Trekking in montagna
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onilad54
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orge
Stavo camminando da circa un’ora e mezzo, ero partito con il buio, aiutato dal frontalino che mi illuminava il sentiero durante l’impervia salita fino alla piccola conca alpina. Si stava alzando il sole, le cime rocciose che circondavano il pianoro, dove mi trovavo, si stavano tingendo di rosa.
Lo scenario era semplicemente paradisiaco e maestoso.
Alcuni fringuelli alpini, si spostavano da una roccia all’altra sul prato d’alta quota, salutando la nascita del nuovo giorno. I rododendri, tingevano di macchie rosa la prateria alpina. Qua e là dei bellissimi gigli spuntavano sotto ai larici i quali crescevano stentati, deformati dal vento e dal gelo, ma resistenti, come tutti gli abitanti della montagna.
Ero stanco, avevo dormito poco durante la notte, il mio sacco a pelo non era il massimo della comodità, ma mi aveva protetto dal freddo della notte, a quelle quote l’escursione termica era notevole, anche se eravamo in Luglio, quando calava il sole, la temperatura si abbassava in fretta.
Avevo fatto colazione con una barretta ai frutti di bosco e poi mi ero messo in marcia.
Stavo salendo fino alle pendici del corno Rosso, sulla forcella dei Camosci, dove, al bivacco Palon, mi attendeva il mio amico Sergio, lo conoscevo bene già dalle elementari, durante la crescita non ci eravamo mai persi di vista, aveva ventidue anni e stava frequentando medicina all’università di Padova, era un tipo simpatico e cordiale, non era un palestrato, ma aveva un fisico abbastanza atletico.
Io invece lavoravo nella segheria di famiglia, un’attività avviata da mio nonno e che in futuro avrei portato avanti io, era un lavoro duro, ma mi piaceva.
Avevo un fisico robusto e muscoloso, d’altronde con il lavoro che facevo era inevitabile.
Ci volevamo molto bene. Ci accomunava anche qualche gioco bisex: Qualche volta, nell’età dell’adolescenza, ci eravamo fatti qualche sega reciproca, io una volta glielo avevo anche succhiato. Ormai era solo qualche ricordo di gioventù che nessuno di noi due aveva più rivangato.
Sergio era salito prima per portare in quota le provviste aiutato da due nostri amici che però non potevano fermarsi per più di un giorno.
Ero sudato, il peso dello zaino, carico di provviste, non mi aiutava, e adesso che la salita aveva ripreso ad essere erta sentivo la fatica, ma questo non mi scoraggiava, la prospettiva di passare una settimana lassù, mi galvanizzava, era un trekking che avevamo programmato da tempo.
Dopo un’ora di cammino la salita si fece meno ripida, ero quasi sulla forcella, da lontano vidi il bivacco, una piccola e tipica costruzione montana costruita ad opera del C.A.I. Quello sarebbe stato il nostro campo base per le varie escursioni che avevamo in programma. Dal camino usciva del fumo, già pregustavo qualcosa di caldo.
Vidi uscire dal piccolo edificio una bella ragazza bionda, mi avvicinai con curiosità, lei mi vide, alzò una mano in segno di saluto e il suo viso si illuminò di un bellissimo sorriso solare, mi disse ciao con un accento tipico dei paesi dell’est, era molto bella, con delle curve da capogiro, nei suoi occhi, di un bel bel colore azzurro chiaro, avrei potuto perdermi! Indossava dei pantaloncini da trekking neri molto attillati, che all’altezza del pube le disegnavano il sesso in maniera molto esplicita, sopra portava una maglietta ugualmente molto aderente, all’altezza dei seni, una bella terza direi, i capezzoli sembravano voler bucare l’indumento e rivelavano l’assenza del reggiseno. Aggiunse:”- Tu devi essere Giorgio. Sergio mi ha detto che ti stava aspettando.” Aggiunse:-“Mi chiamo Elzbieta” E mi porse la mano che strinsi.
La guardai interrogativamente, lei si spiegò:-“ Siamo arrivate da circa mezz’ora ed abbiamo parlato un po con il tuo amico”. “Siamo arrivate!”: La cosa si faceva interessante! Il mio sguardo cadde tra le sue cosce, lei, accorgendosene, mi sorrise seduttivamente civettuola.
Le chiesi di dov’era, lei mi disse che era polacca e proveniva da un paesino ai confini con l’Ucraina, e che lei e sua zia erano in italia per una vacanza che avevano da tempo programmato.
I genitori della ragazza erano italiani, si erano trasferiti giovanissimi in quel paese dell’est Europa per motivi di lavoro, quando ancora la zia che la accompagnava era bambina, ed è per questo che loro parlavano così bene italiano nonostante la nazionalità polacca.
La seguii nel piccolo rifugio.
Dentro la luce era scarsa, c’era una sola finestrella, ma era molto accogliente, lo spartano arredamento era tutto in pino grezzo e ben si adattava al contesto. C’era un solo locale, su un angolo c’erano due letti a castello sempre in legno, al centro un tavolo con sei sedie, sull’altro angolo c’era una stufa alimentata a legna che in quel momento era accesa, sopra bolliva un pentolino. Seduto su una cassapanca a fianco della stufa, Sergio aveva una tazza fumante in mano. Quando mi vide si alzò, ci salutammo calorosamente, mi versò un caffè bello caldo che gradii volentieri, ci scambiammo delle informazioni relative nostre rispettive famiglie. Mentre parlavamo entrò una bella signora, la salutai presentandomi, il suo accento straniero era più marcato della sua amica, Disse di chiamarsi Eva e di essere, come già informato, la zia di Elzbieta: Avrà avuto una sessantina d’anni, era piuttosto formosetta, più bassa della nipote, aveva i capelli di un colore biondo cenere, probabilmente tinti, il viso rotondetto gratificato da due bei occhi di un grigio molto chiaro, insoliti ma molto belli, la faccia era solcata da alcune leggere rughe, che non stonavano, anzi, la rendevano più espressiva. Delle civettuole efelidi impreziosivano le sue gote, nell’insieme era molto carina nonostante l’età e aveva un sorriso decisamente sensuale. Vestiva con un paio di pantaloncini rossi, molto larghi sulle cosce e bassi sul cavallo, con un civettuolo spacchetto sui lati, erano più da jogging che da trekking, sopra portava una maglietta bianca su dei seni di una bella quarta, leggermente cadenti, era palesemente senza reggiseno, visto che in trasparenza si vedevano la aureole sormontate da due bei cappezzoloni. Sprizzava sesso da tutti i pori, c’era un non so che di vagamente trasandato nel suo aspetto, che la rendeva sconcia al limite dell’osceno! Mi si rizzava il cazzo solo a guardarla. Tra l’altro io avevo una passione per le donne attempate.
Sergio dovette darmi una gomitata per scuotermi e distogliermi dai pensieri lubrici che Eva mi ispirava.
Ci sedemmo, noi sulla panca e loro sulle sedie, ci dissero che provenivano dal rifugio Pezzot che si trovava a tre ore di cammino da dove eravamo noi, dove si erano fermate per due giorni. Si trattava di un rifugio d’alta quota gestito del C.A.I., non offriva molti servizi: Un pasto caldo ed una branda dove dormire, una di quelle poche costruzioni rimaste con quel carattere essenziale di punto d’appoggio per alpinisti ed escursionisti.
Mentre parlavamo Eva aprì un pochino le gambe, impallidii: Lo spazio che si era creato tra il pantalone e la coscia mi permise di vedere che non portava l’intimo, vedevo perfettamente la sua bellissima patonza, arricchita da una folta e disordinata peluria grigia, le sue grosse labbra scure, quasi nere, sporgevano dal folto vello.
Cercavo di non guardare ma gli occhi cadevano sempre li! Quanto avrei voluto infilare il naso e la lingua in quella figa, nonostante non avesse un aspetto proprio pulito!
Continuammo a parlare, anche se era difficile concentrarsi, avevo il cazzo che mi scoppiava sui pantaloni.
La zia ci chiese se avevamo niente in contrario se si fossero fermate a dormire almeno per una notte, non ci sembrava vero, ovviamente gli dicemmo che ci faceva piacere la loro compagnia.
Ormai era quasi ora di pranzo, io che me la cavavo bene in cucina mi misi ai fornelli, mangiammo di gusto, come sempre capita in montagna, Eva mi fece i complimenti per come avevo cucinato, io approfittai: Con la scusa di ringraziarla mi sporsi per darle un bacio sulla guancia, sfiorandole le labbra e appoggiandogli una mano sulla coscia, quasi a sfiorargli la passera. Lei mi guardò con un suadente e civettuolo sorriso che mi provocò una nuova erezione, non mi sembrava che le dispiacesse. Sergio mi guardò fingendosi geloso dei complimenti, le donne scoppiarono a ridere, fingendosi contrito si guadagnò un bacio da Elzbieta.
Visto che io mi ero dedicato al pranzo, loro due rimisero in ordine.
Io e Sergio ci sedemmo sulla panca, ricavata da un vecchio tronco, che si trovava nel prato antistante il ricovero montano, sotto ad un vecchio larice.
Visto che eravamo soli ci scambiammo le nostre impressioni: Io gli dissi che Eva, secondo me, aveva una gran voglia di cazzo e che se capitava l’occasione non mi sarei tirato indietro. Lui sapeva della mia debolezza per le donne mature. Mi disse che si sarebbe fatto volentieri Elzbieta e che prima che se ne andassero ci avrebbe provato.
Le due belle gnocche, dopo aver riordinato l’interno del piccolo rifugio, ci raggiunsero sulla panchina.
Noi due proponemmo una breve escursione su una zona dove sapevamo che c’era una colonia di marmotte e c’era la concreta possibilità di vederne qualcuna.
