La nonna e la prozia

di
genere
incesti

La laguna si stava tingendo di rosso, il sole al tramonto, basso sull’orizzonte, colorava in modo spettacolare il panorama lacustre come nessun pittore avrebbe saputo fare. I palafitticoli capanni da pesca, con le loro reti sospese stagliati contro il cielo infiammato, caratteristici di quella zona del basso ferrarese, mi fecero estrarre la mia reflex dallo zainetto che avevo con me, per immortalare quella pittoresca e fotogenica scena.
Dall’alto dell’argine, costellato da cespugli di tamerice, vedevo gli uccelli ripariali guadagnare il canneto per cercare un riparo per la notte. Una coppia di marangoni dal ciuffo si attardavano a pescare in uno specchio d’acqua più profonda poco lontano, un trio di fenicotteri infilava il becco nell’acqua bassa, più salata, in cerca di crostacei, In lontananza riecheggiavano i gracchianti versi degli aironi che facevano ritorno alla garzaia, le gallinelle d’acqua, accompagnate dai pulcini, iniziavano ad uscire dal canneto per alimentarsi di insettini e lumachine, sui campi coltivati che costeggiavano la zona umida.
I maschi delle rane gracidavano per sedurre le femmine, ammaliandole con il loro ipnotico verso.
Sulle barene le macchie lilla della limonella contrastavano con il colore della salicornia, che in quel periodo dell’anno stava virando dal verde al rosso. La fioritura delle valli nel periodo estivo era sempre qualcosa di molto particolare, solo poche piante alofile, abituate all’alta salinità di quell’ambiente riuscivano a resistere.
Si sentiva forte l’odore di salmastro, segno che il tempo stava per cambiare in peggio.
Mi mancava tutto questo, ricordo quando da piccolo venivo a pescare le anguille a piedi scalzi proprio lungo quell’argine.
Affrettai il passo per arrivare al casolare di nonna prima del buio che stava scendendo in fretta. Le zanzare, anche se mi ero spruzzato abbondantemente di autan, mi stavano mangiando.
Da sopra il terrapieno, vidi la cascina, nella stalla annessa la luce era accesa, probabilmente mia nonna stava mungendo: Dopo che mio nonno era passato oltre, la mai prozia Milena, la sorella di mia nonna, che non si era mai sposata, era venuta a vivere lì, in quella maniera si aiutavano a mandare avanti la fattoria e si facevano compagnia reciprocamente.
Lei e sua sorella, oltre al resto, si occupavano di due mucche molto anziane a cui ormai erano affezionate, producevano poco latte ma a loro non importava. Avevano anche una decina di bufale, ma di quelle si occupavano dei mezzadri, che vivevano in una vicina dependance da molto tempo ormai.
Avvicinandomi avvertii l’odore di stallatico, non mi dava fastidio, era un odore che faceva parte della mia infanzia. Ero anch’io figlio di contadini, d’altronde la gente che abitava nella valle o erano contadini o erano pescatori, qualcuno lavorava nel settore del turismo, che però in quella zona non era molto florido.
Mi venne incontro willy, il loro vecchio maremmano.
Varcai la porta della stalla, mia nonna Elvira mi vide, mi sorrise con il suo bel sorriso solare che le illuminava il dolce viso:-“Ciao gioia….Sei arrivato finalmente Mirko….Mi sei mancato….Tua madre ti ha mollato finalmente!
Mia nonna, stupendi occhi azzurri, era una donna ancora piacente nonostante i suoi sessantasette anni, aveva un seno che una volta doveva essere di una bella quarta, adesso forse una terza cadente, aveva una bella capigliatura di capelli grigi, il viso era segnato da profonde rughe che le davano un aspetto vissuto, ma manteneva ancora un certo fascino e bellezza, aveva uno sguardo furbo e per certi versi sensuale, non era grassa, forse leggermente sovrappeso.
In del momento era seduta su un basso sgabello e stava mungendo Nerina, una delle sue mucche, indossava un grembiule da casa con l’abbottonatura davanti, che in quel momento era abbondantemente sbottonato, le sue cosce, tenute larghe a causa del lavoro che stava facendo, non avevano segno di cellulite, nel mezzo un paio di mutande bianche…O quasi bianche! nascondevano una patonza che doveva essere bella “cicciotta”, qualche pelo grigio sfuggiva ai lati.
Lei senza minimamente scomporsi per ciò che mostrava mi fece sedere su di un’altro sgabello vicino a lei.
Non avevo mai visto nonna Elvira nuda, ma in intimo molte volte. Come d’abitudine nelle comunità contadine, l’igiene passava spesso in secondo piano. Di solito portava delle mutande bianche senza tanti fronzoli, che all’altezza della passera, spesso, avevano un colore che lasciava intendere l’uso prolungato dell’indumento, a volte non metteva il reggiseno e se ne fregava del fatto che le tette puntassero verso il basso, le aureole, larghe e scure erano sormontate da due capezzoli belli grossi.
A volte era quasi oscena ed era proprio questo che mi prendeva, che mi eccitava oltre maniera.
