Espiazione XIV
di
Rot43
genere
pulp
Scortata dal monsignore avanzo nel grande giardino che si stende davanti al convento è un cortile abbastanza lungo circondato da orti, ulivi e piante di fiori e frutti ben curati. Con la coda dell’occhio vedo il vescovo asciugarsi le gocce di sudore che corrono sulla sua larga fronte e sospirare quasi arrancando, la calura estiva non da tregua, percepisco il rumore del suo fiato affaticato mentre percorre dietro di me i pochi passi che ormai marcano l’ingresso dell’edifico. Mi piacerebbe colpirlo con forza, non credo che riuscirebbe ad avere una reazione, vecchio com’è. Invece cammino dietro di lui composta e in silenzio. La natura intorno è festante e ho l’impressione che per la prima volta il mondo intorno a me sorrida. Arrivati davanti all’ingresso scorgo cinque giovani figure in attesa, riparate nelle loro vesti che si avvicinano cordiali. Prima di rivolgersi a me, una alla volta, si prostrano al porco che ora mi affianca e baciano l’anello.
Vengo presentata al piccolo gruppo di suore con il titolo di "badessa".
Osservo le mie nuove sorelle e all’improvviso una sensazione di protezione mi inonda e rinfranca lo spirito, realizzare di essere attorniata da una prevalenza numerica femminile mi conforta. Rispettose e deferenti si presentano, così stringo le mani della sorelle: Marisa, Beatrice, Elona, Lucica e Visolela. Cordiali mi fanno strada verso la nuova casa e mentre mi avvicino all’ingresso noto che attiguo alla costruzione vi è un maestoso edificio. Non ho voglia di interpellare il porporato e chiedo a sorella Beatrice, la più prossima alla mia persona, lumi sulla costruzione, ma viene arrogantemente bruciata sul tempo dal viscido uomo che con orgoglio mi indica alle spalle il noviziato dei frati minori, ma taglia corto assicurandomi dettagliate spiegazioni più tardi e all’improvviso aggiunge:
:-Si goda il giro con le sorelle, io l’aspetto nel suo ufficio.
Il chierico volta le spalle e si congeda dal nostro gruppo. Le sorelle si inchinano, lo salutano con devozione e finalmente il porporato si toglie dalle palle. Vengo accompagnata in giro per l’edificio, mi sento meglio, anche se il sopralluogo non dura molto perché in realtà il convento non è poi così grande come appare da fuori.
Apprendo da suor Marisa che l’edificio è moderno ed è stato costruito da poco per essere addossato al muro di cinta del monastero dei frati minori. Nella spiegazione della sorella l’imbarazzo è palese e comprendo che la causa è tutta nella motivazione della costruzione di un convento addossato ad un monastero prettamente maschile. Durante l’ispezione passiamo in rassegna il refettorio, la chiesetta per le preghiere e i pochi spazi comuni. In fondo alla stanza vi è un’ultima porta, sto per chiedere cos’è, quando odo qualcuna di loro rivolgersi alla mia persona, per la prima volta in tutta la mia vita, con l’appellativo di madre superiora. Tale qualifica mi inorgoglisce e mi regala soddisfazione, per una vita sono stata al servizio di superiore e badesse e ora mi rendo conto che sarò io per la prima volta al comando. Ad esprimersi è Suor Lucica con il suo indubitabile accento dell’est che continua:
:- Sua eccellenza la sta aspettando nel suo studio, appunto quello in fondo. Quando avrà finito ci troverà nella sala comune e saremo liete di proseguire mostrandole i suoi alloggi.
Annuisco e ringrazio mentre tutte mi rivolgono un saluto prima di congedarsi. La mia stanza privata sarà l’ultima tappa del tour, ora devo dare precedenza al monsignore nello studio. Busso alla porta e ottengo il permesso di entrare.
Vengo accolta dal chierico che si leva dalla mia sedia per cedermi il posto e in tono molto confidenziale esordisce:
:- Badessa Chiara! Ecco il tuo studio privato, da qui gestirai il convento.
