Dipende dai punti di vista

di
genere
incesti

PUNTO DI VISTA DI LUIGI:

C’era una fitta nebbia, di quelle che non se ne vedevano più da anni. Dovevo guidare facendo molta attenzione per la scarsa visibilità, per fortuna dovevo percorrere ancora pochi chilometri prima di arrivare a destinazione.
Mia moglie mi aveva chiesto se potevo dare un’occhiata alla lavatrice di mia suocera che non scaricava l’acqua, molto probabilmente si trattava solamente del filtro di scarico intasato. Prima di chiamare un tecnico e spendere magari un’ingente somma per un’inezia, era meglio che provassi a rimediare io. Per Giuseppina, così si chiamava, lo facevo volentieri, era una persona diretta, semplice e sincera, sempre pronta quando avevamo bisogno.
Oltre a mia moglie aveva anche un figlio: Alex di quarant’anni. Lui era più giovane di mia moglie di cinque anni, ed era sposato già da una decina di anni e viveva lontano dalla casa natale.
Visto che lei era vedova da molto tempo, tutti i lavoretti di casa li faceva lui, mi raccontava Laura che era vissuto in casa della madre anche con la moglie, fino a sei anni fa. Lui aveva un rapporto molto intenso con la madre, quasi morboso. Dopo che se ne era andato lei aveva sofferto molto per la sua mancanza.
Ero arrivato, individuai nella nebbia il cancello d’entrata dello stabile, lo varcai e cercai posto nel posteggio del condominio.
Salii sul vecchio ascensore, che fortunatamente quel giorno funzionava, che con rumori poco rassicuranti mi portò al quarto piano.
Suonai alla porta di mia suocera, lei mi aprì salutandomi calorosamente, con un bacio sulla guancia, come faceva di solito. Come sempre in casa, indossava un grembiule con abbottonatura davanti. Mi faceva sempre piacere vederla. Aveva sessantasei anni portati bene, era ancora una bella signora, leggermente in carne. Aveva un bel fisico con delle curve ancora appetibil, nonostante si fosse appesantita negli annii. Un bel paio di seni, che, con una certa civetteria femminile, non si preoccupava di coprire più di tanto, infatti raramente in casa portava il reggiseno.
Mi chiese se volevo il caffè, accettai volentieri, le dissi che intanto che lei preparava avrei dato un’occhiata alla lavatrice in bagno. Lei mi precedette passandomi davanti dicendomi di non guardare il disordine, perché aveva parecchia biancheria ammucchiata a terra, pronta da lavare. Gli dissi di non preoccuparsi, mentre lei spostava della roba per farmi spazio.
Mi lasciò in bagno a lavorare mentre lei tornava in cucina.
Mentre spostavo la lavatrice per essere agevolato nel lavoro da eseguire, gli occhi mi caddero su un lembo di tessuto in pizzo bianco che sporgeva da sotto ad una federa di cuscino appoggiata sopra ad un mucchio di biancheria. Curioso e incredulo presi in mano quel leggero indumento ed ebbi conferma che si trattava di un minuscolo paio di mutandine. Le osservai bene stupito, erano completamente in pizzo, un piccolo triangolino formava la parte anteriore e una sottile fettuccina completava la mutandina dietro, nel mezzo c’era un minuscolo tassello di stoffa palesemente impregnato di secrezioni vaginalii.
Intrigato dal pensiero che mia suocera indossasse della biancheria intima del genere, che neanche sua figlia metteva, quasi senza rendermene conto, mi portai l’indumento al naso, un forte odore di figa, neanche troppo pulita, invase le mie narici, inalai con estasi quel lubrico cocktail di intensi afrori, un mix di sudore e umori femminile, condito da un leggero sentore di piscio, un aroma dolciastro tremendamente arrapante. Mi accorsi di alcuni peli grigi impigliati nella trama di pizzo.
Mi strizzai il cazzo in erezione, osai di più, leccai la pattina intrisa di una sostanza dal sapore acre e leggermente dolciastro, incredibilmente osceno.
“Il caffè è pronto Luigi, vieni a berlo finché è ancora caldo.” Sobbalzai scosso dalla voce alle mie spalle, lanciai l’intimo sul mucchio della biancheria sporca davanti a me.
