Nuove dinamiche

di
genere
incesti

Ricordo benissimo quando nella mia famiglia le cose precipitarono in un baratro trasgressivo ed incestuoso:
Avevo da poco compiuto 18 anni. Era la fine di Luglio, quell’anno faceva un caldo infernale. Stavo andando a trovare mio cugino Antonio, camminando sul marciapiedi potevo scorgere le onde di calore che si alzavano dall’asfalto incandescente. Scesi dalla banchina pedonale per attraversare la strada, le scarpe si incollavano al manto stradale reso appiccicoso dall’astro infuocato che inesorabilmente, senza pietà, colpiva la cittadina padana nelle ore più calde del primo pomeriggio. Incoscientemente ero uscito senza berretto, il sudore colava copioso lungo il mio corpo. Non giovava il fatto che fossi a petto nudo ed indossassi soltanto un paio di pantaloncini da jogging. L’alto tasso di umidità dell’aria rendeva difficoltosa la respirazione. Per strada non si vedeva nessuno che avesse voglia di affrontare quelle inconsuete temperature, l’unico cretino, evidentemente, ero io!
Mi sentii sollevato alla vista dell’abitazione dei miei parenti, mi sembrava quasi un’oasi del deserto!
Come era abitudine tra le nostre rispettive famiglie, entrai senza bussare. Fui accolto dalla frescura dell’interno del vecchio casale dalle spesse mura in mattoni di argilla, la forte escursione termica tra l’interno e l’esterno dell’edificio rurale mi fece rabbrividire dal freddo.
Chiamai a voce alta Antonio che mi rispose dalla sua stanza, invitandomi a raggiungerlo.
Era sdraiato sul letto, indossava solo un paio di slip bianchi e niente altro. Mio cugino, un anno scarso meno di me, aveva un bel fisico, era di corporatura robusta ma non grasso, la sua statura era leggermente inferiore alla mia. Aveva i capelli neri e corti, aveva un’espressione sicura e scanzonata, era simpatico, sempre con la battuta pronta. Questo lo agevolava quando si trattava di rimorchiare qualche ragazzina.
Aveva in mano un libro di testo, mi disse che stava studiando: Nonostante fossimo in vacanza, si preparava al meglio per il prossimo anno scolastico.
Notai lo slip deformato da una prepotente erezione, delle macchie rendevano palese la sua eccitazione. Gli sorrisi, mi avvicinai e allungai una mano ad accarezzargli l’uccello, continuando a toccarlo gli dissi -: Sembra quasi che tu stessi studiando ben altro che letteratura.
Era già da qualche anno che io ed Antonio ci divertivamo sollazzandoci reciprocamente con trasgressivi giochini sessuali. Avevamo tutti e due la ragazza, ma non disdegnavamo di darci piacere tra di noi. Era cominciato tutto con seghe reciproche e poi ci avevamo preso gusto ampliando i nostri orizzonti alla ricerca di nuove eversive sensazioni.
Mio cugino mi sorrise lasciandosi palpare, mi disse -: Vorrei ben vedere…Vieni con me….Vediamo se non ti si rizza anche a te.
Incuriosito lo seguii. Si diresse verso la camera dei suoi genitori, la porta era appena accostata e lasciava uno spiraglio attraverso il quale potei vedere mia zia, la sorella di mia madre, sdraiata sul letto che dormiva. Era stesa su un fianco, con il culo rivolto verso la porta, una gamba era allungata, mentre l’altra era piegata con il ginocchio appoggiato sul materasso. Indossava una leggerissima sottoveste che nel sonno le si era arrotolata sopra al bacino. Le mutande bianche, piuttosto larghe sulla coscia e tese sul cavallo si erano spostate da un lato, lasciando in bella vista parte della bella gnoccona matura e pelosa, le piccole labbra, belle gonfie e scure, sporgevano, luccicanti di umori, tra le labbra più esterne. Mia zia Mirella aveva 37 anni e come suo figlio era di costituzione piuttosto pienotta, non molto alta. Aveva un bel seno florido e dall’apparenza tonica e burrosa, mi ci sarei tuffato in mezzo a quei due bei globi sostanziosi.
Qualche volta l’avevo vista in costume da bagno al mare, a volte anche piuttosto succinto, ma mai avevo potuto ammirarla come quel giorno. Il cazzo, davanti a quel lubrico spettacolo, mi si impennò all’istante. Avevamo fantasticato spesso sulle nostre reciproche madri e spesso le nostre fantasie su di loro erano state fonte di ispirazione per i nostri incontri bisex.
Mi girai verso Antonio che continuava a strofinarsi l’uccello da sopra le mutande, gli dissi sottovoce sorridendogli -: “Sei un maiale!….Ti ecciti a spiare quella bella figona di tua madre?” Lo guardai sorridendo ed ironicamente gli dissi -: “Sei un porco depravato!!!”
Lui senza rispondermi, da dietro passò una mano in mezzo alle mie cosce e si impadronì della mia verga in erezione strizzandola -: Mi sembra di non essere il solo ad avere il cazzo duro. Mi girai, allungai il braccio portandolo verso il suo collo, passai la mano dietro la sua nuca e lo tirai verso di me, incollando le sue labbra alle mie, forzai la sua bocca con la lingua, mulinandola alla ricerca della sua. Lui si impadronì di nuovo del mio cazzo infilando la mano nei miei pantaloncini toccandomi a pelle, mi passava il pollice nel glande bagnato di presborra. Allargai le gambe per agevolarlo nel suo fare. Mio cugino approfitto per raggiungere il culo ed infilare un dito nel buco, mugolai di piacere, soffocando i miei gemiti sulla sua bocca.
