Paola dopo trent’anni
di
2 di Picche
genere
sentimentali
Sono Paola
55 anni, mora, informissima, snella, dicono che sono anche bella gli uomini aspirano a invitarmi a scire con loro nella speranza di entrare in me.
Un matrimonio fallito, un figlio in età da matrimonio, tento di stare sola ma non sempre ci riesco, così mi lascio andare a storie con uomini che non durano.
Volgendomi indietro un grande rimpianto: Daniele.
Da ragazzino era follemente innamorato di me, lo fu per anni, lo sapevo ma non gli diedi corda, correvo dietro a chissà cosa senza capire che avevo bisogno di lui.
Non era il classico figo che piaceva alle ragazzine, ma alla fine ci sapeva fare, e sapeva anche scopare a giudicare da quante mie amiche si fece per consolarsi, tutte con estrema discrezione, in quello era un signore.
Arrivammo al matrimonio in tempi diversi, io prima, poi quando il mio stava già naufragando lui.
Il suo fu solido, era un uomo che amava la propria donna e sapeva darle stabilità e sicurezza.
Ci volle un TIR che investì la moglie per interrompere un così bel rapporto.
Eravamo andati ad abitare nella stessa città così per strada cominciai a incontrarlo da vedovo e a salutarci come amici di lunga data.
Poi una birra, una pizza fino a quando approfittando del fatto che i figli di entrambi non bazzicavano più per casa non lo invitai a cena nel piccolo appartamento in cui abitavo in centro.
Lo vedevo spesso in compagnia di una trentenne mora e di bella presenza e spesso con la il braccio attorno alla vita se non con una mano sulle natiche per cui capivo che ormai il periodo di lutto era trascorso e se avessi voluto riempire il vuoto che avevo dentro, sarebbe stato ora di farlo.
Non parlo del vuoto che avevo tra le gambe, per riempire quello ci mettevo un attimo, gli uomini desiderosi di portarmi a cena e poi a letto non mancavano, parlo del vuoto che rimaneva nel letto la mattina dopo e che da troppi anni mi portavo dietro.
Quella sera ero eccitata come una scolaretta vergine, misi un vestito rosso corto e mi raccolsi i capelli.
Si presentò a casa mia con il vino e un mezzo di fiori. Una delle cose più classiche e scontate, ma che a noi donne fa sempre un immenso piacere.
“Sei bella come quando hai compiuto 18 anni” mi disse come saluto e detto da lui c’era da crederci.
Quando compii 18 anni diedi una grande festa a casa mia, e Daniele fu uno di quelli che la prepararono.
Io stavo con un altro ragazzo ma lui era così innamorato di me che si sarebbe comunque gettato nel fuoco se glielo avessi chiesto, come poi avrebbe fatto con la sua donna in tutti gli anni che fu sposato e che non tradì mai e che non l’avrebbe fatto nemmeno per me.
Mi ci erano voluti trent’anni per capire cosa volessi, ora non dovevo farmelo scappare.
Dopo cena lo feci accomodare sul divano, e mi sedetti accanto a lui per sorseggiare assieme un po’ di vino.
“Hai sempre delle belle gambe” disse mettendomi una mano su un ginocchio e risalendo la coscia nuda senza calze.
“E cos’altro ti piace di me?”.
Mise un dito sulla scollatura del vestito e tirando verso il basso cominciò a fare saltare i bottoni davanti, scoprendo il reggiseno di pizzo.
“Non sono più quelle di quando avevo sedici anni, allora stavano su da sole, adesso hanno bisogno di un aiuto.”
Infilò le mani nel vestito accarezzandomi il seno e sorreggendolo.
“Ci penso io a sorreggerlo.” E si chinò su di me per baciarlo.
Ero in estasi, gli sollevai la testa e lo presi tra le mie braccia in un bacio appassionato che ricambiò, e in un attimo di ritrovai stesa sotto di lui a cercare di sfilarmi le mutande
Non feci in tempo, ci arrivò prima lui che le aprì in due come speravo avrebbe poi fatto con la mia figa.
Arrivò anche a quella, prima con la lingua, poi dopo avendomi fatto venire infilandoci il suo uccello.
Adesso si che il vuoto si stava riempiendo.
