Zia Aurora

di
genere
incesti

Ricordo ancora quel giorno, era tarda mattinata, avevo appena finito con un massaggio olistico ad un cliente. Non mancava molto all’ora di pranzo, quando suonò il campanello. Era mia zia Aurora, la sorella maggiore di mia madre. Era una signora di sessantadue anni, ancora avvenente nonostante l’età, un certo fascino mediterraneo, oltre alla sua inflessione dialettale, tradiva le sue origini sicule.
Mi stava chiamando per fissare un appuntamento per un massaggio, ero stupito, ero aperto da due anni e l’unica volta che era entrata era stato in compagnia di mia madre per una veloce visita di cortesia.
Le dissi che se voleva si era liberato un buco a metà pomeriggio di quello stesso giorno, mi disse che andava bene, mi informai su quale tipo di massaggio avesse bisogno, dopodiché fissammo l’ora e ci accomiatammo.
Uscii per andare a pranzo, al rientro feci due massaggi linfodrenanti uno a una signora che aveva dolori alla schiena e l’altro ad un ragazzo che faceva riabilitazione dopo un infortunio calcistico.
La mia laurea in fisioterapia e la specializzazione in massoterapia mi aiutavano molto nel mio lavoro, potevo spaziare da trattamenti rilassanti, esoterici, fino a vere e proprie sedute riabilitative.
Avevo fatti molti sacrifici, ma adesso, alla giovane età di ventiotto anni avevo un mio studio e raccoglievo i frutti delle mie fatiche.
All’ora stabilita, la mi segretaria, che era anche la mia scopamica, mi avvisò che era arrivata mia zia, la feci accomodare nella cabina dove facevo i massaggi rilassanti. Intanto che lei si spogliava dietro al paravento, io misi della musica a tema e abbassai le luci, per creare la giusta atmosfera e accesi delle candele profumate.
Quando Aurora uscì da dietro al paravento rimase piacevolmente colpita da quell’ambiente così intimo. Indossava ancora un paio mutandine di pizzo, molto sgambate e reggiseno, le chiesi di togliere quest’ultimo indumento, ebbe un attimo di esitazione prima di slacciarlo, mi stupii del suo bel seno voluminoso per niente cadente, sormontato da due grossi capezzoli, le cui aureole larghe erano delle scure, in effetti erano un gran bel paio di tette.
La feci stendere sul lettino con la schiena rivolta verso l’alto, intanto che mi preparavo scambiammo alcune chiacchiere.
Iniziai il massaggio dopo averle cosparso la schiena e gambe con dell’olio profumato leggermente tiepido.
Non avevo mai visto mia zia nuda, guardai curioso il suo corpo: Aveva appena un accenno di cellulite sulle cosce e sui glutei, tra l’altro abbondantemente scoperti dall’intimo infilato nella fessura del sedere, su cui non si notavano i segni bianchi delle mutandine, probabilmente faceva spesso uso delle lampade abbronzanti.
Era leggermente in sovrappeso, ma questo su di lei si rivelava un pregio e non un difetto. I fianchi larghi davano un aspetto armonioso e sensuale al suo corpo.
La stavo massaggiando con lunghe e suadenti passate di mano sulla schiena e sui fianchi. Ogni tanto, quando salivo verso l’alto, sfioravo i suoi seni sul lato.
Mi spostai in basso, lungo le gambe, le chiesi di allargarle fino sui bordi del lettino, per poter massaggiare agevolmente l’interno coscia.
L’occhio mi cadde tra le sue gambe, le mutandine erano scivolate in basso sul cavallo, lasciando uno spazio tra il sesso ed il tessuto che mi permetteva di vedere le piccole labbra incorniciate da un folto pelo e l’entrata della vagina umida. Rimasi un attimo paralizzato da quello spettacolo, sentii la mazza inalberarsi all’istante. Vedere corpi nudi per me era normale e raramente mi suscitavano qualche reazione, ma sapere che quella era la figa di mia zia, la sorella di mia madre, mi faceva impazzire.