Spesso, con le sue seminudità, mi faceva tirare il cazzo, facendomi vergognare di me stesso, per il fatto di essere attratto da una vecchia, che tra l’altro, era mia nonna!
Ma la mia vergogna si scontrava con la sua prorompente sensualità.
Giravano molte voci sulla sua passata infedeltà matrimoniale, una volta sentii mia madre, durante un litigio, dirle che se si fosse fatta dare dieci centesimi per ogni pompino che aveva fatto oggi sarebbe stata ricca!
Di quando in quando, mi succedeva di pensarla di notte e di dedicarle dei bei segoni, sopratutto quando dormivo da lei ed avevo la possibilità di vederla mezza nuda, cosa di cui lei non si faceva nessun problema!
Mi guardò con i suoi bellissimi occhi azzurri senza tempo, mi disse:-“Allora Mirko è deciso…resterai con noi una settimana!” Le sorrisi e risposi affermativamente alla sua domanda, si sporse a darmi un bacio.
D’accordo con i miei genitori, prima di iniziare l’università, avevo deciso di prendermi un periodo di relax in quella zona rurale che era legata a dei bei ricordi d’infanzia.
Mi piaceva molto quella zona e mi piaceva la compagnia delle mie dolci nonne a cui ero molto affezionato, oltre al fatto che me lo facevano tirare spesso!
Sentimmo arrivare un’auto, poco dopo nonna Milena varcò la soglia della stalla, quando mi vide mi corse incontro, mi abbracciò dandomi un bacio a stampo sulle labbra, come era sua abitudine.
La nuova arrivata era più robusta di Elvira, con delle lettone imponenti e neanche tanto cadenti, d’altronde era più giovane di sua sorella di sei anni. Aveva il viso solcato da poche rughe, dei capelli lunghi, che tingeva di castano, che le arrivavano alle spalle, due splendidi occhi dello stesso colore della sua consanguinea.
Nonna Milena indossava un’abbigliamento simile alla sorella, ugualmente abbondantemente sbottonato, dallo spacco centrale facevano bella mostra due belle conscione, che se pur segnate dalla cellulite, erano molto invitanti e piene di promesse. L’abbondante scollatura mostrava due seni imponenti e leggermente cadenti si indovinavano due grossi capezzoli che spingevano prepotenti contro la stoffa. Nel complesso quell’aspetto vagamente trasandato le dava un’aria sbarazzina e provocatrice, un’aria da porca, da vogliosa. Spesso, bastava il suo sorriso provocante a farmi inalberare il cazzo!
Milena, la prozia, guardò sua sorella mentre mungeva, si girò verso di me e ridendo mi disse:-“Hai visto quella porca di tua nonna che ti mostra la sua pataccona” Io arrossii. Elvira rispose:-“Ma dai Elvira….Non vorrai mica che mio nipote di diciannove anni guardi una vecchia bruttona come me!…Avrà sicuramente un sacco di ragazze giovani che gli fanno il filo!”
Io replicai:-“Ma nonna tu non sei affatto brutta e poi a me non interessano le ragazzine: Sono tutte delle smorfiose che se la tirano” La guardai tra le gambe e continuai:-“E poi tu sei ancora una donna interessante….Se non fossi mia nonna…Quasi, quasi…” Si era accorta dove guardavo, mi fece un sorriso strano:-“Sei un piccolo adulatore….Ed anche un maialino!” Scoppiò a ridere, coinvolgendo anche sua sorella in quello scoppio di ilarità.
Aiutai le mie nonne a portare in una zona fresca della casa il contenitore del latte, che l’indomani avrebbe preso la via del vicino caseificio, assieme a quello delle bufale.
Entrai in cucina, un ambiente rustico ma ben tenuto, il casolare era stato ristrutturato da non molto con i soldi risparmiati in una vita di lavoro e qualche bonus provinciale che veniva rilasciato per le ristrutturazioni agricole.
Milena si mise ai fornelli per riscaldare le lasagne al forno, che siccome a me piacevano molto, nonna Elvira aveva preparato in mattinata, naturalmente con la pasta fresca. Seguiva la crostata di albicocche come dessert.
Le zanzare assediavano la casa, Le zanzariere alle finestre impedivano ai fastidiosi insetti di entrare, i zampironi accesi da Elvira si occupavano di eliminare quelli che erano riusciti ad entrare nonostante le barriere.
Dopo mangiato ed aver bevuto il caffè, Milena prese le carte da ramino e passammo la serata a giocare a scala quaranta, ci fece compagnia un forte liquore alle noci, di loro produzione, che a me fecero appena assaggiare.
Il caldo era asfissiante, le zanzariere, oltre a tenere lontano le piccole sanguisughe alate, impedivano al fresco della sera di portarci un po di refrigerio. L’afa ci faceva sudare, io mi tolsi la maglia, le nonne continuavano a slacciare bottoni fino oltre al lecito, in cerca di un po di tregua dal caldo: Accendevano al minimo l’aria condizionata, sia per una questione di risparmio, sia perché insistevano sulla dannosità dell’aria troppo fredda .
