Extrema ratio (Prima parte)

di
genere
etero

L’estate è finalmente sopraggiunta, dopo un inizio abbastanza incerto, da qualche giorno il calore del sole ha iniziato a sentirsi nell’aria producendo i suoi effetti benefici sull’umore della gente che regala sorrisi gratuiti e soprattutto visioni gradite, come quella che in questo momento Mirella mi sta concedendo lì, sul balcone, adagiata in tutto il suo fascino di donna matura interamente distesa sulla sdraio indifferente ai raggi del sole che rendono incandescente l’aria e l’asfalto cinque piani sotto di noi.
I fasci del sole accarezzano il suo corpo in tutta la sua interezza, abbrunendole la carnagione già olivastra offerta al cielo con le braccia raccolte dietro la nuca in una posa statuaria.
Un grande cappello bianco le copre la testa mentre la parte sottostante dei capelli rosso-castano scivolano sotto la schiena schiacciata lungo lo schienale della sedia reclinata. Sul volto campeggiano lentiggini capaci di donarle un fascino semplice quanto innocente, gli occhiali da sole a specchio, attorniati da una montatura rossa, coprono i suoi occhi chiari offrendole un’aria da Lolita. Il bagliore evidenzia i punti nudi del corpo rischiarando le accavallate gambe lunghe che si protendono in avanti sfoggiando il contorno di piedi corti e affusolati con unghie smaltate di colore rosso. Lo slip verde clorofilla copre la vita, la tinta fluo slancia l’addome abbronzato, il bikini dello stesso colore copre delle appetibili forme sulle cui coppe svettano delle farfalle ricamate di colore nero.
Fingo di guardare la tv disteso sul divano, ma in realtà lancio continuamente occhiate furtive verso quel corpo longilineo e bronzeo disteso a pancia in aria sotto il caldo sole. La testa immobile poggia in obliquo sullo spallino destro lasciando supporre un piacevole stato di torpore.
Mirella prima di essere una donna è mia madre, una signora affascinante di 47 anni, divorziata e infelice da circa 6 anni. Alle spalle un divorzio che l’ha segnata nell’animo è che ha scoraggiato ogni tentativo di ricerca di un nuovo partner, il divorzio da mio padre per lei è stato un fallimento che ha rabbuiato il suo spirito libero che però pare aver riscoperto e ritrovato da qualche giorno.
Infatti da una settimana il suo volto è retto da una nuova luce che le consente di sfoggiare quel sorriso delittuosamente e lungamente nascosto per tutti questi anni. Ovviamente questo non può che farmi piacere, un po’meno, forse, la causa per cui sia tornata a splendere nonostante l’abbia cercata e voluta io, o meglio, per essere onesti cari lettori, da figlio sciagurato quale sono avrei preferito essere io motivo della sua allegria, ma andiamo per gradi.
La separazione da mio padre in famiglia non è stata ovviamente vissuta bene da nessuno di noi, soprattutto dopo aver scoperto che la ragione del divorzio fu una storia tra lui e una studentessa fuori corso conosciuta durante una sessione di esame qualche anno prima all'università dove insegnava. Una tresca che è durata due anni prima che mia madre una mattina, di ritorno da Berlino da un summit aziendale, lo sgamasse nel letto della loro camera a ronfare beatamente abbracciato alla ragazza. Fu il fato a determinare tutto operando sotto forma di imprevisto.
Il giorno prima la compagnia aerea aveva avvisato i suoi passeggeri che l’orario del volo, previsto per il pomeriggio seguente, sarebbe stato anticipato al mattino presto per motivi tecnici.
Mirella avendo concluso il suo summit decise di anticipare il rientro e fare una sorpresa a mio padre, non pensando minimamente che il suo uomo l’avesse anticipata sul tempo preparandole un omaggio da vero puttaniere.
Io in quel periodo frequentavo l’università in altra città e potete immaginare il dramma che ho dovuto patire a distanza, sorbirmi le lacrime disperate di mamma e le patetiche giustificazioni di papà, ma questa è un’altra storia.
Papà in seguito cambiò casa e dopo un anno si trasferì altrove, trovando posto come professore in un'altra università. Mamma invece un anno dopo il divorzio abbandonò il suo lavoro come consulente aziendale e riprese la sua grande passione quella di dipingere, oggi vive del mantenimento dell’azienda del padre, mio nonno, che ha una piccola impresa locale di arredamento e dei pochi ricavi dei quadri che riesce a vendere.
