Al mare con la famiglia di mia moglie

di
genere
incesti

La brezza che si era alzata stava portando un pochino di refrigerio in quella torrida giornata.
L’odore del mare, era coperto da quello delle creme solari dei bagnanti che stavano arrostendo al sole. La spiaggia era coperta da variopinti ombrelloni fino a pochi metri dal bagnasciuga.
Mia moglie aveva voluto che quell’anno andassimo in ferie con sua madre e suo fratello. Saremmo stati ospiti in un vecchio appartamento di loro proprietà a Focena, una spiaggia libera a pochi passi da Fiumicino.
Ovviamente dovetti accettare giocoforza, anche se devo dire che non era stato un gran sacrificio, visto che avevo un ottimo rapporto con la sua famiglia. Tra l’altro io e mio cognato, ci conoscevamo bene, visto che lavoravamo assieme nello stesso ufficio.
Il mare piaceva anche a me, ma lo preferivo d’inverno, quando le spiagge deserte mi permettevano di fare delle lunghe passeggiate in solitaria, quando c’era la nebbia, quando il verso stridulo dei gabbiani reali si sovrapponeva al rumore della risacca.
Tutto sommato devo dire che c’erano anche dei risvolti interessanti in quella vacanza coatta, quello era il primo giorno che scendevamo in spiaggia, più mi guardavo attorno e più me ne rendevo conto: C’erano così tanti bei culi e tette esposti in maniera quasi adamitica da perderci la vista. Infatti dovevo stare steso sulla pancia per nascondere la costante erezione.
A poca distanza da dove eravamo stesi io e mio cognato, una bella gnocca matura, si era distesa sull’asciugamano, si era tolta il reggiseno e continuava a sistemarsi la mutandina sul cavallo, mostrando più volte buona parte di quello che avrebbe dovuto nascondere.
Una giovane mamma, un po più in la, giocava con il suo bimbo, lo stava aiutando a formare dei calchi di sabbia raffiguranti forme animali, aiutandosi con delle formine di plastica. Si piegava spesso a novanta e quando lo faceva era uno spettacolo! La sottilissima fettuccina del tanga non riusciva a nascondere le pliche della rosetta scura dell’ano le grandi labbra della passera, rimanevano semi scoperte nel punto dove il misero triangolino di stoffa della mutandina iniziava ad allargare in mezzo alle gambe! Poi si girava a guardare se qualcuno aveva gradito la performance!
Due ragazze stavano tornando dopo il bagno, una di loro indossava un costume intero bianco molto sgambato che era diventato trasparente con l’acqua! Si indovinavano le aureole scure del seno e le rosee piccole labbra della passera imberbe schiacciate sulla stoffa tra le gambe.
Io da buon bisex, non rimanevo indifferente, neanche alla vista tutti quei bei cazzi di cui si indovinava la forma sotto le mutande da bagno!
In poche parole stavo sudando non solo per il caldo!
Quella mattina ero sceso in spiaggia io solo con mio cognato, perché mia suocera e mia moglie, stavano disfacendo i bagagli e stavano organizzando l’appartamento per la nostra permanenza. Io e Mauro ci eravamo preoccupati di noleggiare l’ombrellone al chiosco e prendere posto sull’arenile anche per loro.
Mio cognato, un bel ragazzo dal fisico palestrato, nel pieno delle sue forze, mi guardò allargando le gambe, girandosi dalla mia parte sorridendo, esibendo la sua erezione. Scostò per un attimo l’elastico, mostrandomi il cazzo in tiro che io ammirai con evidente piacere, era così duro che mancava poco che l’asta facesse capolino dall’attillato pantaloncino da bagno. Continuò a guardarmi strizzandosi l’uccello, mimò un bacio. Quanti pompini avevo fatto a quel maiale!
Io ero un dirigente aziendale e il mio studio era dotato di servizi igienici, lui era il mio assistenze, lavoro per cui l’avevo raccomandato. Lavorava nell’ufficio segreteria che faceva da anticamera al mio. Quando avevo voglia di succhiare un bel cazzo, lo chiamavo e lui arrivava felice di riempirmi la bocca di sborra!
