La mia amica di Londra - 3
di
Kazuo97
genere
etero
Segue da La mia amica di Londra 2
Passammo praticamente tutta la notte a fare l’amore, e fu solo alle prime luci dell’alba che ci addormentammo, esausti e felici.
Io, che sono ho sempre dormito molto poco, mi alzai intorno alle 10, e mi misi a preparare la colazione. Avevo ancora in bocca il sapore del sesso di Caterina, e mentre preparavo il caffè pensavo che era veramente buono, e che avrei voluto assaporarlo ancora. All’improvviso, da dietro, sentii le braccia di Caterina che mi stringevano, e i suoi capezzoli che spingevano contro la mia schiena nuda. “Buongiorno!”
“Buongiorno a te! Come mai sei in piedi così presto?”
“Ho sentito che venivi in cucina e volevo raggiungerti… tu come mai?”
“Dormo poco, lo sai… sicura fosse solo questo? Non è che sei turbata per ieri notte?”
“Turbata? No, tu?”
“Io? Io stavo pensando che hai un buon sapore e vorrei tanto fare colazione, non so se mi spiego…”
La guardai maliziosamente, sperando che capisse.
“Hmm… ci può stare. Però ho una richiesta”
“Spara”
“Stanotte ho goduto più che in tutta la mia vita messa insieme. E vorrei ringraziarti. Ho una cara amica che ti piacerebbe un sacco, e pensavo di proporti diciamo un buffet per colazione, come la vedi?”
“La vedo bene direi. Mi fido di te, chiamala pure. Ma nel frattempo che arriva perché non cominciamo da un piccolo antipasto?”
La chiamò, e fissò l’appuntamento da lì a due ore. Poi si tolse la maglietta che aveva indossato per venire in cucina, e si avvinghiò a me come se la nottata passata insieme non avesse soddisfatto nemmeno un po’ delle sue voglie. La portai in braccio dalla cucina al letto, la posai sulle lenzuola e ricominciai a leccarla. Aver passato la notte a godere l’aveva molto rallentata, e così la leccai, gustandomi tutti i gemiti dell’orgasmo che cresceva in lei, per quasi un’ora. “Mi vado a fare una doccia”, le dissi asciugandomi i suoi umori dal mento, “vuoi venire anche tu? Magari ci facciamo veramente la doccia, così poi non ci spompiamo subito…”
Così facemmo. Fu bello, intimo, in qualche modo casto persino…
Una volta puliti e asciugati ci vestimmo: lei con una delle mie magliette e niente sotto, io con un paio di mutande e niente sopra, volevo stare comodo. Quando suonò il campanello iniziai ad essere un po’ nervoso: chi era questa amica di Caterina che con così breve preavviso veniva a fare una cosa a tre con lei e uno sconosciuto?
Nei secondi che passarono prima che l’ascensore arrivasse al mio pianerottolo mi immaginai di tutto, ma non potevo prepararmi alla bellezza della ragazza che si presentò una volta aperta la porta di casa
[segue…]
Passammo praticamente tutta la notte a fare l’amore, e fu solo alle prime luci dell’alba che ci addormentammo, esausti e felici.
Io, che sono ho sempre dormito molto poco, mi alzai intorno alle 10, e mi misi a preparare la colazione. Avevo ancora in bocca il sapore del sesso di Caterina, e mentre preparavo il caffè pensavo che era veramente buono, e che avrei voluto assaporarlo ancora. All’improvviso, da dietro, sentii le braccia di Caterina che mi stringevano, e i suoi capezzoli che spingevano contro la mia schiena nuda. “Buongiorno!”
“Buongiorno a te! Come mai sei in piedi così presto?”
“Ho sentito che venivi in cucina e volevo raggiungerti… tu come mai?”
“Dormo poco, lo sai… sicura fosse solo questo? Non è che sei turbata per ieri notte?”
“Turbata? No, tu?”
“Io? Io stavo pensando che hai un buon sapore e vorrei tanto fare colazione, non so se mi spiego…”
La guardai maliziosamente, sperando che capisse.
“Hmm… ci può stare. Però ho una richiesta”
“Spara”
“Stanotte ho goduto più che in tutta la mia vita messa insieme. E vorrei ringraziarti. Ho una cara amica che ti piacerebbe un sacco, e pensavo di proporti diciamo un buffet per colazione, come la vedi?”
“La vedo bene direi. Mi fido di te, chiamala pure. Ma nel frattempo che arriva perché non cominciamo da un piccolo antipasto?”
La chiamò, e fissò l’appuntamento da lì a due ore. Poi si tolse la maglietta che aveva indossato per venire in cucina, e si avvinghiò a me come se la nottata passata insieme non avesse soddisfatto nemmeno un po’ delle sue voglie. La portai in braccio dalla cucina al letto, la posai sulle lenzuola e ricominciai a leccarla. Aver passato la notte a godere l’aveva molto rallentata, e così la leccai, gustandomi tutti i gemiti dell’orgasmo che cresceva in lei, per quasi un’ora. “Mi vado a fare una doccia”, le dissi asciugandomi i suoi umori dal mento, “vuoi venire anche tu? Magari ci facciamo veramente la doccia, così poi non ci spompiamo subito…”
Così facemmo. Fu bello, intimo, in qualche modo casto persino…
Una volta puliti e asciugati ci vestimmo: lei con una delle mie magliette e niente sotto, io con un paio di mutande e niente sopra, volevo stare comodo. Quando suonò il campanello iniziai ad essere un po’ nervoso: chi era questa amica di Caterina che con così breve preavviso veniva a fare una cosa a tre con lei e uno sconosciuto?
Nei secondi che passarono prima che l’ascensore arrivasse al mio pianerottolo mi immaginai di tutto, ma non potevo prepararmi alla bellezza della ragazza che si presentò una volta aperta la porta di casa
[segue…]
2
voti
voti
valutazione
7.5
7.5
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Ginnastica Artistica - 3: cosce di ferroracconto sucessivo
La mia amica di Londra - 4
Commenti dei lettori al racconto erotico