Mi alzai paonazzo in viso, mi girai verso di lei mortificato. Lei si fece seria e con voce grave mi chiese: “Cos’hai?… Stai male?… Vieni di là che ti do un po d’acqua!” Mi resi conto che non si era accorta di niente: “No… no… Grazie!… E’ stato solo un giramento di testa!” La seguii in cucina. Lei mi fece sedere, mi diede un bicchiere d’acqua e mi disse: “Bevi che ti fa bene.” Versò il caffè per me e per lei e si sedette davanti a me. Mi chiese se stavo meglio. La ringraziai e le dissi che era tutto a posto. In breve discorsi presero una piega più circostanziale, mi chiese di casa e del lavoro, mi raccontò dell’aumento della pensione e dei prezzi che continuavano ad aumentare.
Mentre lei parlava mi venne istintivo chiedermi a quale intimo stesse indossando in quel momento, sbirciai tra le sue cosce abbondantemente scoperte dai bottoni che aveva slacciato per sedersi comoda, Quelle belle coscione, bianche e robuste mi stimolavano dei pensieri peccaminosi, solo pochi centimetri di tessuto separavano il mio sguardo dalle sue mutandine!
Mi ripresi, mentre lei mi stava dicendo: “Tu cosa ne pensi?” Mi ero perso nelle mie divagazioni, risposi alla domanda senza sapere quale fosse: “Si… Si… E’ vero, hai ragione!” Mi guardò dubbiosa mentre mi alzavo: “Vado a vedere se riesco a sistemarti la lavatrice.” Mi rispose di chiamare se avevo bisogno.
Ci misi poco a pulire il filtro che non era più di tanto sporco, mi resi conto che il guasto era un’altro, mi accorsi che dentro al tubo trasparente che collegava la pompa di scarico al filtro, c’erano alcune monete che rallentavano il flusso dell’acqua, sicuramente era per quello che la lavatrice segnalava errore, infatti quando provai l’elettrodomestico, dopo aver provveduto alla riparazione, ne ebbi conferma.
Chiamai Giuseppina e la informai dell’avvenuto ripristino, lei mi ringraziò felice, e mi chiese se era maleducata se mi chiedeva un altro favore.
Aveva bisogno che le dessi una mano a sostituire le tende vecchie alle finestre con altre nuove.
Le dissi che non c’era problema e che la avrei aiutata volentieri.
Prese la scala che era piuttosto alta, infatti il soffitto dell’appartamento si trovava a quasi tre metri dal pavimento, come si usava una volta. Salii lungo la fila di pioli per togliere i vecchi tendaggi, mentre lei la teneva ferma. Mi resi subito conto che non era un lavoro per me, ci voleva la mano e la pazienza femminile per quel lavoro certosino.
Lei rise e mi disse che se ero così gentile da tenerle la scala, avrebbe fatto lei.
Mentre saliva replicò la sua raccomandazione: “Mi raccomando, tienila ferma, che non voglio cadere! Alla mia età, con l’osteoporosi, rischierei di rompermi qualche osso!” Io gentile, le dissi che la portava molto bene l’età: “Sei ancora una giovincella!” Lei rise lusingata: “Grazie!… Come sei galante!… Magari anche un po bugiardo! Mi sento grassa e impedita, altro che giovincella!” La rassicurai: “Sei una donna ancora molto bella, se non fossi sposato ci farei un pensierino!” Rise divertita e lusingata, guardandomi civettuola.
Salì in alto sulla scala, inevitabilmente il mio sguardo cadde curioso sotto al grembiule, Per avere un maggiore equilibrio teneva le gambe aperte. Vidi che indossava un paio di minuscole mutandine rosse trasparenti, adornate con del pizzo, che sparivano tra le chiappe.
Inghiottii la saliva, mentre il cazzo tornava ad inalberarsi, lo spinsi con le dita in una posizione dove l’erezione non mi desse fastidio.
Il poco tessuto, dell’intimo che indossava, non riusciva a coprire del tutto l’abbondante e straripante sesso, scomposti peli grigi uscivano dai lati a sbuffi. Le piccole labbra, grosse e scure sbordavano dall’indumento in più punti. Praticamente non coprivano quasi niente.
Spostò un piede sullo scalino superiore, le mutandine si spostarono tutte da un lato, lasciando tutta la grassa figa in bella mostra. Tra le labbra gonfie e aperte, semi coperte dal pelo grigio, scorreva un rivolo di liquido lattiginoso. Era uno spettacolo indecente e osceno vedere quel striminzito pezzettino di stoffa perso in tanta matura abbondanza, era peggio che se fosse nuda! Mi chiesi se fosse conscia dello spettacolo che mi stavo godendo da sotto! Alzai lo sguardo, era intenta a sganciare tutti i numerosi gancetti della tenda, sembrava ignara dello scombussolamento che mi aveva creato con le sue nudità.
