Ginnastica artistica - 1: acrobazie
di
Kazuo97
genere
etero
Lo sport mi è sempre piaciuto. Sentire la fatica nei muscoli, il sudore, il fresco della doccia dopo un allenamento intenso, e anche (soprattutto?) le compagne.
Con gli amici molte volte abbiamo parlato delle pallavoliste, o di quelle che corrono, ma niente batte le ginnaste. Da molti anni ormai mi alleno in una grande palestra della città dove vivo, e ho stretto una grande amicizia con una compagna in particolare, Elena. Contrariamente a quanto si dice di solito sulle ginnaste, Elena è piuttosto formosa, e mi capita spesso di soffermarmi con lo sguardo sul suo seno o sul suo fondoschiena, durante i lunghi allenamenti. L’anno scorso, poche settimane prima del consueto saggio di fine anno, una scocciatura per “i grandi”, anche se può sempre essere utile per acquisire nuovi iscritti, io ed Elena abbiamo iniziato a provare un’acrobazia un po’ complessa: la prendo per mano, la attiro a me, e poi in una frazione di secondo lei salta e io l’afferro per una coscia e la sollevo sopra la mia testa. L’avevo guardata spesso negli anni, ma non ci eravamo mai toccati praticamente. Provando e riprovando un giorno mi lascio trasportare dall’entusiasmo, e la stringo con più forza del solito. Per la prima volta l’acrobazia riesce: ci guardiamo per un momento, si percepisce che qualcosa si è mosso per entrambi. L’allenamento continua normalmente, e alla fine tutti si dirigono verso lo spogliatoio, tranne Elena, che si attarda a rimettere a posto alcune attrezzature. Forse lo sto immaginando, ma mi sembra che mi abbia lanciato un certo sguardo, e così saluto tutti e torno ad aiutarla. Prendo un blocco di gommapiuma e le dico: “Figata oggi che siamo riusciti a chiudere il salto eh?”
“Eh sì”
“Come eh si? Tutto qui? Ci stavamo provando da mesi! Mi dici solo eh si?”
Posa il borsone, si avvicina, e mi sussurra: “non sai quanto mi è piaciuto quando mi hai preso la coscia”
Silenzio. Per un momento penso di saltarle addosso, ma non faccio in tempo a impedirmelo, che ci pensa lei: mi salta in braccio, le gambe che mi abbracciano, e la sua bocca sulla mia, le nostre lingue si intrecciano, e le mie mani la sostengono dal culo. Poi, proprio quando sembra che passeremo ad altre attività, più interessanti, si sente sbattere la porta dello spogliatoio, e le voci delle ragazzine che chiacchierano tra loro. Ci separiamo subito, e facendo finta di nulla prendiamo i borsoni e usciamo…
[segue]
Con gli amici molte volte abbiamo parlato delle pallavoliste, o di quelle che corrono, ma niente batte le ginnaste. Da molti anni ormai mi alleno in una grande palestra della città dove vivo, e ho stretto una grande amicizia con una compagna in particolare, Elena. Contrariamente a quanto si dice di solito sulle ginnaste, Elena è piuttosto formosa, e mi capita spesso di soffermarmi con lo sguardo sul suo seno o sul suo fondoschiena, durante i lunghi allenamenti. L’anno scorso, poche settimane prima del consueto saggio di fine anno, una scocciatura per “i grandi”, anche se può sempre essere utile per acquisire nuovi iscritti, io ed Elena abbiamo iniziato a provare un’acrobazia un po’ complessa: la prendo per mano, la attiro a me, e poi in una frazione di secondo lei salta e io l’afferro per una coscia e la sollevo sopra la mia testa. L’avevo guardata spesso negli anni, ma non ci eravamo mai toccati praticamente. Provando e riprovando un giorno mi lascio trasportare dall’entusiasmo, e la stringo con più forza del solito. Per la prima volta l’acrobazia riesce: ci guardiamo per un momento, si percepisce che qualcosa si è mosso per entrambi. L’allenamento continua normalmente, e alla fine tutti si dirigono verso lo spogliatoio, tranne Elena, che si attarda a rimettere a posto alcune attrezzature. Forse lo sto immaginando, ma mi sembra che mi abbia lanciato un certo sguardo, e così saluto tutti e torno ad aiutarla. Prendo un blocco di gommapiuma e le dico: “Figata oggi che siamo riusciti a chiudere il salto eh?”
“Eh sì”
“Come eh si? Tutto qui? Ci stavamo provando da mesi! Mi dici solo eh si?”
Posa il borsone, si avvicina, e mi sussurra: “non sai quanto mi è piaciuto quando mi hai preso la coscia”
Silenzio. Per un momento penso di saltarle addosso, ma non faccio in tempo a impedirmelo, che ci pensa lei: mi salta in braccio, le gambe che mi abbracciano, e la sua bocca sulla mia, le nostre lingue si intrecciano, e le mie mani la sostengono dal culo. Poi, proprio quando sembra che passeremo ad altre attività, più interessanti, si sente sbattere la porta dello spogliatoio, e le voci delle ragazzine che chiacchierano tra loro. Ci separiamo subito, e facendo finta di nulla prendiamo i borsoni e usciamo…
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