Espiazione XIII
di
Rot43
genere
pulp
Sto consumando la mia ultima cena in refettorio con gli altri frati, non c’è tempo da perdere il giorno seguente partirò per la mia nuova dimora. Alla fine del pasto i monaci in sala si alzano e uno alla volta si avvicinano per salutarmi con devozione, consci del mio nuovo sacrificale ruolo. Mi sembrano matti, sarò la puttana di turno che cercherà di redimere giovani novizi praticando sesso e per questo mi riveriscono.
Non capisco …
Mi ritornano alla mente le parole di ieri dell’abate:
“Il tempo ti aiuterà a capire tante cose”.
Ritorno in camera per riprendere le ultime cose, ma sono attraversata da ansie e paure e soprattutto dal dubbio che a Gertrude venga concessa la libertà pattuita grazie al mio sacrificio. La stanchezza prende però il sopravvento e crollo nuovamente sul comodo letto. Al mattino presto vengo svegliata e mi annunciano che la macchina sarà pronta a momenti, mi viene servita la colazione e una volta rifocillata, indosso i miei abiti religiosi e abbandono per sempre la stanza. Il priore mi attende nel corridoio, mi avvicino a lui smarrita, mi indica una feritoia che si affaccia sul cortile, mi avvicino per guardare oltre. Scorgo due auto ferme, una con la portiera laterale aperta e l’altra ferma a poca distanza, sicuramente una di esse sarà sicuramente il mio mezzo. Mi rigiro perplessa verso il priore che mi invita ad osservare ancora: dopo qualche istante dalla porta d’ingresso del convento vedo uscire Gerturde, la riconosco. Il priore mi chiede di non emettere parola e di stare a guardare. Cammina lenta verso l’auto con la portiera aperta appesantita dalla gravidanza raggiunta l’auto la portiera si chiude e la macchina scompare via dal cortile dell’eremo veloce.
:- Suor Gertrude verrà accompagnata in aeroporto e partirà per un paese dell’Africa in mattinata assieme a suo figlio Abbiamo mantenuto la nostra parola, ora tocca a te mantenere la tua e so che lo farai per l’amore che provi verso la chiesa … non è vero Suor Chiara?
Annuisco e allo stesso tempo piango, in realtà sono contenta che almeno lei si sia salvata da tutte queste assurdità.
L’abate ora mi accarezza e inaspettatamente mi ringrazia. Mi benedice per il grande sacrificio che ho scelto di compiere e presa la mia mano mi accompagna fuori dove l’auto è pronta ad condurmi nel nuovo convento. Prendo posto dietro l’autista. Una volta al suo interno, mi accorgo che non viaggerò da sola, sarò accompagnata anche da un cardinale che con supponenza afferra dal finestrino il documento recante la mia firma dalle mani del priore rimasto fuori. I due si salutano con un cenno e l’autista parte verso la nuova destinazione. L’oscurità arretra e il sole si alza sempre più alto illuminando il percorso. Dopo interminabili minuti passati in silenzio l’uomo al mio fianco appone sul documento un timbro che ufficializza la mia ubbidienza cieca ad ogni carica ecclesiastica e me lo comunica con un gran ghigno di soddisfazione. Per il resto del tragitto sento spesso i suoi occhi addosso, quando può mi osserva con insistenza e ciò mi mette in imbarazzo. Poi con tono più staccato all’improvviso mi conferisce verbalmente il titolo di badessa. Preferisco non parlare e mi volto verso di lui chinando il mento in segno di riconoscenza. Probabilmente ciò non basta, sinceramente non conosco l’etichetta, il suo sguardo continua a stagliarsi sul mio viso e dopo interminabili imbarazzanti istanti mi viene sottoposto l’anello episcopale davanti alla bocca. Comprendo che devo baciarlo, lo faccio rapidamente. Forse questo slancio lo irrita, non lo so, forse è per questo che le sue grosse dita rimangono ferme ancora in corrispondenza delle mie labbra. Ribacio l’anello questa volta con più calma, ma non basta nemmeno questo. I miei occhi incrociano i suoi, cerco di capire dove sto sbagliando. Il suo pollice si avvicina alle mie labbra e le contorna delicatamente, mentre il resto delle dita carezzano il viso con altrettanta calma e spudoratezza.