La sua voce mi ridestò dal quel momento di perdizione:- “Scusa Luciano, c’è qualcosa che non va?” Si girò a guardarmi, arrossii come un ragazzino, la guardai inebetito:- “Scusami zia, mi sembrava di sentire il telefono.” Abbassai lo sguardo e ripresi il massaggio, sentii il suo sguardo indagatore su di me ancora per un attimo, poi si rimise nella stessa posizione di prima.
Mentre passavo lentamente le mani lungo le sue gambe, non riuscivo staccare lo sguardo dal suo sesso, presi massaggiare l’interno coscia, le mie dita salivano fino a sfiorare le sue mutandine. Cazzo!… Avrei voluto infilare la mano sotto all’intimo scomposto. Dopo essermi assicurato di non farmi accorgere da lei mi abbassai leggermente in avanti, con la faccia a pochi centimetri dal suo culo, inalai piano per non farmi sentire, un odore dolciastro di umori femminile e sudore, condito da un leggero aroma di pipì, invase le mie narici.
Sentii il mio cazzo reagire in maniera spasmodica a quegli afrori. Allontanai la mia faccia dalle sue parti intime prima di farmi sgamare in quella compromettente posizione.
Non riuscivo a trattenermi, spinsi le mie mani a massaggiarle i glutei, la sentii dire:- “Oh bravo!… Massaggiami le natiche che così mi sciogli un po di cellulite” Ingoia la saliva che avevo in bocca, risposi con un tono di voce più normale possibile:- “Volentieri zia, anche se non ne hai bisogno, hai un… ehm… un sedere perfetto.” Stavo per dire culo! Mi ero corretto in tempo.
La sentii soffocare un accenno di sorriso. Cn voce esitante disse:- “Dai…. Che mi vergogno!” Poi continuò:- “Per fortuna che sei mio nipote…. Dai…Tra parenti non è vergogna, vero?” Le stavo massaggiando il culo strizzandole le chiappe, facendole allontanare l’una dall’altra, aprendo la fessura tra i glutei, mettendo in evidenza la rosetta scura dell’ano, solo seminascosto dall’intimo, e l’entrata della figa tra le piccole labbra aperte, adesso il suo sesso era decisamente più bagnato di prima.
Risposi alla sua domanda:- “Ma no zia…. Certo che non è vergogna tra di noi…. E poi sei la sorella di mia mamma, ti pare!?” Lei rise rassicurata, poi reagì al mio massaggio, che ormai si stava trasformando in una bella palpata di culo, contrendo leggermente il bacino e inarcandosi sui fianchi a cercare meglio il tocco delle mie mani.
A questo punto le chiesi di mettersi in posizione supina, nel girarsi, le mutandine larghe sull’inguine, si spostarono per un attimo tutte da una parte, scoprendo completamente la figa pelosa. Cazzo!!… A momenti venivo sulle mutande!
I miei pantaloni bianchi tradivano la mia prorompente erezione, si vedeva l’evidente sagoma del cazzo spingere contro il leggero tessuto.
Ripresi il massaggio, guardai l’orologio, il tempo passava in fretta, mancava poco al successivo appuntamento. Chiamai Laura, la mia segretaria, all’interfono le dissi di fare le mie scuse ai clienti ma che dovevo disdire i prossimi due appuntamenti della giornata, perché avevo un caso urgente. Non mi era mai successo di comportarmi così, lei con voce stupita mi disse:- “Ma si trattava solo di un massaggio rilassante per tua zia!… Cos’è successo?” Le dissi solo:- “Dopo ti spiego!” E chiusi la comunicazione.
Mia zia ovviamente aveva sentito tutto, ma non disse niente.
Ritornai al massaggio, le massaggiai le gambe, risalendo sulle cosce, andando di quando in quando a toccarle la figa, come per errore. Lei non diceva niente.