Ormai amici, cominciammo la camminata scherzando e ridendo tra di noi, ad un certo punto della passeggiata, Sergio propose una scorciatoia, sulla destra c’era una ripida valletta che ci avrebbe portato in breve in quota, le ragazze ci precedevano, Davanti noi c’era Elzbieta che aveva i pantaloni infilati tra le chiappe ed evidenziavano la fessura della figa, sospettai che anche lei non avesse le mutandine.
Il panorama che ci circondava era splendido ma la nostra attenzione era rapita da altre bellezze!
Nella parte più ripida del percorso, c’era una scaletta dotata di un cordino di sicurezza, io e Sergio, grazie ai larghi pantaloncini indossati da Eva avemmo così la possibilità di ammirare, da sotto, degli interessanti scorci della sua bella gnoccona matura, lei era la prima della fila seguita da Elzbieta che accorgendosi dello spettacolo che ci stava regalando sua zia, le disse qualcosa in polacco ridacchiando, Lei si girò a guardarci e vedendo le nostre facce allupate, si piegò in due scompisciandosi dalle risate, contagiando la nipote che scoppiò a ridere a sua volta.
Dopo essersi riprese dallo scoppio di ilarità, ripresero la salita, scambiandosi delle battute in polacco che sembravano divertirle molto: Si stavano divertendo a nostre spese…Beh… D’altronde noi ci eravamo divertiti prima! Comunque, Eva, continuò la salita senza preoccuparsi di nascondere niente!
La scala finiva su un ripido sentiero, che in qualche minuto ci portò in una magnifica prateria d’alta quota, qua e la cosparsa da bellissimi cuscinetti rosa di muschio fiorito che crescevano sui sassi che costellavano il prato, delle sassifraghe di un bel colore lilla contendevano loro il terreno e qualche tardivo anemone punteggiava di bianco e giallo il tappeto erboso.
Prima di soffermarsi ad ammirare quella splendida fioritura, Ewa si piegò in avanti guardandosi tra le gambe, spostandosi i pantaloncini per rendersi conto di quello che noi avevamo visto, era girata verso di noi e in quella maniera ci dette l’opportunità di ammirare ancora una volta la sua pelosa passera, scoppiò nuovamente a ridere, accorgendosi della nuova gaffe, alzò la testa e ci guardò birichina, ammonendoci con il dito con finta riprovazione, divertita ci disse:-“Maialini!….. Non mi avete mica detto quello che si vedeva!…..Vi siete divertiti, vero?” Sorridendo maliziosa aggiunse:-“Saprò ricambiare!” Con un civettuolo gesto della mano, ci indicò di passare davanti a loro e riprendemmo il cammino.
Le sentivo ridacchiare dietro di noi, scambiandosi dei commenti nella loro lingua.
Svalicammo attraversando una facile cresta rocciosa, entrammo in una stupenda valletta, regno delle marmotte. I fischi degli animali di vedetta avvertirono il resto della colonia del nostro arrivo.
Presi la reflex ed il binocolo che avevo nello zaino, quest’ultimo lo passai ai miei compagni di escursione, io montai il mio cinquecento sulla macchina e mi appostai a scattare delle foto agli individui più coraggiosi, che non si erano rifugiati nelle loro tane, riuscii a fare dei bei scatti, il contesto era meraviglioso: Le cime facevano da cornice a quella bellissima conca dove il verde del prato era arricchito dall’esplosione di colori della fioritura tipica dell’alta quota, speravo di riuscire nel mio intento di trasferire le emozioni che provavo, davanti a tanta bellezza, sulle foto.
Mi girai per condividere con i miei compagni l’eccitazione del momento, Sergio accucciato dietro ad un masso abbracciava Elzbieta con un braccio, e le indicava le marmotte che lei stava ammirando con il binocolo. Qualche metro dietro a loro Eva era accucciata a terra e stava pisciando, non si era abbassata i pantaloncini, ma li aveva solamente spostati da una parte, tenendoli con una mano. La guardai stupito di quell’osceno ed inatteso spettacolo, lei mi fece segno di tacere portandosi l’indice alle labbra, mi sorrise alzando una spalla. Guardai quel liquido paglierino, che sgorgava dall’uretra, ben evidente tra le piccole labbra aperte, cadere a terra prima di disperdersi silenziosamente sull’erba del prato.!
Finì di pisciare, quel biondo liquido, che conoscevo bene per averlo assaggiato molte volte, imperlava il suo folto pelo grigio, gocciolando a terra. Lei scosse un attimo il bacino, e senza asciugarsi si sistemò i pantaloncini, avrei tanto voluto asciugargliela io quella bella patonza grossa e profumata! Il cazzo mi stava scoppiando nei pantaloni!
I nostri compagni non si accorsero di niente, erano occupati in altro: Il braccio di Sergio era sceso a sfiorare un seno di Elzbieta, lei continuava a guardare i simpatici animaletti, facendo finta di non accorgersene, abbassò il binocolo e si girò verso il mio amico, che la guardò negli occhi e si sporse a baciarla, lei aprì la bocca cercando la lingua di lui in un coinvolgente bacio.
Eva stava guardando i due neo amanti con interesse, con gli occhi che luccicavano di eccitazione, mi guardò, si passò la lingua tra le labbra in un inequivocabile gesto, allargò le gambe a mostrare per l’ennesima volta le sue intimità, ma questa vola era un esplicito invito! I suoi pantaloncini, all’altezza della figa, erano macchiati, probabilmente non solo di pipì!
Mi avvicinai, mi chinai a baciarla, lei mi infilò le mani sotto alla maglietta ad accarezzarmi i pettorali, la guardai nei suoi stupendi occhi, mi disse:-“Ti piacciono le vecchie!….Vero maiale?…..Guardami!…Potrei essere tua nonna!” La guardai serio, le infilai una mano dentro alla scollatura andando a palpargli un seno morbido e pieno al tatto, prima di baciarla di nuovo le risposi:-“ Le donne come te,….Della tua età, mi fanno impazzire!….Sono quelle più troie!” Lei mi guardò lussuriosa:-“Si!…Puoi stare sicuro…..Ti farò impazzire davvero!!” Aprì la sua bocca, cercando le mie labbra, ci baciammo slinguandoci, lei mi prese una mano e se la portò sulla coscia, infilandosela sotto ai pantaloncini, Le accarezzai la figa, le mie dita scivolarono nella sua passera sudata: I suoi peli grigi erano appiccicosi, infilai due dita nella sua patonza matura, era un lago! Le piaceva quello che le stavo facendo, mugolava dal piacere, sentii la sua lingua farsi più vorace nella mia bocca, i suoi gemiti soffocati dal bacio.
Ci alzammo e ci stendemmo nel prato erboso per essere più comodi, mi portai le dita che avevano esplorato la sua figa al naso: L’odore era pazzesco! Il forte aroma della sua urina si mescolava a quello dei suoi umori, più recenti e meno, in un connubio che mi faceva impazzire dalla libidine! Era un odore tremendamente afrodisiaco! Lei vide il mio gesto, mi disse :-“Scusami…Ma qua l’igiene è un optional” La guardai sorridendo, mi annusai di nuovo le dita e le leccai, ricambiò il mio sorriso passandosi ancora una volta le la lingua sulle labbra, aggiunse:-“porco!!”
Non so se fosse solo una questione di poca igiene dovuta a quella particolare situazione o fosse dovuto ad una sua scarsa propensione al sapone, visto che aveva pisciato senza asciugarsi la figa!!
Guardai quello che stavano facendo gli altri due nostri compagni: Elzbieta era stesa sull’erba, non indossava più i pantaloncini. Sergio aveva la faccia affondata tra le sue cosce e le stava leccando la figa, Lei gemeva e sussultava sotto i suoi colpi di lingua, si dimenava tenendo il suo neo amante per i capelli. Si girò a guardare sua zia: Vidi che si sorridevano complici. Erano veramente due grandi troie!
Le aprii le gambe e mi abbassai in mezzo alle sue cosce, lei mi fermò:-“No!!…Non sono pulita li sotto!…Non mi sono potuta lavare in questi giorni,…Hai già sentito l’odore, no?!” Le risposi:-“ Non preoccuparti, a me piace proprio così, sono un buongustaio!” Mi sorrise in maniera sensuale e maliziosa:-“Sei veramente un giovane porco!”
Mi riabbassai portando la mia faccia tra le sue gambe. Non ebbi bisogno di togliere i pantaloncini, erano talmente larghi sulle cosce, che mi bastò spostarli: Lo spettacolo era a dir poco osceno!! Il pelo grigio era appiccicato a ciocche, ancora bagnato del piscio che era appena sgorgato dalla sua figa. Quando gli aprii le grandi labbra con le mani, fui investito da un afrore molto forte, tra le pieghe delle labbra più interne ed all’altezza dell’uretra c’erano abbondanti tracce di una cremina bianca, che probabilmente era in parte la causa di quell’intenso odore.
Guardai quella bella figa matura, tenuta decisamente molto al naturale, infilai la lingua nelle pieghe più nascoste delle sue labbra alla ricerca dei suoi più reconditi sapori. Il gusto era, salato e dolciastro allo stesso tempo, con tracce amarognole. Il pelo bagnato, impregnato dei suoi odori mi solleticava il naso. Quell’opera di pulizie mi eccitava fuori ogni misura.
Lei aveva puntato i talloni a terra e si era alzata con il bacino, mi prese la testa, mi guardava mentre la leccavo e urlava di piacere:-“Lecca Maiale!…Leccami tutta!….Se ti piace bella vissuta, lì ne hai finché vuoi per soddisfare i tuoi gusti!” Le succhiai la clitoride, aspirandola tra le labbra. Lei gemeva cercando il mio sguardo.
La sentii sussultare e dimenarsi dal mio fare, allungai le mani sotto alla maglietta andando a palpare i suoi grossi seni leggermente cadenti e morbidi, gli strinsi i grossi capezzoli tra le dita. la sentii urlare e tremare tutta per l’orgasmo che la stava squassando.