:- Nonostante la tua non più giovane età sei ancora avvenente, Suor Chiara!
Non so cosa replicare e abbasso il mento per sfilarmi educatamente a quel gesto, ma non ne ho il tempo perché il suo pollice ora sprofonda all’interno della bocca esplorandone tutta la cavità. Esplora e accarezza la mia dentatura e la lingua all’interno con comodo prima di uscire nuovamente fuori e poi sicuro aggiunge:
:- Ora badessa, lentamente, mi lecchi le dita una per una!
Pollice, indice, medio, anulare, e mignolo vengono poggiati sulle mie labbra e leccati da me nella loro interezza. Procedo in questa indegna opera per diversi istanti e una volta insozzatoli la mano la ritrae soddisfa compiaciuto leccando a sua volta ogni dito da me sciacquato con la saliva. Poi senza scomporsi continua:
:- I frati si sono comportati bene con te durante questi giorni?
Credo sia una domanda trabocchetto e intimorita, con frustrazione rispondo di si.
:-Non devi nasconderti, conosco bene la loro irreprensibile moralità e quindi so per certo che non ti hanno trattata con i guanti. Vero?
:- Mi hanno punita per i miei giusti peccati, tutto qui …
:-Dubiti dei mezzi della chiesa?
Ora sono davvero in allarme.
:- Non ho mai detto questo, signore!
:-Non devi avere paura, qui siamo tutti una grande famiglia e ognuno di noi si prende cura dei propri fratelli. So che una delle punizioni in voga in quel monastero sono le fustigazioni, perciò ora gradirei vedere come hanno conciato la tua candida pelle.
:- Non si preoccupi, davvero sto bene, grazie!
Cerco di rispondere con calma.
:-Sorella vuole già mettere in discussione il mio ordine e il suo ruolo di ubbidiente? Non c’è bisogno di ricordarle che ora è ufficialmente lei è un oggetto nelle mani di tutti noi chierici, vero?
Lo guardo con disprezzo e rabbia, ma lui continua:
:- E poi cosa penserà la dolce sorella Gertrude di questo suo ripensamento? Dopo tutto quello che ha fatto per lei, sarebbe un peccato farle perdere quella bella creatura che porta in grembo, no?
Non c’è soluzione, devo ubbidire. Mi volto di schiena verso questo maiale schifoso e mi abbasso la zip all’altezza delle scapole offrendo la visione della mia schiena semi nuda.
:-Figliola! Cosa vuoi che veda in questo modo? Devi denudarti completamente!
Le sue parole mi gelano il sangue, mi fanno schifo ma non posso disubbidire. Lascio scendere la zip oltre le scapole e una volta portata alle metà del lungo abito nero la sfilo. I miei seni saltano fuori, mi sollevo e lascio scivolare la tunica sotto il busto e in pochi secondi mi ritrovo nuda davanti a lui. L’autista continua a guidare senza proferir parola, ma dallo specchietto lo vedo lanciare dei compiaciuti sguardi sul mio corpo nudo e inerme.
:-Ora stendi la testa sulle mie ginocchia, voglio vedere da vicino il segno del tuo peccato.
