Maestrina e l’avvocato.
di
Giorgy
genere
dominazione
Ecco di nuovo la maestrina irreprensibile ma che dentro nasconde… questa volta non per raccontare una mia fantasia, ma per rivisitare la fantasia di un vecchio lettore quando pubblicavo su un altro sito…
Che fastidio…erano mesi che provavamo a risolvere questo problema, ma i nostri vicini proprio non volevano capirlo; avevamo provato con le buone ma proprio non hanno voluto sentire ragioni, quella macchia umida sul nostro soffitto era un problema nostro secondo loro, non colpa di una loro tubatura guasta che provocava un’infiltrazione…ero esasperata con loro e con mio marito, come il suo solito era accondiscendente con tutti, sempre pronto a cercare al strada del dialogo…ok il dialogo, ma quando è troppo è troppo, lui però non voleva saperne di procedere per vie legali…avevamo anche litigato la sera prima, alle volte è proprio un invertebrato e, mi spiace dirlo, ma anche senza palle…così, addormentandomi dalla mia parte rivolgendogli le spalle, avevo deciso che sarei andata io stessa da un avvocato; eccomi li in sala d’aspetto, ero lì dalle 15, erano quasi le 19 ed ancora nessuno mi aveva detto niente, se non fosse per il fatto che la mia migliore amica me lo aveva consigliato per la bravura, i prezzi contenuti e per il fatto che avrebbe pensato a tutto lui togliendomi un sacco di rogne burocratiche, sarei andata via alla ricerca di un altro studio legale…ed invece…eccomi ancora lì, un po’ infastidita, ma portavo pazienza…se era così richiesto ed aveva la sala d’aspetto piena, forse significava che era un buon professionista…vabbè, immaginavo che sarebbe stata una giornata pesante; per fortuna i bimbi li avevo lasciati da mia sorella e che quel mollusco di mio marito (ero ancora incazzata nera, soprattutto perché per tutta la giornata mi ha mandato messaggini teneri per farmi sbollire, pur sapendo benissimo che questo suo atteggiamento mollo mi fa incazzare ancora di più) era in trasferta a Roma fino a sabato. Certo il programma era differente: una pizza sul divano e poi cinema in solitaria, ogni tanto bisogna anche essere un po’ egoisti e pensare a fare ciò che più ci piace…e poi dormire a stella col letto completamente mio…speravo a quel punto di riuscire ad andare almeno al cinema…
Tutti questi pensieri mi accompagnarono, grazie alle distrazioni di cellulare e qualche rivista, fino alle 20…ecco, ero ancora più infastidita, il mio bel programmino era saltato completamente, per fortuna mi ero presa anche il venerdì di ferie…il cinema avrebbe dovuto aspettare, mentre mi sarei presa una pizza tornando a casa più tardi…
eccolo finalmente, l’avvocato era uscito con l’ultimo cliente e mi aveva squadrata dalla testa ai piedi sorridendomi, poi rivolgendosi alla sua segretaria, una bella ragazza elegante di circa 28-30 anni, le disse che era l’ultima cliente e che poteva tornare a casa…da come lei lo guardava si vedeva che pendeva dalle sue labbra, chissà quante volte se l’era portata a letto pur essendo chiaro, dalla fede al dito di lei, che era sposatissima… forse mi sbagliavo offuscata dal cinismo che mi aveva pervasa in quella giornata infinita…però la segretaria, che era davvero bella, aveva buon gusto: nelle varie uscite tra un cliente e l’altro non lo avevo notato, era un bell’uomo, sarà stato sulla 40ina, qualche cm più basso di mio marito, ma probabilmente faceva palestra o comunque qualche attività sportiva, perchè aveva un bel fisico, robusto al punto giusto…beata la segretaria…ma cosa pensavo??? forse a parlare era la mia incazzatura con mio marito, ma da qui a pensare a quell’avvocato in quel senso, ce ne passava…
Mi fece accomodare nel suo bell’ufficio, elegante ma non pacchiano, proprio in linea con il suo modo di vestire, giacca e pantaloni eleganti ma non classici, una cravatta fine; se lo avessi visto per strada probabilmente non avrei detto che fosse un avvocato, non perchè gli avvocati non abbiano buon gusto, ma perchè li si immagina sempre con quell’aspetto classico, quasi vecchio, lui invece era fresco, giovanile…si, se lo avessi incontrato avrei immaginato potesse essere un architetto, di quelli che progettavano palazzi moderni, quelli un po’ pazzi e per niente scontati.
mi fece accomodare e mi sorrise…caspita, ci si poteva perdere in quel sorriso, era al contempo rassicurante e deciso, era come se dicesse “Giorgia affidati a me, io risolverò tutto” e subito capii che quell’uomo era la persona giusta…
però vidi in quegli occhi anche una scintilla di lussuria, forse mi sbagliavo, ma per un attimo vidi lo stesso sguardo che mi aveva lanciato prima in sala d’aspetto…certo, ero una donna carina, nonostante le due gravidanze mi ero mantenuta decentemente nonostante qualche chiletto di troppo su ventre e seno, però tutto sommato vedevo di attirare spesso lo sguardo degli uomini…ma non davo in genere importanza, per quanto mio marito avesse un carattere debole, ero ancora follemente innamorata di lui, delle sue attenzioni, del suo farmi sentire amata ed unica dopo tanti anni di matrimonio…in genere, perchè quella sera, il suo sguardo che mescolava voglia nei miei confronti e sicurezza ostentata, mi aveva scosso…era la prima volta…questo uomo era decisamente pericoloso…così decisi di concentrarmi sul vero motivo per cui lo aspettavo da ore…iniziai ad esporre il caso, ma lui evidentemente divertito e sovrappensiero mi bloccò come se non mi stesse nemmeno ascoltando “A quest’ora sono ancora digiuno e se non mangio qualcosa le farei solo perdere tempo perchè non capirei niente di quello che mi sta per raccontare. La invito a cena, qui sotto c’è un fantastico ristorantino si mangia benissimo andiamoci così mi spiegherà tutto davanti ad un bel piatto di pasta o ad una bella bistecca.” io interdetta e presa in contropiede, non riuscii a dire di no a quella richiesta obbligata mascherata da gentile invito, anche perchè cosa avevo da temere in un luogo pubblico e così frequentato in centro città? uscimmo dall’ufficio e ci avviammo all’ascensore: sentivo i suoi occhi puntati sul mio culo, e questo mi provocava un mix inaspettato di emozioni: fastidio, paura e, dovevo ammetterlo, un po’ di eccitazione.