Non era l’unica che stava urlando: Dietro di noi, Elzbieta era seduta sul cazzo di Sergio urlando il suo piacere, si dimenava forsennatamente, con le braccia rivolte all’indietro e le mani appoggiate sulle cosce del suo amante. Le sue belle tette, libere dalla maglietta, sobbalzavano ad ogni affondo, lo spettacolo era licenziosamente arrapante.
Sergio la teneva per i fianchi premendola contro il cazzo per penetrarla più a fondo possibile, completando l’operazione alzandosi sul bacino.
Erano bellissimi.
Eva si stava rilassando dall’orgasmo, aveva gli occhi chiusi, le onde di piacere stavano scemando, sussultava leggermente assaporando gli ultimi residui di estatica goduria.
La leccavo piano, passando dolcemente con la punta della lingua lungo tutta la sua fessura che mi si offriva aperta, come un fiore sbocciato, di cui assaporavo il nettare.
La girai, lei non voleva:-“ Ma non ti fa schifo?…..Guarda che mica è tanto pulito…Lo sai vero?” Le sorrisi e replicai:-“E’ proprio quello che spero, se non sa di niente che gusto c’è!” La convinsi, nonostante qualche reticenza iniziale si lasciò fare. Avevo davanti il suo bellissimo culo, le allargai le chiappe, un alone più scuro disegnava la fessura tra le natiche, nel mezzo una rada peluria, dalla figa, arrivava fino alla scura rosetta dell’ano. Si sprigionò un odore osceno, fantasticamente inebriante ed eccitante, ci infilai il naso annusando a fondo quei forti effluvi anali, infilai la lingua in quel buco del culo sozzo, gustandomi quel sapore leggermente amaro, che già conoscevo per aver già vissuto situazioni analoghe. Anche se, per esperienza, sapevo che ogni figa ed ogni culo hanno il proprio sapore ed odore!
Dapprima restia, ora se lo lasciava leccare con piacere, alzando il culo per agevolare la mia opera di pulizia. Lei farfugliava in polacco dimenandosi forsennatamente, poi in italiano mi incitò:- Leccami il culo maiale, ti piace la mia puzza vero?…Sei un porco!…Pulisci bene che ho bisogno di un bel bidè!!” Continuai a leccare fino a quando l’odore dei suoi umori anali era quasi sparito!
La feci girare supina, gli scivolai sopra, cercando di non pesarle troppo addosso, lei allargò le gambe, la penetrai piano, scivolando dentro lentamente, la sentii allargarsi ed avvolgermi il cazzo. Spinsi bene la verga fino in fondo.
La guardai chiudere gli occhi, sentii che mi si spingeva contro con il bacino tremando, le sue cosce mi cingevano i fianchi imprigionandomi con le gambe, gemeva sincronizzando i lamenti di piacere con le mie spinte.
La baciai, intrecciando la mia lingua con la sua, condividendo con lei i forti ed estasianti sapori che mi aveva regalato poco prima.
La sentii eccitata dai suoi stessi odori e sapori, con voce roca e mentre ansimava allupata, guardandomi negli occhi mi disse:-“Ti sono piaciuti il mio culo e la mia figa belli sporchi?….La tua bocca puzza da morire maiale!!…Ti piacciono le vecchie troie e sporcaccione come me, vero?…Ti piacciono le fighe mature e puzzolenti, non è vero?” Nel frattempo che parlava si dimenava contro la mia verga, infoiata dalle sue stesse parole, Io la pistonavo tremendamente eccitato, coinvolto dalla voglia e dalla libidine di quella vecchia troia polacca!
Mentre continuavo a scoparla, con una mano raggiunsi il buco del culo e le in filai dentro un dito:-“Oh, sì…Bravo…Spingimelo dentro bene…Mettilo in culo alla nonna, bastardo!!”
A quelle parole non capii più niente: La presi per i capelli, le rovesciai la testa all’indietro e mi avventai a morderle il collo, a succhiarlo e baciarlo, mentre le spingevo il cazzo su per l’utero. Lei urlava dal piacere:-“Sei un bastardo!…Scopami!…Spaccami tutta, sfondami!…Di più!…Spingi di più”
Sentivo lo sperma salire dalle palle, stavo per venire!
Glielo dissi, lei urlando mi piantò le unghie sulla schiena:-“Si sborrami tutta!…Vieni dai, che vengo anch’io…Dai riempi la tua vecchia scrofa!!”
Sentii il mio cazzo eruttare una quantità enorme di sperma che allagò quella gran figona, sentivo il mio uccello nuotare all’interno della sua calda vagina, una parte uscì bagnandomi i coglioni.
Lei, incontrollabile diceva cose senza senso, spingendosi contro il cazzo ad assaporare la mia calda sborra dentro di sé, tremava e sussultava urlando e continuando a graffiarmi l schiena. Venne urlando come una pazza, gridando in polacco, sighiozzava perfino!
Scivolai di lato, mi stesi esausto appagato a fianco a lei, mi alzai su un gomito a guardarla, mi sorrise:-“Avevo proprio bisogno di farmi scopare da un giovane come tè…Bravo!…Sei stato bravo! Mi hai scopato proprio bene!!”
Le sorrisi, guardai in basso, il pelo grigio della sua figa era lordato dalla mia bianca e cremosa sborra, era oscena!
Mi ricordai degli altri due: Ezbieta era accovacciata sopra la faccia di Sergio e le stava riversando in bocca il suo stesso sperma, lui aveva la bocca aperta con la lingua fuori protesa verso la patonza sozza della sua amica, lei mentre scendeva la sborra, guardava lubrica tra le sue gambe, la troia voleva vedere il suo amante cibarsi di quel lattiginoso liquido!
Il mio cazzo diventò duro all’istante, mi alzai ed andai a baciare Elzbieta che puzzava del cazzo di Sergio, le palpai i seni belli sodi, mi misi in piedi e le misi il cazzo, sporco della figa di sua zia, davanti alle labbra, lei tirò fuori la lingua andando a leccare il glande, suggendo le gocce di sperma che erano uscite quando mi si era rizzato di nuovo. Capii che le sue mire però erano altre: Dopo aver riempito la bocca di Sergio, si disinteressò del mio cazzo e si alzò avventandosi tra le cosce di sua zia a leccare lo sperma che usciva dalla vagina, e che scendeva fino sul buco del culo per poi gocciolare sull’erba, sembrava impazzita dalla libidine, prima leccò tutta la fessura ripulendola bene e spingendosi fino sul culo, poi a bocca aperta infilò la lingua nel suo condotto vaginale, ed infine si dedico ai peli pulendo con la lingua dagli ultimi residui seme!
Capii che non era la prima volta che leccava la figa alla zia, la quale aveva messo i piedi sulla schiena della nipotina e teneva le gambe aperte strizzandosi le grosse tette. Era una scena indescrivibilmente oscena ed eccitante.
Sentii qualcosa di caldo avvolgere il mio cazzo: Sergio mi stava pompando, eccitato dalla vista di quelle due troie, non aveva saputo resistere al mio cazzo duro e con reminiscenza di fatti accaduti molto tempo prima, me lo aveva preso in bocca e mi stava portando velocemente all’orgasmo, venni riversando nella sua bocca la mia seconda sborrata della giornata. Sergio la ingoiò con gusto e poi allungò il braccio fino al mio collo ed avvolgendolo con la sua mano mi abbassò verso di sé infilandomi la lingua in bocca. non avevo mai baciato un uomo, ma fu naturale aprire la bocca ed accettare il suo bacio assieme ai residui della mia sborra.
Eva venne sotto le sapienti slinguate di Elzbieta.
Ci rivestimmo.
Elzbieta, prima di rivestirsi, si accucciò sul prato a pisciare davanti a noi, Sergio da dietro le infilò una mano a coppa sotto al culo. la ritirò piena di piscio che si portò alle labbra bevendo, io lo imitai, lei ridendo disse:-“Prego fatevi avanti!… Il bar è aperto, scoppiammo tutti a ridere!
Eva si rimise i suoi pantaloncini lerci.
Ci apprestammo al ritorno. Mentre camminavamo notai che i pantaloncini di Eva erano diventati solamente una strisciolina di stoffa all’altezza del culo, che si spostava ad ogni passo, ora a destra, ed ora a sinistra, lasciando tutto in bella vista, non era possibile distogliere lo sguardo da quel sordido e lubrico spettacolo: Il mio cazzo non aveva pace, stava già ritornando duro.
In breve giungemmo al nostro ricovero montano. Ormai era ora di cena, mangiammo del minestrone in scatola, alle due italo polacche piacque, a me e Sergio decisamente molto meno, ma almeno era caldo. Come secondo feci una frittata con del formaggio a cui facemmo molto più onore del primo piatto.
Caricammo bene la stufa di legna, in breve nel piccolo e rustico locale si diffuse un piacevole tepore.
Eva si tolse i pantaloncini che erano così sozzi da essere diventati quasi rigidi che se li piegavi si rompevano! Frugò nello zaino ed estrasse una corta gonnellina da escursionismo, non so da dove venisse, ma indossata senza mutande era tutto un programma! Da noi c’erano delle gonna pantalone da trekking ma era la prima volta che vedevo una gonna per tale uso. Lei prese i pantaloncini, che si era tolta e me li tirò addosso, dicendomi:-“Annusa porco!” Li presi al volo e me li portai al naso, annusando la parte del minuscolo indumento che era stata appoggiato alla sua figa: L’odore era terribilmente indecente e dissoluto. L’odore di urina era quello più intenso e speziato, seguito da quello dei suoi umori, più dolce ed aromatico. Il connubio mi fece drizzare il cazzo all’istante! Sniffai a lungo quel fantastico lordume.
Eva si alzò la gonnellina con le mani, allargò le gambe e si sporse in avanti con il bacino, piegandosi leggermente sulle ginocchia. E stando in quella posizione oscena mi disse:-“E se non fosse abbastanza vieni qua ad annusare, direttamente alla fonte!!” La guardai eccitato e le dissi:-“Sei una gran vacca mia cara Eva!” Lei mi sorrise maliziosa:-“ E’ vero, me lo dice sempre anche quel cornuto di mio marito!” Scoppiammo tutti a ridere.
