Il tormento e il piacere di tradire (e la prima inculata)
di
samas2
genere
tradimenti
“Ho utilizzato la sua mail pubblicata, a margine di un suo scritto, su questo sito di racconti erotici che mi era capitato di intercettare navigando a caso - non sono una frequentatrice. Pur non interessandomi particolarmente il genere ho pensato che ciò che voglio raccontare si colloca adeguatamente in questo contesto e costituisce per me la maniera giusta per svelare il mio inconfessato segreto. Ho bisogno di liberarmi con qualcuno e grazie all’anonimato della mail - ovviamente mi son creata un account allo scopo - posso farlo senza tacere nulla, fin nei particolari più scabrosi. Magari lei ne ricaverà un racconto erotico gradevole. Ma ciò che m’importa è gridare al mondo, sia pur in incognito attraverso lei, la mia oscena vicenda, il mio comportarmi da troia mentre tutti mi credono una donna morigerata se non addirittura bigotta. Naturalmente sempre che lei lo voglia.”
Ho deciso di fungere da tramite e dare soddisfazione alla richiesta di questa gentile signora e di pubblicare fra i miei scritti questa racconto pervenutomi via mail recentemente.
Mi chiamo Angela, ho 58 anni e il mio aspetto é molto gradevole e, nella diffusa opinione, decisamente sexy. A dispetto di tutto ciò sono sempre stata considerata - a ragione - una donna integerrima, incorruttibile nella fedeltà a suo marito. Mi sono occupata di formazione e la mia frequentazione ai convegni era usuale ma, nonostante tutte le leggendarie avventure e tresche di cui si favoleggia che accadano in quelle circostanze, non avevo mai dovuto resistere a particolari tentazioni, forse perché in realtà non le avevo mai perseguite. Mi ritrovai a far richiesta di un periodo di smart working - e mi fu accordato - per ultimare una ricerca che mi impegnava da tempo. Trovarmi a casa spesso da sola se mi consentiva un proficuo lavoro, d’altra parte mi lasciava abbastanza tempo libero per riflettere su me stessa. Forse avvicinandosi il tempo dello sfiorire della mia bellezza ancora fulgida, si ingenerò in me una crescente ansia per il desiderio di soddisfare una sessualità che rimaneva non appagata, stanca sella quotidiana monotonia, vogliosa di novità. Quello che vivevo con mio marito non corrispondeva minimamente a ciò che mi urgeva. Lui, infatti, preso dal suo lavoro era distante da tutto questo e le poche volte che avevamo fatto sesso era stata per me una tale delusione che avevo finito per rinunciarvi.
Viveva da poco tempo nella nostra palazzina in un appartamento situato sul mio stesso pianerottolo Pasquale, un nolano quarantenne, bruno, abbronzato, dal fisico aitante, simpatico e dalla parlantina sciolta. Mostrò nei miei confronti simpatia e una calda mattina di primavera, mentre rincasavo carica di borse e pacchetti, lo incrociai mentre era reduce dal suo jogging. Si approcciò a me educatamente ma, il modo in cui radiografò - indossavo un vestito leggero con una scollatura discreta ma intrigante per l’impossibilità di celare la mia quinta misura di seno, calzavo dei deliziosi sandali - le mie gambe, i miei piedi, il décolleté, mi fece capire la sua indole da predatore e ne fui turbata, lusingata. Rientrata in casa, non riuscivo a trattenere un brivido per l’emozione che quell’interessante approccio mi aveva suscitato. Pasquale con la sua passione da uomo del sud possedeva la carica erotica ideale per esaudire le mie voglie!
