Contactless Luana
di
RunningRiot
genere
etero
Era cresciuta, Luana. Adesso aveva quasi 27 anni. Solo due anni prima faceva per puro piacere ciò che adesso faceva per professione. Nelle notti d’estate usciva sul terrazzino della cucina coperta solo da una lunga camicia da uomo bianca tenuta completamente aperta, mostrava il corpo bello e abbronzato al chiaro di luna, sedeva sulla sedia in plastica del terrazzino. Lì si masturbava con le sue lunghe dita, si toccava il clitoride penetrandosi anche ogni tanto, sfiorando l’ovetto che le vibrava dentro.
Dall'altra parte del cortile, seduto su un altro balcone, un uomo la guardava, controllando la vibrazione dall’app del telefono.
Apparentemente non c’erano mai altre persone affacciate, ma anche in caso contrario Luana non se ne sarebbe particolarmente curata, men che meno l’uomo. Quando lui aumentava l'intensità della vibrazione, lei cominciava a contorcersi sulla sedia fino a venire con un lungo lamento, per poi accasciarsi e godersi l'orgasmo. Solo a quel punto apriva gli occhi per guardare dall’altra parte del cortile e sorridere, sfilandosi la camicia e rientrando nuda in casa non senza prima essersi voltata verso l'uomo che la osservava soddisfatto. Dopo le prime volte aveva imparato non fare più un fagotto dell’ovetto e lanciarlo di sotto. Aveva imparato a sfilarselo e a portarlo alla bocca, a pulirlo tra palato, lingua e labbra, sempre sostenendo lo sguardo dell’uomo.
Un giorno quest’ultimo, incrociandola davanti al portone, le domandò se avrebbe potuto portare con sé sul terrazzino un amico a fare la stessa cosa che faceva lui, ovvero osservarla in silenzio. Naturalmente per Luana ci sarebbe stata una piccola ricompensa. La ragazza aveva accettato, più per spirito esibizionista che per soldi. Ma poiché le richieste di quel tipo continuavano ad arrivare si chiese se non avrebbe potuto ricavarne una piccola rendita, non fosse altro che per rimpinguare le sue entrate di cameriera part time.
Ovviamente il terrazzino della cucina non poteva più essere la location per quel tipo di attività, ma non le fu difficile convincere un suo amico – Filippo, un ragazzo che lavorava in una agenzia immobiliare - a occuparsi dei risvolti logistici e burocratici della questione, partita Iva compresa. Il ragazzo le consigliò un negozietto sfitto, situato in una posizione talmente discreta da risultare poco adatto ad ogni attività commerciale ordinaria, ma che per Luana andava benissimo. Per ringraziarlo, gli si concesse per una notte intera, scoprendo che Filippo, oltre a essere un gran bel manzo in possesso di una mazza di tutto rispetto, aveva anche spiccate skill orali, il che non guastava di certo.
Tuttavia, ciò che Luana davvero adorava era il sesso cerebrale. Lo cercava e lo aveva sempre cercato. A volte non disdegnava quello carnale, è vero, in certi momenti ne sentiva proprio il bisogno e poiché era una bella ragazza non le era difficile procurarselo. Ma queste occasioni erano rare, quasi quanto trovare un uomo che sappia mangiare una fica come Cristo comanda.
Più complicato era stato risolvere il problema delle forme di pagamento, dei rapporti con il mondo del credito. Sì, certo, un piccolo prestito d'onore per avviare la sua agenzia di "servizi alla persona" non sarebbe stato complicatissimo procurarselo. Ci avrebbe pagato l'affitto, almeno per i primi mesi. Ma Luana voleva di più. Voleva una cosa che sarebbe potuta sembrare un vezzo per chiunque altra, ma non per lei.
Pochi anni prima era stata scippata della borsa, trascinata per terra, si era spaventata moltissimo. Da quel giorno girava solo con la patente, il bancomat e pochissimi spicci. Niente borsa, niente portafogli, contanti ridotti a zero. Luana non desiderava banconote, Luana desiderava un Pos. Era il suo cruccio maggiore: le sembrava che con la sua attività le sarebbe stato impossibile ottenerlo.
Prima di arrendersi prese il telefono e cercò un numero in rubrica: "Fabio? Ciao. Devi assolutamente invitarmi a cena stasera". Pur con poche speranze si era rivolta ad un altro suo amico, un bancario. Lo conosceva da tempo, lo aveva inquadrato: un bravissimo ragazzo, anche un po' timido, terribilmente infatuato di lei dai tempi della scuola. Nemmeno un cesso, a dirla tutta, ma a lei non era mai interessato. Come vi è stato spiegato, era ben altro che la attraeva. E quelle volte che aveva aperto le gambe per soddisfare le sue voglie impellenti lui non aveva avuto la fortuna di trovarsi nei paraggi. Tentare, si disse Luana proponendo a Fabio quel tête-à-tête, non nuoce quasi mai.
A dispetto dei suoi timori, era andata benissimo.
- Non penso proprio che ci siano problemi, apri un conto da noi e al resto penso io - le aveva assicurato Fabio.
Per quanto riguardava il Pos, uno a controllo remoto sarebbe stato più che sufficiente. Contactless, perfetto.
