Gita in montagna con mamma
di
onilad54
genere
incesti
l’aria era frizzante, l’odore balsamico della resina intenso. Il verso gracchiante delle nocciolaie, alla ricerca di pinoli, aveva accompagnato la nostra salita fino al limite altitudinale dell’abete rosso che veniva gradualmente soppiantato dal larice a quote più elevate. Stavamo camminando in salita da tre ore, il mio garmin mi segnalava che avevamo superato i mille metri di dislivello, da quando avevamo lasciato il parcheggio.
Non mancava molto al punto dove avremo piantato la nostra tenda, era un posto che conoscevo, c’ero già stato un paio di anni prima.
Salimmo ancora, eravamo a duemila e duecento metri di quota, i larici a quella altitudine crescevano stentati e deformati dal vento e dalla neve, creando delle sculture vegetali caratteristiche e spettrali, che ben si adattavano a quell’ambiente dall’aspetto maestoso ma allo stesso tempo austero. Qualche cespuglio di rododendro, con i suoi fiori di un bel rosa intenso, chiazzava la prateria d’alta quota. Lo scivolamento dei ghiacciai aveva cosparso quel magnifico ambiente di enormi massi, sparsi qua e la, che fungevano da posatoi per i fringuelli alpini, i quali con brevi voli, controllavano il territorio. Le alte creste dolomitiche che circondavano il pianoro, come imperituri guardiani, proteggevano la valle, sembravano controllare tutto dall’alto della loro magnificenza.
Salimmo fino alla bocca Dei Concolì, da dove saremo scesi fino al pian delle rose. Mia madre, che mi precedeva, arrivò per prima sulla bocca. La vidi ferma, ad ammirare la valle dell’altro versante, la sentii esultare dallo stupore:-“Wow… E’ stupendo, mi hai portata in un posto meraviglioso!… Grazie amore!… Non credevo esistessero dei posti così belli!” Mi abbracciò saltellando felice, ero commosso dal suo stupore e dalla gioia che trapelava dalla sua voce. Effettivamente lo spettacolo sotto di noi era mozzafiato: La valletta, a forma di conca, era completamente ricoperta di rododendri in fiore, che si specchiavano su di un laghetto color ametista che si trovava sul fondo. La piccola radura che lambiva le sponde dello specchio d’acqua, era la nostra meta.
Scendemmo sul fondo della conca. Arrivati nel prato avvistato dall’alto, tirai fuori la tenda Ferrino che avevo nello zaino, allungai le paline flessibili e le fissai all’interno delle apposite tasche sulla tela, in un attimo la tenda fu montata, non era molto grande ma ci saremo adattati.
Assemblai il fornelletto a gas e l’accesi, mentre mia madre attingeva l’acqua dal cristallino torrentello che alimentava il lago, riempendo un pentolino dove avremmo diluito e cotto il minestrone liofilizzato di cui avevamo una buona scorta sullo zaino.
Mia mamma, bellissima quarantaduenne, sembrava una bambina felice nel paese delle meraviglie, per lei era un’esperienza nuova. Era da tanto che mi chiedeva di coinvolgerla in una delle mie frequenti escursioni.
Quando gli avevo detto che avevo programmato un trekking per noi due, si entusiasmò notevolmente, chiedendomi come doveva vestirsi, cosa mettere nello zaino, sopratutto quando saremmo partiti. Fremeva al pensiero di quell’avventura.
Quando lo disse a mio padre, lui liquidò la cosa con una alzata di spalle, era solo preoccupato che per alcuni giorni non avrebbe avuto la colf in casa!
Nella vita era sempre stata una donna pronta a sperimentare nuove situazioni, ma era sempre stata contrastata e frenata da mio padre che era un impenitente pantofolaio e che avversava qualsiasi deviazione dal solito tran tran quotidiano.
Mia madre stava piroettando felice attorno a me che stavo preparando la cena. La sua gioia ed esuberanza mi gonfiava il cuore di tenerezza ed ero lieto di essere io la causa di tanta esultanza.
Non riuscii a trattenermi dall’alzarmi ed abbracciarla stretta, travolto da un intenso sentimento di amore, lei ricambiò con altrettanta enfasi, alzò il viso verso di me, il suo sorriso esprimeva una infinita dolcezza, le sue mani si infilarono sotto alla maglietta, mi accarezzarono i muscoli dorsali, sulla schiena. Successe tutto in maniera naturale: Ci guardammo negli occhi, si alzò sulle punte, si protese verso di me, le nostre labbra si unirono in un bacio come se fosse stata la cosa più naturale del mondo. Il tempo si fermò, non so quanto tempo trascorse mentre ci baciavamo, fu normale infilarle la lingua in bocca, lei mi assecondò aprendola ed accettandomi. Sentivo il suo corpo pieno contro il mio, le sue mani si spinsero ad accarezzarmi il petto mentre ancora ci stavamo baciando. Mio malgrado sentii il cazzo rispondere a quelle sensuali carezze inalberandosi, sentivo i suoi capezzoli turgidi contro il petto, segno inequivocabile della sua eccitazione.
Mia madre si scosse, riprendendosi da quel momento di confusione sentimentale, mi spinse gentilmente per staccarmi da sé, ci guardammo imbarazzati, le dissi:-“Scusami mamma!… Non so cosa…. Ecco… Io… Mi dispiace!” Lei mi sorrise dolcemente:-“ Non c’è niente di cui tu ti debba dispiacere o scusare… E’ successo e basta” Sdrammatizzando, guardandomi con un disarmante sorriso civettuolo, continuò:-“E poi Baci proprio bene!…Se non fosse che sono tua madre… Mmmm…” Poi più seria:-“ Questo resterà solo un bel momento d’amore… Diverso tra di noi… Di cui nessuno dovrà venire a conoscenza.” Rosso in faccia ed imbarazzato, ma rincuorato dalle sue parole, risposi:-“Si mamma, sarà un nostro segreto” Lei concluse sorridendomi:-“Bene!… Ti voglio bene Amore.”
Accesi un fuoco con dei rami secchi raccolti nei dintorni, mangiammo tranquilli, conversando tra di noi, come se non fosse successo niente.
Iniziava ad imbrunire e la temperatura si stava abbassando, presi una mia felpa e la misi cavallerescamente sulle spalle di mamma, lei mi sorrise, si protese verso di me e mi sfiorò le labbra con un umido bacio;-“Grazie amore, sei molto gentile” Quella fugace effusione, per lei così insolita, mi rimescolò lo stomaco, sentii il cazzo rispondere in maniera decisa, era come se quel bacio di prima avesse infranto le normali barriere convenzionali madre-figlio sconfinando in un sentimento sicuramente ugualmente profondo, ma sicuramente meno parentale.
Ero tremendamente confuso. Probabilmente quei pochi e intensi attimi erano stati sufficienti a farmi perdere la testa per mia madre! Mi sentivo attratto da lei in maniera assurda, per la prima volta la vedevo come donna e non solo come madre.
D’altronde era una donna stupenda: Un corpo arrotondato al punto giusto: Le gambe non lunghe ma proporzionate, con delle cosce formose e leggermente muscolose, temprate da molta attività fisica. Un bellissimo culetto armonioso e compatto, i fianchi larghi e fecondi. Un leggero accenno di pancetta risaltava sopra ad un armonioso e sensuale arrotondamento pubico, che ben si notava sull’attillato indumento. Il seno, bello tondo, nonostante fosse appesantito da una quarta misura e nonostante l’età, non necessariamente aveva bisogno dell’aiuto del reggiseno. Due prominenti capezzoli sembravano voler bucare il performante indumento. Il suo viso dolce e tondeggiante era impreziosito da due occhi scuri e vivaci, a tratti maliziosi. Il nasino leggermente a punta spiccava sopra a due labbra spesse ed invitanti, il tutto incorniciato da dei capelli castani e lunghi e mossi, legati dietro, delle civettuole efelidi ingemmavano le gote rosee.
Eh si! La mia mammina era proprio quello che si suol dire una gran bella gnocca!
Era bello stare li con lei sotto al manto stellato, contornati da un contesto naturale meraviglioso. Stava calando il buio, il fuoco scoppiettante disegnava lingue di luce che giocavano birichine sul viso di mamma, era bellissima! I suoi dolci sorrisi mi riscaldavano il cuore, come il piccolo falò non riusciva a fare. Allungai una mano a sfiorare i suoi morbidi capelli con una lieve carezza, lei me la prese e se la portò alle labbra baciandola e poggiandoci su la guancia, in una tenerissimo vezzo. Fu un momento dolcissimo e molto romantico.
Restammo a chiacchierare fino a tardi, mi confidò di avere dei problemi di comunicabilità con mio padre. Tra di noi, confidenza era tale, che non ebbe problemi a dirmi che, con lui, non aveva più rapporti sessuali da parecchio tempo. Sospettava che avesse una relazione extraconiugale, ma alla fine non è che gli interessasse molto anche se fosse!
Parlava con rammarico della loro situazione di coppia. Lei era molto giovane quando si erano sposati e forse la loro unione era avvenuta con una certa leggerezza. I primi tempi erano stati molto belli, poi si erano persi per strada, come si suol dire.
Mi disse che io ero la cosa più bella che aveva e che non c’era niente che rinnegava del suo passato proprio perché io ero stato il frutto di quegli eventi trascorsi.
Ormai stanchi ci ficcammo dentro ai nostri sacchi a pelo, all’interno della tenda e dopo un dolcissimo bacio sulle labbra, che io cercai di prolungare più possibile, ci addormentammo, l’uno girato verso l’altro, guardandoci negli occhi, ero perso di lei! Si assopì dopo poco, la guardavo mentre si addormentava, era bellissima, mi sporsi a baciarla piano sul viso, sfiorandole le labbra con le mie. Sorrise dolcemente, non ancora del tutto addormentata, quasi a ringraziarmi del mio amore.
Mi assopii guardandola, non dormii molto bene, ero perennemente in tiro, tremendamente eccitato dalla sua vicinanza, dal suo odore. A tratti mi svegliavo e la guardavo dormire, alla flebile luce lunare che penetrava dallo spiraglio della tenda aperto: Dei pensieri peccaminosi mi passavano per la mente. Avrei voluto scacciarli, nello stesso tempo quelle fantasie mi eccitavano. Volevo darmi un po di sollievo segandomi, ma non ci sarei riuscito senza farmi sentire, visto l’angusto spazio del nostro dormitorio.
Al mattino mi svegliai mentre lei mi accarezzava dolcemente il viso:-“Svegliati dormiglione!… Dai che inizia una nuova giornata” Di nuovo le sue labbra sfiorarono le mie in un fugace bacio, io le cinsi la testa con le mani e la tirai verso di me incollando le sue labbra alle mie e la baciai in modo decisamente passionale, mi lasciò fare. Mi staccai da lei, dicendole in modo marcato:-“Buon giorno mamma!” Lei scoppiò a ridere, ammonendomi scuotendo il dito con sguardo civettuolo mi disse:-“Sei proprio un birichino!”
Mi alzai stiracchiandomi, un piacevole sfrigolio di pancetta emanava un appetitoso aroma, che stimolava l’appetito.
Il freddo intenso del mattino mi galvanizzò e mi aiutò a svegliarmi del tutto.
Mia madre guardandomi sorridente mi disse:-“Devo correre, altrimenti me la faccio addosso!… Mi scappa!” E dopo aver tolto dal fuoco la colazione, si inoltrò a passo lesto tra i cespugli di rododendro, cercando un posto riparato dove poter fare la pipì. Misi un po in ordine la tenda e feci la stessa cosa, mi inoltrai nella macchia variopinta per liberarmi di una incipiente pisciata a mia volta. Mi fermai a pochi metri dalla tenda, dietro ad un vecchio e contorto larice. Estrassi l’uccello e lasciai fluire, con un bel sospiro di sollievo, un prepotente zampillo. Mia madre, di ritorno dalla sua minzione mattutina, sbucò dalla vegetazione, proprio davanti a me, le sorrisi senza preoccuparmi di girarmi, anzi mi non mi dispiaceva essermi fatto trovare con il cazzo in mano. Mi sorrise e guardando, piacevolmente stupita, ora me ora l’uccello, disse:-”Certo che sei un maialino a mostrarti così… Davanti alla mamma!” Poi con espressione leggermente viziosa aggiunse:-“ Però!… Era un po che non ti vedevo il pisello, certo che ti ho fatto proprio bene!” Mi fece l’occhiolino e aggiunse:-“ Hai proprio un bel bigolo!… Chissà quante ragazze farai contente con quell’attrezzo!” Poi guardandomi in maniera civettuola, imitando il gergo dei ragazzi della mia età, puntualizzò:-“Sei proprio bono!” Risi di gusto alla sua battuta, schizzando dappertutto il fluido paglierino, inaffiando anche le gambe di mia madre. Lei ridendo mi rimproverò:-“Attento con quell’idrante che le mie gambe mica stanno andando a fuoco!”
Rinfoderai l’attrezzo, abbracciai mia madre cingendole la vita con un braccio e ci dirigemmo verso il nostro bivacco, dopo pochi metri si girò verso di me e mi disse:-“Dammi un bacino!” La strinsi forte facendole sentire la mia erezione, la baciai infilandogli la lingua in bocca, lei mugolò la sua approvazione. Restammo avvinghiati per alcuni minuti in un fantastico lingua in bocca, feci salire la mia mano verso il suo seno, lei mi fermò dicendomi:-“No!…Questo non si può!… Sei proprio un maialino!.” Poi ridendo ironica , con un dito rivolto verso l’alto, disse:-“E poi sarebbe incesto!… Non si può!” Io continuavo a stringerla contro di me, sicuramente percepiva la mia erezione ma non si scostò:-“Cazzo mamma ho l’uccello che mi esplode!” Lei mise la mano sul mio pacco e mi saggiò l’erezione da sopra i pantaloni accarezzandomi, mi chiese comprensiva:-“ Riusciresti a venire se ti toccassi cosi da sopra?” Poi ripensandoci, con femminea preoccupazione, rettificò:-“ No!…. Anzi.., Forse è meglio che lo tiri fuori per non sporcare tutto!… Tanto l’ho già visto, non ti pare!?” Io ero già al limite, non ci fu bisogno di risposta, Mi abbassai i pantaloncini a metà gamba, mi prese in mano il cazzo eretto e ciondolante, masturbandomi con mano esperta, le sue carezze mi fecero sborrare in pochi minuti,. Non riuscii a frenare alcuni gemiti di godimento mentre sentivo eruttare lo sperma, ai primi lunghi schizzi iniziali, ne seguirono altri meno impetuosi che lordarono le mani di mamma, alcuni fiotti le avevano colpito i pantaloncini. Lei rise divertita:-“ Ecco!… Bravo!… E adesso cosa facciamo?” Estrasse dei fazzoletti da una tasca e si pulì le mani ed i pantaloni schizzati.
Vagamente imbarazzato, le dissi:-”Grazie mamma!” mi sorrise:-“Puoi dirlo!” Si portò la mano con cui mi aveva segato al naso, annusò con trasporto, chiudendo gli occhi,mi guardò sorridente e dondolando la testa, in un simpatico movimento, disse:-“Mmm… Odori dimenticati!”
Il mio sguardo allibito, la fece scoppiare a ridere, tra le risate mi riprese:-“ Scusa!… Mica ti scandalizzerai perché mi annuso le dita sporche del tuo pisello, dopo che ti sei fatto fare una sega da tua madre spero!!… Non essere ipocrita!” Mi scusai:-“Non sono affatto scandalizzato, Però prima non mi hai lasciato toccare le tette e adesso annusi la mia sborra… Insomma io non posso e tu si!… Non mi sembra un comportamento logico” Rise scompigliandomi i capelli con una carezza, senza rispondermi.
Pochi passi ci portarono al nostro bivacco. Disfacemmo il campo, ci guardammo attorno per raccogliere eventuali rifiuti. Avevo nuovamente bisogno di pisciare, mi girai a farla. Lei si avvicinò e sostituì la mia mano alla sua, prendendo in mano il cazzo mentre stava sgorgando il biondo liquido:-“Mmm… Che bello tenerlo in mano mentre piscia!… Mi è sempre piaciuto!… Bellissimo!” Lo accarezzò per qualche attimo ancora, quando smisi di orinare passò il pollice sulla cappella bagnata. Con un certo rimpianto nella voce disse:-“Dai vestiti che se nò qua finisce male!” Contrariato, guardandola allibito, le dissi:-“Ma…Mamma!… Adesso mi lasci così?” Lei rise:-“Beh sei abbastanza grande per sapere cosa fare, no!?” Mi chiusi i pantaloni controvoglia, con la bocca secca dall’eccitazione. Replicai contrariato, con voce volutamente afflitta:-“Però non è giusto!… Ormai che c’eri potevi finire, no!?” Mi venne vicina sculettando civettuola e facendomi una affettuosa carezza sul volto, mi disse:-“Beh…Devo dire che stavolta hai ragione… Tiralo fuori dai, sù!… Che sarà mai!.. Una mamma può fare anche questo, no!?” Mi slacciai i pantaloni, lei mi abbassò le mutande, la verga scattò fuori come una molla, me lo impugnò ed iniziò a menarmelo, ero troppo eccitato, non riuscivo a venire. Dopo un po che mi smanettava, mi disse:-“Ascolta, vuoi farmi morire di vecchiaia con il cazzo in mano?” Replicai:-“Mi ci vorrebbe un aiutino!” Con voce vagamente allarmata, chiese:-“Cioè?” Implorante le chiesi:-“Mi fai vedere le tette?” Sbuffando mi disse:-“Sta roba ci sta sfuggendo di mano!… Dai tiramele fuori, maialino!” Le alzai la maglia, come spesso accadeva non aveva il reggiseno, aveva un seno stupendo, dissi:-“Mamma, sono bellissime!” Lei mi rispose con un sensuale sorriso:-“Grazie Amore.” le accarezzai i grossi capezzoli turgidi, pizzicandoli tra le dita, sospirò esternando il suo piacere, la sentii sibilare ansimante tra i denti:-“Piccolo porco bastardo approfittatore!” La sua mano sul cazzo si fece più passionale, infilò l’altra mano all’interno delle mutande accarezzandomi le palle, nel giro di pochi minuti mi fece avere un orgasmo come pochi, una parte degli schizzi, dell’abbondante sborrata, la colpirono sulle tette, il resto le colò sulla mano con cui mi stava masturbando. La guardi grato:-“Grazie mamma.” Lei, prima di rispondere, con sguardo seducente, si leccò lo sperma che le imbrattava le dita.:-“E’ stato in piacere” Il resto della crema se lo spalmò sui seni, stuzzicandosi i capezzoli.