Mi prese per una mano e mi trascinò in camera sua, mi spinse sul letto, dopo aver chiuso la porta. steso sulla schiena a gambe larghe. Mi abbassò i pantaloncini e si precipitò con la faccia tra le mie cosce, annusò a lungo il mio prepuzio per poi imboccarlo. Era esperto, mi aveva fatto già diversi pompini, adorava farsi sborrare in bocca. Succhiava da Dio, facendomi contorcere dal piacere. Gli tenevo la testa e muovevo il bacino a scoparlo in bocca. La sua lingua mulinava attorno al glande, lo sentivo ciucciare rumorosamente e questo stimolava ulteriormente la mia lussuria. Si dedico per svariati minuti al mio cazzo.
Poi mi prese le gambe sotto alle ginocchia e me le spinse verso l’alto e le allargò, scivolò con la faccia tra le mie natiche, sentivo la sua lingua spingere sull’ano, cercando di penetrarlo con mio sommo piacere. Muovevo il bacino segandomi, stimolato dal suo fare. Sentii l’orgasmo montare -: “Cazzo sto per sborrare!…Vengooo….Sei un fantastico maiale finocchio!”
Alle mie parole si precipitò sul cazzo, giusto in tempo perché gli riempissi la bocca di sborra. Lo sentivo “uggiolare” di piacere nel suggere ed inghiottire il mio sperma, non smise di succhiare fino al mio completo svuotamento e fino a quando il mio uccello cominciò a perdere consistenza.
Mi lasciai cullare dal dolce torpore del dopo godimento, avevo gli occhi chiusi.
Sentii Antonio scivolare sul mio corpo, il suo cazzo in erezione si strofinava sul mio che era barzotto ma non ancora completamente appagato. Sentii le sue labbra posarsi sulle mie, aprii la bocca per lasciar entrare la sua lingua, ci baciammo con bramosia. Le sue labbra erano aromatizzate dal mio culo e dal sapore del mio cazzo, ciò rendeva estremamente libidinoso il nostro scambio di lubriche effusioni.
Mio cugino mi guardò con i suoi occhi castani a pochi centimetri dai miei e mi disse -: “Sono stato bravo…Vero?” Lo guardai sorridendo -: “Sei stato fantastico come sempre…Sei proprio un gran bocchinaro” Antonio sorridendomi fiducioso mi disse -: “Che ne dici di ricambiare!” Lo baciai di nuovo e gli dissi-: “ Con molto piacere”.
Mi misi con la faccia tra le sue cosce, aspirai con avidità il maschio odore che si diffondeva dal suo cazzo: Era un mix di sudore, sperma, e un intenso odore di piscio, lo scapellai per meglio gustarmi i suoi afrori. Con un gemito di piacere mi portai la cappella tra le labbra, assaggiandola passandoci sopra la punta della lingua: Un fantastico sapore tra il dolce e salato deliziò le mie papille gustative. Lo ingoiai succhiandolo piano, con calma, per gustarmelo fino in fondo.
Sentii le mani impazienti e vogliose di Antonio posarsi sulla mia testa, prendermi per i capelli e spingermi in gola l’uccello inarcando il bacino. Lo sentii sospirare e tra i gemiti mi disse -: “Bravo!…Così!!… Me lo ciucci proprio bene…Si sente che ti piace!!!…Così!…Continua!!!” Aveva ragione, mi piaceva molto succhiare il cazzo, specie se odoroso come il suo e le sue parole mi stimolavano a dare il meglio di me!
Succhiai a lungo, accompagnato dai suoi gemiti che erano musica per le mie orecchie!
Gli infilai un dito sul culo, spingendolo tutto dentro, lo sentii inarcarsi per godersi meglio la mia piacevole penetrazione.
Tra i sospiri, lo sentii dire -: “Oh siii…..Bravo!…Mettimene dentro un altro!…Aprimi il culo!!!” Lo accontentai con piacere. Soffocò con le mani sulla bocca le urla di goduria stimolate dalla mia lingua e dalle mie dita, per non svegliare sua madre che dormiva un paio di stanze oltre.
Lo sentii farfugliare -: “Sborro!!!…Cazzo sto per venire!!…Succhia!!!… Dai che te la faccio tutta in bocca!!” Le sue parole furono seguite da un’eruzione di sperma che mi riempì la cavità orale, I getti si susseguivano ininterrottamente. Ingoiavo con cupidigia quel caldo e pastoso liquido di cui ero ghiotto, ormai ero diventato succube della sborra di mio cugino. Lo pulii bene strizzandolo con le dita per far uscire le ultime gocce di dolce nettare.
Antonio mi guardò con un sorriso soddisfatto -: “wow!… Mi hai fatto morire!… Mi hai prosciugato la sborra succhiandola dalle palle!!” Mi sorrise e e continuò -: “Certo che siamo due gran pompinari”
Prima che potessi replicare sentii mia zia che chiamava suo figlio, ci ricomponemmo in tutta fretta, grondavamo di sudore dappertutto, intanto che cercavamo di renderci presentabili Antonio rispose a sua madre -: “Vengo subito mamma!”