Luana non poteva crederci, quasi le dispiaceva di non essere minimamente interessata alla morbida, gentile corte che il suo amico le faceva da anni. Perché in fondo Luana è una ragazza sensibile, lontana anni luce da qualche altra stronza che conosciamo bene, vero? Quanto alla sua attività, era rimasta sul vago: "Una agenzia di servizi alla persona", aveva risposto quando Fabio le aveva domandato di cosa si trattasse. Lui non aveva indagato oltre, sul momento, già abbastanza incredulo di aver potuto passare un paio d'ore con la ragazza dei suoi sogni.
- Per favore, fammi avere un piccolo elenco dei servizi, potrebbe essere utile allegarli al fascicolo - le disse dopo averla riaccompagnata sotto casa.
- In che senso, scusa, che elenco?
- Non so... esattamente, i servizi quali sono, cosa fai?
- Molto meno di quello che sto per fare a te adesso - aveva risposto lei slacciandosi la cintura di sicurezza e chinandosi sul ventre di Fabio.
Luana considerò gli schizzi di sperma in bocca e lo sguardo riconoscente del ragazzo come un investimento, una contropartita anticipata. In quel momento non poteva saperlo, ma in seguito, avrebbe capito che quel regalo che Fabio le aveva appena fatto garantendole il finanziamento meritava più di una ricompensa.
Ma, ovviamente, l'avventura imprenditoriale di Luana non contemplava i pompini.
L'avventura imprenditoriale di Luana prevedeva di accogliere i clienti nel suo locale arredato in modo sobrio ma assai confortevole e consentire loro di osservarla al di là di un vetro, controllando da un iPad le vibrazioni dell’ovetto che lei – vestita, seminuda o nuda che fosse, a richiesta e secondo tariffa – nascondeva nella vagina, e naturalmente ammirandone le reazioni.
Grazie ad un po’ di marketing discreto, e soprattutto a un molto più sostanzioso passaparola, gli affari iniziarono ad andare bene quasi da subito. I clienti certo non mancavano e, al punto in cui la storia approda ai nostri giorni, Luana sta seriamente prendendo in considerazione l’idea di lasciare il suo posto di cameriera part time.
Anche perché, sia detto senza ipocrisia, quello che fa le piace. Chiaramente, anche il miglior lavoro ha una sua routine, una sua monotonia. Chiaramente, ci sono giorni in cui si diverte di più e altri in cui si diverte di meno. Ma Luana è abbastanza intelligente e, ormai, abbastanza professionale per capire che non può farsi condizionare dai suoi stati d'animo.
Oggi però è un giorno particolare, di quelli in cui piacere e dovere si sposano perfettamente e fottono alla grande. È in attesa di uno dei suoi due clienti preferiti, un uomo. L'altra è una donna. Anzi, se consentite parliamo un attimo proprio di quest’ultima.
Anche lei, come tanti, dopo il primo incontro le aveva proposto molti soldi nel caso in cui si fosse lasciata andare, toccare, scopare. Anche con lei Luana aveva rifiutato. Non era una bella donna. Sulla cinquantina, abbastanza curvy, un viso che tutto poteva dirsi tranne che grazioso. Dalla sua aveva però una certa ricercatezza nel vestire, assenza di volgarità, uno sguardo intenso come non aveva mai visto. Le aveva anche procurato una certa clientela femminile, facendole cosa molto gradita. Ma quella donna, che aveva detto di chiamarsi Paola, aveva soprattutto un tocco speciale, sembrava sapere sempre con un attimo di anticipo come manipolare le sue sensazioni. Con lei Luana non aveva mai avuto bisogno di fingere, Paola sapeva come portarla al limite e poi farla tornare indietro, modulare piano gli impulsi, scatenare il desiderio, costringerla a implorare di essere finita sotto il suo sguardo. Pur rifiutando la sua proposta, sin dalla prima volta ne era rimasta se non attratta fortemente incuriosita. Tanto da concederle e concedersi un piccolo strappo alla regola: "Sono venuta con due giocattolini dentro di me. Vorrei accenderli, problemi?", le aveva domandato Paola quando era ritornata. "D'accordo, allora vuol dire che mi toccherò guardandoti". Non aveva mai provato una esperienza del genere: osservare Paola contorcersi sotto l'azione dei due sex toys, sentirla descrivere le sue sensazioni, ma senza perdere mai la sua consueta abilità con il Pad, aveva trasportato Luana in una dimensione mai esplorata. Vedere l’orgasmo di Paola l'aveva spinta a pretendere con volgarità, cosa che Luana non faceva mai, di essere soddisfatta anche lei. Paola aveva portato l'intensità della vibrazione dell'ovetto al massimo e senza smettere di osservarla le aveva detto quasi freddamente: "Godi zoccolina, ma togli la mano e lasciami guardare". Luana era venuta violentemente. Sobbalzando sulla poltrona, strillando e graffiandosi le tette, vergognandosi del primo squirt della sua vita. Se Paola non avesse già pagato, l'avrebbe lasciata andare come forma di ringraziamento. Tipo: oggi offro io. Non lo aveva fatto e non lo avrebbe fatto neanche le volte successive. La donna tornava con settimanale puntualità, talora anche due volte a settimana. Era stata lei a suggerire una possibile variante alle esibizioni di Luana: "Mi piacerebbe vederti da dietro, un giorno". Così Luana si era procurata uno specchio abbastanza grande per guardarla essendo guardata, e aveva iniziato a proporre ai suoi clienti una nuova opzione. Quasi tutti quelli che l'avevano provata si erano lasciati andare a commenti e fantasie volgari su cosa avrebbero fatto a lei e soprattutto al suo sedere, invero meritevole di straordinaria ammirazione. Commenti e fantasie che a Luana non facevano né caldo né freddo. Paola invece la scrutava e taceva, a volte non accendeva nemmeno i sex toys che portava dentro di lei. Luana moriva regolarmente ogni volta, cercando di immaginare pensieri e desideri della donna, sentendosene prigioniera. L'ovetto che vibrava dentro di lei prendeva vita in un modo completamente diverso, diventava dita, cazzo, lingua, strap-on, possesso, perversione. Un pomeriggio Paola le provocò due orgasmi ravvicinatissimi e così devastanti da lasciarla stremata e costringerla ad annullare gli appuntamenti successivi.