Le due nonne sembravano incuranti delle loro lubriche esibizioni: Potevo gustarmi la vista delle loro belle scollature, Milena era senza reggiseno ed ora una, ora l’atra tetta, faceva capolino tra i lembi dell’abito, mettendo in mostra dei grossi capezzoloni che sembravano dei ciucci per bimbi, collocati in centro a due aureole larghe e scure che coprivano una buona parte del seno!
Elvira, che era seduta al mio fianco, aveva sbottonato l’abito fino all’inguine, vedevo le sue mutande bianche interessate da un alone giallognolo dove erano a contatto con la figa, dei peli grigi spuntavano ai lati dell’indumento, che essendo spostato da una parte lasciava esposta una bella porzione di patata.
Io sudavo e non solo per il caldo, avevo il cazzo che mi doleva dall’intensa erezione.
A mia nonna cadde una carta, io mi chinai a raccoglierla, nel chinarmi, ad infilare il braccio sotto alla sua sedia, finii con la faccia quasi contro il suo grembo, avevo il naso a pochi centimetri dalla sua figa, fui investito da un forte odore di piscio e di sudore, accompagnato a quello tipico della passera ugualmente intenso, forse rimasi un attimo di troppo a inebriarmi di quell’aroma indecentemente e lussuriosamente eccitante. Sentii la voce di mia nonna:-“Di un pò….Ti sei addormentato li sotto!…. vuoi addormentarti in mezzo alle mie gambe!?” Mi alzai imbarazzato, avevo capito che si era accorta del mio interesse per la sua patonza.
Vedendo la mia faccia confusa, scoppiarono in una fragorosa risata tutte e due! Milena rincarò la dose:-“Maialino….Cosa facevi li sotto….Facevi come i bimbi che vanno spiare tra le gambe delle mamme?” Divenni tutto rosso, farfugliai qualche frase di scusa.
Riprendemmo a giocare, ma ormai non ce la facevo più a resistere, continuavo a toccarmi tra le gambe per cercare di dare un po di sollievo alla mia ormai incontenibile erezione.
Dopo un po dissi alle due anziane che avevo sonno e sarei andato a dormire, ero troppo eccitato, dovevo farmi una sega immediatamente!
Loro dissero che si sarebbero ritirate a loro volta.
La camera che mi avevano preparato, era adiacente alla loro matrimoniale.
Andai in bagno per le abluzioni serali e per fare la pipì, ci misi un po a pisciare, il cazzo duro non mi permetteva di evacuare facilmente.
Mi infilai sotto alle coperte, non vedevo l’ora di farmi una liberatoria sega dedicata alle due troione! Avevo iniziato a masturbarmi quando si aprì la porta, io avevo il cazzo in mano e mi stavo smanettando, mia nonna mi era venuta a chiedere a che ora volevo essere svegliato. Mi sembrava che non si fosse accorta di niente, smisi immediatamente di toccarmi ma mi tenni il cazzo in mano, continuai ad accarezzarmi la cappella con il pollice mentre parlavo con lei. Ero già sull’orlo dell’orgasmo prima che entrasse, adesso la sua presenza contribuiva a farmi godere ulteriormente, sentii la sborra montare, feci in maniera da trattenere mia nonna in camera, non volevo che se ne andasse prima che finissi di eiaculare, venni mentre parlavo con lei, schizzai tutte le lenzuola, non era stato facile sborrare mentre fingevo indifferenza, anche se credo che qualcosa abbia intuito, perché sorridendo furbescamente mi disse:-“ Beh… adesso che ti sei rilassato puoi dormire sicuramente meglio!….Buona notte amore.”
Cazzo ero venuto davanti a mia nonna, era stato pazzamente godurioso, era stato un momento estremamente libidinoso, avevo goduto sotto il suo sguardo ignaro….O forse non proprio ignaro!
Avevo ancora il cazzo imbrattato in mano, iniziai a smanettarmi di nuovo l’uccello lordo della mia sborra, il pensiero che nonna mi aveva aiutato a venire mi eccitava oltre ogni misura, in pochi minuti eiaculai di nuovo. Avevo fatto un casino, le lenzuola erano tutte inzaccherate del mio sperma, cercai dei fazzoletti per pulire almeno il più grosso, mi tolsi le mutande, a loro volta imbrattate e le buttai per terra , fuori dal letto.
Mi spostai dalla parte del letto asciutta e mi apprestai a dormire, prima di riuscirci sentii Milena, con la sua caratteristica camminata, entrare in bagno per pisciare, sentii il rumore di una cascata liquida cadere sul fondo del wc, mi immaginai la figona odorosa spalancata, che lasciava scendere quel flusso di liquido paglierino che prima di finire nel sanitario le bagnava il pelo e lo impregnava di quell’aroma speziato che mi faceva sbarellare ogni volta che lo sentivo.
Mi addormentai fantasticando su quel lubrico spettacolo.