in ascensore le cose erano ancora peggio, l’ambiente era piccolino ed eravamo a meno di un metro uno dall’altra, e lui continuava a fissarmi con quel sorrisino che ostentava una sicurezza poco rassicurante, ovviamente il mio vestito scollato non aiutava e lui non fingeva nemmeno di non fissare le mie tette che sembravano offrirsi a lui, una quarta abbondante è sempre una quarta abbondante…ero imbarazzatissima, e credo che lui se ne fosse accorto, e probabilmente ci marciava, continuando ad avere un ghigno sarcastico, come se credesse di aver vita semplice con me, ma non l’avrebbe avuta, anzi, non ci sarebbe riuscito: tra le sicurezze che mi contraddistinguono c’è di certo la fedeltà, non avevo mai tradito mio marito, e non perchè le occasioni mi mancassero, anzi…
Entrando il cameriere salutò l’avvocato cordialmente, mi guarda e gli fa un sorrisino, come a dire “un’altra diversa anche stasera eh avvocato?” e ci accompagnò al tavolo, il suo solito gli aveva detto l’avvocato, in fondo alla sala, in un angolo, nascosto dalla maggior parte della sala…chissà quante donne diverse aveva portato in quel ristorante…e chissà quante poi se ne era scopate…a quel pensiero, cioè l’essere scelta tra le donne a cui vale la pena pagare una cena per poi recuperare con una bella scopata, le mie mutandine si bagnarono un pochino; mio marito mi aveva sempre trattata bene, il suo amore, non mi ero mai sentita usata per il sesso, un oggetto di desiderio; quella sera, per la prima volta avevo pensato a come potesse essere…e il calore all’altezza della mia vagina, mi aveva fatto capire che lei aveva già deciso che quelle attenzioni le facevano piacere, nonostante il cervello volesse negare fino allo sfinimento, creando una barriera di finta sicurezza.
La prima scelta di emancipazione dal suo carisma fu quella di scegliere un’insalatina, adducendo la scusa che la sera difficilmente mangiavo, ma lui non volle sentire scuse, ordinando per me filetto e patate al forno e io li, interdetta di fronte a lui e al cameriere sorridente, ferma e silenziosa nella mia immobilità…la prima barriera che avevo posto tra la sua voglia di scoparmi e la mia voglia di resistergli l’aveva abbattuta in due secondi e senza fatica.
Anche lui aveva ordinato lo stesso piatto, e tutto innaffiato da un buon chianti; mi piace il vino, ma non lo tengo, e forse lui lo sperava, magari per pensare che le mie difese si sarebbero abbattute ulteriormente…
intanto gli avevo spiegato la situazione, e lui non era per niente preoccupato, gestendo ogni anno decine di cause per dispute condominiali, mi aveva rassicurata; anzi, nella maggior parte dei casi simili, si risolvono senza portare avanti la causa quando le parti in causa vedevano una notifica ufficiale da parte di uno studio legale. Questo, unito ad una sorsata di quell’ottimo chianti, mi face rilassare un attimo. Lui evidentemente se ne era accorto così ha portato la discussione su un altro livello, chiedendomi, sempre dandomi del lei, di cosa facevo nella vita, della mia famiglia, delle mie passioni, insomma, una normale chiacchierata tra due conoscenti che cenano assieme, però il controllo ce l’aveva sempre lui, le domande mi portavano dove voleva, come su un sentiero che aveva un obiettivo preciso…pian piano si stava spostando ad indagare la mia vita sentimentale, non so perchè gli stavo dicendo che mio marito era troppo accondiscendente, era come una sorta di ammissione che preferivo gli uomini decisi e lui pareva compiacersene, il sorriso rassicurante si era trasformato in sorriso sornione, sotto la tavola aveva avvicinato la gamba alla mia, non me lo aspettavo e la ritirai immediatamente, ma lui continuava a fissarmi e a parlarmi amabilmente, come se quello che succedeva sopra il tavolo fosse in un mondo diverso rispetto a quello che succedeva sotto…ero arrossita e lui lo aveva notato, era attento ad ogni mio movimento, cenno, cambiamento di espressione, era bravo, chissà quante ne aveva conquistate…voleva battere il ferro finchè era caldo: “quindi Giorgia raccontami, come va col sesso? ” (era passato volontariamente a darmi del tu) “ma che domande sono?” avevo balbettato per niente sicura della mia risposta.
“bè, non mi sembra difficile come domanda, ti chiedevo come ti scopa tuo marito, chissà come sarà arrapato ogni sera con una così bella mogliettina, e chissà quanti uomini fai impazzire con queste tue belle forme” mentre abbassava palesemente lo sguardo per posarlo insistentemente sulle mie tette…probabilmente aveva già notato i capezzoli spingere duri sul cotone leggero del mio vestitino…non riuscivo nemmeno a fingermi scandalizzata, e solo con un po’ di vergogna dipinta sulle mia guance, con lo sguardo basso e col volume della voce appena accennato, risposi: “bè, come dicevo prima, mio marito per quanto presente e passionale, è spesso troppo tenero, troppo dolce, non dico che non vada bene e che non mi piace, però, alle volte una femmina ha bisogno di qualcosa di più” mentre parlavo sapevo già di fare una cazzata, lui mi aveva portato col suo sentiero fino ad un varco e i casi erano due, o tornavo indietro, oppure oltrepassavo quel punto di non ritorno…la mia risposta fu come fare quel passo in avanti che mi avrebbe consegnata a lui; era un confermargli di aver la necessità di femmina di avere un uomo forte che mi guidasse e mi usasse.
infatti sotto il tavolo la sua gamba era tornata a toccare il mio polpaccio ed io, come in attesa che succedesse, non l’avevo ritirato, lui aveva approvato con un “bene, bene, bene giorgia…” e sorrideva addentando un boccone di filetto che il suo amico cameriere ci aveva appena portato. io rimanevo interdetta, a contatto con la gamba che strusciava su e giù lungo il mio polpaccio, così, guardandomi mi aveva detto “mangia”, era un ordine, velato ma pur sempre un ordine, così, avevo iniziato a mangiare quell’ottimo filetto di manzo.”quindi giorgia, vuoi dirmi che tuo marito è un po’ troppo….leggero con te?” risposi con il solo cenno del capo…”bene, quindi per te sarebbe meglio un maschio deciso, di quelli che sanno qual è il posto del maschio e delle femmina all’interno della coppia…” non era una domanda, solo un’affermazione, come a sottolineare che non potevo decidere se era così o meno, solo una costatazione naturale. “l’hai mai tradito?” “no” avevo risposto “male, ma possiamo sempre rimediare vero?” e mentre lo diceva sentivo la sua mano posarsi sulla mia coscia interna e, vedendo che non rispondevo ma che abbassavo al testa come una cagna bastonata, emise una sonora risata…il dato era tratto.