Mi accovaccio sul monsignore porco con la schiena rivolta verso l’alto e subito le sue dita percorrono le ferite incise sulla pelle dai solchi delle vergate. Il suo indice attraversa e preme con forza su di esse, sento un lieve fastidio ma non voglio dargli soddisfazione. Mi scruta e tocca per interminabili minuti. Ripete delle parole amorevoli sul mio corpo martoriato e chiede perdono per quello che mi hanno fatto. Ma la pietà cristiana dura poco, perché subito percepisco la sua mano farsi sempre più pesante e discendere lungo il bacino palpandolo vigorosamente. Mi chiede di pregare assieme a lui, lo faccio flebilmente. Non è facile pregare mentre qualcuno ti ispeziona il culo e le ferite su di esso. Il tono basso e sommesso della mia voce lo irrita, per questo mi intima di alzare il tono e per essere più incisivo nelle pretese mi colpisce le chiappe con forza intonando orazioni a voce sempre più alta. Mi fa male, molto male, e l’intensità dei colpi accresce sempre di più. La mia testa riparata ancora dalla cuffia sprofonda sul suo ventre e da sotto la tunica inizio a percepire una erezione. Continuo a pregare ad alta voce mentre la sua mano si infrange sui miei glutei in modo sempre più pesante. Eccitato sbraita:
:- Continua a pregare per i tuoi peccati, pregaaa!
Prego con voce rotta dal pianto, a lui non importa e mi slaccia la cuffia dai capelli e lascia scivolare i miei riccioloni neri lungo la spalla nuda. Percepisco sulla mia testa una forte pressione verso il basso e capisco che il suo gomito destro è impegnato a bloccare il mi capo, mentre la mano scivolata verso il basso armeggia impegnata a disarcionare la veste lunga del chierico. Alzata la tunica libera un cazzo flaccido che porge senza complimenti davanti alle mie labbra. Interrompo le preghiere e cerco di implorarlo dal desistere:
:- La prego sua eccellenz …
L’odore ripugnante del suo pene mi nausea e realizzo una smorfia di disgusto che si stampa sulla faccia, cerco di sfuggire alla presa ma è tutto inutile, e appena la bocca mi si schiude basta quel piccolo pertugio tra le mie labbra a sua eccellenza per imbucarmelo in bocca. La consistenza del pezzo di carne una volta dentro cresce. Il mio capo è ben serrato verso il basso dalla mano sinistra, mentre la mano destra ora corre libera su tutto il mio corpo e quando digrada verso il basso si sofferma sul mio culo. Dal basso i suoi colpi di reni mi ficcano con violenza il cazzo nella gola in maniera violenta, da farmi quasi rimettere
.
:- Da oggi questo sarà il pane per i tuoi denti: il cazzo ! Su succhia la cappella, succhiaaaa!!
Le sue urla mi spaventano sembra un assatanato e la sua forza indomita mi continua a bloccare sul suo pube. Affogo e cerco di divincolarmi, ma la presa è inossidabile e mi arrendo.
:-Se no vuoi che ti affoghi, devi fare ciò che dico. Hai capito? Se hai compreso quello che ti ho detto fammelo capire muovendo il culo!!!
Non posso parlare e quindi faccio ciò che dice.
Al mio ancheggiare, la sua presa si fa meno intensa quel tanto che mi permette di sollevare il cazzo dal fondo dell’esofago per respirare.
Mi concede qualche secondo, prima di ribattermi il cazzo in bocca e riprendere a sbraitare:
:-Succhiami la cappella !
Eseguo con disgusto e senza consapevolezza lo sento gemere come uno schifoso, mentre i colpi sulle mie terga di susseguono tra schifosi latrati e incoraggiamenti alle mie doti da futura troia:
:-Brava così, continua così …
La mano sul capo si fa più forte e sento il suo cazzo scomparire nella gola.
:-Succhialo per intero, sorella!