Lui era etero, ma mi diceva sempre che nessuna donna gli succhiava il cazzo bene come sapevo fare io.
Tutto era cominciato un giorno che stavo pisciando in bagno: Ricordo che lui era entrato senza bussare, convinto che fossi uscito, quando mi vide, chiese scusa e fece l’atto di andarsene, lo fermai dicendogli che io avevo finito e che poteva entrare. Mentre mi stavo scrollando il cazzo, mi accorsi del suo sguardo interessato, quasi bramoso, lasciai che si riempissi gli occhi continuando a sgrullarlo più del dovuto.
Mi chiusi la patta e gli feci segno di accomodarsi, mi accostai al lavandino per sciacquarmi le mani. Lui, esitando appena un attimo, estrasse il cazzo che era in erezione cercando di pisciare, ma il suo stato gli faceva schizzare le piastrelle ai lati del sanitario con un prepotente getto, senza centrarlo. Mi guardò imbarazzato, io ebbi un’accesso di ilarità che sdrammatizzò la situazione, contagiato dalla mia risata rise a sua volta. Mi avvicinai, gli presi in mano il cazzo, bagnandomi le dita con la sua urina, lui non si oppose, non lo fece neanche quando mi inginocchiai ai suoi piedi e gli presi in bocca il cazzo gocciolante che sapeva di sborra rappresa e di piscio fresco. Lo succhiai mentre mi spingeva l’uccello in gola tenendomi la testa, gli feci raggiungere l’orgasmo in pochi minuti. Mi dissetai con la sua sborra che bevvi senza sprecarne una goccia. Io in giovane età avevo altre esperienze bisex con un mio compagno di liceo, lui invece era la prima volta che sborrava nella bocca di un’altro uomo. Dopo essere venuto uscì senza dire niente, ritornando al proprio posto, nell’altro ufficio. A mezzogiorno mangiammo assieme nella saletta dirigenti della mensa aziendale, come se non fosse successo niente. A metà del pomeriggio lo chiamai in ufficio, accesi la spia sopra la porta che indicava di non disturbare e mi avviai verso il bagno, mi inginocchiai sul pavimento, lui senza parlare estrasse il cazzo barzotto, si avvicinò e me lo mise davanti alla bocca, lo annusai a lungo inebriandomi di quell’inedito e afrodisiaco odore, lo imboccai e lo succhiai a lungo con più calma del mattino, gustandomelo bene fino alla sborrata finale mentre lui gemeva e ansimava di piacere. Da quel giorno iniziò il nostro rapporto bisex.
Io da adulto avevo fantasticato spesso di tornare a succhiare un’uomo, ma era solo una fantasia che non avrei mai immaginato che diventasse realtà, e che poi quell’uomo fosse il fratello di mia moglie rendeva la cosa molto più trasgressiva.
La voce di mia suocera mi distolse dai miei ricordi: “Quanta gente!… Meno male che avete preso il posto!” Mi girai a guardarla, lei era in piedi vicinissima a me, indossava un costume intero, di colore azzurro. Io da steso, mi godevo una prospettiva interessante: i miei occhi caddero tra le sue cosce polpose, dove la mutandina era bella gonfia sull’inguine, si intuiva che sotto nascondeva una bella pataccona pelosa, infatti ai lati del castigato intimo sfuggiva qualche pelo ribelle. Sulla pancetta bella prominente, seppur addolcite dal tessuto che la copriva, si notavano delle pieghe adipose, classiche della maggior parte delle donne della sua età.
Le natiche, rilassate e grasse, mostravano evidenti tracce di cellulite.
Le tette da matrona, grosse e piuttosto cadenti, erano sostenute dal supporto del seno che faticava a contenerle, i capezzoli grossi e sporgenti premevano evidenti contro il tessuto. Nell’insieme non posso dire che fosse una bella gnocca, ma quel corpo pingue e volgare, mi attizzava non poco.