Mi svegliai al mattino molto presto, mi alzai per andare in bagno. Passai davanti alla camera delle mie nonne, la porta era socchiusa, la luce dell’alba avanzata, che filtrava dalle finestre, mi permise di vedere la mia prozia, che dormiva sola, sicuramente mia nonna si era già alzata, aveva la camicia da notte arrotolata sui fianchi, probabilmente le era salita nel sonno, era senza mutande, stava dormendo supina con una gamba allungata ed una piegata su un fianco, praticamente aveva la sua bella patonza ben in vista, il pelo grigio incorniciava una figa con le piccole labbra scure e grosse che sporgevano in modo abnorme dalle labbra esterne, notai la clitoride grossa come non ne avevo mai viste: Sembrava un piccolo cazzo a riposo, non per niente si vedeva già da quella distanza. Avrei voluto tuffarmi in mezzo a quelle gambe, avrei voluto inebriarmi dell’odore di quelle pataccona, che avevo sentito pisciare ieri sera, sicuramente era molto odorosa, senza dubbio era impregnata dagli aromi della afosa notte e non solo!
E se non bastasse, un seno usciva dalla scollatura e si adagiava morbido sul suo fianco, un grosso capezzolo contornato da alcuni ricci peli era incastonato nella scura e larga aureola che già conoscevo. Era uno spettacolo impudico ed osceno, Il cazzo mi si drizzò immediatamente sformando il davanti dei boxer che indossavo, me lo accarezzai da sopra l’indumento.
Una voce alle mie spalle mi fece sussultare:-“Ma sei proprio un giovane porco!….Ti piace la vecchia patacca della prozia vero?” Mi girai, nonna Elvira mi guardava divertita:-“Scusa nonna….C’era la porta aperta….E io ….allora….ehm” Non sapevo cosa dire, sentivo che ero diventato rosso come un peperone, nonna scoppiò a ridere per il mio imbarazzo:-“Va là che ho capito….Poi dall’alza bandiera che hai davanti si capisce che lo spettacolo ti è anche piaciuto, no!?…. Dai amore vieni in cucina che ti preparò la colazione.” Poi sorridendomi:-“Il maialino che guarda le vecchie!!” Chiuse la porta della camera, mentre lo faceva vidi Milena con gli occhi aperti, annebbiati dal sonno che si stiracchiava guardando dalla mia parte, la porta che finiva di chiudersi, non mi impedì di vedere lei che spalancava le cosce e stendeva le braccia rilassando i muscoli, mentre un sorriso le si disegnava in faccia.
Seguii nonna in cucina, indossava lo stesso grembiule del giorno prima, da come si muovevano le tettone nella scollatura, sicuramente non indossava il reggiseno.
Lei mi preparò una bella tazza di latte caldo appena munto, del pane tostato, burro che facevano loro e marmellata di pesche del loro frutteto. Mangiai di gusto quelle prelibatezze.
Mia nonna, era già da qualche ora che si era alzata, il lavoro in campagna iniziava presto, aveva già munto ed aveva dato disposizioni a dei braccianti, che svolgevano saltuariamente delle mansioni per loro, di aiutare i mezzadri in alcuni lavori nei campi.
Lei mi chiese dei miei genitori e di mia sorella, gli raccontai le ultime novità sulla nostra famiglia: Di mio padre che si stava riprendendo da una recente malattia, di mia sorella che aveva iniziato l’università e di mia madre, sua figlia, che aveva trovato lavoro in una piccola ditta meccanica come segretaria, ma questo lo sapeva già.
Milena apparve sulla soglia della cucina, anche lei, come la sorella, indossava con il grembiule del giorno prima, sempre abbondantemente sbottonato. Si sedette al mio fianco, mi diede un bacio sulle guance, con un sorriso birichino mi chiese:-“Ti sei svegliato bene?” Girò la testa a guardare sua sorella, la quale rispose per me:-“Direi proprio che non avrebbe potuto essere migliore!…..Vero Mirko?” Mi limitai a ridere, non sapevo cosa dire!
Si alzò il sole e come tutti i giorni, il caldo, a breve, sarebbe stato intenso.
Mia nonna mi disse che lei e Milena sarebbero andate nel campo a finire di raccogliere le cipolle e che se mi andava avrebbero ben gradito una mano da parte mia. Accettai di buon grado, mi faceva piacere essergli utile….E poi visto l’abbigliamento la cosa poteva farsi interessante!
Facemmo scorta di acqua, Milena preparò dei panini, salimmo su una vecchia fuoristrada e ci avviammo verso i coltivi, accompagnati da willy.
Milena era seduta a fianco a me, per stare comoda sbottonò il suo grembiule fino alle mutande, inevitabilmente ogni tanto sbirciavo tra le sue cosce. Lei se ne accorgeva ma non si preoccupava di coprirsi, il bozzo in corrispondenza della figa era notevole, d’altronde per nascondere tutto quel ben di Dio che avevo visto il mattino ce ne voleva! Vedevo i folti peli che uscivano ai lati dell’indumento che si prolungavano, meno folti e lunghi, lungo le cosce.
