Una tarda esplosione d'amore (prima parte)

di
genere
sentimentali

Il caldo estivo di questi giorni non ha dato tregua per un attimo e per due settimane la sua cappa asfissiante ha travolto la costa su cui si affaccia la casa al mare di famiglia. Per tutto l’anno vivo fuori in una città distante dalla costa e quando arrivano finalmente le agognate ferie non perdo tempo per tornare nel luogo dove, sin da adolescente, ho sempre trascorso le vacanze. Da quando son tornato ho avuto il piacere di trascorrere del tempo nell’appartamento da solo, infatti in questo periodo è solito raggiungermi mio fratello con la sua famiglia, ma quest’anno sono partiti in crociera, così per il mese intero avrò tutto lo spazio per me. La casa è abbastanza grande, può ospitare tranquillamente un numero di quattro persone e per questo prima di partire per le ferie avevo informato Lucrezia, una mia collega di lavoro, che nel mese di luglio avrei avuto casa libera e che avrei potuto ospitarla per buona parte di esso. Mi avrebbe fatto sapere e attendevo un suo riscontro a giorni. Nel frattempo come ogni anno ho ripreso a frequentare gli amici del posto, che non vedo praticamente per quasi tutto l’anno per le ragioni di cui sopra, e con loro bazzico i locali e la movida serale del piccolo centro balneare. I primi giorni son trascorsi in maniera rilassante tra bagni al mare, cene e uscite serali contornate da alcool, insomma la solita piacevole vacanza. Proprio durante una di queste allegre serate incontrai, per caso,in un bar mia cugina Eva con la quale non ci vedevamo da diversi anni. Ci salutammo affettuosamente e chiacchierammo per un po’, l’accompagnava Marco suo marito. Ricordo che i miei genitori avevano appena comprato la casa vacanze al mare quando lei si fidanzò, all’epoca io avevo 14 anni e lei circa 20 anni. Nonostante comunque la differenza d’età abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto e ogni volta che ci incrociamo ci aggiorniamo con piacere circa le nostre vite. Oggi a 43 anni lei è la responsabile del reparto vendite di un negozio di abbigliamento in città, mentre suo marito è uno di quei cervelloni ingegneri impegnato a spendere parte della propria giornata in attività di opere pubbliche. Vivono in una città dell’entroterra, un po’ distanti dal mare, e quindi sia per la distanza che per impegni di lavoro quest’anno non avevano avuto ancora modo di trovare il tempo per organizzare le vacanze. Mi spiega che entrambi avevano avanzato richiesta di ferie nella settimana successiva del corrente mese e stavano pensando ad una località dove passare quei giorni. Io l’ascoltavo interessato cercando di non tradire l’interesse per le sue lunghe e snelle gambe sotto quel leggero vestito estivo di colore rosso. Come già sottolineato Eva è qualche anno più grande di me, ma è sempre stata la mia cugina preferita sia per la bellezza ma anche per il carattere socievole e affabile. Fisicamente assomiglia molto a zia Laura da giovane: capelli castani, occhi chiari di tonalità smeraldo, viso tondo e un sorriso splendente tutto impresso su di un metro e settanta di corpo su cui sono distribuite un paio e abbondanti tette, credo uno terza, e in successione di piani un sedere, che se la memoria da ragazzino non mi inganna, ho sempre ricordato stretto sopra e leggermente più abbondante sotto. Durante la conversazione chiedo di Marco, lei lo indica in lontananza seduto al tavolo del bar in compagnia di due figure, la saluto abbracciandola e con la scusa di sentirci nei prossimi giorni raggiungo l’ingegnere per un saluto. La osservo allontanarsi scrutando quel bel sederino che fluttua coperto all’interno di quell’abito stretto. Il risucchio della cannuccia sul fondo del bicchiere mi richiama alla realtà, la mia bevanda è terminata, poso il bicchiere vuoto su di un tavolo vuoto e mi avvicino a Marco. Ad una prima occhiata la compagnia non mi sembra molto carica e i bicchieri sul tavolo scarseggiano, tuttavia lui è contento di vedermi e si alza per salutarmi e per presentarmi i suoi amici. Chiacchieriamo un po’ quanto basta per rendermi conto di quanto sia noioso, non lo vedo da anni e già mi riempie la testa di beghe che ha sul lavoro appoggiato ogni tanto da uno dei suoi compari, che scopro alla fine suoi colleghi. Ascolto con pazienza ma se concedo altri cinque minuti questo è capace di ammazzarmi la serata, così faccio terminare il suo ultimo delirio di lavoro, di cui non me non fotte veramente un cazzo e mi divincolo educatamente con la scusa di sentirci nei prossimi giorni. Raggiungo il bar e mi faccio un gintonic, mentre tracanno penso di essere stato troppo risoluto nei suoi confronti e penso che forse dovrei portargli una bevanda da consumare assieme per recuperare, ma sinceramente l’idea di una sterile conversazione su cose che non mi riguardano mi fa desistere dall’impresa. Fortunatamente intravedo il mio gruppo di amici, li raggiungo e la mia mente impiega davvero poco per dimenticare, sia benedetto l’alcool! Il tempo vola e alle 4 del mattino rincaso e sprofondo nel mio giaciglio cullato da una considerevole ciucca. Nel pomeriggio mi sveglia la chiamata della mia amica Marzia che mi avvisa che non potrà raggiungermi per motivi di lavoro.