Mi guardo intorno e lo spazio risulta abbastanza ampio e la stanza è addobbata con tutto il necessario. Sulla grande scrivania davanti è posto il Cartulario contenente la trascrizione di documenti originali relativi alla fondazione principale dei registri e una pila di piccoli fascicoli. Il vano è molto soleggiato e, dall’ampia finestra balcone che si affaccia sul giardino, penetra una luce intensa. Avanzo verso di essa per godermi la vista, mentre sua eccellenza mi ragguaglia:
:- Il suo compito lo conosce bene e da quanto ho avuto il piacere di vedere so che regalerà gioie infinite ai novizi. A proposito, le spiego, come ha visto questa parte dell’edificio è di nuova costruzione e non risulta in nessuna planimetria è stato costruito da qualche anno a ridosso del monastero affianco. Solo una porta collega i due edifici e si apre solo dalla parte opposta.
A voi sorelle è fatto divieto di varcarla.
Solo i novizi potranno aprirla e raggiungervi per cullarsi nei piaceri delle vostre carni quando lo desiderano.
All’interno potrete scegliere l’outfit per voi e per le vostre sorelle: tunica o abbigliamento più appropriato al vostro ruolo. Ho visto le vostre sorelle come dio le ha create un sacco di volte quando sono venuto qui, spero che sceglierete il vestiario che più vi si addice!
Seguì una breve pausa che permise al monsignore di rischiarare la voce, per poi continuare:
-Conoscete perfettamente come gestire un convento, so che in passato avete avuto modo di essere vicina ad una grande badessa che vi ha insegnato tutto, quindi non avrete problemi a gestire un così piccolo bordel… ehm convento.
Le sue stupide provocazione mi irritano e vorrei saltargli addosso e colpirlo con il fermacarte appuntito che ho subito notato accanto agli incartamenti sul tavolo, ma in realtà mi limito a stringere i pugni. Il successivo breve silenzio tra noi gli fa comprendere che quanto detto mi ha ferita e si compiace fieramente della mia reazione.
Poi con calma riprende indicandomi il tavolo davanti a lui:
:- Qui sono presenti i fascicoli delle tue sorelle, all’interno troverai tutta la loro storia e la motivazione per cui sono state consacrate ubbidenti come te.
Lo ascolto senza smettere di dargli le spalle il mio sguardo è fisso fuori, oltre le vetrate della grande finestra e si perde tra la natura tuttavia percepisco i suoi passi avvicinarsi. Una volta vicino mi carezza la schiena. Il suo fiato si insinua nelle mie narici mentre le sue mani scorrono lungo le terga. Le palpa con vigore e impudico strofina il suo organo genitale eretto sul mio culo. Percepisco distintamente la sua erezione e mi fa schifo. Immagino che verrò obbligata a prenderlo nuovamente in bocca, ma per fortuna il porco è di fretta e si accontenta solo di farmi percepire il suo membro. La sua bocca si avvicina al mio orecchio e con voce eccitata, mi sussurra:
:-Purtroppo ora sono di fretta badessa Chiara, ma ci rivedremo!
Solleva la mia tunica e fa correre le sue manacce lungo le cosce, una volta all’altezza dell’inguine le sue dita si scostano verso le labbra coperte dalla stuoia di cuoio che riveste e copre le mie pudenda. Le mani scivolano ancora oltre il graticcio e vanno a stringere uno dei lucchetti penzolanti con cui è assicurata la cintura di castità.
:- Questa adesso non le serve più sorella, dovrà usarla per compiere opere pie.
La su ironia mi intristisce e percepisco la mano stringere con forza il cordone di cuoio che avvolge la mia passera. Sorride viscidamente prima di lasciare scorrere verso il basso la mia tunica. Sento il respiro ripartire e l'ossigeno circolare nuovamente, anche se il chierico è ancora dietro di me e ora mi volta con forza e mi ritrovo saldata al suo volto rugoso. La paura mi blocca, i suoi occhi sono grandi e le pupille dilatate, sembra un pazzo furioso, china il capo e porta entrambe le mani all’altezza del collo, dove all’interno appesa porta una catenina di cui si priva per riporla intorno al mio collo.
:-Con questa potrai liberare il tuo bocciolo sacro e una volta fatto lo farai violare da chi ne farà richiesta.
Una volta allontanatosi dal mio corpo guadagna l’uscita, ma prima di varcare la soglia aggiunge con tono intimidatorio:
:- E’ bello essere libere vero? Ma non dimentichi mai la sua condizione badessa, perciò se vuole conservare tale privilegio non si sottragga mai ai suoi doveri immorali cui è chiamata per salvare la chiesa! Il vostro corpo è la chiesa dove la Natura chiede di essere riverita.”