Non avevo mai visto mia madre con quell’aria da troia in calore. Si allungò verso di me alzandosi sulle punte dei piedi e con voce alterata dall’eccitazione, con gli occhi appannati dalla libidine, mi disse:-“Baciami!!” La sua bocca aveva il sapore del mio orgasmo, ci baciammo a lungo, con la mia lingua che cercava la sua. La sentii spingermi lontano con forza:-“Adesso basta!!… Cazzo, qua va a finire male sul serio. Dai forza Zaino in spalla e andiamo, prima che succeda altro.”
Ci incaminammo sul ripido sentiero che portava al passo delle fate, lei mi precedeva, indossava un paio di pantaloncini da trekking molto aderenti e performanti, che disegnavano le sue forme in maniera dissoluta Era un piacere e una tortura camminarle dietro!
Nel giro di tre quarti d’ora eravamo sul passo, a duemila e trecento metri di quota, riprendemmo a salire su uno stretto sentiero che costeggiava le stupende creste dolomitiche. La vegetazione rupestre d’alta quota iniziava a farsi notare, mi fermai a fotografare una piantina di raro ranuncolo dei ghiacciai, poco più avanti alcune piante di sassifraga a foglie opposte davano una bella nota di un intenso colore rosa alle rocce circostanti. A quella quota crescevano solo delle speci vegetali molto specializzate. L’escursione termica era notevole e solo delle piante meravigliose come quelle alpine riuscivano a vivere in condizioni climatiche ed ambientali così avverse e peculiari.
Quel giorno avevamo in previsione una traversata di sei ore, il tempo era bello, la temperatura mite, il sentiero si fece più largo, mi affiancai alla mia bellissima mamma e le presi la mano, lei mi sorrise dolcemente:-“Sono felice, è bellissimo qui con te, era tornata la mia dolce mamma di sempre.”
A metà giornata facemmo una sosta per mangiare qualcosa e per riposarci un attimo.
Verso metà pomeriggio scendemmo dal sentiero in quota per raggiungere la forcella dei camosci dove c’era un piccolo bivacco S.A.T. rinnovato da poco, era molto accogliente, costruito tutto in abete di cui ancora si sentiva il profumo di resina. All’interno c’era un’unica stanza, su un angolo c’era un fornello alimentato a legna, contro la parete opposta c’erano due letti a castello e un letto singolo.
In quel momento ospitava una coppia di anziani escursionisti tedeschi che avevano passato li la notte e adesso si stavano preparando a scendere al paese sottostante.
Mia madre che parlava tedesco si intrattenne a discutere con loro, nel momento in cui il marito della signora si allontanò per qualche attimo, mi accorsi che il tono della discussione divenne molto più confidenziale e che stavano parlando di me, ridacchiando e guardandomi seducenti, sopratutto la tedesca. Quando la coppia uscì dal piccolo rifugio per andarsene, la signora, facendo attenzione a non farsi accorgere dal marito, guardandomi maliziosamente, mi fece l’occhiolino.
Chiesi spiegazioni a mia madre. Lei mi raccontò che la signora le aveva detto che si capiva che mi piacevano i ragazzini e che era una cosa che le accomunava, visto che anche lei aveva passione per i giovincelli. Si spinse, inoltre, a chiederle se la scopavo bene e se la facevo divertire. Mia mamma le aveva detto che non aveva mai trovato un giovanotto che la chiavasse così bene e che avevo un cazzo asinino e le stavo facendo fare una vacanza da sogno. Ci abbracciammo divertiti tutti e due, le diedi un bacio a stampo, sulle labbra, mentre rideva.
Ci riposammo un po prima di preparare la cena.
Mia madre mi disse che doveva andare a pisciare, le chiesi se potevo accompagnarla, lei scoppiò a ridere e mi disse che ero un porco pervertito e che non aveva bisogno di aiuto per fare la pipì. Le ricordai che lei mi aveva visto e non solo, che quindi sarebbe stato equo pareggiare i conti. Mia mamma esitò, pensandoci un attimo, poi, presa una decisione, mi sorrise maliziosa:-“Va bene!… te lo concedo, il tuo discorso ha una sua logica!… Ma mi devi assicurare che ti accontenti di guardare e basta!” Le risposi che sarei stato alle sue regole.
Uscimmo in fila indiana, io dietro come un cagnolino che ha sentito l’odore della femmina in calore. A pochi passi dalla piccola costruzione, lei si infilò i pollici in vita e si abbassò mutandine e pantaloncini assieme. Avevo il cazzo che mi scoppiava sui boxer: Mi si presentò davanti uno spettacolo osceno e dissoluto, tremendamente arrappante, mia madre aveva una figa con il pelo molto folto e poco curato, che nascondeva a stento le piccole labbra che piuttosto gonfie pendevano fuori da quelle più esterne. Restai inebetito a guardare mentre si accucciava a gambe larghe, un abbondante fiotto liquido le forzò le piccole labbra, dividendole e scendendo lungo i peli arricciati, gocciolando sulle chiappe e schizzando a terra: Era una scena incredibilmente oscena e pazzescamente eccitante, mi strofinai il cazzo da sopra i pantaloni. Lei mi guardò divertita dalla mia espressione ebete, mi disse:-“Si vede abbastanza bene?… E’ bella la mia figa… Vero?” Poi guardando le mie mani con cui cercavo di darmi un po di sollievo, mi disse:-“Porco!!… Ti piace proprio, allora, vedere la mamma pisciare!” L’abbondante flusso paglierino smise di scendere, gocce di pipì imperlavano il pelo ed alcune ancora gocciolavano lungo le chiappe, scorrendo fino all’attaccatura delle cosce. Le si alzò e si mise una mano in tasca per cercare un fazzolettino per asciugarsi, mentre qualche goccia ancora cadeva sulle mutandine. La fermai:-“No!!… Aspetta!… Ti prego, posso asciugati io?… Ti prego, lasciamelo fare!” Lei mi guardò indispettita:-“Ecco!… Lo sapevo io che non ti accontentavi di guardare!… Porco!” Le sfuggì un malcelato sorrisino che tradì l’espressione fintamente seccata. Continuò:-“Va bene te lo lascio fare!… ma poi basta… ok?” Mi porse il fazzolettino: Aveva frainteso! Senza curarmi di farglielo notare, mi inginocchiai ai suoi piedi, sulla pozza di urina che si era formata per terra, infilai la faccia tra le sue cosce, un forte odore di piscio e di figa eccitata, invase le mie narici, lei mi prese per i capelli per allontanarmi, mentre furibonda mi diceva:-“Che cazzo fai… Maiale!” aveva appena iniziato a spingermi via, quando infilai la lingua fino ad intercettare la clitoride gonfia di voglia, la sentii sospirare di piacere, le sue mani invertirono la spinta tirando la mia faccia verso la sua bella e odorosa sorca: La sentii dire:-“Porco maiale traditore!… Bastardo!” La sentii gemere mentre affondavo la mia lingua all’interno della vulva, alla ricerca delle gocce di piscio e di umori rappresi sul pelo, da due giorni di scarsa igiene. Il sapore era forte ma lussuriosamente eccitante. Gemette intensamente mentre cercava di agevolarmi, allargando le gambe, prigioniere dei pantaloncini all’altezza delle caviglie:-“Maiale Bastardo!… Lecca!… Adesso devi farmi godere!… E’ da ieri sera che ho la passera perennemente bagnata di voglia a causa tua!… Adesso devi mangiarmela!… Adesso ti faccio fare indigestione di figa, Porco!!” Si sfilò i pantaloncini e allargò le gambe, io mi posizionai sotto di lei, in mezzo alle sue cosce, con la faccia rivolta verso l’alto, con il naso a pochi centimetri dalla sua sorca. L’odore era forte, Senza esitare affondai la lingua all’interno della figa a cercare ancora quei lubrici sapori che mi avevano sconvolto qualche attimo prima. Per svariati minuti mi deliziai di quei densi umori, lappando la sorca di mia madre, mentre lei muoveva il bacino, assecondando il mio lavoro di lingua. I suoi movimenti si fecero più convulsi, i suoi gemiti più intensi. La sentii venire, mentre io non smettevo un attimo di leccarla, sentii i suoi copiosi umori scendermi dolci e densi in bocca, li ingoiai bramoso di quei fantastici sapori, infilai la lingua in profondità a cercarne ancora e ancora.
Lei si riprese, mi alzai e le cercai le labbra per baciarla con la bocca che sapeva intensamente di lei.
Ci guardammo negli occhi, a lei scappò da ridere:-“Per fortuna che volevi solo guardare!” Poi aggiunse:-“Cazzo!… Che orgasmo, ne avevo estremamente bisogno…. Grazie Amore!” La guardai sollevato:-“Allora non sei arrabbiata” Lei:- “Arrabbiata?… Assolutamente nò!… Solo che adesso hai scatenato tutta la mia libidine repressa, ora dovrai scoparmi fino a quando sarò sazia di cazzo!… E visto che tuo padre non ci pensa, vorrà dire che mi accontenterai tu!” La guardai speranzoso.
Lei prese i suoi pantaloncini e le mutande e senza indossarli si diresse verso il bivacco. All’interno, si tolse la maglia, si stese nuda sul letto, a gambe larghe, con le dita di una mano si strofinava piano la clitoride, che sbucava gonfia tra il pelo. Mi guardò allupata, mi disse:-“Dai… Vieni… Mettimelo in figa e sfondami tutta!… Devi darmi tutto il cazzo che mi è mancato in questi ultimi anni!” Le dissi allarmato:-“Scusa!… Potrebbe arrivare qualcuno!” Lei quasi adirata, mi disse:-“Non me ne frega un cazzo!… Vieni qua e scopami, altrimenti ti scopo io!” Eccitato dalle sue parole e dalla voglia dissoluta che le leggevo in faccia, mi denudai a tempo di record, la penetrai con il cazzo così in tiro che mi faceva quasi male” Quando sentì la verga tutta dentro di se, rovesciò gli occhi all’indietro, urlando il suo piacere:-“Oh siii!… Dio che bello!” Poi muovendosi spasmodica sotto di me mi incitò:-“Spingi porco!… Volevi la figa di tua madre, no?… Adesso che ce l’hai adoperala bastardo!” Incitato in quella oscena maniera, le presi le gambe e le portai verso l’alto, sull’incavo delle mie braccia, in quella maniera potevo affondare completamente dentro di lei, pistonandola intensamente senza sosta. La sentivo urlare il proprio piacere, in sincronia con i miei affondi. In quella posizione poteva solo subire, senza riuscire a muoversi e questo la faceva godere ancora più intensamente. La baciai, sentivo la sua lingua cercare la mia con una passione che rasentava la voracità, sembrava volersi fondere con me, rendermi partecipe del piacere che le stavo facendo provare. La sentti irrigidirsi, le sue unghie mi graffiarono la schiena, urlò il proprio orgasmo con tutta la voce di cui era capace. Si mosse spasmodica tra le mie braccia mentre veniva a lungo, mentre le onde di goduria si susseguivano una dopo l’altra. La sentii sussultare scossa dal piacere, che arrivato all’apice, stava lentamente scemando, continuai a penetrarla lentamente, accompagnando la fine del suo godimento. La lasciai rilassarsi un’attimo e poi feci la mossa di scivolare di lato, ma lei mi fermò, mi abbracciò stretto e mi disse:-“No!… Aspetta, non uscire” Mi guardò negli occhi con una dolcezza infinita:-“Come sei bello!” Mi riempi il viso di tenerissimi bacini:-“Grazie amore mio!… E’ stato bellissimo, mi hai scopato divinamente, certo non hai preso da tuo padre!” Mi accarezzava piano.
Pensai a quanto fosse bello avere la mamma come amante!
Continuando ad accarezzarmi mi disse:-“Però tu non sei venuto!… Dai, scopami ancora, vienimi dentro… Riempimi la figa!” La guardai e le dissi:-“Ma tu sei venuta e non so se…” Lei mi interruppe:-“Non preoccuparti, con la voglia arretrata che ho potresti scoparmi per giornate intere!… Magari… Se ti va, lasciami venire sopra di te” Accettai di buon grado, lei si impalò con un bel sospiro di piacere, iniziò a muoversi piano, in maniera sinuosa. Spinsi verso l’alto, ero completamente dentro di lei. Muoveva il bacino in una maniera favolosa, sembrava che mi stesse succhiando il cazzo con la figa! Sentivo le labbra della figa contrarsi e rilassarsi, attorno al pene, era una sensazione stupenda. Portai le mie mani sulle sue tette, grosse e sode, le pizzicai piano i grossi capezzoli, gradì aumentando il ritmo della scopata, in poco tempo mi portò all’orgasmo. Quando stavo riempiendole la figa, lei stimolata dalla mia sborra calda che sentiva sparata nella vagina, venne di nuovo a sua volta.
Si accasciò sopra di me ansimante: Wow… E’ stato bellissimo… E’ stato meraviglioso sentire il tuo orgasmo dentro di me!” Si sfilò da sopra e con la figa gocciolante, con i peli sporchi della mia sborra. Si girò mettendosi nella posizione del sessantanove, si portò con la passera sopra alla mia bocca. Sentii la sua lingua, calda e bagnata, avvolgermi il glande e succhiarlo con ingorda passione! Si tolse solo per il tempo necessario per dirmi:-“Io ti pulisco il cazzo e tu occupati della mia figa!” Guardai bene quella bellissima e laida sorca inzaccherata dal mio sperma e dai suoi filanti umori, faceva veramente schifo! Ci infilai dentro la lingua senza ripensamenti, era tutto tremendamente osceno e lussurioso, ma sopratutto incontenibilmente eccitante. Gli intensi odori e i forti sapori di quella passera sozza mi facevano impazzire dalla libidine, non contento mi spinsi fino al buco del culo, straordinariamente odoroso e lordo, il sapore amaro non mi fermò: Lo leccai fino renderlo lindo. Mia madre approvava muovendo il bacino lasciandosi fare con piacere, succhiandomi il cazzo con rinnovato fervore. Cazzo! mi stava suggendo l’anima, succhiava divinamente, aveva le labbra che sembravano una ventosa. Mi aveva allacciato la vita con le braccia per non farselo scappare dalla bocca!
Venne di nuovo, mugolando e gemendo, con la bocca piena del mio cazzo, non smise di poppare neanche dopo l’orgasmo. Quella bramosa e golosa passione nel succhiare la verga mi fece sborrare ancora una volta, si abbeverò con passione e gusto della mia crema, svuotandomi completamente, succhiando fino all’ultima goccia.
Appagati, sorridedoci reciprocamente, ci rimettemmo sdraiati l’uno a fianco dell’altro, stretti nel poco spazio del letto singolo, ci scambiammo a vicenda una marea di dolci baci per ringraziarci reciprocamente del piacere che ci eravamo dati vicendevolmente, coccolandoci lungamente! Inebriati dagli odori di sesso che avevano saturato il piccolo locale, lei sapeva dei miei sapori più intimi, io dei suoi.
Ci abbracciammo stretti, continuando a coccolarci ancora per un po. In breve le nostre moine si fecero più intense, le sue labbra mi baciavano il petto, giocando sui miei capezzoli. Sentivo il mio desiderio crescere di nuovo. Le accarezzai la schiena, piano scesi verso il culo. Le accarezzai la fessura tra le chiappe, ancora umide della mia saliva. Sentivo il cazzo riprendersi e muoversi contro la sua pancia. Le cercai le labbra baciandola con rinnovata passione. Le infilai due dita nel buco del culo. La sentii soffocare i gemiti sulla mia bocca, mugolò mentre la baciavo e le penetravo il lato b.
Mosse il bacino per meglio sentire le mie dita dentro di lei.