Quello che invece sta aspettando adesso è un uomo, un giovane uomo. Le ha detto di chiamarsi Alessandro, ma poi chissà se è vero. Ha il volto di una star del cinema, il corpo di una statua greca, lo sguardo di un sovrano. Come lui nessuno mai. Non c’è nessuno sulla faccia della Terra che sappia mandare in fibrillazione ogni singola cellula del suo corpo come fa lui.
A Luana piace immaginarselo conteso da bellezze arrapate che non vedono l'ora di offrirsi a lui, anche due-tre alla volta, che inscenano spettacolini lesbo in attesa di sapere chi sarà la prima a essere prescelta, che si bagnano con sguardi lascivi sul suo pacco, che vengono soddisfatte per tutta la notte dallo scettro maestoso di Alessandro. Chiaramente Luana non ha la minima idea su quale sia la vita reale dell'uomo, sa anzi che con tutta probabilità non è così. E a dire il vero non ha nemmeno idea delle sue dimensioni. A lei basta immaginare che, mentre sta con altre donne, il suo pensiero sia costantemente rivolto a lei, la più bella e "la migliore". Il suo cazzo può prenderselo qualsiasi troia in circolazione, dice a se stessa, ma il suo cervello è mio. E il suo cervello scopa il mio cervello come nessun altro ha mai fatto, senza nemmeno sfiorarmi, contactless. Per questo Luana propone ad Alessandro sempre l'ultimo appuntamento della giornata, perché desidera che lui la sfinisca, desidera tornare a casa, farsi la doccia, mangiare e mettersi a letto pensando a lui. Godere un'ultima volta senza toccarsi, senza nemmeno strusciare le gambe, anzi tenendole bene aperte come è solita fare. Bagnare il lenzuolo solo grazie alla forza del pensiero e del ricordo. Addormentarsi sfatta. Non è più lavoro, in quel momento. È intimo, personale e profondo godimento. Per quanto la riguarda, il lato migliore del sesso.
Solo una sera, dopo che Alessandro era andato via, Luana ha sentito la voglia aggredirla improvvisamente. Voglia fisica, voglia di cazzo. È tornata a casa quasi in trance e si è cambiata, è andata in un disco club, si è fatta rimorchiare con classe. Lui era un modello francese bellissimo, dai capelli cortissimi, gli occhi verdi e la pelle color caffelatte. Un fisico tirato a lucido, dalla muscolatura definita e guizzante. Un corpo, constatò dopo averlo seguito nella sua camera d'albergo, completamente glabro, un'erezione che faceva quasi spavento, una energia inestinguibile. Luana sarebbe stata pronta a riconoscerlo senza problemi e in qualsiasi momento: di più non si poteva chiedere, era la personalizzazione dell'immaginario erotico di qualsiasi donna. Anzi, anche troppo. Pur non essendo questo tipo di passatempo in cima alle sue preferenze, la sua bocca e la sua vagina pretendevano, quella notte. Supplicavano a mani giunte. Albert, il modello, fu un amante fantastico, esigente, instancabile. Luana si lasciò sottomettere in ogni modo possibile, tornò a casa poco dopo l'alba, dolorante, dissestata, il corpo squassato dai numerosi e lunghi orgasmi. Molte avrebbero desiderato essere al suo posto, è vero, riconobbe a se stessa. Tuttavia, in confronto a ciò che aveva provato poche ore prima con Alessandro, in confronto a ciò che provava ogni volta con Alessandro, quella notte con Albert era stata ben poca cosa. Lo sapeva bene.
Quella magia, si dice ora Luana dopo avere sobbalzato al suono del citofono, sta per ripetersi ancora una volta.