Lei mi sorrise e spiritosamente mi disse:-“Guarda la strada, altrimenti finiamo per ribaltarci!” Le sorrisi e ostentai lo sguardo nuovamente tra le sue cosce e, poi provocatoriamente la guardai negli occhi, lei mi sorrise e mi dette un buffetto sul mento, strizzandomi l’occhiolino, mi guardò la patta dei pantaloni bella gonfia, mi rivolse nuovamente lo sguardo e maliziosamente e si umettò le labbra con la lingua.
In breve arrivammo nel campo, scendemmo ed iniziammo la raccolta.
Si trattava di abbassarsi, prendere la cipolla per il fusto che sporgeva dal terreno e tirare per estrarla dal terreno sabbioso. Naturalmente, in quella posizione, le loro intimità erano ben esposte alla mia vista. A causa della postura, dopo un po le mutande delle due donne erano infilate nel loro sesso, lasciando esposta buona parte della loro figa pelosa.
Il caldo era notevole e sudavamo abbondantemente, mi tolsi la maglietta, loro due ogni tanto si alzavano e si facevano aria alzando i lembi del grembiule fino ai fianchi scuotendoli, ovviamente i mutandoni bianchi erano infilati nel loro voluminoso culo, il pelo sbordava da tutte le parti, lo spettacolo di quelle pause refrigeranti era osceno.
Elvira dopo un paio d’ore ebbe bisogno di urinare, Li era tutto piatto, non c’erano alberi o cespugli dove ripararsi, l’auto era lontana. Si girò verso di me e mi disse di girarmi che doveva pisciare, io scoppiai a ridere:-“ E dai nonna…. E’ tutta la mattina che ti vedo la patata e adesso devo girarmi?” Lei si mise a ridere e disse:-“Ma si!….Hai ragione!….Che sarà mai!…E poi una volta si pisciava nel campo normalmente senza tante storie!” Senza aggiungere altro, si alzò il grembiule, si abbassò le mutande e si accucciò a pisciare, girata con le gambe aperte verso di me, io finsi indifferenza, ma era impossibile rimanere impassibili, il sibilante rumore del liquido che fuoriusciva dalla sua figa era tremendamente lussurioso, ed era impossibile non guardare quel paglierino zampillo sgorgare copioso dalla sua uretra e finire a terra, formando una pozzanghera tra le sue gambe, dei rivoli di biondo nettare, scivolavano sulle chiappe bagnandogliele. Notai che le mutande, nel punto dove erano state a contatto con la figa erano di un colore tendente vagamente al giallino! Cazzo!….Come avrei voluto annusare quel lurido indumento!
Mia nonna finì di pisciare, scosse leggermente il culo per scrollarsi di dosso residui della pisciata, si alzò in piedi tirandosi su le mutande, con ancora il pelo imperlato di gocce di urina che gocciolavano sul tessuto.
Già ero arrapatissimo prima! Quella scena mi faceva morire dalla libidine!
Milena non si scompose minimamente per il fatto che la sorella non si fosse asciugata la figa, d’altronde in campagna una volta era così.
A mezzogiorno, piantammo un’ombrellone per creare un po d’ombra.
Prima di sederci a mangiare approfittammo per una sosta a scopo idraulico: Senza nessun tipo pudore pisciammo tranquillamente l’uno davanti all’altro, loro sbirciarono il mio cazzo barzotto ed io le loro fighe che si svuotavano.
Milena che era quella più birichina delle due, disse:-“Elvira hai visto come è cresciuto bene il tuo nipotino?” Lei la guardò seccata:-“Solo una troia come te pensa sempre a quello!!” Milena, ancora accucciata a terra, le rispose con una bella risata e nel frattempo mi mandò un bacio.
Ci fermammo a mangiare i panini che innaffiammo con qualche sorso di vino che nonostante la borsa termica non era proprio così fresco.
Ci riposammo per una manciata di minuti e riprendemmo il lavoro sotto il sole cocente del primo pomeriggio, vidi Willy che ci guardava da sotto il fuoristrada, un po lo invidiavo.
Mi nonna mi disse di indossare la maglietta per non ustionarmi.
Verso la metà del dopo pranzo facemmo ritorno alla fattoria, loro dovevano ancora prendersi cura della Nerina e della Perla, le loro due mucche mascotte della tenuta!
Io scaricai le casse di cipolle e le riposi sotto al portico per stenderle al sole per farle asciugare in un secondo tempo.
Entrai in casa, mi tolsi l’abbigliamento da lavoro ed andai a fare una bella doccia rinfrescante e ristoratrice.
Le mie nonne passarono dal bagno per una veloce rinfrescata a loro volta, non sentii il rumore della doccia!
Elvira si mise ai fornelli per mettere assieme la cena.
Milena si occupò delle lavatrici e di riordinare le camere.
Io mi sedetti in cucina a fare compagnia a mia nonna, la quale aveva cambiato il grembiule che aveva indossato durante il giorno con uno molto simile.