La mia testa sempre serrata verso il basso e la mia bocca piantata sul suo uccello gli da immenso piacere e lo odo urlare e decantare il mio pompino. Inerme continuo con le labbra a scappellarglielo senza intenzione in quanto sono semplicemente in balia del violento movimento imposto dalla sua mano che spinge da dietro alla mia nuca. Andiamo avanti per non so quanto tempo finché la mia bocca non viene inondata della sua borra acidula. La presa forte mi costringe a capitolare e sconfitta ingoio quel liquido rancido. Non ancora pago mi solleva finalmente la testa, ciò almeno mi permette di respirare, si scappella il cazzo e mi ordina di ripulire ogni residuo di sborra. I miei capelli sono praticamente allacciati nella sua enorme mano e sento la tesa mano tirarli leggermente. Ciò mi causa fastidio ma non dolore, ma capisco che la situazione potrebbe degenerare se non soddisfo il suo volere, così con le lacrime che mi rigano il volto, lecco ogni parte del suo floscio cazzo in cui scorgo rivoli di sborra. Fino a quel momento l’autista rimasto in disparte e spettatore silente, non aveva proferito parola, ma una volta vicini alla destinazione odo per la prima volta la sua voce, pare quasi eccitata, che ci avvisa che siamo quasi nei pressi del monastero. Il monsignore non risponde, ne prende atto e dopo aver ottenuto la sua soddisfazione mi spinge nuovamente sul lato del mio sedile. Si ricompone velocemente e con naturalezza, quasi come se dovesse dare il responso ad una puttana in attesa di essere assunta per lavorare per un cast porno, esclama:
:- Suor Chiara, sei molto appetitosa convincerai molti novelli a ficcare con donne.
Ancora eccitato sevizia il mio corpo nudo rannicchiato sul sedile posteriore, mi palpa le cosce e mi pizzica i capezzoli. Finito di soddisfare le sue frenesie, mi ordina di vestirmi. Ho ancora il fetido sapore di sborra nella bocca e vorrei vomitare, raccolgo con vergogna la mia veste in basso, stropicciata e orami quasi sotto al sedile anteriore e mi ricompongo. Le lacrime scendono lungo le mie guance ma ormai non fanno più rumore. Quando la macchina si ferma sul piazzale davanti alla cinta muraria del monastero, ho già gli abiti talari addosso. L’autista abbandona il suo posto, raggiunge lo sportello posterie e apre la portiera per far scendere il vescovo , successivamente fa la stessa cosa con me. Insieme con il monsignore ci accingiamo a superare il cancello per entrare in questo monastero della perdizione.
Non capisco …
Mi ritornano alla mente le parole di ieri dell’abate:
“Il tempo ti aiuterà a capire tante cose”.
Ritorno in camera per riprendere le ultime cose, ma sono attraversata da ansie e paure e soprattutto dal dubbio che a Gertrude venga concessa la libertà pattuita grazie al mio sacrificio. La stanchezza prende però il sopravvento e crollo nuovamente sul comodo letto. Al mattino presto vengo svegliata e mi annunciano che la macchina sarà pronta a momenti, mi viene servita la colazione e una volta rifocillata, indosso i miei abiti religiosi e abbandono per sempre la stanza. Il priore mi attende nel corridoio, mi avvicino a lui smarrita, mi indica una feritoia che si affaccia sul cortile, mi avvicino per guardare oltre. Scorgo due auto ferme, una con la portiera laterale aperta e l’altra ferma a poca distanza, sicuramente una di esse sarà sicuramente il mio mezzo. Mi rigiro perplessa verso il priore che mi invita ad osservare ancora: dopo qualche istante dalla porta d’ingresso del convento vedo uscire Gerturde, la riconosco. Il priore mi chiede di non emettere parola e di stare a guardare. Cammina lenta verso l’auto con la portiera aperta appesantita dalla gravidanza raggiunta l’auto la portiera si chiude e la macchina scompare via dal cortile dell’eremo veloce.
:- Suor Gertrude verrà accompagnata in aeroporto e partirà per un paese dell’Africa in mattinata assieme a suo figlio Abbiamo mantenuto la nostra parola, ora tocca a te mantenere la tua e so che lo farai per l’amore che provi verso la chiesa … non è vero Suor Chiara?
