Viaggio in treno

di
genere
incesti

Il treno correva veloce, il rumore ritmico delle ruote metalliche del vagone che battevano sui giunti delle rotaie stimolavano il sonno, ma il panorama che scorreva al di là del finestrino era così maestoso da impedirmi di cedere al torpore: Il litorale ligure, all’altezza del golfo dei poeti, era incendiato di rosso da un fantastico tramonto, il sole stava calando piano sul mare. Il cielo terso di fine Novembre ci stava regalando uno spettacolo stupendo, concentrato in pochi minuti di fantastici colori che gonfiavano il cuore per l’incontenibile bellezza che solo la natura sa esprimere.
Mi sentii toccare il ginocchio, mi scossi da quell’estatico momento, mia madre mi stava porgendo un pacchetto di biscotti aperto, avevo fame ma declinai la sua offerta, avevo bisogno di mangiare qualcosa di più sostanzioso di un paio di dolcetti, i miei diciannove anni richiedevano uno spuntino più appagante e sostanzioso, presi dal mio zainetto uno dei panini che lei aveva preparato per il viaggio, addentai con voracità la pagnotta imbottita, mia madre mi guardò divertita con il suo radioso e disarmante sorriso. Poi il suo sguardo cambiò, divenne triste:_”Che bel ragazzo che ti sei fatto, mi sa che tra non molto perderò anche te!” Mia madre si preoccupava inutilmente, non avevo ancora una ragazza fissa, avevo scopato con varie ragazze ma guardandomi bene dall’impegnarmi seriamente, non avevo nessuna premura di andarmene da casa, stavo troppo bene ad abitare con i miei!
Osservai la mia dolce mammina, era proprio una bella donna: Nonostante i suoi cinquantadue anni e un corpo leggermente appesantito, si difendeva ancora molto bene. Il suo punto di forza erano i seni di una bella quarta abbondante, che anche se pur leggermente cadenti, assieme alle sue invitanti coscione ed ad un bel culo, ancora alto e armonioso, erano una delle fonti di ispirazione per le numerose seghe che mi sparavo.
Ma al di là delle mie perverse fantasie relative alle sue procaci e suadenti forme, anche il suo aspetto estetico non era meno interessante: i suoi capelli tinti di biondo incorniciavano un viso dolce, dal sorriso birichino ed a tratti seducente. Gli occhi, di un bel grigio chiaro, sembravano due perle incastonate, erano molto espressivi e curiosi. Le labbra, spesse e sporgenti, erano tremendamente sensuali e foriere di promesse.
Per concludere era una gran gnocca, solo a guardarla mi si inalberava il cazzo: Mi vergognavo di me stesso, ma non potevo farci niente, mi rendo conto che non è certo la maniera giusta di dipingere la propria madre ma io ero da sempre soggiogato dalla sua bellezza e dalla sua innata sensualità. D’altronde sprizzava sesso da tutti i pori e non ero il solo a pensarla così, visto gli sguardi allupati che le rivolgevano i maschi in generale. Anche il suo modo di vestire, forse più adatto a donne più giovani, era sempre molto provocante: Le gonne erano spesso corte ed ampie, le vertiginose scollature lasciavano abbondantemente scoperto il seno: Le sue seducenti mise rivelavano la sua innata propensione ad un licenzioso esibizionismo. Forse tutto sommato un po troia lo era. Mio padre non era un tipo geloso, anzi!…Credo che provasse piacere ad assecondare sua moglie in questa leggera forma di parafilia.
Guardai fuori dal finestrino, la luce del giorno stava lasciando posto al buio. Era già da qualche ora che viaggiavamo in quel treno transeuropeo a lunga percorrenza, in un vagone di prima classe, avevamo optato per uno di quei scompartimenti che sono adatti ad essere trasformati in comparti idonei a dormire durante le ore notturne. Eravamo partiti da Livorno e stavamo andando a Parigi a trovare mio fratello e la sua famiglia, che abitavano lì da qualche anno per motivi di lavoro. Nel tragitto avremmo fatto tappa a Orleans a fare visita a mio zio Ottorino, il fratello di mia madre, che già in giovane età era emigrato in Francia in cerca di condizioni di vita migliori.
Nel nostro scompartimento c’erano sei posti ma eravamo solo in quattro, forse qualcun’altro sarebbe salito alle stazioni successive, ma intanto avevamo tutto lo spazio a nostra disposizione. I nostri compagni di viaggio erano marito e moglie: Lui sui quarant’anni anni, grassottello, con un sorriso sincero, faccia rubiconda, con dei capelli corti e biondi, non bello ma simpatico. Lei poco più giovane di lui, magra e con le curve nei punti giusti, una leggera maglietta corta, indossata senza reggiseno a coprire un bel paio di tette i cui grossi capezzoli spiccavano sul tessuto semitrasparente, un paio di attilatissimi leggings azzurri completavano il suo abbigliamento, era una bella signora, con un visino dolce e dei lunghi capelli castani, gli occhi dallo sguardo intenso e malizioso rivelavano che sotto a qull’aspetto così frivolo si nascondeva ben altro!