Milena entrò in cucina indossando un grembiule fiorato che era allacciato in vita solamente da un laccio, mi guardò e mi disse sorridendo divertita:-“Ti ho cambiato le lenzuola….Mi sembra che tu ti sia dato alla pazza gioia ieri sera!” Divenni rosso come un peperone:-“Ehm…Si….Forse stanotte…Mi sembra che…” Non sapevo cosa dire. Per fortuna una loro risata collettiva ai miei tentativi di scuse mi tolse dall’imbarazzo.
Cenammo discorrendo del più e del meno: Mi chiesero se avevo la ragazza e che progetti avevo per il futuro.
Milena, che era quella più diretta mi chiese:-“Ma hai mai intinto quel bel biscotto che ho visto prima?” Nonna Elvira intervenne indignata:-“Brutta troia che non sei altro….Ma ti sembrano domande da fare!?..…Pensa per tè!!” Lei si difese:-“Ma dai….. Era solo per chiedere…..Non serve che ti incazzi perché ti hanno toccato il nipotino!!…Guarda che ho visto come lo guardavi anche tu prima!!….Non fare tanto la santarellina!!”
Stupito da quello scambio di velati insulti sorridevo come un’ebete, passando lo sguardo dall’una all’altra! Anche se, sotto sotto, ero lusingato dal fatto di essere io il motivo della contesa.
Dopo il caffè ci spostammo in soggiorno, come la sera prima Elvira prese le carte da gioco, Milena mise in tavola una bottiglia di liquore alle noci ed un liquore di more.
Iniziammo a giocare, notai che le nonne non lesinavano nel consumo dei liquori. Dopo un mezz’oretta di dl gioco il grembiule della mia prozia era sempre più slacciato, quello di mia nonna sempre più sbottonato.
Milena, ormai brilla, lanciò una proposta:-“Perché non mettiamo qualcosa in palio….Non dico soldi….Che ne so!….Qualche penitenza o cose del genere….Non c’è gusto a giocare senza uno stimolo!”
Non mi sembrava vero, accettai volentieri. Elvira mi guardò con gli occhi lucidi, sicuramente non solo perché aveva bevuto e disse:-“Per me va bene.”
Milena era quasi ubriaca, rideva in maniera sguaiata, il grembiule era completamente aperto, non aveva reggiseno, le lettone grosse e cadenti pendevano oscene sul petto ed oscillavano ad ogni movimento, avrei tanto voluto sguazzarci in mezzo, i capezzoli erano grossi e turgidi, alcuni peli riccioluti li circondavano. Le mutande erano bianche, senza nessun fronzolo, a fatica contenevano la grossa pataccona e non nascondevano i peli che sbordavano da tutti i lati, quelli che uscivano da sopra arrivavano quasi fino all’ombellico. Si era cambiata l’intimo, non c’erano più le deliziose macchie che avevo visto durante il giorno.
Il cazzo mi scoppiava sui pantaloncini.
Dopo qualche partita persa, pagata con qualche innocua penitenza, finalmente vinsi, e quindi toccava a me scegliere, Chiamai mia nonna per nome:-“Elvira vorrei annusarti la passera” Lei era ubriaca quanto la sorella se non di più. Scoppiò in una isterica e sguaiata risata, il suo grembiule era allacciato solo da due bottoni sotto ai seni, praticamente aveva tutto in bella vista:-“Secondo le regole del gioco non posso rifiutarmi, vero?” si spalancò il grembiule sbottonando gli ultimi due bottoni, allargò le gambe e mi disse:-“Prego maiale….Annusa la patatona della nonna!!” Lo spettacolo era indescrivibile, portava ancora le mutande che aveva indossato durante il giorno, un alone giallo scuro, a forma di losanga, colorava la stoffa a contatto della sua patonza, il pelo grigio usciva a sbuffi ai lati del lercio indumento. Mi inginocchiai in mezzo alle sue gambe, misi il naso a contatto con il tessuto: L’odore di urina rappresa era incredibilmente forte, sembrava l’olezzo di una latrina!!
Tra i vari effluvi, avvertii anche l’afrore intenso e dolciastro degli umori della figa, inalai a lungo quel sordido aroma, non resistetti, spostai le mutande di lato ed infilai il naso tra le sue piccole labbra, ci passai in mezzo la lingua, leccando in profondità e raccogliendo tutta la cremina depositata in mezzo da giorni di poca cura. Il sapore era pastoso ed amarognolo, semplicemente lubricamente delizioso, l’odore intenso d quella vecchia figona mi inebriava.
Lei co voce tremante mi disse:-“Avevamo detto solo annusare porco!” Risposi con un mugugno, ma continuai nella mia opera di pulizie, dopo qualche istante le pizzicai la clitoride tra le labbra.
Sentii le mani di mia nonna che mi spingevano la faccia contro il suo sesso, si muoveva in maniera inconsulta, stimolata dalle mie profonde slinguate, Sentii la bocca riempirsi degli umori di quella laida figa che stava godendo.
Infilai la lingua, più addentro possibile, nel condotto vaginale alla ricerca di quei saporosi liquidi che tanto amavo.