Mi affacciai alla finestra distratta, concentrata nei miei pensieri e il mio sguardo si posò senza intenzione, automaticamente sulla porta finestra del mio vicino e dirimpettaio. Sobbalzai: lui, liberatosi degli indumenti sportivi, si apprestava a fare una doccia completamente nudo
Finse di non accorgersi della mia presenza - son sicura invece ne fosse ben consapevole -, indugiò mettendosi orgogliosamente bene in mostra. Ero affascinata dallo spettacolo che si offriva ai miei occhi e che li calamitava; quando Pasquale, terminata l’esibizione, palesò meraviglia per la mia presenza, fece un gesto come di scusa e mi sorrise. Mi ritrassi carica di vergogna e imbarazzo dalla finestra piuttosto bruscamente, ma avevo visto abbastanza: Pasquale ostentava un fisico muscoloso, tonico, da atleta e soprattutto una magnifica sberla fra le gambe che sotto i suoi tocchi aveva raggiunto un’imponente erezione. Ero letteralmente estasiata, confusa, ammirata e in preda a una smania per la bramosia che si era destata in me.
Nel mio giro di amici e colleghi, tutti mi consideravano una bacchettona ma sotto quella parvenza ipocrita si celava un abisso di libidine compressa, frustrata. Mi diressi verso un ripostiglio che solo io conoscevo, afferrai tremante un grosso dildo, acquistato in segreto sul web, e iniziai a spingerlo su e giù nella mia figa bagnata con un crescendo di intensità e frequenza, sognando fosse il cazzo di Pasquale, dimenandomi e gemendo oscenamente.
La notte poi fu un tormento per il rincorrersi di fantasie erotiche che lottavano col mio perbenismo, il mio morale super ego non riusciva a rintuzzare le incalzanti pulsioni dell’Id, del mio libidinoso inconscio. Per trovare lenimento ai miei supplizi e sfogarmi, introdussi le mie dita a stimolare la vagina che rispose riempendosi di copiose e odorose secrezioni che mi impiastricciarono il pube. Nel letto accanto a me il mio uomo ronfava tranquillamente. Sul far del mattino presi sonno e quasi non mi accorsi della levataccia di mio marito, atteso da un lavoro che lo avrebbe impegnato tutto il giorno. La luce di un sole ormai alto mi sorprese ancora coricata; ripensai a Pasquale riconoscendo che quell’affascinante uomo poteva ambire a prede ben più giovani di me. Di contro, l’interesse che aveva mostrato nei miei confronti, poteva anche sottendere la voglia di scopare una donna più matura e ancora piuttosto piacente, non fosse altro per variare e arricchire la sua collezione di conquiste sessuali. Ma poi la luce piena del giorno mi restituì le mie certezze morali e mi ritrovai decisa a eliminare quell’uomo dai miei pensieri.
Fui strappata dai miei ragionamenti dallo squillo del campanello.
- Dove diavolo son finite le ciabattine -? Così, non riuscendo a trovarle, mi diressi vero la porta con uno scalpiccio di piedi nudi.
Sicuramente era Clara, quell’antipatica della mia coinquilina del piano di sotto che, al solito, era a chiedere a prestito qualcosa che le mancava in cucina.
Ancora assonnata senza chiedere chi fosse, aprii.
Non ero preparata a trovarmi di fronte Pasquale, sorridente e molto attraente.
- Bu…buon giorno - balbettai - prego si accomodi e mi scusi per lo stato deplorevole in cui mi presento.
Il mio aspetto era trasandato, ero struccata, a piedi nudi, il mio pigiama di raso era tutto stropicciato e mi avrei avuto necessità di una doccia.
Mi ripresi sorridendo - il mio sorriso è incantevole, lo so - e lo invitai:
- Sa, dopo una notte insonne ho finito con l’addormentarmi tardi e mi son svegliata ora. Posso offrirle un caffè?
Accettò e davanti alla tazzina continuò a fissarmi, senza quasi proferir parola, in una maniera tale da aver l’impressione di essere nuda. Ero attratta da quel giovane uomo e le mie convinzioni sulla fedeltà coniugale vacillavano sempre più.
Il suo sguardo, carico di desiderio, mi intrigava, ero eccitata e speravo proprio che non si fermasse.
- Angela anch’io stanotte ho dormito poco. Sa perché? Ho pensato al suo corpo che mi fa impazzire. Mi ha visto nudo ieri, ora tocca a me ammirarla. La mangerei tutta a partire dai suoi graziosi piedini e poi…..- Mi prese le mani e mi attirò a sé.