Avevamo scambiato poche parole, in compenso avevo spesso incrociato gli occhi di lei, i suoi sorrisi suadenti e maliziosi, le labbra evidenziate da un rossetto di un intenso colore rosso che lei si umettava spesso con la punta della lingua, mi stimolavano dei peccaminosi pensieri. I suoi atteggiamenti mi facevano pensare che non avesse un livello di virtuosismo elevato!
Sullo scompartimento io e mia madre eravamo seduti uno a fianco dell’altro, loro due davanti a noi. Mia mamma indossava una gonna appena sopra al ginocchio che da seduta era abbondantemente salita oltre il lecito, si poteva vedere la zona bianca della coscia che contrastava con le autoreggenti scure. Lei, da buona esibizionista, non si preoccupava minimamente della sua sconveniente postura, evidentemente non temeva di passare per una troia agli occhi della signora di fronte, la quale del resto non esprimeva insofferenza ma anzi mi sembrava che si soffermasse spesso a sbirciare con un certo piacere tra le gambe di mia madre.
Lui, d’altro canto, senza imbarazzo per la presenza della moglie, guardava in maniera spudorata tra le cosce della sua dirimpettaia distogliendo lo sguardo solo per spostarlo sulle sue tette, messe in evidenza da una profonda scollatura.
Notai che loro due si guardavano spesso con sguardo complice.
Trovammo presto degli argomenti di conversazione comune, lui aveva la battuta pronta ed era spiritoso, lei ci rallegrava con i suoi contagiosi scoppi di ilarità. Mia madre flirtava spudoratamente con Stefano, così si chiamava il tipo, spesso cambiava postura, facendo frusciare tra di loro le calze in nylon scure, mettendo in mostra un paio di mutandine nere e trasparenti che lasciavano trasparire, attraverso il tessuto, la folta peluria castana che incorniciava la sua figa, si potevano notare le piccole labbra gonfie schiacciate contro il velato tessuto. Sua moglie continuava a non essere minimamente infastidita dal suo licenzioso comportamento, anzi rideva e faceva spesso delle battute piuttosto spinte.
Ero sessualmente eccitato da quelle erotiche performance, ma nello stesso tempo ero turbato da quel clima di chiara promiscuità, mi colpiva il fatto che mia madre non si facesse problemi a mostrare un comportamento così inopportuno in mia presenza: Certo avevo avuto altre volte il modo di vedere mia madre in maniera discinta e qualche volta anche nuda, ma sempre in maniera fortuita, mai come adesso in modo consapevole!
Ormai, grazie anche a quei lascivi comportamenti, avevamo raggiunto un certo livello di confidenza, chiacchieravamo e scherzavano tra di noi come vecchi amici.
Loro ci dissero di essere due ingegneri meccanici, che stavano andando a Orleans a seguire il montaggio di un impianto industriale robotico per una azienda italiana che trattava la costruzione di macchine operatrici su grande scala, avevano così deciso di unire l’utile al dilettevole concedendosi un paio di giorni di relax, oltre al lavoro pattuito con la ditta.
La stranezza relativa alla coincidenza della comune destinazione ci stimolò ad entrare ulteriormente in confidenza. La signora mi gratificava spesso di seducenti sorrisi, il mio sguardo cadeva sovente tra le sue cosce tenute sconvenientemente aperte, dove si vedevano gli attilati pantaloni elasticizzati infilati nella figa in un fantastico cameltoe. Lei pur accorgendosene, non sembrava minimamente infastidita dai miei sguardi.
Ormai mancavano pochi minuti all’attraversamento della frontiera, quando Luisa, così scoprimmo chiamarsi la signora, si alzò per andare in bagno, quando tornò si sedette sul sedile in maniera sguaiata, allargando le gambe e guardandomi in faccia in maniera sfrontata. Il mio sguardo si posò inevitabilmente tra le sue cosce divaricate, ebbi un sussulto, sentii il cazzo irrigidirsi all’istante: Sul cavallo dei leggings azzurri spiccava una macchia scura e bagnata, che si allungava all’altezza della figa delineandone la forma, spostai lo sguardo sul suo viso, mi stava guardando umettandosi le labbra con la lingua in un chiaro invito. Suo marito la stava guardando divertito e visibilmente eccitato.
Sicuramente si era trattato di un gesto premeditato, deliberatamente sconcio ed osceno, Probabilmente, dopo aver pisciato, si era alzata gli attilatissimi pantaloni senza asciugarsi e sicuramente senza indossare l’intimo che altrimenti avrebbe in parte assorbito il liquido paglierino.
