Celestino Cap XVI
di
Andrea10F09
genere
pulp
Cap.: XVI Sevizie
“Esaminando le esperienze dal suo diario, noto che non è stato esercitato ad un’estrema umiliazione e al supplizio. Ponete rimedio oggi e preparatelo a comprendere che può incontrare clienti, a cui piace sottomettere, offendere, stuprare, opprimere. Voi, come femmine, conoscete i desideri, le brame, i capricci di chi ambisce copulare, fottere, scopare un giovinetto, come costui e chi frequenta questa casa, ancora di più. È della psiche della bestia padroneggiare, assoggettare, asservire, opprimere, angariare, perseguitare quelli, forniti dalla natura di doni eccezionali, unici, sublimi: doni, che li pongono tanto sopra altri. Celestino, io sono soddisfatto dei tuoi progressi, ma ti chiedo di accettare le nuove prove di addestramento, a cui sarai soggetto oggi. È per la tua professione. Non so a quali prove la massaggiatrice ti sottoporrà, ma so che le supererai egregiamente con la vicinanza dei maestri, a cui sei stato affidato. Noto con piacere, che ogni giorno indossi sempre nuovi capi, che rendono la tua figura quanto mai appetibile, affascinante, ... bellissima, … incantevole. Ora, mentre prosegui la colazione stando in piedi, io ti abbraccerò per conoscere, anche tattilmente, tastandoti e palpeggiandoti, i progressi da te fatti sulla via della sensibilità carnale, libidinosa, concupiscente. Queste divise, cucite dall’esimio maestro Camillo, permetteranno a mani curiose di venire a contatto con il tuo fisico, senza sfilarti nulla e senza far vedere ad eventuali presenti cosa loro fanno. Ohhh sei liscio, glabro, morbido come un bambino e al minimo sfioro … tremi, sussulti, cedi. Ehhhh che profumo rilevo! Sa di sborra, … uhmmmm! Magnifico Clelia! Ora appoggiati al tavolo, altrimenti ti accasci, non lasciandomi pertanto esplorare la tua mappa. Ansimi di già, con così poco? Rilevo un nuovo tappo: Clelia, se permetti, vorrei vederlo per verificarne le dimensioni e l’elasticità anale. Stai saldo! Devo sfilartelo per esaminarlo. Ohhhhhhhhhhh all’esterno è simile ad una coda di suino, … arricciata. Il plug stenta ad uscire. Non stringere. Abbandonalo alle mie mani e lascialo andare. So che ti fa un po’ male, ma devi saper gioire anche del dolore. Bravissimo: eccolo qua. È un po’ lordo delle tue feci: puliscilo con la lingua! Nella tua attività devi fare abitudine e accettare, anche, simili richieste. Tra un boccone ed un altro … bravo, … così, … prendilo tutto; mentre l’altra mia mano entra ed esce dal tuo anello, provocandoti piacere, l’altra te lo conficcherà sino all’ugola per conoscere la tua resistenza ai conati. Lacrimi e sbavi, ma certi clienti ti chiederanno molto di più, per cui … affrettati nel conoscere certe pratiche erotiche. Adesso te lo reinserirò, rivestito del tuorlo dell’uovo che stai sorbendo, per impedirti di defecare in questa sala. Bevi il latte taurino e … portatelo con voi!”
Si era bagnato.
“Celestino, la nuova giornata sarà lunga, per cui, mentre preparerò tutto il necessario per le pratiche che dovrai affrontare, con Camillo vai ad osservare le ranocchie allo stagno e poi raggiungimi. Non pulirti.”