Ci preparammo per la notte, le due donne ci chiesero se potevano scegliere i giacigli posti più in basso sui letti a castello, noi galantemente non facemmo nessuna obiezione, loro si spogliarono nude, tirarono fuori i sacchi a pelo dagli zaini e li stesero sopra ai materassi e ci si in filarono dentro.
Sergio caricò di legna la stufa perché ci riscaldasse durante la fredda notte alpina, restammo d’accordo che ci faremmo alternati nei successivi carichi di combustibile.
In pochi minuti le due belle gnoche si addormentarono, provate dalla lunga giornata.
Io e Sergio rimanemmo alzati a chiaccherare ancora un pò. io tirai fuori dallo zaino una bottiglietta di grappa invecchiata.
Il locale buio era rischiarato dagli sprazzi di luce che filtrava dalle fessure della stufa mentre la legna ardeva scoppiettando, il tenue bagliore proiettato sulle pareti dava vita a delle ombre che danzavano giocose, rincorrendosi lungo il perimetro del piccolo rifugio.
Sergio mi disse che era ancora eccitato, che quella ultima dimostrazione di dissolutezza da parte di Eva glielo aveva fatto ridiventare duro e adesso aveva bisogno di sfogarsi! Io risi e gli dissi che avremmo dovuto svegliare le due maialone.
Lui mi guardò serio, si sbottonò i pantaloni, se lo tirò fuori e mi disse:-“Guarda in che condizioni sono!” Mi guardò sorridendomi:-“Potresti succhiarmelo tu, dopotutto sei in debito!” Gli guardai il cazzo: Bello duro e grosso, molto attraente, sentii il mio uccello rispondere immediatamente a quella vista, glielo presi in mano toccandolo ed accarezzandogli la cappella, gli dissi:-“Non è che sei diventato finocchio, per caso?….Beh in effetti potrei farti un pompino, senza disturbare quelle due povere donzelle!” Gli sorrisi sornione:-“D’altronde se e non ci si aiuta tra amici!”. Mi abbassai verso il suo cazzo, erano tre giorni che era lassù senza potersi lavare in maniera decente, lo annusai: Odorava intensamente di piscio, di sborra e dell’odorosa figa di Elzbieta! Di più non potevo chiedere! Me lo strofinai sulle labbra, sulle gote e su tutto il resto della faccia! Volevo impregnarmi la faccia dei suoi odori!
Sentire quel membro duro, caldo e morbido accarezzarmi il viso mi mandava in estasi. Aprii la bocca e gli succhiai la cappella lorda del precum, che abbondante usciva dal suo meato, mi gustai il sapore dolce di quel nettare ed il gusto salato dei residui dell’urina delle precedenti pisciate. Cazzo!….Era buonissimo!!!
Mi stavo rendendo conto che l’uccello mi stava piacendo tanto quanto la figa!…… Cazzo!….Non c’erano dubbi che avevo delle tendenze perlomeno bisex!…Era una scoperta abbastanza sconvolgente, ma assolutamente non spiacevole.
Sentii le sue mani prendermi la testa e spingerla verso il sua verga per spingermela fino in gola, il suo bacino si mosse per spingermelo ancora più in fondo! Lo sentii gemere sommessamente emettendo dei versi gutturali di piacere.
Gli tolsi i pantaloni e le mutande, che notai belle vissute, gli alzai le gambe, lo feci scivolare in avanti sulla sedia e mi feci appoggiare i suoi piedi sulla schiena, gli leccai le palle grosse e sudate. Avvertii l’odore proveniente dal suo culo, gli allargai le natiche: Avevo davanti a me il suo buco del culo, contornato da lunghi peli neri, misi la faccia in mezzo alle sue chiappe tremendamente odorose, infilai la lingua nel suo retto, spingendola dentro tutta, quasi ad incularlo oralmente.
Sergio non poteva urlare per non svegliare le due dormienti, lo sentivo aspirare forte l’aria attraverso i denti ed ansimare, mi prese per i capelli spingendomi la faccia tra le natiche. Stimolato dai suoi versi di piacere e dal suo osceno sapore, lo leccai a lungo, fino a quando mi chiese farlo venire.
Mi dedicai nuovamente al cazzo per esaudire la sua richiesta, lo presi in bocca pompandolo con bramosia, i movimenti ritmici del bacino e le sue parole, mi incitavano a succhiarlo con maggiore e lussuriosa enfasi:-“Bravo! Ciucciamelo tutto!…Dai che ti sborro in bocca, finocchio di merda!” Spinse il bacino verso l’alto,
aggiunse:-“Sborro!….Cazzo ti sto sborrando in bocca!…Manda giù tutto troia!!!” Sentii dei copiosi getti di sborra riempirmi la bocca, ingoiai tutto quel gustosissimo nettare senza perderne neanche un goccio! Gli leccai la cappella, strizzandogli il cazzo per far uscire le ultime gocce di quel pastoso e dolce liquido, di cui mi scoprivo ghiotto. Lo sentii rilassarsi dopo l’orgasmo di cui ero stato l’artefice,
Alzai la testa, Sergio mi sorrideva stupito:-“Cazzo che servizietto che mi hai fatto……Mi sembra che ti piaccia il cazzzo!” Lo baciai infilandogli la lingua in bocca, rendendolo partecipe della sua sborrata, lui ricambiò con piacere, mentre mi prendeva in mano il cazzo durissimo.
Mi chiese se poteva ricambiare, mi guardò lussurioso :-“Ho voglia della tua sborra, quella di oggi era saporitissima, fammela assaggiare ancora!” Mi aprii i pantaloni e tirai fuori il mio cazzo che perdeva bave di presperma sottoforma di argentei filamenti. Lo guardai arrapato:-“Prego e’ tutto tuo”
Si fiondò sul mio cazzo, ero eccitatissimo, venni nel giri di tre minuti.
Sergio ingoiò tutto con molto piacere.
Si alzò leccandosi le labbra, rese lucide dal mio sperma. Non resistetti: Mi attaccai alle sue labbra, rese appiccicose dalla mia sborra, gli infilai la lingua in bocca alla ricerca del mio stesso seme che adoravo.
Ancora nudo caricai di nuovo la stufa ed andammo a dormire.
Mi svegliai con la sensazione di aver dormito per parecchie ore, in realtà erano passate solamente tre ore, erano le una. Cercai di mettere a fuoco ciò che mi aveva svegliato, nella penombra vidi Eva in piedi nuda, mi vide sveglio, mi guardò sorridendomi imbarazzata e mi chiese parlando sottovoce:-“Devo fare pipì, mo ho paura ad uscire da sola, per favore mi accompagneresti?” Le sorrisi:-“Con piacere!” Mi sorrise a sua volta:-“Ma sei proprio un maiale pensi sempre a quello!” Mi sorrise nuovamente, fingendosi rassegnata:-“Dai….Per ripagarti del favore ti lascio guardare.” indossai un maglia, lei una felpa. Uscimmo dalla porta facendo meno rumore possibile, faceva freddo, lei si accucciò a pochi passi dall’entrata, con le gambe larghe rivolte verso di me, approfittai anch’io per pisciare a mia volta, per avere una visuale migliore sulle sue intimità mi accucciai davanti a lei, a circa un metro di distanza e urinai in quella posizione. Dalla sua figa uscì uno scrosciante getto di liquido dorato che a contatto con il terreno freddo produsse una nuvola di vapore fumante che venne dalla mia parte, io inalai qell’afrodisiaco aerosol di piscio, apprezzandone l’odore speziato. Mi lasciai andare a mia volta facendo una bella pisciata, solamente che avendo il cazzo a mezza erezione, il mio zampillo raggiunse Eva bagnandole le gambe ed un po anche la felpa, lei scoppiò a ridere divertita:-“Maiale!…Cosa fai!?…Mi pisci addosso?” Risi a mia volta scusandomi:-“Per scusarmi te la asciugo, va bene?” Lei acconsentì con piacere.
Si alzò in piedi, a gambe larghe, mentre ancora un rivolo di piscia le usciva dall’uretra scorrendo in parte lungo le gambe., si spostò verso di me che ero ancora accucciato a terra, mi mise la figa, che stava ancora colando, a qualche centimetro dalla faccia. L’odore di piscia fresca mi invase le narici. Tirai fuori la lingua e la passai tra le sue labbra intercettando gli ultimi fiotti di ambrato liquido, la leccai per bene, bevendo le ultime gocce calde che ancora sgorgavano, la asciugai ber benino, mentre io continuavo svuotarmi sul terreno, leccai anche parte di quel speziato liquido che le era scivolato lungo le cosce.
Mi alzai e lei volle baciarmi, avevo la faccia abbondantemente bagnata di pipì, che lei leccò, mi disse:-“Come mi piace la mia piscia!” Che vacca che era! Senza aggiungere altro si abbassò a ripulire il cazzo dalle gocce del liquido paglierino che ancora imperlavano il glande, fece schioccare la lingua per il gradito ed estasiante sapore, mi baciò ancora:-“Che freddo….Dai che entriamo.” Misi ancora due ciocchi di legna nella stufa, per alimentare il fuoco quasi spento.
Eva mi disse che aveva molto freddo e se me la sentivo di entrare nel sacco a pelo con lei per scaldarci vicendevolmente. Accettai, con qualche difficoltà mi infilai dentro con lei in quel stretto ed avvolgente giaciglio, effettivamente era gelata. La abbracciai infilando una mia gamba tra le sue, ancora umide della nostra urina, ci baciammo con trasporto, lei mi disse:-“Potrei anche innamorarmi di un bel ragazzo come te!” Le baciai gli occhi e la punta del naso gelata, la sentii sospirare nel buio e stringermi con amore. portai una mia mano sul culo a sfiorarle l’ano, lei mi baciò ancora con trasporto:-“Sei un porco!” Sorrisi nel buio stringendola contro di me con amorevole trasporto.