Sembrava quasi sapesse la mia passione per quel fantastico e aromatico fluido. In effetti a volte, mentre pisciavo, mi bagnavo le dita che poi portavo alla bocca per assaggiare la mia stessa urina, altre volte cercavo le mutandine sporche di mia madre pregne dei suoi intensi umori vaginali e che spesso odoravano profondamente di pipì. Mi dedicavo sovente a darmi piacere annusando gli afrori della mia genitrice, raggiungendo alte vette di piacere quando l’odore del piscio era più intenso.
Ormai si era fatto buio, era ora di cena, avevamo prenotato al vagone ristorante. I nostri compagni di viaggio pur non avendo riservato il posto per il pasto serale avrebbero volentieri voluto essere dei nostri. Li invitammo a seguirci, sicuri che alla zona ristoro del treno qualcosa avrebbero potuto rimediare. Cavallerescamente, nello stretto corridoio lasciai il passo a mia madre e Luisa, quest’ultima nel passare si strofinò i seni contro il mio petto, facendomi sentire i capezzoli turgidi, mi disse piano: -“Mi piaci ragazzino!”
Ci avviammo verso il punto food del treno, ci accomodammo ad un tavolo e esponemmo agli operatori del ristorante il problema della coppia che ci accompagnava, dopo un breve consulto con la cucina ci venne detto che non c’erano problemi e che potevamo ordinare. Io ero seduto vicino a Luisa, mia madre vicino a Stefano e davanti a sua moglie. Iniziammo a mangiare in un clima gioviale e scherzoso, Luisa aveva ordinato un antipasto di cozze che estraeva dal guscio con le dita, portandosi il mollusco alla bocca e leccandosi poi le dita guardandoci con un’espressione da gran troia in calore. Ad un certo punto, prese un boccone dal proprio piatto e con le dita unte, lo offrì a mia madre che sedeva davanti a lei. Con la voce resa roca dall’eccitazione disse: - “Senti com’è buono!…assaggia!!” Mia mamma, guardandola con uno sguardo languido, non si fece pregare: Si sporse verso la sua nuova amica, Luisa affondò le dita nella bocca che lei teneva aperta, mia madre ingoiò avvolgendogliele con le labbra, lei le estrasse piano mentre mia mamma gliele succhiava. Nel momento in cui Luisa stava per estrargliele dalla bocca, lei la bloccò prendendola per il polso e facendosele scorrere lentamente più volte in bocca, mimando un pompino. Era una scena tremendamente carica di erotismo, non ce la feci a trattenermi, infilai le mani tra le cosce della mia nuova amica a toccarle la figa, Lei esternò il suo gradimento allargando le gambe sorridendomi, le strofinai la mano lungo la fessura, che percepivo benissimo attraverso il sottile tessuto , sentii le mie dita inumidirsi della sua voglia e dell’urina di poco prima che ancora non si era asciugata. Un’intensa espressione di piacere le si dipinse in volto. Poi mi prese la mano, allargò il tessuto elastico dei leggings all’altezza della vita e se la infilò sotto ai pantaloni. Come già avevo ipotizzato non aveva le mutande, le mie dita sprofondarono in una fessura liquefatta dal piacere, le sue labbra erano rese scivolose dai suoi abbondanti umori, il rado pelo morbido scivolava tra le mie dita. Si sporse verso di me, con le labbra unte e rosse di pomodoro, ci baciammo slinguandoci e limonandoci a lungo, mentre la sentivo sussultare e sospirare dal piacere procuratole dai miei toccamenti. A voce bassa e roca, parlandomi vicinissima, guardandomi sugli occhi, mi disse: -“Ragazzino… Ti piace palpare una donna più grande di tè?…Ti eccita!…Vero maialino?… Ah si… Li… Tocca lì… oh si!… Cazzo mi fai venire!” Stavo accarezzandole il bottoncino gonfio dalla sua voglia, lo stavo schiacciando e pizzicando leggermente con le dita. Non poteva manifestare il suo piacere in maniera troppo evidente per non farsi sentire dai nostri vicini di tavolo. Ansimava fissandomi sugli occhi a qualche centimetro dalla mia faccia, Voleva condividere con me il piacere che leggevo nei suoi occhi, il suo alito caldo mi accarezzava la faccia, la sentii sussultare travolta dall’orgasmo, incollò le sue labbra alle mie, spalancò la bocca mugolando sommessamente il suo piacere, trasmettendomelo attorcigliando la sua lingua alla mia, sentii le onde del suo piacere scemare quando appoggiò la sua testa sul mio petto. La sentii dire: -“Bellissimo!… E’ stato bellissimo, piccolo mio!”