Con la coda dell’occhio, vidi quella vecchia troia di Milena, con la mano infilata dentro alle mutande, capii che si stava penetrando con più dita che muoveva spasmodicamente, mentre guardava me che leccavo la passera di sua sorella! Si era presa una tetta con tutte e due le mani e senza doversi piegare troppo, si era portata l’enorme capezzolo alla bocca e se lo stava succhiando con bramosia.
Sentii nonna che guaiva il suo piacere gemendo e sospirando., stava godendo di nuovo, a pochi minuti dal primo orgasmo:-“Dio sto venendo di nuovo!…Me la lecchi meglio tu di quella troia di mia sorella!!” Cazzo…. Quelle due troione se la leccavano a vicenda, sapendo quanto erano maiale mi era passato per la testa il sospetto che si scopassero tra loro!
Milena, ancora con la tetta in mano, propose di spostarci nel letto della loro camera per essere più comodi.
In camera, la mia cara nonna si mise sul letto a gambe larghe, con ancora le mutande sozze addosso e spostandosele da un lato mi disse:-“Mirko, scopati questa bella figona….Sbattimi per bene che è tanto che non prendo un bel cazzo!!” Milena, dopo essersi tolta le mutande, saltò nel letto e si mise seduta sulla faccia della sorella, mettendogli la patacca in bocca:-“Stai zitta brutta troia e fai vedere a tuo nipote come mi lecchi bene la figa!”
Era una scena incredibilmente lussuriosa, mi spogliai nudo e scivolai sul corpo di nonna e le infilai il cazzo nella sua bella patonza pelosa, lei mi si mosse contro con il bacino, mugolando di piacere e soffocando i suoi gemiti contro la figona di Milena, la quale si contorceva per la goduria provocata dal lavoro di lingua della sorella.
In quella posizione io avevo il culo di Milena davanti alla faccia, le allargai le chiappe e le infilai la lingua nel buco del culo, l’afrore era notevole, tremendamente dissoluto e vizioso.
Mi muovevo sbattendo quella puttana bagascia di mia nonna, mentre con ingordigia, annusavo e leccavo il culo di sua sorella,
Milena, stimolata dalle lingue che contemporaneamente le lappavano i suoi due buchi, raggiunse in breve l’orgasmo sussultando e contorcendosi sopra alla faccia della sorella, urlando il suo piacere e riversandole in bocca i suoi umori, mentre il piacere scemava, scivolò di lato, sdraiandosi sul letto, prendendosi un attimo pi pausa.
Io approfittai dello spazio rimasto libero per baciare mia nonna che aveva la bocca che odorava del piscio e della figa di quella vacca di sua sorella. Stimolato da quegli odori e dagli inconsunti movimenti di bacino della mia amante le riversai in figa un’abbondante quantità di sborra, mentre lei mi teneva premuto contro di se, godendo a sua volta sentendosi riempire dal mio seme caldo.
Rotolai di lato per non pesare su mia nonna, lei stava ancora godendosi gli ultimi spasmi di piacere mentre si pizzicava i suoi grossi capezzoli! Ripresasi dall’orgasmo, vedendo sua sorella libera che stava strizzandosi un capezzolo e giocando con la grossa clitoride, le si piazzò sopra alla faccia, intimandole:-“Lecca troiana….Mangiati la sborra di mio nipote…Ne ho la figa piena!!” Vidi milena aprire la bocca ed allungare la lingua fino a lambire la figa aperta di sua sorella, passandola lentamente lungo la spacca della sorca e gustarsi con calma il sapore del mio nettare, mugolò dal piacere mentre se lo degustava girandoselo in bocca, disse:-“Oh si!…Mmmm…..Cazzo quanto è buono…Avevo dimenticato il sapore della sborra”
La scena lubrica che avevo davanti non poteva lasciarmi indifferente: Vedevo la sborra colare a fiotti dalla figa di mia nonna e scivolare in bocca alla mia prozia che ingoiava con bramosia, mentre se ne stava con le gambe larghe. Le sue voluminose tette cadevano ai lati del torace, la pancetta finiva contro un pelosissimo monte di venere. La sua figona pelosa era completamente esposta, con le grosse e sporgenti labbra aperte gonfie dall’eccitazione. La clitoride, come già avevo potuto osservare, era enorme, quasi un piccolo cazzo. Sembrava che quella bella patonza mi chiamasse, forse era la più bella figa che avevo mai visto!
Mi precipitai tra le sue gambe e mi strofinai la faccia ed il naso in quella trasbordante abbondanza, impregnandomi dei suoi aromi, nonostante fosse stata leccata e ripulita da sua sorella, si avvertiva ancora un vago sentore di piscio e l’odore tipico della figa era ancora forte e paurosamente eccitante, i suoi umori colavano lungo le labbra. Li raccolsi suggendoli con golosa perversione.
Leccai a lungo l’interno tra le labbra, infilandogli la lingua nel condotto vaginale
Le presi la clitoride tra le labbra, era talmente grossa da riempirmi la bocca, il sapore, dolce e oleoso era tremendamente licenzioso!