- O santo cielo! Ma cosa sta dicendo? La prego si fermi. Potrebbe tornare mio marito! Poi lei è più giovane di me.
- Basta Angela, mi stai facendo bollire. So bene quando una donna vuole darsi, e ti trovi in questa precisa condizione. Donne come te nascondono dietro un sottile paravento di apparenze di specchiata moralità tanta voglia di trasgredire, un vulcano in procinto di eruttare. Basta con queste scuse che non tengono, abbandonati alle tue passioni! Posso, per l’attrazione che provo per te, appagarti.
Vedevo il suo volto avvicinarsi al mio. Mi baciò, non mi sottrassi e ricambiai appassionatamente. Il mio cuore batteva all’impazzata. Capivo che stavo tradendo mio marito ma il fuoco che mi divorava travolse le mie difese. La mia volontà apparteneva adesso a quell’uomo.
Mi spogliò e guardandomi intensamente:
- Sei uno splendore. Il tuo corpo è quanto di meglio potessi desiderare.
L’uomo, allupato si dilettò a lungo con le mie floride mammelle, che impastò, strizzò, succhiò, a cui morse i capezzoli, che utilizzò per massaggiare il suo stupendo scettro di carne. Mi gustò nel mio afrore di donna - che avrebbe necessitato di una bella doccia - annusandomi, leccandomi per ogni centimetro di pelle.
- I tuoi odori di femmina mi inebriano.
Mi stavo divertendo, completamente disinibita nelle mani di un uomo che valorizzava ed esaltava la mia sessualità. Scherzosamente cercai di scappare a carponi sul letto, mi afferrò, mi girò supina, mi allargò le gambe. La mia figa, liscia, perfettamente depilata era una fornace bollente e colò sotto l’azione della sua bocca come un frutto maturo strizzato che stillava succulente delizie; il mio clitoride scappucciato dalle sue dita esplodeva di piacere, titillato dalla sua lingua.
Volli, per ricambiare, prendere il suo grosso glande, acremente odoroso di maschio, fra le labbra e in gola, riuscendo probabilmente a mostrarmi maldestra vista la mia scarsa esperienza.
Quando finalmente il suo cazzo si fece strada nella mia vagina fradicia mi sembrò che mai avessi desiderato tanto qualcosa in vita mia. Le sue spinte potenti, il suo passare da una posizione all’altra, la durata dell’amplesso mi fecero raggiungere vette mai neppure sognate. Era tempo che non provavo un orgasmo così pieno e mai tanti in una sola volta.
Gemevo, squittivo, con voce sognante cinguettai:
- Sei un maschio fantastico Pasquale! Sono tua, fammi tutto ciò che vuoi.
- Ti hanno mai scopato il culo, Angela?
Il culo non l’avevo mai concesso, ma Pasquale se lo era meritato, era suo e se lo prese. Mi preparò adeguatamente il buchetto, mi posizionò a pecorina. Trepidante avvertii la grossa cappella che si appoggiava sul buchetto mentre le mie mani nervosamente allargavano le natiche; poi la massa dura, calda mi invase con colpi lenti e ritmici. Le sue forti mani mi stringevano i fianchi mentre il cazzo guadagnava profondità nelle mie viscere. Quando la sua azione si arrestava come per concentrarsi e centellinare il piacere, ero io ad agitarmi per essere trapanata più a fondo. Il gusto che provai, nuovo per me, nonostante un certo dolore mi entusiasmò.
Sentivo Pasquale, ora abbrancato ai miei seni pesanti, muggire e ansimare dietro di me: di certo godeva da porco scatenato qual era. Sentii il suo succo caldo che iniziava a scaricarsi dentro il culo. Rapidamente, freneticamente Pasquale estrasse il membro e mi schizzò il volto, le tette. Leccai quella calda sborra e la inghiottii da brava ancella sottomessa a quello che era ormai padrone del mio corpo.
Riposammo a letto e Pasquale espresse, tra l’altro, l’orgoglio di essersi scopata un tipo di donna che, confessò, costituiva per lui un vero mito
- E io ho corrisposto degnamente a ogni tua aspettativa?
