Lotta di classe
di
gfranco
genere
sentimentali
Lei era la figlia del proprietario di una fabbrica metalmeccanica. Stava imparando, suo padre con il tempo avrebbe ceduto tutto alla Mariella e pertanto, dopo la laurea in economia e commercio stava perfezionando il mestiere di imprenditrice. Una spendida ragazza, sui venticinque anni, che sapendo di essere bella se la tirava, ma che per il brusco carattere molti temevano e i ragazzi spesso la schivavano.
A volte girando tra le catene di montaggio contollava che tutto funzionasse alla perfezione. Gli operai, nei reparti di produzione la temevano, solo uno sembrava sfidarla e manco la badava. Un bel ragazzo, sui trenta anni che continuava a lavorare
come lei non ci fosse, anzi sembrava quasi la volesse sfidare e di proposito rallentava la produzione.
Ma ella era la padrona, si sentiva padrona e non poteva accadere che tra decine e decine di operai e maestranze in genere, ci fosse uno che la snobbava completamente...forse era comunista, un provocatore che sicuramente leggeva Lotta Continua e magari scriveva gli slogan sui muri. In altri tempi poteva essere persino un brigatista rosso.
Toccava proprio a lei, che metteva tutti in riga e si faceva ascoltare senza repliche o contradditori di sorta, un torto simile non era amissibile. Già entrava in fabbrica da padrona, con la sua Maserati, con il posteggio riservato e protetto dalla rete antigrandine, servita e riverita.
Tra la Mariella e quell'antipatico operaio, anche se non si erano mai parlati c'era molta e molta ruggine, almeno da parte di lei, lui se ne fregava, con quelli antipatici sorrisini. Non vedeva l'ora di poterlo licenziare e i capi reparto avevano l'ordine di riferire se quel tizio sbagliava in qualcosa di rilevante.
Ma lui, il Toni non aveva mai sgarrato e forse troppo furbo per farlo...ma prima o poi ci sarebbe caduto, opera di Mariella che sapeva distinguere gli operai non all'altezza della sua intelligenza e contava sulla sua capacità di giudicare i lavativi. Quello lì era solo un arrogante che la sfotteva.
Una sera, uscendo dalla discoteca con una amica, alcuni ragazzi le davano fastidio,
i buttafuori erano distanti e si sentiva a disagio. All'improvviso, come dal nulla comparve lui Toni che fece da scudo a lei e all'amica e poi le scortò fino all'auto. Non sapeva chi era quel bel e gentile ragazzo, eppure lo aveva visto da qualche parte, ma non si ricordava dove e come, sicuramente una brava persona e poi era anche bellino e la cosa non guastava. Ma dove lo aveva visto?
Tornando in villa, come in un flash prima di addormentarsi le venne in mente quell'antipatico operaio della sua fabbrica...era proprio lui senza tuta, il nemico di classe che si comportava in fabbrica come lei non fosse la padrona.
Durante una ispezione alle catene di montaggio si avvicinò al Piero per ringraziarlo, ma il ragazzo disse che aveva voluto aiutare la Mariella ragazza in difficoltà, non la Mariella padrona e sfruttatrice di manodopera. In ogni caso i loro rapporti migliorarono di poco e non lo vedeva più come un nemico.
Il sabato dopo, entrando in discoteca e chissà per quale assurdità cercò di trovarlo e vedendolo con gli amici provò ad offrirgli da bere. Lui rifiutò, non voleva bere con il nemico, con chi sfruttava il popolo. La prima volta che un uomo la rifiutava come persona e per lei fu una sonora batosta, non era più la principessa che si credeva essere. Ritentò e si sedettero in disparte, parlarono, si confidarono e alla fine si baciarono, quel bacio non faceva parte delle sue aspettative, come minimo doveva frequentare un industriale, non un operaio. Però quel bacio le piaceva, le era servito per domare un sobillatore e riportarlo sulla giusta via.
Da allora in poi, quando girava per i reparti della fabbrica, continuava a guardarlo male, con occhio quasi severo, ma di nascosto gli passava qualche cioccolatino o un bigliettino. Il biglietto serviva per gli appuntamenti segreti. Si vedevano in uno dei tanti appartamenti di proprietà della famiglia della ragazza.
Litigavano anche a letto, ma di fatto si volevano bene. Lei, abituata a comandare ed essere sopra a tutti, si rifugiava tra le braccia di Pietro e gli confidava tutte le sue pene. Una bella ragazza, ben fatta, gambe lunghe, seni perfetti ed un visino da bambola. La Mariella, quando Pietro la penetrava si sentiva realizzata, quel pisello dentro la vagina la faceva felice e scordava ogni problema personale. Si era innamorata di quel Pietro che una volta combatteva, si era resa conto che quel ragazzo era buono e non un delinquente come lo immaginava all'inizio.