Stava nascendo un morboso amore! Forse mi stavo innamorando di quella fantastica troiona matura!!
Lo scenario era semplicemente paradisiaco e maestoso.
Alcuni fringuelli alpini, si spostavano da una roccia all’altra sul prato d’alta quota, salutando la nascita del nuovo giorno. I rododendri, tingevano di macchie rosa la prateria alpina. Qua e là dei bellissimi gigli spuntavano sotto ai larici i quali crescevano stentati, deformati dal vento e dal gelo, ma resistenti, come tutti gli abitanti della montagna.
Ero stanco, avevo dormito poco durante la notte, il mio sacco a pelo non era il massimo della comodità, ma mi aveva protetto dal freddo della notte, a quelle quote l’escursione termica era notevole, anche se eravamo in Luglio, quando calava il sole, la temperatura si abbassava in fretta.
Avevo fatto colazione con una barretta ai frutti di bosco e poi mi ero messo in marcia.
Stavo salendo fino alle pendici del corno Rosso, sulla forcella dei Camosci, dove, al bivacco Palon, mi attendeva il mio amico Sergio, lo conoscevo bene già dalle elementari, durante la crescita non ci eravamo mai persi di vista, aveva ventidue anni e stava frequentando medicina all’università di Padova, era un tipo simpatico e cordiale, non era un palestrato, ma aveva un fisico abbastanza atletico.
Io invece lavoravo nella segheria di famiglia, un’attività avviata da mio nonno e che in futuro avrei portato avanti io, era un lavoro duro, ma mi piaceva.
Avevo un fisico robusto e muscoloso, d’altronde con il lavoro che facevo era inevitabile.
Ci volevamo molto bene. Ci accomunava anche qualche gioco bisex: Qualche volta, nell’età dell’adolescenza, ci eravamo fatti qualche sega reciproca, io una volta glielo avevo anche succhiato. Ormai era solo qualche ricordo di gioventù che nessuno di noi due aveva più rivangato.
Sergio era salito prima per portare in quota le provviste aiutato da due nostri amici che però non potevano fermarsi per più di un giorno.
Ero sudato, il peso dello zaino, carico di provviste, non mi aiutava, e adesso che la salita aveva ripreso ad essere erta sentivo la fatica, ma questo non mi scoraggiava, la prospettiva di passare una settimana lassù, mi galvanizzava, era un trekking che avevamo programmato da tempo.
Dopo un’ora di cammino la salita si fece meno ripida, ero quasi sulla forcella, da lontano vidi il bivacco, una piccola e tipica costruzione montana costruita ad opera del C.A.I. Quello sarebbe stato il nostro campo base per le varie escursioni che avevamo in programma. Dal camino usciva del fumo, già pregustavo qualcosa di caldo.
Vidi uscire dal piccolo edificio una bella ragazza bionda, mi avvicinai con curiosità, lei mi vide, alzò una mano in segno di saluto e il suo viso si illuminò di un bellissimo sorriso solare, mi disse ciao con un accento tipico dei paesi dell’est, era molto bella, con delle curve da capogiro, nei suoi occhi, di un bel bel colore azzurro chiaro, avrei potuto perdermi! Indossava dei pantaloncini da trekking neri molto attillati, che all’altezza del pube le disegnavano il sesso in maniera molto esplicita, sopra portava una maglietta ugualmente molto aderente, all’altezza dei seni, una bella terza direi, i capezzoli sembravano voler bucare l’indumento e rivelavano l’assenza del reggiseno. Aggiunse:”- Tu devi essere Giorgio. Sergio mi ha detto che ti stava aspettando.” Aggiunse:-“Mi chiamo Elzbieta” E mi porse la mano che strinsi.
La guardai interrogativamente, lei si spiegò:-“ Siamo arrivate da circa mezz’ora ed abbiamo parlato un po con il tuo amico”. “Siamo arrivate!”: La cosa si faceva interessante! Il mio sguardo cadde tra le sue cosce, lei, accorgendosene, mi sorrise seduttivamente civettuola.
Le chiesi di dov’era, lei mi disse che era polacca e proveniva da un paesino ai confini con l’Ucraina, e che lei e sua zia erano in italia per una vacanza che avevano da tempo programmato.
I genitori della ragazza erano italiani, si erano trasferiti giovanissimi in quel paese dell’est Europa per motivi di lavoro, quando ancora la zia che la accompagnava era bambina, ed è per questo che loro parlavano così bene italiano nonostante la nazionalità polacca.
La seguii nel piccolo rifugio.
Dentro la luce era scarsa, c’era una sola finestrella, ma era molto accogliente, lo spartano arredamento era tutto in pino grezzo e ben si adattava al contesto. C’era un solo locale, su un angolo c’erano due letti a castello sempre in legno, al centro un tavolo con sei sedie, sull’altro angolo c’era una stufa alimentata a legna che in quel momento era accesa, sopra bolliva un pentolino. Seduto su una cassapanca a fianco della stufa, Sergio aveva una tazza fumante in mano. Quando mi vide si alzò, ci salutammo calorosamente, mi versò un caffè bello caldo che gradii volentieri, ci scambiammo delle informazioni relative nostre rispettive famiglie. Mentre parlavamo entrò una bella signora, la salutai presentandomi, il suo accento straniero era più marcato della sua amica, Disse di chiamarsi Eva e di essere, come già informato, la zia di Elzbieta: Avrà avuto una sessantina d’anni, era piuttosto formosetta, più bassa della nipote, aveva i capelli di un colore biondo cenere, probabilmente tinti, il viso rotondetto gratificato da due bei occhi di un grigio molto chiaro, insoliti ma molto belli, la faccia era solcata da alcune leggere rughe, che non stonavano, anzi, la rendevano più espressiva. Delle civettuole efelidi impreziosivano le sue gote, nell’insieme era molto carina nonostante l’età e aveva un sorriso decisamente sensuale. Vestiva con un paio di pantaloncini rossi, molto larghi sulle cosce e bassi sul cavallo, con un civettuolo spacchetto sui lati, erano più da jogging che da trekking, sopra portava una maglietta bianca su dei seni di una bella quarta, leggermente cadenti, era palesemente senza reggiseno, visto che in trasparenza si vedevano la aureole sormontate da due bei cappezzoloni. Sprizzava sesso da tutti i pori, c’era un non so che di vagamente trasandato nel suo aspetto, che la rendeva sconcia al limite dell’osceno! Mi si rizzava il cazzo solo a guardarla. Tra l’altro io avevo una passione per le donne attempate.
Sergio dovette darmi una gomitata per scuotermi e distogliermi dai pensieri lubrici che Eva mi ispirava.
Ci sedemmo, noi sulla panca e loro sulle sedie, ci dissero che provenivano dal rifugio Pezzot che si trovava a tre ore di cammino da dove eravamo noi, dove si erano fermate per due giorni. Si trattava di un rifugio d’alta quota gestito del C.A.I., non offriva molti servizi: Un pasto caldo ed una branda dove dormire, una di quelle poche costruzioni rimaste con quel carattere essenziale di punto d’appoggio per alpinisti ed escursionisti.
Mentre parlavamo Eva aprì un pochino le gambe, impallidii: Lo spazio che si era creato tra il pantalone e la coscia mi permise di vedere che non portava l’intimo, vedevo perfettamente la sua bellissima patonza, arricchita da una folta e disordinata peluria grigia, le sue grosse labbra scure, quasi nere, sporgevano dal folto vello.
Cercavo di non guardare ma gli occhi cadevano sempre li! Quanto avrei voluto infilare il naso e la lingua in quella figa, nonostante non avesse un aspetto proprio pulito!
Continuammo a parlare, anche se era difficile concentrarsi, avevo il cazzo che mi scoppiava sui pantaloni.
La zia ci chiese se avevamo niente in contrario se si fossero fermate a dormire almeno per una notte, non ci sembrava vero, ovviamente gli dicemmo che ci faceva piacere la loro compagnia.
Ormai era quasi ora di pranzo, io che me la cavavo bene in cucina mi misi ai fornelli, mangiammo di gusto, come sempre capita in montagna, Eva mi fece i complimenti per come avevo cucinato, io approfittai: Con la scusa di ringraziarla mi sporsi per darle un bacio sulla guancia, sfiorandole le labbra e appoggiandogli una mano sulla coscia, quasi a sfiorargli la passera. Lei mi guardò con un suadente e civettuolo sorriso che mi provocò una nuova erezione, non mi sembrava che le dispiacesse. Sergio mi guardò fingendosi geloso dei complimenti, le donne scoppiarono a ridere, fingendosi contrito si guadagnò un bacio da Elzbieta.
Visto che io mi ero dedicato al pranzo, loro due rimisero in ordine.
Io e Sergio ci sedemmo sulla panca, ricavata da un vecchio tronco, che si trovava nel prato antistante il ricovero montano, sotto ad un vecchio larice.
Visto che eravamo soli ci scambiammo le nostre impressioni: Io gli dissi che Eva, secondo me, aveva una gran voglia di cazzo e che se capitava l’occasione non mi sarei tirato indietro. Lui sapeva della mia debolezza per le donne mature. Mi disse che si sarebbe fatto volentieri Elzbieta e che prima che se ne andassero ci avrebbe provato.
Le due belle gnocche, dopo aver riordinato l’interno del piccolo rifugio, ci raggiunsero sulla panchina.
Noi due proponemmo una breve escursione su una zona dove sapevamo che c’era una colonia di marmotte e c’era la concreta possibilità di vederne qualcuna.
Ormai amici, cominciammo la camminata scherzando e ridendo tra di noi, ad un certo punto della passeggiata, Sergio propose una scorciatoia, sulla destra c’era una ripida valletta che ci avrebbe portato in breve in quota, le ragazze ci precedevano, Davanti noi c’era Elzbieta che aveva i pantaloni infilati tra le chiappe ed evidenziavano la fessura della figa, sospettai che anche lei non avesse le mutandine.
