Se la mamma beve (Racconto di incesto e feticismo)

di
genere
incesti

La neve scendeva in grossi fiocchi. Sulla ripida strada forestale in poco tempo si era creato un bianco e soffice manto di una trentina di centimetri..
Nonostante i pneumatici invernali e le quattro ruote motrici, il grosso fuoristrada tendeva a scivolare nell’affrontare i stretti tornanti in salita.
I fari dell’auto faticavano a penetrare la copiosa nevicata, il vento creava degli ipnotici mulinelli che riflettevano la luce e rendevano ancora più difficoltosa la vista di eventuali ostacoli o semplicemente il bordo stradale.
Maledii i motivi che mi avevano spinto a salire in auto in quella notte da lupi: Mia madre mi aveva telefonato per chiedermi di raggiungerla per passare il capo d’anno con lei, e di non lasciarla sola in quel difficile e fragile momento della sua vita. La sua voce impastata dall’alcol mi aveva fatto capire che era meglio che la raggiungessi il prima possibile.
Telefonai a Valentina la mia ragazza per avvertirla della situazione, per fortuna lei era al corrente degli ultimi avvenimenti e fu comprensiva. Mi disse di non preoccuparmi, che capiva e che lei avrebbe passato l’ultimo dell’anno con la nostra compagnia di amici. Non avevo dubbi che quella troia avrebbe saputo come sopportare la mia assenza, anzi mi sembrava quasi contenta di quell’inconveniente. Mi disse:- “Ti amo amore…. Ciao, buon viaggio caro.” E riattaccò, rimasi come un cretino a guardare lo schermo del telefonino che si disconnetteva. Cazzo! Neanche gli auguri!
Comunque, nonostante tutto, avrei cercato di fare di tutto per riuscire ad essere a casa per fine anno per festeggiare con lei.
Il nostro era un rapporto che difficilmente ci avrebbe portato al matrimonio, tutti e due ogni tanto ci prendevamo dei momenti di aspettativa dal nostro legame. Addirittura, ricordo di una volta che avevamo tutti bevuto, aveva fatto un pompino, ad un nostro comune amico, sul sedile posteriore della mia auto mentre guidavo, Tutto dire!
Comunque avevo tempo, alle porte dei ventidue anni era presto per pensare seriamente al matrimonio.
Perso nei miei pensieri, mi resi conto che ero ormai a pochi chilometri dalla sperduta baita, scansai un giovane abete che si era piegato sulla strada per effetto del peso dell’abbondante coltre bianca, ormai la nevicata si era trasformata in una tormenta.
Mia madre si era da poco separata da mio padre, che aveva fatto presto a rimpiazzarla con un’altra donna. Lei purtroppo ormai da tempo aveva preso a bere per colpa dei loro problemi coniugali, era stata anche in terapia per un po di tempo. Questo era sicuramente stato una delle cause della loro separazione.
Proprio per cercare di superare questi ultimi eventi aveva voluto concedersi una vacanza per le festività di fine anno in quell’ameno e solitario locale che conoscevamo per esserci fermati a mangiare a volte, durante le nostre gite di famiglia, quando il loro rapporto non era ancora allo sfacelo. Mi aveva detto che aveva bisogno di stare un po da sola per pensare e che aveva smesso di bere, cosa che aveva già affermato molte altre volte e che un periodo tra gente che non conosceva la avrebbe aiutata a ritrovare un po di equilibrio e serenità.
Ma, a quanto pare, non sembrava essere stata una grande idea, visto che era partita da sola la vigilia di Natale e già dopo cinque soli giorni mi aveva chiamato chiedendo aiuto! A quanto pareva quei bei propositi erano già miseramente falliti.
Nel buio, in mezzo al turbinio della neve, vidi una tremolante luce che mi avvertiva che ero arrivato, Avanzai piano fino al parcheggio, dove mi stupii di vedere parcheggiate una decina di auto, tra cui scorsi la sagoma della Citroen cactus di mia madre ricoperta dalla neve, evidentemente lei non era l’unica che aveva bisogno di tranquillità.
Scesi dall’auto e preso il bagaglio mi diressi verso la porta della locanda, la temperatura si era abbassata, dei fiocchi di neve gelida, fastidiosamente, si infilavano sul collo della giacca a vento.
Aprii la porta, fui accolto da un piacevole tepore e dall’aroma di cibo, che mi riportò a ricordi della mia infanzia, quando mia nonna cuoceva i piatti dei suoi avi che profumavano di tempi antichi.
Il riverbero delle fiamme dei ciocchi che bruciavano scoppiettanti su un caminetto si proiettavano sul muro, l’intima illuminazione all’interno del locale illuminava una decina di tavoli, di cui circa la metà erano occupati. Il chiacchiericcio di una trentina di commensali, all’interno si fermò per un attimo, mentre quasi tutti si giravano a guardarmi curiosi, poi visto che non ero così interessante ripresero il loro parlottio.
Mi guardai attorno, scorsi mia madre seduta con due avventori su un tavolo d’angolo, mi guardò con gli occhi appannati dall’alcol, mentre rideva in maniera sguaiata. Mi fece un cenno di saluto e mi invitò ad avvicinarmi. i due tipi che erano seduti assieme a lei potevano avere sui sessantacinque, settant’anni, sembravano a loro volta piuttosto alticci.
Mia madre, seduta scomposta sulle ginocchia di uno dei suoi nuovi amici, a gambe aperte lasciava vedere le esigue mutandine di pizzo, velate dalla folta peluria scura che si indovinava in trasparenza. Il vestito sgualcito aveva l’abbottonatura piuttosto aperta. non potei far a meno di notare che si stava lasciando toccare il seno dal tipo che aveva una mano infilata nella sua scollatura.
Bastò una mia occhiata perché il becero togliesse la mano di dosso a mia madre.
I due attempati dongiovanni mi salutarono con un imbarazzato sorriso, io li ignorai.
Sentendosi di troppo e percependo che l’aria era cambiata, si accomiatarono dalla loro lasciva e avvinazzata dama guadagnando velocemente l’uscita.
Lei rise della loro fuga, mentre in piedi, traballante a gambe larghe, con un seno fuori dalla coppa del reggiseno, malamente nascosto dal grembiule, alzava il bicchiere nella loro direzione in un incerto brindisi, portandoselo alle labbra e svuotandolo in un solo sorso, prima che riuscissi a fermarla.
Mi buttò le braccia al collo, le allacciai i fianchi sorreggendola, alzò la faccia verso di me, baciandomi le labbra con la bocca che puzzava di alcool e chissà che altro. Con voce incerta mi disse:-“Oh…. Ecco il mio bambino che è venuto a salvare la sua mamma dagli orchi cattivi!!” Percepii una certa dose di ironia nelle sue parole. Scoppiò a ridere abbandonandosi tra le mie braccia, la feci sedere, facendo attenzione che non finisse per scivolare sotto al tavolo.
Mi avvicinai al bancone del bar del locale, dove una signora sulla sessantina, ancora bella, piuttosto in carne, con una scollatura straripante, con un trucco troppo pesante, mi guardava con compassione mentre mi avvicinavo, le chiesi la chiave della camera di mia madre e le domandai se potevo accompagnarla fino alla sua stanza, mi rispose:-“Certo!… Anzi se vuole può anche fermarsi a dormire con lei, visto che la camera della signora è una matrioniale” Mi porse le chiavi e, con un sorrisino strano, precisò:- “Lei odia dormire da sola!” Avrei voluto farmi spiegare, ma presi le chiavi e la ringraziai.