Si allontanò dalle mie labbra, mi guardò con un’espressione lussuriosa dipinta nel volto, disse:-“Oh…Si!… Non avevo quasi il coraggio di chiedertelo. Dai!…Infilamelo tutto su per il didietro!…Fammi il culo!… Spaccami tutta, riempimi l’intestino!” Non feci in tempo a risponderle, mi spinse in posizione supina, per mettersi nuovamente sopra di me, nella stessa posizione di poco prima. Mi prese in mano il cazzo duro e se lo puntò sul buco del culo, mi guardò libidinosamente, si prese un attimo per godersi quel momento di lasciva aspettativa e poi si lascò cadere di peso, impalandosi su di me. Sul suo viso si dipinse una smorfia di dolore, che mutò nel giro di pochi secondi in un ghigno di evidente piacere, supportato da ansiti e gemiti.
Con voce roca, disse:-“Cazzo!… Mi sento tutta piena!… Quanto mi sento vacca!…Ti piace che la tua mamma troia ti da anche il culo?” Risposi mentre le tenevo l’uccello spinto su per il culo:-“Oh si mamma!… Sei proprio una maialina!” Non riuscii a trattenermi:-“ Sei la mia puttana!… La mia vacca!” Quelle parole la fecero capitolare, iniziò a muoversi alzandosi ed abbassandosi su di me impetuosamente, inculandosi da sola, mentre urlava:-“Bravo!… Dimmi che sono una porca!… Dimmi di tutto!… Offendimi, dimmi che sono una bagascia rotta in culo!… Una mamma puttana e depravata!” Aveva perso il controllo, si muoveva sopra di me come un’ossessa, quasi in estasi. Le presi i seni tra le mani stringendoli forte:- “Si!… Così!… Strizza le tette della mamma, bravo!… Cazzo!.. Quanto mi piace!” Il mio uccello entrava ed usciva dal suo ano senza nessuno sforzo. Stupito, pensai che doveva aver preso diversi cazzi in culo per essere così slargata e da come le piaceva, direi che era una delle sue azioni sessuali predilette! Probabilmente c’erano delle cose dei miei genitori che non conoscevo.
Urlava il suo incontenibile piacere dimenandosi spasmodicamente, tanto che il cazzo le uscì dal culo un paio di volte. Lei lamentandosi, prontamente se lo prendeva in mano e tornava a centrarlo sul buco per farselo infilare nuovamente.
La vidi portarsi una mano tra le cosce a smanettarsi la figa. Questo, assieme alle mie mani che le palpavano le tette, le fece raggiungere in breve un nuovo e devastante orgasmo. Urlò il suo piacere rimanendo immobile, tenendosi ben premuto il cazzo dentro il culo, poi sconvolta dal voluttuoso momento d’estasi, prese a muoversi di nuovo lasciandosi travolgere dal piacere. Una serie di contrazioni e sussulti, annunciarono la fine del suo godimento. Come poco prima si accasciò esausta sopra di me, sentii la tensione dissiparsi contro il mio petto mentre ansimava sudata, sentivo il suo cuore battere all’impazzata.
Le detersi il sudore dalla fronte accarezzandola, le baciai piano i capelli. Fu naturale dirle:-“Ti amo mamma!” Alzò il viso verso di me, la sua espressione, vagamente sorpresa e dolcissima mi gonfiò il cuore. I suoi occhi si riempirono di tenere lacrime, mi disse:-“Anch’io gioia del mio cuore” Mi baciò dolcemente.
Sentii il cazzo uscire dal suo culo.
La sua bocca si allontanò dalla mia. Guardandomi negli occhi disse:-“Non sono pentita di quello che è successo, è stato troppo bello!… Ti amo amore mio, se tu vuoi da adesso in poi sarò la tua troia, sempre disponibile ogni volta che vuoi scoparmi!” Guardandomi con l’infinita dolcezza che solo una madre sa avere, mi disse:-“E naturalmente potrai sempre contare su di me come mamma!… Sarò sempre la tua mamma, qualsiasi cosa succeda!” Mi baciò di nuovo dolcemente, poi si alzò, raccattando i suoi vestiti, mentre li indossava disse:-“Ho fame.”
Accesi il fuoco sul fornello a legna in dotazione al rifugio, scaldammo dell’acqua, per cuocere della zuppa di asparagi liofilizzata, non era il massimo del piacere ma era calda e pesava poco sullo zaino. Come dessert scartai una tavoletta di cioccolato fondente.
Ci coricammo presto, ci infilammo nei nostri sacchi a pelo, stesi su due dei letti che avevamo a disposizione.
Al mattino mi destai scosso da mia madre, lei si svegliava sempre prima di me.:-“Buongiorno dormiglione, dai che ci aspetta un’altra giornata di avventure” Così dicendo aprì la cerniera del sacco a pelo, infilò le mani nelle mie mutande cercando il cazzo appiccicaticcio, accarezzandolo con voglia, mi abbassò l’indumento intimo e avvicinandosi con il viso all’uccello disse:-“Aspetta che gli do il buongiorno.” Avvicinò il glande al naso aspirandone l’intenso afrore con gli occhi chiusi, quasi in estasi, se lo strofinò sul viso per imprimersi in faccia il mio pronunciato odore. Sentii la sua lingua calda avvolgermi il prepuzio, in una golosa e succosa carezza. Con la voce rotta dal desiderio, disse:-“Mmm… Come è buono il cazzo di prima mattina!” Poi sembrò pensarci sopra un attimo:-“Pensandoci bene potrei fare colazione con la tua cremina, invece che con il latte condensato!” Ci guardammo sorridendo, le dissi:-“Beh, mamma…Se vuoi te la faccio fare tutte le mattine molto volentieri!” Mi guardò con sguardo seducente:-“Porco!… Sei un porco degno di quella scrofa di tua madre!” Imboccò di nuovo il cazzo, succhiandolo golosa, guardandomi negli occhi mentre lo lappava. In pochi minuti mi fece arrivare al limite, ansimando le dissi:-“Mamma…La tua colazione è in arrivo!” Lei mugolò la sua approvazione. Venni gemendo sommessamente, spingendole il cazzo in gola. Le riversai in bocca una notevole quantità di sperma, che lei ingoiò con vorace libidine. Mi pulì il glande lucidandolo con la lingua, si umettò le labbra per raccogliere i residui della mia sborrata che le imbrattava le labbra, Era stato un pompino favoloso.
Guardandomi felice disse:-“Buonissimo!” Si alzò e mi cercò le labbra baciandomi, intrecciando la sua lingua con la mia. Assaggiai la sua saliva condita da un leggero sentore di urina e un intenso e sapore di sperma.
Mamma disse:-“Questo si chiama un buon inizio di giornata” Le risposi:-”Non posso che essere d’accordo con te.” Scivolai fuori dal sacco a pelo e mi vestii.
Facemmo colazione e dopo aver messo un po in ordine la nostra spartana alcova, ci rimettemmo in marcia.
Risalimmo un ripido sentiero che nel giro di mezz’ora ci portò in cresta alla catena montuosa che avremmo percorso durante le ultime due tappe della nostra avventurosa escursione.
Attraversammo una prateria d’alta quota, tappezzata dalla primaverile fioritura della Pulsatilla alpina, un bellissimo anemone dal colore bianco con delle delicate sfumature viola. Delle esili primule farinose da un bel colore lilla crescevano a chiazze qua e la.
Il sole caldo ci riscaldava senza esagerare, verso la metà del giorno ci fermammo per una sosta ristoratrice, attinsi un po d’acqua bella fresca e cristallina, da un rivolo che solcava il prato. Mia madre mi chiese se potevamo fermarci un po di più per approfittare dei caldi raggi del sole d’alta quota per prendere un po di tintarella integrale, le dissi che le volontà della mia bellissima amante erano un’ordine e che potevamo fare quello che desiderava e che se voleva potevamo fermarci li fino a sera, visto che i nostri giacigli ce li avevamo in spalla. Rise felice, piroettando su se stessa come una bimba. Mi piaceva vedere come riusciva ad essere così diversa a seconda delle circostanze: Una spensierata bambina a volte. una passionale e sensuale amante o una grandissima troia altre volte. Una sensibile e tenera mamma altre volte ancora. Oh si!… Mi ero innamorato sul serio di quella splendida donna!
Si spogliò completamente e si distese sul sacco a pelo, usandolo come un playd, tenendo le gambe aperte. Era bellissima: Le sue curve piene di donna matura mi infoiavano in maniera inverosimile. La vista della figa, bella cicciotta, con le piccole labbra grosse e sporgenti, il pelo folto e non curato, che sapevo oscenamente odoroso, che a stento a celava la gonfia e scura clitoride. mi mandava fuori di testa. Le tette, grosse e sode sembravano sfidare la gravità.
Cazzo! Era una vera vacca da monta, una baldraccona tutta da scopare, una stupenda mamma incestuosa da amare.
Mi denudai a mia volta. Il cazzo bello svettante si muoveva oscillando. Lei mi guardò divertita e lusingata per la mia evidente eccitazione. Mi stesi al suo fianco. Mi chiese di aiutarla a spalmarsi la crema solare, cosa che feci con piacere e che lei ricevette con altrettanto piacere, ogni tanto sentivo il cazzo duro sbatterle contro.
Ero speranzoso di farmi una nuova scopata, ma le mie aspettative si infransero quando sentii il suo respiro farsi più profondo, capii che si era addormentata. Le diedi un leggero bacio a fior di labbra. Io ancora arrappato, facevo fatica ad assopirmi.
Mentre cercavo di addormentarmi, accarezzato dall’aria frizzante dell’alta montagna, sentii il classico rumore di sassi spostati che annunciava che qualcuno stava percorrendo il sentiero e si stava avvicinando.
Poco poco apparve alla mia vista. Si trattava di una giovane signora sui trentacinque anni, aveva un corpicino minuto ma ben proporzionato, messo in evidenza dalla civettuola minigonna da trekking che indossava, una canotta nera evidenziava un bel paio di seni, le gambe erano muscolose. Dei tatuaggi ed il taglio dei capelli neri, la rendevano vagamente dark.
Si stava avvicinando senza accorgersi della nostra presenza, uscì dal sentiero e percorse un breve tratto di prato in pendenza, passò a poche decine di metri da noi senza vederci. Il nostro silenzio, i massi disseminati sul prato e le varie depressioni, ci occultavano in parte alla sua vista.
La vidi fermarsi ed alzarsi la gonnellina, abbassarsi un minuscolo paio di mutandine bianche ed accucciarsi per fare la pipì, una cascata di liquido paglierino sgorgò dalla sua fighetta, era lontano e non vedevo molto bene, tra l’altro era girata di schiena, ma potevo sentire il sibilo del prepotente flusso che si riversava sul prato.
Ero rimasto stupito che sotto alla corta veste portasse le mutandine e non i classici pantaloncini che normalmente completano quel tipo di indumento. Forse, semplicemente aveva caldo.
Io, per non fare la figura del guardone, tossii per rivelare la mia presenza. Lei spaventata, si alzò le mutandine mentre ancora stava scendendo la pipì. Si girò e ci vide mentre stavamo prendendo il sole.
Alzò la mano in un imbarazzato cenno di saluto, ricambiai. Lei, senza curarsi della nostra nudità e del suo siparietto di poco prima, si incamminò verso di noi, avvicinandosi, il mio senso del pudore mi imponeva di coprirmi, ma la sua indifferenza alla nostra nudità mi impedirono di celare la mia virilità. Quando fu a qualche metro mi salutò scusandosi della sua involontaria esibizione, le dissi che non c’era problema, visto che anche io e mia madre eravamo nudi a fare del naturismo, quindi in un certo senso eravamo pari.
Mentre parlavamo, un radioso sorriso le illuminava il volto. Adesso che la vedevo da vicino mi accorsi che era molto bella ed aveva un bel visino simpatico. Chiacchierammo sommessamente per non svegliare mia madre, scambiandoci delle informazioni sulla zona che stavamo attraversando, a quanto sembrava, lei la conosceva molto meglio di me.
Ci presentammo, le dissi di chiamarmi Adriano, lei si chiamava Angelika.
Parlava bene italiano ma aveva un vago accento teutonico. Le chiesi di dove fosse, mi disse di essere di un paesino non lontano da Vipiteno, a pochi chilometri dal confine con l’Austria.
Le domandai come mai girasse da sola, mi disse che lo faceva spesso, le piaceva immergersi nella natura e potersela godere senza il chiacchiericcio e la petulanza di fastidiosi compagni di viaggio! A quanto pare la pensava come me, fondamentalmente ero anch’io un’anima solitaria.
Mi disse:- “Ti dispiace se mangio qualcosa?… Ho una fame!… E’ da stamattina che non mando giù niente.” Si sedette su un masso vicino a me e dopo aver preso il panino imbottito dallo zaino, lo addentò con famelica voracità. Scusandosi di nuovo mi disse:-“Scusami… Sono una maleducata” Allungò il panino verso di me:-“Ne vuoi un po?” Le sorrisi divertito e le dissi che era da poco che avevo mangiato e che ero a posto. Ritornò ad occuparsi del suo pranzo con rinnovata soddisfazione.
Ogni tanto il suo sguardo si soffermava sui miei attributi, facendomi intuire che la vista del mio uccello non le fosse così indifferente come voleva farmi intendere, sbirciava anche il corpo nudo di mia madre, ma pensai che fosse per fare dei paragoni.
Finì di mangiare e dopo aver bevuto una lattina di una bibita costituita da integratori minerali, sorridendomi mi disse:-“Però… Sei messo bene!” Seguii il suo sguardo fino al mio cazzo scoperto e barzotto. La guardai vagamente imbarazzato ma lusingato delle sue parole:-“Ti piace?” Mi guardò con lo sguardo affamato con cui prima guardava il panino:-“Beh non è mica male!” Sorridendo aggiunse:-“ E poi e da un bel po di tempo che non ne vedo uno… Sai comm’è!” Scoppiò a ridere vagamente imbarazzata, ed aggiunse con sguardo civettuolo:-“L’astinenza si fa sentire!” Mi venne spontaneo sbirciare tra le sue cosce, leggermente scostate. Le mutandine bianche, che avevo visto prima da lontano, in realtà erano traforate tipo uncinetto, dalle trame spuntavano dei peletti.
Fui sfrontato quanto lei e le dissi:- “Certo che hai un bel paio di mutandine!” Lei ridendo maliziosa, disse:-“Ah si?… Non so neanche quali ho indossato!… Aspetta che guardo!” Si mise in piedi, allargò le gambe, si prese i lembi della gonna e la tirò verso l’alto, scoprendosi fino ai fianchi:- Ah si!… Queste le ho fatte io” Guardandomi lussuriosamente, mi chiese:-“Ti piacciono?… Sono stata brava vero?… Mi piace ricamare all’uncinetto.” Deglutii la saliva che mi si era formata in bocca. Potevo vedere le piccole labbra scure schiacciate contro il tessuto a maglie larghe del minuscolo indumento, il pelo usciva a sbuffi dalle trame del tessuto.
Si avvicinò fino a poche decine di centimetri da me e con la voce palesemente alterata dall’eccitazione, mi disse:-“Guarda come sono ricamate bene!” Mi avvicinai ulteriormente “per guardare meglio”, consapevole che quella era solo una scusa, un preludio ad atti successivi per lenire la sua evidente voglia. La mia nudità, probabilmente aveva scatenato la sua manifesta bramosia di uccello!
Potevo sentire l’odore intenso del suo sesso, un gentile mix di odori di femmina in calore e un leggero aroma di urina, condito da un certo sentore di sudore, accentuati dalla calda giornata estiva e dalla frettolosa pipì di prima.
Stavo per infilare la faccia tra le sue cosce, con il naso a contatto con le sue odorose mutandine, quando mia madre si mosse, Angelika si abbassò immediatamente la gonnellina scostandosi, mia madre si era solo mossa nel sonno ma lei si era spaventata.
Maledissi quell’involontario movimento ma ormai quel momento di intimità che si era creato tra di noi era svanito come nebbia al sole. Il mio cazzo in erezione svettava dritto ed oscillava scampanellando ad ogni minimo movimento, il glande era imperlato della mia liquida eccitazione. La mia concupiscente voglia, causata dal penetrante odore della figa di quella troia vogliosa di Angelika, era palesata dalla mia inverosimile erezione.
Lei con occhi preoccupati disse:-“Cazzo!…Si sta svegliando!” La tranquillizzai, dicendole che era stato solo un movimento involontario nel sonno.
Si girò verso mia mamma e ne ammirò il corpo nudo, assorta e rapita dalla sua procace avvenenza. Come se si fosse accorta di lei solo in quel momento, disse:-“E’ molto bella tua mamma” Poi, guardandomi con espressione intrigante, aggiunse:-“E’ proprio una bella figa” Sorridendomi indagatrice, con occhi libidinosi, mi chiese:-“Ti piace guardare tua mamma nuda, vero?” Non mentii:- “Si, molto… Mi eccita.” Mi sorrise comprensiva.
Mi chiese di lei, volle sapere del nostro rapporto, come mai ci trovavamo da soli in montagna, se dormivamo nudi in tenda.
Incoraggiato dalla sua morbosa curiosità, le confessai che in effetti il nostro rapporto andava ben al di là delle normali convenzioni .