La sua mano presto era arrivata alle mie culotte e, senza risultare sorpreso, le aveva trovate completamente bagnate… “che seccatura queste mutande…ora sai che facciamo? chiamo il mio amico cameriere, lui è molto riservato, sa bene come mi diverto…gli chiederemo di accompagnarti nel bagno, ovviamente non quello pubblico, tu lo seguirai nel bagno del personale e, visto che mi aiuta sempre in questi momenti di bisogno, gli farai un regalino” il mio sguardo terrorizzato sembrava divertirlo “non preoccuparti, nessun contatto fisico…con lui…semplicemente ti toglierai tutto il vestito in modo che possa vedere tutto mentre ti togli le culotte e il reggiseno” poi tornerai qui da me e mi darai il tuo intimo, ora è mio, intesi?” “si” “bene, vedo che iniziamo ad intenderci”
con un gesto aveva chiamato il suo amico “Pietro, mostri alla mammina mia amica il solito bagno?” “immaginavo appena ho visto le sue tette, tranquillo…ci metteremo pochi minuti” e precedendomi, mi aveva accompagnata in una stanzetta con l’etichetta “privato” e, aperta, mi aveva fatta entrare.
Arrivata in fondo alla stanza voltai le spalle al cameriere che però mi disse “eh no cara…forse non hai capito bene…il mio compenso è vedere le troie che l’avvocato si scopa…girati subito!” così in silenzio e in maniera remissiva, mi girai, iniziai a sfilarmi il vestito restando con autoreggenti culotte e reggiseno…”sei proprio una bella mammina sai? l’avvocato ha proprio buon gusto quando si tratta di scegliersi le vacche!” a quelle parole ho sentito un calore all’altezza del pube e fu naturale portarmi la mano sulla figa da sopra le mutandine e toccarmi il clitoride, venendo quasi istantaneamente…non mi infastidiva un estraneo che mi guardava insultandomi, anzi, aggiungeva piacere al piacere… ” sei proprio una gran troia sai? bastano un paio di parolacce e vieni come un fiume in piena…mmm, chissà che buon sapore che sai, togliti le mutande ed annusale, presto” e così feci, mi sfilai le culotte restando per la prima volta con la figa nuda davanti ad uno sconosciuto e con gli occhi chiusi le portai al naso, annusando quell’odore forte: i miei liquidi avevano impregnato il tessuto, assieme a qualche traccia di urina, e il sudore dell’intera giornata in quella calda sala d’aspetto avevano reso quel profumo di donna davvero pungente…era buono, mi piaceva. “passamele, voglio annusare anch’io…gliele passai e subito anche lui si perse “mmm, sai proprio da puttana, beato l’avvocato che tra un po’ ti chiaverà” e dicendo queste cose, si abbassò la cerniera tirando fuori il cazzo di buone dimensioni, ed iniziò a segarsi. era strano vedere quello sconosciuto segarsi annusando i miei profumi, ma molto eccitante…guardandolo mi tolsi anche il reggiseno e pian piano mi rivestii, quando ero pronta lui andò verso la turca e venne copiosamente con forti getti di sperma…tutto ciò era molto eccitante…mi diede le mutande che misi in borsa assieme al reggiseno e tornai sola in sala. L’avvocato era li che mangiava e sorrideva in attesa del mio ritorno, ed io camminando sentivo la mia vagina umida e le labbra che sfregavano tra loro ad ogni mio passo. dopo essermi seduto gli ho passato le mutandine ed il reggiseno premurandomi di non mostrarlo ai tavoli adiacenti, ma lui prese le mie culotte e le portò al naso con fare plateale…voleva umiliarmi e ci stava riuscendo, molti si voltarono e capirono…io ero rossa di rabbia e vergogna, ma non potevo farci niente…”Mmmm Giorgia…senti che buon odore…è ora di tornare su per…..discutere del tuo caso”, frase seguita da una sonora risata…e si alzò andando in cassa senza aspettarmi, lasciandomi alla mercé di tutti quegli sguardi allupati di uomini che mi avevano vista tornare dal bagno e consegnargli il mio intimo…anche gli uomini sposati non risparmiavano un’occhiata lussuriosa, mentre le donne mi guardavano alcune schifate, alcune invidiose, mentre il mio seno libero dal sostegno del reggiseno, ballava in maniera indecente…passando accanto ad un tavolo di tre uomini che conosceva, l’avvocato si fermò a chiacchierare con i tre conoscenti, e mi presentò come una cliente e “amica speciale”, ricevetti i complimenti da tutti e tre e da uno anche una palpata al culo, senza che io accennassi ad una reazione…stavo diventando un oggetto di piacere e la cosa mi piaceva, anche se non volevo ammetterlo…
in ascensore perse ogni remora, mi disse di estrargli i cazzo e di succhiarglielo, cosa che faci senza nessun commento, non potevo e non volevo nemmeno fermarmi proprio ora che la decisione più difficile era stata presa, cioè quella di lasciarmi andare agli istinti primordiali che permette ad un maschio di scegliere e accoppiarsi con la femmina…un cazzo davvero grosso, quello di mio marito era abbastanza piccolo in confronto a quel gran pene, almeno 20-22 cm molto larghi…di certo tra pochi minuti avrei saputo com’era farsi scopare da quel totem…l’odore che aveva era quello di una giornata di lavoro, sudore, piscio e probabilmente anche qualche traccia di liquido seminale…era eccitato da un bel po’, si capiva dal fatto che tutta la sua cappella era cosparsa di questo liquido trasparente che anticipa la sborrata…e io lo stavo raccogliendo con la punta della lingua…chi lo avrebbe mai detto? mentre si gustava quella pompa, con la mano fece uscire le mie tette, una quarta abbondante, eredità di due gravidanze…voleva goderselo fino in fondo perchè fece bloccare l’ascensore col tasto STOP…”da brava, prima di tornare in ufficio è ora che tu mi faccia venire nella tua bella boccuccia da brava mogliettina, intesi?” ed io, guardandolo come la peggiore delle puttane, feci cenno di sì…ormai mancava poco, lo sentivo dai suoi versi, dal suo ansimare ed infine del gonfiarsi improvviso del suo gran cazzo…un fiume in piena di sborra bollente, troppo da tenere in bocca o da ingoiare…ci provavo ma i suoi getti erano potenti e ricchi…sempre guardando quegli occhi che mi fissavano irriverenti come a dire “dai puttana, bevi la sborra di questo sconosciuto…” la sborra iniziò a uscire dagli angoli della mia bocca…cadendo sulle mie tette, sui capezzoli e sulla camicia…ma in quell’istante non pensavo al dopo, in quell’istante volevo solo essere immersa in quel liquido caldo che mi faceva sentire quello che avevo sempre desiderato, una troia…
“sei proprio una gran succhiacazzi sai? credo uno dei migliori pompini di sempre, è una fortuna che tu abbia dismesso i panni della brava mogliettina e mammina sai? non sai quante soddisfazioni potresti prendere…” ed io, rossa in viso un po’ per vergogna e molto per la lussuria che dipingeva le mie gote abbassai lo sguardo sbiascicando un sussurrato “grazie”…ripartimmo e dopo pochi istanti, arrivati al piano, feci per ricompormi ma lui mi bloccò “non serve che tu le rimetta dentro, siamo quasi arrivati” “ma…siamo nel corrodo…” “silenzio troia…non devi dire niente, e guai a te se metti dentro quelle mammelle!”…mammelle: ero praticamente una vacca per lui, un animale da monta…e forse in quel momento lo ero davvero…”anzi, tutti qui mi conoscono e devono vedere quanto zoccola sei” e spingendomi fuori dall’ascensore mi alzo la gonna mettendo in mostra il mio culo e la mia figa completamente nudi e senza la protezione delle culotte tolte al ristorante…per fortuna non c’era nessuno ed arrivammo all’ufficio senza incontri che mi avrebbero umiliata…o eccitata? era davvero così terribile mostrarmi per quello che realmente ero? era così terribile mostrarmi nuda come schiava accanto a quello che era diventato il mio padrone?