Spostai il massaggio sul ventre e sui fianchi, piano piano mi allargai sui seni. Lei continuava a stare zitta e teneva gli occhi chiusi. Le strizzai piano i capezzoli, che adesso si piegavano turgidi tra le dita. Reagì al mio tocco inarcando il torace verso l’alto, la sentii sospirare, arcuò il collo spingendo la testa verso l’alto, aprendo la bocca in un muto gemito di gradimento. Si riprese, con la voce ancora scossa dal piacere, si giustificò, cercando una scusa:- “Se qualcuno ci vedesse adesso, mentre mi massaggi il seno, chissà cosa penserebbe se non sapesse che siamo zia e nipote!” Mentre continuavo a pastrugnarla, le risposi mentendo spudoratamente:- “Ma no, dai zia!… Penserebbe che ti sto facendo un massaggio rassodante!” Mentre la palpavo, ormai in maniera esplicita, non riusciva a tenere ferme le gambe, che strofinava l’una contro l’altra. Continuò nella sua recita:- “Oh si!… Bravo!… Continua a rassodarmi il seno… Per fortuna che siamo parenti!” Presi a massaggiarla sui fianchi, all’altezza del bacino, sfiorandole più volte il sesso.
Una sua mano si spostò sul bordo del lettino, con il palmo rivolto verso l’alto, lo interpretai come un velato invito, mi appoggiai alle sue dita con il cazzo duro, che stava premendo contro il tessuto dei pantaloni, avvertii le sue dita muoversi in una impercettibile carezza lungo l’asta, fino sul glande. Quelle leggere e velate tastatine mi facevano impazzire dal piacere, il pensiero della parte che stavamo recitando mi intrigava incommensurabilmente, io sapevo che lei fingeva e lei sapeva che io fingevo
Mentre continuavo a massaggiare, piegato sopra di lei, potevo sentire l’odore del suo sesso, reso molto più intenso dalla sua eccitazione.
Mi chiese:- “Vuoi che mi tolgo le mutande, per agevolare il tuo lavoro?… Tanto siamo parenti, no?” Che troia!! Spinsi il cazzo contro la sua mano, che lo strinse, le dissi:- “Hai ragione!… Te le tolgo io” Non riuscivo più a controllarmi, mentre le sfilavo le mutandine, le toccai la figa sulla clitoride, ben scappucciata e gonfia per l’eccitazione ormai incontenibile, lei sussultò e le scappò un gemito di piacere, che sfociò in una palese esternazione di pacere:- “Oooh si!!… Dio mi fai morire!” Le sue ultime parole fecero cadere ogni barriera. Gli allargai le gambe e mi fiondai con la faccia tra le cosce, l’odore della sua figa era molto più penetrante così da vicino. Sentii le sue mani appoggiarsi sulla mia testa e spingermi verso il suo sesso, ovviamente affondai la lingua tra le gonfie pieghe di quella figa matura che sapeva di piscio e voglia femminile, lappai con piacere e dovizia, infilando la lingua in tutte le pieghe impregnate del suo liquido piacere dolce e scivoloso, delle deliziose bave formavano dei lattiginosi fili tra la mia lingua e il suo sesso.
Sentii i suoi piedi appoggiarsi sulla schiena, scivolai verso il basso a cercare il suo buco del culo:- “La sentii irrigidirsi, mi disse ansimante:- “No!… Li no! Non sono pulita” A quelle parole le aprii le chiappe e ci infilai la lingua in mezzo, l’odore pungente del suo culo mi eccitava da morire, leccai avido tutto quello che c’era da leccare. Lei non oppose altra resistenza, anzi mi incitava:- “Dai Maiale, puliscimi il culo sporco” Poi aggiunse:- “Non pensavo di avere un nipote così porco” Le risposi a tono:- “Stai zitta troia! Facevi la santarellina, ma sei solo una gran bagascia!” La sua risposta, carica di libidine, non si fece attendere:- “Si!!… Dimmelo ancora che sono una troia!… Dimmi che sono una vacca in cerca di cazzo!”