Mi guardò sconcertata, un po dubbiosa, disse:-“Non ci credo, mi stai raccontando una fandonia!” Mi difesi:-“Perché dovrei raccontarti delle stupidaggini…. Non ce ne sarebbe motivo!” Con occhi carichi di lussuria, mi chiese:-“Vorresti farmi credere che ti scopi tua madre?” Risposi:-“E’ esattamente quello che intendevo… Se vuoi posso anche dimostrartelo!” Lei con lo sguardo appannato dalla libidine, portandosi una mano all’inguine e strofinandosi la figa da sopra la gonna, disse:-“Oh…Si!!… Fammi vedere!” Non mi feci pregare, mi inginocchiai tra le gambe aperte di mia madre, mi piegai con il viso a qualche centimetro dalla sua villosa figa, accaldata e sudata dall’azione dei caldi raggi del sole pomeridiano. Infilai la lingua tra le sue ninfe, percorrendo piano tutta la sua odorosa fessura, inebriandomi di quell’intenso e maturo sapore.
Alzai la testa a guardare Angelika, si era alzata la gonna e si stava sgrillettando forsennatamente, con le mani infilate nelle mutandine. Aveva la faccia congestionata dall’evidente piacere, con le dita affondate nel cespuglioso pube.
Con la voce resa affannosa dall’eccitazione, mi disse:-“Dai… Ti prego, continua!… Lecca la passera a quella troia di tua madre!… Siete due stupendi maiali incestuosi!… Leccala ancora, porco!!… Continua, che mi fate venire!!… Siete bellissimi!”” Era fuori di se dall’eccitazione, evidentemente la nostra esibizione incestuosa aveva scatenato la sua libidine.
Tornai a dedicarmi alla figa di mamma, i suoi umori si fecero copiosi, probabilmente si stava eccitando nel sonno. Infatti dei leggeri movimenti di bacino mi confermarono la sua percezione del piacere, nonostante fosse ancora tra le braccia di Morfeo.
Dei mugolii alle mie spalle mi avvertirono che Angelika stava godendo. La sentii ansimare e mugolare vicino a me, mi girai e me la trovai con il viso accanto al mio, mi guardò scossa dal piacere, con la bocca semi aperta a pochi centimetri dalla mia. Fu naturale unire le nostre labbra, ci assaggiammo e ci esplorammo con le reciproche lingue. Ci limonammo a lungo, vicinissimi alla pelosa figa di mia madre di cui sentivamo l’intenso afrore.
Quando ci staccammo l’uno dall’altro, lei fece qualcosa che mi lasciò allibito: Si gettò tra le cosce di mia madre a leccarle la passera con incontenibile avidità.
Mia mamma, anche se dormiva della grossa, fu svegliata da quei prepotenti maneggi. Senza aprire gli occhi portò le mani sui capelli di Angelika, spingendole la testa contro il suo sesso, mentre con un movimento del bacino si spinse verso l’alto per meglio porsi al fare della lingua che le stava dando piacere.
La sentivo ansimare, mi spinsi verso l’alto a cercarle le labbra, la baciai ricambiato con passionale fervore, mentre i suoi gemiti di piacere si smorzavano sulla mia bocca, la sua lingua cercava avida la mia.
Ci baciammo a lungo, Allungò una mano a cercarmi il cazzo, lo strinse forte , accarezzandomi il glande scivoloso con un dito. La sentii gemere sommessamente e la udii venire mentre si muoveva convulsamente contro la bocca di Angelika.
La sentii dire:-“Cazzo!… Come me la lecchi bene Adriano!” Poi rendendosi conto che qualcosa non tornava, mi allontanò da se spingendomi via con una mano, mi guardò confusa. Rivolse lo sguardo in basso, verso il suo ventre e vide la testa di Angelika che spuntava tra le sue cosce e che le stava ancora leccando la figa: Con un sobbalzo si mise seduta:-“Che cazzo succede?… Chi cazzo sei?” Angelika alzò la testa, guardò mia madre sorridendo sfrontata, la sua faccia era tutta bagnata dagli umori della sua passera, la sentii dirle:-“Ciao bella signora, mi chiamo Angelika, spero che il risveglio sia stato di suo gradimento” Mia madre la guardò stralunata. Poi volse la testa verso di me sgomenta, il suoi occhi mi fissarono in una muta domanda. Mi avvicinai e le sfiorai le labbra con un tenero bacio, le dissi:-“Non preoccuparti mamma, lei è un’amica, vuole solo conoscerti” Mi guardò seria, per un momento mi aspettai una sua sfuriata, invece il suo sguardò si addolcì e scoppiò in una sonora risata:- “E per fare la mia conoscenza questa mi lecca la figa?” Poi rivolta ad Angelika le chiese:-“Ma sei lesbica?… Guarda che io non lo sono!… Anche se devo dire che lecchi la figa proprio bene, mi è piaciuta la tua lingua.” La ragazza le rispose:-“No non sono gay, mi piace divertirmi e non mi interessa se il mio partner è un uomo o una donna….L’importante e godere!… Alla fine, secondo me, il sesso, più è trasgressivo, più è appagante” Poi aggiunse guardandola sensualmente:-“ E poi l’odore della tua passera è molto invitante” Ci pensò su un attimo ed aggiunse:-“Ecco… Molto vissuto!” Mia madre le sorrise sorniona, fingendo rincrescimento disse:-“Vuoi dire che puzzo?” Angelica le sorrise di rimando, guardandola in maniera lussuriosa, rispose:-“ Non è esattamente quello che volevo dire, non volevo offenderti, intendevo dire anzi che La figa ed il cazzo più sono saporiti ed odorosi e più sono invitanti!” Mia madre colpita disse:-“Wow… Adriano… Sembra proprio che qua abbiamo una buongustaia!… Beh…a quanto pare abbiamo gli stessi gusti, potremmo anche andare d’accordo, mia giovane puttanella… Posso chiamarti così vero?” Angelika rise di gusto:-“Certo che puoi chiamarmi così, non mi offendo, anzi mi reputo una gran troia e ne sono orgogliosa!… Penso che solo le puttane riescono a vivere il sesso in maniera completa!… Non credi?” Mia madre la attirò a se e si protese a baciarla, infilandole in bocca la lingua, poi guardandola con occhi libidinosi le disse:-“Sono sempre aperta a nuove esperienze, direi che io e te abbiamo molte cose in comune!” E riprese a baciarla di nuovo, mentre Angelica le infilava una mano tra le cosce a cercarle la figa, mia madre la agevolò aprendo le gambe.
Capii che qualcosa stava mutando in mia madre, qualcosa che sicuramente era sempre stato latente e che era stato tenuto nascosto anche a se stessa.
Mia mamma, da morigerata come la conoscevo fino ad allora, si stava trasformando in una vacca affamata di sesso, che si era fatta scopare da suo figlio ed era pronta ad avere esperienze lesbo.
La scena che avevo davanti era estremamente trasgressiva: Angelika nella posizione del sessantanove, stava leccando nuovamente la figa a mia madre, mentre quest’ultima le stava annusando la passera da sopra le mutandine ricamate, che portavano evidenti segni di prolungato uso. Stava saggiando olfattivamente per la prima volta l’aroma di un sesso femminile che non fosse il suo. Aveva gli occhi chiusi e si beava di quegli intensi afrori con evidente piacere e trasporto, mentre muoveva il bacino, spingendo la figa contro l’esperta bocca della sua nuova amica. Quando fu paga degli odori intimi di Angelika, le spostò le mutandine di lato e senza esitazioni affondò la lingua in mezzo al pelo impregnato dell’odoroso afrore della passera, penetrò tra le piccole labbra, leccando lentamente, raccogliendo la cremina depositata nel mezzo, fino ad arrivare allo spesso e turgido bottoncino del piacere.
Il trasgressivo pensiero di leccare per la prima volta la figa di una donna e di farsela leccare fece capitolare mia madre: L’esperta lingua di Angelika le fece provare un intenso orgasmo, venne affogando il proprio piacere con la faccia tra le gambe della sua nuova amica.
Anche Angelika travolta dal fervore con cui la stava leccando mia madre, si lasciò sfuggire dei gemiti di piacere, mentre teneva la testa della mia genitrice premuta contro la sua pelosa figa e sussultava scossa dalle onde di piacere che la devastavano. Evidentemente non era affatto indifferente alla passione che metteva mia mamma nel suo fare.
Mi masturbavo con la faccia a pochi centimetri dal culo di Angelika e dal viso di mia madre che la stava leccando. Spostai il lurido filo interdentale che divideva le chiappe Infilai la lingua tra le natiche della nostra nuova amica, fino ad arrivare all’ano pulsante di desiderio, il forte odore del suo culo mi inebriava, la sentii fremere dal piacere. Il sapore amaro mi stimolava a infilare la lingua più in profondità, a pulire con la punta ciò che si trovava tra le sue pieghe. Sentii la lingua di mia madre raggiungermi sul culo di Angelika, ci slinguammo scambiandoci i suoi forti sapori intimi, osceni residui del suo culo passarono dalla mia bocca alla sua. Mia madre, eccitatissima mi disse :-“Inculala!… Rompigli il culo a questa lurida puttana!” Angelika sentì quello che aveva detto, muovendo forsennatamente il bacino, stimolata dalle nostre bocche e dalle parole di mia madre, con la faccia incollata alla sua figa, con voce ansimante disse:-“Si!… Dai!.. Sbattimi il culo… Sfondami il deretano!” Non mi servirono altri incitamenti, mi girai e le puntai il cazzo in erezione sull’ano, spinsi piano per non farle male. Lei, impaziente mi ordinò:-“Cazzo!!…Non così!… Sbattimelo dentro tutto!… Spingimi dentro anche le palle” Al culmine della lussuria, aggiunse gridando:-“Spaccami in due!!” Entrai dentro di lei in un sol colpo, spingendo a fondo. Nonostante ciò la sentii spingere forte le natiche contro al mio cazzo:-“Ecco!… Così!… Bravo!… Continua, fottimi il culo!” Iniziai un veloce dentro e fuori, mia madre mi leccava le palle e quando ci riusciva leccava l’asta sozza che pistonava il culo di Angelika. Quel trattamento mi faceva impazzire: Lei che si dimenava in maniera forsennata sul mio cazzo e mia madre che me lo esplorava con la lingua. non resistetti per molto: Le riempii l’intestino di sborra sparandole dentro dei caldi fiotti di sperma, che assieme alla lingua di mia mamma, stimolarono in lei un incontenibile orgasmo, venne urlando il suo piacere.
Sentivo il cazzo che sguazzava nel mio caldo liquido seminale all’interno delle pareti anali che si contraevano ritmicamente, scosse dal piacere che piano piano, stava gradualmente scemando.
Uscii dal suo culo, il mio cazzo si piegò barzotto verso il basso, incontrando la bocca di mia madre che, lo imboccò vorace e me lo ripulì da tutti i vari residui.
Angelika, dopo essersi ripresa dall’intenso orasmo, si alzò, quando fu in piedi dei fiotti di densa e traslucida sborra, mista a residui fecali, uscì dal buco del culo e oscenamente colò lungo le gambe. Lei allargò le gambe e ci chiese un fazzoletto, per detergere quelle laide perdite.
Mia madre, prontamente disse:-“lascia!… Faccio io!” Si inginocchiò alle sue spalle e dopo averla fatta piegare a novanta, le infilò la faccia tra le chiappe, e dopo averle allargate con le mani, infilò la lingua nell’ano di Angelika, andando a cercare bramosa quel mix di sborra e residui anali, ingoiando ingorda quella odorosa, ma incredibilmente eccitante cremina.
Angelika, con la voce alterata dalla lussuria, disse:-“Cazzo!… Sei proprio una lurida vacca!… Ti piace leccarmi il culo sporco, vero brutta troia?” Mia mamma, continuando leccare con fervida passione, mugolò un verso di assenso, senza staccarsi dal culo della sua nuova amica e sgrillettandosi eccitata dal suo libidinoso fare.
Io mi stavo segando forsennatamente, guardando quell’inverosimile spettacolo, eccitato dalla trasformazione di mia madre, da dolce e amorevole mamma, in troia assatanata e perversa, nei momenti in cui si lasciava prendere dalla lussuria.
Angelika mi fece segno di avvicinarmi, e disse:-“Dai, fammelo succhiare!… Dai, che voglio la tua sborra!” Glielo misi davanti alla faccia. Prima di imboccarlo lo annusò a lungo, come preludio all’assaggio. Lo prese in bocca succhiandomi piano, godendosi il pompino, gustando il sapore del cazzo condito dai propri effluvi anali.
Venni di nuovo mentre lei mi suggeva aspirandomi la sborra dal condotto uretrale e ingoiando con bramosa ingordigia.
Sentii mia madre venire, soffocando i suoi gemiti tra la chiappe di Angelika, che piegata a novanta gradi si godeva quella lubrica pulizia anale.
Soddisfatti ed esausti ci stendemmo godendoci appagati gli ultimi raggi di sole.
Dopo esserci rilassati e riposati mia madre ed Angelika si occuparono di preparare qualcosa da mettere sotto i denti.
Io mi occupai di montare la tenda e di raccogliere un po di legna per accendere un fuocherello, che ci avrebbe riscaldato e fatto compagnia.
Magiammo affamati della modesta zuppa liofilizzata di lenticchie e di secondo ci dividemmo dei würstel arrostiti sul fuoco che Angelika aveva estratto dal suo zaino.
Stemmo un po a chiacchierare amabilmente tra di noi, attorno al fuoco scoppiettante.
Ci stringemmo all’interno della piccola tenda. Faceva freddo, ci coprimmo con i sacco a pelo e ci riscaldammo tenendoci stretti. Mi addormentai stanco della goduriosa giornata, cullato dal piacevole tepore dei nostri corpi.
Mi svegliai nella tenda vuota, mi stiracchiai, mi misi qualcosa di caldo addosso ed uscii nel freddo del mattino, Mia madre stava pisciando, tranquillamente a gambe aperte, ad una decina di metri dalla tenda, mentre Angelika si prodigava tranquillamente a preparare la colazione.
Mia madre avvolta dal vapore della propria pipì calda che si condensava al freddo delle prime ore del giorno, sorridendomi dolcemente mi disse:-“Ciao amore!… Ben svegliato!” Guardai tra le sue gambe lo scroscio prepotente che si perdeva nell’erba, gocce di ambrato liquido scorrevano bagnandole le chiappe e gocciolando dal folto pelo, era uno spettacolo già visto ma non per questo meno intrigante.
La mia fisiologica erezione mattutina ricevette un altro impetuoso stimolo causato da quell’osceno e incredibile spettacolo, mi avvicinai e con la voce che faticavo a trovare, le chiesi:-“Ti prego fammela asciugare!” Lei mi sorrise:-“Ma certo!… Se ti va ne ho ancora un po da fare, ho capito che ti piace, vieni!” Si mise in piedi e si allargò la figa con le mani, io mi inginocchiai tra le sue gambe larghe. leccai l’urina che rorida impregnava il pelo e le piccole labbra bagnate, aprii la bocca in corrispondenza dell’uretra e mi abbeverai di quello speziato liquido che lei lascò fluire quando mi vide in attesa.
Mi alzai con la faccia bagnata della sua urina, lei mi chiese sorridente:-“Ti è piaciuto,?…Era buona la piscia della mamma!” La guardai leccandomi le labbra bagnate, mi asciugai la faccia con una salvietta che lei mi porgeva e le risposi:-“Tu mi fai morire mamma!” Lei rise di gusto,
Angelika, eccitata da quello spettacolo, si tolse i pantaloni che indossava quel mattino, si stese a gambe larghe sull’erba ancora umida, si spostò di lato le stesse mutande che indossava il giorno prima, esponendo il sesso alla mia vista. La sua espressione vogliosa esprimeva la sua fregola, mi disse semplicemente:-“ Vieni a scoparmi” Non c’erano parole da dire, mi fiondai su di lei e la penetrai con impeto. Non ci volle molto perché tutti e due venissimo, già eccitati dapprima.
Nel frattempo che noi scopavamo, mia madre aveva tranquillamente finito di preparare la colazione.
Mangiammo una sostanziosa colazione a base di pancetta affumicata e pane nero. Bevemmo il forte caffè che era solita preparare mia madre, allungato con del latte condensato.
Smontammo il campo e dopo aver preparato gli zaini, ci incamminammo tutti e tre verso la stessa direzione.
Per un po caminammo assieme, fino a quando arrivammo ad un bivio del sentiero, sulla bocca del gigante, dove noi saremmo proseguiti lungo la dorsale della cantena montuosa, mentre Angelika sarebbe scesa verso la civiltà.
Facemmo una sosta per salutarci e scambiarci i numeri di telefono.
Mia madre e Angelika si erano già affezionate l’una all’altra, nonostante il poco tempo che avevano passato assieme, si baciarono con tenerezza, versando anche qualche lacrima. Io e la nostra amica ci baciammo in maniera passionale ripromettendoci di vederci ancora, visto che eravamo stati così bene assieme.
Ci dividemmo salutandoci a lungo.
Io e mamma ci dirigemmo in salita, verso la vetta del monte che avevamo davanti, ci saremmo arrivati in tre ore circa e dopo circa un’ora in discesa, saremmo arrivati al rifugio Rizzoli del C.A.I., dove ci saremo fermati un paio di notti.
Mia mamma camminava davanti a me, ogni tanto si girava per un bacino od un sorriso, eravamo consci che ormai il nostro amore si era trasformato in qualcosa che travalicava il rapporto che normalmente legava madre e figlio.
In questi giorni avevo capito di amare mia madre alla follia. Non si trattava solo di lussuria ma di amore vero e proprio, anche se la passione aveva una una importanza rilevante, non era tutto.
