondità sin dai primi affondi facendole nutrire tutta la mascolina virilità. I selvaggi movimenti dentro di lei sono barbaramente permessi dai suoi stessi fluidi che ormai hanno lubrificato l’ingresso e infatti il cazzo ora scorre come un treno dentro di lei sollazzato e rinvigorito dalla consistenza delle sue morbide tette che impattano costantemente contro la parete bagnata mentre la sottopongo a robuste scariche di reni. Lo stantuffo è causa di una lubrificazione acuta e le sferzate diventano più aggressive tanto da convincerla ad abbandonare l’idea di reprimere i gemiti e di abbandonarsi alla più bieca cupidigia. I suoi gemiti così distinti e osceni, il rumore del mio addome che impatta sui suoi glutei inumiditi mi regala un violento appagamento. Scopro che alla “nuova” Laura piace il turpiloquio e idolatro questo suo essere sboccata, tra un’oscenità e l’altra finalmente odo uscire dalla sua bocca un orgasmo profondo e sfiancante che la placa, così come placa anche il sottoscritto dopo qualche istante quando le ultime gocce di sperma infarciscono la sua fica grondante. Sobrio e con ancora il cazzo moscio nella sua fessa, mi avvinghio a lei e mite la porto giù con me sul piatto doccia per abbracciarla di spalle mentre l’acqua scorre e lava i nostri corpi intrisi di umori. L’odore della sua pelle e quella carica erotica esibita non mi danno tregua e nonostante tutto continuo a impastarle le tette e baciarle le guance. Sfinita si abbandona con la schiena su di me e compiaciuta esclama liberatoria:
L:- Che bella scopata!
Si volta, mi bacia e si alza sbatacchiandomi il suo castano monte di venere gocciolante poco sopra il capo. Compiaciuta allunga la sua mano verso di me e mi aiuta a sua volta ad issarmi. Ci laviamo assieme stringendoci forte sotto la doccia finché lei non mi abbandona per recarsi in camera da letto per vestirsi. La raggiungo quando è ormai pronta per raggiungere gli altri, ingordo la bacio ancora. Un peso però mi attanaglia e nel silenzio che accompagna quei baci animaleschi trovo il coraggio di confessare:
I:- Ti devo delle scuse. In questi giorni Marie e io…
L:- So tutto, non ti preoccupare! Anche io del resto ti ho tradito, e giuro di non averlo mai fatto in altre occasioni, ma dal momento in cui te l’ho raccontato mi sono tolta un peso, come anche te del resto, vero?
I:- Si!
L:- Allora non parliamone mai più! E’ successo ci è piaciuto e va bene così. Per me questa settimana è stata particolarmente caotica ma straordinariamente esaltante e oggi, forse, vivremo il nostro ultimo giorno da reclusi e per questo non voglio che sia meno stravagante ed eccezionale rispetto agli ultimi giorni trascorsi. Perciò passiamolo senza farci inutili paranoie e non vietiamoci nulla proprio come abbiamo fatto fino ad adesso. Ok? Io sono sicurissima di una sola cosa, cioè del mio amore per te. Ti amo e voglio solo te al mio fianco, per te è la stessa cosa?
I:- Certo!
Alla mia affermazione un sorriso innamorato le illumina il volto.
L:- Allora rivestiti e non fare tardi. Ti aspetto di là.
Dopo avermi dato un bacio, l’ennesimo, varca la porta chiudendo la porta alle sue spalle.
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