Annuisco e allo stesso tempo piango, in realtà sono contenta che almeno lei si sia salvata da tutte queste assurdità.
L’abate ora mi accarezza e inaspettatamente mi ringrazia. Mi benedice per il grande sacrificio che ho scelto di compiere e presa la mia mano mi accompagna fuori dove l’auto è pronta ad condurmi nel nuovo convento. Prendo posto dietro l’autista. Una volta al suo interno, mi accorgo che non viaggerò da sola, sarò accompagnata anche da un cardinale che con supponenza afferra dal finestrino il documento recante la mia firma dalle mani del priore rimasto fuori. I due si salutano con un cenno e l’autista parte verso la nuova destinazione. L’oscurità arretra e il sole si alza sempre più alto illuminando il percorso. Dopo interminabili minuti passati in silenzio l’uomo al mio fianco appone sul documento un timbro che ufficializza la mia ubbidienza cieca ad ogni carica ecclesiastica e me lo comunica con un gran ghigno di soddisfazione. Per il resto del tragitto sento spesso i suoi occhi addosso, quando può mi osserva con insistenza e ciò mi mette in imbarazzo. Poi con tono più staccato all’improvviso mi conferisce verbalmente il titolo di badessa. Preferisco non parlare e mi volto verso di lui chinando il mento in segno di riconoscenza. Probabilmente ciò non basta, sinceramente non conosco l’etichetta, il suo sguardo continua a stagliarsi sul mio viso e dopo interminabili imbarazzanti istanti mi viene sottoposto l’anello episcopale davanti alla bocca. Comprendo che devo baciarlo, lo faccio rapidamente. Forse questo slancio lo irrita, non lo so, forse è per questo che le sue grosse dita rimangono ferme ancora in corrispondenza delle mie labbra. Ribacio l’anello questa volta con più calma, ma non basta nemmeno questo. I miei occhi incrociano i suoi, cerco di capire dove sto sbagliando. Il suo pollice si avvicina alle mie labbra e le contorna delicatamente, mentre il resto delle dita carezzano il viso con altrettanta calma e spudoratezza.
:- Nonostante la tua non più giovane età sei ancora avvenente, Suor Chiara!
Non so cosa replicare e abbasso il mento per sfilarmi educatamente a quel gesto, ma non ne ho il tempo perché il suo pollice ora sprofonda all’interno della bocca esplorandone tutta la cavità. Esplora e accarezza la mia dentatura e la lingua all’interno con comodo prima di uscire nuovamente fuori e poi sicuro aggiunge:
:- Ora badessa, lentamente, mi lecchi le dita una per una!
Pollice, indice, medio, anulare, e mignolo vengono poggiati sulle mie labbra e leccati da me nella loro interezza. Procedo in questa indegna opera per diversi istanti e una volta insozzatoli la mano la ritrae soddisfa compiaciuto leccando a sua volta ogni dito da me sciacquato con la saliva. Poi senza scomporsi continua:
:- I frati si sono comportati bene con te durante questi giorni?
Credo sia una domanda trabocchetto e intimorita, con frustrazione rispondo di si.
:-Non devi nasconderti, conosco bene la loro irreprensibile moralità e quindi so per certo che non ti hanno trattata con i guanti. Vero?
:- Mi hanno punita per i miei giusti peccati, tutto qui …
:-Dubiti dei mezzi della chiesa?
Ora sono davvero in allarme.
:- Non ho mai detto questo, signore!
:-Non devi avere paura, qui siamo tutti una grande famiglia e ognuno di noi si prende cura dei propri fratelli. So che una delle punizioni in voga in quel monastero sono le fustigazioni, perciò ora gradirei vedere come hanno conciato la tua candida pelle.
:- Non si preoccupi, davvero sto bene, grazie!
Cerco di rispondere con calma.