- Al di là di ogni previsione.
La signora Angela non concluse la vicenda con quell’unico incontro, ma ce ne furono altri appassionati, che cessarono quando Pasquale fece ritorno a Nola, ma che ora continuano con uno sviluppo interessante in altre forme.
Ma questa è un’altra storia che, se vorrete e se avrete apprezzato quanto vi ho raccontato, sarà oggetto di una nuova narrazione.
Ho deciso di fungere da tramite e dare soddisfazione alla richiesta di questa gentile signora e di pubblicare fra i miei scritti questa racconto pervenutomi via mail recentemente.
Mi chiamo Angela, ho 58 anni e il mio aspetto é molto gradevole e, nella diffusa opinione, decisamente sexy. A dispetto di tutto ciò sono sempre stata considerata - a ragione - una donna integerrima, incorruttibile nella fedeltà a suo marito. Mi sono occupata di formazione e la mia frequentazione ai convegni era usuale ma, nonostante tutte le leggendarie avventure e tresche di cui si favoleggia che accadano in quelle circostanze, non avevo mai dovuto resistere a particolari tentazioni, forse perché in realtà non le avevo mai perseguite. Mi ritrovai a far richiesta di un periodo di smart working - e mi fu accordato - per ultimare una ricerca che mi impegnava da tempo. Trovarmi a casa spesso da sola se mi consentiva un proficuo lavoro, d’altra parte mi lasciava abbastanza tempo libero per riflettere su me stessa. Forse avvicinandosi il tempo dello sfiorire della mia bellezza ancora fulgida, si ingenerò in me una crescente ansia per il desiderio di soddisfare una sessualità che rimaneva non appagata, stanca sella quotidiana monotonia, vogliosa di novità. Quello che vivevo con mio marito non corrispondeva minimamente a ciò che mi urgeva. Lui, infatti, preso dal suo lavoro era distante da tutto questo e le poche volte che avevamo fatto sesso era stata per me una tale delusione che avevo finito per rinunciarvi.
Viveva da poco tempo nella nostra palazzina in un appartamento situato sul mio stesso pianerottolo Pasquale, un nolano quarantenne, bruno, abbronzato, dal fisico aitante, simpatico e dalla parlantina sciolta. Mostrò nei miei confronti simpatia e una calda mattina di primavera, mentre rincasavo carica di borse e pacchetti, lo incrociai mentre era reduce dal suo jogging. Si approcciò a me educatamente ma, il modo in cui radiografò - indossavo un vestito leggero con una scollatura discreta ma intrigante per l’impossibilità di celare la mia quinta misura di seno, calzavo dei deliziosi sandali - le mie gambe, i miei piedi, il décolleté, mi fece capire la sua indole da predatore e ne fui turbata, lusingata. Rientrata in casa, non riuscivo a trattenere un brivido per l’emozione che quell’interessante approccio mi aveva suscitato. Pasquale con la sua passione da uomo del sud possedeva la carica erotica ideale per esaudire le mie voglie!
Mi affacciai alla finestra distratta, concentrata nei miei pensieri e il mio sguardo si posò senza intenzione, automaticamente sulla porta finestra del mio vicino e dirimpettaio. Sobbalzai: lui, liberatosi degli indumenti sportivi, si apprestava a fare una doccia completamente nudo
Finse di non accorgersi della mia presenza - son sicura invece ne fosse ben consapevole -, indugiò mettendosi orgogliosamente bene in mostra. Ero affascinata dallo spettacolo che si offriva ai miei occhi e che li calamitava; quando Pasquale, terminata l’esibizione, palesò meraviglia per la mia presenza, fece un gesto come di scusa e mi sorrise. Mi ritrassi carica di vergogna e imbarazzo dalla finestra piuttosto bruscamente, ma avevo visto abbastanza: Pasquale ostentava un fisico muscoloso, tonico, da atleta e soprattutto una magnifica sberla fra le gambe che sotto i suoi tocchi aveva raggiunto un’imponente erezione. Ero letteralmente estasiata, confusa, ammirata e in preda a una smania per la bramosia che si era destata in me.