Non ero più fertile per cui non mi preoccupai se fosse venuto dentro e arrivammo assieme al nostro soddisfacimento.
Finì di spogliarmi, io mi vergognavo di fronte a lui, avevo paura che rimanesse deluso, invece riprese a baciarmi il seno, poi il ventre ed infine mi prese in braccio e mi portò sul letto.
Andò in bagno e ne uscì con i mei rasoi per le gambe e il mio depilatore che assomigliava a un rasoio elettrico per uomini, e senza dire nulla mi mise supina, mi allargò le gambe e cominciò a depilarmi la passera.
La vibrazione del depilatore elettrico mi mandò in visibilio e mi procurò tre o quattro orgasmi, nulla al confronto di quello che fece con il suo uccello tornato in tiro e affondato nella mia patatina intanto che ero supina.
Poi quando mi misi stesa prona ebbi un bel servizio anche da dietro.
Era tanto che non sentivo la vagina contrarsi per spremere l’uccello per estrarre fino all’ultima goccia di sbora e la cosa mi diede una soddisfazione unica. Sapevo che non sarei rimasta incinta ma in quel momento ero anche disposta a concepire un altro figlio.
Daniele aveva spettato più di trent’anni, ma si stava recuperando alla grande e io ne ero contenta.
Quando si stese accanto a me lo supplicai: ”Resta con me questa notte, non mi lasciare sola” e intanto lo abbracciai con il mio corpo nudo.
Volevo sentire il suo calore, ora che avevo ritrovato un uomo che non mi avrebbe solo scopato ma avrebbe fatto l’amore con me, non volevo che se ne andasse, che mi facesse ritrovare in un letto vuoto.
Anche io ci avevo messo anche io trent’anni a capirlo, ma c’ero arrivata.
Speravo in una nuova vita con lui e lo speravo con l’entusiasmo di una ragazzina. Mi riproponevo di non negargli mai il mio corpo, anche io avevo tropo da recuperare e da farmi perdonare.
E adesso che il mio corpo anche se non più giovane lo stava eccitando non esitai a re infilarmi il suo organo nella patatina che se irritata per la continua attività e a cavalcarlo da vera amazzone.
55 anni, mora, informissima, snella, dicono che sono anche bella gli uomini aspirano a invitarmi a scire con loro nella speranza di entrare in me.
Un matrimonio fallito, un figlio in età da matrimonio, tento di stare sola ma non sempre ci riesco, così mi lascio andare a storie con uomini che non durano.
Volgendomi indietro un grande rimpianto: Daniele.
Da ragazzino era follemente innamorato di me, lo fu per anni, lo sapevo ma non gli diedi corda, correvo dietro a chissà cosa senza capire che avevo bisogno di lui.
Non era il classico figo che piaceva alle ragazzine, ma alla fine ci sapeva fare, e sapeva anche scopare a giudicare da quante mie amiche si fece per consolarsi, tutte con estrema discrezione, in quello era un signore.
Arrivammo al matrimonio in tempi diversi, io prima, poi quando il mio stava già naufragando lui.
Il suo fu solido, era un uomo che amava la propria donna e sapeva darle stabilità e sicurezza.
Ci volle un TIR che investì la moglie per interrompere un così bel rapporto.
Eravamo andati ad abitare nella stessa città così per strada cominciai a incontrarlo da vedovo e a salutarci come amici di lunga data.
Poi una birra, una pizza fino a quando approfittando del fatto che i figli di entrambi non bazzicavano più per casa non lo invitai a cena nel piccolo appartamento in cui abitavo in centro.
Lo vedevo spesso in compagnia di una trentenne mora e di bella presenza e spesso con la il braccio attorno alla vita se non con una mano sulle natiche per cui capivo che ormai il periodo di lutto era trascorso e se avessi voluto riempire il vuoto che avevo dentro, sarebbe stato ora di farlo.
Non parlo del vuoto che avevo tra le gambe, per riempire quello ci mettevo un attimo, gli uomini desiderosi di portarmi a cena e poi a letto non mancavano, parlo del vuoto che rimaneva nel letto la mattina dopo e che da troppi anni mi portavo dietro.
Quella sera ero eccitata come una scolaretta vergine, misi un vestito rosso corto e mi raccolsi i capelli.