“Vieni … ragazzo, mentre godiamo la vita che si muove, che si agita nel laghetto della cascina e ci distendiamo in attesa che Clelia ci chiami, vorrei farti prima delle osservazioni sul nostro comportamento femminile e poi raccontarti due mie prime esperienze infantili. A noi femmine, anche se abbiamo una fodera da maschio, fa piacere subire, essere spadroneggiate, dominate, anche angariate -affermava Camillo-. Subiamo perché, inconsciamente, comprendiamo che l’umiliazione e la sofferenza ci condurranno a piaceri diversi e sempre più sublimi. … e poi, ci piace praticare il lavoro più bello del mondo: diamo e riceviamo piacere. Osserva la natura e guarda quanta vivacità, quanta esuberanza, quanta festosità manifesta con l’accoppiamento o con i suoi giochi di attrazione. Non frequentavo ancora che già da piccolo mi piaceva toccarmi o … Ti premetto che sono nato in una famiglia, come la tua, dove sotto lo stesso tetto risiedevano altri nuclei familiari: nonni, zii con le loro mogli, fratelli e cugini. Il manifestarsi, il gioco della sessualità era sempre presente. La cucina era sala gioco, spettacolo, ambiente di discussioni e riposo, … e orge, alle quali erano invitati ad assistere anche i bambini. C’erano due tavoli: uno per gli uomini con le loro donne da monta e l’altro per le nonne e le vedove con i piccoli, che spesso andavano a giocare sotto il tavolo dei grandi per vedere i movimenti di mani sotto la tovaglia. Non c’era nulla di strano in tutto questo: la sessualità e l’amore carnale erano e sono, anche oggi, pretesti per gioire, per esaltare desideri che caratterizzano il genere umano, che muovono il mondo e pungolano le coscienze. Non meravigliarti mai delle sue sfumature e del suo esprimersi. L’erotismo è desiderio, istinto, peccato; ma ci piace. Esso è un tarlo che s’insinua nella mente; infuria con la libidine e la lussuria, diventando incontrollabile. Non disprezzare, respingere o nauseare. Il desiderio non è addomesticabile. Possiamo far sesso ovunque, con chiunque e utilizzare per godere, per esprimere le nostre emozioni o pulsioni non solo quello che la natura ci ha dato, ma anche punizioni, umiliazioni e gli stessi nostri escrementi. Un giorno, era estate, nel primo pomeriggio avevo attraversato un rigagnolo d’acqua sorgiva e sentii dei bisogni. Mi guardai attorno e defecai sull’erba appena tagliata e …, non so, … preso da curiosità, da … mi sedetti sulle mie feci per sentirne il tepore e il loro slittare delizioso nella valle magica. Mi piaceva cagare e percepire quel calore sul culo. Mi detersi prima di rientrare, ma non bene; per cui la mamma, percependo qualcosa, presomi, mi lavò meglio, ma non riuscì a sottrarmi alla vista di mio fratello maggiore; che da allora mi chiamava -bastardo mammoletta merdoso- e, spesso, me le suonava, colpendomi con lo scudiscio sui polpacci e sulle chiappe. Le prime volte ho pianto, poi … a causa di quei colpi, iniziai a pisciarmi addosso e a farmela tra le gambe. Lui è stato il primo a incularmi e a farmi prendere da altri in cucina o fuori per la gioia dei presenti. Avere qualcosa dentro che si muoveva su e giù, … mi appagava; … ero il femminello della famiglia che spegneva bisogni e dava piacere. Il ricevere sculaccioni, cinghiate, staffilate era doloroso, ma mi stregava, perché sovente mi bagnavo e cacavo morbido nei pantaloncini. Era bello. Loro, successivamente, per evitare di essere imbrattati, su suggerimento delle donne, iniziarono a farmi dei clisteri evacuativi.”
“Eri piccolo, quando …”
“Sì!”
“Mi descriverai in seguito le sensazioni che provavi e le pratiche a cui sei stato sottomesso, … anche se strane o bizzarre?”
“In biblioteca ci sono degli scritti che descrivono eventi della mia giovinezza. Li puoi leggere.”
“Hai la pancia che rumoreggia e ride!”
“Andiamo! … vedrai. Dopo anche la tua inizierà a far suonare le castagnette!”
“Ohhh, non conoscevo questo sinonimo per il mio sedere!”
“Vieni Celestino: abbandona un attimo il tuo maestro. Leggi questa memoria e poi preparati disponendoti inginocchiato, docile e pronto ad accettare l’evento descritto in quella pagina e osserva, davanti a te, Camillo che aggiunge la sua alla mia.”
“Ma Clelia!”
“Non c’è, né ma, né se. Nella professione che intraprenderai ci possono stare simili richieste. Dopo l’esternazione disgustata che avrai, ti disporrai ad accettare, sapendo che sarai ben ricompensato. Pulisci, sgrassa, lucidagli il culo e poi, sciacquati e dissetati con la sua piscia.”