Uscimmo assieme dalla stanza -: “Ah…Ciao Luca, é tanto che sei qua?” Risposi alla sua domanda -: “Ciao zia, no…Sono arrivato da poco”. Ci guardò stupita -: “Certo che in camera tua Antonio deve fare particolarmente caldo…. Siete tutti rossi sudati,… Forse e meglio se andate in bagno a darvi una rinfrescata.
Mia zia indossava la vestaglietta semitrasparente di prima, zia Mirella era senza dubbio una gran figa, il fatto di essere un po grassottella la rendeva più desiderabile e più vera, più donna!
Aveva un bel viso incorniciato da una folta capigliatura tinta di un bel biondo cenere, un colore non molto dissimile da quello reale. Aveva uno sguardo sensuale ed intrigante, che a volte me lo faceva tirare solo guardandomi. il suo busto era impreziosito da una bella quarta di seno, i cui capezzoli, belli prominenti, si intuivano belli grossi attraverso l tessuto del minimale e semitrasparente abbigliamento estivo. Due belle coscione, abbondantemente scoperte, stimolavano impudici pensieri, sotto al leggero tessuto si intravvedevano le mutandine bianche. Il fatto di averle visto la passera poco prima ed adesso fosse li vicino a noi, ignara di tutto, mi eccitava da morire.
Il culo tondo, perfetto, grosso e burroso, sembrava un magnete per cazzi.
Ci guardò stupita -:“Certo che in camera tua Antonio deve fare particolarmente caldo…. Siete tutti rossi e sudati,… Forse e meglio se andate in bagno a darvi una rinfrescata”. Si girò per andarsene, così potei gustarmi bene anche il lato b, le mutandine sparivano nella fenditura del notevole culo. Senza girarsi, mia zia aggiunse -:” E tu Antonio fai quello che ti ho detto, invece di guardare il culo di tua madre assieme a tuo cugino” Io e mio cugino ci guardammo ridendo sommessamente, Antonio bisbigliò -: “Cazzo!… Come fai a non fartelo diventare duro…. Madre o non madre, sempre figa è!!”
Assentii.
Verso Metà pomeriggio, mia zia mi disse che mia madre le aveva detto che quel giorno aveva programmato di accompagnarmi in alcuni acquisti di abbigliamento, mi chiese se me ne ero dimenticato. Balzai in piedi, me ne ero completamente scordato, eppure sapevo quanto mia madre ci tenesse alla puntualità. Lei era un tipo preciso e non ammetteva scuse o ritardi appunto, era una donna che aveva dovuto crescere me e mia sorella da sola, in quanto mio padre lavorava da oltre dieci anni, come capo manutentore per una nota ditta inglese che aveva una concessione di estrazione su dei pozzi petroliferi in Libia e ritornava in Italia solo un paio di volte l’anno, in occasione delle ferie estive e delle feste Natalizie, solo raramente in altre occasioni. Era una bella donna e nonostante i suoi quarantasei anni, faceva ancora girare la testa ad uomini molto più giovani di lei. D’altronde aveva un culo ed un paio di tette da sballo, che non lasciavano indifferente neanche me, spesso vestiva in maniera provocante, non credo che avesse mai fatto le corna a mio padre, ma sapeva di essere bella e sensuale. Non assomigliava molto a sua sorella , era più alta ed aveva dei bellissimi e lunghi capelli tinti di rosso che ben si adattavano al suo focoso carattere.
Salutai frettolosamente mia zia e mio cugino e mi precipitai in strada. Il calore era leggermente diminuito, ma la canicola era ancora asfissiante nonostante il leggero calo di temperatura.
Mia mamma mi stava aspettando davanti a casa, in auto con l’aria condizionata accesa. Scese dall’auto e mi invitò a salire -: “Dai che siamo in ritardo!.. Sali che ho preso la roba per cambiarti… Ti cambi mentre vado con l’auto!… Dove cazzo sei stato fino adesso?… Lo sapevi che dovevamo andare via e che abbiamo un po di strada da fare!” In effetti la città, dove mia madre era solita fare acquisti distava parecchi kilometri dal nostro piccolo centro rurale e ci sarebbe voluta almeno un’ora e mezzo prima di raggiungere il negozio.
La mia genitrice, come il solito, in quel periodo di caldo torrido, vestiva un abbigliamento molto leggero: Indossava una corta gonnellina beige, abbottonata davanti, un top azzurro senza spalline le copriva i voluminosi seni lasciandone in vista una bella porzione, i capezzoli sporgenti sotto il leggero tessuto evidenziavano l’assenza del reggiseno, un paio di sandaletti a tacco alto completava l’abbigliamento.
Certo faceva caldo, ma quel tipo di abbigliamento era più adatto ad una donna più giovane che a una della sua eà.
Mentre saliva in auto vidi di sfuggita le mutandine di pizzo rosso che portava sotto alla gonna.
Feci il giro dell’auto e salii.
Il fresco dell’aria condizionata mi diede sollievo.
Mio madre bofonchiò qualcosa sulla gonna stretta: Prese i lembi della gonna e li tirò verso l’alto fino all’inguine, scoprendo le mutandine. Vidi qualche pelo sbordare dai lati del leggero indumento, a quella vista il cazzo mi si drizzò di colpo, guardando meglio, potevo vedere il colore della peluria scura attraverso il tessuto traforato. Cazzo! Quante volte avevo avuto fantasie in merito a situazioni simili.
La voce di mia made mi riportò di colpo nel mondo dei vivi -: “Dai cambiati!!… Prendi la tua roba sul sedile posteriore…Sbrigati.