Gli sorride appena entra nella stanza, con finta nonchalance. L'uomo ricambia muovendo appena le labbra, tenendo gli occhi fissi su una cosa che attira subito la sua attenzione. Contrariamente al solito, Luana ha abbassato le spalline del suo lungo vestito, scelto con cura proprio in vista della visita di Alessandro, rivelando subito la sua deliziosa nudità. Un gesto affrettato, ammette tra sé e sé, che tradisce tutto il suo scompiglio interiore, ma questo lui non lo sa. Ferma la mano dell'uomo che corre al portafoglio con un gesto morbido, che dice "tranquillo, dopo", lo invita a sedersi. E anche questo racconta molto del suo stato d'animo, della sua impazienza. Non vede l'ora che la tortura cominci e, allo stesso tempo, desidera prolungarne l'attesa. Anzi, fare in modo che quella stessa attesa, fatta di sguardi e lenti movimenti del corpo, diventi essa stessa tortura. La lentezza dei movimenti è in realtà un bonus che Luana riserva al solo Alessandro.
L'uomo la guarda, non la perde mai di vista, si accomoda in poltrona senza mai staccare gli occhi da lei. Ormai Luana conosce le sue reazioni, i suoi tempi. Che non sono sempre uguali. Oggi per esempio legge nel suo sguardo una febbre famelica, ferina. "Se fosse un normale incontro tra due amanti - pensa la ragazza - forse non ci saremmo nemmeno baciati, mi avrebbe già messa a novanta da qualche parte e avrebbe cominciato a sbattermi". Nelle sue fantasie ha immaginato anche questo, ha immaginato Alessandro portarsi in camera la top model più pagata del mondo e scoparla senza riguardo, mentre lei assiste nuda e con le gambe spalancate sorrette dai braccioli di una poltroncina, come fa quando lavora. Ha immaginato Alessandro riservare alla ragazza una scopata brutale ma con lo sguardo, il suo sguardo, fisso su di lei. Che senza alcun bisogno di parole le dice "è solo il mio cazzo che la scopa, sono solo i miei coglioni che hanno bisogno di svuotarsi, ma la mia mente sta scopando te, sta scopando la tua mente, tu sei la migliore". Ha immaginato se stessa che gli chiedeva di prendersi quella top model con tutta la forza di cui era capace, "tanto quella troia non proverà mai il piacere che provo io".
Luana si siede sulla poltrona e allarga le gambe sui braccioli. Lui non lo può sapere, ma lei sente che l'ovetto non le è mai entrato dentro con tanta facilità. Quando avverte il primo ronzio chiude gli occhi e pensa "sono tua". Gli impulsi raggiungono subito il parossismo, lei è così eccitata che ci mette pochissimo a raggiungere l’orgasmo. Viene in modo violento, sobbalzando sulla poltrona, urlando e stringendosi i seni fino a farsi molto male.
È un fatto insolito, anzi unico: allo stesso modo di Paola, Alessandro è bravissimo a portarla al limite e anzi è ancora più bravo a farcela restare per un tempo lunghissimo, riportarla indietro e ricominciare. Non è capitato praticamente mai che lei godesse così in fretta. È terminato tutto tanto rapidamente che Luana non ha nemmeno il tempo di provare un po’ di delusione.
- Non abbiamo finito, Luana, abbiamo appena cominciato.
- Cosa? - biascica la ragazza con un filo di bava che le cola da un angolo della bocca.
- Ho la notte a disposizione e voglio prendermela tutta.
Il suo dito si muove sullo schermo dell’iPad. Sapiente come sempre, feroce come mai. Intensità al top, come la imposterebbe un ragazzino imbranato, ignaro del fatto che se c’è un modo che Luana ha imparato subito per assecondare i clienti più rozzi è proprio quello: subire la scarica più forte, fingere l’orgasmo fulminante, lasciarli andare convinti di avere messo a posto quella puttana, ma dopo avere pagato. Piccolo fastidio, massimo guadagno.
Ma Alessandro non è così, abbassa subito la vibrazione quasi a zero, la rialza, la riabbassa, la porta ad ondeggiare sopra e sotto la soglia gestibile/ingestibile che Luana conosce bene, è quella preferita da lui. Di norma, la ragazza saprebbe resistere a lungo, con tutto il piacere che quella resistenza porta con sé, prima di consegnare a lui la propria sconfitta, il proprio orgasmo disperato, ottenendo da ciò un piacere ancora maggiore.
Questa volta però non è così, Luana è talmente sensibile che le risulterebbe insopportabile persino un alito di vento sul grilletto indurito. E lei sa che Alessandro sa. Si contorce, sotto quella tortura, scatta, scalcia, grida, suda, implora basta-basta-basta, desidera di più-di più-di più!
- Godi, Luana.
La voce pacata di Alessandro che le dice ciò che non le ha mai detto, il dito che si muove sul touchscreen comandando la stimolazione più forte, i muscoli contratti, i capezzoli che sembrano schizzarle via. La testa della ragazza che si muove impazzita a destra e a sinistra, diffondendo le sue urla come un home theatre. Basta-basta-siiiiì!
Godi Luana, nemmeno il tempo di riprendere fiato, godi ancora Luana.
Riposa, Luana. Riprendi fiato, attendi che tutte le tue pulsazioni rallentino, respira a fondo, ansima di meno, ansima sempre un po’ di meno, alza un po’ la testa, chiudi gli occhi, riaprili, abbandonati anche se solo per qualche secondo.