Nel mio giro di amici e colleghi, tutti mi consideravano una bacchettona ma sotto quella parvenza ipocrita si celava un abisso di libidine compressa, frustrata. Mi diressi verso un ripostiglio che solo io conoscevo, afferrai tremante un grosso dildo, acquistato in segreto sul web, e iniziai a spingerlo su e giù nella mia figa bagnata con un crescendo di intensità e frequenza, sognando fosse il cazzo di Pasquale, dimenandomi e gemendo oscenamente.
La notte poi fu un tormento per il rincorrersi di fantasie erotiche che lottavano col mio perbenismo, il mio morale super ego non riusciva a rintuzzare le incalzanti pulsioni dell’Id, del mio libidinoso inconscio. Per trovare lenimento ai miei supplizi e sfogarmi, introdussi le mie dita a stimolare la vagina che rispose riempendosi di copiose e odorose secrezioni che mi impiastricciarono il pube. Nel letto accanto a me il mio uomo ronfava tranquillamente. Sul far del mattino presi sonno e quasi non mi accorsi della levataccia di mio marito, atteso da un lavoro che lo avrebbe impegnato tutto il giorno. La luce di un sole ormai alto mi sorprese ancora coricata; ripensai a Pasquale riconoscendo che quell’affascinante uomo poteva ambire a prede ben più giovani di me. Di contro, l’interesse che aveva mostrato nei miei confronti, poteva anche sottendere la voglia di scopare una donna più matura e ancora piuttosto piacente, non fosse altro per variare e arricchire la sua collezione di conquiste sessuali. Ma poi la luce piena del giorno mi restituì le mie certezze morali e mi ritrovai decisa a eliminare quell’uomo dai miei pensieri.
Fui strappata dai miei ragionamenti dallo squillo del campanello.
- Dove diavolo son finite le ciabattine -? Così, non riuscendo a trovarle, mi diressi vero la porta con uno scalpiccio di piedi nudi.
Sicuramente era Clara, quell’antipatica della mia coinquilina del piano di sotto che, al solito, era a chiedere a prestito qualcosa che le mancava in cucina.
Ancora assonnata senza chiedere chi fosse, aprii.
Non ero preparata a trovarmi di fronte Pasquale, sorridente e molto attraente.
- Bu…buon giorno - balbettai - prego si accomodi e mi scusi per lo stato deplorevole in cui mi presento.
Il mio aspetto era trasandato, ero struccata, a piedi nudi, il mio pigiama di raso era tutto stropicciato e mi avrei avuto necessità di una doccia.
Mi ripresi sorridendo - il mio sorriso è incantevole, lo so - e lo invitai:
- Sa, dopo una notte insonne ho finito con l’addormentarmi tardi e mi son svegliata ora. Posso offrirle un caffè?
Accettò e davanti alla tazzina continuò a fissarmi, senza quasi proferir parola, in una maniera tale da aver l’impressione di essere nuda. Ero attratta da quel giovane uomo e le mie convinzioni sulla fedeltà coniugale vacillavano sempre più.
Il suo sguardo, carico di desiderio, mi intrigava, ero eccitata e speravo proprio che non si fermasse.
- Angela anch’io stanotte ho dormito poco. Sa perché? Ho pensato al suo corpo che mi fa impazzire. Mi ha visto nudo ieri, ora tocca a me ammirarla. La mangerei tutta a partire dai suoi graziosi piedini e poi…..- Mi prese le mani e mi attirò a sé.
- O santo cielo! Ma cosa sta dicendo? La prego si fermi. Potrebbe tornare mio marito! Poi lei è più giovane di me.
- Basta Angela, mi stai facendo bollire. So bene quando una donna vuole darsi, e ti trovi in questa precisa condizione. Donne come te nascondono dietro un sottile paravento di apparenze di specchiata moralità tanta voglia di trasgredire, un vulcano in procinto di eruttare. Basta con queste scuse che non tengono, abbandonati alle tue passioni! Posso, per l’attrazione che provo per te, appagarti.