-Che palle!-

Sarebbe stato interessante averla in casa con me per la settimana, ma non fa una piega e ora ho un gran mal di testa da affrontare :

-Ohi ohi ! Le sbronze oltre i 30 diventano difficili da gestire-

Apro il frigo e una lattina di coca-cola mi strizza l’occhio. L’afferro e la bevo in silenzio sul divano. Il tempo successivo lo passo in attesa che il cerchietto in testa si plachi e dopo quasi un paio d’ore sono quasi nuovo. Più o meno presente a me stesso ispeziono il cellulare e noto diversi messaggi, solo due degni di nota: il primo in realtà contiene una serie di messaggi nel gruppo Whatsapp di amici che annuncia di una festa in un locale e il secondo è di Eva.

“ Mi ha fatto piacere rivederti ieri sera, ti ho trovato in gran forma e sono felice che tu stia bene. Spero che non passino altri anni prima di rivederci un’altra volta. Un bacio e un saluto anche da Marco.”

-Inviato alle 12.06 e visualizzato alle 17.14.-

Mi torna alla mente subito l’immagine del suo bel culetto e penso che la sbronza almeno non mi ha privato dei bei ricordi. Le rispondo con qualche difficoltà, ma in pratica sostengo quanto mi avesse fatto piacere rivederla e che sicuramente non sarebbe passato tanto tempo prima di rivederci, anche perché avevo in mente di fare un salto in città e nel momento in cui lo avessi fatto, l’avrei sicuramente avvisata. Lascio il cellulare e guadagno il bagno, ho bisogno di una doccia fredda che mi rimetta al mondo perciò infilo la testa sotto il getto dell’acqua e in breve tutto sembra meno tremendo da sopportare, anche il mio cazzo sussulta sicuramente per gli stimoli che il mio cervello manda sulle fattezze di mia cugina. Lo assecondo e mi masturbo dolcemente, Eva è infatti il soggetto a cui ricorrere per placare la sua erezione, così vista la vivida immagine scolpita ancora nella mente celebro la sua bellezza con una soddisfacente sega. Ritorno in sala in accappatoio e siedo sul divano, la luce del cellulare mi notifica un messaggio, è ancora lei:

“ Dalla tua celere risposta immagino che tu ti stia riprendendo solo ora della serata trascorsa! Tra qualche giorno sarò in ferie anche io, non vedo l’ora”.

Un paio di smile chiudono il messaggio. Sorrido a mezza bocca e penso che questa sua volontà di mantenere viva questa conversazione possa essere un bene e mi convinco a darle manforte.

Qualche altro giorno e poi anche tu potrai darti finalmente alla pazza gioia! “

Non passano trenta secondi e un trillo mi avverte che Eva ha scritto:

“Eh magari! Pazza gioia un tempo forse. Ora già è tanto se rimango sveglia fino mezzanotte”

Andiamo avanti con una serie di messaggi che mi lasciano scoprire una parte sopita di lei e che mi facilita a partorire l’idea di invitarla a trascorrere la settimana qui da me. Tra un messaggio e l’altro tento il grande passo:

“ Cosa ne pensi se ti proponessi di passare la vostra settimana di ferie qui da me? Lo sai, la casa è grande e tu e Marco potreste usufruire di una camera tutta per voi”.