Avrei voluto salire la scala ed infilarmi sotto al grembiule, fino ad appoggiare il naso in mezzo alle sue opime cosce e sniffare l’odore sicuramente intenso delle sue intimità!
Perso nelle mie fantasie, non mi accorsi che mi stava osservando, i miei occhi incontrarono i suoi, ero imbarazzato, pensavo che si sdegnasse per il mio impudico interesse. Invece mi sorrise e mi guardò seducente, come se avesse raggiunto lo scopo, abbeverandosi dell’ingordo desiderio che aveva letto nel mio sguardo. Distolsi la vista contrito, dandomi mentalmente del cretino. Lei riprese il lavoro come se non fosse successo niente, finì di togliere la tenda, me la passò e mi disse: “Adesso scendo, mi raccomando tienimi” Mentre scendeva lasciai scivolare le mani lungo le sue gambe fino sulle cosce, belle setose e morbide, salendo fino ai fianchi sotto al grembiule, accompagnandola a terra. Praticamente avevo avuto il culo scoperto davanti al naso, ma non avevo osato.
Lei si girò sorridente e con tono vagamente deluso, mi disse: “Grazie… Meno male che mi hai tenuto… Hai delle belle mani forti” Cazzo mi rendevo conto di essere stato due volte cretino, mi stava provocando quella troia!!
Ebbe bisogno del bagno, mentre l’aspettavo spostai la scala su un’altra finestra, Quando ritornò dal servizio, come se stesse parlando a se stessa disse: “Sto cavolo di camice mi impedisce i movimenti” Mentre parlava se lo sbottonò fino all’inguine! Troia!! Fregandomene altamente, mi strinsi l’erezione per darmi un minimo di sollievo, lei guardò il mio gesto e poi mi sorrise, passandosi la lingua sulle labbra, come quasi a voler lambire ciò che stavo toccando. Risalì sulla scala invitandomi a tenerla: “Mi raccomando non lasciarmi scivolare” La sua voce si era fatta suadente e roca, era sicuramente eccitata.
Mentre saliva le infilai le mani sotto al vestito, risalendo lungo le cosce, mi accorsi che era bagnata, mi portai una mano umida al naso, stupito e incredulo, dopo aver annusato, assaggiai, avendo conferma che quello che avevo sospettato era vero: Era urina!! Quella troia era andata a pisciare senza asciugarsi! Spinsi le mani in alto, tenendola ferma per le chiappe: “Bravo… Così… Tienimi” Incoraggiato dalle sue parole, alzai completamente il grembiule.
Cazzo… Ebbi un tuffo al cuore!!! Quella troia, quando era andata in bagno a pisciare si era tolta le mutande, avevo a pochi centimetri dal viso la sua passera con il pelo intriso di piscio, le labbra della figa erano completamente aperte, che come un fiore con i petali aperti, aspettavano l’ape a suggere il nettare.
Da sotto e da dietro, le infilai un pollice nella figa e con il palmo scivolai sulla fessura, fino a toccare con il medio la clitoride bella gonfia di desiderio. Era un lago, sentii i suoi umori colare lungo la mano.
Le chiesi: “Va bene se ti tengo così?” Sentii la vagina contrarsi e pulsare sul pollice, lei ansimante mi rispose: “oooh… Si! Così va benissimo… Spingi dai!… Dio che bello!!!” Continuando a tenerle il dito infilato nella passera feci un passo sulla scala, salii di un gradino. Lei sporse in fuori il culo intuendo quali fossero le mie intenzioni, con la mano libera le aprii le natiche e affondai la faccia tra le chiappe, infilando la lingua nel buco del culo, l’odore era intenso e il sapore amaro, esplorai a lungo fin dove potevo arrivare, stimolato dai suoi gemiti di piacere che si facevano via via più acuti, le sgrilletai la clitoride turgida, scivolosa tra le dita. Venne sulla scala con il culo completamente schiacciato sul mio viso.
La aiutai a scendere, lei ansimante mi si buttò al collo e mi baciò slinguandomi la faccia, leccandomi le labbra e succhiandomi la lingua. Ricambiai con eguale fervore, mentre le strappavo il grembiule, facendole saltare i pochi bottoni ancora allacciati e palpandole le grosse tette morbide impastandole con le mani.