Il decorso del tempo che aveva intaccato il suo corpo, era stato più clemente con il viso, ancora fresco nonostante i suoi sessantacinque anni. Solo delle rughe poco profonde le adornano il bel volto, dandogli un’aria vissuta e affascinante. Quando rideva i suoi occhi le si illuminavano radiosi. Dei capelli ancora vaporosi, di un naturale grigio cenere, lunghi fino all’altezza delle spalle, le incorniciavano il volto dallo sguardo solare.
Avevo un debole per le donne anziane, ma non avevo mai avuto particolare attrazione per la mamma di mia moglie, però vederla seminuda, con tutta quella ciccia molle, quelle lardose pieghe, aveva scatenato la mia libidine, avrei voluto affondare la mia faccia tra la sue opime cosce ad annusare quella laida e grassa figona. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso.
Percepii il suo sguardo su di me, intercettai i suoi occhi intelligenti, di un bel colore verde chiaro, mi stava fissando stupita, distolsi immediatamente lo sguardo. Sicuramente aveva indovinato i miei pensieri sconci. Quando, imbarazzato, tornai a guardarla di nuovo, notai un sorrisino divertito sulle sue belle e invitanti labbra carnose, vidi i suoi occhi spostarsi sulla mia erezione, alla vista della mia condizione il suo viso assunse un’espressione languida, quasi di trionfo.
Mia moglie mi aveva raccontato che Norma, questo era il suo nome, era una signora che aveva fatto molti sacrifici nella sua vita: suo marito era rimasto sulla sedia a rotelle già in giovane età per una grave malattia degenerativa. Lei, che era incinta del maschio ed aveva una bimba piccola da allevare, aveva dovuto rimboccarsi le maniche e darsi da fare per portare avanti la famiglia, la pensione di invalidità del marito, era appena sufficiente per pagare le sue costose cure. Ma lei, che voleva dare una vita decorosa ai figli e mettere da parte qualcosa per il loro futuro, si era data da fare. Per anni aveva lavorato duro. Poi una cospicua, quanto inattesa eredità, da parte di un fratello ricchissimo di mio suocero, che era morto in un incidente in Canada una decina di anni fa, aveva cambiato in meglio le sorti di tutta la famiglia. Nello stesso periodo Il marito, non più gestibile in casa, era stato ricoverato in una costosa struttura adatta trattare il nuovo stadio della sua malattia.
Lei, finalmente, aveva potuto rilassarsi e dedicarsi un po anche a se stessa:
Iniziò a rivivere una nuova vita, diede sfogo alla sua passionalità e alla propria indole focosa, passando da un amante all’altro, spesso anche molto più giovani di lei, fregandosene dei giudizi degli altri. Senza per questo dimenticarsi dei figli ormai indipendenti. I quali capivano le esigenze della loro madre ancora relativamente giovane e non si permettevano di giudicare la persona che aveva fatto tanti sacrifici per crescerli.
Lei si stese su un telo mare vicino a Mirella, mia moglie, la quale si tolse la maglietta che indossava senza reggiseno, esponendo le sue belle tette sode al vento!
Lei era più grande di me, io avevo trentasei anni mentre lei ne aveva quarantatré, a me erano sempre piaciute stagionate! Erano sette anni che eravamo sposati e ne ero innamorato come dal primo giorno.
Ci eravamo conosciuti sul lavoro. lei era l’assistente del general manager. Tra di noi si instaurò subito un certo feeling. che sfociò in poco tempo in una fantastica relazione amorosa. Dopo soli sei mesi eravamo sposati e felici!
Lei era molto bella ed io decisamente invidiato. La nostra era un’intesa molto aperta, mi aveva confessato che si faceva scopare dal suo capo, a volte anche in ufficio, io le confessai il mio lato bisex e le raccontai di me e suo fratello e le dissi che se mi fosse capitata qualcuna per cui ne valesse la pena, me la sarei fatta.
Lei acconsentì a patto di poter ricambiare.