Rimase incinta, lui era contrario per la differenza di livello sociale, ma ella da brava e democratica padrona lo volle sposare a tutti i costi. Ora hanno due figli, lui è rimasto sul suo posto di lavoro, per una questione di principio e di dignità. Si sentono tutti i giorni, litigano sul lavoro, ma in realtà si vogliono bene e si compensano. Unico problema rimasto: ora non lo può più licenziare. A casa quel sovversivo farebbe il finimondo.
A volte girando tra le catene di montaggio contollava che tutto funzionasse alla perfezione. Gli operai, nei reparti di produzione la temevano, solo uno sembrava sfidarla e manco la badava. Un bel ragazzo, sui trenta anni che continuava a lavorare
come lei non ci fosse, anzi sembrava quasi la volesse sfidare e di proposito rallentava la produzione.
Ma ella era la padrona, si sentiva padrona e non poteva accadere che tra decine e decine di operai e maestranze in genere, ci fosse uno che la snobbava completamente...forse era comunista, un provocatore che sicuramente leggeva Lotta Continua e magari scriveva gli slogan sui muri. In altri tempi poteva essere persino un brigatista rosso.
Toccava proprio a lei, che metteva tutti in riga e si faceva ascoltare senza repliche o contradditori di sorta, un torto simile non era amissibile. Già entrava in fabbrica da padrona, con la sua Maserati, con il posteggio riservato e protetto dalla rete antigrandine, servita e riverita.
Tra la Mariella e quell'antipatico operaio, anche se non si erano mai parlati c'era molta e molta ruggine, almeno da parte di lei, lui se ne fregava, con quelli antipatici sorrisini. Non vedeva l'ora di poterlo licenziare e i capi reparto avevano l'ordine di riferire se quel tizio sbagliava in qualcosa di rilevante.
Ma lui, il Toni non aveva mai sgarrato e forse troppo furbo per farlo...ma prima o poi ci sarebbe caduto, opera di Mariella che sapeva distinguere gli operai non all'altezza della sua intelligenza e contava sulla sua capacità di giudicare i lavativi. Quello lì era solo un arrogante che la sfotteva.
Una sera, uscendo dalla discoteca con una amica, alcuni ragazzi le davano fastidio,
i buttafuori erano distanti e si sentiva a disagio. All'improvviso, come dal nulla comparve lui Toni che fece da scudo a lei e all'amica e poi le scortò fino all'auto. Non sapeva chi era quel bel e gentile ragazzo, eppure lo aveva visto da qualche parte, ma non si ricordava dove e come, sicuramente una brava persona e poi era anche bellino e la cosa non guastava. Ma dove lo aveva visto?
Tornando in villa, come in un flash prima di addormentarsi le venne in mente quell'antipatico operaio della sua fabbrica...era proprio lui senza tuta, il nemico di classe che si comportava in fabbrica come lei non fosse la padrona.
Durante una ispezione alle catene di montaggio si avvicinò al Piero per ringraziarlo, ma il ragazzo disse che aveva voluto aiutare la Mariella ragazza in difficoltà, non la Mariella padrona e sfruttatrice di manodopera. In ogni caso i loro rapporti migliorarono di poco e non lo vedeva più come un nemico.
Il sabato dopo, entrando in discoteca e chissà per quale assurdità cercò di trovarlo e vedendolo con gli amici provò ad offrirgli da bere. Lui rifiutò, non voleva bere con il nemico, con chi sfruttava il popolo. La prima volta che un uomo la rifiutava come persona e per lei fu una sonora batosta, non era più la principessa che si credeva essere. Ritentò e si sedettero in disparte, parlarono, si confidarono e alla fine si baciarono, quel bacio non faceva parte delle sue aspettative, come minimo doveva frequentare un industriale, non un operaio. Però quel bacio le piaceva, le era servito per domare un sobillatore e riportarlo sulla giusta via.
Da allora in poi, quando girava per i reparti della fabbrica, continuava a guardarlo male, con occhio quasi severo, ma di nascosto gli passava qualche cioccolatino o un bigliettino. Il biglietto serviva per gli appuntamenti segreti. Si vedevano in uno dei tanti appartamenti di proprietà della famiglia della ragazza.
Litigavano anche a letto, ma di fatto si volevano bene. Lei, abituata a comandare ed essere sopra a tutti, si rifugiava tra le braccia di Pietro e gli confidava tutte le sue pene. Una bella ragazza, ben fatta, gambe lunghe, seni perfetti ed un visino da bambola. La Mariella, quando Pietro la penetrava si sentiva realizzata, quel pisello dentro la vagina la faceva felice e scordava ogni problema personale. Si era innamorata di quel Pietro che una volta combatteva, si era resa conto che quel ragazzo era buono e non un delinquente come lo immaginava all'inizio.
Rimase incinta, lui era contrario per la differenza di livello sociale, ma ella da brava e democratica padrona lo volle sposare a tutti i costi. Ora hanno due figli, lui è rimasto sul suo posto di lavoro, per una questione di principio e di dignità. Si sentono tutti i giorni, litigano sul lavoro, ma in realtà si vogliono bene e si compensano. Unico problema rimasto: ora non lo può più licenziare. A casa quel sovversivo farebbe il finimondo.
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