:-Sorella vuole già mettere in discussione il mio ordine e il suo ruolo di ubbidiente? Non c’è bisogno di ricordarle che ora è ufficialmente lei è un oggetto nelle mani di tutti noi chierici, vero?
Lo guardo con disprezzo e rabbia, ma lui continua:
:- E poi cosa penserà la dolce sorella Gertrude di questo suo ripensamento? Dopo tutto quello che ha fatto per lei, sarebbe un peccato farle perdere quella bella creatura che porta in grembo, no?
Non c’è soluzione, devo ubbidire. Mi volto di schiena verso questo maiale schifoso e mi abbasso la zip all’altezza delle scapole offrendo la visione della mia schiena semi nuda.
:-Figliola! Cosa vuoi che veda in questo modo? Devi denudarti completamente!
Le sue parole mi gelano il sangue, mi fanno schifo ma non posso disubbidire. Lascio scendere la zip oltre le scapole e una volta portata alle metà del lungo abito nero la sfilo. I miei seni saltano fuori, mi sollevo e lascio scivolare la tunica sotto il busto e in pochi secondi mi ritrovo nuda davanti a lui. L’autista continua a guidare senza proferir parola, ma dallo specchietto lo vedo lanciare dei compiaciuti sguardi sul mio corpo nudo e inerme.
:-Ora stendi la testa sulle mie ginocchia, voglio vedere da vicino il segno del tuo peccato.
Mi accovaccio sul monsignore porco con la schiena rivolta verso l’alto e subito le sue dita percorrono le ferite incise sulla pelle dai solchi delle vergate. Il suo indice attraversa e preme con forza su di esse, sento un lieve fastidio ma non voglio dargli soddisfazione. Mi scruta e tocca per interminabili minuti. Ripete delle parole amorevoli sul mio corpo martoriato e chiede perdono per quello che mi hanno fatto. Ma la pietà cristiana dura poco, perché subito percepisco la sua mano farsi sempre più pesante e discendere lungo il bacino palpandolo vigorosamente. Mi chiede di pregare assieme a lui, lo faccio flebilmente. Non è facile pregare mentre qualcuno ti ispeziona il culo e le ferite su di esso. Il tono basso e sommesso della mia voce lo irrita, per questo mi intima di alzare il tono e per essere più incisivo nelle pretese mi colpisce le chiappe con forza intonando orazioni a voce sempre più alta. Mi fa male, molto male, e l’intensità dei colpi accresce sempre di più. La mia testa riparata ancora dalla cuffia sprofonda sul suo ventre e da sotto la tunica inizio a percepire una erezione. Continuo a pregare ad alta voce mentre la sua mano si infrange sui miei glutei in modo sempre più pesante. Eccitato sbraita:
:- Continua a pregare per i tuoi peccati, pregaaa!
Prego con voce rotta dal pianto, a lui non importa e mi slaccia la cuffia dai capelli e lascia scivolare i miei riccioloni neri lungo la spalla nuda. Percepisco sulla mia testa una forte pressione verso il basso e capisco che il suo gomito destro è impegnato a bloccare il mi capo, mentre la mano scivolata verso il basso armeggia impegnata a disarcionare la veste lunga del chierico. Alzata la tunica libera un cazzo flaccido che porge senza complimenti davanti alle mie labbra. Interrompo le preghiere e cerco di implorarlo dal desistere:
:- La prego sua eccellenz …
L’odore ripugnante del suo pene mi nausea e realizzo una smorfia di disgusto che si stampa sulla faccia, cerco di sfuggire alla presa ma è tutto inutile, e appena la bocca mi si schiude basta quel piccolo pertugio tra le mie labbra a sua eccellenza per imbucarmelo in bocca. La consistenza del pezzo di carne una volta dentro cresce. Il mio capo è ben serrato verso il basso dalla mano sinistra, mentre la mano destra ora corre libera su tutto il mio corpo e quando digrada verso il basso si sofferma sul mio culo. Dal basso i suoi colpi di reni mi ficcano con violenza il cazzo nella gola in maniera violenta, da farmi quasi rimettere
.