Il panorama che ci circondava era splendido ma la nostra attenzione era rapita da altre bellezze!
Nella parte più ripida del percorso, c’era una scaletta dotata di un cordino di sicurezza, io e Sergio, grazie ai larghi pantaloncini indossati da Eva avemmo così la possibilità di ammirare, da sotto, degli interessanti scorci della sua bella gnoccona matura, lei era la prima della fila seguita da Elzbieta che accorgendosi dello spettacolo che ci stava regalando sua zia, le disse qualcosa in polacco ridacchiando, Lei si girò a guardarci e vedendo le nostre facce allupate, si piegò in due scompisciandosi dalle risate, contagiando la nipote che scoppiò a ridere a sua volta.
Dopo essersi riprese dallo scoppio di ilarità, ripresero la salita, scambiandosi delle battute in polacco che sembravano divertirle molto: Si stavano divertendo a nostre spese…Beh… D’altronde noi ci eravamo divertiti prima! Comunque, Eva, continuò la salita senza preoccuparsi di nascondere niente!
La scala finiva su un ripido sentiero, che in qualche minuto ci portò in una magnifica prateria d’alta quota, qua e la cosparsa da bellissimi cuscinetti rosa di muschio fiorito che crescevano sui sassi che costellavano il prato, delle sassifraghe di un bel colore lilla contendevano loro il terreno e qualche tardivo anemone punteggiava di bianco e giallo il tappeto erboso.
Prima di soffermarsi ad ammirare quella splendida fioritura, Ewa si piegò in avanti guardandosi tra le gambe, spostandosi i pantaloncini per rendersi conto di quello che noi avevamo visto, era girata verso di noi e in quella maniera ci dette l’opportunità di ammirare ancora una volta la sua pelosa passera, scoppiò nuovamente a ridere, accorgendosi della nuova gaffe, alzò la testa e ci guardò birichina, ammonendoci con il dito con finta riprovazione, divertita ci disse:-“Maialini!….. Non mi avete mica detto quello che si vedeva!…..Vi siete divertiti, vero?” Sorridendo maliziosa aggiunse:-“Saprò ricambiare!” Con un civettuolo gesto della mano, ci indicò di passare davanti a loro e riprendemmo il cammino.
Le sentivo ridacchiare dietro di noi, scambiandosi dei commenti nella loro lingua.
Svalicammo attraversando una facile cresta rocciosa, entrammo in una stupenda valletta, regno delle marmotte. I fischi degli animali di vedetta avvertirono il resto della colonia del nostro arrivo.
Presi la reflex ed il binocolo che avevo nello zaino, quest’ultimo lo passai ai miei compagni di escursione, io montai il mio cinquecento sulla macchina e mi appostai a scattare delle foto agli individui più coraggiosi, che non si erano rifugiati nelle loro tane, riuscii a fare dei bei scatti, il contesto era meraviglioso: Le cime facevano da cornice a quella bellissima conca dove il verde del prato era arricchito dall’esplosione di colori della fioritura tipica dell’alta quota, speravo di riuscire nel mio intento di trasferire le emozioni che provavo, davanti a tanta bellezza, sulle foto.
Mi girai per condividere con i miei compagni l’eccitazione del momento, Sergio accucciato dietro ad un masso abbracciava Elzbieta con un braccio, e le indicava le marmotte che lei stava ammirando con il binocolo. Qualche metro dietro a loro Eva era accucciata a terra e stava pisciando, non si era abbassata i pantaloncini, ma li aveva solamente spostati da una parte, tenendoli con una mano. La guardai stupito di quell’osceno ed inatteso spettacolo, lei mi fece segno di tacere portandosi l’indice alle labbra, mi sorrise alzando una spalla. Guardai quel liquido paglierino, che sgorgava dall’uretra, ben evidente tra le piccole labbra aperte, cadere a terra prima di disperdersi silenziosamente sull’erba del prato.!
Finì di pisciare, quel biondo liquido, che conoscevo bene per averlo assaggiato molte volte, imperlava il suo folto pelo grigio, gocciolando a terra. Lei scosse un attimo il bacino, e senza asciugarsi si sistemò i pantaloncini, avrei tanto voluto asciugargliela io quella bella patonza grossa e profumata! Il cazzo mi stava scoppiando nei pantaloni!
I nostri compagni non si accorsero di niente, erano occupati in altro: Il braccio di Sergio era sceso a sfiorare un seno di Elzbieta, lei continuava a guardare i simpatici animaletti, facendo finta di non accorgersene, abbassò il binocolo e si girò verso il mio amico, che la guardò negli occhi e si sporse a baciarla, lei aprì la bocca cercando la lingua di lui in un coinvolgente bacio.
Eva stava guardando i due neo amanti con interesse, con gli occhi che luccicavano di eccitazione, mi guardò, si passò la lingua tra le labbra in un inequivocabile gesto, allargò le gambe a mostrare per l’ennesima volta le sue intimità, ma questa vola era un esplicito invito! I suoi pantaloncini, all’altezza della figa, erano macchiati, probabilmente non solo di pipì!
Mi avvicinai, mi chinai a baciarla, lei mi infilò le mani sotto alla maglietta ad accarezzarmi i pettorali, la guardai nei suoi stupendi occhi, mi disse:-“Ti piacciono le vecchie!….Vero maiale?…..Guardami!…Potrei essere tua nonna!” La guardai serio, le infilai una mano dentro alla scollatura andando a palpargli un seno morbido e pieno al tatto, prima di baciarla di nuovo le risposi:-“ Le donne come te,….Della tua età, mi fanno impazzire!….Sono quelle più troie!” Lei mi guardò lussuriosa:-“Si!…Puoi stare sicuro…..Ti farò impazzire davvero!!” Aprì la sua bocca, cercando le mie labbra, ci baciammo slinguandoci, lei mi prese una mano e se la portò sulla coscia, infilandosela sotto ai pantaloncini, Le accarezzai la figa, le mie dita scivolarono nella sua passera sudata: I suoi peli grigi erano appiccicosi, infilai due dita nella sua patonza matura, era un lago! Le piaceva quello che le stavo facendo, mugolava dal piacere, sentii la sua lingua farsi più vorace nella mia bocca, i suoi gemiti soffocati dal bacio.
Ci alzammo e ci stendemmo nel prato erboso per essere più comodi, mi portai le dita che avevano esplorato la sua figa al naso: L’odore era pazzesco! Il forte aroma della sua urina si mescolava a quello dei suoi umori, più recenti e meno, in un connubio che mi faceva impazzire dalla libidine! Era un odore tremendamente afrodisiaco! Lei vide il mio gesto, mi disse :-“Scusami…Ma qua l’igiene è un optional” La guardai sorridendo, mi annusai di nuovo le dita e le leccai, ricambiò il mio sorriso passandosi ancora una volta le la lingua sulle labbra, aggiunse:-“porco!!”
Non so se fosse solo una questione di poca igiene dovuta a quella particolare situazione o fosse dovuto ad una sua scarsa propensione al sapone, visto che aveva pisciato senza asciugarsi la figa!!
Guardai quello che stavano facendo gli altri due nostri compagni: Elzbieta era stesa sull’erba, non indossava più i pantaloncini. Sergio aveva la faccia affondata tra le sue cosce e le stava leccando la figa, Lei gemeva e sussultava sotto i suoi colpi di lingua, si dimenava tenendo il suo neo amante per i capelli. Si girò a guardare sua zia: Vidi che si sorridevano complici. Erano veramente due grandi troie!
Le aprii le gambe e mi abbassai in mezzo alle sue cosce, lei mi fermò:-“No!!…Non sono pulita li sotto!…Non mi sono potuta lavare in questi giorni,…Hai già sentito l’odore, no?!” Le risposi:-“ Non preoccuparti, a me piace proprio così, sono un buongustaio!” Mi sorrise in maniera sensuale e maliziosa:-“Sei veramente un giovane porco!”
Mi riabbassai portando la mia faccia tra le sue gambe. Non ebbi bisogno di togliere i pantaloncini, erano talmente larghi sulle cosce, che mi bastò spostarli: Lo spettacolo era a dir poco osceno!! Il pelo grigio era appiccicato a ciocche, ancora bagnato del piscio che era appena sgorgato dalla sua figa. Quando gli aprii le grandi labbra con le mani, fui investito da un afrore molto forte, tra le pieghe delle labbra più interne ed all’altezza dell’uretra c’erano abbondanti tracce di una cremina bianca, che probabilmente era in parte la causa di quell’intenso odore.
Guardai quella bella figa matura, tenuta decisamente molto al naturale, infilai la lingua nelle pieghe più nascoste delle sue labbra alla ricerca dei suoi più reconditi sapori. Il gusto era, salato e dolciastro allo stesso tempo, con tracce amarognole. Il pelo bagnato, impregnato dei suoi odori mi solleticava il naso. Quell’opera di pulizie mi eccitava fuori ogni misura.
Lei aveva puntato i talloni a terra e si era alzata con il bacino, mi prese la testa, mi guardava mentre la leccavo e urlava di piacere:-“Lecca Maiale!…Leccami tutta!….Se ti piace bella vissuta, lì ne hai finché vuoi per soddisfare i tuoi gusti!” Le succhiai la clitoride, aspirandola tra le labbra. Lei gemeva cercando il mio sguardo.
La sentii sussultare e dimenarsi dal mio fare, allungai le mani sotto alla maglietta andando a palpare i suoi grossi seni leggermente cadenti e morbidi, gli strinsi i grossi capezzoli tra le dita. la sentii urlare e tremare tutta per l’orgasmo che la stava squassando.
Non era l’unica che stava urlando: Dietro di noi, Elzbieta era seduta sul cazzo di Sergio urlando il suo piacere, si dimenava forsennatamente, con le braccia rivolte all’indietro e le mani appoggiate sulle cosce del suo amante. Le sue belle tette, libere dalla maglietta, sobbalzavano ad ogni affondo, lo spettacolo era licenziosamente arrapante.