Tornai da mia madre, il seno che prima si intravedeva solamente, adesso era completamente esposto e pendente. lo presi a coppa con la mano, sentii il suo grosso capezzolo turgido spingere contro il palmo. Mio malgrado senti un certo rimescolio all’inguine causato dal tocco rendendomi conto che probabilmente era eccitata, scacciai quell’insano pensiero e gli rimisi a posto la tetta.
Con una certa difficoltà, attraversai la sala, e aiutai mia madre a salire al piano superiore, sotto gli sguardi indagatori e curiosi di tutti gli avventori della locanda.
La stanza era accogliente e calda, tutta arredata in legno, molto ben inserita nel contesto.
Mia madre si lasciò scivolare sul letto sfatto, supina a gambe e braccia aperte.
La guardai scomposta ed oscena, ma ancora molto bella nonostante i suoi cinquantaquattro anni: I capelli mossi e vaporosi incorniciavano un viso dolce e non ancora rovinato dall’alcolismo, le labbra spesse e seducenti, gli occhi verdi e ammaliatori. Il suo fisico appena appesantito da qualche chilo di troppo che non guastava ad una donna della sua età, pregiato da un paio di seni di una bella quarta abbondante ancora abbastanza piena e poco cadente. Il bacino largo e armonioso, un bel culo a mandolino piacevole alla vista. Delle belle gambe con delle cosce polpose appena intaccate dalla cellulite. Insomma, senza dubbio, una bella gnocca!
Iniziai a metterla comoda per la notte spogliandola. Le tolsi il vestito, mentre lei ridacchiava:- “Cosa vuoi farmi…. Maialino! Vuoi Fotterti la mamma, brutto porco!!… Dai che la mamma ha tanta voglia, ha bisogno di un bel cazzo!!” Rise di nuovo in maniera scomposta. L’alcol la rendeva scurrile, era la prima volta che la sentivo parlare in quella maniera volgare.
La situazione che si era creata, era decisamente licenziosa, mia madre si mostrava come mai l’avevo vista, come una donna disponibile e vogliosa, la trasgressione del momento mi fece eccitare. Mio malgrado, sentii l’erezione prepotente che premeva contro la patta dei pantaloni.
Lei, semi sopita dall’azione delle abbondanti libagioni, con la voce alterata dai fumi dell’alcol, mi chiese di toglierle il reggiseno che la stringeva, mi inginocchiai sul letto e le passai le mani sotto alla schiena a cercare il fermaglio. Mentendo a me stesso, con la scusa di essere più comodo per slacciare l’indumento intimo, le appoggiai la testa sui suoi soffici seni, chiusi gli occhi per gustarmi appieno quel suadente contatto. Cercai il gancetto e lo sganciai, sfilandogli il reggipetto, le sfiorai i capezzoli con le dita, la vidi inarcarsi a cercare di nuovo il contatto e sospirare.
Socchiuse leggermente gli occhi e mi guardò sorridente, con la voce ormai rapita dal torpore, mi disse:- “Ti piace la mamma, vero?…. Guarda che la mamma ti lascia fare se vuoi!” Sentii la sua mano cercarmi il cazzo in erezione e stringerlo, esternai il mio piacere con un gemito di piacere:- “Oooh… Mamma!… Cosa fai?… Oh Dio!!” Bastò quello a farmi quasi venire, poi sentii la sua mano rilassarsi e il suo respiro farsi più regolare, cazzo!!! Si stava addormentando!
La guardai dormire deluso, ma contento che si fosse calmata. Quello che non riusciva a calmarsi ero io! Mi riempii gli occhi del suo corpo: I grossi capezzoli centrati su due larghe e scure aureole spiccavano eretti sui due bei e armoniosi globi. Abbassai lo sguardo, soffermandomi sulla dolce curva dell’inguine, qualche pelo spuntava dal pizzo dell’intimo bianco, che a ben guardarlo non i sembrava più così bianco, infatti un alone più scuro delineava la zona tra le gambe aperte, di colpo mi resi conto dell’odore proveniente dal suo inguine, di cui non mi ero reso conto distratto dalla situazione trasgressiva che si era creata, avvicinai la faccia al sesso per meglio definire quegli odori: Fui investito da un intenso ed eccitante olezzo di secrezioni vaginali, di sudore, di umori femminili, di un penetrante odore di urina, un cocktail assolutamente afrodisiaco impregnava l’indumento, aspirai a pieni polmoni quegli aromi intensi, sfiorando l’intimo con il naso, inebriandomi di quei fantastici effluvi. Passai la lingua sulla parte più odorosa della mutandina saggiandone il sapore leggermente acido e salato.
Credo che mia madre da quando era partita non si fosse più curata della sua igiene o di cambiarsi l’intimo. Mi aprii i pantaloni, mi presi in mano il cazzo e me lo menai mentre continuavo a bearmi di quei sapori e odori che invece di schifarmi mi eccitavano fuori misura.
Gli abbassai la mutandina e cercando di non svegliarla gliela sfilai, Guardai il sesso che mi aveva generato: La figa aveva un pelo molto folto, lungo e arricciolato sulla fessura, che però non riusciva a nascondere la grossa clitoride scura con il prominente glande umido e raggrinzito, le piccole labbra, spesse e grinzose, sporgevano lunghe da quelle esterne, le allargai e avvicinai nuovamente il naso ad annusare ancora quella grossa e laida bernarda matura, tra le sue pieghe scorsi la cremina bianca che era la principale fonte degli odori che mi stavano per fare sborrare mentre mi segavo, chiusi gli occhi e penetrai quel frutto maturo con la lingua per gustarne la linfa, all’interno era bagnata e scivolosa, pregna di un sapore acre e dolciastro, vagamente ricordava l’afrore di altre femmine che avevo assaggiato, ma nessuna aveva un sapore così intenso e afrodisiaco…. Cosi sporco, così osceno!! Leccai tutto con golosa bramosia. Sentii le labbra gonfiarsi, la clitoride uscire dal suo cappuccio, mia madre si stava eccitando nel sonno! Sentii il suo sesso palpitare e farsi più liquido, adesso potevo sentire l’odore della sua eccitazione.
Il bacino si inarcava piano verso l’alto, il suo respiro si fece sempre più corto e frequente, un impercettibile gemito di piacere mi confermò che stava godendo, temevo che si svegliasse, ma ero troppo eccitato per smettere. La sentii irrigidirsi e tremare, degli spasmi la fecero sussultare. Probabilmente era venuta mentre dormiva.
Non smisi di leccare quella sudicia figa matura, il mio fare mi portò in breve al massimo del piacere, alzai la testa a guardare mia madre, era bellissima, il suo viso disteso ed un leggero russare mi tranquillizzarono, il sonno era tornato ad impossessi di lei. Le belle, invitanti labbra, leggermente dischiuse, sembravano bramare il mio orgasmo. Mi spostai, sfiorando con il cazzo la sua bocca mentre mi masturbavo. Mentre sentivo la sborra montare, forzai le sue labbra con il glande, la mia crema gliele imbrattò, scendendo lungo il mento, fino sul collo.