Ricordo la prima volta che mi raccontò una sua avventura: la stavo inculando quando iniziò a raccontarmi che quello stesso giorno si era fatta scopare dal suo capo, piegata alla pecorina sulla scrivania del suo ufficio. Quasi le spaccai il culo, eccitato ed infervorato dal suo racconto e al pensiero di quanto fosse troia mia moglie.
Da quel giorno, mentre facevamo sesso, spesso mi raccontava dei suoi incontri clandestini, ravvivando il nostro rapporto con le sue porcate.
Come dicevo lei era molto bella, dimostrava meno dei miei anni: Era bionda naturale, i capelli lunghi che le arrivavano sulla schiena.
Il seno, di una terza abbondante era bello sodo, con dei bei capezzoli puntuti, che sormontavano due larghe aureole rosa. I fianchi stretti si allargavano sul bacino e le conformavano un culo da favola.
Le gambe erano belle slanciate e perfette.
In viso assomigliava molto alla madre, stessi occhi e stesso sorriso solare ed accattivante. Un bel visino serafico, che nascondeva la sua indole da maiala sfrenata.
La guardai mentre era distesa: Il minuscolo tanga nero le penetrava nella fessura della figa, esponendo le grandi labbra e parti di quelle piccole, che sporgendo abbondantemente dalle altre non riuscivano a rimanere completamente celate da quell’inesistente ed inutile indumento!
La guardai fulminandola con uno sguardo di muto rimprovero, dopotutto eravamo li assieme alla sua famiglia, avrebbe dovuto avere un po più di contegno!
Lei mi guardò scocciata e mi disse a voce alta, senza preoccuparsi di non farsi sentire dagli altri: “Guardati attorno!… Guarda quante donne con la figa e le tette all’aria che ci sono!… Mica tutti guarderanno me, ti pare?!” Non replicai, la signora che continuava a sistemarsi la mutandina rise divertita! Io la fulminai con lo sguardo, lei senza scomporsi, continuando a sorridere, spostò la mutandina facendomi vedere la figa, facendomi l’occhiolino. Troia!!
A mezzogiorno mangiammo un panino al chiosco e rientrammo solo nel tardo pomeriggio, belli rosolati dal sole.
Mia suocera si dedicò ai fornelli in vista della cena.
Mauro si spogliò nudo davanti a tutti e andò a farsi la doccia.
Mia moglie si tolse il tanga, lo appoggiò sullo schienale del divano e indossò un cortissimo e leggero prendisole senza intimo. Intanto che attendeva che suo fratello finisse di lavarsi per farlo a propria volta, accese la televisione e si mise a guardare la fine della puntata di un serial che seguiva da tempo.
Io preparai la tavola, ancora con solo il pantaloncino da bagno addosso.
Non riuscivo a staccare gli occhi da mia suocera

Con la scusa che lo spazio tra il tavolo ed i fornelli era poco, sfiorai più volte il culo di Norma con il cazzo, ormai in erezione perenne. Lei dopo un po si rese conto che lo facevo apposta, mi sorrise, senza preoccuparsi della figlia impegnata a guardare la fiction, mi disse a voce alta: “Sei un porco!” Allungò la mano a stringermi l’uccello, trasalii dal piacere. Aggiunse: “Mmm… Che bel cazzone!” Mi abbassò il costume e mi prese in mano il cazzo a pelle, Si girò verso sua figlia, che avendo sentito le sue ultime parole, ci stava guardando interessata e la redarguì, mentre continuava ad accarezzarmi la mazza: “Guarda che me lo scopo sto maiale di marito che ti ritrovi, se continua ad istigarmi con il suo comportamento!!… Prima in spiaggia mi stava facendo una visita ginecologica con gli occhi, il porco!!” Mirella Scoppiò a ridere e le rispose: “Guarda che per me puoi scopartelo anche adesso quel maiale!… Portatelo di là e fatti sbattere!!” La risposta di Norma non si fece attendere: “ Volentieri!… Un bel cazzo giovane non si rifiuta mai!” Trascinandomi per il cazzo, disse: “Vieni dalla mamma cocco” Io risi di gusto mentre lei mi tirava in camera.