Questo era davvero un problema! E adesso?… Come potevo cambiarmi con il cazzo in tiro, sicuramente lei lo avrebbe notato, mi incitò -: “ Che cavolo aspetti?… Il tappeto rosso?… Muoviti!.”
Presi i vestiti e mi misi la maglietta, sperando di nascondere la mia erezione. Tutto andava bene fino a quando, per mettermi i pantaloncini, dovetti inarcarmi sul sedile: La maglietta salì verso l’alto e il cazzo mi uscì dal bordo superiore delle mutande, il movimento aveva attirato l’attenzione di mia madre, la vidi guardarmi con uno sguardo di sorpreso sgomento, che si trasformò di colpo in una espressione di pura ira. Fui catapultato verso il cruscotto dalla brusca frenata dell’auto, sentii mamma incazzata dirmi -: “Brutto porco!…Ma che cazzo!… Spiegami sta roba!… Dimmi come cazzo ti trovi in queste condizioni!” Porca miseria, avevo sbattuto la testa sul cristallo dell’auto. Nella concitazione degli eventi non mi ero coperto ed avevo ancora l’uccello che svettava fuori dalle mutande, mi girai verso mia madre, con la verga che scampanellava mentre mi frizionavo la testa per lenire il dolore, lei vedendomi in quello stato pietoso, non riuscì a frenare un accesso di ilarità e lo scoppio di una sonora risata stemperò un pochino la tensione -:”Ti sta bene piccolo depravato!.. Ti sembra normale farti vedere da tua madre in quella maniera.” Con voce piagnucolante, cercando di scusarmi, indicandola tra le gambe le dissi -: “Scusa… Ma ti si vede tutto!… Come credi che possa reagire?” Mi guardò tra lo stupito ed il divertito, il suo sguardo si focalizzò sull’uccello ritto e ci si soffermò per qualche attimo, sposto lo sguardo stupito sul mio viso -:”Non dirmi che sono io la causa della tua condizione… Cavolo!… Ma io sono tua madre!!” La guardai contrito -: “Scusami mamma, ma sei così bella e sexy che non sono riuscito a frenare i miei impulsi.” Lei mi sorrise dolcemente -: “Sei molto gentile, ma devi capire che io sono tua mamma e che non dovresti pensare a me in certe maniere….Comunque grazie per i complimenti….Meno male che ameno un’uomo di casa mi guarda!!… Dai ricomponiti!.” La guardai curioso. Mi misi in sesto e lei avvio l’auto.
Lei sembrava non riuscire a sistemare la gonna in maniera decente, in quanto la posizione di guida glielo impediva. La sentii esclamare -: “Ma guarda se dovevo proprio mettermi questa gonna così stretta!” Si girò verso di me e continuò -: “Già!… Per la felicità di mio figlio guardone”. Scoppiai a ridere. E lei ancora -: “Ridi, ridi…. Sei un depravato come quel porco di tuo cugino: Mia sorella mi ha detto che suo figlio la spia continuamente e quando viene casa nostra ha sempre gli occhi addosso a me o a tua sorella!Antonio è proprio un maiale, e tu assieme lui a quanto pare!”
Risposi risentito -: “ Cosa centro io adesso!” Mi guardò distogliendo lo sguardo dalla strada per un attimo -: “ Certo che centri!… Giulia mi ha detto tutte le volte che la spii, o addirittura allunghi le mani!”
Era vero, ma era mia sorella che mi provocava, a volte girava quasi nuda per casa ed un paio di volte mi aveva mostrato di essere senza mutandine sotto alla gonna incrociando le gambe alla Sharon Stone, fissandomi per gustarsi divertita la mia espressione stupita e allupata, puntando lo sguardo all’altezza della patta deformata dal mio cazzo irretito e mi guardava sorridendo soddisfatta del risultato ottenuto.
Un paio di volte scherzosamente, ma non troppo, le avevo messo le mani tra le gambe, alzandole la gonna e palpandole la figa. E lei non è che si fosse data da fare più di tanto per impedirmelo! Anzi… A volte mi sorrideva divertita, guardandomi mentre mi annusavo le dita, la puttana! E poi, a quanto sembra, andava a raccontare tutto a nostra madre!!
Farfugliai qualcosa di incomprensibile alle accuse di mia mamma.
Per tutto il tragitto che ancora ci separava dal negozio, continuai a sbirciare tra le cosce della mia arrappante genitrice, lei guardava avanti con un sorrisino divertito sulle labbra. Una macchia scura sull’indumento intimo, delineava il centro della fessura. Potevo percepire vagamente l’odore del suo sesso. La mia turgida eccitazione era alle stelle e tiravo la maglietta sopra ai pantaloni per renderla meno evidente, suscitando una dissimulata
ilarità in mia madre che fingeva di non vedere.


Riuscimmo a parcheggiare poco lontano dal grosso negozio di abbigliamento.
All’interno dell’esercizio fummo accolti da una bella commessa, che mia madre liquidò dicendole che preferivamo arrangiarci da soli.