Perché l’abbia tradita non l’ho mai capito, Mirella è sempre stato uno spirito libero e non ha mai imposto nulla a nessuno e anche sessualmente credo non gli abbia mai fatto mancare nulla visto la sua bellezza, ma il matrimonio nella maggior parte dei casi rende statici e forse a papà questa staticità non è mai andata bene o forse semplicemente era solo un grandissimo stronzo.
La verità? Non la conoscerò mai, anche perché mamma da quel giorno non ha mai più voluto parlarne e con papà, le poche volte che ci vediamo, evitiamo di riaprire quella ferita.
Dunque mentre i due si martoriavano, ognuno a modo loro, io ho dovuto reinventarmi e superare da solo le mie complessità e ciò mi è costato due anni fuori corso presso la facoltà di farmacia dove ho studiato. Nonostante tutto alla fine ho raggiunto l’obiettivo e dopo la laurea ho deciso di tornare in città dove ormai da un anno vivo a casa insieme a mamma, in attesa di terminare le ristrutturazioni della casa in campagna dove il prossimo anno mi trasferirò.
Il mio ritorno le ha fatto bene e spesso passiamo dell’ottimo tempo insieme anche se spesso fatico a convincerla a partecipare ad eventi culturali, di pittura o a rappresentazioni teatri, infatti nonostante la sua vena artistica, la separazione dal suo ex l’ha scaraventata in uno stato di asocialità abbastanza complicato, per questo frequenta da tempo una psicologa che prova, a mio avviso senza grandi esiti, ad alleviare la sua depressione.
Da quando sono rientrato lavoro presso la farmacia in un paesino di provincia gestita dal padre di Massimo un mio carissimo amico di infanzia che ha sempre frequentato la nostra casa e che è sempre andato a genio a entrambi i miei genitori. Massimo è un ragazzo molto carino e intelligente e sin da piccolo ha sempre avuto le idee chiare su cosa fare nella vita: raccontare storie. Laureatosi in filosofia ha iniziato a scrivere un paio di romanzi e proprio l’ultimo pubblicato qualche mese fa ha iniziato ad avere un discreto successo a livello nazionale. Ovviamente sia io che Mirella abbiamo ricevuto una copia gratuita da parte sua ed entrambi l’abbiamo trovato molto interessante.
Tornando alla nostra storia, qualche sera fa Massimo è passato a casa per un saluto e mentre chiacchieravamo in salotto mamma è rientrata dalla spesa trafelata, ci ha salutati ed è corsa in cucina a risistemare le buste. So benissimo, e lo sa ormai anche Massimo, che quando lei rientra e non si trattiene a scambiare convenevoli con gli ospiti non è nel momento migliore, così l’ho raggiunta in cucina per accertarmi che stesse bene, mi rasserenò con un sorriso e dopo aver risistemato la roba si congedò, rincuorato tornai da Massimo in salotto dove continuammo a chiacchierare lungamente del suo romanzo e delle idee che già aveva per il prossimo lavoro.
Tra una chiacchiera e l’altra la fame iniziò a farsi sentire, così proposi a Massimo di rimanere a cena, ma prima avevo bisogno di capire se lo stato psichico di mia madre fosse consono ad accettare un commensale in più alla nostra tavola e mi sono recato in camera da lei. La porta della stanza era socchiusa e Mirella in piedi al centro della stanza davanti alla tela era intenta a dipingere in reggiseno e mutandine. Il corpo di mia madre mi ha sempre eccitato e anche in quell’occasione, vederla muoversi sulle punte dei piedi avanti e indietro sul posto seguendo la pennellata che posava sulla tela, lo ammetto, non mi lasciò indifferente.
Le mutandine in pizzo nero ricamate e la schiena nuda velata solo dalle maglie del reggiseno mi incoraggiarono l’erezione, mi fermai ad osservare quel tondo e piccolo culetto che si piegava in avanti sulla tavolozza posizionata in basso al cavalletto per intingere il pennello dal pigmento desiderato. Rimasi ad osservare i suoi movimenti per qualche istante prima di bussare delicatamente. Lei si voltò e mi sorrise, durante la mia vita non si è fatta vedere spesso in intimo da me, ma alcune volte è capitato e credo che in quelle occasioni non si sia mai posta la domanda se la vista del suo corpo poco coperto potesse stimolare reazioni