Monica alle Torricelle
di
2 di Picche
genere
esibizionismo
Vincenzo mi venne a trovare un giorno di fine Luglio.
Verona era afosa, così decisi di fare un giro con lui nella parte alta della città alle Torricelle.
Misi un vestitino corto leggero abbottonato davanti, senza reggiseno, e mentre passeggiavamo sui sentierini le sue mani si infilavano ovunque, sotto ma minigonna, nell’abbottonatura accarezzandomi i capezzoli.
Spesso le mie tette erano fuori al sole ed erano una distrazione per gli automobilisti maschi che tendevano a perdere il controllo della vettura.
Io era eccitatissima da tutto quel palpare, accarezzare, baciare, e pure Vincenzo, aveva un pacco che sembrava dovere scoppiare.
Provò anche a scoparmi, mi infilò le mani sotto la gonna e mi tirò le mutande alle caviglie, ma io non avevo il coraggio a scopare per strada, l’eccitazione c’era ma la vergogna era tanta.
Vincenzo di prese le mie mutande e mi costrinse a proseguire la passeggiata senza.
Non ero mai andata in giro senza le mutande ed era una cosa di straordinaria eccitazione.
Ci sedemmo in un bar e a bere qualcosa di fresco e nel tavolino di fronte vidi alcuni ragazzini. Feci apposta ad incrociare le gambe tenendo le cosce larghe e un po’ sollevate.
Già i ragazzini mi squadravano per sperare di vedere un po’ di seno attraverso la scollatura che Vincenzo aveva aperto, e vidi i loro occhi sgranati quando si accorsero che le mutande mancavano.
Ci alzammo per rientrare a casa e passando accanto a loro li salutai: “Buona sega”.
Per tutta la discesa le mani di Vincenzo, sul culo e sul seno, mi tennero sulla corda e finalmente arrivammo a casa mia.
Non ne potevo più e visto e che eravamo soli in casa mi tolsi quel vestito prima ancora di arrivare in camera mia e mi buttai nuda sul letto.
Diedi un occhio alla finestra, il ragazzino del palazzo di fronte era alla finestra con il binocolo, sapevo che il guardone mi spiava e che spesso mi aveva vista in lingerie, chissà quante seghe si era fatto. Ora mi aveva disposizione nuda sul letto in attesa che Vincenzo venisse a scoparmi.
Arrivò ai miei piedi per bene in tiro, e me lo infilò dentro fino in fondo come faceva ogni volta che ci vedevamo.
Quella volta, soli in casa, mi misi a urlare per la foga che ci metteva e l’eccitazione che avevamo accumulato. Mi accorsi che non aveva il preservativo solo quando lo sentii venire, esplodere in una sborata fantastica dentro la passera.
Sarei rimasta incinta? Ormai era tardi per recriminare, così appena terminato li faci rimettere in tiro e mi feci scopare di nuovo, poi ancora fino a quando non fu ora di cena.
Una pausa prima della notte assieme.
Il ragazzino del palazzo di fronte si sarà certamente consumato di seghe.
Verona era afosa, così decisi di fare un giro con lui nella parte alta della città alle Torricelle.
Misi un vestitino corto leggero abbottonato davanti, senza reggiseno, e mentre passeggiavamo sui sentierini le sue mani si infilavano ovunque, sotto ma minigonna, nell’abbottonatura accarezzandomi i capezzoli.
Spesso le mie tette erano fuori al sole ed erano una distrazione per gli automobilisti maschi che tendevano a perdere il controllo della vettura.
Io era eccitatissima da tutto quel palpare, accarezzare, baciare, e pure Vincenzo, aveva un pacco che sembrava dovere scoppiare.
Provò anche a scoparmi, mi infilò le mani sotto la gonna e mi tirò le mutande alle caviglie, ma io non avevo il coraggio a scopare per strada, l’eccitazione c’era ma la vergogna era tanta.
Vincenzo di prese le mie mutande e mi costrinse a proseguire la passeggiata senza.
Non ero mai andata in giro senza le mutande ed era una cosa di straordinaria eccitazione.
Ci sedemmo in un bar e a bere qualcosa di fresco e nel tavolino di fronte vidi alcuni ragazzini. Feci apposta ad incrociare le gambe tenendo le cosce larghe e un po’ sollevate.
Già i ragazzini mi squadravano per sperare di vedere un po’ di seno attraverso la scollatura che Vincenzo aveva aperto, e vidi i loro occhi sgranati quando si accorsero che le mutande mancavano.
Ci alzammo per rientrare a casa e passando accanto a loro li salutai: “Buona sega”.
Per tutta la discesa le mani di Vincenzo, sul culo e sul seno, mi tennero sulla corda e finalmente arrivammo a casa mia.
Non ne potevo più e visto e che eravamo soli in casa mi tolsi quel vestito prima ancora di arrivare in camera mia e mi buttai nuda sul letto.
Diedi un occhio alla finestra, il ragazzino del palazzo di fronte era alla finestra con il binocolo, sapevo che il guardone mi spiava e che spesso mi aveva vista in lingerie, chissà quante seghe si era fatto. Ora mi aveva disposizione nuda sul letto in attesa che Vincenzo venisse a scoparmi.
Arrivò ai miei piedi per bene in tiro, e me lo infilò dentro fino in fondo come faceva ogni volta che ci vedevamo.
Quella volta, soli in casa, mi misi a urlare per la foga che ci metteva e l’eccitazione che avevamo accumulato. Mi accorsi che non aveva il preservativo solo quando lo sentii venire, esplodere in una sborata fantastica dentro la passera.
Sarei rimasta incinta? Ormai era tardi per recriminare, così appena terminato li faci rimettere in tiro e mi feci scopare di nuovo, poi ancora fino a quando non fu ora di cena.
Una pausa prima della notte assieme.
Il ragazzino del palazzo di fronte si sarà certamente consumato di seghe.
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