Con la voce roca e ansimante, disse: “Ho bisogno di un bel cazzo!… E’ da tanto che non lo prendo… Lo voglio!!” Sentii le sue mani cercarmi la patta e frenetiche, aprirmela. Si impossessò del cazzo con un rantolo di piacere al tatto: “Oooh, si!… Finalmente!” Me lo smanettava esperta, facendo scorrere piano la mano sull’asta, bagnandosi le dita con il liquido preseminale sul glande e spalmandomelo lungo tutta l’asta, fino alle palle, mentre io avevo affondato la faccia nel suo collo e le stavo facendo dei succosi succhiotti, mentre con una mano le pastrugnavo la figa, intanto che lei si premurava di tenere le gambe oscenamente aperte, offrendosi alle mie mani.
Le sussurrai: “Sei una troia!!” Lei mi rispose ansimante: “Si, si, si… Lo so… Sono una vacca… Una gran vacca che ha bisogno di essere montata.” Con la voce rotta dal piacere, si lasciò sfuggire: “Una volta ci pensava Alex con qualche amico, adesso quel cretino si è sposato e adesso devo accontentarmi di farmela leccare dalla Giulia che abita due piani sotto!” Cazzo quella troia si scopava il figlio, ed era pure una porca lesbicona!!!
La trascinai e la feci sedere sul divano, lei voleva che la scopassi subito, ma io volevo assaggiare quella vecchia passerona, dall’aspetto così laido e vissuto!
Mi inginocchiai in mezzo alle sue gambe e mi fiondai con la faccia tra le sue cosce che lei teneva spalancate. Il sapore salato della sua residua pisciata, si mescolava a quello, più dolce, della sua liquida voglia. Ciucciai la grossa clitoride impregnata di smegma e gonfia dalla sua fregola.
Lei urlava il suo piacere, mentre alzava il bacino, puntando i piedi a terra, prendendomi per i capelli e spingendomi contro la sua vecchia patonza.
In breve venne urlando e ansimando per l’intensa goduria che le avevo provocato. La sua uretra, durante l’orgasmo, rilasciò dei potenti schizzi di urina, che mi colpirono sul viso, sporcando dappertutto, io cercai di intercettarne una parte, suggendo quel ghiotto liquido spezziato.
Si rilassò qualche attimo, mentre mi ringraziava per il piacere ricevuto ricoprendomi tutto il viso di dolci bacini e accarezzandomi piano il cazzo in erezione, mi disse: “Senti come è bello duro…Adesso dammelo… Montami, porco!!” Mi alzai, mentre lei si posizionava stesa sul divano a gambe larghe, pronta a farsi fottere… Era uno spettacolo!!
La penetrai con decisione, la facevo sobbalzare con forti spinte del bacino, che lei accompagnava con intensi gemiti. Le sue gambe mi allacciarono il bacino, mentre le sue unghie mi graffiavano la schiena.
Mentre spingevo le presi i capelli e li tirai forte, facendole inarcare il corpo sotto di me.
Lei continuava a urlare: “Si, si, si… Fammi male!… Spaccami, sfondami tutta!!”
Cercai di resistere più a lungo possibile, ma non era semplice, lei si muoveva sinuosa sotto al mio corpo, cercando di aprirsi il più possibile al cazzo, intercettando le mie spinte, per farlo affondare in profondità dentro di lei.
Già eccitato da prima, in breve le riempii la figa. Quando sentì i miei spruzzi di sperma caldo colpirle l’utero, perse ogni ragione. Affondò i denti nel mio petto, mugolando il suo piacere, la senti contrarsi contro di me e tremare spasmodicamente: “Riempimi… Oh, si!… Dio, godo!… Cazzo godoooo!!” Venimmo assieme, l’uno stimolato dal piacere dell’altro.
Mi lasciai scivolare sopra di lei, finendo a terra, sul tappeto davanti al divano. Rimasi li steso a riprendermi. Lei si girò su un fianco per guardarmi, sorridendo serafica, ed appagata. Mi sussurrò: “E’ stato bellissimo amore… Era tanto che avevo bisogno di una bella scopata. Mia figlia si è proprio trovata un bel stallone!.” Allungò una mano, accarezzandomi la fronte sudata, mentre mi sorrideva dolcemente.
La guardai ricambiando il suo sorriso: “Adesso sono anche il tuo stallone!… Quando ne hai voglia basta che mi chiami!” Lei mi guardò commossa, non c’erano bisogno di altre parole.
Stavo per alzarmi, quando lei mi fermò: “Aspetta, si mise in piedi sopra di me, con le gambe larghe ai lati della mia testa e la faccia rivolta dalla parte dei miei piedi. Vista da sotto era uno spettacolo indecente: Dalla sua figa aperta e slabbrata. colava dello sperma che scivolava sulle cosce, qualche gocci mi colpì il volto, I peli ricci e bianchi, ormai non troppo fitti su quella vecchia bernarda, rendevano tutto più sporco.