“ora che siamo qui, quei vestiti non ti servono…” disse lui sedendosi sulla sua poltrona ed estraendo nuovamente il suo gran pene ed iniziando a menarselo “Ho ancora voglia, quindi vedi di farmelo tornare duro”
a quell’ordine fremetti, portai la mano sul clitoride ed istantaneamente venni in uno degli orgasmi migliori della mia vita che mi sconquassò e mi face perdere ogni forza…mi distesi sul suo parquet, a gambe divaricate, continuando a masturbarmi come se fossi sola, furiosamente, non paga e vogliosa di nuovo piacere, come se fosse il primo piacere che provavo in vita mia…non ero paga “non hai capito troia? devi essere nuda” così mi rialzai, mi tolsi tutto, ero finalmente nuda davanti al mio uomo “rimetti la scarpe col tacco, fanno più puttana” così, dopo essermele rimesse, salii sulla scrivania di fronte a lui e, divaricate le gambe, iniziai a masturbarmi a pochi centimetri dalla sua faccia…stavo già per venire quando si tuffo con la lingua sulla mia grandi labbra, sul clitoride, sul perineo e sul buco del culo, leccando tutto quello che la sua lingua furiosa poteva raggiungere, gli venni in faccia… “giorgia, che gran zoccola che sei, sei riuscita a farmelo tornare di marmo in pochi minuti!” “Si, sono la tua troia…però ora ti prego, ho bisogno che questo gran cazzo mi scopi in figa…andiamo davanti a quello specchio, voglio vederti mentre mi scopi da dietro come la peggiore delle prostitute, come fa il toro a montare la sua vacca!”…Ero solo sua, e non volevo essere di un altro, nemmeno di quel coglione smidollato di mio marito…volevo essere la troia dell’avvocato…in due secondi senza indecisione mi piantò il suo cazzo in figa…da togliere il fiato, mai provata una sensazione del genere, stavo quasi per cadere e l’avrei fatto se non mi avesse sostenuto mettendo le mie mani sulle tette, mi montava ad un ritmo forsennato, non so per quanto tempo, so solo che ero in estasi, non capivo niente, nemmeno quando mi chiese se prendevo la pillola…non risposi…e lui non ebbe la premura di chiedermelo di nuovo, prese quel silenzio come un permesso di sborrarmi dentro senza problemi…in quell’istante chi se ne importava? in quell’istante volevo solo essere scopata, la possibilità di essere ingravidata era nulla rispetto al piacere che stavo ricevendo, non ricordo nemmeno quanti orgasmi raggiunsi…e strizzandomi i capezzoli duri come il marmo per l’eccitazione, venimmo per l’ultima volta assieme, inondando il mio utero del suo fertile seme bollente! urlammo entrambi come bestie…felici, sudati, avvinghiati…era il mio maschio in quell’istante, non esisteva mio marito…ed io ero la sua donna, anzi, la sua femmina…e lui capobranco che prende la femmina che più lo aggrada, quella sera ero io quella che aveva vinto la concorrenza di tutte le altre…e ne fui orgogliosa…ero la prescelta del maschio alfa! e mio marito doveva starsene in disparte!
dopo alcuni minuti distesi a terra abbracciati ancora col suo cazzo dentro di me che pian piano si stava afflosciando, portando con sè rivoli di sborra che fuoriuscivano dalle mie labbra, ci alzammo;”vuoi dormire qui con me questa notte giorgia?” “non posso, devo trovare una farmacia per la pillola del giorno dopo domani mattina appena sveglia, ma grazie dell’offerta…anzi, grazie di tutto” e lo baciai con la lingua come si bacia solo il proprio uomo… mi portò in bagno per farmi lavare e sistemare…
dopo un po’, tornai in ufficio e andai alla scrivania dove lui tornò ad essere inspiegabilmente serio e professionale…col documento per il mandato che firmai…poi mi congedò come se nulla fosse successo tra noi, che bastardo, mi aveva usata per una scopata e nulla, così decisi di uscire e trovare subito una farmacia che potesse mettermi tranquilla…ma dopo pochi minuti, quando stavo già per arrivare alla farmacia di turno mi arrivò un SMS da un numero sconosciuto…era lui “Giorgia sei una donna fantastica, una femmina sensuale e soprattutto, ora sei mia…quindi non preoccuparti…ci risentiremo presto, il tuo maschio!”