Lei, anche se pur addormentata, infastidita, o forse inconsciamente conscia, lambì le labbra nel sonno con la lingua, a raccogliere il mio lattiginoso seme, la vidi ingoiare e saggiare la mia calda crema e cercarne altra con evidente e avido desiderio. Per un attimo tremai al pensiero che si svegliasse e si rendesse conto di quello che era successo, invece si addormentò di nuovo profondamente, girandosi su un fianco.
Adesso che ero venuto e il livello della mia libido si era notevolmente abbassato, ritornato nuovamente in me, mi resi conto di quello che avevo fatto. Mi guardai il cazzo barzotto, ancora umido della mia eiaculazione, me lo pulii nervosamente con il lenzuolo, mentre pensavo a cosa fare: Dovevo rimettere in ordine, cancellare le tracce di quello che era successo. Per prima cosa, con una certa difficoltà e con il timore di svegliarla, le rimisi le mutande, per fortuna l’alcol, ancora in circolo, la faceva dormire della grossa. Le detersi il volto bagnato con un fazzoletto di carta, che smaltii nel wc
La spostai più in alto sul letto e la coprii. Sembrava una bambina indifesa ed io mi sentivo un orco. Sentii il mio cuore gonfiarsi di tenerezza, le diedi un bacio sulle guance, quasi a cercare il suo perdono, puzzava intensamente di sperma.
Mi spogliai restando con i boxer, mi infilai sotto le coperte al suo fianco, La cinsi con un braccio, involontariamente la mia mano si posò sul suo seno, sentii il suo capezzolo sfiorarmi le dita. Avvertii il cazzo rispondere immediatamente a quel tocco, ritirai il braccio immediatamente come se avessi toccato qualcosa che ustionava. Mi girai dandole la schiena, mi sentivo in colpa, mi sentivo un degenerato per le reazioni del mio corpo a quella involontaria carezza.
Ci misi molto ad addormentarmi, nonostante la stanchezza dormii male, di un sonno agitato per tutta la notte.
Il mattino mi svegliai stanco, mia madre dormiva ancora, il suo respiro era tranquillo e sereno, probabilmente durante la notte aveva smaltito la sbornia della sera prima.
Feci una veloce toilette e scesi di sotto a farmi dare la colazione da portare in camera.
Svegliai mia mamma con un bacio, mentre le accarezzavo piano i capelli. Aprì gli occhi, mi guardò stranita, e poi saltò a sedere sul letto con un balzo, con gli occhi spalancati mi chiese:- “Ma cosa ci fai qua?… Quando sei arrivato?” Poi accorgendosi del seno scoperto, si tirò addosso il lenzuolo con un verso di disappunto. Poi disse:- “Ma sono nuda!!!… Mi hai spogliato tu?…Dai spiegami!”
Risi del suo imbarazzo e del suo stupore, evidentemente non si ricordava niente della sera prima…. Meno male!
Poi si prese la testa tra le mani e lamentandosi, sbottò:- “ Cazzo!… Mi gira ancora la testa, mi sa che ieri sera ho esagerato!… Raccontami… sù!”
Le spiegai tutto con calma, lei si coprì il viso con il lenzuolo per la vergogna con un tenero e dolce vezzo. La abbracciai e le dissi che di non preoccuparsi. Si scoprì gli occhi stupendi e birichini:- “Mi hai vista nuda,,, Vero?… Oddio sono grassa e brutta!” Scoppiai a ridere per il fatto che non fosse imbarazzata per il fatto di essere stata vista nuda, ma per una sorta di civetteria femminile, la rassicurai:- “Mamma tu sei bellissima e non sei affatto grassa” Poi ridendo gli dissi:- “E’ perché sei mia madre, altrimenti ci farei un pensierino” Rise della mia battuta, poi con un gesto plateale, si scoprì completamente e spiegò il suo gesto:- “Sei un giovane adulatore bugiardo, però ti meriti un premio per i tuoi complimenti, riempiti gli occhi monello e passami il reggiseno che mi vesto, tanto quello che dovevi vedere l’hai già visto!!”
Restai spiazzato davanti a tanta lasciva intraprendenza, non si era mai comportata così, era sempre stata molto pudica, solo qualche volta l’avevo casualmente vista in intimo.
Sentii il cazzo reagire a quell’ostentata dimostrazione di impudicizia, diventando turgido all’istante, sicuramente l’erezione si notava.
Le porsi il reggiseno, vidi i suoi occhi soffermarsi sulla mia patta gonfia, dove si intravedeva la forma del cazzo duro, la vidi soffocare un sorriso divertito.
Indicando le minuscole mutandine che indossava, le dissi:- “Scusa se mi permetto mamma, forse è meglio che te le cambi, non mi sembrano molto pulite!” Lei sorrise per niente imbarazzata:- “Dici?” Si infilò i pollici sull’elastico e si sfilò il minuscolo indumento, lo prese e se lo portò al naso, fece una smorfia:- “Si!… Credo che ce ne sia bisogno” Poi lanciandomelo, provocatoriamente mi chiese:- “A te cosa sembra?… Annusa!!” Voleva giocare? E allora giochiamo! Raccogliendo la sua sfida mi portai le mutande lerce al naso e odorai rumorosamente. Mi guardò incredula, poi scoppiando a ridere, disse:- “Ho proprio un figlio porco!!” Poi chiese:-“Puzzano?” Mi presi il tempo di pensare alla risposta:- “Odorano di figa vissuta e matura mamma!…. Il più buon odore che ci sia. Il tuo odore!!” Mi guardò con finta riprovazione e mi rispose:- “Sei un figlio degenerato!” Si diresse verso il bagno, sculettando nuda, si girò a guardare l’effetto che gli facevo e con il sorriso birichino in volto, mi rimproverò:- “Maiale screanzato, dovresti girarti dall’altra parte e non stare lì a guardare la mamma nuda!… E’ una cosa che non si fa!” Scoppiai a ridere mentre entrava in bagno chiudendosi la porta alle spalle.
Quando uscì dalla toilette era già truccata, si rivestì: Indossò un paio di collant molto trasparenti senza mutande perché si era dimenticata di mettere in valigia quelle di ricambio, finì di vestirsi con gonna sopra al ginocchio e camicetta, terminò il suo abbigliamento con un maglioncino e cappotto.
Scendemmo al bar. Dietro al bancone un giovane ragazzo stava riempendo il cestello della lavastoviglie, mi guardò curioso e sorrise a mia madre riconoscendola e le chiese:- “Il solito?” Mia mamma assentì e ringraziò ricambiando il suo sorriso con un calore che giudicai eccessivo. Il giovane barista si rivolse a me chiedendo cosa prendevo, optai per un caffè macchiato, gentilmente ci invitò ad accomodarci.
Ci sedemmo, mamma incrociò le gambe mettendo abbondantemente in mostra le belle cosce formose a favore dei mattinieri avventori del bar che non si fecero scrupolo ad ammirare con interesse la sua esibizione.