Si sedette sulla mia faccia, mettendomi la figa a contatto con la bocca, potevo sentire il sapore del mio cremoso sperma e l’odore della sua figa.
Si allungò sopra di me nella posizione del sessantanove, sentii le sue labbra calde avvolgermi il cazzo barzotto in una dolce carezza orale, la sentii dire: “Cazzo!… Come sei buono!!”
Non ci mise molto a farlo resuscitare, lo succhiava con l’esperienza di una vita.
Io le ripulii la figa dai residui del mio orgasmo, ci mise un po venire di muovo, questo mi diede modo di godermi con comodo quella bella leccata di figa matura! Venni comunque quasi assieme a lei, ma continuai a leccarla con la stessa voglia con cui avevo cominciato ancora per un po, sentendola sussultare per l’eccesso di piacere..
La nebbia fuori si era alzata. Non mancava molto a mezzogiorno, Giuseppina chiamò mia moglie e la invitò a pranzo.
Mise il pranzo sul fornello ad induzione a scaldare. Mentre aspettavamo Elisa finimmo di togliere le tende, naturalmente lei non si rimise le mutande ed io continuavo a tenerle la scala felice.
Mangiammo assieme in un clima gioviale e sereno.
Quando io e mia moglie prendemmo la strada di casa, mi disse: “C’è una bella intesa tra te e mia madre” La guardai sorridendo e le risposi: “Diciamo che in un certo senso l’ho riscoperta!” Mi guardò strano, me la tirai vicino, mi baciò una guancia e mi disse: “Puzzi ancora di lei!” Girai il capo intimorito e sorpreso, stava sorridendo. Mi disse: “E’ mia madre, la conosco!!” E mi baciò di nuovo continuando a sorridere: “Sei un porco!”




PUNTO DI VISTA DI GIUSEPPINA:

Erano quasi le otto, quella mattina c’era una nebbia molto fitta, telefonai a Elisa le chiesi se suo marito era già partito, alla sua risposta positiva, dissi: “Va beh… Ormai se è già partito…L’aspetto, certo che con questa nebbia…. Poteva anche venire un’altra volta, la lavatrice poteva anche aspettare.” Mia figlia mi rispose di non preoccuparmi e che ormai doveva quasi essere arrivato, ci salutammo con un bacio telefonico, come era nostra consuetudine.
Andai in bagno ad ammucchiare un po di biancheria sporca ancora da lavare, purtroppo la lavatrice era in panne ormai da quasi una settimana e mio genero stava venendo a vedere se riusciva a fare qualcosa per ripararla.
Presi in mano la lingerie e mi capitò tra le mani un paio di mutandine di pizzo da lavare, le avevo indossate per due giorni, le annusai: Cazzo!! Quanto mi piaceva l’odore della mia passera!
Mi venne un’idea, sorrisi al pensiero del mio indecente proposito!
Misi la mutandina sopra al mucchio della biancheria da lavare, la osservai e pensai che così era troppo, presi una federa dal mucchio e coprii l’indumento intimo, lasciandone sporgere solo un lembo, così era perfetto!
Mio genero aveva un debole per le donne più vecchie di lui… Chissà!!
Prima che arrivasse, andai in camera a scegliere dal cassetto dell’armadio, un paio di mutandine tra le più sexy che avevo, ne scelsi un paio, di colore rosso, completamente trasparenti con un’orlatura di pizzo, le indossai e mi guardai allo specchio: Se fossi stata una ragazzina sarei stata molto sexy, su di me risultavano impudiche, decisamente oscene! Praticamente il tessuto spariva quasi del tutto coperto dal mio corpo abbondante. Mi eccitavo solo a guardarmi, conscia dell’effetto che avrei fatto ad un giovane uomo.
Stavo andando in bagno per darmi una rinfrescata quando pensai che forse avrebbe gradito di più sentire i miei odori naturali, piuttosto che quelli della saponetta, così lasciai perdere.
Dopo poco sentii suonare il campanello, mi sbottonai un po il grembiule sulle gambe e sulla mia abbondante scollatura, non troppo, il giusto per far venire certe idee.
Andai ad aprire, lo salutai con un casto bacio sulla guancia e lo invitai ad entrare, gli offrii un caffè, lui accettò ma si recò subito in bagno per vedere di capire quale fosse il guasto, lo accompagnai per controllare un’ultima volta che tutto fosse a posto secondo i miei piani.
Andai in cucina a preparare il caffè con la moka come piaceva a me.
