Monica con vicino d’ombrellone

di
genere
etero

Come ogni anno trascorrevo l’estate al Lido di Spina fin da quando ero una bambina.
Il mio sviluppo fu abbastanza precoce e soprattutto sviluppai un seno notevole, per cui fui subito notata dai ragazzi in spiaggia fin da quando avevo undici dodici anni. C’era un bel da fare a fargli tenere le mani a posto, ma qualche volta cedetti apprezzando le loro carezze sulle mie tette e sul mio culo che si era arrotondato.
Passarono gli anni e non mi fu difficile mettermi con un ragazzo del mio paese, bastò farlo sentire le tette contro il suo petto durante un paio di abbracci per farlo capitolare.
Capitolò anche la mia verginità da lì a poco.
A 17 anni ero nuovamente ospite del nonno con mia sorellina, ma il mio ragazzo non poteva rimanere, nonostante avessimo già scopato dovevamo mantenere le apparenze. Non veniva tutte le settimane abitava lontano.
Quell’estate vicino di ombrellone avevo un giovane militare in vacanza, sapevo che era un militare dalle piastrine che portava al collo, e spesso chiacchieravamo, anche mio nonno partecipava.
A mio nonno non piaceva molto il mio ragazzo e non mancava di esternarlo anche con il militare, che probabilmente gli andava più a genio.
Così un pomeriggio cominciò a raccontare: “Sai che mia nipote dorme completamente nuda, spesso mi alzo alla mattina e la trovo completamente scoperta con le chiappe in mostra. Se non fossi suo nonno non esiterei a saltare nel letto.
“Nonno non vorrai mica scopare tua nipote?”
“No, ma se fossi il ragazzo qui presente lo farei”.
Il militare era imbarazzatissimo per essere stato preso in mezzo e io pure, ma non faci a meno di notare che il pacco gli stava crescendo.
Per togliersi dall’imbarazzo decise di andare in mare a farsi un bagno.
“Nonno ma ti pare di dire queste cose in presenza di un estraneo?”
“Che c’è di male ho visto come ti guarda.”
“Mi guarda come tutti gli altri” dissi alzandomi e mi diressi anche io in mare, volevo raggiungerlo per scusarmi.
Lo raggiunsi in acqua: “Ti chiedo scusa, non so cosa gli sia preso”
“È un vecchio simpatico e tu sei una bella ragazza e anche provocante.”
“Effettivamente ho visto come eri in imbarazzo”
“Immaginarti nuda nel letto del mattino mi ha creato una certa eccitazione, dopotutto hai delle gran belle forme, e questo costume le fa risaltare.”
Ora ero io ad arrossire e mi girai dall’altra parte.
Mi mise le mani sulle spalle e accettai le sue carezze di buon grado anche quando mi strinse a se e sentii di nuovo la sua eccitazione premere sulle mia chiappe.
“Mi piacerebbe invitarti fuori a cena, niente di particolarmente impegnativo, pizza e birra ad esempio”.
“Va bene. Quando?”
“Questa sera?”
“OK”.
“Una sola richiesta.”
“Spara”
“Camicetta senza reggiseno”
“Col caldo che fa, non ci penso a metterlo.
Ci mettemmo d’accordo sull’ora e gli indicai dove alloggiavamo.
Mi feci trovare pronta, ma non avevo camicette così misi una maglietta scollata e aderente che faceva risaltare i miei capezzoli. Si capiva benissimo che non portavo il reggiseno e questo mi eccitava moltissimo.
Uscii con la disapprovazione del nonno per quell’abbigliamento, e per questo tacqui sul fatto che sotto la minigonna non c’erano le mutandine, così stavo più fresca.
Quando salii in macchina Francesco strabuzzò gli occhi nel vedere la maglietta che faceva fatica a contenere le tette e non ebbe nessun disappunto sul fatto che non era una camicetta.
Pizza e birra e poi una passeggiata in pineta.
Mi cinse un fianco, mi aspettavo che lo facesse, vedevo che desiderava farlo, e sapevo anche il perché, voleva sentire il mio corpo contro il suo, le mie tette, sapevo che era anche desideroso di ammirarle.
Andammo verso la spiaggia e quando fummo fuori dalla luce, mi abbracciò da dietro e questa volta mi diede solo carezze, ma una bella palpata al seno.
Come in acqua sentii il suo bozzo premere sulle chiappe e questo mi piaceva, mi eccitava fino al punto che mi girai di fronte a lui per baciarlo.
Mentre le nostre lingue si intrecciavano in bocca le sue mani si intrufolavano sotto quella maglietta trovando il contatto della pelle, e io gli stringevo quelle natiche di marmo che si ritrovava.
Anche lui volle sentire le mie e prima sulla gonna poi sotto allungò una mano.
La mano arrivò sulla passera già bagnata facendomi trasalire.
Rimase un attimo sorpreso, poi lasciò perdere le mie chiappe e prese a massaggiarmi la patatina.
Una mano sulle tette e una sulla figa, le gambe che non mi tenevano e la sua patta con la cerniera che tirava.
Arrivati vicino a un ombrellone mi sedetti su un lettino chiuso per ma notte allungai la mano tra le sue gambe e trovata la zip la abbassai.
Il suo uccello scattò fuori come una molla, lo presi in mano e cominciai una lenta sega come facevo con il mio ragazzo per irrigidirlo, ma non ce n’era bisogno.
Mi alzò la maglietta e mi stese cominciando a succhiarmi le tette nude. Mi alzò la mini e prese posto tra le mie gambe.
I suoi pantaloni erano alle caviglie e la sua cappella all’entrata della passera dove affondò in un attimo.
Lo accolsi dentro ritrovandomi a gambe all’aria e Francesco tra le gambe che pompava come se volesse gonfiarmi.
Come durava, mi fece venire almeno 3 volte, altro che il mio ragazzo che riempiva il preservativo dopo un paio di spinte.
Urka! Eravamo senza protezione, e io cominciavo a rilassarmi dopo una tale soddisfazione, mentre lui continuava alla ricerca del suo piacere. Non avevo finito di rendermi conto di quello che stava succedendo che lo sento schizzare e riempirmi la passera che sentendo lo sperma si contrae in un nuovo orgasmo come se volesse aspirare tutto e trattenere tutto il seme.
La frittata era fatta. Avevo goduto alla grande, avevo provato la bellezza di farsi venire dentro.
D’ora in poi avrei fatto venire dentro anche Giovanni era troppo bello farlo, era forte l’eccitazione nel rischiare, avrei confuso le acque.
Francesco si riposò un attimo, ma appena glielo presi in mano lo feci rinvenire e appena lo ebbe duro me lo rimise dentro e … seconda passata.
Mi riaccompagnò a casa con la figa infiammata per la lunga azione del suo uccellone.
Il giorno dopo andavo spesso in acqua per avere sollievo, ma lui mi raggiungeva, e dopo i primi abbracci ci ritrovavamo avvinghiati, allora uno dei due spostava di lato il mio costume e abbassava il suo e ci univamo nuovamente fino a godere come ricci.
Al ritorno dal mare dovetti fare una visita, e la raccomandazione del ginecologo fu’ “Cara la mia ragazza, devi andarci con un po’ più di calma, tra una penetrazione e l’altra devi fare pause più lunghe”
Pause? Per noi era un continuo.

scritto il
2023-06-20
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