Feci per chiudere la porta, lei mi fermò e mi disse: “Lascia stare, qua siamo tutti in famiglia!… Lascia pure aperto” Era proprio una gran vacca!
Mi disse: “Spogliami bel fusto!” Non ci misi molto a toglierle il costume intero, la tremolante e straripante ciccia, apparve in tutta la sua magnificenza, due enormi tette, con dei capezzoli tutti da ciucciare, si adagiavano sulla prominente pancia. La figa pelosa era imprigionata tra due belle coscione arrossate dal sole.
La differenza di tonalità tra la zona protetta dal sole e quella abbronzata, rendeva il suo corpo grasso incredibilmente licenzioso, un fantastico pasticcino alla panna e crema di cioccolato tutto da gustare!
Si stese sul letto a gambe larghe, battè la mano sulla figa e mi ordinò: “Vieni a fare felice la tua suocerina!… Vieni a baciarmi la passera!” Non ebbi bisogno di altri incoraggiamenti, mi fiondai tra le sue cosce, mi soffermai ad ammirare quella fantastica vecchia sorca dalle grosse labbra scure e sporgenti, incorniciata da una folta peluria spruzzata di grigio, mi avvicinai pano, fui investito da un intenso afrore di sudore e umori vaginali dopo una calda giornata in spiaggia, un leggero odore di piscio rendeva più vera quella laida figona.
Passai la lingua lungo tutta quella larga e slabbrata fessura, lappando con bramosa ingordigia la cremina che si era formata all’interno delle piccole labbra in quella calda giornata, quando arrivai alla gonfia clitoride, la presi tra le labbra, succhiandola.
Il sapore dolciastro e la consistenza pastosa delle secrezioni mi mandavano in estasi, mi facevano quasi venire senza toccarmi, quasi sborravo strofinandomi contro il bordo del letto.
Lei urlava senza ritegno il suo piacere, incitandomi con la voce alterata dalla goduria: “Oh..si!… Bravo!… Come lecchi bene! Ti pace la mia bernarda vecchia, vero porco?!”
Le sue gambe si incrociarono sulla schiena tenendomi spinto contro di sé, sulla sua laida passerona odorosa.
Quella puttana ci mise poco a venire, le sue tettoie sobbalzavano sulla pancia mentre sussultava dal piacere, sembrava una scrofa che si dimenava con le tette pendenti.
Nel frattempo che si riprendeva, le accarezzavo piano la clitoride grassa e grinzosa. Ne annusavo l’odore, con la faccia appoggiata ad una coscia,.
La visione oscena del buco aperto e bagnato, della sua patonza, mi stimolò dei licenziosi pensieri, iniziai ad infilare prima tre dita, poi quattro. Il rumoroso sciabordio che producevano le mie dita, quando le muovevo su quella fregna inondata dagli umori era incredibilmente indecente e infinitamente eccitante: “Lei di nuovo pronta a farsi fare di tutto, già di nuovo ansimante per il nuovo piacere, disse: “Mettimela dentro tutta la mano!!… Spaccami la figa!… Aprimi in due!… Ti prego, fallo!” Mi premurai di accontentarla, chiusi la mano a pugno e dopo averla appoggiata davanti al condotto vaginale, spinsi forte. Con mio stupore, la resistenza fu minima, la mia mano venne quasi risucchiata all’interno del suo corpo. Fece forza con i piedi sul letto, inarcandosi verso l’alto, con le gambe aperte. Mi prese il polso della mano che la stava penetrando e la spinse più in dentro su quell’antro che non sembrava avere fondo: “Spingi maiale… Aaah, che bello!… Mi sento tutta piena!… Spingi ancora!” Nonostante i sui incitamenti non spinsi oltre, avevo paura di farle mano, cazzo! Ero dentro di lei con tutta la mano e almeno quindici centimetri di avambraccio!!
Aveva perso il controllo e non capiva più niente, il corpo grasso ancora inarcato, sussultava in maniera spasmodica, urlava il suo nuovo orgasmo con la bocca e gli occhi spalancati, la testa piegata all’indietro. Si capiva che il fisting che stava subendo la faceva godere in maniera incredibilmente intensa.