Poi la porta si chiude e una volta sola nel mio ufficio cerco di scrollarmi la paura e il disgusto per quel maiale schifoso. Tocco la chiave intorno al collo che metterà fine dopo mesi al mio intimo sequestro e mi sento sollevata, ma il turpe ruolo a cui sono stata assegnata e che dovrò portare avanti mi rattrista.
Prendo posto sulla mia poltrona e, sconfortata dalle sorti di un così beffardo destino, le lacrime rigano il volto e scorrono verso il basso insozzando il cartolario in basso indicato prima dallo stronzo perverso religioso. Asciugo le lacrime e osservo il registro contenente la trascrizione di documenti originali relativi alla fondazione e mi chiedo se non siano artefatti, il monsignore e le sorelle mi hanno ribadito che la costruzione di tale edificio è recente e che comunque non compare in nessuna planimetria, quindi com'è possibile che questo monastero abbia un cartolario recante la sua storia?
Sollevo dalla pila accanto uno dei fascicoli e noto le foto di:
- Suor Beatrice è molto giovane e infatti l’età anagrafica riportata è di solo 27 anni. Segue una breve biografia: ordinata suora all’età di 22 anni e nominata ubbidiente da due mesi per continue e reiterate relazioni saffiche in diversi conventi.
-Segue il fascicolo di suor Elona 32 anni, ordinata suora all’età di 26 anni, indagata per relazioni promiscue e di intrattenere una relazione con il sacerdote della parrocchia locale, nominata ubbidiente lo scorso anno.
-Suor Lucica 30 anni, orfana di origine moldava allevata presso il riformatorio di Soroca una piccola città al confine con l’Ucraina. Trasferitasi in Italia intraprende il percorso religioso, dopo il noviziato intrattiene rapporti con un giovane monaco e all’età di 28 anni diventa mamma, ubbidiente da 4 mesi.
-Suor Visolela 29 anni togolese adottata da una famiglia italiana e indirizzata verso la vita religiosa sin da giovane, ordinata monaca all’età di 18 anni. Durante una missione umanitaria in Africa, intrattiene una relazione con un uomo locale e rimane incita. Ubbidiente da 9 mesi.
-Suor Marisa 35 anni ordinata suora alla giovane età di 20 anni, accusata di relazioni saffiche con giovani novizie e addirittura imputata per istigazione al suicidio di una suora clarissa. Ordinata ubbidiente da sette mesi.
Le informative sulle mie sorelle mi avviliscono e penso a quante privazioni e a quanti sporchi ricatti siano state sottoposte per ottenere quella maledetta firma che ci ha rese schiave, me compresa, e non posso non pensare alle ultime parole di quel lurido bastardo vescovo e mi vengono i brividi mentre penso a quante volte abbiano dovuto giacere con lui nel letto e con chissà quanti altri frati. Questo compito da maitresse/badessa mi nausea, non voglio essere la padrona della casa di tolleranza di dio e le lacrime tornano a rigare il volto, ma il pensiero di Gertrude insieme al suo figlioletto mi da la forza di riprendermi e di trovare almeno il coraggio di provare ad assumere questo turpe ruolo.
Asciugo le lacrime e raggiungo le consorelle nella stanza comune, al mio ingresso si alzano carinamente in piedi. Chiedo loro di prendere posto intorno alla grande tavola dove ci stringiamo in preghiera prendendoci per mano, terminata l’orazione mi presento e spiego loro il motivo per cui sono finita in questo luogo. Sorprese ascoltano la mia storia e la loro espressione è sgomenta nell’apprendere le disavventure della mia vita, espongo loro gli abusi subiti negli ultimi mesi, suor Marisa turbata mi interrompe dicendomi che non sono obbligata a raccontare la mia storia. Le sorrido dolcemente e la ringrazio, ma sto espiando “la colpa della mia natura” e quindi non voglio nascondere nulla. Racconto loro della mia triste adolescenza, della rigidità della mia famiglia, della mia prima cotta per la psicologa e tutto ciò che ne conseguì, della relazione con Gertrude e di tutto ciò che fino al giorno prima del mio arrivo avevo dovuti sopportare. Il silenzio cala nella stanza e alla fine del racconto nessuna ha il coraggio di replicare. Le mie mani stese lungo il tavolo e il mio sguardo basso raccontano la fatica che ho fatto a tirar fuori questo lungo e difficile percorso e ora nessuna ha il coraggio di prendere la parola. Forse quanto raccontato è più di quanto le mie nuove sorelle hanno subito, poi le mie dita sul tavolo vengono lentamente raggiunte e strette da altre mani. Sono quelle di suor Visolela, la guardo e lei mi accoglie con un sorriso di compassione a cui grata ricambio, la mia inaspettata sincerità le offre il coraggio e la forza per raccontare la sua storia che lascia perplessa e basita anche me.