Con mio stupore il barista posò sul nostro tavolo, oltre al caffè un bicchierino con una bella porzione di un qualche superalcolico e si rivolse a mia madre con un confidente:- “ Per te carissima!” Guardai la mia genitrice con stupore, lei approfittò del mio momento di perplessità, per trangugiare tutto d’un fiato il contenuto del bicchiere:- “Ma mamma!!! Già di primo mattino?… Non ti sembra di esagerare!?” Rise leggermente imbarazzata:- “E dai amore sono le feste di Natale, bisogna festeggiare!” Lasciai perdere, sorseggiai il mio caffè con calma, mentre mamma scambiava languidi sguardi con il ragazzo del bar, il che mi fece intuire con un pizzico di gelosia, che la loro conoscenza forse maggiore di quanto volessero far intendere.
Pagai quello che avevamo preso al bar e poi, con una certa soddisfazione, avvertii che avrei passato lì il capodanno, con mia madre. Lui disse che non c’erano problemi, ma la sua espressione tradiva il suo disappunto.
Uscimmo nella mattina gelida, cercando di non scivolare sulla neve ghiacciata, arrancando verso l’auto nel parcheggio.
Misi in moto e azionai le resistenze per sbrinare vetri e specchietti retrovisori che erano ricoperti dal ghiaccio.
L’auto mi segnalava che fuori c’erano undici gradi sotto lo zero.
Avviai piano l’auto per non scivolare sul fondo ghiacciato della stradina montana, lo spazzaneve passato al mattino aveva spinto la neve sul bordo della careggiata e l’aveva cosparsa di sale, che però non aveva ancora iniziato la reazione chimica per sciogliere il ghiaccio.
Mia madre voleva che la accompagnassi, prima a fare shopping nei negozietti della sottostante cittadina e che poi, all’ora di pranzo, ci fermassimo in un caratteristico ristorantino locale, di nostra conoscenza, che faceva un’ottima tagliata di Cervo, accompagnata da buonissimi porcini grigliati sulla carbonella, che a lei piacevano molto.
Durante il percorso in auto la gonna di mia madre salì di molto sulle cosce, dovevo rimanere concentrato sulla guida, ma non era semplice e poi sapere che sotto non aveva l’intimo mi faceva impazzire, avevo il cazzo che mi stava esplodendo nelle mutande.
Mi fermai ad una stazione di rifornimento a fare carburante, il benzinaio si avvicinò al finestrino e mi chiese quanto volevo fare. intanto sbirciava le cosce della mia accompagnatrice, sempre più scoperte. Intanto che la pompa faceva il pieno si avvicinò al finestrino dalla parte di mamma e mi chiese se poteva pulire il cristallo. Prese la spugna pulivetro ed iniziò l’opera di pulizie con molta calma, senza mai staccare gli occhi tra le gambe di mia madre. Lei aprì le cosce intanto che chiacchierava con me, fingendo di non accorgersi dell’interesse del tipo per la sua esibizione.
Sentii la pistola del carburante scattare, il nostro lavavetri si preoccupò di pulire bene il cristallo, prima di toglierla dal serbatoio con molta calma, voleva godersi ancora per un po la vista della bella figona matura e pelosa appena velata dal trasparentissimo collant di mia madre. Quando fu il momento di pagare, lei disse:- “Non dargli la mancia, ho già fatto io” Scoppiai a ridere divertito della sua ironica battuta, ma quella sua performance a favore del benzinaio mi aveva ulteriormente eccitato e probabilmente aveva eccitato anche lei visto che l’abitacolo dell’auto era pregna dell’odore di eccitazione femminile.
Appena arrivati nel centro abitato, dopo aver parcheggiato l’auto, mia mamma mi disse che aveva bisogno del bagno. Entrammo in un bar ordinai un aperitivo per me e un stravecchio per mia madre intanto che la aspettavo, non osavo rivelarlo neanche a me ma avevo deciso di ubriacare quella troia, per approfittare nuovamente di lei! Quando uscì e vide il liquore mi sorrise, lo trangugiò di nuovo tutto d’un fiato, ne ordinai un altro, lei mi guardò stupita, poi intuendo il motivo, mi guardò e con un sensuale sorriso, mi disse:- “Sei proprio un porco!!” E trangugiò la nuova porzione di liquore.
Entrammo in un negozio di scarpe dove diede spettacolo provando varie calzature, sotto lo sguardo indignato delle signore e quello molto meno indignato dei pochi clienti maschi e dei commessi.
Usciti da li e dopo un’altra capatina al bar per altre due porzioni di superalcolico, entrammo in un negozio di intimo, lei ormai era malferma sulle gambe e rideva in continuazione. Mentre girava per il negozio a guardare le chiesi se potevo scegliere della biancheria intima per lei. Mi guardò incerta, mi disse:- “Guarda che la mamma non è ancora abbastanza ubriaca per cadere nei tuoi tranelli!” Poi con un accattivante e civettuolo sorriso mi disse:- “Ma se il mio bambino mi da un bacio, potrei anche acconsentire!” Si protese verso di me, la abbracciai, lei mi si aggrappò addosso per non cadere, allungo il viso per cercare le mie labbra per un casto bacio a fior di labbra, fui diplomatico e ricambiai a stampo, ma quando sentii la sua lingua lambirmi le labbra persi ogni remora e la baciai limonandola con fervore. Il suo alito che sapeva di alcol, la sua arrendevolezza e la sua mancanza di freni inibitori, mi eccitavano oltre ogni limite. Lei con una gamba allacciò le mie, appoggiando il ventre contro la mia erezione. Feci scivolare una mano verso il suo culo, lei mi fermò e mi disse:- “No!… Devi aspettare, non sono ancora abbastanza ubriaca!” Rise della sua battuta in maniera sguaiata. Mi guardai attorno, in quel momento nel negozio c’erano solo donne, del resto vendevano solo intimo femminile, alcune esponenti del gentil sesso erano poco lontane da noi che guardavano la merce esposta, sbirciando curiose e forse un po gelose dalla nostra parte, dove una matura signora si stava intrattenendo con un giovane e aitante giovanotto.
Scelsi alcune minuscoli perizomi ed alcune autoreggenti per mamma, li pagammo ed uscimmo dal negozio.
Ormai era ora di pranzo, raggiungemmo il ristorante a piedi. Ci sedemmo al tavolo d’angolo che ci avevano riservato, in attesa di ordinare. Era presto, nella saletta non c’era ancora nessuno. La location era stupenda: Il locale era stato ricavato su un antica costruzione medievale, il soffitto della saletta era sostenuto da arcate portanti in sasso, caratteristiche dell’architetture dell’epoca.
Mi accorsi che la gonna di mamma era salita ormai oltre il lecito, le sue rumorose e scomposte risate, assieme ai suoi continui movimenti sulla sedia l’avevano fatta salire quasi fino all’inguine.