passando accanto alla farmacia non frenai…andai a casa felice ed appagata…mi sentivo davvero molto femmina quella sera…alla pillola avrei pensato il giorno dopo……forse…
Come sempre aspetto commenti, impressioni e perché no, critiche, al mio indirizzo dedicato (e privatamente segreto) giorgy_80@yahoo.it
buona lettura…vi aspetto ;)
bacio, gyo
Che fastidio…erano mesi che provavamo a risolvere questo problema, ma i nostri vicini proprio non volevano capirlo; avevamo provato con le buone ma proprio non hanno voluto sentire ragioni, quella macchia umida sul nostro soffitto era un problema nostro secondo loro, non colpa di una loro tubatura guasta che provocava un’infiltrazione…ero esasperata con loro e con mio marito, come il suo solito era accondiscendente con tutti, sempre pronto a cercare al strada del dialogo…ok il dialogo, ma quando è troppo è troppo, lui però non voleva saperne di procedere per vie legali…avevamo anche litigato la sera prima, alle volte è proprio un invertebrato e, mi spiace dirlo, ma anche senza palle…così, addormentandomi dalla mia parte rivolgendogli le spalle, avevo deciso che sarei andata io stessa da un avvocato; eccomi li in sala d’aspetto, ero lì dalle 15, erano quasi le 19 ed ancora nessuno mi aveva detto niente, se non fosse per il fatto che la mia migliore amica me lo aveva consigliato per la bravura, i prezzi contenuti e per il fatto che avrebbe pensato a tutto lui togliendomi un sacco di rogne burocratiche, sarei andata via alla ricerca di un altro studio legale…ed invece…eccomi ancora lì, un po’ infastidita, ma portavo pazienza…se era così richiesto ed aveva la sala d’aspetto piena, forse significava che era un buon professionista…vabbè, immaginavo che sarebbe stata una giornata pesante; per fortuna i bimbi li avevo lasciati da mia sorella e che quel mollusco di mio marito (ero ancora incazzata nera, soprattutto perché per tutta la giornata mi ha mandato messaggini teneri per farmi sbollire, pur sapendo benissimo che questo suo atteggiamento mollo mi fa incazzare ancora di più) era in trasferta a Roma fino a sabato. Certo il programma era differente: una pizza sul divano e poi cinema in solitaria, ogni tanto bisogna anche essere un po’ egoisti e pensare a fare ciò che più ci piace…e poi dormire a stella col letto completamente mio…speravo a quel punto di riuscire ad andare almeno al cinema…
Tutti questi pensieri mi accompagnarono, grazie alle distrazioni di cellulare e qualche rivista, fino alle 20…ecco, ero ancora più infastidita, il mio bel programmino era saltato completamente, per fortuna mi ero presa anche il venerdì di ferie…il cinema avrebbe dovuto aspettare, mentre mi sarei presa una pizza tornando a casa più tardi…
eccolo finalmente, l’avvocato era uscito con l’ultimo cliente e mi aveva squadrata dalla testa ai piedi sorridendomi, poi rivolgendosi alla sua segretaria, una bella ragazza elegante di circa 28-30 anni, le disse che era l’ultima cliente e che poteva tornare a casa…da come lei lo guardava si vedeva che pendeva dalle sue labbra, chissà quante volte se l’era portata a letto pur essendo chiaro, dalla fede al dito di lei, che era sposatissima… forse mi sbagliavo offuscata dal cinismo che mi aveva pervasa in quella giornata infinita…però la segretaria, che era davvero bella, aveva buon gusto: nelle varie uscite tra un cliente e l’altro non lo avevo notato, era un bell’uomo, sarà stato sulla 40ina, qualche cm più basso di mio marito, ma probabilmente faceva palestra o comunque qualche attività sportiva, perchè aveva un bel fisico, robusto al punto giusto…beata la segretaria…ma cosa pensavo??? forse a parlare era la mia incazzatura con mio marito, ma da qui a pensare a quell’avvocato in quel senso, ce ne passava…
Mi fece accomodare nel suo bell’ufficio, elegante ma non pacchiano, proprio in linea con il suo modo di vestire, giacca e pantaloni eleganti ma non classici, una cravatta fine; se lo avessi visto per strada probabilmente non avrei detto che fosse un avvocato, non perchè gli avvocati non abbiano buon gusto, ma perchè li si immagina sempre con quell’aspetto classico, quasi vecchio, lui invece era fresco, giovanile…si, se lo avessi incontrato avrei immaginato potesse essere un architetto, di quelli che progettavano palazzi moderni, quelli un po’ pazzi e per niente scontati.
mi fece accomodare e mi sorrise…caspita, ci si poteva perdere in quel sorriso, era al contempo rassicurante e deciso, era come se dicesse “Giorgia affidati a me, io risolverò tutto” e subito capii che quell’uomo era la persona giusta…
però vidi in quegli occhi anche una scintilla di lussuria, forse mi sbagliavo, ma per un attimo vidi lo stesso sguardo che mi aveva lanciato prima in sala d’aspetto…certo, ero una donna carina, nonostante le due gravidanze mi ero mantenuta decentemente nonostante qualche chiletto di troppo su ventre e seno, però tutto sommato vedevo di attirare spesso lo sguardo degli uomini…ma non davo in genere importanza, per quanto mio marito avesse un carattere debole, ero ancora follemente innamorata di lui, delle sue attenzioni, del suo farmi sentire amata ed unica dopo tanti anni di matrimonio…in genere, perchè quella sera, il suo sguardo che mescolava voglia nei miei confronti e sicurezza ostentata, mi aveva scosso…era la prima volta…questo uomo era decisamente pericoloso…così decisi di concentrarmi sul vero motivo per cui lo aspettavo da ore…iniziai ad esporre il caso, ma lui evidentemente divertito e sovrappensiero mi bloccò come se non mi stesse nemmeno ascoltando “A quest’ora sono ancora digiuno e se non mangio qualcosa le farei solo perdere tempo perchè non capirei niente di quello che mi sta per raccontare. La invito a cena, qui sotto c’è un fantastico ristorantino si mangia benissimo andiamoci così mi spiegherà tutto davanti ad un bel piatto di pasta o ad una bella bistecca.” io interdetta e presa in contropiede, non riuscii a dire di no a quella richiesta obbligata mascherata da gentile invito, anche perchè cosa avevo da temere in un luogo pubblico e così frequentato in centro città? uscimmo dall’ufficio e ci avviammo all’ascensore: sentivo i suoi occhi puntati sul mio culo, e questo mi provocava un mix inaspettato di emozioni: fastidio, paura e, dovevo ammetterlo, un po’ di eccitazione.