Tolsi la mano dalla sua figa e me la portai al naso, mentre lei mi era ancora vicinissima al volto, con voluttà, la annusammo assieme, era fortemente impregnata dei suoi lubrici effluvi, odorava fortemente di donna eccitata e di piscio, aspirai con piacere quegli intensi afrori, imitato da Luisa. Lei estrasse la lingua e me la passò tra le dita sporche dei suoi umori: -“Mmm… Com’è buona la figa di una troia!… Mi piace la mia figa!… E’ diverso il mio odore da quello delle tue ragazzine, vero?” La guardai estasiato: -“oh si!! Il tuo odore è più intenso e vero… Più maturo… Anche più sporco forse…Mi fa impazzire!!” Preso dall’enfasi mi lasciai scappare: -“Sembra quello delle mutande di mia madre!” Subito dopo averlo detto mi resi conto di essermi dato la classica zappa sui piedi! Mi girai allarmato verso mamma, lei mi guardò e scoppiò a ridere: -“Brutto porco!… Pensi che sia cretina?… Mi sono accorta da tempo che annusi le mie mutande… Volevo parlartene, ma ora penso che sia superfluo” Poi sorridendomi di nuovo mi disse ancora: -“A proposito dell’odore di figa, fammi sentire l’odore di quella troia!” Allungò il braccio, mi prese la mano, si protese verso di me, alzandosi sul sedile per avvicinarsi e se la portò al naso. Scioccato vidi mia madre aspirare voluttuosamente quegli intensi odori, Poi volgendo lo sguardo. appannato dalla libidine verso Luisa. mi succhiò le dita sporche dei succhi della sua figa. Fu una rivelazione: Dunque le piacevano anche le donne! Adesso capivo il perché di così tante amiche lesbiche! Chissà quante fighe aveva leccato quella troia!
Mi accorsi che Stefano, prendendo coraggio eccitato dalla situazione e approfittando della posizione di mia madre, le alzò la gonna sul sedere da dietro e le infilò le mani dentro alle mutande andando ad accarezzarle il buco del culo. Lei si girò verso di lui e gli sorrise: -“Porco!!… Era ora che ti decidessi!… Ancora un pò e dovevo metterti il tappeto rosso!!” Ridemmo tutti della sua battuta. La sua espressione si fece più seria e con il viso alterato da una smorfia di lussuria e con la voce resa roca dal piacere, disse: -“Sì…Così….Bravo, mettimi un altro dito nel culo!… ! Oh si!… Spingi maiale!!
Avvicinò il volto a quello di Stefano, aprì la bocca e forzandogli le labbra, gli mise un palmo di lingua in bocca. Cercando di soffocare i gemiti di godimento lo baciò a lungo quasi con ferocia, Quando si “scollarono” l’uno dall’altro ansimavano come dei mantici! Un giovane cameriere si avvicinò a sbarazzare il tavolo per poter servire le altre portate, Stefano non si scompose e continuò a palpare mia madre, mentre lei era seduta sulla mano di lui, le cui dita erano ancora affondate nell’ano. Non c’erano dubbi su quello che stavano facendo quei due porci! Infatti il ragazzo parlava balbettando imbarazzato, paonazzo in faccia. I leggeri pantaloni neri della divisa non riuscivano a nascondere la sua prepotente erezione causata da quella surreale ed inattesa scena indecente!
Finirono di servire la portata successiva, ordinammo dell’altro vino, l’ottimo riesling di prima era finito in fretta, innaffiando ed intermezzando i nostri scambi di piacere.
Non riuscii neanche ad assaggiare gli spaghetti all’astice che avevo davanti, che Luisa allungò una mano all’altezza della mia patta, prima saggiando la mia erezione da sopra i pantaloni e poi forzando l’abbottonatura. Mi tolsi il gilet che avevo sulle spalle e lo poggiai in grembo per rendere meno palesi i suoi maneggi. Sentii la sua mano cercare l’elastico delle mutande ed infilarsi sotto all’intimo ad impadronirsi del cazzo stringendolo e passando il pollice sul glande abbondantemente lubrificato dalla mia liquida eccitazione. Le sue carezze mi stavano facendo impazzire dal piacere, reso più intenso dal fatto che non potevo esternarlo più di tanto per non dare spettacolo ai nostri vicini di tavolo, che però da come ci guardavano qualcosa avevano inevitabilmente capito, sicuramente anche le performance precedenti non erano passate del tutto inosservate! La mia già prepotente eccitazione finì presto in una abbondante sborrata, che inzaccherò la mano di Luisa ed in parte anche la mia maglia, feci del mio meglio per rimanere impassibile, ma evidentemente non ci riuscii molto bene visto che la giovane commensale del tavolo a fianco mi sorrise e mi strizzò l’occhio maliziosamente.