Avevamo ancora qualche giorno di spensierate giornate davanti a noi.
Ma sicuramente non sarebbe finito tutto con quella gita in montagna, la nostra storia sarebbe durata sicuramente ancora a lungo.
Non mancava molto al punto dove avremo piantato la nostra tenda, era un posto che conoscevo, c’ero già stato un paio di anni prima.
Salimmo ancora, eravamo a duemila e duecento metri di quota, i larici a quella altitudine crescevano stentati e deformati dal vento e dalla neve, creando delle sculture vegetali caratteristiche e spettrali, che ben si adattavano a quell’ambiente dall’aspetto maestoso ma allo stesso tempo austero. Qualche cespuglio di rododendro, con i suoi fiori di un bel rosa intenso, chiazzava la prateria d’alta quota. Lo scivolamento dei ghiacciai aveva cosparso quel magnifico ambiente di enormi massi, sparsi qua e la, che fungevano da posatoi per i fringuelli alpini, i quali con brevi voli, controllavano il territorio. Le alte creste dolomitiche che circondavano il pianoro, come imperituri guardiani, proteggevano la valle, sembravano controllare tutto dall’alto della loro magnificenza.
Salimmo fino alla bocca Dei Concolì, da dove saremo scesi fino al pian delle rose. Mia madre, che mi precedeva, arrivò per prima sulla bocca. La vidi ferma, ad ammirare la valle dell’altro versante, la sentii esultare dallo stupore:-“Wow… E’ stupendo, mi hai portata in un posto meraviglioso!… Grazie amore!… Non credevo esistessero dei posti così belli!” Mi abbracciò saltellando felice, ero commosso dal suo stupore e dalla gioia che trapelava dalla sua voce. Effettivamente lo spettacolo sotto di noi era mozzafiato: La valletta, a forma di conca, era completamente ricoperta di rododendri in fiore, che si specchiavano su di un laghetto color ametista che si trovava sul fondo. La piccola radura che lambiva le sponde dello specchio d’acqua, era la nostra meta.
Scendemmo sul fondo della conca. Arrivati nel prato avvistato dall’alto, tirai fuori la tenda Ferrino che avevo nello zaino, allungai le paline flessibili e le fissai all’interno delle apposite tasche sulla tela, in un attimo la tenda fu montata, non era molto grande ma ci saremo adattati.
Assemblai il fornelletto a gas e l’accesi, mentre mia madre attingeva l’acqua dal cristallino torrentello che alimentava il lago, riempendo un pentolino dove avremmo diluito e cotto il minestrone liofilizzato di cui avevamo una buona scorta sullo zaino.
Mia mamma, bellissima quarantaduenne, sembrava una bambina felice nel paese delle meraviglie, per lei era un’esperienza nuova. Era da tanto che mi chiedeva di coinvolgerla in una delle mie frequenti escursioni.
Quando gli avevo detto che avevo programmato un trekking per noi due, si entusiasmò notevolmente, chiedendomi come doveva vestirsi, cosa mettere nello zaino, sopratutto quando saremmo partiti. Fremeva al pensiero di quell’avventura.
Quando lo disse a mio padre, lui liquidò la cosa con una alzata di spalle, era solo preoccupato che per alcuni giorni non avrebbe avuto la colf in casa!
Nella vita era sempre stata una donna pronta a sperimentare nuove situazioni, ma era sempre stata contrastata e frenata da mio padre che era un impenitente pantofolaio e che avversava qualsiasi deviazione dal solito tran tran quotidiano.
Mia madre stava piroettando felice attorno a me che stavo preparando la cena. La sua gioia ed esuberanza mi gonfiava il cuore di tenerezza ed ero lieto di essere io la causa di tanta esultanza.
Non riuscii a trattenermi dall’alzarmi ed abbracciarla stretta, travolto da un intenso sentimento di amore, lei ricambiò con altrettanta enfasi, alzò il viso verso di me, il suo sorriso esprimeva una infinita dolcezza, le sue mani si infilarono sotto alla maglietta, mi accarezzarono i muscoli dorsali, sulla schiena. Successe tutto in maniera naturale: Ci guardammo negli occhi, si alzò sulle punte, si protese verso di me, le nostre labbra si unirono in un bacio come se fosse stata la cosa più naturale del mondo. Il tempo si fermò, non so quanto tempo trascorse mentre ci baciavamo, fu normale infilarle la lingua in bocca, lei mi assecondò aprendola ed accettandomi. Sentivo il suo corpo pieno contro il mio, le sue mani si spinsero ad accarezzarmi il petto mentre ancora ci stavamo baciando. Mio malgrado sentii il cazzo rispondere a quelle sensuali carezze inalberandosi, sentivo i suoi capezzoli turgidi contro il petto, segno inequivocabile della sua eccitazione.
Mia madre si scosse, riprendendosi da quel momento di confusione sentimentale, mi spinse gentilmente per staccarmi da sé, ci guardammo imbarazzati, le dissi:-“Scusami mamma!… Non so cosa…. Ecco… Io… Mi dispiace!” Lei mi sorrise dolcemente:-“ Non c’è niente di cui tu ti debba dispiacere o scusare… E’ successo e basta” Sdrammatizzando, guardandomi con un disarmante sorriso civettuolo, continuò:-“E poi Baci proprio bene!…Se non fosse che sono tua madre… Mmmm…” Poi più seria:-“ Questo resterà solo un bel momento d’amore… Diverso tra di noi… Di cui nessuno dovrà venire a conoscenza.” Rosso in faccia ed imbarazzato, ma rincuorato dalle sue parole, risposi:-“Si mamma, sarà un nostro segreto” Lei concluse sorridendomi:-“Bene!… Ti voglio bene Amore.”
Accesi un fuoco con dei rami secchi raccolti nei dintorni, mangiammo tranquilli, conversando tra di noi, come se non fosse successo niente.
Iniziava ad imbrunire e la temperatura si stava abbassando, presi una mia felpa e la misi cavallerescamente sulle spalle di mamma, lei mi sorrise, si protese verso di me e mi sfiorò le labbra con un umido bacio;-“Grazie amore, sei molto gentile” Quella fugace effusione, per lei così insolita, mi rimescolò lo stomaco, sentii il cazzo rispondere in maniera decisa, era come se quel bacio di prima avesse infranto le normali barriere convenzionali madre-figlio sconfinando in un sentimento sicuramente ugualmente profondo, ma sicuramente meno parentale.
Ero tremendamente confuso. Probabilmente quei pochi e intensi attimi erano stati sufficienti a farmi perdere la testa per mia madre! Mi sentivo attratto da lei in maniera assurda, per la prima volta la vedevo come donna e non solo come madre.
D’altronde era una donna stupenda: Un corpo arrotondato al punto giusto: Le gambe non lunghe ma proporzionate, con delle cosce formose e leggermente muscolose, temprate da molta attività fisica. Un bellissimo culetto armonioso e compatto, i fianchi larghi e fecondi. Un leggero accenno di pancetta risaltava sopra ad un armonioso e sensuale arrotondamento pubico, che ben si notava sull’attillato indumento. Il seno, bello tondo, nonostante fosse appesantito da una quarta misura e nonostante l’età, non necessariamente aveva bisogno dell’aiuto del reggiseno. Due prominenti capezzoli sembravano voler bucare il performante indumento. Il suo viso dolce e tondeggiante era impreziosito da due occhi scuri e vivaci, a tratti maliziosi. Il nasino leggermente a punta spiccava sopra a due labbra spesse ed invitanti, il tutto incorniciato da dei capelli castani e lunghi e mossi, legati dietro, delle civettuole efelidi ingemmavano le gote rosee.
Eh si! La mia mammina era proprio quello che si suol dire una gran bella gnocca!
Era bello stare li con lei sotto al manto stellato, contornati da un contesto naturale meraviglioso. Stava calando il buio, il fuoco scoppiettante disegnava lingue di luce che giocavano birichine sul viso di mamma, era bellissima! I suoi dolci sorrisi mi riscaldavano il cuore, come il piccolo falò non riusciva a fare. Allungai una mano a sfiorare i suoi morbidi capelli con una lieve carezza, lei me la prese e se la portò alle labbra baciandola e poggiandoci su la guancia, in una tenerissimo vezzo. Fu un momento dolcissimo e molto romantico.
Restammo a chiacchierare fino a tardi, mi confidò di avere dei problemi di comunicabilità con mio padre. Tra di noi, confidenza era tale, che non ebbe problemi a dirmi che, con lui, non aveva più rapporti sessuali da parecchio tempo. Sospettava che avesse una relazione extraconiugale, ma alla fine non è che gli interessasse molto anche se fosse!
Parlava con rammarico della loro situazione di coppia. Lei era molto giovane quando si erano sposati e forse la loro unione era avvenuta con una certa leggerezza. I primi tempi erano stati molto belli, poi si erano persi per strada, come si suol dire.
Mi disse che io ero la cosa più bella che aveva e che non c’era niente che rinnegava del suo passato proprio perché io ero stato il frutto di quegli eventi trascorsi.
Ormai stanchi ci ficcammo dentro ai nostri sacchi a pelo, all’interno della tenda e dopo un dolcissimo bacio sulle labbra, che io cercai di prolungare più possibile, ci addormentammo, l’uno girato verso l’altro, guardandoci negli occhi, ero perso di lei! Si assopì dopo poco, la guardavo mentre si addormentava, era bellissima, mi sporsi a baciarla piano sul viso, sfiorandole le labbra con le mie. Sorrise dolcemente, non ancora del tutto addormentata, quasi a ringraziarmi del mio amore.
Mi assopii guardandola, non dormii molto bene, ero perennemente in tiro, tremendamente eccitato dalla sua vicinanza, dal suo odore. A tratti mi svegliavo e la guardavo dormire, alla flebile luce lunare che penetrava dallo spiraglio della tenda aperto: Dei pensieri peccaminosi mi passavano per la mente. Avrei voluto scacciarli, nello stesso tempo quelle fantasie mi eccitavano. Volevo darmi un po di sollievo segandomi, ma non ci sarei riuscito senza farmi sentire, visto l’angusto spazio del nostro dormitorio.
Al mattino mi svegliai mentre lei mi accarezzava dolcemente il viso:-“Svegliati dormiglione!… Dai che inizia una nuova giornata” Di nuovo le sue labbra sfiorarono le mie in un fugace bacio, io le cinsi la testa con le mani e la tirai verso di me incollando le sue labbra alle mie e la baciai in modo decisamente passionale, mi lasciò fare. Mi staccai da lei, dicendole in modo marcato:-“Buon giorno mamma!” Lei scoppiò a ridere, ammonendomi scuotendo il dito con sguardo civettuolo mi disse:-“Sei proprio un birichino!”
Mi alzai stiracchiandomi, un piacevole sfrigolio di pancetta emanava un appetitoso aroma, che stimolava l’appetito.
Il freddo intenso del mattino mi galvanizzò e mi aiutò a svegliarmi del tutto.
Mia madre guardandomi sorridente mi disse:-“Devo correre, altrimenti me la faccio addosso!… Mi scappa!” E dopo aver tolto dal fuoco la colazione, si inoltrò a passo lesto tra i cespugli di rododendro, cercando un posto riparato dove poter fare la pipì. Misi un po in ordine la tenda e feci la stessa cosa, mi inoltrai nella macchia variopinta per liberarmi di una incipiente pisciata a mia volta. Mi fermai a pochi metri dalla tenda, dietro ad un vecchio e contorto larice. Estrassi l’uccello e lasciai fluire, con un bel sospiro di sollievo, un prepotente zampillo. Mia madre, di ritorno dalla sua minzione mattutina, sbucò dalla vegetazione, proprio davanti a me, le sorrisi senza preoccuparmi di girarmi, anzi mi non mi dispiaceva essermi fatto trovare con il cazzo in mano. Mi sorrise e guardando, piacevolmente stupita, ora me ora l’uccello, disse:-”Certo che sei un maialino a mostrarti così… Davanti alla mamma!” Poi con espressione leggermente viziosa aggiunse:-“ Però!… Era un po che non ti vedevo il pisello, certo che ti ho fatto proprio bene!” Mi fece l’occhiolino e aggiunse:-“ Hai proprio un bel bigolo!… Chissà quante ragazze farai contente con quell’attrezzo!” Poi guardandomi in maniera civettuola, imitando il gergo dei ragazzi della mia età, puntualizzò:-“Sei proprio bono!” Risi di gusto alla sua battuta, schizzando dappertutto il fluido paglierino, inaffiando anche le gambe di mia madre. Lei ridendo mi rimproverò:-“Attento con quell’idrante che le mie gambe mica stanno andando a fuoco!”
Rinfoderai l’attrezzo, abbracciai mia madre cingendole la vita con un braccio e ci dirigemmo verso il nostro bivacco, dopo pochi metri si girò verso di me e mi disse:-“Dammi un bacino!” La strinsi forte facendole sentire la mia erezione, la baciai infilandogli la lingua in bocca, lei mugolò la sua approvazione. Restammo avvinghiati per alcuni minuti in un fantastico lingua in bocca, feci salire la mia mano verso il suo seno, lei mi fermò dicendomi:-“No!…Questo non si può!… Sei proprio un maialino!.” Poi ridendo ironica , con un dito rivolto verso l’alto, disse:-“E poi sarebbe incesto!… Non si può!” Io continuavo a stringerla contro di me, sicuramente percepiva la mia erezione ma non si scostò:-“Cazzo mamma ho l’uccello che mi esplode!” Lei mise la mano sul mio pacco e mi saggiò l’erezione da sopra i pantaloni accarezzandomi, mi chiese comprensiva:-“ Riusciresti a venire se ti toccassi cosi da sopra?” Poi ripensandoci, con femminea preoccupazione, rettificò:-“ No!…. Anzi.., Forse è meglio che lo tiri fuori per non sporcare tutto!… Tanto l’ho già visto, non ti pare!?” Io ero già al limite, non ci fu bisogno di risposta, Mi abbassai i pantaloncini a metà gamba, mi prese in mano il cazzo eretto e ciondolante, masturbandomi con mano esperta, le sue carezze mi fecero sborrare in pochi minuti,. Non riuscii a frenare alcuni gemiti di godimento mentre sentivo eruttare lo sperma, ai primi lunghi schizzi iniziali, ne seguirono altri meno impetuosi che lordarono le mani di mamma, alcuni fiotti le avevano colpito i pantaloncini. Lei rise divertita:-“ Ecco!… Bravo!… E adesso cosa facciamo?” Estrasse dei fazzoletti da una tasca e si pulì le mani ed i pantaloni schizzati.
Vagamente imbarazzato, le dissi:-”Grazie mamma!” mi sorrise:-“Puoi dirlo!” Si portò la mano con cui mi aveva segato al naso, annusò con trasporto, chiudendo gli occhi,mi guardò sorridente e dondolando la testa, in un simpatico movimento, disse:-“Mmm… Odori dimenticati!”
Il mio sguardo allibito, la fece scoppiare a ridere, tra le risate mi riprese:-“ Scusa!… Mica ti scandalizzerai perché mi annuso le dita sporche del tuo pisello, dopo che ti sei fatto fare una sega da tua madre spero!!… Non essere ipocrita!” Mi scusai:-“Non sono affatto scandalizzato, Però prima non mi hai lasciato toccare le tette e adesso annusi la mia sborra… Insomma io non posso e tu si!… Non mi sembra un comportamento logico” Rise scompigliandomi i capelli con una carezza, senza rispondermi.
Pochi passi ci portarono al nostro bivacco. Disfacemmo il campo, ci guardammo attorno per raccogliere eventuali rifiuti. Avevo nuovamente bisogno di pisciare, mi girai a farla. Lei si avvicinò e sostituì la mia mano alla sua, prendendo in mano il cazzo mentre stava sgorgando il biondo liquido:-“Mmm… Che bello tenerlo in mano mentre piscia!… Mi è sempre piaciuto!… Bellissimo!” Lo accarezzò per qualche attimo ancora, quando smisi di orinare passò il pollice sulla cappella bagnata. Con un certo rimpianto nella voce disse:-“Dai vestiti che se nò qua finisce male!” Contrariato, guardandola allibito, le dissi:-“Ma…Mamma!… Adesso mi lasci così?” Lei rise:-“Beh sei abbastanza grande per sapere cosa fare, no!?” Mi chiusi i pantaloni controvoglia, con la bocca secca dall’eccitazione. Replicai contrariato, con voce volutamente afflitta:-“Però non è giusto!… Ormai che c’eri potevi finire, no!?” Mi venne vicina sculettando civettuola e facendomi una affettuosa carezza sul volto, mi disse:-“Beh…Devo dire che stavolta hai ragione… Tiralo fuori dai, sù!… Che sarà mai!.. Una mamma può fare anche questo, no!?” Mi slacciai i pantaloni, lei mi abbassò le mutande, la verga scattò fuori come una molla, me lo impugnò ed iniziò a menarmelo, ero troppo eccitato, non riuscivo a venire. Dopo un po che mi smanettava, mi disse:-“Ascolta, vuoi farmi morire di vecchiaia con il cazzo in mano?” Replicai:-“Mi ci vorrebbe un aiutino!” Con voce vagamente allarmata, chiese:-“Cioè?” Implorante le chiesi:-“Mi fai vedere le tette?” Sbuffando mi disse:-“Sta roba ci sta sfuggendo di mano!… Dai tiramele fuori, maialino!” Le alzai la maglia, come spesso accadeva non aveva il reggiseno, aveva un seno stupendo, dissi:-“Mamma, sono bellissime!” Lei mi rispose con un sensuale sorriso:-“Grazie Amore.” le accarezzai i grossi capezzoli turgidi, pizzicandoli tra le dita, sospirò esternando il suo piacere, la sentii sibilare ansimante tra i denti:-“Piccolo porco bastardo approfittatore!” La sua mano sul cazzo si fece più passionale, infilò l’altra mano all’interno delle mutande accarezzandomi le palle, nel giro di pochi minuti mi fece avere un orgasmo come pochi, una parte degli schizzi, dell’abbondante sborrata, la colpirono sulle tette, il resto le colò sulla mano con cui mi stava masturbando. La guardi grato:-“Grazie mamma.” Lei, prima di rispondere, con sguardo seducente, si leccò lo sperma che le imbrattava le dita.:-“E’ stato in piacere” Il resto della crema se lo spalmò sui seni, stuzzicandosi i capezzoli.