in ascensore le cose erano ancora peggio, l’ambiente era piccolino ed eravamo a meno di un metro uno dall’altra, e lui continuava a fissarmi con quel sorrisino che ostentava una sicurezza poco rassicurante, ovviamente il mio vestito scollato non aiutava e lui non fingeva nemmeno di non fissare le mie tette che sembravano offrirsi a lui, una quarta abbondante è sempre una quarta abbondante…ero imbarazzatissima, e credo che lui se ne fosse accorto, e probabilmente ci marciava, continuando ad avere un ghigno sarcastico, come se credesse di aver vita semplice con me, ma non l’avrebbe avuta, anzi, non ci sarebbe riuscito: tra le sicurezze che mi contraddistinguono c’è di certo la fedeltà, non avevo mai tradito mio marito, e non perchè le occasioni mi mancassero, anzi…
Entrando il cameriere salutò l’avvocato cordialmente, mi guarda e gli fa un sorrisino, come a dire “un’altra diversa anche stasera eh avvocato?” e ci accompagnò al tavolo, il suo solito gli aveva detto l’avvocato, in fondo alla sala, in un angolo, nascosto dalla maggior parte della sala…chissà quante donne diverse aveva portato in quel ristorante…e chissà quante poi se ne era scopate…a quel pensiero, cioè l’essere scelta tra le donne a cui vale la pena pagare una cena per poi recuperare con una bella scopata, le mie mutandine si bagnarono un pochino; mio marito mi aveva sempre trattata bene, il suo amore, non mi ero mai sentita usata per il sesso, un oggetto di desiderio; quella sera, per la prima volta avevo pensato a come potesse essere…e il calore all’altezza della mia vagina, mi aveva fatto capire che lei aveva già deciso che quelle attenzioni le facevano piacere, nonostante il cervello volesse negare fino allo sfinimento, creando una barriera di finta sicurezza.
La prima scelta di emancipazione dal suo carisma fu quella di scegliere un’insalatina, adducendo la scusa che la sera difficilmente mangiavo, ma lui non volle sentire scuse, ordinando per me filetto e patate al forno e io li, interdetta di fronte a lui e al cameriere sorridente, ferma e silenziosa nella mia immobilità…la prima barriera che avevo posto tra la sua voglia di scoparmi e la mia voglia di resistergli l’aveva abbattuta in due secondi e senza fatica.
Anche lui aveva ordinato lo stesso piatto, e tutto innaffiato da un buon chianti; mi piace il vino, ma non lo tengo, e forse lui lo sperava, magari per pensare che le mie difese si sarebbero abbattute ulteriormente…
intanto gli avevo spiegato la situazione, e lui non era per niente preoccupato, gestendo ogni anno decine di cause per dispute condominiali, mi aveva rassicurata; anzi, nella maggior parte dei casi simili, si risolvono senza portare avanti la causa quando le parti in causa vedevano una notifica ufficiale da parte di uno studio legale. Questo, unito ad una sorsata di quell’ottimo chianti, mi face rilassare un attimo. Lui evidentemente se ne era accorto così ha portato la discussione su un altro livello, chiedendomi, sempre dandomi del lei, di cosa facevo nella vita, della mia famiglia, delle mie passioni, insomma, una normale chiacchierata tra due conoscenti che cenano assieme, però il controllo ce l’aveva sempre lui, le domande mi portavano dove voleva, come su un sentiero che aveva un obiettivo preciso…pian piano si stava spostando ad indagare la mia vita sentimentale, non so perchè gli stavo dicendo che mio marito era troppo accondiscendente, era come una sorta di ammissione che preferivo gli uomini decisi e lui pareva compiacersene, il sorriso rassicurante si era trasformato in sorriso sornione, sotto la tavola aveva avvicinato la gamba alla mia, non me lo aspettavo e la ritirai immediatamente, ma lui continuava a fissarmi e a parlarmi amabilmente, come se quello che succedeva sopra il tavolo fosse in un mondo diverso rispetto a quello che succedeva sotto…ero arrossita e lui lo aveva notato, era attento ad ogni mio movimento, cenno, cambiamento di espressione, era bravo, chissà quante ne aveva conquistate…voleva battere il ferro finchè era caldo: “quindi Giorgia raccontami, come va col sesso? ” (era passato volontariamente a darmi del tu) “ma che domande sono?” avevo balbettato per niente sicura della mia risposta.
“bè, non mi sembra difficile come domanda, ti chiedevo come ti scopa tuo marito, chissà come sarà arrapato ogni sera con una così bella mogliettina, e chissà quanti uomini fai impazzire con queste tue belle forme” mentre abbassava palesemente lo sguardo per posarlo insistentemente sulle mie tette…probabilmente aveva già notato i capezzoli spingere duri sul cotone leggero del mio vestitino…non riuscivo nemmeno a fingermi scandalizzata, e solo con un po’ di vergogna dipinta sulle mia guance, con lo sguardo basso e col volume della voce appena accennato, risposi: “bè, come dicevo prima, mio marito per quanto presente e passionale, è spesso troppo tenero, troppo dolce, non dico che non vada bene e che non mi piace, però, alle volte una femmina ha bisogno di qualcosa di più” mentre parlavo sapevo già di fare una cazzata, lui mi aveva portato col suo sentiero fino ad un varco e i casi erano due, o tornavo indietro, oppure oltrepassavo quel punto di non ritorno…la mia risposta fu come fare quel passo in avanti che mi avrebbe consegnata a lui; era un confermargli di aver la necessità di femmina di avere un uomo forte che mi guidasse e mi usasse.
infatti sotto il tavolo la sua gamba era tornata a toccare il mio polpaccio ed io, come in attesa che succedesse, non l’avevo ritirato, lui aveva approvato con un “bene, bene, bene giorgia…” e sorrideva addentando un boccone di filetto che il suo amico cameriere ci aveva appena portato. io rimanevo interdetta, a contatto con la gamba che strusciava su e giù lungo il mio polpaccio, così, guardandomi mi aveva detto “mangia”, era un ordine, velato ma pur sempre un ordine, così, avevo iniziato a mangiare quell’ottimo filetto di manzo.”quindi giorgia, vuoi dirmi che tuo marito è un po’ troppo….leggero con te?” risposi con il solo cenno del capo…”bene, quindi per te sarebbe meglio un maschio deciso, di quelli che sanno qual è il posto del maschio e delle femmina all’interno della coppia…” non era una domanda, solo un’affermazione, come a sottolineare che non potevo decidere se era così o meno, solo una costatazione naturale. “l’hai mai tradito?” “no” avevo risposto “male, ma possiamo sempre rimediare vero?” e mentre lo diceva sentivo la sua mano posarsi sulla mia coscia interna e, vedendo che non rispondevo ma che abbassavo al testa come una cagna bastonata, emise una sonora risata…il dato era tratto.