Aspettai ancora un attimo e poi mi avvicinai di soppiatto al bagno, lui naturalmente era girato di schiena, come avevo predisposto. Vidi che aveva il mio intimo premuto contro il viso e lo sentivo aspirare il mio odore, sentii la figa bagnarsi e gonfiarsi dall’eccitazione, per non parlare di quando lo vidi assaggiare il mio sapore! Mi infilai una mano tra i bottoni del grembiule e me la toccai, scivolai con le dita sotto all’intimo a toccarmi il bottoncino del piacere, bagnato delle mie abbondanti secrezioni. Lo vidi strizzarsi l’evidente erezione, per cercare un minimo do sollievo, dopo avermi annusata ed assaggiata!
A dire il vero la scena oltre che eccitarmi, mi divertiva. Leggermente sadica, decisi di porre fine al gioco, lo chiamai a voce alta per il caffè, sussultò lanciando l’intimo sul mucchio, si girò esitante verso di me: Povero, era rosso come un peperone!!
Dovetti trattenermi dal scoppiare a ridere, invece recitai come la migliore delle attrici, gli chiesi se stava male e lo invitai ad accomodarsi in cucina.
Gli servii il caffè, gli porsi un bicchiere di acqua per aiutarlo a riprendersi, poi mi sedetti davanti a lui sbottonando, con una scusa, qualche altro bottone del camice da casa, giusto per mostrargli qualcosa in più, senza esagerare.
Bevuto il caffè, Luigi ritornò dalla sua lavatrice e con mia somma felicità, riuscì a ripararla, mi congratulai per il suo lavoro e lo ringraziai. Usando tutto il mio savoir-faire gli chiesi se poteva aiutarmi a togliere le tende dalle finestre, sapendo perfettamente che non sarebbe riuscito a sganciarle e che quindi sarei dovuta salire io sulla scala, infatti così fu.
Tutto stava andando alla perfezione.
Salii lentamente sulla scala mentre lui la teneva ferma, e come gli raccomandai di fare. Mentre salivo, mi bagnavo, al pensiero del conturbante spettacolo che si stava godendo, guardando sotto all’abito e di quanto fossi troia!
Quando fui quasi in cima, mi sporsi per iniziare il mio lavoro. Cercavo di non abbassare lo sguardo per non metterlo a disagio e lasciai che si riempissi gli occhi con la vista delle mie intimità.
Dopo un po che si stava beando delle mie grazie, decisi di rincarare la dose, spostai un piede in uno scalino più in alto, aprendo le gambe, in maniera da esibirmi in maniera spudorata.
Abbassai lo sguardo per vedere quale fosse l’effetto delle mie esibizioni, lo vidi rapito, con lo sguardo perso sotto al mio grembiule, il porco era completamente immerso nella visione dello spettacolo che gli stavo offrendo!
Quando i nostri sguardi si incontrarono, lo vidi sconvolto, arrossì di vergogna per la seconda volta in quella mattina. Avevo fatto centro! Capii che ormai era mio!
Sentii il mio sesso liquefarsi e le mutandine inzupparsi della mia voglia.
Finii di togliere la tenda ed iniziai a scendere, Quando fui a tiro delle sue braccia gli chiesi di tenermi, sentii le sue mani scivolare sulle mie gambe fino ai fianchi, sollevandomi il grembiule. Mi sentivo fremere dal desiderio, avrei voluto che le sue mani fossero state più decise, ma alla fine era così bello far durare a lungo quel gioco che lo stava facendo impazzire! Quasi venivo senza essere toccata al pensieri di quanto lo stavo facendo irretire!
Mentre scendevo lentamente, sentii il suo alito accarezzarmi il culo. avrei voluto dirgli: Lecca coglione! Stetti ferma sullo scalino a godermi quella sensazione per un attimo ancora.
Una volta scesa, mentre lui spostava la scala, gli dissi che avevo bisogno del bagno. Varcata la porta, quasi mi strappai di dosso le mutande, le portai al naso e inalai estasiata l’odore della mia eccitazione. Mi sedetti sul Wc per pisciare, mi alzai senza asciugarmi, godendomi la sensazione di sentire l’ambrato liquido gocciolare sulle mie gambe e scorrere lungo le cosce, eccitandomi al pensiero di lui che se ne sarebbe accorto quando avrebbe toccato le mie gambe bagnate dalla mia urina, conscio della mia depravazione!