“Si, ricordo bene la vostra casa al mare, effettivamente è abbastanza grande.
Ti ringrazio per la proposta, questo ci risparmierebbe di sbatterci all’ultimo momento per trovare una sistemazione da qualche parte sul mare. Ne parlo con Marco e ti faccio sapere. Grazie cuginetto :* ”.

La doccia fredda mi ha agevolato e ora il cerchio alla testa non martella più come prima ed è abbastanza sopportabile, inoltre la conversazione con Eva mi ha messo di buon umore e aldilà del fatto che sia una bella figa, mi farebbe piacere l’idea di averla in casa e parlare con lei, tra l’altro mi è sempre risultata simpatica. A sera raggiungo il locale indicato dai miei amici nel gruppo. C’è musica dal vivo, piacevole e ordiniamo un giro di birre, ma la serata non decolla, locale poco frequentato rispetto alle aspettative. Mi annoio e mi abbandono ad uno di quei fastidiosi momenti social estraniandomi dalla realtà e scorgo un altro messaggio di Eva:

“Ciao Andrea, ho accennato a Marco la tua proposta ed è molto entusiasta, ti ringrazia per l’offerta e se per te va bene ci sentiamo nei prossimi giorni per organizzarci. Un bacio e buona serata! “

La notizia rallegra la moscia serata e mi basta questo per chiuderla, saluto i miei amici e rientro verso casa, ma non prima di aver confermato la volontà di ospitare la coppia.

Il mattino segna l’ultimo giorno di lavoro per i miei cugini e quindi nel pomeriggio Eva mi contatta per prendere istruzioni circa il loro trasferimento. Le dico che l’aspetto per il giorno dopo e lei in accordo con il marito, mi raggiunge e insieme si sistemano nella camera matrimoniale al piano sopra. Durante la giornata li lascio soli per dare loro spazio e sistemare le loro valigie, mentre io decido di passare una giornata al mare. Rientro nel primo pomeriggio e a sera ceniamo in giardino tutti assieme sorseggiando un paio di ottime bottiglie di vino che loro hanno gentilmente offerto. La serata trascorre allegramente e anche se Marco non è molto partecipe, io ed Eva scherziamo e ridiamo per buona parte della serata ricordando aneddoti passati di quando eravamo piccoli e che riguardano, guarda caso, soprattutto me. Marco a volte interviene ma è spesso trincerato dietro il telefono per questioni di lavoro, così mentre lui è soprappensiero io ho campo libero per squadrare la dolce cugina in tutta la sua avvenenza. La differenza di età, anche se non così accentuata, mi alletta e inoltre i suo modi simpatici e affabili mi attraggono portandomi a domandarmi:

-Come cazzo ha fatto a sopportare per tutti questi anni questo palo in culo seduto al tavolo ? -

La osservo mentre ride animosamente, forse come non fa da tempo, sui tempi andati e sono sedotto e stregato dalla sua simpatia e spontanea ironia. Inoltre, nel caso non lo aveste ancora capito, è di una bellezza disarmante, ma semplice come l’abito etnico lungo a trapezio floreale che ha deciso di indossare stasera e che la rende raggiante. Al suo interno il corpo pulsa di una carica erotica repressa e desiderosa di essere affrancata. Sono distratto dalla sua appetibile fisicità, ma ci pensa Marco a interrompere i miei maliziosi pensieri e di conseguenza le interessanti dissertazioni di sua moglie. Scopriamo che domai mattina dovrà tornare in città in seguito ad un problema verificatosi in mattinata all’interno di un cantiere e probabilmente dovrà restarci fino a sera. Godo della notizia e all’esterno simulo una faccia di circostanza un po’ dispiaciuta mentre Eva invece non mi sembra molto contenta. Scoliamo l’ultima mezza bottiglie e alla fine della cena esco per una passeggiata mentre moglie e marito decidono di andare a dormire. Il giorno seguente Marco dovrà partire presto e per questo ci separiamo. Il mio è un dopo cena strano, Eva mi è entrata nella mente e mentre passeggio sul lungo mare provo una sensazione impura fatta di desiderio ma in percentuale maggiore di affetto, è una percezione complessa che non si mitiga certo o risolve pensando ad una eventuale seppur remota possibilità di una semplice scopata. Perplesso da queste contrastanti emozioni un messaggio mi informa che stanotte qualcuno non ha tanta voglia di dormire:

“Grazie per questa bella cena, mi sono divertita molto a ricordare i tempi passati in famiglia e soprattutto le buffe vicende della tua adolescenza. Spero non ti abbia messo in imbarazzo. Ci vediamo domani. Un bacio e buonanotte!”