- Conterò i tuoi orgasmi fino a venti, per tutta la notte. Poi verrò dall’altra parte del vetro. Pagherò qualsiasi somma tu chieda, Luana.
- È tutto gratis, Alessandro, tutto gratis.
p.s. Per i più distratti: questo racconto è l’ideale continuazione di https://www.eroticiracconti.it/racconto/76995-luana
Dall'altra parte del cortile, seduto su un altro balcone, un uomo la guardava, controllando la vibrazione dall’app del telefono.
Apparentemente non c’erano mai altre persone affacciate, ma anche in caso contrario Luana non se ne sarebbe particolarmente curata, men che meno l’uomo. Quando lui aumentava l'intensità della vibrazione, lei cominciava a contorcersi sulla sedia fino a venire con un lungo lamento, per poi accasciarsi e godersi l'orgasmo. Solo a quel punto apriva gli occhi per guardare dall’altra parte del cortile e sorridere, sfilandosi la camicia e rientrando nuda in casa non senza prima essersi voltata verso l'uomo che la osservava soddisfatto. Dopo le prime volte aveva imparato non fare più un fagotto dell’ovetto e lanciarlo di sotto. Aveva imparato a sfilarselo e a portarlo alla bocca, a pulirlo tra palato, lingua e labbra, sempre sostenendo lo sguardo dell’uomo.
Un giorno quest’ultimo, incrociandola davanti al portone, le domandò se avrebbe potuto portare con sé sul terrazzino un amico a fare la stessa cosa che faceva lui, ovvero osservarla in silenzio. Naturalmente per Luana ci sarebbe stata una piccola ricompensa. La ragazza aveva accettato, più per spirito esibizionista che per soldi. Ma poiché le richieste di quel tipo continuavano ad arrivare si chiese se non avrebbe potuto ricavarne una piccola rendita, non fosse altro che per rimpinguare le sue entrate di cameriera part time.
Ovviamente il terrazzino della cucina non poteva più essere la location per quel tipo di attività, ma non le fu difficile convincere un suo amico – Filippo, un ragazzo che lavorava in una agenzia immobiliare - a occuparsi dei risvolti logistici e burocratici della questione, partita Iva compresa. Il ragazzo le consigliò un negozietto sfitto, situato in una posizione talmente discreta da risultare poco adatto ad ogni attività commerciale ordinaria, ma che per Luana andava benissimo. Per ringraziarlo, gli si concesse per una notte intera, scoprendo che Filippo, oltre a essere un gran bel manzo in possesso di una mazza di tutto rispetto, aveva anche spiccate skill orali, il che non guastava di certo.
Tuttavia, ciò che Luana davvero adorava era il sesso cerebrale. Lo cercava e lo aveva sempre cercato. A volte non disdegnava quello carnale, è vero, in certi momenti ne sentiva proprio il bisogno e poiché era una bella ragazza non le era difficile procurarselo. Ma queste occasioni erano rare, quasi quanto trovare un uomo che sappia mangiare una fica come Cristo comanda.
Più complicato era stato risolvere il problema delle forme di pagamento, dei rapporti con il mondo del credito. Sì, certo, un piccolo prestito d'onore per avviare la sua agenzia di "servizi alla persona" non sarebbe stato complicatissimo procurarselo. Ci avrebbe pagato l'affitto, almeno per i primi mesi. Ma Luana voleva di più. Voleva una cosa che sarebbe potuta sembrare un vezzo per chiunque altra, ma non per lei.
Pochi anni prima era stata scippata della borsa, trascinata per terra, si era spaventata moltissimo. Da quel giorno girava solo con la patente, il bancomat e pochissimi spicci. Niente borsa, niente portafogli, contanti ridotti a zero. Luana non desiderava banconote, Luana desiderava un Pos. Era il suo cruccio maggiore: le sembrava che con la sua attività le sarebbe stato impossibile ottenerlo.
Prima di arrendersi prese il telefono e cercò un numero in rubrica: "Fabio? Ciao. Devi assolutamente invitarmi a cena stasera". Pur con poche speranze si era rivolta ad un altro suo amico, un bancario. Lo conosceva da tempo, lo aveva inquadrato: un bravissimo ragazzo, anche un po' timido, terribilmente infatuato di lei dai tempi della scuola. Nemmeno un cesso, a dirla tutta, ma a lei non era mai interessato. Come vi è stato spiegato, era ben altro che la attraeva. E quelle volte che aveva aperto le gambe per soddisfare le sue voglie impellenti lui non aveva avuto la fortuna di trovarsi nei paraggi. Tentare, si disse Luana proponendo a Fabio quel tête-à-tête, non nuoce quasi mai.
A dispetto dei suoi timori, era andata benissimo.
- Non penso proprio che ci siano problemi, apri un conto da noi e al resto penso io - le aveva assicurato Fabio.
Per quanto riguardava il Pos, uno a controllo remoto sarebbe stato più che sufficiente. Contactless, perfetto.