Luisa si portò la mano inzaccherata al volto, si leccò le dita con voluttà e si spalmò parte del mio orgasmo sulla faccia sotto gli occhi eccitati del marito e quelli invidiosi di mia madre, si spalmò la sborra calda sulla faccia come fosse stata una crema viso, facendosela assorbire bene dall’epidermide del volto, si pulì i rimasugli con la lingua, rivolta a mia madre disse: -“Mmmm…. Buono il succo del cazzo di tuo figlio!” Mia mamma sibilò tra i denti: -“Troia”
Poi rivolgendosi a Stefano, scherzosamente disse: -“Certo che tua moglie è proprio una gran maiala!” Poi sorridendo aggiunse: -“Ma tu non gli dici niente?” Per lui rispose sua moglie, che difendendosi disse: -“Proprio tu parli!… Che prima facevi vedere la figa mio marito e adesso sei li che hai le sue dita nel culo!… Sarò anche una troia, ma tu non sei sicuramente da meno!” Ci facemmo tutti una gran risata. Ma Luisa non aveva ancora finito e aggiunse: -“A proposito di troie… Ti è piaciuto l’odore della mia passera?…Da come annusavi e leccavi le mani di tuo figlio direi di si!…Scommetto che ti piacerebbe leccarmela!… Vero?” Mia madre la guardò stravolta dall’eccitazione e dalla lussuria, con voce alterata dalla voglia, disse: -“Se non la finisci ti salto addosso qua davanti a tutti, brutta vacca!!” Scoppiammo di nuovo a ridere.
Finimmo di mangiare, continuando a stuzzicarci scherzosamente l’un l’altro. Mia mamma, mentre mangiava con una mano, con l’altra menava lentamente senza fretta, il cazzo a Stefano sotto al tavolo sommariamente nascosto dalla tovaglia. Quando venne, si fece sborrare sulla mano chiusa a pugno sulla punta del cazzo.
Per pareggiare i conti con Luisa, aiutandosi con le dita dell’altra mano fece colare la sborra che aveva sul palmo sul dessert che aveva davanti, disse: -“Mi piace con la glassa!” La sua battuta causò uno scoppio di ilarità in tutti noi, dopo di che immerse il cucchiaino sul tiramisù alla sborra, consumandolo con evidente piacere, sotto i miei occhi esterrefatti che non riuscivano più a vederla come una madre ma bensì come una grandissima troia, di quelle che vedi solo nei film porno.
Mi sembrava di non aver mai conosciuto veramente mia madre, il suo comportamento mi aveva turbato ma anche tremendamente eccitato, avevo l’uccello duro. Cazzo quanto avrei voluto scoparmela!!
Dopo aver bevuto il caffè, io e stefano bevemmo una grappa al moscato mentre Luisa e mia madre consumarono un liquore al mirtillo.
Ci alzammo sotto gli occhi di riprovazione di alcuni vicini di tavolo e lo sguardo eccitato e un po invidioso di altri.
Piuttosto brilli ci dirigemmo verso nostro scompartimento, Stefano abbracciava mia madre tenendole una mano dentro alla scollatura. A pochi metri dalla nostra meta incontrammo il controllore che ci chiese di esibire i biglietti, approfittammo per chiedergli se c’erano altre prenotazioni relative al nostro alloggio, lui gentilmente controllò sul tablet e ci disse che saremmo stati gli unici viaggiatori fino alla Gare De Lyon a Parigi, prima di girarsi ed andarsene, guardò con riprovazione mia mamma che aveva le mani di Stefano ancora infilate sotto alla maglietta a giocare con un suo capezzolo.
Appena entrati nel nostro alloggio tranviario, la mia dolce genitrice si incollò al suo accompagnatore limonandolo con fervore, si stese su uno dei sedili a gambe larghe. Si prese la scollatura con le mani e la allargò lasciando sgusciare fuori le imponenti tette che scivolarono, leggermente appesantite lungo i fianchi, le larghe aureole erano sormontate da due grossi capezzoli La sua sconcia posizione era resa più eccitante ed oscena dalle sue cosce candide che contrastavano con l’intimo e le calze nere, il pelo usciva indecentemente dai bordi delle minuscole mutandine. Lei disse semplicemente: -“Voglio un cazzo in figa!… Che qualcuno mi scopi!!” Aveva detto “che qualcuno mi scopi!!” Troia puttana!! Intendeva dire che avrei potuto scoparla anch’io che ero suo figlio!
Luisa sembrò leggermi nel pensiero: Mi prese la fibbia della cintura e me la sciolse, mi slacciò i pantaloni e me li calò assieme ai boxer inchinandosi davanti a me, il cazzò in erezione scivolò fuori colpendola sulla faccia, lei me lo prese in mano, se lo portò alle labbra e baciò il glande scappellato, strofinandoselo sulle labbra, bagnandosele con il precum che fuoriusciva copioso dal meato. Si alzò, mi baciò e mi disse: -“Fatti onore piccolo!…Scopati quella troia di tua madre, lo so che hai voglia di fartela!…Vai!!” Non avevo bisogno dei suoi incoraggiamenti ma le sue parole mi eccitarono ulteriormente per quanto possibile. Quante volte avevo fantasticato di scoparmi quella bella figona matura di mia madre!