Il suo messaggio mi galvanizza, inutile nasconderlo, e accende anche una voglia scellerata di rivelarle questo strano interesse nei suoi confronti, annessa anche un’altra curioso bisogno di sapere:

:- MA COSA CAZZO CI FAI CON UN UOMO COSI’ STERILE E NOIOSO?

Contengo queste malsane curiosità per me e controbatto:

“Anche per me è stato divertente parlare dei i tempi andati, mi hai fatto ricordare aneddoti buffi e divertenti. Spero che sia stato divertente anche per Marco. Comunque abbiamo ancora tutta la settimana intera davanti, continueremo a divertirci tutti insieme.

E’ l’inizio di una sequela di messaggi che dura fino a tarda notte. Immagino Marco giacere accanto a lei in uno stato catatonico, complice sicuramente anche il vino, mentre lei sveglia come un grillo e senza alcuna voglia di chiudere gli occhi, messaggiare accanto. A cena abbiamo parlato soltanto del passato rievocando piacevoli ricordi, ma non del presente. Ben presto capisco che ciò che penso su suo marito corrisponda al vero, mi rendo conto della sua insoddisfatta vita sociale di cui ne è quasi totalmente priva a causa del maledetto lavoro di lui, che lo porta a rientrare tardi quasi ogni sera. Apprendo che non le fa mancare nulla, ma mi confida che vivere una vita senza preoccupazioni economiche non è poi così appassionante se manca lo svago e qualcos’altro che lei definisce “pepe”. Parliamo di me, di come trascorro le serate e lei ne è affascinata e prova quasi invidia per il mio essere libero e di poter fare il cazzo che mi pare. Tra un messaggio e l’altro mi fa anche i complimenti per la mia forma fisica e simpatia. Un po' ebbro intravedo, un po’ di ambiguità e replico ai suoi complimenti esaltando il suo fascino e la sua simpatia. Forse esagero enfatizzando un po’ troppo le sue qualità e subito dopo lo scambio di messaggi viene meno:

-Ho esagerato? O Marco si è destato?

Concludo la passeggiata in solitaria controllando sovente il cellulare, sperando in una risposta che mi convinca di non essere stato troppo audace o causa di diatriba tra i due. Whatsapp non notifica nulla se non la data dell’ultimo accesso di Eva in chat. Decido di rientrare, ma non prima di aver bevuto un ultimo goccio in un barrino, visto l’ora, oramai in chiusura. A casa, mi guardo attorno, la sala è buia e non odo rumori dal piano sopra, forse Eva si è semplicemente addormentata ed è semplicemente per questo che non ho ricevuto altri suoi messaggi, mi addormento pensieroso ma speranzoso di non aver fatto una cazzata. Al mio risveglio al mattino in casa non c’è nessuno e in cucina scorgo un biglietto sul tavolo:

-Buongiorno! Sono in spiaggia, se hai voglia di raggiungermi mi trovi in spiaggia, affianco al lido Orione. Eva -

Penso:

:- Bene! Almeno, non se l’è presa!

Dopo una doccia veloce la raggiungo. Al mio arrivo è stesa sotto l’ombrellone sul suo asciugamano, con il suo bel culo all’aria. Ad una prima occhiata non sembra rilassata come ieri sera. Marco è partito in mattinata e questo l’ha evidentemente irritata. Dopo i saluti infatti il discorso vien fuori presto, mi chiarisce quanto sia infastidita da suo marito che da anni continua a mettere sempre davanti a tutti, soprattutto a lei, solo il lavoro e ieri sera seppur da soli non avevano nemmeno trattato l’argomento della sua partenza, come ormai accade da tempo. Inoltre al suo risveglio, lui era già partito senza nemmeno salutarla. Provo a mettere una pezza alla situazione:

“Mi dispiace, dovresti forse chiamarlo e discuterne di questi sui atteggiamenti.”