imbarazzanti, in fondo è mia madre. Mi chiese un parere sul dipinto, nascosi l’imbarazzo come ho sempre fatto quello poche volte che ho avuto la fortuna di vederla in intimo e aggiunsi che il dipinto mi piaceva molto. Compiaciuta si voltò e continuò la sua opera, approfittai di quel momento di serenità e le chiesi se avrebbe gradito la presenza di Massimo per cena, lei annuì con la testa e prima di aggiungere che avrebbe voluto terminare il dipinto prima di preparare la cena l’anticipai dicendole che avrei cucinato io. Mi congedai da lei e tornai da Massimo per invitarlo a restare, il mio amico accettò di buon grado e ci trasferimmo con il vino in cucina dove qui preparammo insieme la cena. Massimo continuò a parlarmi delle sue idee per il suo libro, io però lo ascoltavo senza rilevanza, nella mia testa continuava a figurarsi il corpo di Mirella e nell’immaginario manifestavo situazioni oscene e incestuose, ritornavo con il pensiero nella sua stanza dove vedevo le mani scivolare lentamente sul suo piccolo e tondo sedere, accarezzandole i glutei per poi risalire lentamente e fermarmi lungo il bordo dell’elastico dei suoi slip. Un impeto irrefrenabile abbassava di colpo le mutandine lasciando scoperta quella perfetta sfera carnosa, mentre le dita andavano a individuare tra le cosce l’organo più caldo e succoso che mi ha regalato la vita affondando dentro il suo sesso. Il ventre coperto, in erezione poggiava contro il suo deretano nudo premendo la protuberanza cresciuta e impetuosa tra le sue natiche mentre dolcemente le ricopro il collo di baci, allora anche il reggiseno finalmente riscattato dal ferretto scivola delicatamente lungo le spalle e prima che raggiunga terra affianco ai suoi eleganti piedi, la sua voce riecheggia in cucina chiedendo a che punto sono i preparativi e interrompendo tutto. Mi ridesto e quando mi volto ovviamente lei è coperta, indossa dei jeans e una camicetta bianca, sembra serena e prende posto a tavola addentando affamata un grissino. Parla con Massimo per tutto il resto dei preparativi della cena e quando è pronto serva lei la cena, la serata è piacevole e trascorre in fretta, il romanzo l’è piaciuto molto e continua a fare tante domande al mio amico, sembrano in sintonia e io sono contento di vederla parlare e sorridere, vorrei fosse ogni giorno così e farei di tutto per farla stare bene. Mi alzo per andare in bagno Massimo e Mirella stanno ancora parlando, mentre piscio penso che sarebbe bello se mamma trovasse una persona in grado di regalarle nuovamente la voglia di vivere e penso anche a quanto bene le farebbe scopare. Tiro lo sciacquone e i miei occhi si posano sul cesto della biancheria, abbatto le poche resistenze morali e lo apro alla ricerca del suo intimo, lo trovo e sono le stesse mutandine nere di pizzo che indossava poco fa. Le apro e le annuso, l’odore mi inebria e non resisto, le porto sul viso e le strofino sul volto prima di sprofondare la lingua nel loro interno. Mi sento un lurido bastardo a godere del sapore di mia madre, ma non posso fermarmi e inevitabilmente mi ritrovo con il cazzo tra le mani, mi masturbo sniffando l’essenza del “lerciume” presente tra i suoi slip e vengo copiosamente nel cesso. Al ritorno in cucina Massimo e Mirella ridono di gusto dimostrando una grande intesa, ad un tratto mamma lo invita a vedere alcuni dei suoi quadri appesi per casa, Massimo mi chiede di accompagnarli nel tour, ma io conosco bene i suoi dipinti e gli dico che ne approfitto per rigovernare la cucina. Mentre ripulisco in lontananza ascolto mamma illustrare felicemente le sue opere d’arte, spiega le emozioni e le sensazioni che l’hanno accompagnata in ogni creazione artistica. Alla fine del tour io ho rimesso a posto la cucina e i due rientrano in sala, compiaciuti di essersi confidati i segreti e le emozioni della loro arti, usciamo in terrazzo e fumiamo una sigaretta prima che Mirella si congedi da noi. Alla fine della serata rimango in terrazzo con il mio amico, vorrei confidargli che ho una voglia sfrenata di scopare mia madre, ma camuffo dicendogli che sono felice delle sue chiacchiere con lei.
Massimo sorride compiaciuto, senza nascondere una punta d’imbarazzo.
La colgo e ne approfitto.