Non gli importava di essere umiliato, seviziato, angariato. Era la strada che aveva scelto e nessuna pistola gli era stata puntata in testa per fargli prendere simile professione. Aveva deciso e gli piaceva.
I suoi padroni sarebbero stati clienti molto ricchi dai desideri repressi, non menzionabili, da non riferire. Lui sarebbe servito come valvola di sfogo per quelle manie morbose, anomale, strane.
“Continua così …” disse Clelia, masturbandolo.
Altri avrebbero pianto al solo pensiero di doversi abbassare a fare ciò che stava facendo, pulire e penetrare con la lingua un culo infangato, sporco di merda e poi … Dal suo culo spuntava il codino arricciolato.
“Ti piace essere una troia, una puttana sempre affamata di cazzi?”
“Sì!”
“Mettiti bocconi, steso, culo in su e mani sul dorso che te le lego. Non importa se il tuo volto posa sui nostri escrementi. L’hai già fatto nella stalla con le deiezioni bovine, per cui …” Celestino ubbidì. In quella posizione con il volto sopra … e il codino infilato, … Era una scrofa da montare.
“Apri la bocca… sai già quello che devi fare, vero?” e mentre chiedeva con un tiro deciso strappò il plug, facendolo sobbalzare e affondare nella merda.
“Sei una puttana, … una giovanissima cagna in calore! … sculetta, … apri stò culo!” … questa volta l’enema era con acqua fredda, per cui procurava dolori e crampi lancinanti. S’inarcava, sì piegava, sì rialzava per ricadere; ruotava la testa da una parte all’altra; ansimava, boccheggiava, si lamentava ungendosi non solo il volto, ma anche narici e palato; … vomitava, … I rigurgiti si mischiavano alla cioccolata. Lo lasciarono altresì in quella posa per il successivo di tiepido latte. Clelia aveva nel suo usuale modo d’essere un qualcosa di malsano verso quel ragazzino-femminuccia, al quale piaceva stare sottomesso, conquistato, soggiogato. Il suo comportamento aveva un qualcosa di subdolo, oscuro, sfuggente. Era risaputo che al nostro piaceva sottomettersi e obbedire ad inviti più svariati e capricciosi, ma … umiliare un adolescente in quel dato modo, solo perché percorreva lo stesso cammino lussurioso, da lei fatto precedentemente, sembrava eccessivo. La sua era un’ossessione, però accettata da Celestino.
“Spostati ragazzo, lasciami lo spazio, … montami sopra, … stringimi e … inculami. Da tanto sogno di essere presa da uno impiastricciato, lordato, immelmato di merda. Mettimelo dentro e fottimi; come la volta che quel vecchio, dopo avermi calcato, fatto rotolare nella merda, mi chiese di prenderlo, di sbatterlo e, dopo essersi messo supino, mi invitò a riprenderlo e di baciarlo; di intrecciare le lingue, pregne di fanghi e di succhiare. Scaricai in lui, non solo il frutto delle ghiandole endocrine, ma anche … il contenuto della vescica, da quanto, lui, me lo succhiava e mungeva con il culo. Da allora, dentro di me, è nata una ossessione, … una voglia acuta di riprovare … e con chi, se non con un ragazzo, come me, bello, femmineo, remissivo, desideroso di avere un padrone, … di fare tutto quello che una mente malata concepisce. Le sostanze ripugnanti, schifose, oscene, che ti avvolgono, quando sei rapito dall’acme del piacere, diventano … piacevoli, incantevoli, gustose. Quel vecchio mi aveva gettato, lanciato nei vortici della libidine, della carnalità e io, dapprima disgustato e schifato, poi … per i piaceri provati: ne rimasi preso, avvinto; ma mai avevo manifestato questa mia fissazione, sino a quando non sono venuto a conoscenza di te, ragazzino, che tanto mi assomigli. Ecco, ragazzo mio, anche se ce l’hai piccolo, io godrò del fango con cui mi ungerai, mi insudicerai; di quello, che baciandoci, ingurgiterò. Celestino carissimo, Camillo ha il cane che lo fotte, io ho questo capriccio bizzarro.” Alla fine si lavarono, soddisfatti, appagati e lo massaggiarono come prescritto, senza inserirgli un plug, poiché il suo momento era vicino e doveva sentire, … soffrire la penetrazione.