Io seduto al suo fianco potevo godermi la vista della sua bella passera pelosa, completamente esposta alla mia vista, seppur velata dall’intimo. Lei seguì il mio sguardo, guardandomi con un torbido e seducente sorriso, mi disse:- “Ti piace la mia pagnottina vero? Poi, provocante, aggiunse:- “Se bevo ancora un po, perdo ogni freno e allora ti lascio divertire come stanotte!!” Restai di sasso!!… Aveva finto come la più brava delle attrici! La guardai sgomento, lei rise del mio stupore:- “Ti è piaciuto sollazzarti con la mamma ubriaca, vero maialino? Pensavi davvero che non mi fossi accorta di niente?… Non ricordo tutto, ma abbastanza per capire cosa è successo!” Poi piegò una gamba di lato, allargando completamente le cosce, potevo vedere le sue labbra gonfie, che si vedevano bene schiacciate contro il trasparente collant senza cuciture:- “Ti piace?… Certo che se al tuo posto ci fosse Dennis, il figlio della locandiera, a quest’ora mi sarebbe già saltato addosso!” Mi prese una mano e se la infilò tra le gambe:- “Tocca dai… Fai godere un po la tua dolce mammina!” Persi la testa, nonostante ci fosse il rischio che entrasse qualcuno, salii con le mani sul ventre, a cercare l’elastico dei collant e infilai la mano sotto al sottile indumento, sospirai di lussuria quando la mia mano incontrò il suo pelo, spinsi le mie dita a esplorare la fessura bagnata, le piccole labbra rese viscide dalla sua voglia mi scivolavano tra le dita. Lei mi prese il braccio, spingendomi a muoverlo avanti e indietro per farsi fare un ditalino, sentivo il suo bacino spingere contro la mia mano che la stava frugando. La sentii sospirare, gemere sommessamente a occhi chiusi, appoggiata al muro con la schiena. La tirai verso di me e la baciai con bramosa passione, ci succhiammo le labbra e la lingua a vicenda. scesi con le labbra sul suo collo, mentre la sentivo sussultare e sospirare per l’orgasmo che le stavo provocando con i miei palleggiamenti. Mi sfuggirono delle parole dette sommessamente, in quel momento di intensa libidine:- “Troia!…Sei una grandissima troia!… Una lurida puttana!! Lei sospirò mentre finiva di venire, sentii la sua voce roca e carica di lussuria:- “Dimmelo ancora!!… Dimmi che sono una troia!… Cazzo, che vacca che sono!… Mi lascio fottere anche da mio figlio!!”
Qualche colpo di tosse di circostanza ci riportò indietro da quel turbine di concupiscenza che ci aveva travolti. Ci ricomponemmo frettolosamente, sbirciai verso mia madre che aveva la gonna completamente sollevata, tirai la balza della tovaglia a coprire le sue nudità, Lei rise scompostamente in preda ai fumi dell’alcol. Rivolta alla cameriera, che era entrata senza che noi ci accorgessimo di niente, disse:- “Ci scusi, mio figlio mi stava coccolando, non è vero Silvano?” Divenni rosso come un peperone, se prima ne aveva solo il sospetto, con quella frase, mia madre, gli aveva praticamente confermato che eravamo una coppia incestuosa!
Lei rise educatamente e con voce neutra, ci chiese con cortesia se eravamo pronti per ordinare.
Assieme al cibo mia madre chiese che le venisse servito anche una, bottiglia di Cabernet Sauvignon. Io optai per un mezzo di acqua gasata, visto che dopo dovevo guidare.
Quando la ragazza, piuttosto carina, uscì dalla saletta, lei scoppiò a ridere, coinvolgendomi in quel momento di nervosa ilarità, mi chiese:- “Dici che mi ha visto la passera?” Mi chiesi se scherzasse, le risposi:- “Direi!!” Lei rise e lasciva e con voce impastata, asserì:- “Mi piace farla vedere!… Voglio farmi fottere da tutti quanti quelli che mi vogliono!“ Si avvicinò e mi baciò con affamata fregola, aggiunse:- “Voglio festeggiare come si deve il nuovo anno e tu mi aiuterai, amore di mamma!”
Mi appoggiò la mano sulla patta e mi strinse il cazzo facendomi sussultare dal piacere, sentivo che non mi mancava tanto per sborrare, lei mosse la mano masturbandomi da sopra i pantaloni. Mi portai la mano con cui l’avevo toccata al naso, l’odore di piscia, figa sudata e umori femminili era decisamente intenso. La guardai confuso, mentre continuava a toccarmi:- “Ma stamattina non ti sei lavata la passera?” Mi guardò con aria stupita e come se fosse la cosa più ovvia mi rispose:- “ Ma come scusa!… Ho notato che l’avevi apprezzata così com’era, che ho pensato di farti cosa gradita a non lavarla!” Ringhiai eccitato:- “Mamma sei una gran porcella!” Lei rise contenta.
La bella cameriera di prima entrò nella saletta con il primo piatto di gnocchi di zucca ai semi di papavero, disposti su un vassoio trasportato su di un carrellino, cosparse la pietanza con una leggera spolverata di zucchero di canna, la irrorò con del brandy che incendiò, ci servì la pietanza mentre ancora l’alcol stava bruciando.
Mia madre con noncuranza continuava a masturbarmi, muovendo piano la mano nascosta dalla tovaglia. Sicuramente la ragazza, testimone del dissoluto spettacolo di poco prima, intuiva quello che stava succedendo sotto al tavolo.
Nonostante la presenza della cameriera, sentii la sborra montare, venni nelle mutande mentre lei versava il vino a mia madre, cercai di rimanere impassibile, ma istintivamente chiusi gli occhi e dovetti tossicchiare per nascondere il fatto che stavo godendo. Lei capì e prima di andarsene, cercando il mio sguardo, disse maliziosamente:- “Spero che il signore sia stato contento del servizio” Mi strizzò l’occhio prima di allontanarsi.
Prima di mangiare, andai in bagno a ripulirmi, mi spogliai e buttai le mutande inzaccherate di sborra nel cestino, mi rimisi i pantaloni senza l’intimo, che per fortuna erano di colore scuro e solo un occhio attento avrebbe potuto notare la macchia umida all’altezza della patta. Ritornai al tavolo a consumare il mio pasto.
Entrarono altri clienti che si accomodarono poco lontano da noi, cercavano di non sbirciare dalla nostra parte, dove mia madre continuava a ridere in modo smodato, palesemente ubriaca.
Gustammo con calma l’ottimo cibo che ci era stato servito.
Mia madre continuava a bere, ma quello che stava mangiando la aiutava ad assorbire parte dell’alcol.
La ragazza ci servì il secondo di carne con contorno di funghi, sempre servito in maniera plateale, dal carrello.
Il cibo stava aiutando significativamente la mia bella commensale ubriaca, infatti sembrava aver smaltito buona parte dell’alcol ingerito.
Lei ordinò anche il dessert, che degustò con evidente golosità.
Quando uscimmo dal suggestivo locale, aveva ripreso a nevicare.
Ci avviammo verso l’auto, mia madre camminava sostenendosi a me, nonostante l’abbondante pranzo, era ancora leggermente traballante sulle gambe.
Guidai piano sulla strada innevata.
Lei, in auto, si abbassò i collant fino ai piedi, divaricò le cosce e mi chiese di toccarla, puntualizzò:- Cazzo!… Non so cosa mi succeda, ho sempre voglia… Sto diventando una ninfomane, tra poco mi faccio scopare anche dai cani!!” Non ebbi difficoltà a trovare la grossa clitoride in mezzo al folto pelo, l’intenso odore che si sprigionava dalla sua figa in calore invase l’abitacolo, Quell’odore mi inebriava.