- La trovi una bella donna?

L’imbarazzo sul suo volto ora è palese.

-Si, boh! Non lo so, dai su Ale! Che domande mi fai? E’ tua madre!

Ho toccato la corda giusta, la scoperei io che sono suo figlio, figurati se non lo farebbe lui. Io però sono suo figlio, una cosa del genere non potrà mai accadere. Aspiro il fumo della sigaretta e lo trattengo per poi liberarlo tra l’aria calda della stellata notte sopra di noi che la vista del terrazzo ci offre e prendo coraggio:

-Massimo credo che mamma abbia bisogno di una sana scopata!

Massimo mi guarda interrogativo, ma non gli do il tempo di interrompermi e d’un fiato continuo:

-Questa sera l’ho vista ridere come non faceva da tempo e in più ho notato una certa sintonia tra voi, si è sciolta e ti ha fatto entrare nell’intimo della sua personalità spiegandoti per filo e per segno le emozioni e le sensazioni che l’hanno ispirata per dipingere quei cazzo di quadro che ha disseminato per tutta casa, ciò fidati non lo fa con nessuno.

-Nemmeno con le sue amiche?

-Ma quali amiche, orami non vede quasi più nessuno. E’ depressa, chi vorrebbe passare la vita vicino ad una persona depressa?

-Non dire così, non è vero!

-Sarà, ma mia madre è sola e credo che una persona come te non possa che farle bene. Sono anni che va da quella incompetente di psicologa e non ha risolto nulla, a volte quando torna da uno dei suoi incontri è più depressa del solito.

-Cosa vuoi da me, Alessio?

-Voglio che te la scopi! E non fare quella faccia, so che lo vorresti, una donna così la scoperebbe chiunque. E tu sei una persona gentile, romantica e sensibile con cui lei ci starebbe ne sono più che sicuro!

-Ma ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo? Deve essere il vino forse ne hai bevuto troppo, amico mio.

Il vino non c’entrava affatto.
Nella mia mente era ormai tutto chiaro, dovevo fare qualcosa per Mirella dovevo almeno tentare di provare a salvarla da quello stato catatonico in cui era caduta. E’ un fiore destinato a seccare come tutti gli altri, ma non ha ancora fatto il suo tempo, nonostante il suo bocciolo sia già sfiorito ha ancora tanto da offrire al mondo e se c’è qualcuno che può aiutarla a comprendere questa sua dote, io lo dovevo trovare.
Massimo era la persona giusta, me lo sentivo…
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scritto il
2024-07-10
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