Sergio la teneva per i fianchi premendola contro il cazzo per penetrarla più a fondo possibile, completando l’operazione alzandosi sul bacino.
Erano bellissimi.
Eva si stava rilassando dall’orgasmo, aveva gli occhi chiusi, le onde di piacere stavano scemando, sussultava leggermente assaporando gli ultimi residui di estatica goduria.
La leccavo piano, passando dolcemente con la punta della lingua lungo tutta la sua fessura che mi si offriva aperta, come un fiore sbocciato, di cui assaporavo il nettare.
La girai, lei non voleva:-“ Ma non ti fa schifo?…..Guarda che mica è tanto pulito…Lo sai vero?” Le sorrisi e replicai:-“E’ proprio quello che spero, se non sa di niente che gusto c’è!” La convinsi, nonostante qualche reticenza iniziale si lasciò fare. Avevo davanti il suo bellissimo culo, le allargai le chiappe, un alone più scuro disegnava la fessura tra le natiche, nel mezzo una rada peluria, dalla figa, arrivava fino alla scura rosetta dell’ano. Si sprigionò un odore osceno, fantasticamente inebriante ed eccitante, ci infilai il naso annusando a fondo quei forti effluvi anali, infilai la lingua in quel buco del culo sozzo, gustandomi quel sapore leggermente amaro, che già conoscevo per aver già vissuto situazioni analoghe. Anche se, per esperienza, sapevo che ogni figa ed ogni culo hanno il proprio sapore ed odore!
Dapprima restia, ora se lo lasciava leccare con piacere, alzando il culo per agevolare la mia opera di pulizia. Lei farfugliava in polacco dimenandosi forsennatamente, poi in italiano mi incitò:- Leccami il culo maiale, ti piace la mia puzza vero?…Sei un porco!…Pulisci bene che ho bisogno di un bel bidè!!” Continuai a leccare fino a quando l’odore dei suoi umori anali era quasi sparito!
La feci girare supina, gli scivolai sopra, cercando di non pesarle troppo addosso, lei allargò le gambe, la penetrai piano, scivolando dentro lentamente, la sentii allargarsi ed avvolgermi il cazzo. Spinsi bene la verga fino in fondo.
La guardai chiudere gli occhi, sentii che mi si spingeva contro con il bacino tremando, le sue cosce mi cingevano i fianchi imprigionandomi con le gambe, gemeva sincronizzando i lamenti di piacere con le mie spinte.
La baciai, intrecciando la mia lingua con la sua, condividendo con lei i forti ed estasianti sapori che mi aveva regalato poco prima.
La sentii eccitata dai suoi stessi odori e sapori, con voce roca e mentre ansimava allupata, guardandomi negli occhi mi disse:-“Ti sono piaciuti il mio culo e la mia figa belli sporchi?….La tua bocca puzza da morire maiale!!…Ti piacciono le vecchie troie e sporcaccione come me, vero?…Ti piacciono le fighe mature e puzzolenti, non è vero?” Nel frattempo che parlava si dimenava contro la mia verga, infoiata dalle sue stesse parole, Io la pistonavo tremendamente eccitato, coinvolto dalla voglia e dalla libidine di quella vecchia troia polacca!
Mentre continuavo a scoparla, con una mano raggiunsi il buco del culo e le in filai dentro un dito:-“Oh, sì…Bravo…Spingimelo dentro bene…Mettilo in culo alla nonna, bastardo!!”
A quelle parole non capii più niente: La presi per i capelli, le rovesciai la testa all’indietro e mi avventai a morderle il collo, a succhiarlo e baciarlo, mentre le spingevo il cazzo su per l’utero. Lei urlava dal piacere:-“Sei un bastardo!…Scopami!…Spaccami tutta, sfondami!…Di più!…Spingi di più”
Sentivo lo sperma salire dalle palle, stavo per venire!
Glielo dissi, lei urlando mi piantò le unghie sulla schiena:-“Si sborrami tutta!…Vieni dai, che vengo anch’io…Dai riempi la tua vecchia scrofa!!”
Sentii il mio cazzo eruttare una quantità enorme di sperma che allagò quella gran figona, sentivo il mio uccello nuotare all’interno della sua calda vagina, una parte uscì bagnandomi i coglioni.
Lei, incontrollabile diceva cose senza senso, spingendosi contro il cazzo ad assaporare la mia calda sborra dentro di sé, tremava e sussultava urlando e continuando a graffiarmi l schiena. Venne urlando come una pazza, gridando in polacco, sighiozzava perfino!
Scivolai di lato, mi stesi esausto appagato a fianco a lei, mi alzai su un gomito a guardarla, mi sorrise:-“Avevo proprio bisogno di farmi scopare da un giovane come tè…Bravo!…Sei stato bravo! Mi hai scopato proprio bene!!”
Le sorrisi, guardai in basso, il pelo grigio della sua figa era lordato dalla mia bianca e cremosa sborra, era oscena!
Mi ricordai degli altri due: Ezbieta era accovacciata sopra la faccia di Sergio e le stava riversando in bocca il suo stesso sperma, lui aveva la bocca aperta con la lingua fuori protesa verso la patonza sozza della sua amica, lei mentre scendeva la sborra, guardava lubrica tra le sue gambe, la troia voleva vedere il suo amante cibarsi di quel lattiginoso liquido!
Il mio cazzo diventò duro all’istante, mi alzai ed andai a baciare Elzbieta che puzzava del cazzo di Sergio, le palpai i seni belli sodi, mi misi in piedi e le misi il cazzo, sporco della figa di sua zia, davanti alle labbra, lei tirò fuori la lingua andando a leccare il glande, suggendo le gocce di sperma che erano uscite quando mi si era rizzato di nuovo. Capii che le sue mire però erano altre: Dopo aver riempito la bocca di Sergio, si disinteressò del mio cazzo e si alzò avventandosi tra le cosce di sua zia a leccare lo sperma che usciva dalla vagina, e che scendeva fino sul buco del culo per poi gocciolare sull’erba, sembrava impazzita dalla libidine, prima leccò tutta la fessura ripulendola bene e spingendosi fino sul culo, poi a bocca aperta infilò la lingua nel suo condotto vaginale, ed infine si dedico ai peli pulendo con la lingua dagli ultimi residui seme!
Capii che non era la prima volta che leccava la figa alla zia, la quale aveva messo i piedi sulla schiena della nipotina e teneva le gambe aperte strizzandosi le grosse tette. Era una scena indescrivibilmente oscena ed eccitante.
Sentii qualcosa di caldo avvolgere il mio cazzo: Sergio mi stava pompando, eccitato dalla vista di quelle due troie, non aveva saputo resistere al mio cazzo duro e con reminiscenza di fatti accaduti molto tempo prima, me lo aveva preso in bocca e mi stava portando velocemente all’orgasmo, venni riversando nella sua bocca la mia seconda sborrata della giornata. Sergio la ingoiò con gusto e poi allungò il braccio fino al mio collo ed avvolgendolo con la sua mano mi abbassò verso di sé infilandomi la lingua in bocca. non avevo mai baciato un uomo, ma fu naturale aprire la bocca ed accettare il suo bacio assieme ai residui della mia sborra.
Eva venne sotto le sapienti slinguate di Elzbieta.
Ci rivestimmo.
Elzbieta, prima di rivestirsi, si accucciò sul prato a pisciare davanti a noi, Sergio da dietro le infilò una mano a coppa sotto al culo. la ritirò piena di piscio che si portò alle labbra bevendo, io lo imitai, lei ridendo disse:-“Prego fatevi avanti!… Il bar è aperto, scoppiammo tutti a ridere!
Eva si rimise i suoi pantaloncini lerci.
Ci apprestammo al ritorno. Mentre camminavamo notai che i pantaloncini di Eva erano diventati solamente una strisciolina di stoffa all’altezza del culo, che si spostava ad ogni passo, ora a destra, ed ora a sinistra, lasciando tutto in bella vista, non era possibile distogliere lo sguardo da quel sordido e lubrico spettacolo: Il mio cazzo non aveva pace, stava già ritornando duro.
In breve giungemmo al nostro ricovero montano. Ormai era ora di cena, mangiammo del minestrone in scatola, alle due italo polacche piacque, a me e Sergio decisamente molto meno, ma almeno era caldo. Come secondo feci una frittata con del formaggio a cui facemmo molto più onore del primo piatto.
Caricammo bene la stufa di legna, in breve nel piccolo e rustico locale si diffuse un piacevole tepore.
Eva si tolse i pantaloncini che erano così sozzi da essere diventati quasi rigidi che se li piegavi si rompevano! Frugò nello zaino ed estrasse una corta gonnellina da escursionismo, non so da dove venisse, ma indossata senza mutande era tutto un programma! Da noi c’erano delle gonna pantalone da trekking ma era la prima volta che vedevo una gonna per tale uso. Lei prese i pantaloncini, che si era tolta e me li tirò addosso, dicendomi:-“Annusa porco!” Li presi al volo e me li portai al naso, annusando la parte del minuscolo indumento che era stata appoggiato alla sua figa: L’odore era terribilmente indecente e dissoluto. L’odore di urina era quello più intenso e speziato, seguito da quello dei suoi umori, più dolce ed aromatico. Il connubio mi fece drizzare il cazzo all’istante! Sniffai a lungo quel fantastico lordume.
Eva si alzò la gonnellina con le mani, allargò le gambe e si sporse in avanti con il bacino, piegandosi leggermente sulle ginocchia. E stando in quella posizione oscena mi disse:-“E se non fosse abbastanza vieni qua ad annusare, direttamente alla fonte!!” La guardai eccitato e le dissi:-“Sei una gran vacca mia cara Eva!” Lei mi sorrise maliziosa:-“ E’ vero, me lo dice sempre anche quel cornuto di mio marito!” Scoppiammo tutti a ridere.