Lamentandomi di quanto il grembiule fosse scomodo per salire sulla scala, me lo slacciai fino al ventre. Tornai a salire sulla scala, mentre lui, con più decisione mi accarezzava le gambe con la scusa di tenermi, lo senti esitare e bloccarsi al contatto delle sue mani con la piscia che ancora mi inumidiva le cosce, la conferma di quello che si trattava lo rese decisamente più audace, mi mise la mani sulle natiche, lo incoraggiai dicendogli che stava facendo un buon lavoro, lo sentii alzarmi completamente il grembiule sulla schiena, lo sentii sospirare di sorpresa quando si rese conto che non avevo le mutande, la mia ormai palese disponibilità lo indusse a penetrarmi con un dito e esplorare la fessura della figa fino ad arrivare alla clitoride, lo lasciai fare senza oppormi, anzi lo esortai a continuare. Incoraggiato, lo sentii salire più in alto, intuii cosa voleva e mi sporsi per agevolarlo, lo senti aprirmi le natiche e godetti la sua lingua con cui cercava di penetrarmi l’ano, Penso che si accorse del fatto che non fosse particolarmente pulito!
Ero così eccitata che sue dita e la sua lingua mi fecero venire in fretta, L’intenso orgasmo mi fece sussultare scossa dal piacere mentre ancora mi leccava il culo.
Scesi ansimante dalla scala, lo baciai infervorata, la sua bocca sapeva del mio culo.
Gli cercai il cazzo e lo liberai dalla costrizione dei pantaloni, lo massaggiai con il piacere di averlo finalmente in mano, il suo glande bagnato mi eccitava.
Fui scossa da un nuovo piacere quando sentii la sua bocca sul mio collo che mi baciava con decisione, mentre la sue mani mi pastrugnavano la figa.
Mi disse che ero una troia. certo che lo ero!! E per confermarglielo gli dissi che ero una vacca che si faceva scopare dal figlio e che adesso che si era sposato mi mancava il suo cazzo e che dovevo accontentarmi della lingua di una mia amica.
Sapevo benissimo l’effetto che gli avrebbero fatto le mie immorali rivelazioni, infatti mi trascinò sul divano dove mi fece sedere per mangiarmi la figa, io avrei voluto il cazzo, ma scoprii ben presto di quanto ci sapesse fare con la lingua quel maiale!
Spalancai bene le gambe per aprirmi completamente al suo lavoro di bocca.
Dalla foga con cui leccava capii di aver fatto bene a non lavarmela prima del nostro incontro, lo sentivo cercare il mio sapore tra le pieghe della passera.
I feromoni che inalava con il mio odore, che gli comunicavano la mia condizione femmina in calore!
Raccolsi le gambe mettendo i piedi sul divano, così ero totalmente aperta, mi sentivo completamente offerta alla sua voglia. Lo presi per i capelli e mi premetti la faccia contro il mio sesso, spostandogli la posizione della bocca in modo che mi succhiasse la clitoride.
Venni in fretta succhiata dalla sua lingua esperta e vorace, il mio orgasmo fu così intenso che non riuscii a trattenere alcuni schizzi di urina che innaffiarono il mio giovane amante, con suo enorme gradimento devo dire. Si! Era proprio un gran porco!
Non persi tempo mi stesi sul divano a gambe larghe in un chiaro invito, lo vidi guardare con lussuriosa voglia il mio corpo maturo.
Mi penetrò mentre io mi concedevo spalancando le gambe più possibile, offrendomi con tutta me stessa al suo irruente fare.
Quanto era bello sentirsi riempita da un giovane e virile cazzo!! Il suo impeto mi trasmetteva tutta la sua voglia di me.
Rispondevo alle sue violente spinte con eguale veemenza.
Lo allacciai con le gambe, non volevo lasciarmelo sfuggire, avevo bisogno di quel cazzo! Mi prese per i capelli tirandomeli con decisione, facendomi male, ma il dolore si trasformò presto in piacere! Era bellissimo, lo incitai a tirare più forte, mi piaceva, mi faceva godere!
Mi scopò a lungo, ma meno di quanto avrei voluto.
Lo sentii venire, sentivo il calore del suo seme inondarmi la vagina, ansimava, sbuffava e urlava tutto il piacere che stava riversando in me!
Non resistetti a tutto quel godurioso impeto, a quella voglia di me che sentivo nei suoi gemiti, venni squassata dal piacere. Sentii la mia figa aprirsi come un fiore. Il mio orgasmo esplose mentre affondavo i denti nel suo giovane e maschio petto.
Era stato bellissimo, avrei voluto dirgli che lo amavo e che lo ringraziavo per avermi fatto sentire ancora giovane, di avermi fatto sentire quelle sensazioni che credevo che non avrei mai più provato. Invece lo accarezzai e lo ringraziai amorevolmente.