Intorno al tavolo siamo tutte “ubbidienti” e quindi tutte abbiamo storie di ricatti e vessazioni alle spalle, così alla storia di Visolela si aggiungono ordinatamente quelle di suor Marisa, Elona, Lucica e Beatrice.
Vengo presentata al piccolo gruppo di suore con il titolo di "badessa".
Osservo le mie nuove sorelle e all’improvviso una sensazione di protezione mi inonda e rinfranca lo spirito, realizzare di essere attorniata da una prevalenza numerica femminile mi conforta. Rispettose e deferenti si presentano, così stringo le mani della sorelle: Marisa, Beatrice, Elona, Lucica e Visolela. Cordiali mi fanno strada verso la nuova casa e mentre mi avvicino all’ingresso noto che attiguo alla costruzione vi è un maestoso edificio. Non ho voglia di interpellare il porporato e chiedo a sorella Beatrice, la più prossima alla mia persona, lumi sulla costruzione, ma viene arrogantemente bruciata sul tempo dal viscido uomo che con orgoglio mi indica alle spalle il noviziato dei frati minori, ma taglia corto assicurandomi dettagliate spiegazioni più tardi e all’improvviso aggiunge:
:-Si goda il giro con le sorelle, io l’aspetto nel suo ufficio.
Il chierico volta le spalle e si congeda dal nostro gruppo. Le sorelle si inchinano, lo salutano con devozione e finalmente il porporato si toglie dalle palle. Vengo accompagnata in giro per l’edificio, mi sento meglio, anche se il sopralluogo non dura molto perché in realtà il convento non è poi così grande come appare da fuori.
Apprendo da suor Marisa che l’edificio è moderno ed è stato costruito da poco per essere addossato al muro di cinta del monastero dei frati minori. Nella spiegazione della sorella l’imbarazzo è palese e comprendo che la causa è tutta nella motivazione della costruzione di un convento addossato ad un monastero prettamente maschile. Durante l’ispezione passiamo in rassegna il refettorio, la chiesetta per le preghiere e i pochi spazi comuni. In fondo alla stanza vi è un’ultima porta, sto per chiedere cos’è, quando odo qualcuna di loro rivolgersi alla mia persona, per la prima volta in tutta la mia vita, con l’appellativo di madre superiora. Tale qualifica mi inorgoglisce e mi regala soddisfazione, per una vita sono stata al servizio di superiore e badesse e ora mi rendo conto che sarò io per la prima volta al comando. Ad esprimersi è Suor Lucica con il suo indubitabile accento dell’est che continua:
:- Sua eccellenza la sta aspettando nel suo studio, appunto quello in fondo. Quando avrà finito ci troverà nella sala comune e saremo liete di proseguire mostrandole i suoi alloggi.
Annuisco e ringrazio mentre tutte mi rivolgono un saluto prima di congedarsi. La mia stanza privata sarà l’ultima tappa del tour, ora devo dare precedenza al monsignore nello studio. Busso alla porta e ottengo il permesso di entrare.
Vengo accolta dal chierico che si leva dalla mia sedia per cedermi il posto e in tono molto confidenziale esordisce:
:- Badessa Chiara! Ecco il tuo studio privato, da qui gestirai il convento.
Mi guardo intorno e lo spazio risulta abbastanza ampio e la stanza è addobbata con tutto il necessario. Sulla grande scrivania davanti è posto il Cartulario contenente la trascrizione di documenti originali relativi alla fondazione principale dei registri e una pila di piccoli fascicoli. Il vano è molto soleggiato e, dall’ampia finestra balcone che si affaccia sul giardino, penetra una luce intensa. Avanzo verso di essa per godermi la vista, mentre sua eccellenza mi ragguaglia:
:- Il suo compito lo conosce bene e da quanto ho avuto il piacere di vedere so che regalerà gioie infinite ai novizi. A proposito, le spiego, come ha visto questa parte dell’edificio è di nuova costruzione e non risulta in nessuna planimetria è stato costruito da qualche anno a ridosso del monastero affianco. Solo una porta collega i due edifici e si apre solo dalla parte opposta.
A voi sorelle è fatto divieto di varcarla.
