La Grotta di Leucosia

di
genere
corna

Se smettessi di cercarmi con questa insistenza forse mi daresti un pretesto in meno di contraccambiare i tuoi sguardi furtivi prima che qualcuno della famiglia se ne accorga. Siamo cognati ed entrambi abbiamo figli, questo gioco non è onesto. Sono anni che lotto contro il tuo fascino e da imbecille provo a spegnere ogni tua carica emotiva nei miei confronti. Non ci vediamo molto, per fortuna, ma quando capita avvertiamo un forte magnetismo che non riusciamo a ignorare. Per quel che ne so è come una esigenza, un bisogno di guardarti negli occhi e percepire che per te sono importante. Come accade ora in questo momento, i nostri occhi si cercano e si stampano insoliti uno negli occhi dell’altra bramosi di istinti ancestrali. Come adesso mentre tu sei stesa prona sull’asciugamano a circa un metro dalla mia sdraio con il mento poggiato sopra le mani io mi perdo nei tuoi specchi castani e cerco di galleggiare per non sprofondarci dentro, trattenendo il sorriso che le tue attenzioni mi regalano. Ricambi e anche tu resisti, lo sai benissimo che non possiamo tradirci, mia moglie (tua sorella) è sdraiata accanto te supina e offre il volto al sole, mentre tu offri a lui il culo e gli occhi a me.
Basta! Devo flettere lo sguardo altrove e ora di fermare questo flirt muto, mi volto verso il mare alla ricerca dei nostri figli che giocano felici in acqua, sorvegliati da tuo marito che continua ad osservarli dalla battigia. Forse mi sto solo preoccupando che sia tutto a posto, in modo da poterti dedicare ancora attenzioni. E’ così, tempo pochi secondi, i miei occhi si stagliano di nuovo come falchi su di te che sei ancora fissa sul mio corpo e questa volta soddisfatta ti scappa quasi un ghigno sul volto. Beatrice, tua sorella, ti domanda qualcosa, le rispondi senza distogliere lo sguardo da me, i tuoi occhi profondi mi incatenano come in un sortilegio e ora appare dura separarmi da essi, forse inconsapevolmente la lingua scivola lungo le tue labbra e qualcosa di tumido cresce sotto di me, d’istinto stringo le gambe, Beatrice si volta e cambia posizione e ora prona accanto a te continua a mormorare qualcosa che non riesco a capire, i miei occhi ritornano su “Belli e dannati” di Fitzgerald, mancano poche pagine alla fine. Ti ascolto ridere, alzo la testa e lancio uno sguardo soave a Beatrice affianco, lei ricambia e sporgendo in avanti le labbra mi regala un bacio a distanza. Tua sorella è una bella donna, amorevole e intelligente, le voglio un sacco di bene, anzi la amo tantissimo. Stesa sul suo asciugamano i suoi capelli castani sdrucciolano lungo la schiena proteggendo la sua pelle pallida su cui svetta un costume in microfibra bianco. La osservo e penso quando ad inizio stagione siamo andati a comperarlo nella bottega in città, ricordo che cercava qualcosa in grado di asciugare alla svelta, ha sempre odiato rimanere con il costume bagnato in spiaggia. Osservo la mia sposa che ora flette il capo alla sua sinistra e poggia come te delicatamente il viso sull’asciugamano in direzione opposta alla tua. Sei furba e vuoi le mie attenzioni appena possibile, perciò elevi i tuoi piedi alle tue spalle e li ondeggi innocentemente in aria, ora la mia concentrazione è nuovamente su di te: sui tuoi corti capelli biondi che questa estate hai deciso di accorciare e che ti rendono maledettamente sexy, sul tuo giovane e sbarazzino volto, sulle tue unghie laccate di rosso, sul tuo slip elasticizzato e decisamente meno sobrio, rispetto a quello di tua sorella, decorato con strass rossi e con lacci regolabili sul lato e ancora sul tuo fottuto seducente bikini che ora posso distinguere nitidamente mentre ti issi lentamente sui gomiti cambiando posizione. Il giornale posizionato sotto il tuo mento ora ti permette di mostrarti a mezzo busto a me mentre leggi o meglio simuli di farlo, perché i tuoi occhi in realtà scrutano in avanti e non verso il basso. Ripongo il libro.