Con la coda dell’occhio vidi Stefano che si menava forsennatamente il cazzo, La scena di quella vecchia vacca che a gambe larghe aspettava il cazzo di suo figlio era lussuriosamente licenzioso.
Mia madre si alzò sul bacino e disse a Luisa: -“Vorrei che fossi tu toglimi le mutande… A preparami per scopare con mio figlio!… Ti prego fallo!!” Lei, con la faccia stravolta dalla libidine, fece quello che gli aveva chiesto, prima di posare il minuscolo indumento, lo annusò aspirandone l’odore, chiudendo gli occhi inebriata.
Si abbassò tra le cosce di mia madre, annusando direttamente il suo sesso, inalò quell’estasiante afrore, passò la lingua lungo tutta la fessura, disse: -“Che buon sapore di figa, il tuo odore poi…Puzzi ancora più di me!!” Mia mamma, che aveva gradito con sospiri di piacere, la breve esplorazione orale della sua amica, le sorrise: -“Siamo veramente due gran troie!!” Poi guardandomi disse: -“Vieni Mirko… Vieni a riempire la figa di mamma!… Che la tua mammina ha tanta voglia del tuo cazzo!!” La guardai travolto dalla libidine, tuffai letteralmente la faccia in mezzo a quelle cosce leggermente cellulitiche, scostai il folto pelo incolto, arricciato e leggermente appicicaticcio. Aspirai con famelico diletto i suoi intensi effluvi, molto più intensi di quelli che avevo annusato più volte impregnati nel suo intimo. L’odore di pipì mi esaltava, ma l’aroma dei suoi umori, mescolato a quello del sudore, mi faceva impazzire. Avrei tanto voluto addormentarmi lì, con la faccia affondata nel suo sesso odoroso.
Dopo essermi strofinato la faccia sul pelo e sulle piccole labbra roride della sua figa, estrassi la lingua e assaporai ciò che fino a quel momento avevo solo annusato, il sapore dolciastro dei suoi umori e quello salato della sua piscia, esaltarono il mio palato in un stupendo connubio di sapori, cercai la sua grossa e gonfia clitoride e la ciucciai strizzandola leggermente tra le labbra, sentii le mani di mia madre, affondate tra i miei capelli , premere forte la mia faccia contro la sua grassa sorca pelosa, la sentii sussultare, degli intensi scossoni mi preannunciarono che stava raggiungendo l’orgasmo. Urlò forte il suo piacere, affondando il volto nella sorca pelosa di Luisa che le si era seduta sopra alla faccia. Muoveva il bacino in maniera spasmodica, strofinandosi la figa contro il viso di mamma: -“Oh si!… Lecca puttanona lesbica!!…Sto venendo anch’io!… Oh siii… Me la stai leccando divinamente!… Dio… Vengo” Si prese i seni tra le mani strizzandoseli, venne guardando verso l’alto a bocca aperta, senza che uscisse un suono, fino a quando il piacere si fece incontenibile, allora diede fondo alla sua voce, esplodendo in un urlo liberatorio. Si accasciò in avanti, scossa dalle onde di piacere che stavano pian piano scemando. Io iniziai piano a scivolare verso l’alto, sul corpo di mamma, le presi un capezzolo in bocca succhiandolo, sembrava il ciuccio di un biberon da tanto era grosso e turgido. Sentii una mano infilarsi tra i nostri corpi e prendermi in mano il cazzo in erezione, qualcosa di umido si fece strada tra le mie chiappe cercando il buco del culo era Stefano che mi stava leccando l’ano! Evidentemente era bisex, quel maiale! Ero troppo eccitato per oppormi, lasciai fare gustandomi la sua lingua e le sue mani.
Mi spinsi ancora verso l’alto, sul corpo di mamma. Luisa, ormai appagata, dopo essere venuta, si era tolta dalla sua faccia. Baciai mia madre, infilandole in bocca la lingua, potevo sentire il sapore della sua amante sulle sue labbra. La mano di Stefano che mi stava palpando, mi indirizzò il cazzo verso la sua figa della mia genitrice. Finalmente!! Sentii il glande violare la figa che mi aveva partorito, entrai nel condotto vaginale senza nessun sforzo, era bagnatissimo della sua voglia. Etrai piano, gentilmente, assaporando ogni millimetro di affondo. Mia mamma sospirò il suo piacere sulla mia bocca. Sentii le mani di Stefano aprirmi le natiche ed incularmi con la lingua, Penetrandomi fino a dove il muscolo orale glielo permetteva. Iniziai a muovermi con prepotenza sul corpo di mia madre: -“La sentii mugolare la sua approvazione, le sue unghie mi graffiarono la schiena: -“Finalmente!.. Spingi porco!!… Chiavami!… Spaccami la figa!!” Provavo un piacere estremo, la situazione era altamente libidinosa ed oscena: Mi stavo scopando mia madre, mentre Stefano mi stava leccando il culo e sua moglie si stava sditalinando guardandoci.