“Magari! Discutere vuol dire confronto, ma lui ormai preferisce fare tutto da solo, io lo lascio fare, non ho più la voglia di oppormi alle sue decisioni”.

Distendo l’asciugamano e prendo posto affianco a lei.

“Mi dispiace che le cose tra voi non vadano bene. E a tal proposito mi dispiace se ieri sono stato un po’ ehm … diciamo zelante con i complimenti, forse ti ho dato l’impressione che stessi flirtando con te, Boh! Sarà stato anche un po’colpa del vino.”

“Non dispiacerti le cose vanno come devono andare, basta saperle prendere”.

“E ieri non mi hai infastidita, anzi se devo essere sincera mi hai fatto sentire apprezzata, molto apprezzata, come non mi capita da tempo.”

-Un punto a mio favore, uuh!-

Non ci speravo, pensavo di essere passato per un bamboccio provolone …

Conversiamo per un po’ e lei ne approfitta per sfogare la sua repressa vita coniugale, ascolto e a ogni sua lamentela ringrazio la fortuna di essere single, per quanto a volte me ne lamenti. Però mi dispiace ascoltarla parlare in questi termini della sua esistenza; è giovane e bella e non mi va che accetti questa situazione passivamente, potrebbe ottenere ancora tanto dalla vita. Ha un lavoro e non ha figli potrebbe ricominciare daccapo in qualsiasi momento lo volesse. Vorrei dirglielo ma ora non mi sembra il caso di assecondare il suo seccato atteggiamento. Dopo quasi un ‘ora di conversazione l’ombra non basta più a difenderci dall’afa, ce ne rendiamo conto. Odo vibrare il cellulare in borsa ed è mia madre. Rispondo mentre Eva afferra il materassino accanto all’ombrellone, e con un sorriso mi indica il mare, capisco il suo invito e le faccio segno di raggiungerla dopo la chiamata. Mentre si allontana osservo il suo bel costumino a due pezzi: la fascia del reggiseno di colore nero con chiusura a lacci lungo la schiena le stringe il pieno seno e lo slip color oro, anche esso sostenuto da laccetti laterali, sfoggia un arricciatura sul sedere che le regala un’irresistibile visibilità di cui anche gli altri bagnanti non sono immuni. Osservo quel posteriore sfiorare l’acqua per poi immergersi sotto la superficie piatta del mare. Si immerge, bagna il corpo e poi risale gocciolante sul materassino lasciandosi trasportare a largo dalla calma corrente. Affascinato e con una certa fretta saluto mia madre, ripongo in borsa il cellulare e raggiungo la sirena dal culo incantato. Il mare in queste zone è abbastanza profondo e per raggiungerla sono costretto a farlo a bracciate. Una volta vicino mi aggrappo al materassino rimanendo a galla con il corpo proteso sull’acqua. Intorno a noi un capannello di bagnanti conversa creando confusione. Insofferente a quel trambusto Eva mi chiede di spostarci in un punto meno affollato, improvviso con i piedi reclinati e ben stesi un’elica sottomarino e ci spostiamo dal trambusto. Noto che ora è più rilassata rispetto a prima, sicuramente sfogarsi le ha fatto bene e ora distesa appare più rilassata in tutta la sua avvenenza. Mi allontano per fare una nuotatina distensiva a largo, l’acqua è verde turchese tanto da scorgere il fondale sotto di me. Mitigato dalla frescura del mare mi riavvicino al gonfiabile, Eva galleggia affianco a pelo d’acqua, ne approfitto e mi sostengo al materassino, mentre lei scompare sott’acqua per poi riemergere proprio affianco a me:

Ah eccoti qui!”
“Come sta zia” ?
“Bene, dai … a parte gli acciacchi della vecchiaia, tutto bene”
“Che pace qui”!
“Già! “

Mi stacco e stendo le braccia in acqua galleggiando e godendomi quella pace. Finché le mie orecchie immerse in acqua vengono raggiunte dalla sua voce ovattata:

“Andre, mi spingi ancora più in là? Guarda com’è bella l’acqua lì !! ”

Mi avvicino e lei si da uno slancio per salire sul gonfiabile occupando la superficie prona. Raggiungo il lato sud ,per intenderci la parte in cui sono protese le gambe, con l’ausilio dei miei piedi traino nuovamente la carretta nella direzione indicata. La vista del mare è fantastica ma il culo di Eva non è da meno, a due passi da esso ora posso confermare le impressioni che ho sempre avuto circa la sua conformazione: stretto sopra e leggermente più abbondante sotto.
“Va bene qui?”
“E’ perfetto!”