La sentii inarcare il bacino verso l’alto, mi appoggiò tutte e due le mani sul capo spingendomi la faccia contro la sorca, la sentivo tremare e sussultare dal piacere del mio fare! Le misi le mani sotto al culo per tenerla in quella posizione che la faceva fremere dalla goduria.
Sua sorella si impadronì dei seni, torcendole i capezzoli.
Così assediata, iniziò a muoversi ed a sussultare in modo convulso, prese la nonna per i fianchi e le infilò la lingua nella figa più in profondità possibile, Sentii il suo orgasmo riversarmi in bocca una notevole quantità di umori, assieme a del liquido caldo e salato, probabilmente un po di urina!
Era molto appagante sentirla venire godendo così intensamente.
Quella vacca di mia nonna, si tolse da sopra la faccia di sua sorella e la baciò slinguandala lungo, mentre Milena soffocava nella sua bocca gli ultimi strascici di beatitudine orgasmica.
Io avevo il cazzo duro, mi misi con la verga sopra alle loro facce, mentre si stavano baciando ed iniziai a segarmi. Quando si resero conto di quello che stavo facendo, si precipitarono a succhiarmi l’uccello, passandoselo da una bocca all’altra da buone sorelle, dopo pochi minuti di quel trattamento, già tremendamente eccitato da prima, sborrai nelle loro facce inondandole. Si slinguarono a vicenda alla ricerca del vischioso liquido che lordava i loro visi. Partecipai alla pulizia e riversai nelle loro bocche la mia stessa sborra che avevo raccolto con la lingua dalle loro facce.
Ci slinguammo a lungo a vicenda.
Mi proposero di dormire con loro, accettai di buon grado.
Ci mettemmo sotto alle coperte, io abbracciai nonna che mi dava la schiena, le presi in mano una tetta e le infilai il cazzo tra le chiappe. Milena passò un braccio tra me e sua sorella, la sua mano si impadronì del cazzo, accarezzandolo.
La camera odorava di cazzo, figa e di tutti gli altri effluvi del sesso!
Ci addormentammo toccandoci reciprocamente.
Al mattino mi destai con un dolce e piacevole risveglio: Non ancora completamente sveglio avvertii una gradevole sensazione, una lingua che scivolava sul mio glande, Milena mi stava leccando il cazzo in erezione.
Alzò la testa guardandomi e sorridendo, mi salutò:-“Buongiorno amore!…Scusami ma avevo proprio bisogno di un bel cazzo!…Ieri sera ti sei scopato mia sorella, volevo sapere se te la senti di chiavare anche me.” La guardai dolcemente:-“Per me è un piacere…..Stenditi e allarga le gambe” Cazzo quel l’opulente corpo segnato dal tempo mi faceva morire dalla libidine.
Per prima cosa le leccai quella grossa figona, gli odori forti della sua patata incrementavano la mia eccitazione, che lei già aveva portato a livelli altissimi con la sua lingua esperta.
Lei si contorceva dal piacere, tra i gemiti, mi disse:-“Ti prego scopami…Mettimelo dentro.” Esaudii il suo desiderio: La penetrai, mentre lei arcuava la schiena per sentirlo bene fino in fondo, esternava il suo piacere con dei profondi gemiti, la baciai infilandole la lingua in bocca che lei mi succhio avidamente, mi muovevo piano ma con dei profondi affondi, lo facevo uscire quasi tutto e poi lentamente glielo spingevo più dentro possibile, mi allacciò il bacino con le cosce e mi abbracciò graffiandomi la schiena.
Stava godendo in maniera pazzesca ed io con lei, travolto da quella lussuosa e perversa unione, le succhiai quegli enormi capezzoli, mi disse:-“Dai vieni…Sborrami nella figa adesso ….Dai che sto per venire….Ti prego riempimi!!!”
La sentii sussultare e tremare spingendo con tutta se stessa contro di me, le farcii la figa di crema calda, rimasi dentro di lei mentre si muoveva piano sotto di me, mi cercò la bocca, ci unimmo in un bacio infinito.
Scivolai di lato, lei mi sorrideva appagata, le passai le dita sulla spacca andando a raccogliere la mia crema che le stava uscendo dalla figa, le portai le dita lorde alle labbra che lei con un sorriso lubrico ripulì per bene:-“Buona la tua panna.” Si umettò le labbra con la lingua alla ricerca dei residui di sborra, Mi chiese ancora un bacio.
Sentivo dei rumori in cucina, probabilmente sua sorella stava preparando la colazione
Fuori, i rumori del risveglio della laguna annunciavano la nascita di un nuovo giorno, andai alla finestra ed aprii gli scuri, assieme al fresco del mattino entrò quell’odore forte di salmastro che mi aveva accompagnato per i primi anni della mia vita, mi voltai verso la mia prozia, guardai il suo corpo nudo, le sue grosse tette, gli occhi stupendamente azzurri che mi guardavano sorridenti. il profumo del pane abbrustolito per la colazione, proveniente dalla cucina, mi solleticò il naso.
Non me ne sarei più andato da lì.
scritto il
2023-12-18
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