L’odore di sesso all’interno dell’angusto spazio dello scompartimento era intenso.
Non ci misi molto a venire, stimolato dai baci di mia madre e dal suo forsennato movimento di bacino alla ricerca del massimo piacere, Le riempii l’utero di calda sborra, peccato che non fosse in età fertile! Mi sentì venire, si aggrappò dimenandosi spasmodicamente sotto di me, il mio orgasmo aveva scatenato il suo, la sentii gemere di piacere mentre veniva, mordendomi il petto.
Mi lasciai scivolare di lato sul sedile, Stefano si precipitò a pulire la figa di mia madre, la quale spalancò le gambe per agevolarlo, un rivolo di sborra colava dal condotto semiaperto della vagina e gocciolava sul sedile, lui leccò avidamente i residui della nostra scopata e sembrò gradire molto il mix di sapori dei nostri sessi.
Della pulizia del mio cazzo si preoccupò Luisa, che con mio sommo piacere e libidine si prodigava con enfasi a succhiarmi l’uccello sporco di bavose secrezioni.
Stefano dopo essersi prodigato a lungo nella sua opera di nettuayage, dopo aver riportato mia madre al limite di un nuovo orgasmo, la girò nella posizione della pecorina e la prese da dietro, mentre lei si teneva appoggiata alla parete del vagone per contrastare le sue intense spinte.
Io mi occupai di Luisa che mi chiese di incularla, si mise nella stessa posizione di mia madre, tenendosi le chiappe aperte con le mani, mentre teneva la testa appoggiata sul sedile. Iniziai con leccargli il buco del culo con la scusa di lubrificarla. Il suo forte odore non mi dava fastidio, anzi mi eccitava oltremodo, spinsi la lingua più in profondità possibile lungo il condotto anale. Le infilai il cazzo nel suo fantastico buchetto posteriore, entrai senza spingere, aveva il culo spanato, sicuramente ne aveva presi tanti nel suo favoloso lato B! La sodomizzai quasi con brutalità, stimolato dalle sue parole: -“Così!… Bravo!… Spingi!… Dai!… Più forte!… Sfondami!” Lei contrastava le mie spinte cercando di godere il più possibile. Mentre la “pistonavo”, le presi in mano le tette strappazzandole i capezzoli, mentre lei con una mano si sgrillettava ansimando di goduria. Una decina di minuti di quel trattamento la fecero raggiungere un intenso orgasmo, che esternò con intense urla di piacere, che soffocai tenendole una mano sulla bocca. Quella gran troia portò anche me, in breve a godere di nuovo, le riempii l’intestino con un clistere di calda sborra. Ci accasciammo appagati e spossati sul sedile, uno sopra dell’altro.
Guardai dalla parte di Stefano e mamma: Ancora rossi e sudati dopo il loro incontro sessuale, si erano goduti la fine dello spettacolo accarezzandosi e limonandosi reciprocamente. Mia madre aveva le gambe raccolte ed aperte, la sua figa sborrata, in piena vista, era stupenda, tutta inzaccherata, con i peli bagnati ed appiccicaticci, semplicemente oscena!
Ci ricomponemmo e ci sedemmo commentando scherzosamente le nostre performance e quanto fossimo tutti dei porci. Dopo aver vuotato una bottiglia di coca, offerta dalla coppia amica ed aver sgranocchiato qualche nocciolina che mia madre teneva in un contenitore nella sua borsa, preparammo, ancora nudi, il compartimento per la notte.
Ad un certo punto, mia madre, guardandoci con sguardo torbido, disse: -“Cazzo, devo pisciare e non ho voglia di vestirmi per andare in bagno!” Poi scoppiando a ridere, continuò: -“C’è nessuno che si offre volontario?” Luisa e Stefano la guardarono con sguardo intenso e libidinoso, rispose Lei per tutti e due, sorridendo disse: -“Non chiediamo di meglio!… E poi non si lascia sola una amica nel momento del bisogno!… Mettiti qua a gambe aperte che ci pensiamo noi!” Mia mamma, con un sorriso lussurioso, si mise in posizione, si dispose a gambe larghe, con un piede sul sedile. Luisa disse: -“Il primo assaggio è mio!” Si dispose tra le sue gambe con la bocca aperta, perpendicolare alla sua figa.