Lui mi disse che, se volevo, quella non sarebbe stata l’unica volta e che quando volevo, bastava che lo cercassi. Questa cosa, oltre a farmi felice mi lusingò, ero felice che un giovane maschio mi trovasse ancora interessante.
Fece per alzarsi, lo fermai: “Aspetta.” Pensai che il servizio doveva essere completo!
Scesi dal divano e mi misi in piedi, a gambe larghe, perpendicolarmente alla faccia di Luigi, sentivo lo sperma che mi usciva dalla figa, colandomi lungo le gambe, alcune gocce gli caddero direttamente in faccia e sulle labbra, risi quando cercò il seme che gli era caduto a portata di lingua.
Mi accucciai con il sesso a contatto della la sua bocca, grazie alla posizione la figa era completamente spalancata e sentivo la sua lingua che lappava l’interno della vagina cercando i residui di sperma che continuavano a uscire. Era proprio un gran maiale.
Mi chinai sopra di lui, portandomi con la faccia sul suo inguine, nella posizione del sessantanove, annusai il suo uccello barzotto, che odorava di maschi aromi e delgli umori della mia figa, me lo strofinai su tutta la faccia per impregnarmi di quei impudici afrori. Lo imboccai e succhiai piano in tutta la sua lunghezza, ciucciandolo in punta, lo scapellai passando la lingua sul glande. Assieme ai residui dell’orgasmo di quel giovane cazzo, leccai anche i scivolosi umori della mia vagina che lo ricoprivano. Era bellissimo averlo in bocca, Lo sentivo crescere nella mia cavità orale, mi godetti quelle rinnovate sensazioni dimenticate da molto tempo.
Mentre ero impegnata a godermi quel meraviglioso uccello, stavo contemporaneamente godendo del suo lavoro di lingua, che mi stava portando di nuovo al limite di un ennesimo orgasmo, cercai di resistere perché non volevo venire prima di ricevere in bocca la sua sborra, ero sempre stata ghiotta di quella lattiginosa crema, non per il suo sapore o ill suo odore, ma per la sensazione di nutrirmi dell’essenza del piacere del mio amante.
Sentii il suo cazzo pulsare, capii che stava per riempirmi la bocca, ciucciai avida aspirando dal meato il suo imminente orgasmo, mentre lui mi teneva la testa premuta sull’uccello. Lo sentii eruttare, Ingoiai ingorda il suon seme che a fiotti mi inondava la bocca mentre, stimolata dal suo godimento e dalla sua appassionata lingua, esplosi a mia volta in un fantastico orgasmo. Era pazzesco venire mentre ingoiavo la sua sborra.
Quel porco continuò a lappare la figa anche dopo che ero venuta facendomi sussultare per la sensibilità della mia clitoride dopo l’orgasmo.
Ci ricomponemmo dopo qualche dolce bacino di reciproca gratitudine,
Guardai fuori, per fortuna non c’era più la nebbia ed era quasi ora di pranzo, chiesi a mio genero se si fermava a mangiare, era titubante perché mia figlia lo aspettava a casa, così telefonai alla mia bimba per invitarla a pranzo, accettò volentieri con piacere.
Luigi mi tenne la scala mentre finivamo di togliere le tende, era piacevole avvertire il suo sguardo puntato sulle mie parti intime.
Nel frattempo era arrivata Elisa, mangiammo discorrendo tra noi con piacere.
Mi figlia, sempre gentile, si alzò per fare il caffè mentre io sbarazzavo il tavolo e riempivo la lavastoviglie, si sporse per prendere il vasetto del caffè dal pensile e sfiorò la sua guancia con la mia, la sentii annusare, si girò verso di me sorridendo stupita, mi disse sussurrando: “ sei una troia mamma!… Ma anche con lui?” Sorrisi e feci spallucce: “Ne avevo bisogno!” Lei scoppiò a ridere, suo marito si girò a guardarci interrogativamente, non ricevette nessuna spiegazione.
Elisa sapeva tutto di me suo fratello e di tante altre mie avventure. Io ero al corrente di alcune sue scappatelle. Non avevamo mai avuto segreti l’una per l’altra.
Quando a metà pomeriggio decisero di andarsene, al momento dei saluti, mentre loro erano sul pianerottolo, dissi rivolta a Luigi: “Ci vediamo presto!” Mia figlia alle sue spalle mimò: “Troia!!” Io le sorrisi, e chiusi la porta alle loro spalle.


Eh si!… Le donne! Morale:

Gli uomini sono cacciatori solo quando le donne fingono di essere prede.
scritto il
2025-02-01
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