Quel bancone di alluminio

di
genere
pulp

Tre anni fa di ritorno da una serata, ero abbastanza stanca e rintronata; probabilmente stavo andando da qualche parte ed ero tornata in tram. Intravedo uno di quei negozietti di dolci dei bangladini, con le luci al neon asettiche e quello strano profumo di dolce, che dolce non è; un odore quasi impastato nell'aria, direi corrotto, che niente affatto ricorda i dolci del forno di casa. Esposizione con banconi metallici, una lunga serie di dolcetti colorati mignon , su due ripiani; pavimento orribile, strano profumo, dubbi sulla digeribilità dei dolcetti.
Una terribile musica di sottofondo indiana, ripetitiva e quasi psichedelica, continuava ininterrottamente.
Chi sa per quale assurda ragione quella sera presi dei dolcetti, che dopo non si rivelarono neppure buoni.
Il Bangladino era l' unica figura ben in risalto rispetto il colore delle pareti di un bianco asettico.
Sarà stata l'ispirazione del momento, la musica o semplicemente la serata, ma alla visione di una grande poltrona rosso scuro io persi la testa.
Era divertente come il materiale era vecchio e consunto , al punto da farmi desiderare di sedermici e aprire sfrontatatmente le gambe. Quella sera mi aveva fatto scattare la strana voglia di farmi scopare dal primo che passa, così come capita. Senza dubbio a novanta, sdraiata sul bancone di alluminio freddo gelido. Con desiderose mani sul mio culo e altre situazioni casuali.
di
scritto il
2023-04-01
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