Luana non poteva crederci, quasi le dispiaceva di non essere minimamente interessata alla morbida, gentile corte che il suo amico le faceva da anni. Perché in fondo Luana è una ragazza sensibile, lontana anni luce da qualche altra stronza che conosciamo bene, vero? Quanto alla sua attività, era rimasta sul vago: "Una agenzia di servizi alla persona", aveva risposto quando Fabio le aveva domandato di cosa si trattasse. Lui non aveva indagato oltre, sul momento, già abbastanza incredulo di aver potuto passare un paio d'ore con la ragazza dei suoi sogni.
- Per favore, fammi avere un piccolo elenco dei servizi, potrebbe essere utile allegarli al fascicolo - le disse dopo averla riaccompagnata sotto casa.
- In che senso, scusa, che elenco?
- Non so... esattamente, i servizi quali sono, cosa fai?
- Molto meno di quello che sto per fare a te adesso - aveva risposto lei slacciandosi la cintura di sicurezza e chinandosi sul ventre di Fabio.
Luana considerò gli schizzi di sperma in bocca e lo sguardo riconoscente del ragazzo come un investimento, una contropartita anticipata. In quel momento non poteva saperlo, ma in seguito, avrebbe capito che quel regalo che Fabio le aveva appena fatto garantendole il finanziamento meritava più di una ricompensa.
Ma, ovviamente, l'avventura imprenditoriale di Luana non contemplava i pompini.
L'avventura imprenditoriale di Luana prevedeva di accogliere i clienti nel suo locale arredato in modo sobrio ma assai confortevole e consentire loro di osservarla al di là di un vetro, controllando da un iPad le vibrazioni dell’ovetto che lei – vestita, seminuda o nuda che fosse, a richiesta e secondo tariffa – nascondeva nella vagina, e naturalmente ammirandone le reazioni.
Grazie ad un po’ di marketing discreto, e soprattutto a un molto più sostanzioso passaparola, gli affari iniziarono ad andare bene quasi da subito. I clienti certo non mancavano e, al punto in cui la storia approda ai nostri giorni, Luana sta seriamente prendendo in considerazione l’idea di lasciare il suo posto di cameriera part time.
Anche perché, sia detto senza ipocrisia, quello che fa le piace. Chiaramente, anche il miglior lavoro ha una sua routine, una sua monotonia. Chiaramente, ci sono giorni in cui si diverte di più e altri in cui si diverte di meno. Ma Luana è abbastanza intelligente e, ormai, abbastanza professionale per capire che non può farsi condizionare dai suoi stati d'animo.
Oggi però è un giorno particolare, di quelli in cui piacere e dovere si sposano perfettamente e fottono alla grande. È in attesa di uno dei suoi due clienti preferiti, un uomo. L'altra è una donna. Anzi, se consentite parliamo un attimo proprio di quest’ultima.
Anche lei, come tanti, dopo il primo incontro le aveva proposto molti soldi nel caso in cui si fosse lasciata andare, toccare, scopare. Anche con lei Luana aveva rifiutato. Non era una bella donna. Sulla cinquantina, abbastanza curvy, un viso che tutto poteva dirsi tranne che grazioso. Dalla sua aveva però una certa ricercatezza nel vestire, assenza di volgarità, uno sguardo intenso come non aveva mai visto. Le aveva anche procurato una certa clientela femminile, facendole cosa molto gradita. Ma quella donna, che aveva detto di chiamarsi Paola, aveva soprattutto un tocco speciale, sembrava sapere sempre con un attimo di anticipo come manipolare le sue sensazioni. Con lei Luana non aveva mai avuto bisogno di fingere, Paola sapeva come portarla al limite e poi farla tornare indietro, modulare piano gli impulsi, scatenare il desiderio, costringerla a implorare di essere finita sotto il suo sguardo. Pur rifiutando la sua proposta, sin dalla prima volta ne era rimasta se non attratta fortemente incuriosita. Tanto da concederle e concedersi un piccolo strappo alla regola: "Sono venuta con due giocattolini dentro di me. Vorrei accenderli, problemi?", le aveva domandato Paola quando era ritornata. "D'accordo, allora vuol dire che mi toccherò guardandoti". Non aveva mai provato una esperienza del genere: osservare Paola contorcersi sotto l'azione dei due sex toys, sentirla descrivere le sue sensazioni, ma senza perdere mai la sua consueta abilità con il Pad, aveva trasportato Luana in una dimensione mai esplorata. Vedere l’orgasmo di Paola l'aveva spinta a pretendere con volgarità, cosa che Luana non faceva mai, di essere soddisfatta anche lei. Paola aveva portato l'intensità della vibrazione dell'ovetto al massimo e senza smettere di osservarla le aveva detto quasi freddamente: "Godi zoccolina, ma togli la mano e lasciami guardare". Luana era venuta violentemente. Sobbalzando sulla poltrona, strillando e graffiandosi le tette, vergognandosi del primo squirt della sua vita. Se Paola non avesse già pagato, l'avrebbe lasciata andare come forma di ringraziamento. Tipo: oggi offro io. Non lo aveva fatto e non lo avrebbe fatto neanche le volte successive. La donna tornava con settimanale puntualità, talora anche due volte a settimana. Era stata lei a suggerire una possibile variante alle esibizioni di Luana: "Mi piacerebbe vederti da dietro, un giorno". Così Luana si era procurata uno specchio abbastanza grande per guardarla essendo guardata, e aveva iniziato a proporre ai suoi clienti una nuova opzione. Quasi tutti quelli che l'avevano provata si erano lasciati andare a commenti e fantasie volgari su cosa avrebbero fatto a lei e soprattutto al suo sedere, invero meritevole di straordinaria ammirazione. Commenti e fantasie che a Luana non facevano né caldo né freddo. Paola invece la scrutava e taceva, a volte non accendeva nemmeno i sex toys che portava dentro di lei. Luana moriva regolarmente ogni volta, cercando di immaginare pensieri e desideri della donna, sentendosene prigioniera. L'ovetto che vibrava dentro di lei prendeva vita in un modo completamente diverso, diventava dita, cazzo, lingua, strap-on, possesso, perversione. Un pomeriggio Paola le provocò due orgasmi ravvicinatissimi e così devastanti da lasciarla stremata e costringerla ad annullare gli appuntamenti successivi.