Fece un giro nel reparto femminile del grande store, scelse un paio di gonne ed una maglietta da provare, io la seguivo come un cagnolino, ero ancora eccitato e non perdevo l’occasione per ammirare il suo culo e le sue esplosive tette, che a stento erano contenute dal top. Ci avviammo verso i camerini di prova, entrammo in un stretto corridoio dove una serie di porte a spinta delimitavano degli piccoli stanzini di prova. Erano tutti occupati a parte uno che però aveva il chiavistello di chiusura rotto. Mia madre mi chiese di tenerle la porta intanto che si spogliava, ma poi accorgendosi del poco spazio che c’era nel corridoio dove avrei intralciato altri eventuali shopper, decise con uno sbuffo di farmi entrare con lei. Mi guardò maliziosamente e mi disse -: “Mi sa che oggi ti diverti!… Vero maialino?” Risposi malizioso -: “Si!… Mi sa che oggi mi rifaccio gli occhi grazie alla mia bella mamma”. Scoppiò in una esilarante risata.
Si tolse la gonna rimanendo con la mutandine di pizzo rosse semitrasparenti, mi diede da tenere la gonna mentre ne indossava una da provare. Lo stanzino di prova era piccolo e continuavamo a sfiorarci, si sporse indietro col culo, quasi nudo, toccandomi il cazzo con una chiappa e si accorse del mio stato di eccitazione, Guardò sullo specchio davanti a sé, Il suo sguardo si soffermò all’altezza del bozzo che confermò la sua impressione, mi guardò in faccia e sorridendo divertita mi disse -: “Bello lo spettacolo… Vero piccolo porco di mamma!.. Ti piaccio davvero cosi tanto?” Balbettando per lo stato di forte confusione emotiva in cui versavo, gli risposi sinceramente -: “Sei una gran figa mamma, mi stai facendo morire!” Mi guardò dolcemente e con uno sguardo sensuale mi disse -: “Sei un’amore, è tanto che un’uomo non mi guarda come mi guardi tu, è davvero un peccato che tu sia mio figlio!”.
Dopo la prova delle gonne fu la volta della maglietta, si tolse il top, rimanendo a seno nudo, non riuscii a non strizzarmi l’uccello, non l’avevo mai vista con le tette al vento, a momento venivo nei pantaloni, avevo bagnato le mutande di presborra e le percepivo umide sulla punta del cazzo! Lei vide il mio gesto e mi mandò un bacio. Aveva un seno stupendo: Bello grosso, con appena un lieve accenno di pesantezza, due aureole larghe e scure incorniciavano due capezzoli grossi, lunghi e turgidi. Probabilmente il fatto di esibirsi davanti a suo figlio non la lasciava indifferente. Il top le cadde di mano, mi chinai per raccoglierlo, finii con la faccia contro il suo seno, un capezzolo mi sfiorò le labbra, non resistetti oltre e venni nei pantaloni senza neanche toccarmi, gemendo sommessamente. Mia madre ovviamente se ne accorse, mi abbracciò premendo le tette contro il mio petto, coprendomi i capelli e la faccia di bacini dolcissimi -: “Amore mio sei venuto per la tua mamma!… E’ il più grande complimento che potevi farmi!… Sto passando un brutto momento e ho bisogno delle attenzioni di un uomo ” Sorridendo continuò -: “Adesso però bisogna rimediare” Tolse una salvietta dalla borsa e mi invitò ad abbassarmi i pantaloncini. Un po titubante me li abbassai, lei si chinò davanti a me e mi deterse l’uccello con la salvietta, aveva la faccia a pochi centimetri dal mio cazzo, probabilmente sentiva l’odore della verga e dello sperma. La vidi avvicinare il naso ed annusare chiudendo gli occhi, si alzò, la sua espressione era stravolta dalla libidine. Mi disse - : “Dai usciamo… che se no qua finisce male!”
Mia mamma aveva l’umore a mille e continuava a ridere, era tanto che non la vedevo così felice, ultimamente poi era ancora più cupa, come se qualcosa la affliggesse. Ero contento di vederla così gioiosa.
Acquistò alcuni capi di abbigliamento estivo per me.
Avevamo già pagato quando, con un sorrisino civettuolo, si diresse verso il reparto di abbigliamento intimo femminile per scegliere dei perizoma per lei, ne visionò alcuni degni di un sexy shop. Vedere mia madre scegliere dell’intimo così osè e immaginarla mentre lo indossava mi fece inalberare di nuovo il cazzo. Mia mamma sembrava aver letto nei miei pensieri, il suo sguardo si posò ancora una volta sulla mia patta, dove il mio stato di eccitazione era evidente, sorrise e mi disse -: “Ti piacerebbe vedere mentre indosso questi vero?…Brutto porco depravato!” Risposi coraggiosamente -: “Mi faresti impazzire!… Guarda che non rispondo di me se ti metti addosso quegli affarini che hai in mano!… Ti salto addosso!” Mia madre si avvicinò, mi sfiorò le labbra con un bacio. Mi guardò con uno sguardo languido, mi infilò le mani sotto alla maglia accarezzandomi il petto -: “ Beh… arrivati questo punto ci spero proprio!… Direi che un premio te lo meriti.” Mi prese per le mani e mi disse -: “Vieni!.” Entrammo in uno dei camerini. Mi guardò seria e mi intimò -: “Mi raccomando: Non devi parlarne con nessuno” Senza esitare oltre, con una certa foga, si sollevò la gonna e si tolse le mutandine. Quello che stava succedendo era inverosimile: Non avevo mai visto mia madre comportarsi in una maniera così fuori dai suoi canoni etici, doveva esserci altro dietro!