Quando si calmò estrassi lentamente la mano dalla figa, mentre lei mi manifestava quanto aveva goduto: “E’ stato bellissimo!… Cazzo! Mi hai fatto morire!” Sembrò ricordare qualcosa: “Ma tu non hai ancora goduto!!… Vieni, prendimi come vuoi…Ti lascio fare tutto!” Le chiesi di girarsi sulla pancia, lei rise: “Bravo!… Speravo tanto che tu mie lo chiedessi!” Con qualche difficoltà, si mise prona. Era uno spettacolo! Il culo grasso e cellulitico rimaneva alto, nella posizione della pecorina, senza mettere il classico cuscino sotto al ventre, tanto c’era il suo pancione che serviva all’uopo.
Mi avvicinai quasi esitante, cercando di ritardare il momento, gustandomi ogni attimo prima del compimento dell’atto.
Le allargai le gambe, il copriletto era già bagnato dagli abbondanti umori fuoriusciti dalla fregna, Le misi le mani sulle chiappe aprendole, mi apparse il suo buco del culo scuro, contornato da una zona meno scura che colorava l’area nel mezzo alle due natiche.
Mi abbassai ad annusare, l’afrore di quel culo sporco mi colpì come un pugno allo stomaco. Intrigato da quella intensa puzza di merda mista all’odore di sudore, infilai la lingua a leccare, lappando tutto quello che trovavo nella fessura tra le natiche.
Senti lei che gradiva: “Bravo!… Così, bravo, infilami la lingua su per il culo” Non persi tempo e l'accontentai, il sapore amaro all’interno dell’ano era osceno, ma era proprio la depravazione dell’atto che rendeva tutto così arrappante.
Mi staccai a malincuore dal suo culo, il mio cazzo aveva bisogno di sfogarsi!
Puntai l’uccello su quel licenzioso buco e ci spinsi dentro tutta la verga, senza di nuovo trovare nessuna resistenza. Ebbi la riprova che quella troia era spanata in tutti i buchi!! Chissà quanti cazzi aveva preso nel culo sta vaccona!!
Devo però dire che il suo deretano era molto accogliente e caldo e che lei lo sapeva muovere contro il cazzo in una maniera che denotava una notevole esperienza, sembrava che mi stesse succhiando la verga contraendo l’ano!
Portò le braccia dietro di sé, prendendomi per le natiche, tenendomi spinto contro il culo: “Dai, borrami nel culo!!… Fammi un bel clistere!… Oooh, sì!… Fammelo sentire tutto!!” Gridava fregandosene se la sentivano anche i suoi figli, anzi, sicuramente la sentivano anche quelli degli appartamenti vicini!
Non ci misi molto a venire, sentii il cazzo svuotare nel suo culo tutta la voglia trattenuta a lungo durante tutto il giorno! Gridai il mio piacere assieme al suo, stimolata dalla mia mano che avevo infilato tra le sue gambe, con la quale le sgrillettavo la figa: Le dissi “Che vacca che sei Norma!… Non pensavo che tu fossi così troia!” Lei di rimando mi disse: “Tu non sai ancora quanto io lo sia!” Rise sguaiata: “Te ne accorgerai presto di quanto sia puttana e perversa, mio caro genero!”
Uscii dal suo culo scivolando di lato, un intenso lubrico odore invase la stanza. Mi guardai il cazzo, era ricoperto da una patina di indubbia provenienza. Mia suocera seguì il mio sguardo, senza minimamente imbarazzarsi disse: “Aspetta che sporchiamo tutto.” Mosse il suo giunonico corpo, piegandosi in basso, verso il mio cazzo. Stentavo a credere a quello che stava succedendo, mi prese in bocca l’uccello lordo, succhiandolo per pulirlo deglutendo tutto, passandoci sopra la lingua più volte a lappare con gusto.
Quando fu soddisfatta del risultato, alzò il viso, aveva le labbra sporche come quelle dei bambini dopo aver succhiato un cioccolatino. Se le umettò con la lingua per pulirsele.
