Lingue morte e lingue vive

di
genere
trio

Ovviamente si erano già viste in foto, ma quando si incontrarono di persona, l’eccitazione mista a sorpresa fu percepibile nell’aria.
All’apparenza un’irreprensibile signora borghese, qualcosa nel suo sguardo tradiva una sensualità da scoprire.

Forse per l’imbarazzo, le prime parole di mia moglie furono per le sue scarpe, di un taglio originale ma evidentemente molto comode.
La professoressa le risposte confermando le sue impressioni.

Nel frattempo, io le guardavo rapito, indeciso se sentirmi l’uomo più fortunato del mondo o un miope depravato sull’orlo di un precipizio su cui, incosciente, mi ero sporto.
Ma l’opportunità di avere nella stessa stanza mia moglie e la collega di latino, su cui a lungo avevo fantasticato, era sembrata troppo propizia da non cogliere.
Con lei avevano passato ore e giorni a chiacchierare in sala professori, presto rapito dalla sua mente e dal suo umorismo.
Ma certo non avrei immaginato di ritrovarmi anche depositario delle sue confessioni di fantasie saffiche, commentando assieme l’altra collega di matematica, donna minuta, dai capelli rossi e gli occhi grandi, seni piccoli ma fianchi accoglienti evidenziati dalle gonne chiare che usava indossare.

Altrettanto inaspettata era stata la frase di mia moglie: “voglio conoscerla!”
Pronunciata durante un amplesso, in cui si stavano confidando le rispettive fantasie per aumentare la già esasperata eccitazione.
Io che mi ero lasciato sfuggire un’ammissione: “mi ha confidato di essere lesbica…non faccio altro che pensare alla sua fica”

“Voglio conoscerla”
La sorpresa mi rovinò l’orgasmo quella notte.

“Tua moglie vuole conoscermi?”
Intervallo tra la terza e la quarta ora, noi due soli in sala docenti, l’odore del pessimo caffè della macchinetta reso accettabile solo dalla prospettiva di vederla fare sesso con Laura.

Immaginando l’imbarazzo da superare, ci eravamo dati appuntamento al ristorante, contando che del buon cibo ed il vino generoso sarebbero stati d’aiuto.
E lo erano stati, visto il lungo bacio appassionato che le due donne si erano finalmente date poco fuori dal locale, le mani sui seni e sui fianchi, prima di spostarci a casa da noi.

E a casa da noi, mia moglie e la mia collega si esploravano ora sul letto, io imbambolato con una erezione difficile da gestire.
Mia moglie rimasta solo con le mutandine bianche, una macchia di umido che può scorgersi sul tessuto tra le sue gambe, quando allarga le cosce abbastanza a lungo da lasciarsi guardare.
La mia collega di latino, al contrario, in camicetta e reggiseno, ma l’addome nudo, un lieve cenno di peluria a contornare le linee della sua intimità.
Si baciano e si esplorano, la mano della professoressa che scivola nelle mutandine di mia moglie, intravedo le dita muoversi attraverso il tessuto.
Mia moglie scosta il reggiseno per sfiorarne la punta rosea dei capezzoli con la lingua, mentre le accarezza i capelli.

Il contrasto tra la seriosa figura della professoressa, e l’ondeggiare del suo pube in cerca di attenzioni mi proiettano in un'altra dimensione, annebbiano i miei sensi.
Potrei dire sia il vino, ma l’eccitazione di contemplare i loro corpi sulle stesse lenzuola, intrecciati e puoi slegati, labbra a caccia di umidità da succhiare e bere mi stordiscono più dell’alcool.
La professoressa scivola lungo il corpo di mia moglie, ne scosta i capelli per baciarne il collo e le spalle, scende ai seni succhiando un capezzolo come una bambina che si allatta.
La bocca si sofferma sul ventre morbido di madre e donna matura, assaggiandone le carni ed infine si decide all’ultima sconcezza ancora più in basso.
La professoressa si sofferma sul rigonfiamento nascosto dagli slip di mia moglie, in un attimo sospeso.
Ne odora l’intimità affamata, un rumore di aria salmastra che riempie i polmoni.
Finalmente scosta il lembo delle mutandine umide, lasciando scivolare la lingua tra le grandi labbra per assaporarne le acidule umidità.

L’improvvisa necessità di rendermi utile mi fa avvicinare a loro, aiuto la professoressa a liberare le gambe della mia amata di ciò che resta di mutandine bagnate.
Faccio un passo indietro e contemplo il suo corpo nudo a parte la camicetta, mentre si dedica a leccare la fica di mia moglie, che le accarezza la testa affondata tra le sue cosce.

L’intimità della professoressa è offerta al mio sguardo, indifesa e affamata, si muove e si contorce con curve sinuose, che forse seguono l’esplorare della sua lingua nella vulva di mia moglie.
Mi chiama con rumori osceni di labbra che si schiudono.

Mi genufletto, sembra voglia portare la fronte al pavimento, come in una fervida preghiera.
Invece porto il mio naso su quelle carni esposte, ne aspiro l’odore.
Forse una breve preghiera la sussurro, non saprei dirlo neanche io ormai.

Scopro un clitoride desideroso di attenzioni, una piccola delicata perla da assaggiare.
E mi ci dedico, con tutta la dedizione di uomo di cui sono capace.
scritto il
2024-01-12
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