“Esaminando le esperienze dal suo diario, noto che non è stato esercitato ad un’estrema umiliazione e al supplizio. Ponete rimedio oggi e preparatelo a comprendere che può incontrare clienti, a cui piace sottomettere, offendere, stuprare, opprimere. Voi, come femmine, conoscete i desideri, le brame, i capricci di chi ambisce copulare, fottere, scopare un giovinetto, come costui e chi frequenta questa casa, ancora di più. È della psiche della bestia padroneggiare, assoggettare, asservire, opprimere, angariare, perseguitare quelli, forniti dalla natura di doni eccezionali, unici, sublimi: doni, che li pongono tanto sopra altri. Celestino, io sono soddisfatto dei tuoi progressi, ma ti chiedo di accettare le nuove prove di addestramento, a cui sarai soggetto oggi. È per la tua professione. Non so a quali prove la massaggiatrice ti sottoporrà, ma so che le supererai egregiamente con la vicinanza dei maestri, a cui sei stato affidato. Noto con piacere, che ogni giorno indossi sempre nuovi capi, che rendono la tua figura quanto mai appetibile, affascinante, ... bellissima, … incantevole. Ora, mentre prosegui la colazione stando in piedi, io ti abbraccerò per conoscere, anche tattilmente, tastandoti e palpeggiandoti, i progressi da te fatti sulla via della sensibilità carnale, libidinosa, concupiscente. Queste divise, cucite dall’esimio maestro Camillo, permetteranno a mani curiose di venire a contatto con il tuo fisico, senza sfilarti nulla e senza far vedere ad eventuali presenti cosa loro fanno. Ohhh sei liscio, glabro, morbido come un bambino e al minimo sfioro … tremi, sussulti, cedi. Ehhhh che profumo rilevo! Sa di sborra, … uhmmmm! Magnifico Clelia! Ora appoggiati al tavolo, altrimenti ti accasci, non lasciandomi pertanto esplorare la tua mappa. Ansimi di già, con così poco? Rilevo un nuovo tappo: Clelia, se permetti, vorrei vederlo per verificarne le dimensioni e l’elasticità anale. Stai saldo! Devo sfilartelo per esaminarlo. Ohhhhhhhhhhh all’esterno è simile ad una coda di suino, … arricciata. Il plug stenta ad uscire. Non stringere. Abbandonalo alle mie mani e lascialo andare. So che ti fa un po’ male, ma devi saper gioire anche del dolore. Bravissimo: eccolo qua. È un po’ lordo delle tue feci: puliscilo con la lingua! Nella tua attività devi fare abitudine e accettare, anche, simili richieste. Tra un boccone ed un altro … bravo, … così, … prendilo tutto; mentre l’altra mia mano entra ed esce dal tuo anello, provocandoti piacere, l’altra te lo conficcherà sino all’ugola per conoscere la tua resistenza ai conati. Lacrimi e sbavi, ma certi clienti ti chiederanno molto di più, per cui … affrettati nel conoscere certe pratiche erotiche. Adesso te lo reinserirò, rivestito del tuorlo dell’uovo che stai sorbendo, per impedirti di defecare in questa sala. Bevi il latte taurino e … portatelo con voi!”
Si era bagnato.
“Celestino, la nuova giornata sarà lunga, per cui, mentre preparerò tutto il necessario per le pratiche che dovrai affrontare, con Camillo vai ad osservare le ranocchie allo stagno e poi raggiungimi. Non pulirti.”