Quello che invece sta aspettando adesso è un uomo, un giovane uomo. Le ha detto di chiamarsi Alessandro, ma poi chissà se è vero. Ha il volto di una star del cinema, il corpo di una statua greca, lo sguardo di un sovrano. Come lui nessuno mai. Non c’è nessuno sulla faccia della Terra che sappia mandare in fibrillazione ogni singola cellula del suo corpo come fa lui.
A Luana piace immaginarselo conteso da bellezze arrapate che non vedono l'ora di offrirsi a lui, anche due-tre alla volta, che inscenano spettacolini lesbo in attesa di sapere chi sarà la prima a essere prescelta, che si bagnano con sguardi lascivi sul suo pacco, che vengono soddisfatte per tutta la notte dallo scettro maestoso di Alessandro. Chiaramente Luana non ha la minima idea su quale sia la vita reale dell'uomo, sa anzi che con tutta probabilità non è così. E a dire il vero non ha nemmeno idea delle sue dimensioni. A lei basta immaginare che, mentre sta con altre donne, il suo pensiero sia costantemente rivolto a lei, la più bella e "la migliore". Il suo cazzo può prenderselo qualsiasi troia in circolazione, dice a se stessa, ma il suo cervello è mio. E il suo cervello scopa il mio cervello come nessun altro ha mai fatto, senza nemmeno sfiorarmi, contactless. Per questo Luana propone ad Alessandro sempre l'ultimo appuntamento della giornata, perché desidera che lui la sfinisca, desidera tornare a casa, farsi la doccia, mangiare e mettersi a letto pensando a lui. Godere un'ultima volta senza toccarsi, senza nemmeno strusciare le gambe, anzi tenendole bene aperte come è solita fare. Bagnare il lenzuolo solo grazie alla forza del pensiero e del ricordo. Addormentarsi sfatta. Non è più lavoro, in quel momento. È intimo, personale e profondo godimento. Per quanto la riguarda, il lato migliore del sesso.
Solo una sera, dopo che Alessandro era andato via, Luana ha sentito la voglia aggredirla improvvisamente. Voglia fisica, voglia di cazzo. È tornata a casa quasi in trance e si è cambiata, è andata in un disco club, si è fatta rimorchiare con classe. Lui era un modello francese bellissimo, dai capelli cortissimi, gli occhi verdi e la pelle color caffelatte. Un fisico tirato a lucido, dalla muscolatura definita e guizzante. Un corpo, constatò dopo averlo seguito nella sua camera d'albergo, completamente glabro, un'erezione che faceva quasi spavento, una energia inestinguibile. Luana sarebbe stata pronta a riconoscerlo senza problemi e in qualsiasi momento: di più non si poteva chiedere, era la personalizzazione dell'immaginario erotico di qualsiasi donna. Anzi, anche troppo. Pur non essendo questo tipo di passatempo in cima alle sue preferenze, la sua bocca e la sua vagina pretendevano, quella notte. Supplicavano a mani giunte. Albert, il modello, fu un amante fantastico, esigente, instancabile. Luana si lasciò sottomettere in ogni modo possibile, tornò a casa poco dopo l'alba, dolorante, dissestata, il corpo squassato dai numerosi e lunghi orgasmi. Molte avrebbero desiderato essere al suo posto, è vero, riconobbe a se stessa. Tuttavia, in confronto a ciò che aveva provato poche ore prima con Alessandro, in confronto a ciò che provava ogni volta con Alessandro, quella notte con Albert era stata ben poca cosa. Lo sapeva bene.
Quella magia, si dice ora Luana dopo avere sobbalzato al suono del citofono, sta per ripetersi ancora una volta.
Gli sorride appena entra nella stanza, con finta nonchalance. L'uomo ricambia muovendo appena le labbra, tenendo gli occhi fissi su una cosa che attira subito la sua attenzione. Contrariamente al solito, Luana ha abbassato le spalline del suo lungo vestito, scelto con cura proprio in vista della visita di Alessandro, rivelando subito la sua deliziosa nudità. Un gesto affrettato, ammette tra sé e sé, che tradisce tutto il suo scompiglio interiore, ma questo lui non lo sa. Ferma la mano dell'uomo che corre al portafoglio con un gesto morbido, che dice "tranquillo, dopo", lo invita a sedersi. E anche questo racconta molto del suo stato d'animo, della sua impazienza. Non vede l'ora che la tortura cominci e, allo stesso tempo, desidera prolungarne l'attesa. Anzi, fare in modo che quella stessa attesa, fatta di sguardi e lenti movimenti del corpo, diventi essa stessa tortura. La lentezza dei movimenti è in realtà un bonus che Luana riserva al solo Alessandro.