La sua mano presto era arrivata alle mie culotte e, senza risultare sorpreso, le aveva trovate completamente bagnate… “che seccatura queste mutande…ora sai che facciamo? chiamo il mio amico cameriere, lui è molto riservato, sa bene come mi diverto…gli chiederemo di accompagnarti nel bagno, ovviamente non quello pubblico, tu lo seguirai nel bagno del personale e, visto che mi aiuta sempre in questi momenti di bisogno, gli farai un regalino” il mio sguardo terrorizzato sembrava divertirlo “non preoccuparti, nessun contatto fisico…con lui…semplicemente ti toglierai tutto il vestito in modo che possa vedere tutto mentre ti togli le culotte e il reggiseno” poi tornerai qui da me e mi darai il tuo intimo, ora è mio, intesi?” “si” “bene, vedo che iniziamo ad intenderci”
con un gesto aveva chiamato il suo amico “Pietro, mostri alla mammina mia amica il solito bagno?” “immaginavo appena ho visto le sue tette, tranquillo…ci metteremo pochi minuti” e precedendomi, mi aveva accompagnata in una stanzetta con l’etichetta “privato” e, aperta, mi aveva fatta entrare.
Arrivata in fondo alla stanza voltai le spalle al cameriere che però mi disse “eh no cara…forse non hai capito bene…il mio compenso è vedere le troie che l’avvocato si scopa…girati subito!” così in silenzio e in maniera remissiva, mi girai, iniziai a sfilarmi il vestito restando con autoreggenti culotte e reggiseno…”sei proprio una bella mammina sai? l’avvocato ha proprio buon gusto quando si tratta di scegliersi le vacche!” a quelle parole ho sentito un calore all’altezza del pube e fu naturale portarmi la mano sulla figa da sopra le mutandine e toccarmi il clitoride, venendo quasi istantaneamente…non mi infastidiva un estraneo che mi guardava insultandomi, anzi, aggiungeva piacere al piacere… ” sei proprio una gran troia sai? bastano un paio di parolacce e vieni come un fiume in piena…mmm, chissà che buon sapore che sai, togliti le mutande ed annusale, presto” e così feci, mi sfilai le culotte restando per la prima volta con la figa nuda davanti ad uno sconosciuto e con gli occhi chiusi le portai al naso, annusando quell’odore forte: i miei liquidi avevano impregnato il tessuto, assieme a qualche traccia di urina, e il sudore dell’intera giornata in quella calda sala d’aspetto avevano reso quel profumo di donna davvero pungente…era buono, mi piaceva. “passamele, voglio annusare anch’io…gliele passai e subito anche lui si perse “mmm, sai proprio da puttana, beato l’avvocato che tra un po’ ti chiaverà” e dicendo queste cose, si abbassò la cerniera tirando fuori il cazzo di buone dimensioni, ed iniziò a segarsi. era strano vedere quello sconosciuto segarsi annusando i miei profumi, ma molto eccitante…guardandolo mi tolsi anche il reggiseno e pian piano mi rivestii, quando ero pronta lui andò verso la turca e venne copiosamente con forti getti di sperma…tutto ciò era molto eccitante…mi diede le mutande che misi in borsa assieme al reggiseno e tornai sola in sala. L’avvocato era li che mangiava e sorrideva in attesa del mio ritorno, ed io camminando sentivo la mia vagina umida e le labbra che sfregavano tra loro ad ogni mio passo. dopo essermi seduto gli ho passato le mutandine ed il reggiseno premurandomi di non mostrarlo ai tavoli adiacenti, ma lui prese le mie culotte e le portò al naso con fare plateale…voleva umiliarmi e ci stava riuscendo, molti si voltarono e capirono…io ero rossa di rabbia e vergogna, ma non potevo farci niente…”Mmmm Giorgia…senti che buon odore…è ora di tornare su per…..discutere del tuo caso”, frase seguita da una sonora risata…e si alzò andando in cassa senza aspettarmi, lasciandomi alla mercé di tutti quegli sguardi allupati di uomini che mi avevano vista tornare dal bagno e consegnargli il mio intimo…anche gli uomini sposati non risparmiavano un’occhiata lussuriosa, mentre le donne mi guardavano alcune schifate, alcune invidiose, mentre il mio seno libero dal sostegno del reggiseno, ballava in maniera indecente…passando accanto ad un tavolo di tre uomini che conosceva, l’avvocato si fermò a chiacchierare con i tre conoscenti, e mi presentò come una cliente e “amica speciale”, ricevetti i complimenti da tutti e tre e da uno anche una palpata al culo, senza che io accennassi ad una reazione…stavo diventando un oggetto di piacere e la cosa mi piaceva, anche se non volevo ammetterlo…
in ascensore perse ogni remora, mi disse di estrargli i cazzo e di succhiarglielo, cosa che faci senza nessun commento, non potevo e non volevo nemmeno fermarmi proprio ora che la decisione più difficile era stata presa, cioè quella di lasciarmi andare agli istinti primordiali che permette ad un maschio di scegliere e accoppiarsi con la femmina…un cazzo davvero grosso, quello di mio marito era abbastanza piccolo in confronto a quel gran pene, almeno 20-22 cm molto larghi…di certo tra pochi minuti avrei saputo com’era farsi scopare da quel totem…l’odore che aveva era quello di una giornata di lavoro, sudore, piscio e probabilmente anche qualche traccia di liquido seminale…era eccitato da un bel po’, si capiva dal fatto che tutta la sua cappella era cosparsa di questo liquido trasparente che anticipa la sborrata…e io lo stavo raccogliendo con la punta della lingua…chi lo avrebbe mai detto? mentre si gustava quella pompa, con la mano fece uscire le mie tette, una quarta abbondante, eredità di due gravidanze…voleva goderselo fino in fondo perchè fece bloccare l’ascensore col tasto STOP…”da brava, prima di tornare in ufficio è ora che tu mi faccia venire nella tua bella boccuccia da brava mogliettina, intesi?” ed io, guardandolo come la peggiore delle puttane, feci cenno di sì…ormai mancava poco, lo sentivo dai suoi versi, dal suo ansimare ed infine del gonfiarsi improvviso del suo gran cazzo…un fiume in piena di sborra bollente, troppo da tenere in bocca o da ingoiare…ci provavo ma i suoi getti erano potenti e ricchi…sempre guardando quegli occhi che mi fissavano irriverenti come a dire “dai puttana, bevi la sborra di questo sconosciuto…” la sborra iniziò a uscire dagli angoli della mia bocca…cadendo sulle mie tette, sui capezzoli e sulla camicia…ma in quell’istante non pensavo al dopo, in quell’istante volevo solo essere immersa in quel liquido caldo che mi faceva sentire quello che avevo sempre desiderato, una troia…
“sei proprio una gran succhiacazzi sai? credo uno dei migliori pompini di sempre, è una fortuna che tu abbia dismesso i panni della brava mogliettina e mammina sai? non sai quante soddisfazioni potresti prendere…” ed io, rossa in viso un po’ per vergogna e molto per la lussuria che dipingeva le mie gote abbassai lo sguardo sbiascicando un sussurrato “grazie”…ripartimmo e dopo pochi istanti, arrivati al piano, feci per ricompormi ma lui mi bloccò “non serve che tu le rimetta dentro, siamo quasi arrivati” “ma…siamo nel corrodo…” “silenzio troia…non devi dire niente, e guai a te se metti dentro quelle mammelle!”…mammelle: ero praticamente una vacca per lui, un animale da monta…e forse in quel momento lo ero davvero…”anzi, tutti qui mi conoscono e devono vedere quanto zoccola sei” e spingendomi fuori dall’ascensore mi alzo la gonna mettendo in mostra il mio culo e la mia figa completamente nudi e senza la protezione delle culotte tolte al ristorante…per fortuna non c’era nessuno ed arrivammo all’ufficio senza incontri che mi avrebbero umiliata…o eccitata? era davvero così terribile mostrarmi per quello che realmente ero? era così terribile mostrarmi nuda come schiava accanto a quello che era diventato il mio padrone?