Non avevo mai visto mia madre con quell’aria da troia in calore. Si allungò verso di me alzandosi sulle punte dei piedi e con voce alterata dall’eccitazione, con gli occhi appannati dalla libidine, mi disse:-“Baciami!!” La sua bocca aveva il sapore del mio orgasmo, ci baciammo a lungo, con la mia lingua che cercava la sua. La sentii spingermi lontano con forza:-“Adesso basta!!… Cazzo, qua va a finire male sul serio. Dai forza Zaino in spalla e andiamo, prima che succeda altro.”
Ci incaminammo sul ripido sentiero che portava al passo delle fate, lei mi precedeva, indossava un paio di pantaloncini da trekking molto aderenti e performanti, che disegnavano le sue forme in maniera dissoluta Era un piacere e una tortura camminarle dietro!
Nel giro di tre quarti d’ora eravamo sul passo, a duemila e trecento metri di quota, riprendemmo a salire su uno stretto sentiero che costeggiava le stupende creste dolomitiche. La vegetazione rupestre d’alta quota iniziava a farsi notare, mi fermai a fotografare una piantina di raro ranuncolo dei ghiacciai, poco più avanti alcune piante di sassifraga a foglie opposte davano una bella nota di un intenso colore rosa alle rocce circostanti. A quella quota crescevano solo delle speci vegetali molto specializzate. L’escursione termica era notevole e solo delle piante meravigliose come quelle alpine riuscivano a vivere in condizioni climatiche ed ambientali così avverse e peculiari.
Quel giorno avevamo in previsione una traversata di sei ore, il tempo era bello, la temperatura mite, il sentiero si fece più largo, mi affiancai alla mia bellissima mamma e le presi la mano, lei mi sorrise dolcemente:-“Sono felice, è bellissimo qui con te, era tornata la mia dolce mamma di sempre.”
A metà giornata facemmo una sosta per mangiare qualcosa e per riposarci un attimo.
Verso metà pomeriggio scendemmo dal sentiero in quota per raggiungere la forcella dei camosci dove c’era un piccolo bivacco S.A.T. rinnovato da poco, era molto accogliente, costruito tutto in abete di cui ancora si sentiva il profumo di resina. All’interno c’era un’unica stanza, su un angolo c’era un fornello alimentato a legna, contro la parete opposta c’erano due letti a castello e un letto singolo.
In quel momento ospitava una coppia di anziani escursionisti tedeschi che avevano passato li la notte e adesso si stavano preparando a scendere al paese sottostante.
Mia madre che parlava tedesco si intrattenne a discutere con loro, nel momento in cui il marito della signora si allontanò per qualche attimo, mi accorsi che il tono della discussione divenne molto più confidenziale e che stavano parlando di me, ridacchiando e guardandomi seducenti, sopratutto la tedesca. Quando la coppia uscì dal piccolo rifugio per andarsene, la signora, facendo attenzione a non farsi accorgere dal marito, guardandomi maliziosamente, mi fece l’occhiolino.
Chiesi spiegazioni a mia madre. Lei mi raccontò che la signora le aveva detto che si capiva che mi piacevano i ragazzini e che era una cosa che le accomunava, visto che anche lei aveva passione per i giovincelli. Si spinse, inoltre, a chiederle se la scopavo bene e se la facevo divertire. Mia mamma le aveva detto che non aveva mai trovato un giovanotto che la chiavasse così bene e che avevo un cazzo asinino e le stavo facendo fare una vacanza da sogno. Ci abbracciammo divertiti tutti e due, le diedi un bacio a stampo, sulle labbra, mentre rideva.
Ci riposammo un po prima di preparare la cena.
Mia madre mi disse che doveva andare a pisciare, le chiesi se potevo accompagnarla, lei scoppiò a ridere e mi disse che ero un porco pervertito e che non aveva bisogno di aiuto per fare la pipì. Le ricordai che lei mi aveva visto e non solo, che quindi sarebbe stato equo pareggiare i conti. Mia mamma esitò, pensandoci un attimo, poi, presa una decisione, mi sorrise maliziosa:-“Va bene!… te lo concedo, il tuo discorso ha una sua logica!… Ma mi devi assicurare che ti accontenti di guardare e basta!” Le risposi che sarei stato alle sue regole.
Uscimmo in fila indiana, io dietro come un cagnolino che ha sentito l’odore della femmina in calore. A pochi passi dalla piccola costruzione, lei si infilò i pollici in vita e si abbassò mutandine e pantaloncini assieme. Avevo il cazzo che mi scoppiava sui boxer: Mi si presentò davanti uno spettacolo osceno e dissoluto, tremendamente arrappante, mia madre aveva una figa con il pelo molto folto e poco curato, che nascondeva a stento le piccole labbra che piuttosto gonfie pendevano fuori da quelle più esterne. Restai inebetito a guardare mentre si accucciava a gambe larghe, un abbondante fiotto liquido le forzò le piccole labbra, dividendole e scendendo lungo i peli arricciati, gocciolando sulle chiappe e schizzando a terra: Era una scena incredibilmente oscena e pazzescamente eccitante, mi strofinai il cazzo da sopra i pantaloni. Lei mi guardò divertita dalla mia espressione ebete, mi disse:-“Si vede abbastanza bene?… E’ bella la mia figa… Vero?” Poi guardando le mie mani con cui cercavo di darmi un po di sollievo, mi disse:-“Porco!!… Ti piace proprio, allora, vedere la mamma pisciare!” L’abbondante flusso paglierino smise di scendere, gocce di pipì imperlavano il pelo ed alcune ancora gocciolavano lungo le chiappe, scorrendo fino all’attaccatura delle cosce. Le si alzò e si mise una mano in tasca per cercare un fazzolettino per asciugarsi, mentre qualche goccia ancora cadeva sulle mutandine. La fermai:-“No!!… Aspetta!… Ti prego, posso asciugati io?… Ti prego, lasciamelo fare!” Lei mi guardò indispettita:-“Ecco!… Lo sapevo io che non ti accontentavi di guardare!… Porco!” Le sfuggì un malcelato sorrisino che tradì l’espressione fintamente seccata. Continuò:-“Va bene te lo lascio fare!… ma poi basta… ok?” Mi porse il fazzolettino: Aveva frainteso! Senza curarmi di farglielo notare, mi inginocchiai ai suoi piedi, sulla pozza di urina che si era formata per terra, infilai la faccia tra le sue cosce, un forte odore di piscio e di figa eccitata, invase le mie narici, lei mi prese per i capelli per allontanarmi, mentre furibonda mi diceva:-“Che cazzo fai… Maiale!” aveva appena iniziato a spingermi via, quando infilai la lingua fino ad intercettare la clitoride gonfia di voglia, la sentii sospirare di piacere, le sue mani invertirono la spinta tirando la mia faccia verso la sua bella e odorosa sorca: La sentii dire:-“Porco maiale traditore!… Bastardo!” La sentii gemere mentre affondavo la mia lingua all’interno della vulva, alla ricerca delle gocce di piscio e di umori rappresi sul pelo, da due giorni di scarsa igiene. Il sapore era forte ma lussuriosamente eccitante. Gemette intensamente mentre cercava di agevolarmi, allargando le gambe, prigioniere dei pantaloncini all’altezza delle caviglie:-“Maiale Bastardo!… Lecca!… Adesso devi farmi godere!… E’ da ieri sera che ho la passera perennemente bagnata di voglia a causa tua!… Adesso devi mangiarmela!… Adesso ti faccio fare indigestione di figa, Porco!!” Si sfilò i pantaloncini e allargò le gambe, io mi posizionai sotto di lei, in mezzo alle sue cosce, con la faccia rivolta verso l’alto, con il naso a pochi centimetri dalla sua sorca. L’odore era forte, Senza esitare affondai la lingua all’interno della figa a cercare ancora quei lubrici sapori che mi avevano sconvolto qualche attimo prima. Per svariati minuti mi deliziai di quei densi umori, lappando la sorca di mia madre, mentre lei muoveva il bacino, assecondando il mio lavoro di lingua. I suoi movimenti si fecero più convulsi, i suoi gemiti più intensi. La sentii venire, mentre io non smettevo un attimo di leccarla, sentii i suoi copiosi umori scendermi dolci e densi in bocca, li ingoiai bramoso di quei fantastici sapori, infilai la lingua in profondità a cercarne ancora e ancora.
Lei si riprese, mi alzai e le cercai le labbra per baciarla con la bocca che sapeva intensamente di lei.
Ci guardammo negli occhi, a lei scappò da ridere:-“Per fortuna che volevi solo guardare!” Poi aggiunse:-“Cazzo!… Che orgasmo, ne avevo estremamente bisogno…. Grazie Amore!” La guardai sollevato:-“Allora non sei arrabbiata” Lei:- “Arrabbiata?… Assolutamente nò!… Solo che adesso hai scatenato tutta la mia libidine repressa, ora dovrai scoparmi fino a quando sarò sazia di cazzo!… E visto che tuo padre non ci pensa, vorrà dire che mi accontenterai tu!” La guardai speranzoso.
Lei prese i suoi pantaloncini e le mutande e senza indossarli si diresse verso il bivacco. All’interno, si tolse la maglia, si stese nuda sul letto, a gambe larghe, con le dita di una mano si strofinava piano la clitoride, che sbucava gonfia tra il pelo. Mi guardò allupata, mi disse:-“Dai… Vieni… Mettimelo in figa e sfondami tutta!… Devi darmi tutto il cazzo che mi è mancato in questi ultimi anni!” Le dissi allarmato:-“Scusa!… Potrebbe arrivare qualcuno!” Lei quasi adirata, mi disse:-“Non me ne frega un cazzo!… Vieni qua e scopami, altrimenti ti scopo io!” Eccitato dalle sue parole e dalla voglia dissoluta che le leggevo in faccia, mi denudai a tempo di record, la penetrai con il cazzo così in tiro che mi faceva quasi male” Quando sentì la verga tutta dentro di se, rovesciò gli occhi all’indietro, urlando il suo piacere:-“Oh siii!… Dio che bello!” Poi muovendosi spasmodica sotto di me mi incitò:-“Spingi porco!… Volevi la figa di tua madre, no?… Adesso che ce l’hai adoperala bastardo!” Incitato in quella oscena maniera, le presi le gambe e le portai verso l’alto, sull’incavo delle mie braccia, in quella maniera potevo affondare completamente dentro di lei, pistonandola intensamente senza sosta. La sentivo urlare il proprio piacere, in sincronia con i miei affondi. In quella posizione poteva solo subire, senza riuscire a muoversi e questo la faceva godere ancora più intensamente. La baciai, sentivo la sua lingua cercare la mia con una passione che rasentava la voracità, sembrava volersi fondere con me, rendermi partecipe del piacere che le stavo facendo provare. La sentti irrigidirsi, le sue unghie mi graffiarono la schiena, urlò il proprio orgasmo con tutta la voce di cui era capace. Si mosse spasmodica tra le mie braccia mentre veniva a lungo, mentre le onde di goduria si susseguivano una dopo l’altra. La sentii sussultare scossa dal piacere, che arrivato all’apice, stava lentamente scemando, continuai a penetrarla lentamente, accompagnando la fine del suo godimento. La lasciai rilassarsi un’attimo e poi feci la mossa di scivolare di lato, ma lei mi fermò, mi abbracciò stretto e mi disse:-“No!… Aspetta, non uscire” Mi guardò negli occhi con una dolcezza infinita:-“Come sei bello!” Mi riempi il viso di tenerissimi bacini:-“Grazie amore mio!… E’ stato bellissimo, mi hai scopato divinamente, certo non hai preso da tuo padre!” Mi accarezzava piano.
Pensai a quanto fosse bello avere la mamma come amante!
Continuando ad accarezzarmi mi disse:-“Però tu non sei venuto!… Dai, scopami ancora, vienimi dentro… Riempimi la figa!” La guardai e le dissi:-“Ma tu sei venuta e non so se…” Lei mi interruppe:-“Non preoccuparti, con la voglia arretrata che ho potresti scoparmi per giornate intere!… Magari… Se ti va, lasciami venire sopra di te” Accettai di buon grado, lei si impalò con un bel sospiro di piacere, iniziò a muoversi piano, in maniera sinuosa. Spinsi verso l’alto, ero completamente dentro di lei. Muoveva il bacino in una maniera favolosa, sembrava che mi stesse succhiando il cazzo con la figa! Sentivo le labbra della figa contrarsi e rilassarsi, attorno al pene, era una sensazione stupenda. Portai le mie mani sulle sue tette, grosse e sode, le pizzicai piano i grossi capezzoli, gradì aumentando il ritmo della scopata, in poco tempo mi portò all’orgasmo. Quando stavo riempiendole la figa, lei stimolata dalla mia sborra calda che sentiva sparata nella vagina, venne di nuovo a sua volta.
Si accasciò sopra di me ansimante: Wow… E’ stato bellissimo… E’ stato meraviglioso sentire il tuo orgasmo dentro di me!” Si sfilò da sopra e con la figa gocciolante, con i peli sporchi della mia sborra. Si girò mettendosi nella posizione del sessantanove, si portò con la passera sopra alla mia bocca. Sentii la sua lingua, calda e bagnata, avvolgermi il glande e succhiarlo con ingorda passione! Si tolse solo per il tempo necessario per dirmi:-“Io ti pulisco il cazzo e tu occupati della mia figa!” Guardai bene quella bellissima e laida sorca inzaccherata dal mio sperma e dai suoi filanti umori, faceva veramente schifo! Ci infilai dentro la lingua senza ripensamenti, era tutto tremendamente osceno e lussurioso, ma sopratutto incontenibilmente eccitante. Gli intensi odori e i forti sapori di quella passera sozza mi facevano impazzire dalla libidine, non contento mi spinsi fino al buco del culo, straordinariamente odoroso e lordo, il sapore amaro non mi fermò: Lo leccai fino renderlo lindo. Mia madre approvava muovendo il bacino lasciandosi fare con piacere, succhiandomi il cazzo con rinnovato fervore. Cazzo! mi stava suggendo l’anima, succhiava divinamente, aveva le labbra che sembravano una ventosa. Mi aveva allacciato la vita con le braccia per non farselo scappare dalla bocca!
Venne di nuovo, mugolando e gemendo, con la bocca piena del mio cazzo, non smise di poppare neanche dopo l’orgasmo. Quella bramosa e golosa passione nel succhiare la verga mi fece sborrare ancora una volta, si abbeverò con passione e gusto della mia crema, svuotandomi completamente, succhiando fino all’ultima goccia.
Appagati, sorridedoci reciprocamente, ci rimettemmo sdraiati l’uno a fianco dell’altro, stretti nel poco spazio del letto singolo, ci scambiammo a vicenda una marea di dolci baci per ringraziarci reciprocamente del piacere che ci eravamo dati vicendevolmente, coccolandoci lungamente! Inebriati dagli odori di sesso che avevano saturato il piccolo locale, lei sapeva dei miei sapori più intimi, io dei suoi.
Ci abbracciammo stretti, continuando a coccolarci ancora per un po. In breve le nostre moine si fecero più intense, le sue labbra mi baciavano il petto, giocando sui miei capezzoli. Sentivo il mio desiderio crescere di nuovo. Le accarezzai la schiena, piano scesi verso il culo. Le accarezzai la fessura tra le chiappe, ancora umide della mia saliva. Sentivo il cazzo riprendersi e muoversi contro la sua pancia. Le cercai le labbra baciandola con rinnovata passione. Le infilai due dita nel buco del culo. La sentii soffocare i gemiti sulla mia bocca, mugolò mentre la baciavo e le penetravo il lato b.
Mosse il bacino per meglio sentire le mie dita dentro di lei.
Si allontanò dalle mie labbra, mi guardò con un’espressione lussuriosa dipinta nel volto, disse:-“Oh…Si!… Non avevo quasi il coraggio di chiedertelo. Dai!…Infilamelo tutto su per il didietro!…Fammi il culo!… Spaccami tutta, riempimi l’intestino!” Non feci in tempo a risponderle, mi spinse in posizione supina, per mettersi nuovamente sopra di me, nella stessa posizione di poco prima. Mi prese in mano il cazzo duro e se lo puntò sul buco del culo, mi guardò libidinosamente, si prese un attimo per godersi quel momento di lasciva aspettativa e poi si lascò cadere di peso, impalandosi su di me. Sul suo viso si dipinse una smorfia di dolore, che mutò nel giro di pochi secondi in un ghigno di evidente piacere, supportato da ansiti e gemiti.