Risponde sorridendo.

Il mare è calmo e la temperatura magnifica, Eva fissa la magnificenza intorno e io dietro il suo meraviglioso corpo. Il silenzio ci avvolge e anche se non parliamo il tempo scorre piacevolmente. Il sole invece è meno clemente, continua a picchiare incessante ed Eva si lascia cadere in acqua per una nuotata refrigerante. Torna carica ed energica:

“Stasera facciamo qualcosa?”

Le propongo di andare all’inaugurazione di un locale in centro e pare che la proposta le piaccia.

“Bene, allora forse ci conviene rientrare, altrimenti si farà tardi. Che dici?”

Annuisco.

“Però guidi tu, capitano ! ”

Sorrido annuendo, mentre lei guadagna la parte stretta posteriore della barchetta gommata e si da lo slancio per cercare di montare su. Il materassino si impenna e si ritrova nuovamente in acqua, ci riprova ma il risultato è uguale. Sorridiamo dei suoi buffi tentativi mentre imperterrita cerca di accasare il suo culo sulla struttura gommata.

“Cosa ridi? Piuttosto vieni a darmi una mano, simpaticone”

In posizione con gambe e piedi penzoloni sotto l’acqua tenta di tirarsi su facendo leva sulle braccia, mi avvicino e l’afferro da dietro per agevolarla nello slancio e inevitabilmente il mio ventre struscia contro il suo tondo sedere. Il primo tentativo va a vuoto. Ci riproviamo, ma anche il secondo soccorso non va a segno come del resto non si può evitare ancora un contatto tra il cazzo e i suoi glutei. Lei pare non farci caso e continua a ridere della sua buffa mal destrezza. Così ci riproviamo per la terza volta: posizione a candela, gambe protese sotto l’acqua, braccia posate al centro del materassino e pronte a fare leva per assicurarsi il sostegno necessario e stampare il busto su di esso.

“Al mio tre ti issi su con le braccia mentre io ti do un’ulteriore spinta dal basso, ok?”

“Ok, capitano”

“Uno, due e tre … “

La parte inferiore del busto fa capolino in superficie e le braccia fanno da leva scaricando il suo peso nella zona centrale del gonfiabile che inevitabilmente si piega in due parti, abbranco il suo corpo e tento di evitarle la ricaduta afferrando i suoi fianchi e la isso nuovamente verso l’alto mentre il suo culo attraversa tutto il mio basso ventre, stavolta non lasciandomi indifferente. Finalmente il terzo tentativo va a segno, Eva finalmente riesce a raggiungere la superficie del materasso, ma goffamente perde l’equilibrio e ricasca nuovamente in acqua avvertendo, credo anche stavolta, la mia erezione. Riemerge dall’acqua con una risata più profonda e canzonatoria:

“Sbaglio o dietro di me si è formato un iceberg, capitano?

Il suo tono, mi fa sorridere e imbarazzato mi distanzio, ma lei con spontaneità:

“Aahahhah! Dai aiutami”

Mi avvicino nuovamente, stavolta provo a tenere il bacino più distante, ma oscillo dondolato dal mare e inevitabilmente il mio cazzo rovina di nuovo su di lei. Mi rivolgo imbarazzato:

“Scusa!”