Posò una mano sulla mia, che la stava palpando e mi impresse il movimento che più le dava piacere, con l’altra mano si scoprì un seno, lo sollevò verso l’alto e inclinando la testa verso basso, si portò alla bocca il capezzolo, suggendolo e stimolandolo con la lingua: Era una scena di una lascivia assurda, era quasi impossibile concentrarsi sulla guida, infatti, non resistetti a lungo, appena trovai uno slargo sulla strada, fermai l’auto, mi fiondai con la faccia tra le sue cosce, a leccare quella laida figa che puzzava incredibilmente, il pelo era impregnato di piscio che si era asciugato sulle mutande, in effetti, quella troia alcolizzata, era quasi una settimana che non toccava l’acqua, i continui umori secreti dalle ghiandole vaginali, associati al sudore, si erano rappresi, formando una cremina che si era depositata tra le pieghe delle piccole labbra.
Leccai avido, cercando con la punta della lingua quella pastosa e oscena sostanza dal sapore dall’odore così intenso.
Mia madre urlava il suo piacere, bestemmiava come una baccante e mi incitava a leccarla tutta, ripulendola dallo smegma.
Mi disse:- “Pulisci tutto!… Ripuliscimi dagli avanzi di quelli che mi hanno montata nei giorni scorsi!… Lecca bene, porco!” A quelle parole capitolai, non ci potevo credere! Quella lurida vacca mi stava facendo leccare la sborra dei suoi recenti amanti, venni di nuovo nei pantaloni, senza neanche toccarmi, continuando a mangiarle la figa con rinnovata ingordigia.
Urlai mentre stavo ancora eiaculando, mentre gli dicevo che era una puttana incestuosa.
Sentii il mio piacere unirsi al suo in un doppio orgasmo. Venimmo simultaneamente, stimolati l’uno dal godimento dell’altro.
Ci riprendemmo, ansimanti, da quei momenti di intensa libidine, da quel turbine dei sensi, che se pur condensato in pochi e lussuriosi attimi, ci aveva dato un sconvolgente piacere.
Mi aprii i pantaloni per ripulirmi dal disastro che avevo combinato, i calzoni erano tutti inzaccherati all’altezza della patta. Il cazzo riluceva di sperma, che ancora colava lungo l’asta. Chiesi mia madre un fazzoletto per asciugarmi. Lei mi disse:-“Lascia faccio io” Naturalmente non usò il fazzoletto! Si piegò tra le mie cosce e mi ciucciò il cazzo, ripulendolo dai lattiginosi residui che lo lordavano. Dalla foga e dalla passione con cui lappava dimostrava, senza dubbio, di essere una buona un’estimatrice di quella pratica.
Non c’erano dubbi sul fatto che lei era notevolmente cambiata nell’ultimo anno, per quel poco che sapevo della vita di coppia dei miei genitori, mia madre non era mai stata un tipo particolarmente passionale o focoso. invece in questi ultimi tempi era passata da un amante all’altro, scopando a destra e manca.
Mi resi conto in quel momento che la colpa di quel tracollo, era anche mia e di mia sorella, che la avevamo lasciata sola, che non avevamo percepito il suo bisogno di aiuto.
Ma gli eventi degli ultimi due giorni, mi avevano mostrato mia madre come non l’avevo mai conosciuta, con un impeto sessuale irrefrenabile, una troia come poche ne avevano conosciute, con una voglie irrefrenabile di cazzo…. Certo volevo aiutarla, ma non riuscivo a togliermela dalla testa, volevo scoparla a tutti i costi! E poi era quello che voleva anche lei.
Mia madre che alzava la testa dopo avermi ripulito l’uccello, mi distolse dai miei pensieri, vederla sorridente, mentre si leccava le labbra bagnate dalla mia sborra, mi fece perdere ogni riserbo, la baciai infilandole la lingua in bocca, assaggiando gli avanzi del mio orgasmo.
Lei mi chiese di aspettare un attimo prima di ripartire, si tolse i collant, ancora arrotolati in fondo ai piedi. Uscì dall’auto malferma sulle gambe, si girò verso di me e mi disse:- “Devo pisciare” Si alzò la gonna sul davanti, allargò e flettè leggermente le gambe, spingendo in avanti il bacino. In quella posizione oscena vidi scaturire dalla sua bellissima sorca lurida e pelosa, un prepotente getto di biondo liquido fumante, che andò ad ingiallire il candido manto nevoso, formando dei solchi sulla neve tra le sue gambe. Un paio di auto passarono in senso contrario, strombazzando, lei finì di urinare, ridacchiando, senza scomporsi.
Lasciò andare la gonna con la figa ancora gocciolante e salì in auto.
Si girò verso di me e guardandomi in maniera civettuola disse:- “Piaciuto lo spettacolo?” La guardai allupato, le infilai le mani tra le gambe, le mie dita si bagnarono della piscia che irrorava il pelo, me le portai al naso e me le leccai. L’odore intenso, il sapore acre e salato di quel succo di figa mi inebriò, i feromoni contenuti in quel liquido speziato, informavano i miei ricettori olfattivi della sua disponibilità, del fatto che avevo davanti una femmina in calore!
Mi rimisi alla guida, la neve fresca che continuava a cadere, rendeva il fondo stradale scivoloso e ciò mi consigliava una guida prudente.
Ci volle quasi un’ora per raggiungere la locanda.
Mia madre, non ancora del tutto sobria, uscì traballante sulle gambe, si lamentò per il freddo. Il capotto era lungo, ma l’assenza dei collant si faceva decisamente sentire.
Entrammo nella locanda, mi tolsi la giacca a vento e la tenni piegata davanti a nascondere le evidenti macchie sui pantaloni. Nel locale, c’era un solo tavolo occupato e al bancone bar non c’era nessuno, mia mamma attraversò la sala e si diresse verso la cucina, ci entrò spingendo la porta a molla senza bussare, la sentii dire:- “Ciao Cesira… Amore non c’è nessuno al bar!” La signora si girò, aveva addosso un grembiule da lavoro, abbondantemente aperto su due grasse coscione, l’abbottonatura sul seno sembrava voler esplodere sotto la pressione di due grosse tettone flaccide. Un bel sorriso le illuminò il volto quando la vide:- “Ciao bella gnocca!!… Non hai ancora bevuto abbastanza oggi Mirella?” Scoppiarono a ridere entrambe, mia madre replicò:- “Non ancora, ma abbastanza per limonata, porcina!”
Mia madre le si avvicinò e la baciò in bocca, la procace locandiera mi guardò imbarazzata, mentre io guardavo loro due sbigottito. Leggermente contrita, disse:- “Cazzo… Mirella… Ma davanti a tuo figlio?!” Mia madre rise in una maniera sguaiata, che tradì il fatto che era ancora sotto l’effetto dell’alcool e rispose allo sdegno di Cesira:- “Non preoccuparti di lui, non mi ha ancora scopata, ma si è preso un abbondante anticipo!” La battuta fece ridere Cesira.
Lei, che non sembrava per niente scossa o stupita dalla notizia, si rivolse a me:- “Ma allora è tuo l’odore di sborra che ha sulle labbra questa troia!” La guardai assentendo con la gola secca dallo sgomento. Cazzo!… Ma anche le donne?!… Quella puttana si fotteva anche le donne?!
Cesira si avviò verso il bar seguita da noi.