Con voce roca, disse:-“Cazzo!… Mi sento tutta piena!… Quanto mi sento vacca!…Ti piace che la tua mamma troia ti da anche il culo?” Risposi mentre le tenevo l’uccello spinto su per il culo:-“Oh si mamma!… Sei proprio una maialina!” Non riuscii a trattenermi:-“ Sei la mia puttana!… La mia vacca!” Quelle parole la fecero capitolare, iniziò a muoversi alzandosi ed abbassandosi su di me impetuosamente, inculandosi da sola, mentre urlava:-“Bravo!… Dimmi che sono una porca!… Dimmi di tutto!… Offendimi, dimmi che sono una bagascia rotta in culo!… Una mamma puttana e depravata!” Aveva perso il controllo, si muoveva sopra di me come un’ossessa, quasi in estasi. Le presi i seni tra le mani stringendoli forte:- “Si!… Così!… Strizza le tette della mamma, bravo!… Cazzo!.. Quanto mi piace!” Il mio uccello entrava ed usciva dal suo ano senza nessuno sforzo. Stupito, pensai che doveva aver preso diversi cazzi in culo per essere così slargata e da come le piaceva, direi che era una delle sue azioni sessuali predilette! Probabilmente c’erano delle cose dei miei genitori che non conoscevo.
Urlava il suo incontenibile piacere dimenandosi spasmodicamente, tanto che il cazzo le uscì dal culo un paio di volte. Lei lamentandosi, prontamente se lo prendeva in mano e tornava a centrarlo sul buco per farselo infilare nuovamente.
La vidi portarsi una mano tra le cosce a smanettarsi la figa. Questo, assieme alle mie mani che le palpavano le tette, le fece raggiungere in breve un nuovo e devastante orgasmo. Urlò il suo piacere rimanendo immobile, tenendosi ben premuto il cazzo dentro il culo, poi sconvolta dal voluttuoso momento d’estasi, prese a muoversi di nuovo lasciandosi travolgere dal piacere. Una serie di contrazioni e sussulti, annunciarono la fine del suo godimento. Come poco prima si accasciò esausta sopra di me, sentii la tensione dissiparsi contro il mio petto mentre ansimava sudata, sentivo il suo cuore battere all’impazzata.
Le detersi il sudore dalla fronte accarezzandola, le baciai piano i capelli. Fu naturale dirle:-“Ti amo mamma!” Alzò il viso verso di me, la sua espressione, vagamente sorpresa e dolcissima mi gonfiò il cuore. I suoi occhi si riempirono di tenere lacrime, mi disse:-“Anch’io gioia del mio cuore” Mi baciò dolcemente.
Sentii il cazzo uscire dal suo culo.
La sua bocca si allontanò dalla mia. Guardandomi negli occhi disse:-“Non sono pentita di quello che è successo, è stato troppo bello!… Ti amo amore mio, se tu vuoi da adesso in poi sarò la tua troia, sempre disponibile ogni volta che vuoi scoparmi!” Guardandomi con l’infinita dolcezza che solo una madre sa avere, mi disse:-“E naturalmente potrai sempre contare su di me come mamma!… Sarò sempre la tua mamma, qualsiasi cosa succeda!” Mi baciò di nuovo dolcemente, poi si alzò, raccattando i suoi vestiti, mentre li indossava disse:-“Ho fame.”
Accesi il fuoco sul fornello a legna in dotazione al rifugio, scaldammo dell’acqua, per cuocere della zuppa di asparagi liofilizzata, non era il massimo del piacere ma era calda e pesava poco sullo zaino. Come dessert scartai una tavoletta di cioccolato fondente.
Ci coricammo presto, ci infilammo nei nostri sacchi a pelo, stesi su due dei letti che avevamo a disposizione.
Al mattino mi destai scosso da mia madre, lei si svegliava sempre prima di me.:-“Buongiorno dormiglione, dai che ci aspetta un’altra giornata di avventure” Così dicendo aprì la cerniera del sacco a pelo, infilò le mani nelle mie mutande cercando il cazzo appiccicaticcio, accarezzandolo con voglia, mi abbassò l’indumento intimo e avvicinandosi con il viso all’uccello disse:-“Aspetta che gli do il buongiorno.” Avvicinò il glande al naso aspirandone l’intenso afrore con gli occhi chiusi, quasi in estasi, se lo strofinò sul viso per imprimersi in faccia il mio pronunciato odore. Sentii la sua lingua calda avvolgermi il prepuzio, in una golosa e succosa carezza. Con la voce rotta dal desiderio, disse:-“Mmm… Come è buono il cazzo di prima mattina!” Poi sembrò pensarci sopra un attimo:-“Pensandoci bene potrei fare colazione con la tua cremina, invece che con il latte condensato!” Ci guardammo sorridendo, le dissi:-“Beh, mamma…Se vuoi te la faccio fare tutte le mattine molto volentieri!” Mi guardò con sguardo seducente:-“Porco!… Sei un porco degno di quella scrofa di tua madre!” Imboccò di nuovo il cazzo, succhiandolo golosa, guardandomi negli occhi mentre lo lappava. In pochi minuti mi fece arrivare al limite, ansimando le dissi:-“Mamma…La tua colazione è in arrivo!” Lei mugolò la sua approvazione. Venni gemendo sommessamente, spingendole il cazzo in gola. Le riversai in bocca una notevole quantità di sperma, che lei ingoiò con vorace libidine. Mi pulì il glande lucidandolo con la lingua, si umettò le labbra per raccogliere i residui della mia sborrata che le imbrattava le labbra, Era stato un pompino favoloso.
Guardandomi felice disse:-“Buonissimo!” Si alzò e mi cercò le labbra baciandomi, intrecciando la sua lingua con la mia. Assaggiai la sua saliva condita da un leggero sentore di urina e un intenso e sapore di sperma.
Mamma disse:-“Questo si chiama un buon inizio di giornata” Le risposi:-”Non posso che essere d’accordo con te.” Scivolai fuori dal sacco a pelo e mi vestii.
Facemmo colazione e dopo aver messo un po in ordine la nostra spartana alcova, ci rimettemmo in marcia.
Risalimmo un ripido sentiero che nel giro di mezz’ora ci portò in cresta alla catena montuosa che avremmo percorso durante le ultime due tappe della nostra avventurosa escursione.
Attraversammo una prateria d’alta quota, tappezzata dalla primaverile fioritura della Pulsatilla alpina, un bellissimo anemone dal colore bianco con delle delicate sfumature viola. Delle esili primule farinose da un bel colore lilla crescevano a chiazze qua e la.
Il sole caldo ci riscaldava senza esagerare, verso la metà del giorno ci fermammo per una sosta ristoratrice, attinsi un po d’acqua bella fresca e cristallina, da un rivolo che solcava il prato. Mia madre mi chiese se potevamo fermarci un po di più per approfittare dei caldi raggi del sole d’alta quota per prendere un po di tintarella integrale, le dissi che le volontà della mia bellissima amante erano un’ordine e che potevamo fare quello che desiderava e che se voleva potevamo fermarci li fino a sera, visto che i nostri giacigli ce li avevamo in spalla. Rise felice, piroettando su se stessa come una bimba. Mi piaceva vedere come riusciva ad essere così diversa a seconda delle circostanze: Una spensierata bambina a volte. una passionale e sensuale amante o una grandissima troia altre volte. Una sensibile e tenera mamma altre volte ancora. Oh si!… Mi ero innamorato sul serio di quella splendida donna!
Si spogliò completamente e si distese sul sacco a pelo, usandolo come un playd, tenendo le gambe aperte. Era bellissima: Le sue curve piene di donna matura mi infoiavano in maniera inverosimile. La vista della figa, bella cicciotta, con le piccole labbra grosse e sporgenti, il pelo folto e non curato, che sapevo oscenamente odoroso, che a stento a celava la gonfia e scura clitoride. mi mandava fuori di testa. Le tette, grosse e sode sembravano sfidare la gravità.
Cazzo! Era una vera vacca da monta, una baldraccona tutta da scopare, una stupenda mamma incestuosa da amare.
Mi denudai a mia volta. Il cazzo bello svettante si muoveva oscillando. Lei mi guardò divertita e lusingata per la mia evidente eccitazione. Mi stesi al suo fianco. Mi chiese di aiutarla a spalmarsi la crema solare, cosa che feci con piacere e che lei ricevette con altrettanto piacere, ogni tanto sentivo il cazzo duro sbatterle contro.
Ero speranzoso di farmi una nuova scopata, ma le mie aspettative si infransero quando sentii il suo respiro farsi più profondo, capii che si era addormentata. Le diedi un leggero bacio a fior di labbra. Io ancora arrappato, facevo fatica ad assopirmi.
Mentre cercavo di addormentarmi, accarezzato dall’aria frizzante dell’alta montagna, sentii il classico rumore di sassi spostati che annunciava che qualcuno stava percorrendo il sentiero e si stava avvicinando.
Poco poco apparve alla mia vista. Si trattava di una giovane signora sui trentacinque anni, aveva un corpicino minuto ma ben proporzionato, messo in evidenza dalla civettuola minigonna da trekking che indossava, una canotta nera evidenziava un bel paio di seni, le gambe erano muscolose. Dei tatuaggi ed il taglio dei capelli neri, la rendevano vagamente dark.
Si stava avvicinando senza accorgersi della nostra presenza, uscì dal sentiero e percorse un breve tratto di prato in pendenza, passò a poche decine di metri da noi senza vederci. Il nostro silenzio, i massi disseminati sul prato e le varie depressioni, ci occultavano in parte alla sua vista.
La vidi fermarsi ed alzarsi la gonnellina, abbassarsi un minuscolo paio di mutandine bianche ed accucciarsi per fare la pipì, una cascata di liquido paglierino sgorgò dalla sua fighetta, era lontano e non vedevo molto bene, tra l’altro era girata di schiena, ma potevo sentire il sibilo del prepotente flusso che si riversava sul prato.
Ero rimasto stupito che sotto alla corta veste portasse le mutandine e non i classici pantaloncini che normalmente completano quel tipo di indumento. Forse, semplicemente aveva caldo.
Io, per non fare la figura del guardone, tossii per rivelare la mia presenza. Lei spaventata, si alzò le mutandine mentre ancora stava scendendo la pipì. Si girò e ci vide mentre stavamo prendendo il sole.
Alzò la mano in un imbarazzato cenno di saluto, ricambiai. Lei, senza curarsi della nostra nudità e del suo siparietto di poco prima, si incamminò verso di noi, avvicinandosi, il mio senso del pudore mi imponeva di coprirmi, ma la sua indifferenza alla nostra nudità mi impedirono di celare la mia virilità. Quando fu a qualche metro mi salutò scusandosi della sua involontaria esibizione, le dissi che non c’era problema, visto che anche io e mia madre eravamo nudi a fare del naturismo, quindi in un certo senso eravamo pari.
Mentre parlavamo, un radioso sorriso le illuminava il volto. Adesso che la vedevo da vicino mi accorsi che era molto bella ed aveva un bel visino simpatico. Chiacchierammo sommessamente per non svegliare mia madre, scambiandoci delle informazioni sulla zona che stavamo attraversando, a quanto sembrava, lei la conosceva molto meglio di me.
Ci presentammo, le dissi di chiamarmi Adriano, lei si chiamava Angelika.
Parlava bene italiano ma aveva un vago accento teutonico. Le chiesi di dove fosse, mi disse di essere di un paesino non lontano da Vipiteno, a pochi chilometri dal confine con l’Austria.
Le domandai come mai girasse da sola, mi disse che lo faceva spesso, le piaceva immergersi nella natura e potersela godere senza il chiacchiericcio e la petulanza di fastidiosi compagni di viaggio! A quanto pare la pensava come me, fondamentalmente ero anch’io un’anima solitaria.
Mi disse:- “Ti dispiace se mangio qualcosa?… Ho una fame!… E’ da stamattina che non mando giù niente.” Si sedette su un masso vicino a me e dopo aver preso il panino imbottito dallo zaino, lo addentò con famelica voracità. Scusandosi di nuovo mi disse:-“Scusami… Sono una maleducata” Allungò il panino verso di me:-“Ne vuoi un po?” Le sorrisi divertito e le dissi che era da poco che avevo mangiato e che ero a posto. Ritornò ad occuparsi del suo pranzo con rinnovata soddisfazione.
Ogni tanto il suo sguardo si soffermava sui miei attributi, facendomi intuire che la vista del mio uccello non le fosse così indifferente come voleva farmi intendere, sbirciava anche il corpo nudo di mia madre, ma pensai che fosse per fare dei paragoni.
Finì di mangiare e dopo aver bevuto una lattina di una bibita costituita da integratori minerali, sorridendomi mi disse:-“Però… Sei messo bene!” Seguii il suo sguardo fino al mio cazzo scoperto e barzotto. La guardai vagamente imbarazzato ma lusingato delle sue parole:-“Ti piace?” Mi guardò con lo sguardo affamato con cui prima guardava il panino:-“Beh non è mica male!” Sorridendo aggiunse:-“ E poi e da un bel po di tempo che non ne vedo uno… Sai comm’è!” Scoppiò a ridere vagamente imbarazzata, ed aggiunse con sguardo civettuolo:-“L’astinenza si fa sentire!” Mi venne spontaneo sbirciare tra le sue cosce, leggermente scostate. Le mutandine bianche, che avevo visto prima da lontano, in realtà erano traforate tipo uncinetto, dalle trame spuntavano dei peletti.
Fui sfrontato quanto lei e le dissi:- “Certo che hai un bel paio di mutandine!” Lei ridendo maliziosa, disse:-“Ah si?… Non so neanche quali ho indossato!… Aspetta che guardo!” Si mise in piedi, allargò le gambe, si prese i lembi della gonna e la tirò verso l’alto, scoprendosi fino ai fianchi:- Ah si!… Queste le ho fatte io” Guardandomi lussuriosamente, mi chiese:-“Ti piacciono?… Sono stata brava vero?… Mi piace ricamare all’uncinetto.” Deglutii la saliva che mi si era formata in bocca. Potevo vedere le piccole labbra scure schiacciate contro il tessuto a maglie larghe del minuscolo indumento, il pelo usciva a sbuffi dalle trame del tessuto.
Si avvicinò fino a poche decine di centimetri da me e con la voce palesemente alterata dall’eccitazione, mi disse:-“Guarda come sono ricamate bene!” Mi avvicinai ulteriormente “per guardare meglio”, consapevole che quella era solo una scusa, un preludio ad atti successivi per lenire la sua evidente voglia. La mia nudità, probabilmente aveva scatenato la sua manifesta bramosia di uccello!
Potevo sentire l’odore intenso del suo sesso, un gentile mix di odori di femmina in calore e un leggero aroma di urina, condito da un certo sentore di sudore, accentuati dalla calda giornata estiva e dalla frettolosa pipì di prima.
Stavo per infilare la faccia tra le sue cosce, con il naso a contatto con le sue odorose mutandine, quando mia madre si mosse, Angelika si abbassò immediatamente la gonnellina scostandosi, mia madre si era solo mossa nel sonno ma lei si era spaventata.
Maledissi quell’involontario movimento ma ormai quel momento di intimità che si era creato tra di noi era svanito come nebbia al sole. Il mio cazzo in erezione svettava dritto ed oscillava scampanellando ad ogni minimo movimento, il glande era imperlato della mia liquida eccitazione. La mia concupiscente voglia, causata dal penetrante odore della figa di quella troia vogliosa di Angelika, era palesata dalla mia inverosimile erezione.
Lei con occhi preoccupati disse:-“Cazzo!…Si sta svegliando!” La tranquillizzai, dicendole che era stato solo un movimento involontario nel sonno.
Si girò verso mia mamma e ne ammirò il corpo nudo, assorta e rapita dalla sua procace avvenenza. Come se si fosse accorta di lei solo in quel momento, disse:-“E’ molto bella tua mamma” Poi, guardandomi con espressione intrigante, aggiunse:-“E’ proprio una bella figa” Sorridendomi indagatrice, con occhi libidinosi, mi chiese:-“Ti piace guardare tua mamma nuda, vero?” Non mentii:- “Si, molto… Mi eccita.” Mi sorrise comprensiva.
Mi chiese di lei, volle sapere del nostro rapporto, come mai ci trovavamo da soli in montagna, se dormivamo nudi in tenda.
Incoraggiato dalla sua morbosa curiosità, le confessai che in effetti il nostro rapporto andava ben al di là delle normali convenzioni .
Mi guardò sconcertata, un po dubbiosa, disse:-“Non ci credo, mi stai raccontando una fandonia!” Mi difesi:-“Perché dovrei raccontarti delle stupidaggini…. Non ce ne sarebbe motivo!” Con occhi carichi di lussuria, mi chiese:-“Vorresti farmi credere che ti scopi tua madre?” Risposi:-“E’ esattamente quello che intendevo… Se vuoi posso anche dimostrartelo!” Lei con lo sguardo appannato dalla libidine, portandosi una mano all’inguine e strofinandosi la figa da sopra la gonna, disse:-“Oh…Si!!… Fammi vedere!” Non mi feci pregare, mi inginocchiai tra le gambe aperte di mia madre, mi piegai con il viso a qualche centimetro dalla sua villosa figa, accaldata e sudata dall’azione dei caldi raggi del sole pomeridiano. Infilai la lingua tra le sue ninfe, percorrendo piano tutta la sua odorosa fessura, inebriandomi di quell’intenso e maturo sapore.