L'uomo la guarda, non la perde mai di vista, si accomoda in poltrona senza mai staccare gli occhi da lei. Ormai Luana conosce le sue reazioni, i suoi tempi. Che non sono sempre uguali. Oggi per esempio legge nel suo sguardo una febbre famelica, ferina. "Se fosse un normale incontro tra due amanti - pensa la ragazza - forse non ci saremmo nemmeno baciati, mi avrebbe già messa a novanta da qualche parte e avrebbe cominciato a sbattermi". Nelle sue fantasie ha immaginato anche questo, ha immaginato Alessandro portarsi in camera la top model più pagata del mondo e scoparla senza riguardo, mentre lei assiste nuda e con le gambe spalancate sorrette dai braccioli di una poltroncina, come fa quando lavora. Ha immaginato Alessandro riservare alla ragazza una scopata brutale ma con lo sguardo, il suo sguardo, fisso su di lei. Che senza alcun bisogno di parole le dice "è solo il mio cazzo che la scopa, sono solo i miei coglioni che hanno bisogno di svuotarsi, ma la mia mente sta scopando te, sta scopando la tua mente, tu sei la migliore". Ha immaginato se stessa che gli chiedeva di prendersi quella top model con tutta la forza di cui era capace, "tanto quella troia non proverà mai il piacere che provo io".
Luana si siede sulla poltrona e allarga le gambe sui braccioli. Lui non lo può sapere, ma lei sente che l'ovetto non le è mai entrato dentro con tanta facilità. Quando avverte il primo ronzio chiude gli occhi e pensa "sono tua". Gli impulsi raggiungono subito il parossismo, lei è così eccitata che ci mette pochissimo a raggiungere l’orgasmo. Viene in modo violento, sobbalzando sulla poltrona, urlando e stringendosi i seni fino a farsi molto male.
È un fatto insolito, anzi unico: allo stesso modo di Paola, Alessandro è bravissimo a portarla al limite e anzi è ancora più bravo a farcela restare per un tempo lunghissimo, riportarla indietro e ricominciare. Non è capitato praticamente mai che lei godesse così in fretta. È terminato tutto tanto rapidamente che Luana non ha nemmeno il tempo di provare un po’ di delusione.
- Non abbiamo finito, Luana, abbiamo appena cominciato.
- Cosa? - biascica la ragazza con un filo di bava che le cola da un angolo della bocca.
- Ho la notte a disposizione e voglio prendermela tutta.
Il suo dito si muove sullo schermo dell’iPad. Sapiente come sempre, feroce come mai. Intensità al top, come la imposterebbe un ragazzino imbranato, ignaro del fatto che se c’è un modo che Luana ha imparato subito per assecondare i clienti più rozzi è proprio quello: subire la scarica più forte, fingere l’orgasmo fulminante, lasciarli andare convinti di avere messo a posto quella puttana, ma dopo avere pagato. Piccolo fastidio, massimo guadagno.
Ma Alessandro non è così, abbassa subito la vibrazione quasi a zero, la rialza, la riabbassa, la porta ad ondeggiare sopra e sotto la soglia gestibile/ingestibile che Luana conosce bene, è quella preferita da lui. Di norma, la ragazza saprebbe resistere a lungo, con tutto il piacere che quella resistenza porta con sé, prima di consegnare a lui la propria sconfitta, il proprio orgasmo disperato, ottenendo da ciò un piacere ancora maggiore.
Questa volta però non è così, Luana è talmente sensibile che le risulterebbe insopportabile persino un alito di vento sul grilletto indurito. E lei sa che Alessandro sa. Si contorce, sotto quella tortura, scatta, scalcia, grida, suda, implora basta-basta-basta, desidera di più-di più-di più!
- Godi, Luana.
La voce pacata di Alessandro che le dice ciò che non le ha mai detto, il dito che si muove sul touchscreen comandando la stimolazione più forte, i muscoli contratti, i capezzoli che sembrano schizzarle via. La testa della ragazza che si muove impazzita a destra e a sinistra, diffondendo le sue urla come un home theatre. Basta-basta-siiiiì!
Godi Luana, nemmeno il tempo di riprendere fiato, godi ancora Luana.
Riposa, Luana. Riprendi fiato, attendi che tutte le tue pulsazioni rallentino, respira a fondo, ansima di meno, ansima sempre un po’ di meno, alza un po’ la testa, chiudi gli occhi, riaprili, abbandonati anche se solo per qualche secondo.
- Conterò i tuoi orgasmi fino a venti, per tutta la notte. Poi verrò dall’altra parte del vetro. Pagherò qualsiasi somma tu chieda, Luana.
- È tutto gratis, Alessandro, tutto gratis.
p.s. Per i più distratti: questo racconto è l’ideale continuazione di https://www.eroticiracconti.it/racconto/76995-luana
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