Mi mise le mutandine umide in mano, maliziosamente consapevole di quello che sarebbe stata la mia reazione al suo gesto -: “Tienimele tu le mutandine!” Fu naturale portarmi il suo intimo al naso: L’odore della sua sorca era inebriante, completamente diverso da quello di Giulia o della mia ragazza, era più intenso e deciso, l’odore dei suoi umori era reso più lussurioso da un vago e speziato aroma di pipì e da un certo sentore di sudore: Il vero odore di una femmina matura fremente di liquida voglia. Chiusi gli occhi per concentrarmi su quel fantastico olezzo afrodisiaco.
Ritornai con i piedi a terra, guardai mia madre che nel frattempo aveva indossato il perizoma, mi guardava con uno sguardo lussurioso che non le avevo mai visto, mi chiese -: “Sei un porco!…Ti piace il mio odore vero?… Dai inginocchiati che te la faccio annusare da vicino!” Ubbidii, mi chinai, mi si presentò davanti uno spettacolo da infarto: Il minuscolo indumento copriva solo in parte il sesso, I lunghi peli incolti sbordavano abbondanti ai lati delle mutandine -: “Piccolo maialino ti piace quello che vedi?” Spostò l’intimo -: “Guardala bene!… Ti piace vero?” Continuò con voce resa roca ed affannosa dall’eccitazione -: “ Avvicinati… Annusa… Infila il naso nella figa della tua mammina” Guardai con libidine quella stupenda bernarda matura, così diversa da quelle che conoscevo, le piccole labbra frastagliate erano gonfie di voglia, un rivolo umido formava delle goccioline che, come rugiada, rendevano rorido l’abbondante pelo all’entrata della vagina e gocciolavano a terra. Avvicinai il naso a quel lubrico spettacolo, l’odore si fece più intenso, mi lasciai piacevolmente stordire da quell’esaltante aroma. Infilai la lingua all’interno della fessura, allargando le labbra: Sentii i liquidi di quel frutto proibito scendermi in bocca, il sapore salato della sua urina, che impregnava il pelo, si fondeva con quello dolce e denso dei suoi umori, Chiusi di nuovo gli occhi e passai ancora la lingua lungo tutta la spacca della patonza arrivando al cappuccio della clitoride.
Sentii mia madre gemere ed ansimare, cercando di smorzare il tono della voce per non farsi sentire al di fuori del camerino, le sue mani mi presero per i capelli e mi premettero sulla figa. La sentii sussurrare tra i gemiti -: “Sto venendo!… Non fermarti, amore!… Stai facendo sborrare la tua mamma Troia!” La sentii gemere sommessamente, mentre si abbassava sulle gambe ed allargava le cosce per agevolarmi nel mio fare. Tremava tutta, mentre continuavo a leccarla lentamente, con delle lunghe lappate all’interno della fessura, raccogliendo tutto il nettare di cui erano intrise le pieghe del suo sesso. Assaporavo con piacere quell’estatico e godurioso momento. Sentii, dai movimenti convulsi del bacino che l’acme del godimento stava per travolgerla e mi concentrai quindi sopratutto sulla clitoride, succhiandola e pizzicandola tra le labbra. La sentii raggiungere l’orgasmo ansimando, mentre mi teneva premuto il viso sula sorca. Una serie di intensi sussulti accompagnarono la fine dell’estatico momento. Era venuta in fretta probabilmente il desiderio represso da tempo le aveva fatto raggiungere l’apice del piacere in pochi minuti.
Mi alzai, mi guardò relativamente appagata e mi disse -: “Grazie amore, ne avevo tanto bisogno, la voglia pazzesca che avevo si è un attimo placata.” La guardai, era indecentemente licenziosa: Aveva la gonna alzata, il top era sceso da un lato scoprendole un seno, era tutta sudata, i capelli erano in disordine ed appiccicati al volto. Era oscena.
Mi sorrise seducente, cercando di sistemarsi un po i capelli in un gesto civettuolo -: “Ricordati, comunque, che questo é solo un piccolo acconto, con le tue avance hai scatenato un uragano che ci metterà un po a placarsi. Mi baciò, mettendomi la lingua in bocca, nel mentre, le sue mani si infilarono nei miei pantaloncini e si impadronirono del mio uccello in erezione, ancora umido della sborrata di poco prima, ero al limite dell’orgasmo. La sentii dire -: “Che bello!… E’ tanto che non tocco un bel cazzo sul serio!” Si inchinò -: “Fammelo gustare solo un attimo!” Tirò il tessuto verso il basso e fece uscire il membro, se lo strofinò sulle labbra e sul resto della faccia, gemendo sommessamente. Lo annusava, lo baciava.
-: “Finalmente!… Quanto mi è mancato!… E’ così tanto che non sentivo l’odore di cazzo!” Continuava a passarselo sul viso, sembrava volersi spalmare addosso gli umori che mi bagnavano abbondantemente il glande e gli aromi intensi, che sicuramente impregnavano il cazzo, a causa della eiaculazione di mezz’ora prima e della sessione pomeridiana di sesso con Antonio. Sicuramente anche La calda giornata estiva contribuiva ad accentuare quegli odori.
La sentii mormorare, gemendo sommessamente -: “ Oh si!… E’ stupendo!… Mmm…Che buon odore!”
Già ero molto eccitato, quei maneggi mi diedero il colpo di grazia, non riuscii a frenare l’orgasmo, ne ad avvisarla: Gli sborrai in faccia inzaccherandola per bene, anche sui capelli. Nonostante già fossi venuto due volte in quel pomeriggio non finivo più di eiaculare, la mia giovane età mi aiutava a riprendermi in fretta.