Alzai la testa a guardare Angelika, si era alzata la gonna e si stava sgrillettando forsennatamente, con le mani infilate nelle mutandine. Aveva la faccia congestionata dall’evidente piacere, con le dita affondate nel cespuglioso pube.
Con la voce resa affannosa dall’eccitazione, mi disse:-“Dai… Ti prego, continua!… Lecca la passera a quella troia di tua madre!… Siete due stupendi maiali incestuosi!… Leccala ancora, porco!!… Continua, che mi fate venire!!… Siete bellissimi!”” Era fuori di se dall’eccitazione, evidentemente la nostra esibizione incestuosa aveva scatenato la sua libidine.
Tornai a dedicarmi alla figa di mamma, i suoi umori si fecero copiosi, probabilmente si stava eccitando nel sonno. Infatti dei leggeri movimenti di bacino mi confermarono la sua percezione del piacere, nonostante fosse ancora tra le braccia di Morfeo.
Dei mugolii alle mie spalle mi avvertirono che Angelika stava godendo. La sentii ansimare e mugolare vicino a me, mi girai e me la trovai con il viso accanto al mio, mi guardò scossa dal piacere, con la bocca semi aperta a pochi centimetri dalla mia. Fu naturale unire le nostre labbra, ci assaggiammo e ci esplorammo con le reciproche lingue. Ci limonammo a lungo, vicinissimi alla pelosa figa di mia madre di cui sentivamo l’intenso afrore.
Quando ci staccammo l’uno dall’altro, lei fece qualcosa che mi lasciò allibito: Si gettò tra le cosce di mia madre a leccarle la passera con incontenibile avidità.
Mia mamma, anche se dormiva della grossa, fu svegliata da quei prepotenti maneggi. Senza aprire gli occhi portò le mani sui capelli di Angelika, spingendole la testa contro il suo sesso, mentre con un movimento del bacino si spinse verso l’alto per meglio porsi al fare della lingua che le stava dando piacere.
La sentivo ansimare, mi spinsi verso l’alto a cercarle le labbra, la baciai ricambiato con passionale fervore, mentre i suoi gemiti di piacere si smorzavano sulla mia bocca, la sua lingua cercava avida la mia.
Ci baciammo a lungo, Allungò una mano a cercarmi il cazzo, lo strinse forte , accarezzandomi il glande scivoloso con un dito. La sentii gemere sommessamente e la udii venire mentre si muoveva convulsamente contro la bocca di Angelika.
La sentii dire:-“Cazzo!… Come me la lecchi bene Adriano!” Poi rendendosi conto che qualcosa non tornava, mi allontanò da se spingendomi via con una mano, mi guardò confusa. Rivolse lo sguardo in basso, verso il suo ventre e vide la testa di Angelika che spuntava tra le sue cosce e che le stava ancora leccando la figa: Con un sobbalzo si mise seduta:-“Che cazzo succede?… Chi cazzo sei?” Angelika alzò la testa, guardò mia madre sorridendo sfrontata, la sua faccia era tutta bagnata dagli umori della sua passera, la sentii dirle:-“Ciao bella signora, mi chiamo Angelika, spero che il risveglio sia stato di suo gradimento” Mia madre la guardò stralunata. Poi volse la testa verso di me sgomenta, il suoi occhi mi fissarono in una muta domanda. Mi avvicinai e le sfiorai le labbra con un tenero bacio, le dissi:-“Non preoccuparti mamma, lei è un’amica, vuole solo conoscerti” Mi guardò seria, per un momento mi aspettai una sua sfuriata, invece il suo sguardò si addolcì e scoppiò in una sonora risata:- “E per fare la mia conoscenza questa mi lecca la figa?” Poi rivolta ad Angelika le chiese:-“Ma sei lesbica?… Guarda che io non lo sono!… Anche se devo dire che lecchi la figa proprio bene, mi è piaciuta la tua lingua.” La ragazza le rispose:-“No non sono gay, mi piace divertirmi e non mi interessa se il mio partner è un uomo o una donna….L’importante e godere!… Alla fine, secondo me, il sesso, più è trasgressivo, più è appagante” Poi aggiunse guardandola sensualmente:-“ E poi l’odore della tua passera è molto invitante” Ci pensò su un attimo ed aggiunse:-“Ecco… Molto vissuto!” Mia madre le sorrise sorniona, fingendo rincrescimento disse:-“Vuoi dire che puzzo?” Angelica le sorrise di rimando, guardandola in maniera lussuriosa, rispose:-“ Non è esattamente quello che volevo dire, non volevo offenderti, intendevo dire anzi che La figa ed il cazzo più sono saporiti ed odorosi e più sono invitanti!” Mia madre colpita disse:-“Wow… Adriano… Sembra proprio che qua abbiamo una buongustaia!… Beh…a quanto pare abbiamo gli stessi gusti, potremmo anche andare d’accordo, mia giovane puttanella… Posso chiamarti così vero?” Angelika rise di gusto:-“Certo che puoi chiamarmi così, non mi offendo, anzi mi reputo una gran troia e ne sono orgogliosa!… Penso che solo le puttane riescono a vivere il sesso in maniera completa!… Non credi?” Mia madre la attirò a se e si protese a baciarla, infilandole in bocca la lingua, poi guardandola con occhi libidinosi le disse:-“Sono sempre aperta a nuove esperienze, direi che io e te abbiamo molte cose in comune!” E riprese a baciarla di nuovo, mentre Angelica le infilava una mano tra le cosce a cercarle la figa, mia madre la agevolò aprendo le gambe.
Capii che qualcosa stava mutando in mia madre, qualcosa che sicuramente era sempre stato latente e che era stato tenuto nascosto anche a se stessa.
Mia mamma, da morigerata come la conoscevo fino ad allora, si stava trasformando in una vacca affamata di sesso, che si era fatta scopare da suo figlio ed era pronta ad avere esperienze lesbo.
La scena che avevo davanti era estremamente trasgressiva: Angelika nella posizione del sessantanove, stava leccando nuovamente la figa a mia madre, mentre quest’ultima le stava annusando la passera da sopra le mutandine ricamate, che portavano evidenti segni di prolungato uso. Stava saggiando olfattivamente per la prima volta l’aroma di un sesso femminile che non fosse il suo. Aveva gli occhi chiusi e si beava di quegli intensi afrori con evidente piacere e trasporto, mentre muoveva il bacino, spingendo la figa contro l’esperta bocca della sua nuova amica. Quando fu paga degli odori intimi di Angelika, le spostò le mutandine di lato e senza esitazioni affondò la lingua in mezzo al pelo impregnato dell’odoroso afrore della passera, penetrò tra le piccole labbra, leccando lentamente, raccogliendo la cremina depositata nel mezzo, fino ad arrivare allo spesso e turgido bottoncino del piacere.
Il trasgressivo pensiero di leccare per la prima volta la figa di una donna e di farsela leccare fece capitolare mia madre: L’esperta lingua di Angelika le fece provare un intenso orgasmo, venne affogando il proprio piacere con la faccia tra le gambe della sua nuova amica.
Anche Angelika travolta dal fervore con cui la stava leccando mia madre, si lasciò sfuggire dei gemiti di piacere, mentre teneva la testa della mia genitrice premuta contro la sua pelosa figa e sussultava scossa dalle onde di piacere che la devastavano. Evidentemente non era affatto indifferente alla passione che metteva mia mamma nel suo fare.
Mi masturbavo con la faccia a pochi centimetri dal culo di Angelika e dal viso di mia madre che la stava leccando. Spostai il lurido filo interdentale che divideva le chiappe Infilai la lingua tra le natiche della nostra nuova amica, fino ad arrivare all’ano pulsante di desiderio, il forte odore del suo culo mi inebriava, la sentii fremere dal piacere. Il sapore amaro mi stimolava a infilare la lingua più in profondità, a pulire con la punta ciò che si trovava tra le sue pieghe. Sentii la lingua di mia madre raggiungermi sul culo di Angelika, ci slinguammo scambiandoci i suoi forti sapori intimi, osceni residui del suo culo passarono dalla mia bocca alla sua. Mia madre, eccitatissima mi disse :-“Inculala!… Rompigli il culo a questa lurida puttana!” Angelika sentì quello che aveva detto, muovendo forsennatamente il bacino, stimolata dalle nostre bocche e dalle parole di mia madre, con la faccia incollata alla sua figa, con voce ansimante disse:-“Si!… Dai!.. Sbattimi il culo… Sfondami il deretano!” Non mi servirono altri incitamenti, mi girai e le puntai il cazzo in erezione sull’ano, spinsi piano per non farle male. Lei, impaziente mi ordinò:-“Cazzo!!…Non così!… Sbattimelo dentro tutto!… Spingimi dentro anche le palle” Al culmine della lussuria, aggiunse gridando:-“Spaccami in due!!” Entrai dentro di lei in un sol colpo, spingendo a fondo. Nonostante ciò la sentii spingere forte le natiche contro al mio cazzo:-“Ecco!… Così!… Bravo!… Continua, fottimi il culo!” Iniziai un veloce dentro e fuori, mia madre mi leccava le palle e quando ci riusciva leccava l’asta sozza che pistonava il culo di Angelika. Quel trattamento mi faceva impazzire: Lei che si dimenava in maniera forsennata sul mio cazzo e mia madre che me lo esplorava con la lingua. non resistetti per molto: Le riempii l’intestino di sborra sparandole dentro dei caldi fiotti di sperma, che assieme alla lingua di mia mamma, stimolarono in lei un incontenibile orgasmo, venne urlando il suo piacere.
Sentivo il cazzo che sguazzava nel mio caldo liquido seminale all’interno delle pareti anali che si contraevano ritmicamente, scosse dal piacere che piano piano, stava gradualmente scemando.
Uscii dal suo culo, il mio cazzo si piegò barzotto verso il basso, incontrando la bocca di mia madre che, lo imboccò vorace e me lo ripulì da tutti i vari residui.
Angelika, dopo essersi ripresa dall’intenso orasmo, si alzò, quando fu in piedi dei fiotti di densa e traslucida sborra, mista a residui fecali, uscì dal buco del culo e oscenamente colò lungo le gambe. Lei allargò le gambe e ci chiese un fazzoletto, per detergere quelle laide perdite.
Mia madre, prontamente disse:-“lascia!… Faccio io!” Si inginocchiò alle sue spalle e dopo averla fatta piegare a novanta, le infilò la faccia tra le chiappe, e dopo averle allargate con le mani, infilò la lingua nell’ano di Angelika, andando a cercare bramosa quel mix di sborra e residui anali, ingoiando ingorda quella odorosa, ma incredibilmente eccitante cremina.
Angelika, con la voce alterata dalla lussuria, disse:-“Cazzo!… Sei proprio una lurida vacca!… Ti piace leccarmi il culo sporco, vero brutta troia?” Mia mamma, continuando leccare con fervida passione, mugolò un verso di assenso, senza staccarsi dal culo della sua nuova amica e sgrillettandosi eccitata dal suo libidinoso fare.
Io mi stavo segando forsennatamente, guardando quell’inverosimile spettacolo, eccitato dalla trasformazione di mia madre, da dolce e amorevole mamma, in troia assatanata e perversa, nei momenti in cui si lasciava prendere dalla lussuria.
Angelika mi fece segno di avvicinarmi, e disse:-“Dai, fammelo succhiare!… Dai, che voglio la tua sborra!” Glielo misi davanti alla faccia. Prima di imboccarlo lo annusò a lungo, come preludio all’assaggio. Lo prese in bocca succhiandomi piano, godendosi il pompino, gustando il sapore del cazzo condito dai propri effluvi anali.
Venni di nuovo mentre lei mi suggeva aspirandomi la sborra dal condotto uretrale e ingoiando con bramosa ingordigia.
Sentii mia madre venire, soffocando i suoi gemiti tra la chiappe di Angelika, che piegata a novanta gradi si godeva quella lubrica pulizia anale.
Soddisfatti ed esausti ci stendemmo godendoci appagati gli ultimi raggi di sole.
Dopo esserci rilassati e riposati mia madre ed Angelika si occuparono di preparare qualcosa da mettere sotto i denti.
Io mi occupai di montare la tenda e di raccogliere un po di legna per accendere un fuocherello, che ci avrebbe riscaldato e fatto compagnia.
Magiammo affamati della modesta zuppa liofilizzata di lenticchie e di secondo ci dividemmo dei würstel arrostiti sul fuoco che Angelika aveva estratto dal suo zaino.
Stemmo un po a chiacchierare amabilmente tra di noi, attorno al fuoco scoppiettante.
Ci stringemmo all’interno della piccola tenda. Faceva freddo, ci coprimmo con i sacco a pelo e ci riscaldammo tenendoci stretti. Mi addormentai stanco della goduriosa giornata, cullato dal piacevole tepore dei nostri corpi.
Mi svegliai nella tenda vuota, mi stiracchiai, mi misi qualcosa di caldo addosso ed uscii nel freddo del mattino, Mia madre stava pisciando, tranquillamente a gambe aperte, ad una decina di metri dalla tenda, mentre Angelika si prodigava tranquillamente a preparare la colazione.
Mia madre avvolta dal vapore della propria pipì calda che si condensava al freddo delle prime ore del giorno, sorridendomi dolcemente mi disse:-“Ciao amore!… Ben svegliato!” Guardai tra le sue gambe lo scroscio prepotente che si perdeva nell’erba, gocce di ambrato liquido scorrevano bagnandole le chiappe e gocciolando dal folto pelo, era uno spettacolo già visto ma non per questo meno intrigante.
La mia fisiologica erezione mattutina ricevette un altro impetuoso stimolo causato da quell’osceno e incredibile spettacolo, mi avvicinai e con la voce che faticavo a trovare, le chiesi:-“Ti prego fammela asciugare!” Lei mi sorrise:-“Ma certo!… Se ti va ne ho ancora un po da fare, ho capito che ti piace, vieni!” Si mise in piedi e si allargò la figa con le mani, io mi inginocchiai tra le sue gambe larghe. leccai l’urina che rorida impregnava il pelo e le piccole labbra bagnate, aprii la bocca in corrispondenza dell’uretra e mi abbeverai di quello speziato liquido che lei lascò fluire quando mi vide in attesa.
Mi alzai con la faccia bagnata della sua urina, lei mi chiese sorridente:-“Ti è piaciuto,?…Era buona la piscia della mamma!” La guardai leccandomi le labbra bagnate, mi asciugai la faccia con una salvietta che lei mi porgeva e le risposi:-“Tu mi fai morire mamma!” Lei rise di gusto,
Angelika, eccitata da quello spettacolo, si tolse i pantaloni che indossava quel mattino, si stese a gambe larghe sull’erba ancora umida, si spostò di lato le stesse mutande che indossava il giorno prima, esponendo il sesso alla mia vista. La sua espressione vogliosa esprimeva la sua fregola, mi disse semplicemente:-“ Vieni a scoparmi” Non c’erano parole da dire, mi fiondai su di lei e la penetrai con impeto. Non ci volle molto perché tutti e due venissimo, già eccitati dapprima.
Nel frattempo che noi scopavamo, mia madre aveva tranquillamente finito di preparare la colazione.
Mangiammo una sostanziosa colazione a base di pancetta affumicata e pane nero. Bevemmo il forte caffè che era solita preparare mia madre, allungato con del latte condensato.
Smontammo il campo e dopo aver preparato gli zaini, ci incamminammo tutti e tre verso la stessa direzione.
Per un po caminammo assieme, fino a quando arrivammo ad un bivio del sentiero, sulla bocca del gigante, dove noi saremmo proseguiti lungo la dorsale della cantena montuosa, mentre Angelika sarebbe scesa verso la civiltà.
Facemmo una sosta per salutarci e scambiarci i numeri di telefono.
Mia madre e Angelika si erano già affezionate l’una all’altra, nonostante il poco tempo che avevano passato assieme, si baciarono con tenerezza, versando anche qualche lacrima. Io e la nostra amica ci baciammo in maniera passionale ripromettendoci di vederci ancora, visto che eravamo stati così bene assieme.
Ci dividemmo salutandoci a lungo.
Io e mamma ci dirigemmo in salita, verso la vetta del monte che avevamo davanti, ci saremmo arrivati in tre ore circa e dopo circa un’ora in discesa, saremmo arrivati al rifugio Rizzoli del C.A.I., dove ci saremo fermati un paio di notti.
Mia mamma camminava davanti a me, ogni tanto si girava per un bacino od un sorriso, eravamo consci che ormai il nostro amore si era trasformato in qualcosa che travalicava il rapporto che normalmente legava madre e figlio.
In questi giorni avevo capito di amare mia madre alla follia. Non si trattava solo di lussuria ma di amore vero e proprio, anche se la passione aveva una una importanza rilevante, non era tutto.
Avevamo ancora qualche giorno di spensierate giornate davanti a noi.
Ma sicuramente non sarebbe finito tutto con quella gita in montagna, la nostra storia sarebbe durata sicuramente ancora a lungo.
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