Si presentò a casa mia con il vino e un mezzo di fiori. Una delle cose più classiche e scontate, ma che a noi donne fa sempre un immenso piacere.
“Sei bella come quando hai compiuto 18 anni” mi disse come saluto e detto da lui c’era da crederci.
Quando compii 18 anni diedi una grande festa a casa mia, e Daniele fu uno di quelli che la prepararono.
Io stavo con un altro ragazzo ma lui era così innamorato di me che si sarebbe comunque gettato nel fuoco se glielo avessi chiesto, come poi avrebbe fatto con la sua donna in tutti gli anni che fu sposato e che non tradì mai e che non l’avrebbe fatto nemmeno per me.
Mi ci erano voluti trent’anni per capire cosa volessi, ora non dovevo farmelo scappare.
Dopo cena lo feci accomodare sul divano, e mi sedetti accanto a lui per sorseggiare assieme un po’ di vino.
“Hai sempre delle belle gambe” disse mettendomi una mano su un ginocchio e risalendo la coscia nuda senza calze.
“E cos’altro ti piace di me?”.
Mise un dito sulla scollatura del vestito e tirando verso il basso cominciò a fare saltare i bottoni davanti, scoprendo il reggiseno di pizzo.
“Non sono più quelle di quando avevo sedici anni, allora stavano su da sole, adesso hanno bisogno di un aiuto.”
Infilò le mani nel vestito accarezzandomi il seno e sorreggendolo.
“Ci penso io a sorreggerlo.” E si chinò su di me per baciarlo.
Ero in estasi, gli sollevai la testa e lo presi tra le mie braccia in un bacio appassionato che ricambiò, e in un attimo di ritrovai stesa sotto di lui a cercare di sfilarmi le mutande
Non feci in tempo, ci arrivò prima lui che le aprì in due come speravo avrebbe poi fatto con la mia figa.
Arrivò anche a quella, prima con la lingua, poi dopo avendomi fatto venire infilandoci il suo uccello.
Adesso si che il vuoto si stava riempiendo.
Non ero più fertile per cui non mi preoccupai se fosse venuto dentro e arrivammo assieme al nostro soddisfacimento.
Finì di spogliarmi, io mi vergognavo di fronte a lui, avevo paura che rimanesse deluso, invece riprese a baciarmi il seno, poi il ventre ed infine mi prese in braccio e mi portò sul letto.
Andò in bagno e ne uscì con i mei rasoi per le gambe e il mio depilatore che assomigliava a un rasoio elettrico per uomini, e senza dire nulla mi mise supina, mi allargò le gambe e cominciò a depilarmi la passera.
La vibrazione del depilatore elettrico mi mandò in visibilio e mi procurò tre o quattro orgasmi, nulla al confronto di quello che fece con il suo uccello tornato in tiro e affondato nella mia patatina intanto che ero supina.
Poi quando mi misi stesa prona ebbi un bel servizio anche da dietro.
Era tanto che non sentivo la vagina contrarsi per spremere l’uccello per estrarre fino all’ultima goccia di sbora e la cosa mi diede una soddisfazione unica. Sapevo che non sarei rimasta incinta ma in quel momento ero anche disposta a concepire un altro figlio.
Daniele aveva spettato più di trent’anni, ma si stava recuperando alla grande e io ne ero contenta.
Quando si stese accanto a me lo supplicai: ”Resta con me questa notte, non mi lasciare sola” e intanto lo abbracciai con il mio corpo nudo.
Volevo sentire il suo calore, ora che avevo ritrovato un uomo che non mi avrebbe solo scopato ma avrebbe fatto l’amore con me, non volevo che se ne andasse, che mi facesse ritrovare in un letto vuoto.
Anche io ci avevo messo anche io trent’anni a capirlo, ma c’ero arrivata.
Speravo in una nuova vita con lui e lo speravo con l’entusiasmo di una ragazzina. Mi riproponevo di non negargli mai il mio corpo, anche io avevo tropo da recuperare e da farmi perdonare.
E adesso che il mio corpo anche se non più giovane lo stava eccitando non esitai a re infilarmi il suo organo nella patatina che se irritata per la continua attività e a cavalcarlo da vera amazzone.
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