Lei si inarcava verso l’alto, per meglio offrirsi alle mia vorace voglia, la sentivo aspirare, gemere e dire parole inconsulte:- “Così… Dai porco, lecca tutto!… Mangiamela!!” Già dopo pochi minuti di quel trattamento la sentii venire sussultando e scuotendo il bacino:- “Cazzo!… No!!… Non volevo venire subito” Strofinava la figa sulla mia bocca, tenendomi la testa premuta contro di lei prendendomi per i capelli. Sentii un liquido acre e salato entrarmi in bocca, quella troia stava pisciando, incollai la bocca alla sua figa per suggere quei fiotti di liquido speziato che le stavano sfuggendo dall’uretra durante l’orgasmo, probabilmente si lasciò andare perché quel flusso salato non smetteva di uscire, bevvi tutto con ingordigia, senza perderne una goccia!
Poi, come prima mi aveva tenuta la testa premuta contro di lei, allo stesso modo mi allontanò il viso dalla sua figa dopo essere venuta.
Aveva goduto, non aveva più bisogno della mia lingua, la troia.
Scese dal lettino, mi si avvicinò e mi baciò, infilandomi la lingua in bocca, infischiandosi dei rimasugli della sua stessa urina!
Poi, senza mezzi termini e senza perdere tempo mi disse:-“Mettimelo in bocca!… Voglio il tuo cazzo in bocca!” Si inginocchiò davanti a me e mi sbottonò i pantaloni con foga, estrasse la verga dalle mutande, la guardò con occhi lussuriosi, poi guardò me, con uno sguardo che diceva “obbiettivo raggiunto!” Si avvicinò con il naso e ad occhi chiusi se lo strofino sulle narici annusandolo, poi se lo passò sulle guance e infine sulle labbra, usandolo come un osceno stick di lucida labbra, lasciandoci sopra una scia di presborra. Finalmente lo ingollò.
Capii ben presto che era una di quelle donne che si possono definire una adoratrice del cazzo: Lo ingoiava completamente fino alle palle, poi lo tirava fuori, ripartiva dalle palle e lo leccava per tutta la lunghezza, per poi infine slinguare per bene il glande scappellato, accarezzandolo con la lingua. Le piaceva da matti succhiare il biberon a quella vaccona. Certo era che l’esperienza non gli mancava! Infatti mi stuzzicava il buco del culo infilandoci le dita, sicuramente conscia che era una cosa che mandava in visibilio la maggior parte dei maschi!
Cazzo! Mi faceva morire. Dieci minuti di quel trattamento mi fece sborrare.
Le imbrattai la faccia di calda sborra, lei se la spalmò sulla faccia, intanto che ancora stavo eiaculando, mentre mi guardava con uno sguardo languido.
Quando smisi di godere, mi ripulì il glande con la lingua e poi raccolse con le dita lo sperma che le imbrattava il volto e se lo portò alla bocca ingoiando con evidente avidità.
Non avrei mai pensato che mia zia fosse cosi troia, sapevo che aveva dei trascorsi non da santarellina, ma così proprio no!
Lei mi guardò con la faccia ancora umida e, leccandosi ancora le dita mi disse:- “Mmmm… Buono il tuo succo di cazzo, dovrai farmelo assaggiare ancora.
In quel momento suonò il suo iphone, rispose:- “Ah ciao amore… Si, si…. no è che pensavo di finire prima” Mi venne vicino, mi prese in mano il cazzo, smanettandolo. E riprese a parlare:- “No… Ho ancora un attimo da fare…. Si, si…. Ma sei un porco!… Pensi sempre a quello!… E va bene dai… Si…Poi ti racconto” Si abbassò a darmi una slinguatina sul glande mentre ascoltava il marito al telefono:- “Si dai amore… Lo sai che ti amo…. Ok… Ciao, ciao… A dopo.” Interruppe la comunicazione. Scoppiò a ridere e disse:- “Il cornuto di tuo zio mi cercava, ha detto che stasera vuole la figa, e io gliela faccio leccare farcita!” La guardai sorridendo:- “Certo che voi donne siete proprio delle gran troie, e noi coglioni pensiamo da avere a casa delle sante!… Puttane!!!” Lei ribatte:- “E dai che
il tempo passa, dai mettimelo in figa, che prepariamo il dessert per tuo zio!”
la sua immoralità, la stuzzicante telefonata e i palpeggiamenti, me l’avevano fatto inalberare di nuovo, la misi alla pecorina, piegata sul lettino e la inforcai con fremente ardore, le davo delle spinte così forti da spostare il pesante lettino dei massaggi!