Ci chiese cosa prendevamo, Mia mamma optò per il solito brandy, io le chiesi di servirmi un balantine’s con ghiaccio, di solito non bevevo superalcolici, ma ne avevo decisamente bisogno!
Entrarono altri clienti e Cesira si dedicò a loro.
Mi girai verso mia madre e la rimproverai bonariamente:- “Ma, mamma!… Anche una donna!?… Ma che ti sta succedendo!!?” Mia madre mi guardò mentre sorseggiava tranquilla il suo liquore:- “Ma scusa Silvano!… Mi sentivo sola, dai!!… E poi lei e suo figlio sono stati casi gentili!” Cazzo!!… Ero sempre più sbigottito!! Avevo capito bene?… Lei e suo figlio!!? Non ci potevo credere!
Avvertii il cazzo impennarsi: Quelle ultime circostanze mi rendevano conscio in quale baratro stava cadendo mia madre, e che ci stava trascinando anche me! Ma sinceramente in quel momento, quel baratro, quel luogo di perdizione e lussuria, mi sembrava il posto più paradisiaco dove potevo cadere.
Baciai mia madre in bocca, cercando la sua lingua, mischiando il mio whisky con il suo brandy. Le infilai le mani in mezzo alle gambe, infischiandomi dei presenti.
Era tutta bagnata e partecipava spalancando le gambe.
Sentii la voce di Cesira alle mie spalle:- “Andate su in camera, che tra poco arrivano Adriano e la cuoca a darmi il cambio, che poi vi raggiungo!” Si abbassò su di me e mi baciò slinguandomi con passione aggiunse:- “Dai maialini… Andate a scaldare il letto!!”
Adriano ed Elisa erano due dipendenti che lavoravano da metà pomeriggio fino alla chiusura e a volte sostituivano i proprietari, quando questo era necessario.
Salimmo al piano superiore. Sulla scala dovevo sorreggerla per il rischio che lei, anche se non più così ubriaca, inciampasse.
Il tepore della accogliente camera ci avvolse confortevolmente. Lei si spogliò del cappotto e si tuffò sul letto a pancia in giù:- “ Ah… Che bello, finalmente… Come si sta bene qua!” Nel salto, la gonna era si era sollevata volando sulla schiena scoprendole buona parte del sedere. Si girò sorridendo, guardandomi divertita:- “Com’è il mio culo, ti piace?… Hai apprezzato tutto della tua mammina, ma neanche una parola sul mio culo!” Scoppiai a ridere e replicai:- “Hai ragione, per quello che vedo non è niente male. Ma per valutare bene, forse dovrei avvicinarmi di più!” Lei mi provocò:- “Beh cosa aspetti?… Dai… Mica ti mangia!!” Non persi tempo, le allargai le gambe, mentre lei rideva divertita, le sollevai la gonna, scoprendole completamente il sedere, le allargai le chiappe, apparve la rosetta scura e grinzosa dell’ano, alcuni peli scuri e arricciati lo contornavano. Nel momento in cui le avevo allargato le natiche si era sprigionato un intenso odore di culo non propriamente pulito, ma che mi attraeva in maniera oscena. Esitai solo un attimo prima di affondare la lingua in quella laida fessura, il sapore acido del sudore e quello leggermente acre e dolciastra dei secreti anali, mi spinse a leccare più in profondità nell’ano, stimolato dai mugolii di piacere della mia amante, che, per meglio offrirsi, inarcò il bacino verso l’alto. La sentii biascicare:- “Scopami, adesso scopami… Voglio il tuo cazzo, vienimi sopra… Oh Dio… Mi fai morire con quella lingua!… Ma adesso fottimi!!” Si mise inginocchiata sul letto a gambe larghe, con la testa affondata nel cuscino, figa e culo ben esposti, nella posizione alla pecorina. Mi incitò sculettando:- “Dai… Mettimelo!… Fottiti la mamma troia!!” Quegli incitamenti e la sua totale assenza di moralità, mi stimolavano la libido in modo assurdo, facendomi avere una erezione impressionante.
Glielo spinsi nella figa con tutto il mio vigore, lei rispose con un sospiro di sollievo, un liberatorio gemito di estatico piacere a lungo atteso.
La penetravo con energiche spinte, che lei riceveva ricambiando. Mii piegai sulla sua schiena, le passai le braccia ai lati del corpo, abbracciandola da dietro e le presi le tette strizzandole tra le mani, i suoi capezzoli sfregavano sui miei palmi, lei si contorceva dal piacere e continuava ad incitarmi, farfugliando frasi a tratti incomprensibili:- “Si così…Oh si, si ,si….Riempimi!… Sbattimi per bene… aaah!!”
Sentii la porta aprirsi, naturalmente sapevo chi era e non mi sognai neanche per un attimo di fermarmi, anzi scivolai con una mano sulla pelle morbida del ventre, scendendo fino sulla figa, titillandole la clitoride, completamente bagnata dagli umori, che spuntava turgida e gonfia tra le sue piccole labbra.
Non ce ne fu per nessuno: La sentii urlare il suo orgasmo, mentre continuavo a scoparla senza sosta, bestemmiava, urlava, a tratti la senti addirittura singhiozzare, fino quando si accasciò, appagata e stremata sul letto, lasciando scivolare fuori dalla sorca l’uccello.
Io, che non ero venuto, mi girai verso la nuova arrivata e con una voce che stentai a riconoscere come mia, le dissi:- “Vieni troia, ciucciami il cazzo, fammi sborrare!” Mi sedetti sulla sponda del letto con l’uccello ritto, lordo degli umori vaginali di mia madre, lei mi guardò sorridendo sensuale, mentre si inginocchiava tra le mie gambe, lo prese in mano, alzò la testa e guardandomi provocatoriamente disse:- “Posso?” Ringhiai la mia risposta:- “Devi!… Puttana!!… Devi!!” Lei scoppiò a ridere, annusò ripetutamente il cazzo e mi disse:- “Puzzi della figa di quella vacca di tua madre!” Le intimai:- “Appunto!!!…Pulisci baldracca!” Guardandomi di nuovo in viso, con la faccia da troia che si ritrovava, imboccò il cazzo e iniziò a succhiarlo con lunghi e lenti affondi in gola, che diventavano sempre più veloci man mano che si protraeva la fellatio. Quella bagascia ci sapeva fare, mi stava portando in paradiso. Sentivo la sua lingua avvolgere il prepuzio con delle voraci lappate.
La presi per i capelli ramati e le dettai il movimento, ormai ero prossimo all’orgasmo.
Dietro di me sentii mia madre sussurrami sull’orecchio:- “E’ Brava, vero?” Poi divertita, consapevole di quello che provocava con quelle parole, aggiunse:-“ Lo dice anche suo figlio!” Che vacche!! Dunque i miei sospetti si rivelavano fondati! Sentii la sua mano infilarsi sotto al culo, mi piegai leggermente in avanti per farle posto, il suo dito medio andò ad accarezzarmi la rosetta dell’ano, la sentii spingere per penetrarmi.
Non resistetti oltre, sentii il buco del culo contrarsi sul dito di mia madre e l’uccello eruttare in bocca a quella succhia cazzi della Cesira, una bella e copiosa sborrata, sentivo la sua bocca suggere ininterrotta tutti i miei fiotti caldi. Ingoiò solo una parte della crema, l’altra la riversò in bocca a mia madre mentre si scambiavano un osceno bacio in bocca. Erano bellissime.
