La mia amica di Londra - 1 parte
di
Kazuo97
genere
etero
Tra me e Caterina c’era sempre stata una forte amicizia. Ci eravamo conosciuti a scuola, ai tempi del liceo, e fin dal primo momento ci siamo stati simpatici. Poi sono venuti i litigi, gli abbracci, le confidenze nel cortile durante l’intervallo, i consigli di vita e di amore…
Lei è sempre stata un tipo molto brillante, prima della classe, poi prima della scuola alla maturità, poi tra le prime del corso all’università, e anche io me la cavavo, anche se per me è sempre stata semplicemente Cate. Negli anni della scuola abbiamo avuto entrambi le nostre esperienze amorose, di cui ci raccontavamo gioie e dolori prima durante e dopo. Tra me e lei c’è sempre stata, comunque, una forte chimica, che per paura di rovinare l’amicizia non avevamo mai approfondito.
Dopo la maturità lei, che ha finito un anno prima di me, si trasferì a Londra per studiare, e quando finii anche io la raggiunsi, in cerca di successo come pittore. Arrivato a Londra, colpito dall’universo che si apriva davanti a me, scoprii che Caterina si era fidanzata, con un ragazzo inglese molto simpatico che, mi confidò in seguito, era molto dotato ma poco intenzionato a far godere lei. La scopava con forza, ma era come se la usasse, e lei non arrivava quasi mai all’orgasmo. Verso febbraio lui la lasciò, forse per un’altra, e lei venne a trovarmi nel piccolo appartamento che avevo adibito a studio, per sfogarsi un po’ e cenare con un vecchio e caro amico. Quando arrivò era molto arrabbiata, e ci volle un po’ perché si calmasse e mi raccontasse cos’era successo:” ma lo sai cosa ha fatto lo stronzo? Quando è rientrato dall’Università mi ha portata in camera da letto, si è spogliato, mi ha chiesto di fargli un pompino, e quando ho finito (avevo pure ingoiato, sperando che così si sarebbe voluto sdebitare leccandomi un minimo la fica, per una volta) si è rivestito in fretta e mi ha detto che tra noi era finita, perché l’altra zoccola glielo succhia meglio!”
“Cazzo Cate… ma secondo te questa veramente gli succhia il cazzo meglio di te?”
Sapevo che c’erano due cose in cui Caterina era brava: lo studio e i pompini. E che era una ragazza molto competitiva.
“Non lo so guarda, e manco mi interessa… so solo che per l’ennesima volta lui ha goduto e io no. Ma perché a nessun maschio piace leccare la fica?”
“Beh, non so, a me piace molto ad esempio…”
Ci fu un attimo di silenzio, carico di tensione sessuale. Caterina fece un breve sospiro, e poi disse: “Interessante…”
La guardai negli occhi, e capii subito che sarebbe stata una serata diversa da come mi aspettavo. Dissi: “Vogliamo mangiare una cosa al volo?”
“Sì, intanto mangiamo…”
Finita la cena Caterina si alzò dal suo posto e si avvicinò a me, con gli occhi carichi di desiderio. A me bastò guardarla per sentire l’eccitazione crescere, e il cazzo farsi duro come il marmo. Mi alzai anche io, e continuai a guardarla, mentre mi levavo la camicia, e le dissi, semplicemente: “Andiamo sul divano, perché non inizi a spogliarti?”
Si sfilò velocemente la gonna, esibendo una mutandina brasiliana in tulle trasparente che mi fece avvampare, e si diresse verso il salotto. Si sedette, iniziando a sbottonarsi la camicetta, e mi disse, lo sguardo malizioso: “Vuoi che telefoni ad un’amica?”
Ero rimasto in mutande, con un’erezione più che visibile in corso, e le risposi: “No, stasera no.”
Mi inginocchiai davanti al divano e alle sue gambe lisce come seta, accarezzandole le cosce. Arrivato al bacino non mi fermai, ma continuai a scorrere le mani sul suo corpo, così a lungo desiderato e immaginato. Le tolsi il reggiseno, e le stuzzicai un po’ i capezzoli, già turgidi di desiderio. Tolta anche la camicetta rimase nuda, a parte le mutande, che sfilai con delicatezza, continuando ad accarezzarle un capezzolo. Sapevamo che non si poteva tornare indietro, e non ci importava. Mi tuffai tra le sue gambe, assaporando tutta la sua fica, leccandola prima con gentilezza, poi con sempre maggiore intensità, man mano che sentivo il suo desiderio crescere. Mi prese la testa con le mani, spingendola verso il clitoride, e capii che era il momento di usare anche le mani: le infilai due dita nella vagina, e con l’altra mano iniziai a massaggiarle il culo. Non sapevo che le sarebbe piaciuto così tanto: pochi secondi dopo che avevo iniziato ad avvicinarmi all’ano mi prese la mano, e mi fece capire che voleva essere penetrata anche lì. Un dito dentro al culo bastò per farla esplodere in una fontana di schizzi, e farla godere con una porca, gridando. Bevvi tutto il suo succo, e mentre lei era ancora scossa dai tremori del potente orgasmo che aveva appena avuto mi tolsi le mutande, pronto a proseguire…
Lei è sempre stata un tipo molto brillante, prima della classe, poi prima della scuola alla maturità, poi tra le prime del corso all’università, e anche io me la cavavo, anche se per me è sempre stata semplicemente Cate. Negli anni della scuola abbiamo avuto entrambi le nostre esperienze amorose, di cui ci raccontavamo gioie e dolori prima durante e dopo. Tra me e lei c’è sempre stata, comunque, una forte chimica, che per paura di rovinare l’amicizia non avevamo mai approfondito.