Lei subiva accompagnando i miei affondi con delle controspinte e dei gemiti di piacere, mi incitava parlando con voce ansimante e con parole volgari:- “Dai sbattimi…. fammelo arrivare in gola!… Spaccami la figa!… Si…. Si…. Così… Dai, Ancora!!”
Cazzo che troia che era, le presi le tette con le mani e gliele impastai, le schiacciai i voluminosi capezzoli tra le dita, lei urlò dal piacere, le misi una mano davanti alla bocca per soffocare le grida di goduria che sicuramente Laura sentiva dalla saletta d’aspetto, prima mi morse le dita, poi me le leccò infilando la lingua tra l’una e l’altra.
La sentii venire ancora, mentre sussultava in preda agli spasmi del piacere.
Continuai a scoparla mentre lei era riversa sul lettino, quando si riprese la sentii dire:- “Certo che se quella troia di mia sorella sapesse come sei bravo e come mi hai fato godere, magari un pensierino ce lo farebbe!” Le sue ultime parole mi fecero sbarellare, iniziai a sbatterla con un’energia e un impeto che la facevano urlare dal piacere e dal dolore:- “Cazzo!… fermati mi apri in due, coglione!… Sei un bastardo!” Ma ormai io non capivo più niente, l’idea di scoparmi mia madre mi portava la libidine e il piacere a livelli mai raggiunti, non facevo più attenzione ai suoi lamenti ed ai suoi insulti.
Ormai il letto era arrivato quasi contro la parete e ci sbatteva contro con un rumore assordante, non so quante volte lei era venuta, sentii il mio orgasmo riempirle la vagina, mi accasciai su di lei esausto. In quel momento si aprì la porta ed apparve Laura sulla soglia, aveva uno sguardo preoccupato che si trasformò presto in esterrefatto. Mi vide mentre estraevo il cazzo gocciolante dalla figa di mia zia, faticavo a muovermi per avere ancora i pantaloni alla caviglia, accennai alcuni passi imbarazzanti verso di lei con l’uccello ciondolante. Lei chiese scusa e richiuse la porta sbattendola.
Mia zia scoppiò a ridere:- “Beh… Penso proprio che la prossima vota busserà!” Scoppiai a ridere anch’io. Ci ricomponemmo alla bell’e meglio, lei si alzò le mutande senza pulirsi si sistemò il trucco, che era un disastro.
Prima di uscire ci baciammo, lei mi disse:- “Guarda che non è finita qua, il bello deve ancora venire.
Uscimmo dallo studio, io ero in imbarazzo, invece lei salutò la mia segretaria come se non fosse successo niente:- “Ciao Laura… Dai che hai quasi finito per oggi” Poi aggiunse:- “Mi sa che ci vedremo un po più spesso da adesso in poi” Laura mi guardò imbarazzata e con un sorriso stentato, disse:- “Ah si?… Mi fa piacere.” Che bugiarda!!
Aurora uscì dalla porta chiudendosela alle spalle.
Laura si avvicinò con gli occhi che mandavano lampi e disse:-“Porco, maiale, si sente l’odore di quella vacca che hai addosso da qua!!” Poi prese la borsa e uscì sbattendo la porta d’entrata.
Io risi divertito della sua gelosia, mi sentivo conteso e felice, la giornata aveva preso una piega che mai mi sarei aspettato.
Uscii e presi l’ascensore e mentre scendevo pensavo alle parole di mia zia “il bello deve ancora venire” Chissà cosa aveva in mente quella maialina!!
scritto il
2025-01-16
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