Solo i novizi potranno aprirla e raggiungervi per cullarsi nei piaceri delle vostre carni quando lo desiderano.
All’interno potrete scegliere l’outfit per voi e per le vostre sorelle: tunica o abbigliamento più appropriato al vostro ruolo. Ho visto le vostre sorelle come dio le ha create un sacco di volte quando sono venuto qui, spero che sceglierete il vestiario che più vi si addice!
Seguì una breve pausa che permise al monsignore di rischiarare la voce, per poi continuare:
-Conoscete perfettamente come gestire un convento, so che in passato avete avuto modo di essere vicina ad una grande badessa che vi ha insegnato tutto, quindi non avrete problemi a gestire un così piccolo bordel… ehm convento.
Le sue stupide provocazione mi irritano e vorrei saltargli addosso e colpirlo con il fermacarte appuntito che ho subito notato accanto agli incartamenti sul tavolo, ma in realtà mi limito a stringere i pugni. Il successivo breve silenzio tra noi gli fa comprendere che quanto detto mi ha ferita e si compiace fieramente della mia reazione.
Poi con calma riprende indicandomi il tavolo davanti a lui:
:- Qui sono presenti i fascicoli delle tue sorelle, all’interno troverai tutta la loro storia e la motivazione per cui sono state consacrate ubbidenti come te.
Lo ascolto senza smettere di dargli le spalle il mio sguardo è fisso fuori, oltre le vetrate della grande finestra e si perde tra la natura tuttavia percepisco i suoi passi avvicinarsi. Una volta vicino mi carezza la schiena. Il suo fiato si insinua nelle mie narici mentre le sue mani scorrono lungo le terga. Le palpa con vigore e impudico strofina il suo organo genitale eretto sul mio culo. Percepisco distintamente la sua erezione e mi fa schifo. Immagino che verrò obbligata a prenderlo nuovamente in bocca, ma per fortuna il porco è di fretta e si accontenta solo di farmi percepire il suo membro. La sua bocca si avvicina al mio orecchio e con voce eccitata, mi sussurra:
:-Purtroppo ora sono di fretta badessa Chiara, ma ci rivedremo!
Solleva la mia tunica e fa correre le sue manacce lungo le cosce, una volta all’altezza dell’inguine le sue dita si scostano verso le labbra coperte dalla stuoia di cuoio che riveste e copre le mie pudenda. Le mani scivolano ancora oltre il graticcio e vanno a stringere uno dei lucchetti penzolanti con cui è assicurata la cintura di castità.
:- Questa adesso non le serve più sorella, dovrà usarla per compiere opere pie.
La su ironia mi intristisce e percepisco la mano stringere con forza il cordone di cuoio che avvolge la mia passera. Sorride viscidamente prima di lasciare scorrere verso il basso la mia tunica. Sento il respiro ripartire e l'ossigeno circolare nuovamente, anche se il chierico è ancora dietro di me e ora mi volta con forza e mi ritrovo saldata al suo volto rugoso. La paura mi blocca, i suoi occhi sono grandi e le pupille dilatate, sembra un pazzo furioso, china il capo e porta entrambe le mani all’altezza del collo, dove all’interno appesa porta una catenina di cui si priva per riporla intorno al mio collo.
:-Con questa potrai liberare il tuo bocciolo sacro e una volta fatto lo farai violare da chi ne farà richiesta.
Una volta allontanatosi dal mio corpo guadagna l’uscita, ma prima di varcare la soglia aggiunge con tono intimidatorio:
:- E’ bello essere libere vero? Ma non dimentichi mai la sua condizione badessa, perciò se vuole conservare tale privilegio non si sottragga mai ai suoi doveri immorali cui è chiamata per salvare la chiesa! Il vostro corpo è la chiesa dove la Natura chiede di essere riverita.”
Poi la porta si chiude e una volta sola nel mio ufficio cerco di scrollarmi la paura e il disgusto per quel maiale schifoso. Tocco la chiave intorno al collo che metterà fine dopo mesi al mio intimo sequestro e mi sento sollevata, ma il turpe ruolo a cui sono stata assegnata e che dovrò portare avanti mi rattrista.
Prendo posto sulla mia poltrona e, sconfortata dalle sorti di un così beffardo destino, le lacrime rigano il volto e scorrono verso il basso insozzando il cartolario in basso indicato prima dallo stronzo perverso religioso. Asciugo le lacrime e osservo il registro contenente la trascrizione di documenti originali relativi alla fondazione e mi chiedo se non siano artefatti, il monsignore e le sorelle mi hanno ribadito che la costruzione di tale edificio è recente e che comunque non compare in nessuna planimetria, quindi com'è possibile che questo monastero abbia un cartolario recante la sua storia?