Vedevo il suo volto avvicinarsi al mio. Mi baciò, non mi sottrassi e ricambiai appassionatamente. Il mio cuore batteva all’impazzata. Capivo che stavo tradendo mio marito ma il fuoco che mi divorava travolse le mie difese. La mia volontà apparteneva adesso a quell’uomo.
Mi spogliò e guardandomi intensamente:
- Sei uno splendore. Il tuo corpo è quanto di meglio potessi desiderare.
L’uomo, allupato si dilettò a lungo con le mie floride mammelle, che impastò, strizzò, succhiò, a cui morse i capezzoli, che utilizzò per massaggiare il suo stupendo scettro di carne. Mi gustò nel mio afrore di donna - che avrebbe necessitato di una bella doccia - annusandomi, leccandomi per ogni centimetro di pelle.
- I tuoi odori di femmina mi inebriano.
Mi stavo divertendo, completamente disinibita nelle mani di un uomo che valorizzava ed esaltava la mia sessualità. Scherzosamente cercai di scappare a carponi sul letto, mi afferrò, mi girò supina, mi allargò le gambe. La mia figa, liscia, perfettamente depilata era una fornace bollente e colò sotto l’azione della sua bocca come un frutto maturo strizzato che stillava succulente delizie; il mio clitoride scappucciato dalle sue dita esplodeva di piacere, titillato dalla sua lingua.
Volli, per ricambiare, prendere il suo grosso glande, acremente odoroso di maschio, fra le labbra e in gola, riuscendo probabilmente a mostrarmi maldestra vista la mia scarsa esperienza.
Quando finalmente il suo cazzo si fece strada nella mia vagina fradicia mi sembrò che mai avessi desiderato tanto qualcosa in vita mia. Le sue spinte potenti, il suo passare da una posizione all’altra, la durata dell’amplesso mi fecero raggiungere vette mai neppure sognate. Era tempo che non provavo un orgasmo così pieno e mai tanti in una sola volta.
Gemevo, squittivo, con voce sognante cinguettai:
- Sei un maschio fantastico Pasquale! Sono tua, fammi tutto ciò che vuoi.
- Ti hanno mai scopato il culo, Angela?
Il culo non l’avevo mai concesso, ma Pasquale se lo era meritato, era suo e se lo prese. Mi preparò adeguatamente il buchetto, mi posizionò a pecorina. Trepidante avvertii la grossa cappella che si appoggiava sul buchetto mentre le mie mani nervosamente allargavano le natiche; poi la massa dura, calda mi invase con colpi lenti e ritmici. Le sue forti mani mi stringevano i fianchi mentre il cazzo guadagnava profondità nelle mie viscere. Quando la sua azione si arrestava come per concentrarsi e centellinare il piacere, ero io ad agitarmi per essere trapanata più a fondo. Il gusto che provai, nuovo per me, nonostante un certo dolore mi entusiasmò.
Sentivo Pasquale, ora abbrancato ai miei seni pesanti, muggire e ansimare dietro di me: di certo godeva da porco scatenato qual era. Sentii il suo succo caldo che iniziava a scaricarsi dentro il culo. Rapidamente, freneticamente Pasquale estrasse il membro e mi schizzò il volto, le tette. Leccai quella calda sborra e la inghiottii da brava ancella sottomessa a quello che era ormai padrone del mio corpo.
Riposammo a letto e Pasquale espresse, tra l’altro, l’orgoglio di essersi scopata un tipo di donna che, confessò, costituiva per lui un vero mito
- E io ho corrisposto degnamente a ogni tua aspettativa?
- Al di là di ogni previsione.
La signora Angela non concluse la vicenda con quell’unico incontro, ma ce ne furono altri appassionati, che cessarono quando Pasquale fece ritorno a Nola, ma che ora continuano con uno sviluppo interessante in altre forme.
Ma questa è un’altra storia che, se vorrete e se avrete apprezzato quanto vi ho raccontato, sarà oggetto di una nuova narrazione.
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