Mi sorrise: “Ecco, pulito!” Mi guardò più dolce: “Sei stato fantastico!” Si sporse a baciarmi, non rifiutai il suo bacio neanche quando mi mise la lingua, ancora puzzolente, in bocca! Ricambiai con enfasi, trascinato dalla sua perversione.
Si pulì il culo con il costume che si era tolta: “Poi lo lavo.” Che vacca!!
Ormai fuori era quasi buio.
Mi disse: “Vediamo se quei due hanno preparato qualcosa per cena!” Le risposi con un sorriso e ci dirigemmo nudi in cucina.
Già dal corridoio sentimmo venire dei gemiti dalla zona giorno. Cazzo si stavano scopando tra fratelli!
Mia suocera non sembrava stupita, quando entrammo e vedemmo Mirella che a gambe larghe sul divano, si faceva scopare da Mauro che le era sopra.
Sentii il cazzo imbizzarrirsi per quella peccaminosa e incestuosa scena che mi si parava davanti.
“Beh… Però, potevate anche preparare qualcosa per cena!” Mauro neanche rispose, intento com’era a pistonare sua sorella. Invece Mirella disse: “Troia!… Ti abbiamo sentito urlare fino adesso mentre mio marito ti inculava! Pensiavi che non ci venisse voglia, a sapere che ti stavi facendo fare da tuo genero?! Brutta vacca!!”
Mi girai verso Norma e le dissi: “Ci penso io!”
Mi avvicinai ai due amanti, accarezzai in mezzo alle chiappe Mauro e gli infilai un dito nel culo. Lui emise un sospiro di piacere, l’intensità della sua performance aumentò immediatamente. Mia moglie, sotto di lui, sentendosi penetrare con molto più vigore, gli allacciò la schiena con le gambe ed iniziò ad urlare dalla goduria: “Oh, si!… Così!… Ancora! Dai, ancora!… Cazzo! Mi stai spaccando bastardo!” Mia suocera al mio fianco, a gambe larghe, tenute leggermente piegate e bacino spinto in avanti si sditalinava con una mano, e con l’altra mi teneva in mano il cazzo smanettandolo.
I movimenti di Mauro si fecero più convulsi, venne dentro a sua sorella, mentre io schizzavo una bella sborrata sulle piastrelle, segato da mia suocera, che dopo avermi munto la verga dallo sperma che era rimasto in canna ed essersi lordata le dita se le leccava guardandomi sensuale. Che baldracca!!
Mauro si alzò con il cazzo barzotto ancora gocciolante, Sua sorella indignata e terribilmente eccitata, disse: “Bastardo io non sono venuta, sei un porco!” Lui fece un gesto come dire “non ci posso fare niente” Sentii mia suocera dire: “Lascia faccio io” Praticamente si tuffò tra le cosce a sua figlia a leccare tutta la sborra di suo figlio che le stava uscendo dalla figa.
Io attirato dal cazzo gocciolante di Mauro, mi inginocchiai davanti a lui e imboccai il suo cazzo sporco di sborra maschile e femminile e lo ciucciai pulendolo con dovizia con suo sommo piacere.
Sentii mi moglie venire, portata all’orgasmo dalla vorace lingua di sua madre!
Mi accorsi che avevamo dato spettacolo al condominio che ci fronteggiava, visto che la luce accesa ci rendeva ben visibili.
Nudi come mamma ci aveva fatti, senza preoccuparci di eventuali guardoni, ci sedemmo a tavola a cenare con quello che c’era in frigo di già pronto.
Stanchi, andammo a letto presto.
Mentre mia moglie, come quasi tutte le sere, mi stava succhiando il cazzo sotto alle coperte, come piaceva fare a lei, pensai che non mi sarebbero mancate le belle scopate che facevo con quella maialina di mia madre Giuseppina!
Tra l’altro mi erano giunte voci che da un po di tempo si faceva scopare da mio cognato, il marito di mia sorella Elisa.
scritto il
2025-02-02
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