“ora che siamo qui, quei vestiti non ti servono…” disse lui sedendosi sulla sua poltrona ed estraendo nuovamente il suo gran pene ed iniziando a menarselo “Ho ancora voglia, quindi vedi di farmelo tornare duro”
a quell’ordine fremetti, portai la mano sul clitoride ed istantaneamente venni in uno degli orgasmi migliori della mia vita che mi sconquassò e mi face perdere ogni forza…mi distesi sul suo parquet, a gambe divaricate, continuando a masturbarmi come se fossi sola, furiosamente, non paga e vogliosa di nuovo piacere, come se fosse il primo piacere che provavo in vita mia…non ero paga “non hai capito troia? devi essere nuda” così mi rialzai, mi tolsi tutto, ero finalmente nuda davanti al mio uomo “rimetti la scarpe col tacco, fanno più puttana” così, dopo essermele rimesse, salii sulla scrivania di fronte a lui e, divaricate le gambe, iniziai a masturbarmi a pochi centimetri dalla sua faccia…stavo già per venire quando si tuffo con la lingua sulla mia grandi labbra, sul clitoride, sul perineo e sul buco del culo, leccando tutto quello che la sua lingua furiosa poteva raggiungere, gli venni in faccia… “giorgia, che gran zoccola che sei, sei riuscita a farmelo tornare di marmo in pochi minuti!” “Si, sono la tua troia…però ora ti prego, ho bisogno che questo gran cazzo mi scopi in figa…andiamo davanti a quello specchio, voglio vederti mentre mi scopi da dietro come la peggiore delle prostitute, come fa il toro a montare la sua vacca!”…Ero solo sua, e non volevo essere di un altro, nemmeno di quel coglione smidollato di mio marito…volevo essere la troia dell’avvocato…in due secondi senza indecisione mi piantò il suo cazzo in figa…da togliere il fiato, mai provata una sensazione del genere, stavo quasi per cadere e l’avrei fatto se non mi avesse sostenuto mettendo le mie mani sulle tette, mi montava ad un ritmo forsennato, non so per quanto tempo, so solo che ero in estasi, non capivo niente, nemmeno quando mi chiese se prendevo la pillola…non risposi…e lui non ebbe la premura di chiedermelo di nuovo, prese quel silenzio come un permesso di sborrarmi dentro senza problemi…in quell’istante chi se ne importava? in quell’istante volevo solo essere scopata, la possibilità di essere ingravidata era nulla rispetto al piacere che stavo ricevendo, non ricordo nemmeno quanti orgasmi raggiunsi…e strizzandomi i capezzoli duri come il marmo per l’eccitazione, venimmo per l’ultima volta assieme, inondando il mio utero del suo fertile seme bollente! urlammo entrambi come bestie…felici, sudati, avvinghiati…era il mio maschio in quell’istante, non esisteva mio marito…ed io ero la sua donna, anzi, la sua femmina…e lui capobranco che prende la femmina che più lo aggrada, quella sera ero io quella che aveva vinto la concorrenza di tutte le altre…e ne fui orgogliosa…ero la prescelta del maschio alfa! e mio marito doveva starsene in disparte!
dopo alcuni minuti distesi a terra abbracciati ancora col suo cazzo dentro di me che pian piano si stava afflosciando, portando con sè rivoli di sborra che fuoriuscivano dalle mie labbra, ci alzammo;”vuoi dormire qui con me questa notte giorgia?” “non posso, devo trovare una farmacia per la pillola del giorno dopo domani mattina appena sveglia, ma grazie dell’offerta…anzi, grazie di tutto” e lo baciai con la lingua come si bacia solo il proprio uomo… mi portò in bagno per farmi lavare e sistemare…
dopo un po’, tornai in ufficio e andai alla scrivania dove lui tornò ad essere inspiegabilmente serio e professionale…col documento per il mandato che firmai…poi mi congedò come se nulla fosse successo tra noi, che bastardo, mi aveva usata per una scopata e nulla, così decisi di uscire e trovare subito una farmacia che potesse mettermi tranquilla…ma dopo pochi minuti, quando stavo già per arrivare alla farmacia di turno mi arrivò un SMS da un numero sconosciuto…era lui “Giorgia sei una donna fantastica, una femmina sensuale e soprattutto, ora sei mia…quindi non preoccuparti…ci risentiremo presto, il tuo maschio!”
passando accanto alla farmacia non frenai…andai a casa felice ed appagata…mi sentivo davvero molto femmina quella sera…alla pillola avrei pensato il giorno dopo……forse…
Come sempre aspetto commenti, impressioni e perché no, critiche, al mio indirizzo dedicato (e privatamente segreto) giorgy_80@yahoo.it
buona lettura…vi aspetto ;)
bacio, gyo
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Maestrino e sconosciuto al parcoracconto sucessivo
Autobus
Commenti dei lettori al racconto erotico