Sollevo dalla pila accanto uno dei fascicoli e noto le foto di:
- Suor Beatrice è molto giovane e infatti l’età anagrafica riportata è di solo 27 anni. Segue una breve biografia: ordinata suora all’età di 22 anni e nominata ubbidiente da due mesi per continue e reiterate relazioni saffiche in diversi conventi.
-Segue il fascicolo di suor Elona 32 anni, ordinata suora all’età di 26 anni, indagata per relazioni promiscue e di intrattenere una relazione con il sacerdote della parrocchia locale, nominata ubbidiente lo scorso anno.
-Suor Lucica 30 anni, orfana di origine moldava allevata presso il riformatorio di Soroca una piccola città al confine con l’Ucraina. Trasferitasi in Italia intraprende il percorso religioso, dopo il noviziato intrattiene rapporti con un giovane monaco e all’età di 28 anni diventa mamma, ubbidiente da 4 mesi.
-Suor Visolela 29 anni togolese adottata da una famiglia italiana e indirizzata verso la vita religiosa sin da giovane, ordinata monaca all’età di 18 anni. Durante una missione umanitaria in Africa, intrattiene una relazione con un uomo locale e rimane incita. Ubbidiente da 9 mesi.
-Suor Marisa 35 anni ordinata suora alla giovane età di 20 anni, accusata di relazioni saffiche con giovani novizie e addirittura imputata per istigazione al suicidio di una suora clarissa. Ordinata ubbidiente da sette mesi.
Le informative sulle mie sorelle mi avviliscono e penso a quante privazioni e a quanti sporchi ricatti siano state sottoposte per ottenere quella maledetta firma che ci ha rese schiave, me compresa, e non posso non pensare alle ultime parole di quel lurido bastardo vescovo e mi vengono i brividi mentre penso a quante volte abbiano dovuto giacere con lui nel letto e con chissà quanti altri frati. Questo compito da maitresse/badessa mi nausea, non voglio essere la padrona della casa di tolleranza di dio e le lacrime tornano a rigare il volto, ma il pensiero di Gertrude insieme al suo figlioletto mi da la forza di riprendermi e di trovare almeno il coraggio di provare ad assumere questo turpe ruolo.
Asciugo le lacrime e raggiungo le consorelle nella stanza comune, al mio ingresso si alzano carinamente in piedi. Chiedo loro di prendere posto intorno alla grande tavola dove ci stringiamo in preghiera prendendoci per mano, terminata l’orazione mi presento e spiego loro il motivo per cui sono finita in questo luogo. Sorprese ascoltano la mia storia e la loro espressione è sgomenta nell’apprendere le disavventure della mia vita, espongo loro gli abusi subiti negli ultimi mesi, suor Marisa turbata mi interrompe dicendomi che non sono obbligata a raccontare la mia storia. Le sorrido dolcemente e la ringrazio, ma sto espiando “la colpa della mia natura” e quindi non voglio nascondere nulla. Racconto loro della mia triste adolescenza, della rigidità della mia famiglia, della mia prima cotta per la psicologa e tutto ciò che ne conseguì, della relazione con Gertrude e di tutto ciò che fino al giorno prima del mio arrivo avevo dovuti sopportare. Il silenzio cala nella stanza e alla fine del racconto nessuna ha il coraggio di replicare. Le mie mani stese lungo il tavolo e il mio sguardo basso raccontano la fatica che ho fatto a tirar fuori questo lungo e difficile percorso e ora nessuna ha il coraggio di prendere la parola. Forse quanto raccontato è più di quanto le mie nuove sorelle hanno subito, poi le mie dita sul tavolo vengono lentamente raggiunte e strette da altre mani. Sono quelle di suor Visolela, la guardo e lei mi accoglie con un sorriso di compassione a cui grata ricambio, la mia inaspettata sincerità le offre il coraggio e la forza per raccontare la sua storia che lascia perplessa e basita anche me.
Intorno al tavolo siamo tutte “ubbidienti” e quindi tutte abbiamo storie di ricatti e vessazioni alle spalle, così alla storia di Visolela si aggiungono ordinatamente quelle di suor Marisa, Elona, Lucica e Beatrice.
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