:- Da oggi questo sarà il pane per i tuoi denti: il cazzo ! Su succhia la cappella, succhiaaaa!!
Le sue urla mi spaventano sembra un assatanato e la sua forza indomita mi continua a bloccare sul suo pube. Affogo e cerco di divincolarmi, ma la presa è inossidabile e mi arrendo.
:-Se no vuoi che ti affoghi, devi fare ciò che dico. Hai capito? Se hai compreso quello che ti ho detto fammelo capire muovendo il culo!!!
Non posso parlare e quindi faccio ciò che dice.
Al mio ancheggiare, la sua presa si fa meno intensa quel tanto che mi permette di sollevare il cazzo dal fondo dell’esofago per respirare.
Mi concede qualche secondo, prima di ribattermi il cazzo in bocca e riprendere a sbraitare:
:-Succhiami la cappella !
Eseguo con disgusto e senza consapevolezza lo sento gemere come uno schifoso, mentre i colpi sulle mie terga di susseguono tra schifosi latrati e incoraggiamenti alle mie doti da futura troia:
:-Brava così, continua così …
La mano sul capo si fa più forte e sento il suo cazzo scomparire nella gola.
:-Succhialo per intero, sorella!
La mia testa sempre serrata verso il basso e la mia bocca piantata sul suo uccello gli da immenso piacere e lo odo urlare e decantare il mio pompino. Inerme continuo con le labbra a scappellarglielo senza intenzione in quanto sono semplicemente in balia del violento movimento imposto dalla sua mano che spinge da dietro alla mia nuca. Andiamo avanti per non so quanto tempo finché la mia bocca non viene inondata della sua borra acidula. La presa forte mi costringe a capitolare e sconfitta ingoio quel liquido rancido. Non ancora pago mi solleva finalmente la testa, ciò almeno mi permette di respirare, si scappella il cazzo e mi ordina di ripulire ogni residuo di sborra. I miei capelli sono praticamente allacciati nella sua enorme mano e sento la tesa mano tirarli leggermente. Ciò mi causa fastidio ma non dolore, ma capisco che la situazione potrebbe degenerare se non soddisfo il suo volere, così con le lacrime che mi rigano il volto, lecco ogni parte del suo floscio cazzo in cui scorgo rivoli di sborra. Fino a quel momento l’autista rimasto in disparte e spettatore silente, non aveva proferito parola, ma una volta vicini alla destinazione odo per la prima volta la sua voce, pare quasi eccitata, che ci avvisa che siamo quasi nei pressi del monastero. Il monsignore non risponde, ne prende atto e dopo aver ottenuto la sua soddisfazione mi spinge nuovamente sul lato del mio sedile. Si ricompone velocemente e con naturalezza, quasi come se dovesse dare il responso ad una puttana in attesa di essere assunta per lavorare per un cast porno, esclama:
:- Suor Chiara, sei molto appetitosa convincerai molti novelli a ficcare con donne.
Ancora eccitato sevizia il mio corpo nudo rannicchiato sul sedile posteriore, mi palpa le cosce e mi pizzica i capezzoli. Finito di soddisfare le sue frenesie, mi ordina di vestirmi. Ho ancora il fetido sapore di sborra nella bocca e vorrei vomitare, raccolgo con vergogna la mia veste in basso, stropicciata e orami quasi sotto al sedile anteriore e mi ricompongo. Le lacrime scendono lungo le mie guance ma ormai non fanno più rumore. Quando la macchina si ferma sul piazzale davanti alla cinta muraria del monastero, ho già gli abiti talari addosso. L’autista abbandona il suo posto, raggiunge lo sportello posterie e apre la portiera per far scendere il vescovo , successivamente fa la stessa cosa con me. Insieme con il monsignore ci accingiamo a superare il cancello per entrare in questo monastero della perdizione.
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