“Vieni … ragazzo, mentre godiamo la vita che si muove, che si agita nel laghetto della cascina e ci distendiamo in attesa che Clelia ci chiami, vorrei farti prima delle osservazioni sul nostro comportamento femminile e poi raccontarti due mie prime esperienze infantili. A noi femmine, anche se abbiamo una fodera da maschio, fa piacere subire, essere spadroneggiate, dominate, anche angariate -affermava Camillo-. Subiamo perché, inconsciamente, comprendiamo che l’umiliazione e la sofferenza ci condurranno a piaceri diversi e sempre più sublimi. … e poi, ci piace praticare il lavoro più bello del mondo: diamo e riceviamo piacere. Osserva la natura e guarda quanta vivacità, quanta esuberanza, quanta festosità manifesta con l’accoppiamento o con i suoi giochi di attrazione. Non frequentavo ancora che già da piccolo mi piaceva toccarmi o … Ti premetto che sono nato in una famiglia, come la tua, dove sotto lo stesso tetto risiedevano altri nuclei familiari: nonni, zii con le loro mogli, fratelli e cugini. Il manifestarsi, il gioco della sessualità era sempre presente. La cucina era sala gioco, spettacolo, ambiente di discussioni e riposo, … e orge, alle quali erano invitati ad assistere anche i bambini. C’erano due tavoli: uno per gli uomini con le loro donne da monta e l’altro per le nonne e le vedove con i piccoli, che spesso andavano a giocare sotto il tavolo dei grandi per vedere i movimenti di mani sotto la tovaglia. Non c’era nulla di strano in tutto questo: la sessualità e l’amore carnale erano e sono, anche oggi, pretesti per gioire, per esaltare desideri che caratterizzano il genere umano, che muovono il mondo e pungolano le coscienze. Non meravigliarti mai delle sue sfumature e del suo esprimersi. L’erotismo è desiderio, istinto, peccato; ma ci piace. Esso è un tarlo che s’insinua nella mente; infuria con la libidine e la lussuria, diventando incontrollabile. Non disprezzare, respingere o nauseare. Il desiderio non è addomesticabile. Possiamo far sesso ovunque, con chiunque e utilizzare per godere, per esprimere le nostre emozioni o pulsioni non solo quello che la natura ci ha dato, ma anche punizioni, umiliazioni e gli stessi nostri escrementi. Un giorno, era estate, nel primo pomeriggio avevo attraversato un rigagnolo d’acqua sorgiva e sentii dei bisogni. Mi guardai attorno e defecai sull’erba appena tagliata e …, non so, … preso da curiosità, da … mi sedetti sulle mie feci per sentirne il tepore e il loro slittare delizioso nella valle magica. Mi piaceva cagare e percepire quel calore sul culo. Mi detersi prima di rientrare, ma non bene; per cui la mamma, percependo qualcosa, presomi, mi lavò meglio, ma non riuscì a sottrarmi alla vista di mio fratello maggiore; che da allora mi chiamava -bastardo mammoletta merdoso- e, spesso, me le suonava, colpendomi con lo scudiscio sui polpacci e sulle chiappe. Le prime volte ho pianto, poi … a causa di quei colpi, iniziai a pisciarmi addosso e a farmela tra le gambe. Lui è stato il primo a incularmi e a farmi prendere da altri in cucina o fuori per la gioia dei presenti. Avere qualcosa dentro che si muoveva su e giù, … mi appagava; … ero il femminello della famiglia che spegneva bisogni e dava piacere. Il ricevere sculaccioni, cinghiate, staffilate era doloroso, ma mi stregava, perché sovente mi bagnavo e cacavo morbido nei pantaloncini. Era bello. Loro, successivamente, per evitare di essere imbrattati, su suggerimento delle donne, iniziarono a farmi dei clisteri evacuativi.”
“Eri piccolo, quando …”
“Sì!”
“Mi descriverai in seguito le sensazioni che provavi e le pratiche a cui sei stato sottomesso, … anche se strane o bizzarre?”
“In biblioteca ci sono degli scritti che descrivono eventi della mia giovinezza. Li puoi leggere.”
“Hai la pancia che rumoreggia e ride!”
“Andiamo! … vedrai. Dopo anche la tua inizierà a far suonare le castagnette!”
“Ohhh, non conoscevo questo sinonimo per il mio sedere!”
“Vieni Celestino: abbandona un attimo il tuo maestro. Leggi questa memoria e poi preparati disponendoti inginocchiato, docile e pronto ad accettare l’evento descritto in quella pagina e osserva, davanti a te, Camillo che aggiunge la sua alla mia.”
“Ma Clelia!”
“Non c’è, né ma, né se. Nella professione che intraprenderai ci possono stare simili richieste. Dopo l’esternazione disgustata che avrai, ti disporrai ad accettare, sapendo che sarai ben ricompensato. Pulisci, sgrassa, lucidagli il culo e poi, sciacquati e dissetati con la sua piscia.”