La bella e procace ristoratrice si denudò, il culo grosso cellulitico, il cespuglietto riccioluto con qualche pelo bianco, sotto alla prominente pancetta mi attraevano come l’ape viene attratta dal miele. Le tette, di una bella quinta, cadevano sulla pancia, due enormi capezzoli, pendevano verso il basso. Sembrava una scrofa incinta, era semplicemente indecente! Le dissi:-”Fammela guardare da vicino” Lei rise divertita:- “Ti piace la mia grassa bernarda?… Guarda che qua ne hai da mangiare finché vuoi!” Mi sedetti per terra, lei si mise a gambe larghe sopra alla mia faccia che avevo rivolto verso l’alto. Annusai quella bella figona dalle labbra slabbrate, che pendevano oltre il pelo. L’odore di sudore, con l’odore della sua eccitazione, uniti ad un vago odore di piscio, creavano quel mix di aromi tipici di una gnoccona matura, infilai la lingua in quella bella e vissuta bernarda, leccai con avidità tutta l’assenza di quel frutto maturo, godendone il fantastico sapore agrodolce.
Le loro intenzioni, però erano altre:
Non ci fu bisogno di parole, la mia genitrice, ormai quasi sobria, ma non ancora soddisfatta, si stese sul letto a gambe larghe, mentre Cesira, riscaldata dalla mia bella lappata, si posizionò, sopra di lei con le cosce ai lati della sua testa e con i peli della la figa a sfiorarle la bocca.
Vidi Cesira guardare, con evidente desiderio, la sorca della sua amante da cui stava uscendo la sborra che la aveva farcita. Come se fosse una gustosa losanga alla crema, la raccolse con una lunga lappata, leccando lungo tutta la spacca inzaccherata! Mia madre ricambiava con altrettanto piacere.
Era uno spettacolo di una licenziosità infinita. Nonostante fosse la terza volta che venivo quel giorno, il mio cazzo rispose con rinnovato e giovanile vigore, Cesira si girò verso di me che ero dietro di loro due, si dette una pacca sul culo e mi disse:- “Datti da fare!… Ingroppami il culo!” Mi posizionai tra le sue gambe, le aprii le chiappe, le lappai per qualche attimo il culo odoroso fino a lubrificarlo bene e gli infilai la verga spingendola bene in fondo, senza trovare resistenza. Probabilmente la sua entrata posteriore era usa a ricevere molte visite. Seppure stimolato dal loro spettacolo lesbico, ci misi del tempo ad eiaculare di nuovo, visto che era la quinta volta che quel giorno venivo chiamato a fare la mia parte di maschio! Venni facendo un clistere di sborra a Cesira.
Uscii dal suo culo e mi stesi per il riposo del guerriero.
Erano insaziabili, mi godetti lo spettacolo di loro che lesbicavano, in varie posture, raggiungendo varie volte l’orgasmo.
Finalmente saziata la voglia delle due porche, scendemmo di sotto, dove Adriano ed Elisa erano sommersi dal lavoro. Cesira si calò nel suo ruolo di albergatrice e si mise al lavoro per supportare i suoi due dipendenti.
Poca dopo arrivò anche Dennis, il figlio di Cesira, il quale, visto che il lavoro nel frattempo si era calmato, si sedette con noi. Ci chiese come avevamo passato la giornata. Mia madre, già di nuovo alticcia, gli fece un resoconto particolareggiato di quello che era successo. Lui nascosto dalla tovaglia, si aprì i pantaloni, prese la mano di lei e se la portò sul cazzo, chiedendogli dettagli. Lei gli fece una sega mentre finiva il resoconto. Dalla mia posizione, vidi il suo uccello sborrare lordando la mano di mia madre, ero attratto da quel bel cazzo, mi faceva venire voglia di succhiarlo e ripulirlo, cose già fatte in passato con un mio amico. Lui si accorse del mio sguardo bramoso, ci guardammo sugli occhi con reciproca consapevolezza, lui si ricompose, senza pulirsi e mi invitò a seguirlo nel magazzino adiacente la cucina, si riaprì i pantaloni, io senza parlare, mi inginocchiai a pulire quel bel cazzo barzottoMentre stavo succhiando con gusto quella succosa verga, si aprì la porta del magazzino, sua madre mise dentro la testa e senza minimamente scomporsi per la scena, disse a suo figlio:- “Dai che sta arrivando altra gente!” Lui si sistemò dopo le mie pulizie, io mi rialzi e ci baciammo lingua in bocca. Gli dissi:- “La prossima volta ti finisco!” Lui mi sorrise, mi baciò di nuovo e dopo mi disse:- “Puoi starne certo!!” Mi fece l’occhiolino e si diresse verso la sala.
Ritornai al tavolo, dove mia madre beveva dei liquori offertogli da un paio di cascamorti che speravano nelle sue grazie, quando mi videro si allontanarono lesti.
A tarda sera, dopo aver mangiato le pietanze tradizionali della cucina di Elisa, salimmo al piano superiore a dormire.
Al mattino, dopo esserci scambiati gli auguri di Natale e dopo una sostanziosa colazione, preparammo le valige, pronti per lasciare la locanda. Ero riuscito a convincere mia madre a passare il capodanno a casa, così almeno pensavo.
Il pranzo di Natale, invece, lo passammo li con i nostri nuovi amici. Loro dovevano lavorare ma fummo ugualmente felici di passarlo in un posto così accogliente.
Nel tardo pomeriggio, salutammo calorosamente i nostri anfitrioni, ripromettendoci di vederci presto.
Salimmo in auto e prendemmo la via di casa.
Non eravamo ancora arrivati alla strada principale che mia madre mi disse:- “Torna indietro!” La guardai con uno sguardo eloquente, lei mi disse:-“ voglio passare quà il capodanno!” Io mi fermai sul bordo della stradina, la guardai e dissi:- “Veramente volevo fare una sorpresa a Valentina e passare il fine anno con lei” Scoppiò a ridere:- “E’ meglio che vieni con me che ho l’impressione che altrimenti la sorpresa te la fa le a tei!… Cretino!!” Risi anch’io, pensando che probabilmente aveva ragione. Ripartii ed al primo slargo sulla carrareccia mi girai, mia mamma prese il telefono e chiamò la locanda:- “Ciao Cesira, volevo sapere se avete tutto prenotato per capodanno?” Anche se il telefono non era in vivavoce, sentii chiaramente la spontanea risata della nostra cara amica, sentii la sua risposta mentre ancora stava ridendo:-“Lo sapevo io che non resistevi per tanto lontano da me!… Ci siamo divertite troppo! Vieni… VIeni pure, siamo pieni alla locanda, ma vieni lo stesso che vi ospito volentieri in casa mia, che ho una camera in più… Dai che mi fate felice se salutiamo assieme il nuovo anno!” Mia madre ringraziò accettando volentieri la sua ospitalità.
Abbracciai mia madre e me la tirai vicina, lei mi baciò la guancia e appoggiò, affettuosa la testa sulla mia spalla, era bello sentire i suoi morbidi capelli sulla guancia, il suo profumo mi piaceva.
Pensai che dopotutto non era così male avere una mamma che beve!
scritto il
2025-01-21
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