La ragazza di tutti
di
gfranco
genere
sentimentali
Era cresciuta in un ambiente difficile. La mamma e lei vivevano assieme, non aveva un padre o meglio non lo aveva mai conosciuto. La madre era abituata al via vai di uomini che la venivano a trovare e la ragazza era cresciuta in un ambiente difficile. Una bella ragazza, che già a diciotto anni era stata avvicinata dagli amici della madre che si erano accorti che era fisicamente e non solo, pronta ad avere rapporti con loro. Fu sverginata e sentì dolore, poi quegli uomini pensavano solo a palparla o a fare l'amore con lei. La mamma teneva la contabilità e prendeva i soldi, quella figlia bella e giovane le portava in casa più soldi ed ora poteva pagare le rata dell'auto in poco tempo. La figlia veniva tacitata con regali. Non tutti erano buoni e gentili, alcuni la possedevano con violenza e lei soffriva, ma doveva tacere per accontentare la madre, che l'aveva ora sostituita a lei, nei rapporti con gli uomini. A volte anche cinque o sei maschi al giorno. Tutti erano contenti delle sue prestazioni, si era specializzata di bocca e non solo, la madre gli aveva insegnato i trucchi del mestiere e lei li eseguiva alla perfezione. Qualche anziano che ormai aveva il pisello moscio si accontentava di vederla nuda o di palparla. Qualcuno più esigente preferiva che la ragazza si masturbasse con un grosso pene di plastica.
Un giorno arrivò lui Angelo. Angelo di nome e di fatto. Diede cinquanta euro alla signora ed entrò quasi titubante nella stanza della Beatrice, così si chiamava la giovane ragazza.
Era già nuda sul letto, si preparava ad accoglierlo, uno dei tanti che doveva soddisfare, con la speranza fosse almeno gentile. Lui preferì non fare l'amore, si mise di fianco e cominciò a carezzarla, carezzarla non palparla. Poi se ne andò. Ciò era per lei una novità, qualcosa di bello. Tutti erano abituati a possederla o ad avere altri tipi di contatto, ma uno che non provava a fare l'amore con lei pur pagando, non lo aveva mai trovato.
Cominciò a pensare e a sognare, come se quell'Angelo avesse risvegliato la parte più bella di lei. Dopo un mese il ragazzo tornò, pagò la signora ed entrò nella stanza.
La Beatrice lo vide e si sentì felice: finalmente un essere umano tra tanti porci.
Fu la ragazza a chiedergli di fare l'amore. Lui acconsentì. Entrò in lei mentre la ragazza lo baciava teneramente. Una bella ragazza, slanciata, fatta bene e con dei seni meravigliosi. Anche lei provava piacere, una delle poche volte che ebbe un orgasmo vero e sentiva il pisello di lui, come qualcosa di gradito e non il solito oggetto che la prendeva per soldi e violava la sua intimità. Finito, cominciò a baciarlo e a dirgli di tornare, quel ragazzo buono e gentile le piaceva e molto. Aveva rotto quel cerchio di abitudini e di sottomissione a cui era sottoposta. Finalmente poteva sognare.
Il ragazzo la andò a trovare più volte, si parlarono, si confidarono e il loro rapporto divenne sempre più intimo. A volte non facevano l'amore si baciavano e si lasciavano andare a gesti di affetto e comprensione.
Poi decisero di scappare. Lei raccolse le sue poche cose ed una notte scese sotto casa, lui la aspettava con l'auto. Di Beatrice non si seppe più nulla e la madre ritornò lei a concedersi agli uomini, ma con meno fortuna. Non aveva nè gli anni, nè il corpo della figlia e poi la pagavano meno.
Qualcuno disse che la Beatrice ed Angelo vivevano in Germania, due figli ed una vita diversa e felice. Con Angelo aveva conosciuto un vero angelo.
Un giorno arrivò lui Angelo. Angelo di nome e di fatto. Diede cinquanta euro alla signora ed entrò quasi titubante nella stanza della Beatrice, così si chiamava la giovane ragazza.
Era già nuda sul letto, si preparava ad accoglierlo, uno dei tanti che doveva soddisfare, con la speranza fosse almeno gentile. Lui preferì non fare l'amore, si mise di fianco e cominciò a carezzarla, carezzarla non palparla. Poi se ne andò. Ciò era per lei una novità, qualcosa di bello. Tutti erano abituati a possederla o ad avere altri tipi di contatto, ma uno che non provava a fare l'amore con lei pur pagando, non lo aveva mai trovato.
Cominciò a pensare e a sognare, come se quell'Angelo avesse risvegliato la parte più bella di lei. Dopo un mese il ragazzo tornò, pagò la signora ed entrò nella stanza.
La Beatrice lo vide e si sentì felice: finalmente un essere umano tra tanti porci.
Fu la ragazza a chiedergli di fare l'amore. Lui acconsentì. Entrò in lei mentre la ragazza lo baciava teneramente. Una bella ragazza, slanciata, fatta bene e con dei seni meravigliosi. Anche lei provava piacere, una delle poche volte che ebbe un orgasmo vero e sentiva il pisello di lui, come qualcosa di gradito e non il solito oggetto che la prendeva per soldi e violava la sua intimità. Finito, cominciò a baciarlo e a dirgli di tornare, quel ragazzo buono e gentile le piaceva e molto. Aveva rotto quel cerchio di abitudini e di sottomissione a cui era sottoposta. Finalmente poteva sognare.
Il ragazzo la andò a trovare più volte, si parlarono, si confidarono e il loro rapporto divenne sempre più intimo. A volte non facevano l'amore si baciavano e si lasciavano andare a gesti di affetto e comprensione.
Poi decisero di scappare. Lei raccolse le sue poche cose ed una notte scese sotto casa, lui la aspettava con l'auto. Di Beatrice non si seppe più nulla e la madre ritornò lei a concedersi agli uomini, ma con meno fortuna. Non aveva nè gli anni, nè il corpo della figlia e poi la pagavano meno.
Qualcuno disse che la Beatrice ed Angelo vivevano in Germania, due figli ed una vita diversa e felice. Con Angelo aveva conosciuto un vero angelo.
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