Dopo la maturità lei, che ha finito un anno prima di me, si trasferì a Londra per studiare, e quando finii anche io la raggiunsi, in cerca di successo come pittore. Arrivato a Londra, colpito dall’universo che si apriva davanti a me, scoprii che Caterina si era fidanzata, con un ragazzo inglese molto simpatico che, mi confidò in seguito, era molto dotato ma poco intenzionato a far godere lei. La scopava con forza, ma era come se la usasse, e lei non arrivava quasi mai all’orgasmo. Verso febbraio lui la lasciò, forse per un’altra, e lei venne a trovarmi nel piccolo appartamento che avevo adibito a studio, per sfogarsi un po’ e cenare con un vecchio e caro amico. Quando arrivò era molto arrabbiata, e ci volle un po’ perché si calmasse e mi raccontasse cos’era successo:” ma lo sai cosa ha fatto lo stronzo? Quando è rientrato dall’Università mi ha portata in camera da letto, si è spogliato, mi ha chiesto di fargli un pompino, e quando ho finito (avevo pure ingoiato, sperando che così si sarebbe voluto sdebitare leccandomi un minimo la fica, per una volta) si è rivestito in fretta e mi ha detto che tra noi era finita, perché l’altra zoccola glielo succhia meglio!”
“Cazzo Cate… ma secondo te questa veramente gli succhia il cazzo meglio di te?”
Sapevo che c’erano due cose in cui Caterina era brava: lo studio e i pompini. E che era una ragazza molto competitiva.
“Non lo so guarda, e manco mi interessa… so solo che per l’ennesima volta lui ha goduto e io no. Ma perché a nessun maschio piace leccare la fica?”
“Beh, non so, a me piace molto ad esempio…”
Ci fu un attimo di silenzio, carico di tensione sessuale. Caterina fece un breve sospiro, e poi disse: “Interessante…”
La guardai negli occhi, e capii subito che sarebbe stata una serata diversa da come mi aspettavo. Dissi: “Vogliamo mangiare una cosa al volo?”
“Sì, intanto mangiamo…”
Finita la cena Caterina si alzò dal suo posto e si avvicinò a me, con gli occhi carichi di desiderio. A me bastò guardarla per sentire l’eccitazione crescere, e il cazzo farsi duro come il marmo. Mi alzai anche io, e continuai a guardarla, mentre mi levavo la camicia, e le dissi, semplicemente: “Andiamo sul divano, perché non inizi a spogliarti?”
Si sfilò velocemente la gonna, esibendo una mutandina brasiliana in tulle trasparente che mi fece avvampare, e si diresse verso il salotto. Si sedette, iniziando a sbottonarsi la camicetta, e mi disse, lo sguardo malizioso: “Vuoi che telefoni ad un’amica?”
Ero rimasto in mutande, con un’erezione più che visibile in corso, e le risposi: “No, stasera no.”
Mi inginocchiai davanti al divano e alle sue gambe lisce come seta, accarezzandole le cosce. Arrivato al bacino non mi fermai, ma continuai a scorrere le mani sul suo corpo, così a lungo desiderato e immaginato. Le tolsi il reggiseno, e le stuzzicai un po’ i capezzoli, già turgidi di desiderio. Tolta anche la camicetta rimase nuda, a parte le mutande, che sfilai con delicatezza, continuando ad accarezzarle un capezzolo. Sapevamo che non si poteva tornare indietro, e non ci importava. Mi tuffai tra le sue gambe, assaporando tutta la sua fica, leccandola prima con gentilezza, poi con sempre maggiore intensità, man mano che sentivo il suo desiderio crescere. Mi prese la testa con le mani, spingendola verso il clitoride, e capii che era il momento di usare anche le mani: le infilai due dita nella vagina, e con l’altra mano iniziai a massaggiarle il culo. Non sapevo che le sarebbe piaciuto così tanto: pochi secondi dopo che avevo iniziato ad avvicinarmi all’ano mi prese la mano, e mi fece capire che voleva essere penetrata anche lì. Un dito dentro al culo bastò per farla esplodere in una fontana di schizzi, e farla godere con una porca, gridando. Bevvi tutto il suo succo, e mentre lei era ancora scossa dai tremori del potente orgasmo che aveva appena avuto mi tolsi le mutande, pronto a proseguire…
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