Leggere è impossibile, meglio andare a fare il bagno, prima di entrare in acqua affianco la mia sposa e le accarezzo amorevolmente la testa. Cerco di ignorarti e le chiedo se ha voglia di accompagnarmi, ma ha voglia di godere ancora un po’ del calore del sole. Prima di andare mi chiede di cospargerle della crema solare sulle spalle, annuisco e afferro dallo zaino la protezione solare, prendo posto accanto a lei e applico piccole dosi di crema sulla sua schiena prima di frizionarle. Con la coda dell’occhio osservi i miei gesti su di lei mentre indefessa continui a sfogliare il tuo giornale. Non posso non considerare il tuo sedere a mandolino violato da quella stringa rossa sottile che pare essere risucchiata dalla perfetta sfericità del tuo deretano. So che sai che ti sto osservando e che ti anelo, ma anche se siamo ad una distanza molto ravvicinata questa volta non mi regali nessuno sguardo, sei prudente e mi ignori. Il profumo della crema si diffonde nell’aria, ho sempre trovato eccitante la sua essenza, e ciò rende tutto più stimolante. Finito il lavoro su Beatrice, lascio il tubetto di crema sull’asciugamano e vi abbandono stese al sole. Raggiungo la riva e osservo Francesco, tuo marito, in acqua giocare con i nostri figli, lo raggiungo e per un po’ faccio lo stesso, continuo a guardare la spiaggia, vi vedo in lontananza nella stessa posa in cui vi ho lasciate, forse una parte di me ti attende, ma è meglio smettere di pensare, ho bisogno di un bagno refrigerante a largo. Tua figlia ha freddo e vuole uscire e anche mio figlio pare voglia starsene un po’ in spiaggia, Francesco si propone di uscire dall’acqua assieme ai piccoli e io ne approfitto per fare la mia nuotata refrigerante.
Nuoto, più mi allontano da te più mi sento meglio, continuo a farlo costeggiando la roccia che fiancheggia la costa fino alla fine dove c’è un’insenatura naturale in cui si spingono pochi audaci. L’ingresso alla grotta di Leucosia, un anfratto angusto che permette l’entrata in una caverna marina che si allarga progressivamente percorrendola all’interno fino ad arrivare nel punto più fondo dove la luce inizia filtrare sempre meno in base alle ore del giorno, rendendo le pareti della grotta più scure. Le correnti marine all’interno permettono di godere di una frescura abbastanza importante che non a tutti piace, ma che a te so che non dispiace. Dopo una nuotata profonda riemergo dall’acqua e prendo posto sullo scoglio a ridosso della parete rocciosa finale, ascolto il silenzio intorno interrotto ogni tanto dagli scrosci dell’acqua contro le rocce, è tutto piatto e così calmo che potrei avvertire la presenza di qualcuno intorno a me soltanto udendone il respiro, ma non è un suono flebile quello che mi da contezza della presenza di altra anima viva oltre al sottoscritto, quanto il rumore di bracciate continue e ritmate contro la superficie dell’acqua che provengono dall’ingresso. Il buio intorno ha rallentato l’adattamento naturale dei miei occhi e di conseguenza la messa a fuoco, ma pian piano che quel rumore si avvicinano inizio a distinguere i capelli biondi e ancora il contorno di colore rosso della sagoma che riveste il tuo corpo. Ti osservo approssimarti concitata, vicina emergi e con passo veloce mi raggiungi sullo scoglio e silenziosa ti tuffi sulle mie labbra. Le nostre lingue si avvinghiano con passione ed entrambi nostri palmi si posano leggeri sui nostri volti. La tua pelle morbida e leggermente abbronzata trasuda di abbronzante. Ci accarezziamo mentre le lingue scivolano nelle nostre bocche dischiuse inebriate dal sapore della saliva, di colpo le tue mani scivolano sul mio ventre e veloci mi portano via i pantaloncini rivelando la mia erezione che tu accogli tra le tue dita e successivamente chinandoti tra le tue labbra dolci e soffici.
Il glande sprofonda tra esse e si insinua all’interno precipitando nella gola ingorda. Spingo la mia erezione dentro di te e sommergo il tuo respiro, la mano si posa sul mio ventre implorando una piccola tregua che ti concedo. Respiri e affondi nuovamente la tua bocca su di me, slaccio eccitato i lacci del tuo bikini e abbasso le spalline che lasciano nuda la tua spalla mentre esso scivola inesorabilmente per terra liberando il tuo piccolo seno. Lo afferro e sfrego i tuoi tumidi capezzoli che appena tasto divengono degli arpioni. La tua eccitazione prospera, lo percepisco da come ingerisci i sapori intrisi sul pezzo di carne con cui ti sto violando la bocca, improvvisamente ti fermi, sputi fuori il mio sesso e ti issi sorreggendoti ai miei fianchi, una volta in piedi davanti al mio volto esprimi una semplice e sola comunicazione di servizio:

:- Beatrice è con i ragazzi al bar, mentre Francesco ha raggiunto un suo collega in spiaggia per un saluto.

Non abbiamo molto tempo, faccio correre giù lo slip con gli strass che hai addosso e tu mi assecondi lasciandolo scivolare fino alle caviglie, sollevi il piede e ti liberi staccandolo dal tuo corpo abbandonandolo sullo scoglio accanto al bikini spiegazzato. Gli occhi si sono adattati alla fioca luce e mi permettono di godere del tuo sfavillante corpo che palpo con foga in ogni sua forma mentre il mio uccello sfrega ogni zona bassa del tuo corpo, sei magra e versatile e ti gestisco con semplicità tanto da apparire irruento, ma ciò ti appaga è sempre stato così e in questa grotta ti è sempre piaciuto l’eco dei miei e dei tuoi impulsi ferini. Ti volto con veemenza e ti penetro con un misto di odio e dolcezza, si ti odio e mi odio perché non siamo in grado di trattenerci ma allo stesso tempo mi susciti quella tenerezza dettata dall’ingenuità di una ragazza forse sposatasi troppo giovane e che non ha avuto il tempo di maturare appieno tutte le emozioni ed esperienze che tutti dovremmo vivere. Godiamo entrambi e tutto intorno è un eco, ti posseggo per i fianchi mentre trivello il tuo ventre su cui inesorabile sbatte il mio addome riecheggiando in questo quadro sbiadito dalla poca luminosità dei raggi del sole. Ti irrigidisci e ti chini ancora di più, mi porgi i polsi magri, da dietro con le mani te li serro entrambi mentre continuo a infilzarti. Osservo il tuo culo incantevole, mentre il mio uccello scompare inghiottito tra gli umori della tua fica, e vorrei stringerlo schiaffeggiarlo, punirlo, ma tu non me lo permetti mai, perché vuoi essere tenuta con forza da dietro, ti piace così. La marea per un momento si alza e l’eco delle onde che si infrangono contro gli scogli disseminati sul fondale arriva in fondo alla grotta regalando un leggero fragore. I muscoli di entrambi si irrigidiscono e nonostante la frescura gocce di sudore corrono giù dalla mia fronte mentre i tuoi polsi sudano stretti nella mia presa. La soddisfazione raggiunge l’apice ed è questione di attimi, infatti in poco tempo mi ritrovo a esplodere dentro di te, lo faccio sempre da quando mi hai detto che dopo il tuo primo figlio non avresti mai più voluto averne altri e hai iniziato a prendere i contraccettivi. Continuo a sbatterti, nonostante il coito, ho ancora brama di sentire i miei coglioni sbattere sul tuo soffice sedere e questo basta per darti la possibilità di liberare il tuo contenuto, ma chiaro orgasmo.
Ti svincolo i polsi e ti puntello per i fianchi, sei esausta e paga allo stesso tempo, hai bisogno di qualche secondo, ti abbraccio da dietro e ti palpo con una mano i seni e con l’altra il sedere. Ti volti lentamente verso di me e mi concedi le labbra e poi la lingua. Rimaniamo abbracciati per qualche istante sospirando e guardando il mare buio sotto di noi, dobbiamo uscire dall’oscurità e ritornare a fingere, questo è quello che ci aspetta, questo è quello che abbiamo sempre fatto. Lo sappiamo non ne parliamo nemmeno più è tutto istintivo, tu mi baci per l’ultima volta e poi ti rivesti, faccio la stessa cosa. Una volta riordinata mi accarezzi amabilmente e poi altrettanto velocemente, come la sirena Leucosia, fai un tuffo in acqua e ti allontani a grandi bracciate verso la luce lasciandomi ancora una volta nascosto nell’ombra, in attesa di un altro evento propizio per riaverti.

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2024-08-20
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