Era una scena da infarto, mi misi nella posizione migliore per gustarmi lo spettacolo.
Vidi un abbondante fiotto giallognolo sgorgare tra le piccole labbra della sua figa, scorrendo lungo i peli riccioluti fino alla bocca aperta di Luisa. Lei se ne riempì la bocca e poi ingoiò tutto il liquido paglierino con una bella sorsata. Parte del profumato elisir le bagnò la faccia, scorrendo poi tra le tette. Mia madre interruppe il flusso, subito Stefano prese il posto di sua moglie, dissetandosi con il bramato liquido, acre e speziato, che usciva da quella pelosa ed odorosa fonte, mentre la sua consorte si spalmava sui seni il liquido tracimato dalla sua bocca. Mi avvicinai eccitato da quella impudica scena, e le baciai le labbra roride di piscio, intrecciai la mia lingua alla sua, le misi una mano in mezzo alle gambe, sulla frega. Le dita scivolarono all’interno delle piccole labbra, agevolate dalla sua lubrificazione. La sua bocca si fece più vorace, il suo respiro più veloce. Rilassò la vescica, sentii il liquido caldo scorrermi tra le dita, quella troia mi aveva schizzato le dita con la propria urina. La sentii dire: -“Bellissimo pisciarti in mano!… Ti è piaciuto vero?” Le risposi con la voce smorzata dalla libidine: -“Sei proprio una gran vacca!” Mi prese la mano che avevo ancora sulla sua gnocca pisciata e se la portò alla bocca leccandomi le dita bagnate. Rispose alla mia ultima affermazione: -“Si!… E’ vero!… Sono proprio una gran troia!”
La voce della mia dolce mammina, interruppe quel lascivo momento: -“Dai vieni Mirko!… Il resto è tutto tuo!… Dai!… Avvicinati!… Vieni a bere il piscio della tua mamma troia” Non lo avevo mai fatto, anche se lo avevo sognato molte volte. Mi misi anch’io nella stessa posizione degli assaggiatori di prima, strofinai la faccia nel pelo bagnato della figa della mia mammina, aspirai forte l’intenso odore. Il fiotto di urina mi accolse impreparato, mi schizzò sul viso, scorrendo poi sul mio corpo. Recuperai subito, aprendo la bocca per raccogliere quanto più liquido potevo. Il sapore salato e acre della sua piscia calda mi piaceva, ne ingoiai varie sorsate, fino alla fine del flusso, le asciugai bene la figa lappandola con la lingua.
A qualche passo da noi, Luisa si era messa a gambe aperte, leggermente accucciata, un abbondante scroscio di biondo nettare fluiva dalla sua sorca riversandosi in bocca a Stefano, sotto di lei.
Mia madre si abbeverò a sua volta, incollando la propria bocca all’uretra di Luisa, non riuscii a rimanere indifferente, mi smanettai il cazzo in tiro guardando quella saffica e perversa scena.
Stefano si inginocchiò davanti a me e mi prese in bocca l’uccello, mi fece un fantastico pompino, gustandosi il mio sperma, anche se non più abbondante, visto che era la quarta volta che venivo in poche ore. Ero spompato!
Per terra c’era una bella pozzangherà di urina, che scorreva sul pavimento a seconda dei movimenti del treno. Luisa si vestì sommariamente ed andò in più bagni a depredarli della carta igienica, con la quale asciugammo il pavimento dello scompartimento, aiutata da
me e mia madre. Versammo a terra del disinfettante che annullò l’intenso odore di urina.
A turno ci recammo nei servizi per lavarci come meglio potevamo.
Stefano, esausto, era già nel mondo dei sogni, Luisa si coricò a sua volta dopo aver indossato una maglia sopra al corpo nudo.
Il treno era fermo alla stazione francese di Saint Etienne, una voce maschile straniera all’altoparlante stava annunciando la ripartenza del nostro convoglio.
Mia madre si coricò indossando una corta camicia da notte, senza nient’altro. Le chiesi di poter dormire con lei, lei mi sorrise dolcissima, mi disse:-“Vieni amore… Vieni dalla tua mamma.” Ci stringemmo nello spazio limitato del nostro giaciglio, ci stringemmo stretti. Ci baciammo come due innamorati, mentre lei mi accarezzava con l’affetto di una mamma per il proprio figlio.
Portai una mano ad accarezzarle il culo nudo, alzandole l’indumento leggero, lei mi sorrise e mi disse:-“Sei proprio terribile” Mi riempì il viso di dolci e fitti bacini mentre io continuavo ad accarezzarla sul sedere. Mi disse:-“Ti amo!”
Ci addormentammo così, abbracciati stretti, amorevolmente incestuosi, cullati dallo sferragliare cadenzato del treno.
scritto il
2024-07-04
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