Ci preparammo per la notte, le due donne ci chiesero se potevano scegliere i giacigli posti più in basso sui letti a castello, noi galantemente non facemmo nessuna obiezione, loro si spogliarono nude, tirarono fuori i sacchi a pelo dagli zaini e li stesero sopra ai materassi e ci si in filarono dentro.
Sergio caricò di legna la stufa perché ci riscaldasse durante la fredda notte alpina, restammo d’accordo che ci faremmo alternati nei successivi carichi di combustibile.
In pochi minuti le due belle gnoche si addormentarono, provate dalla lunga giornata.
Io e Sergio rimanemmo alzati a chiaccherare ancora un pò. io tirai fuori dallo zaino una bottiglietta di grappa invecchiata.
Il locale buio era rischiarato dagli sprazzi di luce che filtrava dalle fessure della stufa mentre la legna ardeva scoppiettando, il tenue bagliore proiettato sulle pareti dava vita a delle ombre che danzavano giocose, rincorrendosi lungo il perimetro del piccolo rifugio.
Sergio mi disse che era ancora eccitato, che quella ultima dimostrazione di dissolutezza da parte di Eva glielo aveva fatto ridiventare duro e adesso aveva bisogno di sfogarsi! Io risi e gli dissi che avremmo dovuto svegliare le due maialone.
Lui mi guardò serio, si sbottonò i pantaloni, se lo tirò fuori e mi disse:-“Guarda in che condizioni sono!” Mi guardò sorridendomi:-“Potresti succhiarmelo tu, dopotutto sei in debito!” Gli guardai il cazzo: Bello duro e grosso, molto attraente, sentii il mio uccello rispondere immediatamente a quella vista, glielo presi in mano toccandolo ed accarezzandogli la cappella, gli dissi:-“Non è che sei diventato finocchio, per caso?….Beh in effetti potrei farti un pompino, senza disturbare quelle due povere donzelle!” Gli sorrisi sornione:-“D’altronde se e non ci si aiuta tra amici!”. Mi abbassai verso il suo cazzo, erano tre giorni che era lassù senza potersi lavare in maniera decente, lo annusai: Odorava intensamente di piscio, di sborra e dell’odorosa figa di Elzbieta! Di più non potevo chiedere! Me lo strofinai sulle labbra, sulle gote e su tutto il resto della faccia! Volevo impregnarmi la faccia dei suoi odori!
Sentire quel membro duro, caldo e morbido accarezzarmi il viso mi mandava in estasi. Aprii la bocca e gli succhiai la cappella lorda del precum, che abbondante usciva dal suo meato, mi gustai il sapore dolce di quel nettare ed il gusto salato dei residui dell’urina delle precedenti pisciate. Cazzo!….Era buonissimo!!!
Mi stavo rendendo conto che l’uccello mi stava piacendo tanto quanto la figa!…… Cazzo!….Non c’erano dubbi che avevo delle tendenze perlomeno bisex!…Era una scoperta abbastanza sconvolgente, ma assolutamente non spiacevole.
Sentii le sue mani prendermi la testa e spingerla verso il sua verga per spingermela fino in gola, il suo bacino si mosse per spingermelo ancora più in fondo! Lo sentii gemere sommessamente emettendo dei versi gutturali di piacere.
Gli tolsi i pantaloni e le mutande, che notai belle vissute, gli alzai le gambe, lo feci scivolare in avanti sulla sedia e mi feci appoggiare i suoi piedi sulla schiena, gli leccai le palle grosse e sudate. Avvertii l’odore proveniente dal suo culo, gli allargai le natiche: Avevo davanti a me il suo buco del culo, contornato da lunghi peli neri, misi la faccia in mezzo alle sue chiappe tremendamente odorose, infilai la lingua nel suo retto, spingendola dentro tutta, quasi ad incularlo oralmente.
Sergio non poteva urlare per non svegliare le due dormienti, lo sentivo aspirare forte l’aria attraverso i denti ed ansimare, mi prese per i capelli spingendomi la faccia tra le natiche. Stimolato dai suoi versi di piacere e dal suo osceno sapore, lo leccai a lungo, fino a quando mi chiese farlo venire.
Mi dedicai nuovamente al cazzo per esaudire la sua richiesta, lo presi in bocca pompandolo con bramosia, i movimenti ritmici del bacino e le sue parole, mi incitavano a succhiarlo con maggiore e lussuriosa enfasi:-“Bravo! Ciucciamelo tutto!…Dai che ti sborro in bocca, finocchio di merda!” Spinse il bacino verso l’alto,
aggiunse:-“Sborro!….Cazzo ti sto sborrando in bocca!…Manda giù tutto troia!!!” Sentii dei copiosi getti di sborra riempirmi la bocca, ingoiai tutto quel gustosissimo nettare senza perderne neanche un goccio! Gli leccai la cappella, strizzandogli il cazzo per far uscire le ultime gocce di quel pastoso e dolce liquido, di cui mi scoprivo ghiotto. Lo sentii rilassarsi dopo l’orgasmo di cui ero stato l’artefice,
Alzai la testa, Sergio mi sorrideva stupito:-“Cazzo che servizietto che mi hai fatto……Mi sembra che ti piaccia il cazzzo!” Lo baciai infilandogli la lingua in bocca, rendendolo partecipe della sua sborrata, lui ricambiò con piacere, mentre mi prendeva in mano il cazzo durissimo.
Mi chiese se poteva ricambiare, mi guardò lussurioso :-“Ho voglia della tua sborra, quella di oggi era saporitissima, fammela assaggiare ancora!” Mi aprii i pantaloni e tirai fuori il mio cazzo che perdeva bave di presperma sottoforma di argentei filamenti. Lo guardai arrapato:-“Prego e’ tutto tuo”
Si fiondò sul mio cazzo, ero eccitatissimo, venni nel giri di tre minuti.
Sergio ingoiò tutto con molto piacere.
Si alzò leccandosi le labbra, rese lucide dal mio sperma. Non resistetti: Mi attaccai alle sue labbra, rese appiccicose dalla mia sborra, gli infilai la lingua in bocca alla ricerca del mio stesso seme che adoravo.
Ancora nudo caricai di nuovo la stufa ed andammo a dormire.
Mi svegliai con la sensazione di aver dormito per parecchie ore, in realtà erano passate solamente tre ore, erano le una. Cercai di mettere a fuoco ciò che mi aveva svegliato, nella penombra vidi Eva in piedi nuda, mi vide sveglio, mi guardò sorridendomi imbarazzata e mi chiese parlando sottovoce:-“Devo fare pipì, mo ho paura ad uscire da sola, per favore mi accompagneresti?” Le sorrisi:-“Con piacere!” Mi sorrise a sua volta:-“Ma sei proprio un maiale pensi sempre a quello!” Mi sorrise nuovamente, fingendosi rassegnata:-“Dai….Per ripagarti del favore ti lascio guardare.” indossai un maglia, lei una felpa. Uscimmo dalla porta facendo meno rumore possibile, faceva freddo, lei si accucciò a pochi passi dall’entrata, con le gambe larghe rivolte verso di me, approfittai anch’io per pisciare a mia volta, per avere una visuale migliore sulle sue intimità mi accucciai davanti a lei, a circa un metro di distanza e urinai in quella posizione. Dalla sua figa uscì uno scrosciante getto di liquido dorato che a contatto con il terreno freddo produsse una nuvola di vapore fumante che venne dalla mia parte, io inalai qell’afrodisiaco aerosol di piscio, apprezzandone l’odore speziato. Mi lasciai andare a mia volta facendo una bella pisciata, solamente che avendo il cazzo a mezza erezione, il mio zampillo raggiunse Eva bagnandole le gambe ed un po anche la felpa, lei scoppiò a ridere divertita:-“Maiale!…Cosa fai!?…Mi pisci addosso?” Risi a mia volta scusandomi:-“Per scusarmi te la asciugo, va bene?” Lei acconsentì con piacere.
Si alzò in piedi, a gambe larghe, mentre ancora un rivolo di piscia le usciva dall’uretra scorrendo in parte lungo le gambe., si spostò verso di me che ero ancora accucciato a terra, mi mise la figa, che stava ancora colando, a qualche centimetro dalla faccia. L’odore di piscia fresca mi invase le narici. Tirai fuori la lingua e la passai tra le sue labbra intercettando gli ultimi fiotti di ambrato liquido, la leccai per bene, bevendo le ultime gocce calde che ancora sgorgavano, la asciugai ber benino, mentre io continuavo svuotarmi sul terreno, leccai anche parte di quel speziato liquido che le era scivolato lungo le cosce.
Mi alzai e lei volle baciarmi, avevo la faccia abbondantemente bagnata di pipì, che lei leccò, mi disse:-“Come mi piace la mia piscia!” Che vacca che era! Senza aggiungere altro si abbassò a ripulire il cazzo dalle gocce del liquido paglierino che ancora imperlavano il glande, fece schioccare la lingua per il gradito ed estasiante sapore, mi baciò ancora:-“Che freddo….Dai che entriamo.” Misi ancora due ciocchi di legna nella stufa, per alimentare il fuoco quasi spento.
Eva mi disse che aveva molto freddo e se me la sentivo di entrare nel sacco a pelo con lei per scaldarci vicendevolmente. Accettai, con qualche difficoltà mi infilai dentro con lei in quel stretto ed avvolgente giaciglio, effettivamente era gelata. La abbracciai infilando una mia gamba tra le sue, ancora umide della nostra urina, ci baciammo con trasporto, lei mi disse:-“Potrei anche innamorarmi di un bel ragazzo come te!” Le baciai gli occhi e la punta del naso gelata, la sentii sospirare nel buio e stringermi con amore. portai una mia mano sul culo a sfiorarle l’ano, lei mi baciò ancora con trasporto:-“Sei un porco!” Sorrisi nel buio stringendola contro di me con amorevole trasporto.
Stava nascendo un morboso amore! Forse mi stavo innamorando di quella fantastica troiona matura!!
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