Stavolta si volta, e si scaglia verso di me, concedendomi le sue morbide e armoniose labbra per pochissimi istanti, forse il tempo per carpire la mia reazione che adesso deve apparirle sorpresa, infatti repentinamente ritrae il capo e rimane immobile davanti a me. Nonostante lo stupore non voglio darle il tempo di ripensarci e balzo su di lei riproponendo lo stesso copione. Avverto il sapore del mare sulle sue labbra che accolgono le mie e ci troviamo così vicini che i nostri sguardi non possono evitare di incrociarsi. Si capisce che sono occhiate investigatrici e che si stanno domandando la stessa cosa:

-E’solo un innocuo e affettuoso bacio a stampo o un presente che suggellare l’intimità creatasi in queste ore?-

No! Da come ci osserviamo si capisce che entrambi stiamo cercando qualcosa di forte e concreto. Eva rompe ogni indugio e in un istante mi ritrovo le sue labbra stavolta più convinte e schiuse sulle mie che allento lasciandole la possibilità di far scivolare all’interno della mia bocca la lingua che si avviluppa alla mia. L’avvolgo delicatamente tra le braccia sfiorando la schiena velata e protetta dalla fascia del suo bikini, stringo i suoi fianchi mentre si sostiene, con le braccia, al materasso galleggiante alle sue spalle. Le lingue si mescolano sancendo un desiderio trattenuto per troppo tempo. Un braccio abbandona la presa e la mano raggiunge il bordo dell’elastico dei miei pantaloncini sprofondando dentro di essi alla ricerca della mia erezione. Impugna il cazzo e mi sega decisa senza staccare le sue labbra dalle mie. Siamo lontani dalla spiaggia e nessuno può vederci e i miei pantaloncini non hanno più ragione di stare su, mi disarciono di essi e libero il mio cazzo eretto sotto l’acqua. Il suo sapore aumenta la mia eccitazione. Lei lo percepisce e, dato che nella mano il cazzo continua a pulsare, si volta dandomi le spalle per regalarmi la soddisfazione maggiore. Si aggancia al gonfiabile e poggia il culo sulla punta del mio cazzo:

“Fai quello che devi fare”

Rapido scosto il lembo dello slip che copre la sua patata e la penetro. L’acqua salata sciacqua i fluidi sulle sue labbra restituendomela poco lubrificata, spingo il membro deciso e la cappella sfrega contro le sue labbra finché non scorre nel suo caldo antro. Il cazzo scivola dentro cullato dal mare mentre lei si issa e sprofonda a mezzo busto sul gonfiabile con l’intento di saldarsi al fianco opposto. Accompagno le sue movenze senza uscire dalla sua fica, una volta ancorata ansima e io aumento il ritmo. Il mio busto sovrasta la sua schiena e mentre la chiavo con un po’ di imbarazzo sul gommone, i suoi vagiti iniziano ad aumentare di intensità. Sono eccitato e mi rendo conto che forse è meglio sgusciare da quell’anfratto caldo e delizioso, mi distacco dal suo corpo e sotto l’acqua riverso rivoli di seme che risalgono in superficie. Gli fisso salire e galleggiare sulla superficie dell’acqua intorno, mentre Eva si ricompone e si assesta prona sul materassino. Sollevo i pantaloncini e in silenzio ci lasciamo trascinare dalle piccole onde senza fare parola di quanto appena successo. Al ritorno in spiaggia qualche bagnate ci guarda, forse ha in teso quanto è successo o sono attirati semplicemente dalla procacità di Eva, non lo so. Attraversiamo le sagome arrossate distese sui teli da mare intorno e riprendiamo posto sotto l’ombrellone. Il sole alle nostre spalle annuncia il tramonto e i suoi ultimi raggi asciugano lentamente i nostri costumi, ora c’è tensione tra noi e nonostante la caciara dei bagnanti attorno che si apprestano a conservare le loro borse e ombrelloni per far ritorno a casa, non riusciamo a dominare quell’imbarazzo che ora non ci permette alcuna espressione verbale. In lontananza un ragazzino corpulento segue la sua famiglia che lascia la spiaggia un po’imbronciato, evidentemente infastidito di dover ritornare a casa, durante il suo tragitto ci passa accanto, ma inciampa sul sacco di giochi che probabilmente ha allietato la sua giornata al mare, basta questo per farci scoppiare in una risata nascosta che stempera in un attimo quell’adrenalina repressa mettendo fine all’imbarazzo del tabù. Quell’attimo di ilarità e foriero nuovamente di quella complicità perduta. All’improvviso sorrisi e cenni d'intesa si ripresentano e capiamo che è il momento di ritornare a casa. Per il tragitto non riusciamo a smettere di guardarci, il volto di Eva è nuovamente disteso e riverbera della stessa lucentezza della sera prima.














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2023-08-06
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