Mia madre era impazzita, si strofinò il viso contro il mio uccello durante la polluzione e prima che finissi di venire, se lo mise in bocca per gustarsi gli ultimi schizzi di sborra, lo ciucciava spremendomi le palle per gustarsi anche le ultime gocce di seme.
Si alzò con una maschera di sborra sul viso che le stava disfacendo il trucco, delle gocce le colavano sui seni scoperti e finivano scivolando sul top sceso sotto alle tette. Premette le sue labbra lorde contro le mie in un lubrico bacio, la sua lingua mi riversò in bocca parte del mio stesso sperma di cui gustai il sapore mescolato a quello del suo rossetto.
Fuori dal camerino sentimmo delle risatine ed una voce femminile disse -: “Scusate avremmo bisogno del camerino” Mia madre mi sorrise, e con un’espressione troiesca, la mandò sommessamente a fare in culo, poi rispose a voce alta -: “Abbiamo quasi fatto” Sentimmo un grazie di rimando seguito da altre risatine femminili.
Cercammo di ricomporci e di ripulirci alla meglio con delle salviette imbevute che mamma teneva nella borsa. Prima di uscire ci guardammo allo specchio, il quale ci rimandò delle immagini pietose: Lei aveva il top azzurro pieno di macchie, il maquillage era in condizioni disastrose, era tutta rossa in volto, i capelli, anche se li aveva pettinati, erano tutti appiccicaticci, in viso un’espressione da maiala che non le avevo mai visto. Io avevo la patta macchiata, rosso in faccia a mia volta e tutto sudato, delle tracce di rossetto mi coloravano le labbra e non c’era verso di toglierle.
Uscimmo sotto gli occhi esterrefatti di un campanello di presenze femminili tra cui spiccava un’uomo di mezza età. Una signora piuttosto avanti con gli anni, guardandoci in maniera scandalizzata disse che era una vergogna. Una ragazza ci guardò stupita e disse, rivolta agli altri -: “ Ma lui è un ragazzino!.. Ma come….” Non finì la frase, probabilmente non avrebbe saputo cosa aaggiungere. Il signore, rivolto a mia madre, si sentì in dovere di fare da portavoce di quella schiera di esponenti del gentil sesso ed interpretando il loro pensiero disse -: “Sei una gran puttana!… potrebbe essere tuo figlio!”.
Mia madre, di rimando, rispose -:”Sono sicura che in un’altra occasione non ti sarebbe dispiaciuto di incontrare una troia come me! Perbenista del cazzo”
Si girò verso di me, che ero rosso come un peperone per l’imbarazzo mi sorrise e mi strizzò l’occhio rincuorandomi, ricambiai il sorriso. Si girò verso l’uomo che aveva parlato, si alzò la corta gonna sotto cui non aveva avuto il tempo e la voglia di indossare le mutande, e disse -: “Guarda che bella figona che ha una puttana come me!… E’ perché non ho tempo da perdere, altrimenti una passeggiata me la farei anche con tè!.. Coglione di merda!” Il tipo rimase senza parole, Un brusio scandalizzato si alzò dalle signore: Riuscii a capire, Vacca, troia, di nuovo puttana, indecente, e polizia.
Quest’ultima parola ci mise le ali ai piedi. Non ci conosceva nessuno, in quella città, d’altronde quel capoluogo era grande e noi venivamo da fuori.
Uscimmo dal negozio frettolosamente, corremmo all’auto e ci dileguammo in fretta lungo le vie cittadine.
Riprendemmo la strada di casa, ridendo della nostra avventura.
Le misi una mano sulla figa pelosa che era ben in vista e che lei non si curava di occultare, mia madre sorrise dolcemente, mentre guardava la strada. Una lacrima le solcò il viso, la guardai sorpreso, tolsi la mano e fraintendendo le dissi -: “Non preoccuparti mamma non è successo niente, è stato solo un momento particolare tra noi, non si ripeterà più” Mi guardò, una dolcezza infinita traspariva dal suo volto. Sorridendo amaramente, mentre qualche altra lacrima le rigava le gote, mi disse -: “Tuo padre ci sta lasciando: Se la fa con un’impiegata inglese che lavora nella sua stessa ditta che ha metà dei miei anni. L’ultima volta che l’ho sentito mi ha detto che tra di noi non c’è più niente e che ha intenzione di rifarsi una vita con quella giovane troia, dovremo solo incontrarci per quantificare gli alimenti e poi ognuno per la sua strada” Fermò l’auto sul ciglio della strada, mi abbracciò stretto e mi disse -:“Baciami”. Le nostre lingue si cercarono, ci avvinghiammo in un profondo bacio incestuoso, lussurioso ed affettuoso allo stesso tempo, mi prese la mano e se la portò di nuovo tra le gambe -: “Palpami, infilami le dita nella figa!… ho bisogno di sesso, sono in arretrato, oggi non ce la facevo più, non ho mai fatto le corna a tuo padre, ma adesso ho intenzione di rifarmi di tutto il tempo perso!… E se tu vuoi potrai scoparmi tutte le volte che ne hai voglia, da adesso in poi sarò la tua troia pronta a soddisfare tutte le tue brame, sempre a gambe larghe ogni volta che me lo chiedi!.. Alla faccia di quel coglione di tuo padre!”