Non gli importava di essere umiliato, seviziato, angariato. Era la strada che aveva scelto e nessuna pistola gli era stata puntata in testa per fargli prendere simile professione. Aveva deciso e gli piaceva.
I suoi padroni sarebbero stati clienti molto ricchi dai desideri repressi, non menzionabili, da non riferire. Lui sarebbe servito come valvola di sfogo per quelle manie morbose, anomale, strane.
“Continua così …” disse Clelia, masturbandolo.
Altri avrebbero pianto al solo pensiero di doversi abbassare a fare ciò che stava facendo, pulire e penetrare con la lingua un culo infangato, sporco di merda e poi … Dal suo culo spuntava il codino arricciolato.
“Ti piace essere una troia, una puttana sempre affamata di cazzi?”
“Sì!”
“Mettiti bocconi, steso, culo in su e mani sul dorso che te le lego. Non importa se il tuo volto posa sui nostri escrementi. L’hai già fatto nella stalla con le deiezioni bovine, per cui …” Celestino ubbidì. In quella posizione con il volto sopra … e il codino infilato, … Era una scrofa da montare.
“Apri la bocca… sai già quello che devi fare, vero?” e mentre chiedeva con un tiro deciso strappò il plug, facendolo sobbalzare e affondare nella merda.
“Sei una puttana, … una giovanissima cagna in calore! … sculetta, … apri stò culo!” … questa volta l’enema era con acqua fredda, per cui procurava dolori e crampi lancinanti. S’inarcava, sì piegava, sì rialzava per ricadere; ruotava la testa da una parte all’altra; ansimava, boccheggiava, si lamentava ungendosi non solo il volto, ma anche narici e palato; … vomitava, … I rigurgiti si mischiavano alla cioccolata. Lo lasciarono altresì in quella posa per il successivo di tiepido latte. Clelia aveva nel suo usuale modo d’essere un qualcosa di malsano verso quel ragazzino-femminuccia, al quale piaceva stare sottomesso, conquistato, soggiogato. Il suo comportamento aveva un qualcosa di subdolo, oscuro, sfuggente. Era risaputo che al nostro piaceva sottomettersi e obbedire ad inviti più svariati e capricciosi, ma … umiliare un adolescente in quel dato modo, solo perché percorreva lo stesso cammino lussurioso, da lei fatto precedentemente, sembrava eccessivo. La sua era un’ossessione, però accettata da Celestino.
“Spostati ragazzo, lasciami lo spazio, … montami sopra, … stringimi e … inculami. Da tanto sogno di essere presa da uno impiastricciato, lordato, immelmato di merda. Mettimelo dentro e fottimi; come la volta che quel vecchio, dopo avermi calcato, fatto rotolare nella merda, mi chiese di prenderlo, di sbatterlo e, dopo essersi messo supino, mi invitò a riprenderlo e di baciarlo; di intrecciare le lingue, pregne di fanghi e di succhiare. Scaricai in lui, non solo il frutto delle ghiandole endocrine, ma anche … il contenuto della vescica, da quanto, lui, me lo succhiava e mungeva con il culo. Da allora, dentro di me, è nata una ossessione, … una voglia acuta di riprovare … e con chi, se non con un ragazzo, come me, bello, femmineo, remissivo, desideroso di avere un padrone, … di fare tutto quello che una mente malata concepisce. Le sostanze ripugnanti, schifose, oscene, che ti avvolgono, quando sei rapito dall’acme del piacere, diventano … piacevoli, incantevoli, gustose. Quel vecchio mi aveva gettato, lanciato nei vortici della libidine, della carnalità e io, dapprima disgustato e schifato, poi … per i piaceri provati: ne rimasi preso, avvinto; ma mai avevo manifestato questa mia fissazione, sino a quando non sono venuto a conoscenza di te, ragazzino, che tanto mi assomigli. Ecco, ragazzo mio, anche se ce l’hai piccolo, io godrò del fango con cui mi ungerai, mi insudicerai; di quello, che baciandoci, ingurgiterò. Celestino carissimo, Camillo ha il cane che lo fotte, io ho questo capriccio bizzarro.” Alla fine si lavarono, soddisfatti, appagati e lo massaggiarono come prescritto, senza inserirgli un plug, poiché il suo momento era vicino e doveva sentire, … soffrire la penetrazione.
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