Mi portai alla bocca le dita che le avevo infilato nella vagina le leccai con avidità gustandomi il sapore e l’odore della sua eccitazione. Lei mi guardò trasfigurata, si portò una mano tra le gambe a sostituire la mia che aveva appena disertato la figa. Strofinandosi bramosa il sesso si precipitò avida a baciarmi, mentre ancora mi stavo gustando la sua saporosa e liquida voglia. Mugolando disse -: “ Oh si!… Mmmm… E’ buona vero?… Piace anche a me il sapore della mia figa!”,
Mi rendevo conto di aver scatenato qualcosa di veramente incontenibile! Era irriconoscibile, la notizia del comportamento di mio padre l’aveva sconvolta!
Sinceramente a me la notizia mi lasciava quasi indifferente, era da quando ero piccolo che mio padre mancava da casa e per me era quasi un estraneo, quindi non provavo sentimenti di rimpianto o di perdita.
Il problema adesso era come gestire le nuove dinamiche che si stavano creando in famiglia: Cazzo avevo scoperto di avere una sorella troia ed una mamma ancora più troia!
Ci riavviammo verso casa, abbracciai mia madre mentre guidava. Mia madre era stata fino ad allora il mio unico punto di riferimento, adesso le cose dovevano cambiare adesso era lei che aveva bisogno di me.
Entrammo nel cortile di casa, mia sorella Giulia era ai piedi della scala che portava al piano terra dal seminterrato, stava ripulendo lo scooter dalla polvere. Quando ci vide ci venne incontro, mia madre scese dall’auto mentre Giulia le apriva la portiera, nel scendere nostra madre aprì le gambe e questo rese ancora più evidente l’assenza dell’intimo, mia sorella la guardò sbigottita! -: “Ma sei senza mutande!!… Da quando in qua giri senza… E poi con quella gonna!.. Sicuramente quel pervertito di tuo figlio si è rifatto gli occhi!… Che cazzo succede!”
Io stavo scendendo dalla parte opposta, mi guardò in una muta domanda, non sapevo come iniziare per darle una risposta.
Ci guardò meglio tutti e due, e si accorse del nostro aspetto a dir poco disordinato -: “Ma che cazzo di storia è questa!?”
Nostra madre le rispose per me -:” Adesso ti spiego tutto io amore, vieni su che dobbiamo parlare.”
Ci sedemmo a tavola, la nostra genitrice raccontò nei dettagli quello che era successo tra lei e suo marito.
Giulia era furibonda, uso tutti i peggiori epiteti che conosceva per descrivere nostro padre, mia madre piangeva. Io stavo zitto in attesa della bufferà che sapevo sarebbe arrivata.
Mia sorella si calmò e ripresasi un attimo, guardandoci di nuovo, chiese spiegazioni -:”Ma questo non giustifica il vostro stato trasandato: Mamma hai il trucco sfatto ed il tuo rossetto per metà è spalmato sulle labbra di Luca!… Mica vi sarete baciati in bocca no!?”
Mamma sorrise, tra il divertito l’imbarazzato -: “Ci siamo lasciati un po andare, presi dagli eventi… Avevo bisogno di un po di affetto”Mia sorella rispose urlando -: “Affetto?!!!… Cazzo ma quello non è affetto!!… E’ incesto bello e buono!!… Siete dei maiali” Intervenni -: ” Adesso non esagerare… Che mi pare che anche tu non sia esattamente una santarellina!!”
Nostra madre mi guardò interrogativamente, le raccontai tutto sui comportamenti di sua figlia.
Lei, confusa e sconvolta dal racconto, disse seria -: “Certo che siamo una bella famiglia di porci!… Certo io non posso fare la morale a nessuno e voi non non siete nelle condizioni di farla me. Comunque non tutto il male viene per nuocere, abbiamo la possibilità di goderci appieno il nostro amore come mai potremo conoscerlo con persone estranee alla famiglia, l’importante e tenere tutto entro le mura domestiche.
Io e Giulia ci guardammo sorridendoci, lei mi disse -: “Porco!… A quanto pare adesso hai due belle troie con cui divertirti!” E continuò -:”Mamma lui se le sogna due belle gnocche come noi!” Nostra madre scoppiò a ridere, in un istante la tensione si dissipò come le nuvole in cielo dopo un temporale. Ci venne vicino e ci abbracciò tutti e due coprendoci di baci, era tanto che non ci dava una così tangibile dimostrazione di affetto. Le nostre effusioni si fecero sempre più intime, fino a quando le sue labbra incontrarono le mie e ci lasciammo andare ad un profondo lingua in bocca, mi girai verso mia sorella che non aspetta altro, per la prima volta mi unii a lei in un fantastico e lungo peccaminoso bacio, si staccò ansimante, girò la testa verso mia madre che ci guardava umettandosi le labbra, i loro visi si avvicinarono, si sorrisero, le labbra si sfiorarono delicatamente, mia madre leccò le labbra a sua figlia in una muta richiesta, la bocca di Luisa si aprì accettando l’invito. Si profusero in un lungo bacio lesbico ed incestuoso.
Mentre le guardavo in resi conto che niente sarebbe stato come prima, mia sorella aveva infilato le mani tra le cosce di nostra madre continuando nel frattempo a baciarla, la nostra genitrice allargò le gambe e si protese in avanti con il bacino per meglio esporsi alle incestuose esplorazioni intime di Giulia.
Erano bellissime, mi unii a loro, mia madre mi guardò con gli occhi appannati da una voglia a lungo repressa. Mi disse semplicemente -:”Vieni”
scritto il
2024-04-28
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